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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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250. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.

Si scusa di non poter scrivere i Sermoni per le feste; parla ancora del perché in Portogallo si è proibito l'Homo Apostolicus, ed espresso il suo piacere che presto si ponga mano alla stampa delle Opere ascetiche, manda un discorso da aggiungersi al Domenicale.

 

[ARIENZO, MESE DI GENNAIO 1772.]

 

Illmo Sig. Sig. e Pne colmo.

Rispondo io alla lettera che V. S. Illma ha scritta a D. Felice. Ella desidera i Sermoni per le feste; ma bisogna che consideri che tengo 76 anni, ed ora non posso fare le fatiche che ho fatte finora. Son ridotto che non mi reggo all'impiedi; l'infermità mi ha storto il collo che non troppo posso leggere; non posso mangiare né carne, né pesce, né ova, né formaggi, né cose dolci. Minestra verde e qualche frutto è il cibo mio. Per li Sermoni de' Santi, ci vuole buona testa e gran fatica.


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Sì signore, va bene che avete posto Discorsi, e non Sermoni, ed io ebbi già questo pensiero di mettere Discorsi (se non erro) e non Sermoni:

Non ostante che in Portogallo han proibito l'Homo Apostolicus, in Napoli se ne fa smaltimento, e comincia a divolgarsi ne' seminari. In Portogallo l'han proibito, non per altro se non perché mi stimano Gesuita; ma vorrei che sapessero che io non seguito i loro sistemi nella Teologia scolastica, né nella Morale. È vero che ho fatte le note a Busembaum, ma ognuno vede in quante opinioni io son contrario a Busembao e agli altri Gesuiti. Che si ha da fare? Pazienza! Ma la prego, quando occorre, di far sapere che io non seguito le dottrine de' Gesuiti.

Ho avuto molto a caro sentire che presto vorrà V. S. Illma metter mano all'Opera de' miei libri ascetici. Avrei una gran consolazione di veder quest'Opera prima della morte.

Giorni sono, ho dovuto fare un discorso ad una monacanda, il quale mi è riuscito molto utile e tenero, che piacque a tutti; perciò l'ho fatto copiare di fretta e ve lo mando, e vi prego di metterlo a parte in fine del libro de' Discorsi1; perché un tale discorso è comunemente desiderato da' predicatori, i quali spesso hanno questa incombenza di fare il discorso alle figliuole monacande. L'ho fatto copiare di fretta, ma la mano ben s'intende; con tutto ciò bisogna che vi sia un uomo intendente che ne rivegga la stampa.

Il discorso è breve, ma ognuno ha campo di allargarlo; oltreché tali discorsi sogliono farsi brevi, per non tediare l'udienza nella funzione della monacazione ch'è lunga. Spero che vi gradirà; e resto

Di V. S. Illma

Divmo ed obblmo servitore vero

ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.

 


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[P. S.] Veda di comprarmi Duguet sulla Passione di Gesù Cristo, ossia sul Crocifisso e mandarmelo pel primo comodo.

Di questo sermone mandatemene una copia in una lettera, quando è stampato.

 

[P. S. del segretario.] Felice le bacia le mani e si consola esserle giunta quella cosa, e sta aspettando una copia subito che ecc.

Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.

 




1 E vi fu posto col titolo: Discorso familiare, fatto dall'autore ad una fanciulla che prende l'abito di monaca. Il discorso comincia così: "Divota donzella, di questa giornata, in cui avete la sorte di sposarvi con Gesù Cristo, dovete averne una continua memoria ecc. "




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