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S. Alfonso Maria de Liguori Apparecchio alla Morte IntraText CT - Lettura del testo |
PUNTO III
La morte non solo è fine de' travagli, ma ancora è porta della vita. «Finis laborum, vitae ianua», come dice S. Bernardo.1 Necessariamente dee passare per questa porta, chi vuol entrare a veder Dio. «Ecce porta Domini, iusti intrabunt in eam» (Ps. 117. 20). S. Girolamo2 pregava la morte, e le diceva: «Aperi mihi, soror mea». Morte, sorella mia, se tu non mi apri3 la porta, io non posso andare a godere il mio Signore. S. Carlo Borromeo,4 vedendo un quadro in sua casa, dove stava dipinto uno scheletro di morto colla falce in mano; chiamò il pittore e gli ordinò che cancellasse quella falce e vi dipingesse una chiave d'oro, volendo con ciò sempre più accendersi al desiderio della morte, perché la morte è quella che ci ha d'aprire5 il paradiso a vedere Dio.
Dice S. Gio. Grisostomo6 se 'l re avesse apparecchiata ad alcuno l'abitazione nella sua reggia, ma al presente lo tenesse ad abitare in una mandra, quanto dovrebbe colui desiderar di uscir dalla mandra, per passare alla reggia? In questa vita l'anima stando nel corpo, sta come in un carcere, per di là uscire ed andare alla reggia del cielo; perciò pregava Davide: «Educ de custodia animam meam» (Ps. 141. 8). E 'l santo vecchio Simeone, quando ebbe tra le braccia Gesù Bambino, non seppe altra grazia cercargli che la morte, per esser liberato dal carcere della presente vita: «Nunc dimittis servum tuum, Domine».7 Dice S. Ambrogio:7a «Quasi necessitate teneretur, dimitti petit». La stessa grazia desiderò l'Apostolo, quando disse: «Cupio dissolvi, et esse cum Christo» (Philip. 1).8
Quale allegrezza ebbe il coppiere di Faraone,9 quando intese da Giuseppe che tra breve doveva uscire dalla prigione e ritornare al suo posto! Ed un'anima che ama Dio, non si rallegrerà in sentire che tra breve dee essere scarcerata da questa terra, ed andare a godere Dio? «Dum sumus in corpore, peregrinamur a Domino» (2. Cor. 5. 6). Mentre siamo uniti col corpo, siamo lontani dalla vista di Dio, come in terra aliena, e fuori della nostra patria; e perciò dice S. Brunone10 che la nostra morte non dee chiamarsi morte ma vita: «Mors dicenda non est, sed vitae principium». Quindi la morte de' Santi si nomina il lor natale; sì perché nella loro morte nascono a quella vita beata, che non avrà
più fine. «Non est iustis mors, sed translatio»,11 S. Attanagio.12 A' giusti la morte non è altro, che un passaggio alla vita eterna. O morte amabile, dicea S. Agostino,13 e chi sarà colui che non ti desidera, giacché tu sei il termine de' travagli, il fine della fatica e 'l principio del riposo eterno? «O mors desiderabilis, malorum finis, laboris clausula, quietis principium!» Pertanto con ansia pregava il Santo:14 «Eia moriar, Domine, ut Te videam».
Ben dee temere la morte, dice S. Cipriano,15 il peccatore, che dalla sua morte temporale ha da passare alla morte eterna: «Mori timeat, qui ad secundam mortem de hac morte transibit». Ma non già chi stando in grazia di Dio, dalla morte spera di passare alla vita. Nella Vita di S. Giovanni Limosinario16 si narra che un cert'uomo ricco raccomandò al Santo l'unico figlio che aveva, e gli diè molte limosine, affinché gli ottenesse da Dio lunga vita; ma il figlio poco tempo dopo se ne morì. Lagnandosi poi il padre della morte del figlio, Dio gli mandò un Angelo che gli disse: Tu hai cercata lunga vita al tuo figlio, sappi che questa eternamente egli già gode in cielo. Questa è la grazia, che ci ottenne Gesu-Cristo, come ci fu promesso per Osea: «Ero mors tua, o mors» (Os. 13. 41). Gesù morendo per noi fe' che la nostra morte diventasse vita. S. Pionio Martire, mentr'era portato al patibolo, fu dimandato da coloro che lo conducevano, come potesse andare così allegro17 alla morte? Rispose il Santo: «Erratis, non ad mortem, sed ad vitam contendo» (Ap. Euseb. l. 4. c. 14).18 Così ancora fu rincorato il giovinetto S. Sinforiano19
dalla sua madre, mentre stava prossimo al martirio: «Nate, tibi vita non eripitur, sed mutatur in melius».
Affetti e preghiere
Oh Dio dell'anima mia, io vi ho disonorato per lo passato, voltandovi le spalle; ma vi ha onorato il vostro Figlio, sagrificandovi la vita sulla croce; per l'onore dunque che vi ha dato il vostro diletto Figlio, perdonatemi il disonore che v'ho fatt'io. Mi pento, o sommo bene, d'avervi offeso, e vi prometto da oggi avanti di non amare altro che Voi. La mia salvezza da Voi la spero. Quanto al presente ho di bene, tutto è grazia vostra, tutto da Voi lo riconosco. «Gratia Dei sum id quod sum».20 Se per lo passato v'ho disonorato, spero d'onorarvi in eterno con benedire la vostra misericordia. Io mi sento un gran desiderio di amarvi; questo Voi me lo date, ve ne ringrazio, amor mio. Seguite, seguite ad aiutarmi, come avete cominciato, ch'io spero da ogg'innanzi d'esser vostro e tutto vostro. Rinunzio a tutt'i piaceri del mondo. E che maggior piacere posso aver io, che dar gusto a Voi, mio Signore così amabile, e che mi avete tanto amato? Amore solamente vi cerco, o mio Dio, amore, amore; e spero di cercarvi sempre amore, amore; finché21 morendo nel vostro amore, io giunga al regno dell'amore, dove senza più domandarlo sarò pieno d'amore, senza mai cessare un momento di amarvi ivi in eterno, e con tutte le mie forze.
Maria Madre mia, Voi che tanto amate il vostro Dio, e tanto desiderate di vederlo amato, fate che io22 l'ami assai in questa vita, acciocché io l'ami assai nell'altra per sempre.
EUSEBIUS, Hist. Eccles., l. IV, c. 15; PG 20, 363: «Celeberrimus quoque inter reliquos eius temporis martyres fuit Pionius». Cfr. Acta SS. Bolland., 4 (1 febr), Parisiis. 1863, 46: «Dictum est illi: Cur ad mortem properas? Non ad mortem, inquit, propero sed ad vitam».