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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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35. AL SIG. GIUSEPPE REMONDINI.

Dettogli delle operette spirituali, gl'indica le ragioni che ha di stampare prima in Napoli l'Istruzione e Pratica senza punto danneggiarlo, e lo informa delle precauzioni prese perché questa, guantunque in lingua volgare, non venga proibita.

 

NAPOLI, 28 AGOSTO 1757.

 

Illmo Sig. e Pne colmo.

Rispondo alla sua stimatissima de' 13. di agosto.

Godo che ha ricevuta la scatoletta; io spero che V. S. Illma, stampando queste operette, certamente n'avrà un grande smaltimento, specialmente del libro della Madonna e di quell'altro del Sagramento e della Passione: l'argomento dallo smaltimento che hanno avuto queste ed altre mie operette in questo regno di Napoli.

Ma veniamo al punto della Pratica.

V. S. Illma si ricordi che mi scrisse che la Pratica assolutamente la volea latina, ed io sin da quel tempo le rescrissi ch'io non mi fidavo di far di nuovo la fatica di trasportarla. Dopo, spinto dalla sua cortesia, ultimamente mi risolsi a mandarcela latina; ma in questa latina bisogna che mi faccia aiutare da altri; perché io solo, per la fatica che ci vuole di dettarla, non mi fido. Ma questa latina già si sta facendo, e subito ch'è fatta ce l'invierò.


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La Pratica poi volgare io non la fo stampare da alcun mercante di Napoli; ma ne stampo alcune poche copie a spesa mia, e già ho cominciato a stamparla. E le soggiungo quello che mi pare già averle scritto un altra volta, che considerando meglio le cose, era impossibile ch'io potessi mandare questa Pratica a stamparsi la prima volta a Venezia, senza poter far io le correzioni, essendo quest'operetta intrigatissima e difficilissima per mettere in ordine chiaro tutte le cose in breve. Ora che ho cominciato a rivedere i fogli, vedo che mi bisogna mutare mille cose, sino a farmi mandare anche la terza correzione.

Non dubiti che la latina sopra questa volgare, che qui fo stampare, verrà ottima. Ed intenda che di questa mia volgare io ne fo stampare poche copie, delle quali, tolte quelle che ho da regalare necessariamente agli amici e ministri, poche ne resteranno, e qui presto finiranno; mentre ne ho infinite richieste: onde ancorch'io ne stampassi due o tre mila, subito finirebbero. Ma torno a dire: poche saranno quelle che mi resteranno da smaltire; onde io le invierò l'una e l'altra, cioè la volgare in istampa e la latina manoscritta.

In quanto poi alla proibizione di Roma, non dubiti che avesse ad esser proibita l'opera. Io mi son cautelato: ho scritto a Roma, e quei della Congregazione dell'Indice mi han risposto ch'io non dubiti, e ch'io sicuramente posso stampare l'opera nel modo come l'ho designato, mettendo in latino il sesto precetto, l'uso del matrimonio, ecc.

Subito che son fatte, ce le invierò per mezzo del Sig. Agazzi, come mi avvisa; ma l'opera non l'ho finita ancora; or appunto sto faticando su i trattati de' Sagramenti. Ma presto, replico, spero di mandarle l'una e l'altra.

Resto facendole umilissima riverenza - Viva Gesù, Maria e Giuseppe!

Di V. S. Illma

Umo e divmo servitore vero

ALFONSO DE' LIGUORI, della C. del SS. Redentore.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.

 




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