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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
98. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.
Ringraziatolo di alcuni libretti offertigli, si lamenta del cattivo servizio resogli quanto all'Homo Apostolicus; avendo peggiorato la prima edizione, anziché farne una seconda più corretta e meglio ordinata; e gli parla del sesto in che vuole si stampino le Opere spirituali e l'Opera morale grande.
Viva Gesù, Maria e Giuseppe!
ARIENZO, IN DIOCESI DI SANT'AGATA, 18 NOVEMBRE 1762.
Illmo Sig. Sig. mio e Pne colmo.
La ringrazio de' libretti delle Meditazioni ecc. che mi offerisce.
In quanto poi all'Istruzione latina, mi son consolato in leggere il frontespizio che sta ben fatto; ma altrettanto mi sono poi afflitto in leggere che l'Istruzione non è ancora stampata, ma solo (come leggo) alle 500 copie antiche essersi aggiunte in fine le mie aggiunte, rifacendo i fogli necessari.
Intendo che quelle ultime aggiunte, che mandai divise, han potuto mettersi in fine; ma non intendo poi come tante altre aggiunte picciole e grandi, che mandai già applicate ed unite a' luoghi propri del libro, abbiano potuto mettersi in fine; onde o si sono lasciate, o mettendosi in fine, faranno una gran confusione.
Non intendo neppure come hanno potuto rifarsi i fogli necessari; poiché era necessario rifare tutti li fogli, mentre ogni
foglio dell'Istruzione antica è pieno di tanti errori, che fa nausea ed abbominio ad ognuno che li legge.
Se V. S. Illma queste Istruzioni così accomodate vuol mandarle al P. Ferrari, faccia come le piace; ma in quanto a me, non occorre; mentre non mi fido di proponere a leggere a' miei seminaristi e clerici un libro, così pieno di errori, ch'io stesso mi vergogno di leggerlo.
Manco male che, di quella Istruzione antica, se ne stamparono poche; perché tal libro sarebbe servito a discreditarmi da per tutto; almeno a farmi tenere per un uomo molto trascurato, in far uscire fuori un'opera mia così scorretta, ed ora così confusa colle suddette aggiunte, poste fuori de' luoghi propri. Questa Istruzione latina, quanto più è stata da me desiderata per lo profitto della mia diocesi ed anche degli altri che la volevano, tanto più mi è stata di afflizione; mentre da mese in mese speravo d'averla, ed ora (come vedo) ancora sarà in principio.
In quanto all'Opera grande de' libri spirituali, già ho terminato tutto il terzo tomo; mentre già sto compiendo di stampare il libro della Verità della Fede, che va fra l'opere del terzo tomo che le ho da mandare.
Non si maravigli che questo libro della Fede l'ho fatto stampare qui, quando potevo sparambiar questa spesa con farlo stampare costì da V. S. in Venezia; perché (come mi pare d'averle scritto altra volta) i libri che do fuori, è necessario che per la prima volta io corregga la stampa; mentre nel correggere muto infinite cose, ed alle volte ne levo pezzi sani e molti pezzi vi aggiungo; poiché altra specie fa la stampa che 'l manoscritto.
Subito dunque ch'è finito quest'altro libro, glielo manderò con tutte l'altre opere che vanno al terzo tomo.
E di nuovo la prego a levarsi di mente di stampare questa Opera grande in folio. Io mi protesto, e V. S. si assicuri che se la stampa in folio, pochi se la piglieranno; perché tal sesto è incomodissimo per la lezione del libro, e questi libri spirituali hanno da essere comodi a leggersi.
Se l'Opera non viene in- 4° o in tometti in- 12° si avrà poco smaltimento; e questo me l'han detto anche gli altri. Ed in fatti, tutti i libri spirituali, anche di più tomi, così si vedono stampati, come Granata, Segneri, Zucconi, Nieremberg, Pinamonti, S. Francesco di Sales, ed altri molti.
V. S., per quest'Opera, fa tanto impegno per avere il mio ritratto1; ma (come vedo) non ci ha posto mano ancora. Il mio
ritratto non serve a niente, ma quest'Opera grande molto servirà e da molti è desiderata. Or basta: tra breve le manderò questo terzo tomo per la stessa via di Agazzi. Ma temo che quest'opera non abbia ad avere la stessa mala fortuna che ha avuta l'Istruzione latina.
La prego però che, se mai V. S. Illma non avesse intenzione di stamparla, me l'avvisi con sincerità; perché non mancheranno altri che la stampino; ed io ho sommo desiderio di vedere data alla luce quest'Opera, prima di morire; giacché mi sta sopra la morte. All'ultimo, la farò stampare a spese mie.
Resto confermandomi
Di V. S. Illma
Divmo ed obblmo servitore vero
ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.
Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.