- VOLUME II
- 917. AL P. D. MATTIA BARTOLOMEO CORRADO NELLA CASA DI CIORANI.
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917.
AL P. D. MATTIA BARTOLOMEO CORRADO NELLA CASA DI CIORANI.
A
smentire alcune voci corse, dichiara che cosa pensi delle Regole
dell'Istituto.
[NOCERA, 4 SETTEMBRE 1779.]
Don Bartolomeo mio, ho inteso dubitarsi da taluni che io voglia far
Regole nuove, diverse dalle antiche.1
Come mai ha potuto qualcuno sospettare di ciò, mentre io sono stato
sempre gelosissimo di questa Regola? Secondo
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questa ho sempre governata la Congregazione, e sino all'ultimo mio
fiato procurerò con tutte le mie forze che la Regola non resti mutata in minima
parte ....
Tannoia, nella Vita del Santo, lib. IV. cap. 19.
1 Correva voce che dal
Santo, o da altri d'accordo con lui, si volessero fare cambiamenti alla Regola,
di già approvata dalla S. Sede. Il Santo non ci aveva davvero pensato, né mai
l'avrebbe fatto; perché, come egli qui dice, ne era stato sempre gelosissimo.
Stimiamo, per altro, pregio dell'opera spiegar qui le ragioni che diedero luogo
a quei rumori, e fino a qual punto valessero. Ecco tutto. Come consta dalla
penultima lettera, il Santo aveva ricevuto il dispaccio del 21 agosto, con cui
il Re gli faceva facoltà di creare Superiori ed altri officiali nelle quattro
case del Regno, e di poter ricevere ed educare i giovani per mantenere l'Opera
ecc. Nella pienezza della gioia per questo buon risultato dopo tante pene ed
agonie, credé pure venuto il tempo d'impetrare, per le stesse vie, se non
l'approvazione piena ed esplicita, almeno una concessione tale che equivalesse
a confermare, nella sua sostanza, la Regola, quale Benedetto XIV, nel 1749, di sua
autorità aveva pienamente sanzionata. Di qui, col parere de' suoi Consultori,
diè il mandato di trattare in Napoli e condurre al termine desiderato questo
affare così importante, a' PP. Maione e Cimino. Questi tosto si posero
nell'impegno; ma all'incontrarsi nelle difficoltà e conoscere quali fossero le
intenzioni del Re o de' suoi ministri, motu
proprio, senza nemmeno avvisarne il Santo, d'accordo solo col R. Cappellano
Maggiore, Mgr Matteo Testa, fecero molti e sostanziali cambiamenti nella
Regola, tali in somma da poterne sicuramente riportare la reale approvazione.
Credettero pure far tutto colla massima segretezza, secondo il mandato
ricevuto, per trattare però nei limiti voluti dal Santo e dalla sua Consulta,
affinché nulla ne subodorassero gli avversari. Nondimeno qualche cosa ne giunse
ad alcuni Padri, e fra gli altri al P. Corrado, il quale tosto ne scrisse al
Santo. Questi che nulla ne sapeva, anzi era persuaso che quanto si faceva in
Napoli, tutto era secondo i suoi ordini, dati a salvare non a distruggere la
Regola, poté rispondere smentendo le voci che correvano.
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