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S. Alfonso Maria de Liguori Duetto IntraText CT - Lettura del testo |
Testo
Apostrofe a Pilato
Giudice ingiusto e iniquo,
dopo che tu più volte
Dichiarasti innocente il mio Signore,
Or così lo condanni
A morir da ribaldo in una croce!
Barbaro! a che serviva
Condannarlo a' flagelli,
Se condannarlo a morte poi volevi?
Meglio, alle prime voci
De' suoi nemici,
Condannato l'avessi a questa morte,
A cui, malvagio, lo destini e mandi.
Ma ohimè! qual misto
D'armi, di grida e pianti
Rumor confuso io sento!
E quale mai è questo
Suono ferale e mesto?
Ahimè! questa è la tromba
Che forse pubblicando
Va la condanna
Del mio Signore a morte?
Ma, oh Dio, ecco (ahi dolore!)
Il mio Signor che, afflitto,
Scorrendo sangue e con tremante passo
Appena ohimè! può camminare, e intanto
Del suo divin sangue
Segna la terra, dove posa il piede.
Una pesante croce
Preme le sue piagate
E tormentate spalle,
E barbara corona
D'acute spine in testa
Il venerando suo capo circonda.
Ah! mio Signor, l'amore
Re ti fece di scherno e di dolore.