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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
488. AL P. D. GASPARO CAIONE.
Cerca nuovamente di calmarlo per l'affare del fratello e gli domanda un servizio.
Viva Gesù, Maria, Giuseppe!
ARIENZO, 8 DICEMBRE 1765.
Don Gasparo mio, in questo fatto di suo fratello, la maggior pena mia è stata il dispiacere che ne ha inteso V. Riv.
Del resto si assicuri pure che io ho operato per puro scrupolo di coscienza, e se vostro fratello non avesse egli propalata la cosa, sarebbe restata segreta e con tutto il suo onore.
Ma senza l'opera mia, esso pure avrebbe avuto da partirsi d'Arienzo, perché non conveniva col Priore, il quale non lo voleva nel convento.
Mi è dispiaciuto poi un altro tratto di detto suo fratello, che non è di vero religioso: ha fatto sapere per mezzo d'un officiale del seminario d'Avellino al vescovo tante cose contro di un'altro religioso, ch'egli supponea averlo accusato. Questo non è tratto, dico, di vero religioso.
All'incontro egli ha fatto credere a V. R. che questo D. Felice1 anche avesse avuto parte alle di lui accuse, quantoché io l'assicurai, come anche ora assicuro a V. R., che affatto il medesimo non mi parlò contro il P. Michele, anzi andava sempre medicando e mi voleva far credere il contrario. E questa è la verità; che poi non ho da essere creduto, pazienza!
Monsignore [Andrea Lucchese vescovo] di Girgenti con tanto impegno mi ha mandato a cercare la Vita di Monsignor Cavalieri,2 e per quante diligenze ho fatto fare in Napoli, non ho
potuto trovarla; che però prego V. R. far la diligenza a Contursi, se mai la potesse avere, ché io la pagherò. Dico a Contursi, mentre l'arciprete Rossi di colà la stampò.
Non altro. La benedico con tutti, e resto
Di V. R.
Fratello ALFONSO MARIA, del SS. Redentore,
vescovo di Sant'Agata.
Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma