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S. Alfonso Maria de Liguori Via della salute IntraText CT - Lettura del testo |
MEDITAZIONE V - DELLA VITA TRIBOLATA CHE COMINCIÒ A FAR GESÙ SIN DA CHE NACQUE
Potea Gesu-Cristo salvare l'uomo senza patire e senza morire; ma no, per farci1 conoscere quanto ci amava, volle scegliersi una vita tribolata. Perciò il profeta Isaia lo chiamò, uomo di dolori, "Virum dolorum",2 mentre la vita di Gesu-Cristo doveva essere una vita tutta piena di dolori. La sua passione non cominciò nel tempo di sua morte, ma sin dal principio della sua vita.
Eccolo che appena nato è collocato in una stalla, dove per Gesù tutto è tormento. È tormentata la vista col mirare non altro in quella grotta che mura rozze e nere. È tormentato l'odorato colla puzza del letame delle bestie, che vi stanno. È tormentato il tatto colle punture delle paglie, che gli servono di letto. Poco dopo esser nato è costretto a fuggire in Egitto, ove visse più anni nella sua fanciullezza povero e disprezzato. Poco dissimile fu poi la vita menata in Nazarette; eccolo finalmente che termina la vita in Gerusalemme, morendo sopra una croce a forza di tormenti.
Sicché il vivere di Gesù fu un continuo patire, anzi un doppio patire, mentre sempre ebbe avanti gli occhi tutte le pene, che doveano affliggerlo sino alla morte. Suor Maria Maddalena Orsini,3 lamentandosi un giorno col Crocifisso, gli disse: "Ma, Signore, voi per tre ore steste in croce, io sono già anni che patisco questa pena". Ma Gesù gli rispose: "Ah ignorante che dici? io fin dall'utero di mia Madre soffersi tutte le pene della mia vita e dalla mia morte". Non tanto però afflissero Gesu-Cristo tutte quelle pene, perché quelle voll'egli volontariamente patirle; quanto l'afflisse il vedere i nostri peccati e la nostra ingratitudine a tanto suo amore. S. Margarita4 di Cortona5 non si saziava di piangere l'offese fatte a Dio, onde un giorno le disse il confessore: "Margarita, finiscila, non piangere più, perché Dio t'ha perdonata". Ma ella rispose: "Ah padre, come voglio cessare di piangere, sapendo che i miei peccati tennero afflitto Gesu-Cristo mio in tutta la sua vita?"
Affetti e preghiere
Dunque, dolce amor mio, io co' peccati miei v'ho6 tenuto afflitto in tutta la vostra vita? Ma Gesù mio, ditemi quel che ho da fare, acciocché possiate perdonarmi, ch'io7 tutto voglio farlo. Mi pento, o sommo bene, di quante offese v'ho8 fatte. Mi pento e v'amo più di me stesso. Sento in me un gran desiderio d'amarvi; questo desiderio voi me lo donate, datemi dunque forza di amarvi assai. È giustizia
che v'ami assai, chi assai v'ha9 offeso. Deh ricordatemi sempre l'amore che m'avete10 portato, acciocché l'anima mia arda sempre per voi d'amore; a voi sempre pensi, voi solo desideri, ed a voi solo cerchi di piacere. O Dio d'amore, io che un tempo sono stato schiavo dell'inferno, ora tutto a voi mi dono. Accettatemi per pietà e ligatemi11 col vostro amore. Gesù mio, d'oggi12 innanzi sempre amandovi voglio vivere, ed amandovi voglio morire.
O Maria, madre e speranza mia, aiutatemi ad amare il vostro e mio caro Dio; quest'una grazia vi cerco, e da voi la spero.