- PARTE PRIMA - MEDITAZIONI PER OGNI TEMPO DELL'ANNO
- GESÙ IMPIAGATO IMPIAGA I CUORI
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GESÙ IMPIAGATO IMPIAGA I CUORI
Così parla S.
Bonaventura1 dicendo che le piaghe di Gesù impiagano i cuori più duri
ed infiammano l'anime più gelate: "Vulnera corda saxea vulnerantia, et
mentes congelatas inflammantia". Ed in verità com'è possibile credere un
Dio che vuol essere schiaffeggiato, flagellato, coronato di spine, e finalmente
morire per nostro amore, e non amarlo? S. Francesco d'Assisi2 andava
piangendo per la campagna,
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in pensare all'ingratitudine degli uomini:
"L'amore non è amato, l'amore non è amato"!
Ecco, Gesù mio, io sono uno di
quest'ingrati, che sono stato tanti anni al mondo, e non vi ho amato. E dovrà,
mio Redentore, esser sempre così? no, io voglio amarvi prima di morire e voglio
darmi tutto a voi; accettatemi per pietà, e datemi aiuto.
Canta la santa Chiesa,
dimostrando a noi Gesù crocifisso, e dice:3 "Omnis figura eius
amorem spirat, caput inclinatum, brachia extensa, latus apertum". Guarda,
uomo, ti dice, guarda questo tuo Dio, che per tuo amore è morto: vedi come
tiene le braccia aperte per abbracciarti, il capo inchinato per darti il bacio
di pace, il petto aperto per darti ricetto nel suo Cuore, se vuoi amarlo.
Sì che vi voglio amare mio tesoro, mio
amore, mio tutto. E chi voglio amar io, se non amo un Dio ch'è morto per me?
"Caritas Christi
urget nos" (2 Cor. 5. 14). Ah mio Redentore, voi siete morto per amore
degli uomini, ma gli uomini non v'amano: perché vivono scordati della morte,
che voi avete sofferta per loro amore. Se ci pensassero, come potrebbero vivere
senza amarvi? "Sapendo noi,
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scrive S. Francesco di
Sales,4 che Gesù vero Dio ci ha amati fino a soffrire per noi la morte
di croce, non è questo un avere i nostri cuori sotto un torchio, e sentirli
stringere per forza, e spremere l'amore per una violenza, che tanto è più
forte, quanto più amabile?" "Caritas Christi urget nos": l'amore
di Gesu-Cristo ci forza ad amarlo.
Ah mio amato Signore, per lo passato io
v'ho disprezzato, ma ora vi stimo ed amo più della vita mia; né ho dolore che
più m'affligge, che il ricordarmi di tanti disgusti dati a voi, amor mio. Deh
Gesù mio, perdonatemi e tiratevi tutto il mio cuore, acciocché io non brami,
non cerchi, non sospiri altro che voi.
O Maria madre mia, aiutatemi ad amare
Gesù.
1 [22.] Ps. BONAVENTURA, Stimulus amoris, p. I, c. I; Opera S. Bonaventurae, VII Lugduni 1668,
194, col. 1: «O vulnera corda saxea vulnerantia et mentes congelatas
inflammantia, et pectora adamantina liquefacientia prae amore». Oggi si ritiene
quale autore Fr. IACOBUS, lector mediolanensis, Ord. Minorum (cfr. Opera S. Bonaventurae, VIII, ad Claras
Aquas 1898, p. CXI).
2 [27.] A. DE TORRES, Giesù Bambino, rag. VIII; Napoli 1731, 100: «Andava in questi
giorni (dell'Avvento) piangendo S. Francesco, e correva e per selve e per
boschi urlando e con gemiti inconsolabili pareva che avesse voluto per insino
nelle fiere e nelle piante inserire sentimento di dolore. Dimandato dal suo
compagno perché tanti sospiri e tante lagrime, rispose quasi maravigliandosi
della domanda: E come vuoi che io non pianga? Amor non amatur: vedo non amato
l'amore: vedo un Dio, diciam così, impazzito per l'amore dell'uomo, e fra gli
uomini non v'ha chi l'ama». Vedi MARCO DA LISBONA, op. cit., p. I, l. I, c. 86; Venezia 1582, 135: «Una volta tra
l'altre... gridava ad alta voce... Sentito da una persona nobile e timorata di
Dio che passava, e che era stato assai suo familiare al secolo, gli chiese con
istanza e meraviglia che disgrazia gli fosse intervenuta; ed il santo piangendo
gli rispose: Mi doglio e piango per i gravi tormenti e disonori che diedero e
fecero al mio Signore G. Cristo quei crudelissimi giudei; e tanto me ne sento
gran cordoglio quanto che io odo che tutto il mondo, per cui ei gli ha patiti,
ingratissimamente s'è scordato d'un sì inestimabile beneficio.» WADDINGUS, Annales Minorum, an. 1298, n. 40 attribuisce
la frase al B. Iacopone da Todi: «Rogatus aliquando a fratre quid adeo
lacrimaretur, respondit id se eo facere quod amor non amaretur».
3 [7.] Dall'Officium septem dolorum B. M. Virginis, ad matut., resp. I: «Omnis
enim figura eius amorem spirat, et ad redamandum provocat: caput inclinatum,
manus expansae, pectus apertum». IOANNES HEROLT (Discipulus), Sermones de tempore, serm. 48; I,
Venetiis 1598, 185, col. 3: «Unde Augustinus in lib. de Virgin.: Inspice
vulnera pendentis... caput habet inclinatum ad osculandum, cor apertum ad
diligendum, brachia extensa ad amplexandum, totum corpus expositum ad
redimendum». Vedi PS. AUGUSTINUS, Sermones
ad fratres in eremo, serm. 32; PL 40, 1293: l'autore è un falsario belga del
sec. XIII (cfr. Glorieux,
31).
4 [1.] S. FRANCESCO DI SALES, Tratt. dell'amor di Dio, l. VII, c. 8; Op. spirit., I, Venezia 1735, 287, col.
2: «Sapendo che G. Cristo, vero Iddio eterno, onnipotente ci ha amati fino a
voler soffrire per noi la morte, e la morte della croce; o mio caro Teotimo,
non è questo un aversi il nostro cuore sotto il torcolare, e sentirlo stringere
per forza, ed esprimere con una violenza e forza che è altrettanto tutta
violenta quanto è tutta amabile ed amorosa?» Cfr. Oeuvres, V, Annecy 1894, 33.
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