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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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CAPITOLO III. - Spes nostra, salve.

§ 1. - Maria è la speranza di tutti.

Gli eretici moderni non possono sopportare che noi salutiamo e chiamiamo Maria speranza nostra: Spes nostra, salve. Dicono che solo Dio è la speranza nostra, e che Dio maledice chi mette la sua speranza nella creatura: Maledictus homo qui confidit in homine (Ier. XVII, 5). Maria, esclamano, è creatura, e come una creatura ha da essere la speranza nostra? Questo dicono gli eretici;1 ma ciò non ostante la S.


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Chiesa vuole che ogni giorno tutti gli ecclesiastici e tutt'i religiosi alzino la voce, e da parte di tutt'i fedeli invochino e chiamino Maria con questo dolce nome di speranza nostra, speranza di tutti: Spes nostra, salve.

In due modi, dice S. Tommaso l'Angelico, noi possiamo mettere la speranza in una persona, come cagion principale e come cagion di mezzo.2 Quelli che dal re sperano qualche grazia, la sperano dal re come signore, e la sperano dal suo ministro o favorito come intercessore. Se esce la grazia, principalmente viene dal re, ma viene per mezzo del suo favorito: onde ha ragione chi cerca la grazia di chiamare quel suo intercessore la sua speranza. Il Re del cielo, perch'è bontà infinita, sommamente desidera di arricchirci delle sue grazie; ma perché dalla parte nostra è necessaria la confidenza, per accrescere in noi questa confidenza ci ha donato per madre e per avvocata la stessa sua Madre, a cui ha data tutta la potenza di aiutarci; e perciò vuole che in lei collochiamo le speranze della nostra salute e d'ogni nostro bene. - Quelli che mettono la loro speranza solo nelle creature senza dipendenza da Dio, come fanno i peccatori, che per acquistare l'amicizia e 'l favore d'un uomo si contentano di disgustare Dio, certamente che questi son maledetti da Dio, come dice Isaia.3 Ma quelli


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che sperano in Maria, come Madre di Dio, potente ad impetrare loro le grazie e la vita eterna, questi son benedetti e compiacciono il Cuore di Dio, che vuole vedere così onorata quella gran creatura, la quale più di tutti gli uomini ed angeli l'ha amato ed onorato in questo mondo.

Ond'è che noi giustamente chiamiamo la Vergine la nostra speranza, sperando, come dice il cardinal Bellarmino (De Beat. SS., l. II, c. 2), di ottenere per la sua intercessione quello che non otterressimo colle sole nostre preghiere.4 Noi la preghiamo, dice S. Anselmo, ut dignitas intercessoris suppleat inopiam nostram (De exc. V., c. 6). Sicché, soggiunge il santo, il supplicare la Vergine con tale speranza, non è diffidare della misericordia di Dio, ma temere della propria indisposizione: Unde Virginem interpellare, non est de divina misericordia diffidere, sed de propria indignitate formidare (Loc. cit.).5


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Con ragione dunque la S. Chiesa applica a Maria le parole dell'Ecclesiastico (Cap. XXIV, [24]) con cui la chiama: Mater... sanctae spei, la madre che fa nascere in noi, non già la speranza vana de' beni miserabili e transitori di questa vita, ma la speranza santa de' beni immensi ed eterni della vita beata. Ave, animae spes, così salutava S. Efrem la divina Madre: ave, Christianorum firma salus: ave, peccatorum adiutrix: ave, vallum fidelium et mundi salus (De laud. Virg.):6 Dio ti salvi, diceva, o speranza dell'anima mia, o salute certa de' Cristiani, o aiuto de' peccatori, difesa de' fedeli, e salute del mondo. - Ci avverte S. Basilio che dopo Dio non abbiamo altra speranza, che Maria; e perciò la chiama, post Deum sola spes nostra.7 E S. Efrem, riflettendo all'ordine della presente provvidenza con cui Dio ha disposto - come dice S. Bernardo e appresso a lungo dimostreremo8 - che tutti quelli che si salvano s'abbiano a salvare per mezzo di Maria,9 le dice:


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Signora, non lasciate di custodirci e di porci sotto il manto della vostra protezione, giacché noi dopo Dio non abbiamo altra speranza che voi: Nobis non est alia quam a te fiducia, o Virgo sincerissima: sub alis tuae pietatis protege et custodi nos (S. Ephrem, de laud. Virg.).10 Lo stesso le dice S. Tommaso da Villanova, chiamandola unico nostro rifugio, aiuto ed asilo: Tu unicum nostrum refugium, subsidium et asylum (Conc. 3, de Conc. Virg.).11

Di ciò par che ne assegni la ragione S. Bernardo, con dire: Intuere, homo, consilium Dei, consilium pietatis; redempturus humanum genus, universum pretium contulit in Maria (Serm. de Nat.):12 Guarda, o uomo, il disegno di Dio, disegno fatto per potere a noi con più abbondanza dispensare la sua misericordia: volendo egli redimere il genere umano, ha posto tutto il valore della Redenzione in mano di Maria, acciocché ella lo dispensi a sua voglia.

Ordinò Dio a Mosè che avesse fatto il propiziatorio di oro purissimo, dicendogli che di volea poi parlargli: Facies et propitiatorium de auro mundissimo... Inde praecipiam et loquar ad te (Exod., c. XXV, 17 et 22). Dice un autore (Paciucc., Exc. 20, in Sal. Ang., 11) che questo propiziatorio è Maria, donde il Signore parla agli uomini, e di concede a noi il perdono, le grazie e i doni: Te universus mundus continet commune propitiatorium. Inde pientissimus Dominus loquitur ad cor, inde responsa dat benignitatis et veniae, inde munera largitur, inde nobis omne bonum emanat.13 E perciò,


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dice S. Ireneo che 'l Verbo divino, prima d'incarnarsi nel seno di Maria, mandò l'Arcangelo a richiederne il suo consenso, perché volle che da Maria derivasse al mondo il mistero dell'Incarnazione: Quid est quod sine Mariae consensu non perficitur Incarnationis mysterium? quia nempe vult illam Deus omnium bonorum esse principium (S. Iren., lib. 3 contr. Valent., cap. 33).14 Onde disse l'Idiota: Per ipsam habet mundus et habiturus est omne bonum (In Praef. contempl. B.M.):15 Ogni bene, ogni aiuto, ogni grazia che gli uomini han ricevuta e riceveranno


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da Dio sino alla fine del mondo, tutto loro è venuto e verrà per intercessione e per mezzo di Maria. Avea ragione dunque il divoto Blosio di esclamare: O Maria, quis te non amet? Tu in dubiis es lumen, in maeroribus solatium, in periculis refugium (Cymeliarch., Endol. 1 ad Mar.):16 O Maria, che siete così amabile e così grata con chi v'ama, chi sarà quello stolto ed infelice che non v'amerà? Voi ne' dubbi e confusioni rischiarate le menti di coloro che a voi ricorrono nelle loro afflizioni, voi consolate chi in voi confida ne' pericoli, voi soccorrete chi vi chiama. Tu post Unigenitum tuum, seguita Blosio, certa fidelium salus: Voi dopo il vostro divin Figlio siete la salute certa de' vostri servi fedeli. Ave, desperantium spes, ave, destitutorum adiutrix: Dio vi salvi dunque, o speranza de' disperati, o soccorso degli abbandonati. Cuius honori tantum tribuit Filius, ut quod vis, mox fiat: O Maria, voi siete onnipotente, giacché il vostro Figlio vuol onorarvi con fare subito tutto quello che voi volete.

E S. Germano, riconoscendo in Maria il fonte d'ogni nostro bene e la liberazione da ogni male, così l'invoca: O Domina mea, sola mihi ex Deo solatium, itineris mei directio, debilitatis meae potentia, mendicitatis meae divitiae, vulnerum meorum medicina, dolorum meorum relevatio, vinculorum meorum solutio, salutis meae spes; exaudi orationes meas, miserere suspiriorum meorum, Domina mea, refugium, vita, auxilium, spes et robur meum (S. Germ., in encom. Deip.):17


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O mia Signora, voi sola siete il mio sollievo donatomi da Dio, voi la guida del mio pellegrinaggio, voi la fortezza delle mie deboli forze, la ricchezza delle mie miserie, la liberazione delle mie catene, la speranza della mia salute; esaudite, vi prego, le mie suppliche, abbiate pietà de' miei sospiri, voi che siete la mia regina, il rifugio, la vita, l'aiuto, la speranza e la fortezza mia.

Con ragione dunque S. Antonino applica a Maria quel passo della Sapienza: Venerunt autem mihi omnia bona pariter cum illa (cap. VII, 11). Giacché Maria è la madre e dispensatrice di tutti i beni, ben può dire il mondo, e specialmente chi nel mondo vive divoto di questa regina, che insieme colla divozione a Maria egli ha ottenuto ogni bene: Omnium bonorum mater est, et venerunt mihi omnia bona cum illa, scilicet Virgine, potest dicere mundus (S. Antonin., part. IV, tit. 15, c. 20).18 Onde poi diceva assolutamente l'abbate Cellense: Inventa Maria, invenitur omne bonum:19 Chi trova Maria trova ogni bene, trova tutte le grazie, tutte le virtù; poich'ella per mezzo della sua potente intercessione gli ottiene tutto ciò che gli abbisogna per farlo ricco della divina grazia. Ella ci fa sapere che tiene con sé tutte le ricchezze di Dio, cioè le divine misericordie, per dispensarle a beneficio de' suoi amanti: Mecum sunt divitiae et opes superbae... ut ditem diligentes me (Sap. VIII, 21).20 Onde diceva S. Bonaventura (In Spec.) che noi tutti dobbiamo tener sempre gli occhi alle mani di Maria, acciocché per suo mezzo riceviamo quel bene che desideriamo: Oculi omnium nostrum ad manus Mariae semper debent respicere, ut per manus eius aliquid boni accipiamus.21

Oh quanti superbi colla divozione di Maria han trovata


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l'umiltà! quanti iracondi la mansuetudine! quanti ciechi la luce! quanti disperati la confidenza! quanti perduti la salute! E questo appunto ella predisse, allorché pronunciò in casa di Elisabetta in quel suo sublime cantico: Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generatione (Luc. II).22 Le quali parole ripetendo S. Bernardo, dice: Ex hoc beatam te dicent omnes generationes, quae omnibus generationibus vitam et gloriam genuisti (Serm. 2, in Pentec.).23 Perciò tutte le genti vi chiameranno beata, perché a tutte le genti voi avete data la vita e la gloria; poiché in voi i peccatori trovano il perdono, e i giusti trovano la perseveranza nella divina grazia: In te peccatores veniam, iusti gratiam inveniunt in aeternum (S. Bernard., loc. cit.). Onde il divoto Laspergio (Lib. IV, Min. op.) introduce il Signore che così parla al mondo: Matrem meam veneratione praecipua venerare: Uomini, dice, poveri figli di Adamo, che vivete in mezzo a tanti nemici ed a tante miserie, procurate di venerare con particolar affetto la Madre vostra. Ego enim mundo dedi in puritatis exemplum, in praesidium tutissimum, ut sit tribulatis asylum: Mentreché io ho data al mondo Maria per vostro esempio, acciocché da lei impariate a viver come si dee; e per vostro rifugio, acciocché a lei ricorriate nelle vostre afflizioni. Quam nemo formidet, nemo ad eam accedere trepidet. Propterea namque adeo feci eam mitem, adeo misericordem, ut neminem aspernat, nulli se neget; omnibus pietatis sinum apertum teneat, neminem a se redire tristem sinat:24 Questa mia figlia, dice Dio, io l'ho fatta tale,


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che niuno possa temerne o possa aver ripugnanza di ricorrere a lei; perciò l'ho creata di natura così benigna e pietosa, ch'ella non sa disprezzare alcuno che a lei ricorre, non sa negare il suo favore ad alcuno che lo domanda. Ella a tutti tiene aperto il manto di sua misericordia, e non permette che alcuno mai parta sconsolato da' suoi piedi. Sia dunque sempre lodata e benedetta la bontà immensa del nostro Dio, che ci ha data questa gran madre ed avvocata così tenera ed amorosa.

O Dio, quanto son teneri i sentimenti di confidenza che avea l'innamorato S. Bonaventura verso del nostro amantissimo Redentore Gesù, e verso della nostra amantissima avvocata Maria! (P. 3, Stim. div. am., c. 13).25 Quantumcumque me Deus praesciverit, scio quod seipsum negare non potest: M'abbia il Signore quanto si voglia riprovato, io so che egli non può negarsi a chi l'ama ed a chi di cuore lo cerca. Eum amplexabor, et si mihi non benedixerit, eum non dimittam; et sine me recedere non valebit: Io l'abbraccerò col mio amore, e se non mi benedice, non mai lo lascerò; ed egli senza me non potrà partirsi. In cavernis vulnerum suorum me abscondam, ibique extra se me invenire non poterit: Se altro non potrò, almeno mi nasconderò dentro le sue piaghe, ed iv'io restando, egli non potrà fuori di sé ritrovarmi. In fine, soggiungeva, se il mio Redentore per le mie colpe mi discaccia da' suoi piedi, io mi butterò ai piedi della sua Madre Maria, ed ivi prostrato non mi partirò, fintanto ch'ella non mi ottenga il perdono: Ad Matris suae pedes provolutus stabo, ut mihi veniam impetret. Poiché questa Madre di misericordia non sa né ha saputo mai non compatire le miserie e non contentare


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i miserabili che a lei ricorrono per aiuto: Ipsa enim non misereri ignorat, et miseris non satisfacere numquam scivit. Ideoque, concludea, ex compassione mihi ad indulgentiam Filium inclinabit: e perciò, se non per obbligo, almeno per compassione non lascerà d'indurre il Figlio a perdonarmi.

Mirateci dunque, concludiamo con Eutimio, mirateci pure cogli occhi vostri pietosi, o pietosissima nostra Madre; poiché noi siamo vostri servi e in voi abbiamo riposta tutta la nostra speranza: Respice, o Mater misericordiosissima, respice servos tuos; in te enim omnem spem nostram collocavimus (Orat. de Deip.).26

Esempio.

Narrasi nella parte quarta del Tesoro del rosario, al miracolo 85, come vi era un cavaliere divotissimo della divina Madre, il quale si avea fatto nel suo palazzo un divoto oratorio, dove innanzi ad una bella immagine di Maria solea spesso trattenersi orando, non solo di giorno, ma anche di notte, interrompendo il riposo per andare ad onorare la sua amata Signora. Or la moglie, poich'egli era casato,27 dama per altro di molta pietà, osservando che 'l marito nel maggior silenzio della casa sorgeva di letto, e uscendo dalla stanza non ritornava se non dopo molto tempo, entrò la misera in gelosia ed in sospetto di male. Onde un giorno per liberarsi da questa spina che la tormentava, si avanzò a domandare al marito s'egli mai amasse altra donna fuor di lei. Il cavaliere sorridendo le rispose: Or sappi che io amo una signora la più amabile del mondo. A lei ho donato tutto il mio cuore; e prima potrò morire che lasciarla d'amare. E se voi la conosceste, voi stessa mi direste ch'io l'amassi più di quanto or l'amo. Intendeva già della SS. Vergine, ch'egli così teneramente amava. Ma la moglie, entrando allora in maggior sospetto, per meglio accertarsi della verità, di nuovo l'interrogò, se mai egli per ritrovare quella signora ogni notte si levava di letto ed usciva dalla stanza? E 'l cavaliere, che non sapeva la grande agitazione della moglie, rispose di sì. La dama allora falsamente accertata di ciò che non era, accecata dalla passione, che fece?


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Una notte, in cui il marito secondo il solito uscì dalla camera, per disperazione prese un coltello e si tagliò la gola, e poco dopo morì.

Il cavaliere, compite le sue divozioni, ritorna alla stanza, va per rimettersi al letto, lo trova tutto bagnato. Chiama la moglie, e non risponde. La scuote, e non si risente. Prende alla fine il lume, e vede il letto pieno di sangue e la moglie morta colla gola ferita. Allora s'avvide che la moglie s'era uccisa per gelosia. Che fece? Serrò a chiave la stanza, e ritornato in cappella si prostrò innanzi alla SS. Vergine, e quivi piangendo dirottamente cominciò a dire: Madre mia, vedete in quale afflizione mi trovo. Se non mi consolate voi, a chi ho da ricorrere? Pensate ch'io per venire ad onorare voi, ho avuta questa disgrazia di vedere mia moglie morta e dannata. Madre mia, voi ci potete rimediare, voi rimediateci.

Eh che chi prega questa Madre di misericordia con confidenza, ne ottiene quel che vuole. Ecco, fatta questa preghiera, si sente chiamare da una serva di casa: Signore, andate alla stanza, perché la signora vi chiama. Il cavaliere non arriva a crederlo per l'allegrezza. Torna, disse alla donzella, vedi bene, se ella veramente mi vuole. Sì, tornò la serva dicendo, andate presto, perché la padrona vi sta aspettando. Va, apre la stanza, e vede la moglie viva, che se li butta a' piedi piangendo, e lo prega a perdonarla, dicendo: Ah sposo mio, la Madre di Dio per le tue preghiere m'ha liberata dall'inferno. Così piangendo tutti due per allegrezza se n'andarono a ringraziare la B. Vergine nell'oratorio. Nella seguente mattina il marito fece un convito di tutti i parenti, a' quali poi fe' narrare il fatto dalla stessa moglie, la quale dimostrava il segno che ancor riteneva della ferita. E tutti più si accesero nell'amore della divina Madre.28


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Preghiera.

O Madre del santo amore, o vita, rifugio e speranza nostra, voi già sapete che 'l vostro Figlio Gesù Cristo, non contento di farsi il nostro perpetuo avvocato appresso l'Eterno Padre, ha voluto che ancora voi v'impegniate appresso di lui per impetrarci le divine misericordie. Egli ha disposto che le vostre preghiere aiutino la nostra salute, ed ha dato a quelle tanto di forza, che ottengono quanto dimandano. Dunque a voi mi rivolgo, o speranza de' miseri, io misero peccatore. Io spero, Signora, che per li meriti di Gesù Cristo, e poi per la vostra intercessione mi ho da salvare. Così confido, e confido tanto che se la mia salute eterna stesse in mano mia, pure io la metterei in mano vostra; mentre più mi fido della vostra misericordia e protezione, che di tutte le opere mie.

Madre e speranza mia, non mi abbandonate, com'io meriterei. Guardate le mie miserie, e movetevi a pietà, e soccorretemi e salvatemi. Confesso ch'io tante volte ho chiusa co' peccati miei la porta a'lumi ed agli aiuti, che voi dal Signore m'avete procurato. Ma la pietà che voi avete dei miserabili e la potenza che avete appresso Dio, superano il numero e la malizia di tutt'i miei demeriti. È noto al cielo ed alla terra che chi è protetto da voi certamente non si perde. Si scordino dunque tutti di me, e non ve ne scordate voi, o Madre di Dio onnipotente. Dite a Dio ch'io son vostro servo, ditegli che voi mi difendete, e sarò salvo. O Maria, io mi fido di voi; in questa speranza vivo, ed in questa voglio e spero morire, dicendo sempre: Unica spes mea Iesus, et post Iesum Virgo Maria.


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§ 2. - Maria è la speranza de' peccatori.

Dopo che Dio creò la terra, creò due luminari, uno maggiore e l'altro minore, cioè il sole acciocché illuminasse di giorno, la luna acciocché illuminasse di notte: Fecitque Deus duo luminaria magna; luminare maius ut praeesset diei, [et] luminare minus ut praeesset nocti (Gen. I, 16). Il sole, dice Ugon cardinale, fu figura di Gesù Cristo, la cui luce godono i giusti, che vivono nel giorno della divina grazia: la luna fu figura di Maria, per cui mezzo son illuminati i peccatori, che vivono nella notte del peccato: Luminare maius Christus, qui praeest iustis: luminare minus idest Maria, quae praeest peccatoribus (In loc. cit.).1 Essendo dunque Maria questa luna propizia a' miseri peccatori, se mai alcun miserabile, dice Innocenzo III, si trova caduto in questa notte della colpa, che ha da fare? Qui iacet in nocte culpae, respiciat lunam, deprecetur Mariam (Serm. 2, de Ass. B.V.).2 Giacch'egli ha perduto la luce del sole, perdendo la divina grazia, si rivolga alla luna, preghi Maria, ed ella gli darà luce per conoscere la miseria del suo stato e forza di presto uscirne. Dice S. Metodio che per le preghiere di Maria continuamente si convertono quasi innumerabili peccatori: Mariae virtute et precibus pene innumerae peccatorum conversiones fiunt.3


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Uno de' titoli con cui la S. Chiesa ci fa ricorrere alla divina Madre e che maggiormente rincora i poveri peccatori, è il titolo di Rifugio de' peccatori, con cui l'invochiamo nelle litanie. Anticamente vi erano nella Giudea le città di rifugio, dove i delinquenti che andavano a ricoverarsi erano liberi dalle pene meritate.4 Al presente non vi sono tante città di rifugio, come allora, ma ve n'è una sola, ch'è Maria, di cui fu detto: Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei (Ps. LXXXVI, [3]). Ma con questa differenza, che nelle città antiche non trovavano rifugio tutti i delinquenti né per tutte le sorte di delitti; ma sotto il manto di Maria tutti i peccatori trovano scampo e per ogni delitto che abbiano commesso; basta che alcuno vi ricorra a ricoverarsi.5 Io son la città di rifugio per tutti coloro che a me vengono, dice la nostra Regina: Ego civitas refugii omnium ad me confugientium, le fa dire S. Giovan Damasceno (Or. 2, de Dorm.).6

E basta che uno ricorra; quegli che già avrà avuto la sorte di entrare in questa città, non occorrerà che parli per esser salvo. Convenite celeriter, et ingrediamur civitatem munitam, et sileamus ibi (Ierem. VIII, [14]). Questa città munita, spiega il B. Alberto Magno, è la S. Vergine, munita in grazia ed in gloria.7 Et sileamus ibi: spiega la Glossa: Quia non audemus deprecari Dominum quem offendimus, ipsa deprecetur et roget: Giacché noi non abbiamo ardire di supplicare il Signore per lo perdono, basta ch'entriamo in questa città e tacciamo; perché allora Maria ella parlerà e pregherà per noi. Ond'esorta


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un divoto autore (Benedetto Fernandez, in c. 3 Gen.) tutti i peccatori a ricoverarsi sotto il manto di Maria, dicendo: Fugite, o Adam, o Eva, fugite eorum liberi intra sinum Matris Mariae. Ipsa est civitas refugii, spes unica peccatorum:8 Fuggite, o Adamo, o Eva, e voi loro figli che avete sdegnato Dio, fuggite e ricoveratevi nel seno di questa buona Madre. Non lo sapete ch'ella è l'unica città di rifugio e l'unica speranza de' peccatori? come già la chiamo S. Agostino: Unica spes peccatorum (Serm. 18, de sanct.).9

Ond'è che S. Efrem (De laud. Virg.) le dice: Voi siete l'unica avvocata de' peccatori e di coloro che sono privi d'ogni soccorso. E con ciò la saluta: Ave peccatorum refugium et hospitium, ad quam nimirum confugere possunt peccatores:10 Dio vi salvi, rifugio e ricettacolo de' peccatori, in cui solamente i peccatori posson trovare scampo e ricetto. E questo è quello, riflette un autore, che intese di dire Davide allorché disse: Protexit me in abscondito tabernaculi sui (Ps. XXVI, [5]): Il Signore mi ha protetto con farmi nascondere dentro il suo tabernacolo.11 E chi mai è questo tabernacolo di Dio, se non


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Maria, come la chiama S. Germano? Tabernaculum a Deo fabricatum, in quo solus Deus ingressus est, sacris mysteriis operaturus in te pro salute omnium hominum:12 Tabernacolo fatto da Dio, in cui non entrò altri che Dio per compire i gran misteri della Redenzione umana. Dice a questo proposito il padre S. Basilio che il Signore ci ha dato Maria, come un pubblico spedale, dove possano esser accolti tutti gl'infermi che son poveri e destituiti d'ogni altro aiuto: Aperuit nobis Deus publicum valetudinarium.13 Or negli spedali fatti apposta per ricetto de' poveri, dimando, chi son quelli che v'abbiano maggior ragione d'esservi accolti, se non quelli che sono più poveri e più infermi?

Perciò chi si trova più misero, perché più scarso di meriti e più oppresso da' mali dell'anima, che sono i peccati, par che possa dire a Maria: Signora, voi siete il rifugio de' poveri infermi; non mi discacciate, mentre essendo io più povero degli altri e più infermo, ho più ragione che voi mi riceviate. Nescimus, diciamole con S. Tommaso da Villanova, nescimus aliud refugium nisi te. Tu sola es unica spes nostra, in qua confidimus. Tu sola patrona nostra, ad quam omnes aspicimus


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(Serm. 3, de Nat. B.V.):14 O Maria, noi miseri peccatori non sappiamo trovare altro rifugio fuori di voi. Voi siete l'unica speranza a cui confidiamo la nostra salute; voi siete l'unica avvocata appresso Gesù Cristo, alla quale tutti noi siamo rivolti.

Nelle rivelazioni di S. Brigida (Rev. extr., c. 50) vien chiamata Maria: Sidus vadens ante solem.15 Acciocché intendiamo che quando in un'anima peccatrice vedesi comparire la divozione alla divina Madre, è segno sicuro che tra poco verrà Dio ad arricchirla della sua grazia. Il glorioso S. Bonaventura, per ravvivare la confidenza a' peccatori nella protezione di Maria, ci figura un mare in tempesta, dove i peccatori già caduti dalla nave della divina grazia, già sbattuti di qua e di da' rimorsi di coscienza e da' timori della divina giustizia, senza luce e senza guida, stiano già vicini a perdere il respiro d'ogni speranza, e a disperarsi; con tal pensiero par che 'l Santo additando loro Maria, chiamata comunemente la stella del mare, alzi la voce e dica loro: Respirate ad illam, perditi peccatores, et perducet vos ad portum (S. Bon., in Ps. 18):16 Poveri peccatori perduti, non vi disperate, alzate gli occhi a questa bella stella, ripigliate il respiro a confidare, poich'ella vi farà uscir dalla tempesta e vi condurrà al porto della salute.

Lo stesso dice S. Bernardo: Si non vis obrui procellis, respice stellam, voca Mariam (Hom. 2, sup. Missus):17 Se non vuoi restar sommerso dalla tempesta, volgiti alla stella e chiama in tuo aiuto Maria. Mentre dice il divoto Blosio (In can. vit. spir., cap. 18) ch'ella è l'unico ricovero di coloro che si trovano aver offeso Dio: Ipsa peccantium singulare refugium. Ella l'asilo di tutti i tentati e tribulati: Ipsa omnium quos tentatio urget, aut calamitas aut persecutio, tutissimum asylum. Questa Madre di misericordia è tutta benigna, tutta dolce, non solo coi giusti, ma ancora co' peccatori e disperati:


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Tota mitis est et suavis non solum iustis, verum etiam peccatoribus et desperatis. Sicché quando vede che questi a lei ricorrono e sente che cercano di cuore il suo aiuto, subito li soccorre, gli accoglie ed ottiene il perdono dal suo Figlio: Quos ut ad se ex corde clamare conspexerit, statim adiuvat, suscipit et iudici reconciliat. Ella non sa disprezzare niuno per indegno che sia, e perciò non nega ad alcuno la sua protezione: tutti consola, e basta che appena sia invocata, che subito aiuta chi l'invoca: Nullum aspernens, nulli se negat: omnes consolatur, et tenuiter invocata praesto adest. Colla sua dolcezza spesso sa allettare alla sua divozione e svegliare i peccatori più disamorati con Dio e più immersi nel letargo de' loro peccati: Sua bonitate saepe eos qui Deo minus afficiuntur, ad sui cultum blande allicit; potenterque excitat, ut per huiuscemodi studium praeparentur ad gratiam, et tandem apti reddantur regno caelorum: Acciocché per tal mezzo si dispongano a ricevere la divina grazia, e finalmente si rendano degni della gloria eterna. Talis a Deo facta est, ut nemo ad eam accedere trepidet: Dio ha fatto questa sua diletta Figlia di natural così pietoso e cortese, che niuno possa mai sconfidare di ricorrere alla sua intercessione. Conclude il divoto scrittore: Fieri non potest ut pereat qui Mariae sedulus et humilis cultor exstiterit:18 Finalmente non è possibile che si perda chi con attenzione ed umiltà coltiva la divozione verso questa divina Madre.

Ella è chiamata platano: Quasi platanus exaltata sum (Eccli. XXIV, [19]). Acciocché intendano i peccatori che conforme il platano scampo a' viandanti di ripararsi sotto la sua ombra dal calore del sole, così Maria, quando vede accesa


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contro di loro l'ira della divina giustizia, gl'invita a ricoverarsi sotto l'ombra della sua protezione. Riflette S. Bonaventura che il profeta Isaia si lamentava a' tempi suoi e diceva: Ecce tu iratus es, et peccavimus... Non est... qui consurgat et teneat te (Is. LXIV, 5, 7): Signore, voi giustamente siete sdegnato co' peccatori, e non vi è chi per noi possa placarvi. Sì, perché allora non era nata ancora al mondo Maria: Ante Mariam, dice il santo, non fuit qui sic Deum detinere auderet (In Spec., c. 7).19 Ma se ora Dio sta irato con qualche peccatore, e Maria prende a proteggerlo, ella trattiene il Figlio che non lo castighi, e lo salva: Detinet Filium ne peccatores percutiat. Anzi siegue a dire S. Bonaventura che niuno può trovarsi più atto di Maria, che giunga anche a porre le mani sulla spada della divina giustizia, acciocché non scenda a punire il peccatore: Nemo tam idoneus qui gladio Domini manus obiiciat.20 - Sullo stesso pensiero dice Riccardo di S. Lorenzo che Dio, prima che fosse Maria al mondo, si lagnava che non vi fosse chi lo trattenesse dal castigare i peccatori; ma che, nata Maria, ella lo placa: Querebatur Dominus ante Mariam: Non est qui consurgat et teneat me (Is. LXIV, v. 7); donec inventa est Maria, quae tenuit eum donec emolliret (Ricc., lib. 2, de laud. Virg.).21

Quindi S. Basilio anima i peccatori e dice: Ne diffidas, peccator, sed in cunctis Mariam sequere et invoca, quam voluit Deus in cunctis subvenire (De Annunc. B. Virg.):22 Peccatore,


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non isconfidare, ma ricorri a Maria in tutt'i tuoi bisogni: chiamala in tuo soccorso, che la troverai sempre apparecchiata ad aiutarti; poiché questa è la divina volontà, ch'essa soccorra tutti in tutte le necessità. Questa Madre di misericordia ha tal desiderio di salvare i peccatori più perduti, ch'ella stessa li va cercando per aiutarli; e se questi a lei ricorrono, ben trova ella il modo di renderli cari a Dio.

Desiderava Isacco cibarsi di qualche animale selvaggio, e perciò prometté23 la sua benedizione ad Esaù: Rebecca all'incontro volendo che questa benedizione la ricevesse l'altro suo figlio Giacobbe, gli disse che l'avesse addotti due capretti, perché ella l'avrebbe conditi a piacimento d'Isacco: Pergens ad gregem affer mihi duos haedos (Gen. XXVII, [9]). Dice S. Antonino (Part. 4, tit. 15, c. 2) che Rebecca fu figura di Maria che dice agli angeli: Portatemi peccatori - per cui sono significati i capretti, - perché io li condisco in modo - con ottener loro dolore e risoluzione - che ben li rendo cari e accettabili al mio Signore.24 E Francone abbate, seguendo lo stesso pensiero,


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dice che Maria sa talmente condire questi capretti, che non solo adeguino, ma alle volte avanzino il sapore de' cervi: Vere sapiens mulier quae novit sic haedos condire, ut gratiam cervorum coaequent aut etiam superent (Tom. 3, de grat.).25

Rivelò la stessa B. Vergine a S. Brigida (Rev., l. 1, c. 6) non trovarsi al mondo peccatore così nemico di Dio, che se a lei ricorra ed invochi il suo aiuto, non ritorni a Dio e ricuperi la sua grazia: Nullus ita abiectus a Deo qui si me invocaverit, non revertatur ad Deum.26 E la medesima S. Brigida intese un giorno Gesù Cristo che dicea alla sua Madre ch'ella sarebbe pronta ad ottenere anche a Lucifero la divina grazia, se quegli si umiliasse a cercarle aiuto: Etiam diabolo misericordiam exhiberes, si humiliter peteret.27 Quello spirito superbo non sarà mai che si umilii ad implorare la protezione di Maria; ma se mai si desse tal caso che si abbassasse a domandarcela, Maria avrebbe la pietà e la forza colle sue preghiere di ottenergli da Dio il perdono e la salute. Ma quello che non può avverarsi col demonio, ben si avvera co' peccatori, che ricorrono a questa Madre di pietà.

L'arca di Noè fu ben ella figura di Maria, perché siccome in quella trovarono ricovero tutti i bruti della terra, così sotto


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il manto di Maria trovan rifugio tutti i peccatori, che per li loro vizi e peccati sensuali son già simili a' bruti; con tale differenza però, dice un autore, quod arca animalia suscepit, animalia servavit (Paciucch., de B.V.):28 Nell'arca entrarono i bruti e bruti restarono: il lupo restò lupo, la tigre restò tigre. Ma sotto il manto di Maria il lupo diventa agnello, la tigre diventa colomba. Un giorno S. Geltrude vide Maria col manto aperto, e sotto di quello molte fiere di diverse specie, pardi, leoni, orsi; e vide che la Vergine non solamente non li discacciava, ma di più colla sua benigna mano dolcemente gli accoglieva e gli accarezzava. Intese la santa che queste fiere sono i miseri peccatori, che allorché ricorrono a Maria, ella gli accoglie con dolcezza ed amore (Ap. Blos., Mon. Spir., c. 1).29

Ben dunque S. Bernardo (Orat. paneg. ad B.V.) ebbe ragione di dire alla Vergine: Signora, voi non abborrite qualsivoglia peccatore, quantunque sozzo ed abbominevole si sia, che a voi si accosti: se egli vi domanderà soccorso, voi non isdegnerete di stendere la pietosa mano a cacciarlo dal fondo della disperazione: Tu peccatorem quantumcumque foetidum non horres; si ad te suspiraverit, tu illum a desperationis barathro pia manu retrahis.30 Oh sia sempre benedetto e ringraziato


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il nostro Dio, o Maria amabilissima, che vi ha fatta così dolce e benigna anche verso de' più miseri peccatori. Misero chi non v'ama, e che potendo a voi ricorrere, in voi non confida! Si perde chi non ricorre a Maria; ma chi mai s'è perduto che a Maria è ricorso?

Si narra nella Scrittura che Booz concedé a quella donna chiamata Ruth, che andasse raccogliendo le spighe che restavano cadute dalle mani de' mietitori: Colligebat spicas post terga metentium (Ruth, II, 3). Soggiunge S. Bonaventura: Ruth in oculis Booz, Maria in oculis Domini hanc gratiam invenit, ut ipsa spicas, idest animas a messoribus derelictas, colligere ad veniam possit (S. Bon., in Spec., c. 5).31 Conforme Ruth trovò grazia negli occhi di Booz, così Maria ha trovata la grazia negli occhi del Signore di poter raccogliere le spighe abbandonate da' mietitori: i mietitori sono gli operai evangelici, i missionari, i predicatori, i confessori, che colle loro fatiche tutto giorno raccogliono ed acquistano anime a Dio. Ma vi sono anime ribelli ed indurite che restano anche da questi abbandonate; solo a Maria è concesso di salvare colla sua potente intercessione queste spighe abbandonate. Ma povere poi quelle, che neppure da questa dolce Signora si lasciano prendere! Queste sì che saranno affatto perdute e maledette! Beato all'incontro chi ricorre a questa buona Madre! Non v'è nel mondo, dice il divoto Blosio, peccatore così perduto ed infangato, che Maria l'abborrisca e lo discacci. Ah che se questi verrà a cercarle aiuto, ella la buona Madre ben potrà, ben saprà e ben vorrà riconciliarlo col Figlio ed ottenergli il perdono: Nullum tam exsecrabilem peccatorem orbis habet, quem ipsa abominetur et a se repellat, quemque dilectissimo Nato suo (modo suam precetur opem) non possit, sciat et velit reconciliare (Blos., de dictis PP., c. 5).32

Con ragione dunque, o Regina mia dolcissima, vi saluta S. Giovan Damasceno e vi chiama speranza de' disperati: Salve, spes desperatorum.33 Con ragione S. Lorenzo Giustiniano


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vi nomina speranza de' malfattori: Spes delinquentium.34 S. Agostino, unico rifugio de' peccatori: Unica spes peccatorum.35 S. Efrem, porto sicuro de' naufraghi: Naufragorum portus tutissimus.36 Lo stesso santo giunge a chiamarvi protettrice de' dannati: Protectrix damnatorum.37 Con ragione finalmente S. Bernardo esorta a non disperarsi anche i disperati, onde pieno di giubilo e di tenerezza verso questa sua carissima Madre, le dice amorosamente: Signora, e chi non avrà confidenza in voi, se voi soccorrete anche i disperati? Io punto non dubito, soggiunge, che sempreché a voi ricorreremo, otterremo quanto vorremo. In te dunque speri chi dispera: Quis non sperabit in te, quae etiam adiuvas desperatos? Non dubito, quod si ad te venerimus, habebimus quod volemus. In te ergo speret qui desperat (Sup. Salv. Reg.).38 Narra S. Antonino che trovandosi un peccatore in disgrazia di Dio, gli parve di stare avanti il tribunale di Gesù Cristo; il demonio l'accusava, e Maria lo difendeva. Il nemico presentò contro questo povero reo il processo de' peccati, il quale posto nella bilancia della divina


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giustizia pesava molto più che tutte le sue opere buone; ma la sua grande avvocata allora che fece? stese la sua dolce mano, la pose sull'altra bilancia e la fe' calare a beneficio del suo divoto, e così gli fece intendere ch'ella gli otteneva il perdono, se egli mutava vita; come in effetto quel peccatore dopo quella visione si convertì e mutò vita.39

Esempio.

Narra il B. Giovanni Erolto, per umiltà nominatosi il Discepolo (In Promptuar.), che vi era un uomo casato, il quale viveva in disgrazia di Dio. La moglie donna dabbene non potendo ridurlo a lasciar il peccato, lo pregò che almeno in quel suo stato miserabile avesse fatta questa divozione alla Madre di Dio, cioè che ogni volta che fosse passato avanti a qualche sua immagine, l'avesse salutata con un'Ave Maria. Il marito cominciò a praticare questa divozione.

Una notte portandosi quello scellerato a peccare, vide un lume, osservò, e si accorse che era una lampada che ardeva avanti una divota immagine di Maria che teneva in braccio Gesù bambino. Disse l'Ave Maria secondo il solito; ma poi che vide? vide il bambino tutto pieno di piaghe, che grondavano di fresco sangue. Allora egli atterrito insieme ed intenerito, considerando che egli co' suoi peccati avea così impiagato il suo Redentore, cominciò a piangere, ma osservò che 'l Bambino gli voltava le spalle. Onde esso tutto confuso ricorse alla SS. Vergine dicendo: Madre di misericordia, il vostro Figlio mi discaccia; io non posso trovare altr'avvocata più pietosa e più potente di voi che gli siete Madre; Regina mia, aiutatemi voi, pregatelo per me. La divina Madre gli rispose da quell'immagine: Voi peccatori mi chiamate madre di misericordia, ma poi non lasciate di farmi madre di miseria, rinnovando al mio Figlio la Passione ed a me i dolori.

Ma pure perché Maria non sa mandare sconsolato chi ricorre a' piedi suoi, si voltò a pregare il Figlio che perdonasse a quel miserabile. Gesù seguiva a dimostrarsi ripugnante a tal perdono; ma la S. Vergine deponendo il Bambino nella nicchia, se gli prostrò avanti dicendo: Figlio, non mi parto


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da' piedi vostri, se non perdonate a questo peccatore. Madre, allora disse Gesù, io non posso negarvi niente; volete che gli sia perdonato? io per amor vostro gli perdono: fatelo venire a baciare queste mie piaghe. Andò il peccatore piangendo dirottamente, e conforme baciava le piaghe del Bambino, così quelle si sanavano. In fine Gesù gli diede un abbraccio in segno del perdono, e quegli mutò vita, e d'allora in poi si diede ad una vita santa vivendo innamorato della SS. Vergine, che gli aveva ottenuta una grazia così grande.40

Preghiera.

Adoro, o purissima Vergine Maria, il vostro santissimo cuore, che fu la delizia, il riposo di Dio. Cuore tutto pieno di umiltà, di purità e di amore divino. Io infelice peccatore vengo a voi col cuore tutto pieno di fango e di piaghe. O Madre di pietà, non mi sdegnate per questo, ma movetevi a maggior compassione, ed aiutatemi. Non andate cercando in me per aiutarmivirtùmeriti. Io son perduto e non merito che l'inferno. Mirate solo, vi prego, la confidenza che ho presa in voi e la volontà che ho d'emendarmi. Mirate quel che ha fatto e patito Gesù per me, e poi abbandonatemi, se vi fidate41 d'abbandonarmi. Io vi presento tutte le pene della sua vita, il freddo che patì nella stalla, il viaggio che fece in Egitto, il sangue che sparse, la povertà, i sudori, le tristezze, la morte che sopportò per amor mio alla vostra presenza; e per amor di Gesù impegnatevi a salvarmi.

Ah Madre mia, io non voglio né posso temere che abbiate a discacciarmi or che ricorro a voi e vi dimando soccorso. Se ciò temessi, farei un'ingiuria alla vostra misericordia, che va cercando i miseri per aiutarli. Signora, non negate la vostra


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pietà a chi Gesù non ha negato il sangue. Ma i meriti di questo sangue a me non s'applicheranno, se voi non mi raccomandate a Dio. Da voi spero la mia salute.

Io non vi cerco ricchezze, onori o altri beni di terra; vi cerco la grazia di Dio, l'amore al vostro Figlio, l'adempimento della sua volontà, il paradiso per amarlo in eterno. È possibile che non mi esaudiate? No, che voi già mi esaudite, come spero; già pregate per me, già mi procurate le grazie richieste, già mi accettate sotto la vostra protezione.

Madre mia, non mi lasciate; seguite, seguite a pregare per me, finché non mi vediate salvo in cielo a' vostri piedi a benedirvi e ringraziarvi in eterno. Amen.




1 «In solo Deo sperandum est, dicente Propheta (Ier. XVII): Maledictus vir qui spera in homine. Non ergo Maria spes nostra nominanda est, nisi forte iam homo esse desieratPETRUS MARTYR VERMIGLI, + 1562, Can. Reg. apostata, nel suo Commentario in I Cor., capo 3. - «Nam, ut infinita alia omittam, quale illud est quod contentissima voce boant: «Roga Patrem, Iube Natum»? Et illud: «Felix caeli porta»? Et illud: «Regina misericordiae, vita, dulcedo et spes nostra?» Sed haec omnia videlicet lapidi etiam et ligno dicere, non est Christum pro capite non agnoscere, modo omnes blasphemias termines hac clausula: Per Christum Dominum nostrum.» Th. BEZA, Annotationes in Novum Testamentum (sine loco: excudebat Henricus Stephanus, 1565), Ad Coloss. II, 18: tom. 2, pag. 429. - Cf. I Tim. IV, 1, pag. 465. - Huldrychus ZVINGLIUS, Opera, I, Tiguri, 1545: Opus articulorum sive conclusionum 67, articulus 20. - Ioannes CALVINUS, Institutiones Christianae Religionis, lib. 3, cap. 20, § 4, 5, n. 17-27. Amstelodami, 1667, pag. 231-235. - Per Lutero, vedi cap. V, § 2, nota 43, pag. 184.

2 «Non licet sperare de aliquo homine, vel de aliqua creatura, sicut de prima causa movente in beatitudinem. Licet autem sperare de aliquo homine vel de aliqua creatura sicut de agente secundario et instrumentali, per quod aliquis adiuvatur ad quaecumque bona consequenda, in beatitudinem ordinata. Et hoc modo ad sanctos convertimur, et ab hominibus etiam aliqua petimus; et vituperantur illi de quibus aliquis confidere non potest ad auxilium ferendum.» S. THOMAS, II-II, art. 4, c.

3 Crediamo che S. Alfonso voglia qui riferirsi alla citazione di Geremia riportata sopra. Isaia non ha una sentenza così netta, ma solo accenni indiretti, come per es. al cap. 31, v. 1-3.

4 S. ROBERTUS BELLARMINUS, Controversiarum tom. II, Venetiis, 1721, quarta controversia generalis, De Ecclesia triumphante, lib. 1, De beatitudine.. sanctorum: nella Prefazione, pag 338, inveisce contro le empie parole di Lutero, «se non pluris aestimare preces B. Mariae, quam cuiuslibet e populo»; nel capo 19, pag. 369, col. 2, 370, col. 1 cita le parole di S. Anselmo (cioè di Eadmero), De excellentia B. V. M., cap. ultim.: «Rogamus, inquit, te, Domina, per ipsam gratiam qua te pius et omnipotens Deus sic exaltavit, et omnia tibi secum possibilia esse donavit, quatenus id apud ipsum nobis impetres et obtineas, ut plenitudo gratiae, quam meruisti, in nobis sic operetur, quo participium beati praemii nobis misericorditer quandoque donetur;» e soggiunge il celebre testo di S. Bernardo: «In periculis, in angustiis, in rebus dubiis, Mariam cogita, etc.» - Nel suo opuscolo De VII verbis a Christo in cruce prolatis, lib. 1, cap. 12 (Opera, VII, Opuscula, Coloniae Agrippinae, 1617, col. 1715,) S. Bellarmino fa sue, tra altre, queste parole di S. Anselmo (cioè di Eadmero): «Invocato autem nomine Mariae, etsi merita invocantis non merentur ut exaudiatur, merita tamen Matris intercedunt ut exaudiatur

5 Tutto quello che qui viene detto, deve attribuirsi in parte a SUAREZ, De Incarnatione, pars 2, disputatio 23, sect. 2 et 3. Opera, Venetiis, 1746, tom. XVII, pag. 175-177. «Hinc denique ortum est ut Ecclesia sancta... praestantioribus modis Virginem oret, eam vocando spem nostram, etc. (p. 177, col. 1).» Che noi ricorriamo a Dio per mezzo di Maria, e non sempre direttamente, «est etiam illi (Deo) placitum, et per se conveniens. Primo, ob maiorem reverentiam divinae Maiestatis... Secundo, propter Matris honorem. Ut enim Deus amicos honoret, interdum per eos facit, quod sine illorum intercessione non concedit. Tertio, ut dignitas intercessoris suppleat inopiam nostram; unde Virginem interpellare non est de divina misericordia diffidere, sed de propria indignitate et indispositione timere (pag. 176, col. 2).» - Di S. Anselmo, Suarez (pag. 175) riferisce il seguente testo, il quale veramente è di EADMERO: «Rogamus te, Domina, per ipsam gratiam, qua te pius et omnipotens Deus sic exaltavit, et omnia secum possibilia esse donavit, quatenus id apud ipsum impetres, nec sis obsecratu difficilis, quia procul dubio ideo Unigenitus Filius tuus Dominus noster Iesus Christus erit ad concedendum promptissimus.» - EADMERUS, Liber de excelllentia Virginis Mariae, cap. 12 (inter Opera S. Anselmi, ML 159-578, 579): «Rogamus ergo te, Domina, per ipsam gratiam qua te pius et omnipotens Deus sic exaltavit, et omnia tibi secum possibilia esse donavit, quatenus id apud ipsum nobis obtineas, ut plenitudo gratiae, quam meruisti, in nobis sic operetur quo participium beati praemii eius nobis misericorditer quandoque donetur... Nec sis, quaesumus, exoratu difficilis, quia procul dubio... benignissimus Filius tuus erit, ad concedendum quidquid voles, promptus et exaudibilis.» - Id. Op., cap. 6, col. 570: «Dum igitur ipse (Christus) suo nomine invocatus non statim exaudit, profecto id iusto iudicio facit. Invocato autem nomine Matris suae, etsi merita invocantis non merentur, merita tamen Matris intercedunt ut exaudiatur

6 «Ave, lilium convallium, et vallum (al. vallis) fidelium mundique salus... Ave, peccatorum refugium atque diversorium... Ave, animae nostrae spes fida et optima... Ave, firma salus universorum Christianorum ad te sincere ac vere recurrentium.» S. EPHRAEM, Syrus, Sermo de SS. Dei Genitricis Virginis laudibus. Operum quae exstant graece et latine (et latine tantum) tom. III, Romae, 1746, pag. 576, col. 2. Editio Veneta, II, 570.

7 «O spes unica et auxilium fidelium, Dei Genitrix, festina, adiuva supplices tuos, tribulationibus immersos, et consilii auxiliique inopes, ac propterea in dolore versantes, et ad te cum animi confidentia confugientes, o Virgo.» S. IOSEPHUS, (+ 883), per antonomasiam dictus Hymnographus, Syracusanus, Mariale, ex Canone in S. Basileum martyrem, episcopum Amasae, die 26 mensis aprilis. MG 105-1110. - «salve, Ioachim, augustissimae illius pater, quae spes est nostra post DeumB. COSMAS VESTITOR (così detto dal suo nobile officio di «Protovestiario» nella corte imperiale: visse a principio del secolo X), Sermo in SS: Ioachimum et Annam, n. 7. MG 106-1010 - Questo titolo di «spes unica», moltissimi l'hanno dato a Maria: tra altri, S. Efrem, S. Andrea Cretense, l'Euchologium Graecorum, S. Giovanni Damasceno, Venanzio Fortunato, Bernardino de Bustis, il Salterio detto di S. Bonaventura, ecc. Vedi MARRACCI, Polyanthea Mariana, lib. 16, v. Spes: Bourassé-Migne, Summa aurea, X, 299-303.

8 Nel capo V.

9 «Intuere, o homo, consilium Dei, agnosce consilium sapientiae, consilium pietatis... Redempturus humanum genus, pretium universum contulit in Mariam... Altius ergo intueamini quanto devotionis affectu a nobis eam voluerit honorari, qui totius boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde si quid spei in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus redundare... Sic est voluntas eius, qui totum nos habere voluit per Mariam.» S. BERNARDUS, In Nativ. B. M. V., Sermo de aquaeductu, n. 6, 7. ML 183-440, 441.

10 «Sub tuum praesidium confugimus, o sancta Dei Genitrix: sub alis pietatis atque misericordiae tuae protege et custodi nos... Non nobis est alia, quam in te, fiducia, o Virgo sincerissima.» S. EPHRAEM, l. c. nella nota 6. Ed. Rom., col. 575; ed. Veneta, col. 570.

11 «Tu nostra protectio, tu nostrum refugium, tu nostrum unicum remedium, subsidium et asylum.» S. THOMAS A VILLANOVA, In festo Nativitatis B. V. M. concio 3, n. 6. Concioines, Mediolani, 1760, II, col. 402.

12 Vedi sopra, nota 9.

13 «Mystice hoc propitiatorium est Virgo Deipara, ex qua Deus nostras preces exaudit, et in nos suarum gratiarum flumina fundit. Quocirca D. Andreas Cretensis Virginem alloquens ait: «Te universus mundus continet commune propitiatorium.» Inde pientissimus Dominus nobis loquitur ad cor; inde responsa dat benignitatis et veniae; inde se nobis propitiatum ostendit, inde delicta condonat et munera divina largitur; inde omne nobisbonum emanat; siquidem Virgo Maria sedula prece pro peccatoribus rogatPACIUCHELLI, O. P., Excitationes dormitantis animae, Excitatio 20 super Salutationem Angelicum, n. 11. Venetiis, 1720, pag. 545, col. 1. - «Hactenus quidem, dum ageres in humanis, modica te terrae portio habebat: ex quo autem fuisti ex humanis translata, mundus te totus propitiatorium commune amplectitur... Ecce propitiatorium illud ad Sancta sanctorum et in penetralibus divinae mysticaeque arcae depositum: quod modo quidem Seraphinorum (meglio direbbe: Cherubim) pennis obumbretur; modo autem, mystico Iesu adventu, peccata nostra expiet.» S. ANDREAS CRETENSIS, In dormitionem S. Mariae, Oratio tertia. MG 97-1099, 1106.

14 «B. Virgo a Christo constituta materfamilias suae Ecclesiae, omnibus eius filiis et fidelibus, etiam simul sumptis, dignior sit oportet. Unde S. Irenaeus: «Quid est, ait, quod sine Mariae consensu non perficitur Incarnationis mysterium? quia nempe vult illam Deus omnium bonorum esse principiumCORNELIUS A LAPIDE, In Proverbia Salomonis, XXXI, 29. - «Consequenter autem et Maria virgo obediens invenitur, dicens: «Ecce ancilla tua, Domine, fiat mihi secundum verbum tuum;» Eva vero inobediens... Quemadmodum illa (Eva)... inobediens facta, et sibi et universo generi humano causa facta est mortis: sic et Maria... obediens, et sibi et universo generi humano causa facta est salutis... Quia non aliter quod colligatum est solveretur, nisi ipsae compagines alligationis reflectantur retrorsus... Propter hoc et Lucas initium generationis a Domino inchoans, in Adam retulit, significans quoniam non illi hunc, sed hic illos in Evangelium vitae regeneravit. Sic autem et Evae inobedientiae nodus solutionem accepit per obedientiam Mariae. Quod enim alligavit virgo Eva per incredulitatem, hoc virgo Maria solvit per fidem.» S. IRENAEUS, Contra haereses, lib. 3, cap. 22, n. 4. MG 7-958, 959. - «Quemadmodum enim illa (Eva) per angeli sermonem seducta est, ut effugeret Deum, praevaricata verbum eius; ita et haec (Maria) per evangelicum sermonem evangelizata est, ut portaret Deum, obediens eius verbo. Et si ea inobedierat Deo; sed haec suasa est obedire Deo, uti virginis Evae Virgo Maria fieret advocata. Et quemadmodum astrictum est morti genus humanum per virginem, salvatur per Virginem: aequa lance disposita, virginalis inobedientia, per virginalem obedientiam.» IDEM, Contra haereses, lib. 5, cap. 19, n. 1. MG 7- 1175, 1176. - Si noti che il consenso di Maria fu atto di ubbidienza: «Ecce ancilla, etc.» Richiedendosi dunque, per divino consiglio, l'ubbidienza di Maria all'opera della Redenzione, richiedevasi il suo consenso. E questo fu il principio di tutti i beni. Ci pare dunque Cornelio a Lapide aver bene inteso e compendiato il pensiero d'Ireneo.

15 «Per ipsam (Mariam) et in ipsa et cum ipsa habet mundus, habuit et habiturs est omne bonumRAYMUNDUS IORDANUS (sapiens Idiota), Abbas Cellensis, Contemplationes de B. Virgine, Prooemium. Bourassé-Migne, Summa Aurea, IV-851.

16 «Quis te non amet? quis te non colat? Tu enim in rebus dubiis es carum lumen, in maeroribus solatium, in angustiis relevamen, in periculis et tentationibus refugium: tu post Unigenitum tuum certa fidelium salus... Ave, desperantium spes opportuna, et auxilio destitutorum adiutrix praesentissima Maria: cuius honori tantum tribuit Filius, ut quidquid petieris, mox impetres, quidquid volueris, mox fiatLud. BLOSIUS, Paradisus animae fidelis, pars 2, Piarum precularum cimeliarchion, IV, Endologia prima (ad Mariam). Opera, Antverpiae, 1632, pag. 51, 52. - Cf., pag. 257, Sacellum animae fidelis, pars 2, Preculae admodum piae, Preculae ad Mariam, Endologia ad Mariam IV (la stessa preghiera, con qualche lievissimo cambiamento).

17 «Sed, o Domina, sola tu meum ex Deo solatium; divinus ros in me exsistentis aestus; exarescentis cordis mei divinitus affluentes guttae, tenebricosae animae meae splendidissima lampas, itineris mei deductio, meae debilitatis virtus, nuditatis meae vestimentum, mendicitatis meae divitiae, insanabilium vulnerum meorum exstinctio, gemituum meorum cessatio, calamitatum depulsio, dolorum levatio, vinculorum solutio, meae spes salutis, exaudi preces meas; miserere meorum gemituum, ac suscipe lamenta mea... Ita, Domina mea, ita, meum refugium; vita ac auxilium meum, armatura ac gloriatio, spes mea ac robur meum.» S. GERMANUS, Patriarcha CP., Oratio 4, in Praesentationem SS. Deiparae 2. MG 98-318, 319.

18 A. ANTONINUS, Sum. Theol., pars 4, titulus 15, cap. 20, § 12. Veronae, 1740, col. 1061.

19 «Inventa Virgine Maria, invenitur omne bonumRAYMUNDUS IORDANUS, Contemplationes, Prooemium, ut supra. Bourassé-Migne, Summa Aurea, IV, 851.

20 Mecum sunt divitiae et gloria, opes superbae et iustitia... ut ditem diligentes me et thesauros eorum repleam. Prov. VIII, 18, 21.

21 «Sicut oculi ancillae in manibus dominae suae, etc. (Ps. CXXII, 2). Ancilla Dominae Mariae est quaelibet anima fidelis, imo etiam Ecclesia universalis. Oculi huius ancillae in manibus Dominae suae semper debent esse, quia oculi Ecclesiae, oculi omnium nostrum, ad manus Mariae semper debent respicere, ut per manus eius aliquid boni accipiamus, et per manus eius, quidquid boni agimus, Domino offeramusCONRADUS SAXON, cognomento Holzingarius, Speculum B. M. V. (inter Opera S. Bonav., ed. Rom. et Lugdun., VI, 434, col. 1), lectio 3. - Vedi Appendice, 2.

22 Luc. I, 48.

23 «Omnes, inquam, generationes. Sunt enim generationes caeli et terrae. Pater spirituum, ait Apostolus, ex quo omnis paternitas in caelo (caelis) et in terra nominatur (Ephes. III, 15). Ex hoc ergo beatam te dicent omnes generationes, quae omnibus generationibus vitam et gloriam genuisti. In te enim angeli laetitiam, iusti gratiam, peccatores veniam inveniunt (al. invenerunt) in aeternum.» S. BERNARDUS, In festo Pentecostes sermo 2, n. 4. ML 183-328.

24 «Matrem meam devotione praecipua venerare, ipsam pie crebroque salutando, atque vitam et virtutes eius studiose imitando. Ego enim hanc mundo dedi in sanctitatis, innocentiae ac puritatis exemplum, in singulare patrocinium, et in praesidium tutissimum, ut sit tribulatis ac desolatis omnibus immunitatis asylum, quam nemo horreat, nemo formidet, nemo ad eam accedere trepidet. Propterea namque adeo feci eam mitem, adeo piam, adeo misericordem, adeo denique benignam et clementem, ut neminem aspernetur, nulli se neget, omnibus pietatis sinum apertum teneat, neminem a se redire tristem aut non consolatum sinatIo. LANSPERGIUS, Cartusianus, Alloquia Iesu Christi ad animam, lib. 1, pars 3, canon 12. Opuscula spiritualia, I, Coloniae Agrippinae, 1693, pag. 486. Ed. Colonien., 1737, pag. 125.

25 «Quantumcumque me Deus praesciverit... scio quod seipsum negare non potest. Eum ergo totis visceribus amplexabor, et ipsum stringens fortiter, etiamsi aurora apparuerit (Gen. XXXII, 26), et non mihi benedixerit, non ipsum dimittam; quod si benedixerit mihi, nec etiam tunc dimittam, et sine me recedere non valebit... Aut certe scio quid faciam. In cavernis vulnerum suorum me abscondam, ibique quietus (al. laetus) latitabo, nec extra se me invenire poterit, et etiam expellere non decebit, qui dicit: Eum qui venit ad me, non eiiciam foras (Io. VI, 37)... Aut ad Matris suae pedes provolutus stabo... et ut mihi veniam impetret, implorabo. Nec repulsam ab ea pati potero, quia fons pietatis ab omnibus praedicatur. Ipsa enim non misereri ignorat, et miseris non satisfacere numquam scivit... Ideoque ex compassione maxima ante Filium suum mecum, si dici potest, misera apparebit, et mihi ad indulgentiam suum unicum Filium inclinabitStimulus amoris, pars 3, cap. 13. Inter Opera S. Bonav., ed. Rom., Mogunt. et Lugdun., VII, 226, col. 1. - Vedi Appendice, 2.

26 «O optima, respice servos tuos, respice. In te enim omnes spem nostram collocavimusEUTHYMIUS monachus, Sermo de zona SS. Deiparae, n. 15. MG 131-1249.



27 Accasato, unito in matrimonio.

28 AURIEMMA, Affetti scambievoli, parte 2, Bologna, 1681, pag. 301: (Motivo per amar Maria Madre nostra (pag. 238-428), cap. 3. La narrazione comincia così: «Conchiudo con un fatto maraviglioso, che da Geronimo Tais, Domenicano, rapporta Alonso Andrada (c. 36 de imit. Virg.)». - Alfonso de Andrada (1592-1672), S. I., scrisse, tra altre opere, «Guia de la virtud, y de la Imitación de Nuestra Señora para todos estados», in tre vol., in-4, Madrid, 1642, 1644, 1646. - Il Tesoro del Rosario deve essere o il testo stesso o una traduzione del «Mare magnum exemplorum SS. Rosarii ex diversis auctoribus ac voluminibus congregatum per R. P. F. Dominicum RIERA, O. P.Exemplum 38, Maioricae, 1699. Meglio si direbbe parte 6, giacché vengono premesse le cinque parti del «Opus aureum B. Alani de Rupe». In fine della sua narrazione, soggiunge il Riera: «Taix in add. cap. 31. Sagastiz., lib. 6, cap. 55. Haec Fernandez, lib. 4, cap. 28.» Certamente si desiderebbe qualche notizia più precisa sulla prima fonte di questa narrazione veramente straordinaria. Ad ogni modo, non sarebbe una ragione perentoria di rigettarla il solo fatto della risurrezione di quella donna infelice. Oltreché niente passa il potere di Maria, sappiamo che, in tempo vicino al nostro, Maria SS. risuscitò, in Alessandria d'Egitto, una giovinetta di 13 anni, messa a morte da un Maomettano, la quale fu poi Suor Maria di Gesù Crocifisso, conversa Carmelitana, morta (1878) in odore di santità nel Monastero di Betlemme, di cui si va instruendo il processo di beatificazione. - Vedi Appendice, 9.

1 «Moraliter. Duo luminaria... Luminare maius, Christus, qui praeest diei, id est iustis. Luminare minus, Beata Maria, quae praeest peccatoribusHUGO A S. CHARO, O. P., Card., Postilla super Genesim, I, 16. Opera, Venetiis, 1703, I, fol. 2, col. 4.

2 «Qui ergo iacet in nocte culpae, respiciat lunam, deprecetur Mariam, ut ipsa per Filium cor eius ad compunctionem illustretINNOCENTIUS PP. III, Sermones de Sanctis, Sermo 28, sermo 2 in Assumptione B. M. V., ML 217-584.

3 PACIUCHELLI, O. P., Excitationes dormitantis animae, Excitatio 17 in Ps. 86, n. 9, Venetiis, 1720, editio quarta, p. 98, col. 1: «Ut enim D. Methodius aiebat: Mariae virtute et precibus pene innumerae conversiones fiunt.» - S. METHODIUS, Episcopus et martyr (+ 312), De Simeone et Anna... ac de S. Deipara, n. 1, MG 18-350: «In propria Dominus manifeste venit (Io. I, 11; Ps. XLIX, 3); vivaeque et animatae arcae, ceu propitiatorio insidens, pompa in terris procedit. Hanc publicanus contingens, iustus evadit. Huic se meretrix applicans, velut nova fictione casta redditur. Hanc leprosus contrectans, sine dolore sanus, velut recuditur. Neminem repellit, neminem abominatur. Impertitur sanitates; non participat aliquid noxium. Propensissimus enim erga homines Dominus in ea requiescit: sunt haec novae gratiae muneraUomini dottissimi e peritissimi nella critica, «Combefisius et Leo Allatius», difendono fortemente l'autenticità di questa Omelia, attribuendola senza esitazione, «contra Gretserum», all'insigne teologo S. Metodio martire. Altri - opponendo che nel principio del secolo quarto non vi fosse ancora la festat dell'Hypapante ossia Hypanthesis, cioè dell'Occursus Domini in templo, che noi chiamiamo della Purificazione - ne fanno autore Metodio, Patriarca di Costantinopoli, + 847.

4 Liber Iosue, cap. XX.

5 Nella I ediz. si legge: a rifugiarsi.

6 S. IO. DAMASCENUS, In Dormitionem B. V. M., homilia 2, n. 17. MG 96-746. Il Santo fa parlare così il sepolcro della B. Vergine.

7 «Ipsa est civitas et domus salvationis, Ier. VIII, 14: Convenite celeriter, et ingrediamur civitatem munitam, id est, ad Mariam, munitam in natura, in gratia, in gloria: et sileamus ibi. Glossa: quia non audemus deprecari Dominum quem offendimus; sed ipsa deprecetur et rogetS. Alberti Magni, opusculum dubium, Biblia Mariana, in Ier. VIII. Opera, Lugduni, 1651, XX, pag. 23 (di questo opuscolo, in fine del volume). Ed. Paris. XXXVII, 412, n. 3. - La Glossa interlineare (quella cioè di Anselmus Laudunensis Scholasticus), sopra la parola sileamus, «quia non audemus deprecari»; e sopra la parola Dominus (nella continuazione del testo sacro): «quem offendimus».

8 «Fugite, o Adam et Eva, fugite, ipsorum liberi, et abscondite vos a facie Dei irati et vindicantis, sub umbram, ad brachia, intra sinum Dei Matris Mariae; ipsa est homicidis civitas refugii, spes unica peccatorum, reorum et supplicum ara sacrosancta, naufragantibus statio benefida carinisFERNANDIUS (Fernandez) Benedictus, S. I., In Genesim, cap. 3, sectio 23, n. 9. - Il piissimo P. Benedetto Fernandez morì agli 8 di dicembre 1630, festa dell'Immacolata Concezione (altri dicono la vigilia, che era un sabato), avendo domandato di morire in un giorno consacrato a Maria. - Un suo fratello minore (De Backer, Écrivains de la Compagnie de Jésus, II, 184, col. 2) o fratello cugino (Patrignani, Menologio, 8 dicembre, pag. 74, col. 2), morì martire nel Giappone, ai 2 di ottobre 1633 (Patrignani, Menologio, 2 ottobre).

9 «Tu es spes unica peccatorumBrev. Rom., die 2 infra Octavam Nativ. B. M. V. (quando si celebrava quella ottava): De Sermone S. Augustini episcopi, lectio 6. - Inter Opera S. Augustini, Sermo (inter supposititios) 194, n. 5. ML 39-2107.

10 S. EPHRAEM, Syrus, Sermo de SS. Dei Genitricis Virginis laudibus, Opera graece et latine (et latine tantum), Romae, 1746, III (omnium Operum, VI): «Tu peccatorum et auxilio destitutorum unica advocata es atque adiutrix (pag. 575, col.2)… Ave, peccatorum refugium atque diversorium (pag. 576, col. 2).» - Opera, Venetiis, 1755, II, 706.

11 «David de se ipso dicebat: Abscondit me in tabernaculo suo: in die malorum protexit me in abscondito tabernaculi sui (Ps. XXVI, 5); quae verba sic plerique exponunt apud Agellium, v. 6: «Alii volunt tabernaculum et absconditum tabernaculi intelligendum esse sanctum illum augustumque locum in quo erat Arca Dei, in quo tabernaculo (a) Deo protectum se fuisse inquit, ne ad eum impetus hostium perveniret, quasi illud sacrosanctum tabernaculum, non tam ad Dei habitationem, quam ad pios homines tegendos atque tuendos, aut ad eorum tutelam protectionemque significandam factum esset.»... Tabernaculum et absconditum tabernaculi, in quo iusti... absconduntur, locum illum sumus interpretati in quo erat Arca; ut statim hoc quoque intelligeretur, per Mariam, cuius Arca illa figura erat, cultores suos obumbrare Deum ac tegereAloysius NOVARINUS, Cler. Reg., Sacrorum electorum lib. 4, Virginea umbra, Excursus 63, n. 619, 620. Venetiis, 1632, pag. 260.

12 «Salve, non manu factum, ac factum a Deo tabernaculum, in quod semel in consummatione saeculorum, solus Deus ac primus Pontifex ingressus est, ut in te, sacra ac arcana ratione, munus sacrum pro universis obiret.» S. ANDREAS CRETENSIS, In Nativitatem B. M. V., Oratio IV. MG 97- 878, 879. - Questa Oratio si deve ascrivere a S. Andrea Cretense, e non a S. Germano, a cui prima fu attribuita: MG 97-861, nota 26.

13 «Par est ut creaturae modum videamus, et quanta sit vis ac magnitudo Dei in homines amoris condiscamus. Hinc enim publicum peccatoribus aperitur valetudinarium, et poenitentiae medicamentum Davidis nomine paratum omnibus egenis condonatum est». BASILIUS SELEUCIENSIS, Orationes, (oratio XVII, in Davidem). MG 85-222. - L'autore non parla di Maria Santissima, ma della penitenza: altri scrittori in seguito hanno adattato il testo compendiato alla Divina Madre. Così leggesi presso il P. EMANUELE DI GESÙ MARIA, Carm. Scalzo: «Come a proposito disse Basilio Seleuciense che Dio, Signor nostro, con darci la sua Madre, publicum valetudinarium peccatoribus aperuit (orat. 17), aprì un pubblico ospedale a' peccatori infermi d'infermità disperate, dove li ricetta, li consola, li cura ed esercita varii offici di pietà...» Il regno di Maria Vergine Madre di Dio, discorso XI, Regina fidelissima. Napoli, 1681, col. 255. - Evidentemente S. Alfonso si è servito di una citazione di seconda mano. - Vedi pure in questa nostra edizione delle Opere ascetiche di S. Alfonso, vol. XV, pag. 321, la nota 45.

14 S. THOMAS A VILLANOVA, In Nativ. B. M. V., sermo 3, n. 6. Conciones, Mediolani, 1760, II, 402.

15 «Respondit Filius:... Tu es quasi sidus vadens ante Solem, quia iustitiam meam praecedis tua pietate.» S. BIRGITTAE Revelationes extravagantes, cap. 50, Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 572, col. 2.

16 «Respirate ad illam, perditi peccatores, et perducet vos ad indulgentiae portumPsalterium B. M. V., Ps. 18. Inter Opera S. Bonav., ed. Rom., Mogunt. et Lugdun., VI, 480.

17 «Ne avertas oculos a fulgore huius sideris, si non vis obrui procellis... Respice stellam, voca Mariam.» S. BERNARDUS, Super «Missus est», de laudibus Virginis Matris hom. 2, n. 17. ML 183-70.

18 «Ipsa peccantium singulare refugium, ipsa omnium quos tentatio, calamitas aut persecutio aliqua urget, tutissimum asylum... Tota mitis est, tota serena, tota suavis, tota benigna, non solum iustis et perfectis, verum etiam peccatoribus ac desperatis: quos ut ad se ex corde clamare conspexerit, statim adiuvat, suscipit, fovet, et metuendo Iudici materna fiducia reconciliat. Nullum aspernatur, nulli se negat: omnes consolatur, omnibus sinum pietatis aperit, et vel tenuiter invocata, praesto adest. Sua ingenita bonitate atque dulcedine saepe eos qui Deo minus afficiuntur, ad sui cultum blande allicit, potenterque excitat: ut per huiuscemodi studium praeparentur ad gratiam, et tandem apti reddantur regno caelorum. Talis est, talis a Deo facta est, talis nobis data est: ut nemo eam horreat, nemo refugiat, nemo ad eam accedere trepidet. Fieri non potest ut pereat, qui Mariae sedulus et humilis cultor fuerit. Tu igitur facito illam tibi unice familiaremLud. BLOSIUS, Abbas Laetiensis in Hannonia, Paradisus animae fidelis, pars 1, Canon vitae spiritualis, cap. 18, n. 3. - Opera, Antverpiae, 1632, pag. 18, col. 2.

19 «Detinet Filium ne peccatores percutiat. Ante Mariam (supplisci: non) fuit qui sic detinere Dominum auderet, testante Isaia, qui dixit: Non est qui invocet nomen tuum, qui consurgat et teneat te (Is. LXIV, 7).» CONRADUS SAXON, O. M., Speculum B. M. V., lectio 7, inter Opera S. Bonaventurae, Romae, Moguntiae et Lugduni, VI, 441, col. 2. - Vedi Appendice, 2.

20 (Non già S. Bonaventura) ma ECBERTUS, Abbas Schonaugiensis, Sermo panegyricus ovvero Ad gloriosam Virginem deprecatio et laus elegantissima, n. 1, inter Opera S. Bernardi, ML 184-1009: «Nemo, Domina, tam idoneus, ut gladio Domini manum pro nobis obiiciat, ut tu Dei amantissima, per quam primum in terris suscepimus misericordiam de manu Domini Dei nostri.» - Vedi Appendice, 3, B.

21 «Conquerebatur enim Dominus, antequam Maria nasceretur, dicens Isa. LXIV: Non est qui consurgat et teneat me. Sed ipsa facta est advocata nostra, et allegat pro nobis fideliter coram Filio suo, ventrem et ubera eidem repraesentans: et ipse veluti piissimus infans delectatur (Isa. XI, 8) ab ubere matris ei repraesentatoRICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 2, cap. 5, n. 3. - Inter Opera S. Alberti Magni, ed. Lugdunen. XX, 70, 71, Parisien. XXXVI, 109.

22 MARRACCI, Bibliotheca Mariana, pars 1, pag. 202, 203, v. Basilius Caesariensis: «Scripsit insuper (S. Basilius Magnus) de Annunciatione B. Virginis Orationem 1, Mauritio de Villa Probata (O. P.), Sermone 14 suae Coronae (Corona nova B. Mariae, Parisiis, 1512), Bernardino Bustensi, in Mariali, serm. 6 de Conceptione, aliisque quam plurimis citatam, licet nunc inter eius opera non exstet.» - Cf. Bourassé-Migne, Summa aurea, XI, 371. - BERNARDINUS DE BUSTO (al. Bustis), Mariale, Sermo 6 de Immaculata Conceptione B. V. M., pars 2 (verso la fine: Opera, III, Brixiae, 1588, p. 69, col. 1): «Beatus etiam Basilius in sermone Annunciationis ait: «Non ergo diffidas, o peccator, sed in cunctis Mariam sequere, et ipsam invoca... Aspice caelum, et videbis Mariam angelicam, quam Dominus voluit conctis subvenire.» Haec ille.» Chi leggerà questo passo integralmente, o nel de Bustis, o nella Summa aurea, l. c., resterà persuaso che l'autore, chiunque esso sia, è posteriore a S. Basilio.

23 Promise.

24 S. ANTONINUS, Sum. Theol., pars 4, titulus 15, cap. 2, § 2, (Veronae, 1740, col. 919): «Horum (cioè eorum qui intendunt ad proficiendum in virtutibus) mater est B. Virgo Maria, precibus et exemplis dando eis subsidium. Est enim figurative illa Rebecca, quae filium, scilicet Israel, qui interpretatur videns Deum, docuit et iuvit refectionem offerre patri suavem cum vestibus odoriferis, ut benedictionem patris obtineret.» Come si vede, S. Antonino non parla qui dei peccatori, ma «de proficientibus». Non sappiamo se S. Antonino parli altrove di Rebecca come figura di Maria. - Il PACIUCHELLI (Excitatio 18 in Ps. 86, n. 7, pag. 103), dopo aver ricordato che i capretti rappresentano i reprobi, e che la benedizione d'Isacco era simbolo della benedizione di Dio agli eletti, riferisce anch'egli, in parte, le suddette parole di S. Antonino; e soggiunge: «Quid aliud in eiusmodi facto refert Rebecca quam Virginem, quae, nostrum omnium Mater et peccatorum advocata, nullo non tempore... eorum, quos intimo amore prosequitur, curat salutem? Horum quidam, et non pauci, tanta scelerum immanitate laborant, ut haedi et inter damnandos possint certissime computari. Si autem istiusmodi scelesti sciant Virginem Matrem et sua implorent suffragia, tunc Virgo... hosque haedos sic condit, efficiendo ut meliorem induant voluntatem, de commissis excessibus doleant, profunda humilitate repleantur, acriter conterantur, in lacrimas... prorumpant, Deum obtestentur et ab eo millies veniam efflagitent, ac propterea escae Dei angelorumque palato gratissimae fiant: Gaudium est enim in caelo super uno peccatore poenitentiam agente

25 «Vere pia mater (Rebecca), quae ut filio benedictionem lucrifaciat, ministerium ancillae non recusat. Vere sapiens mulier, quae sic novit haedos coquere, sic condire, ut gratiam caprearum et cervorum coaequent aut etiam superentFRANCO, (secundus Abbas Affligemensis in Brabantia ab anno 1109 ad 1130), De gratia Dei, lib. 3. ML 166-731. - Francone (ancora monaco quando scrisse i suoi XII libri de gratia, dedicati al suo predecessore Fulgenzio, per ordine di cui li aveva composti) applica, secondo l'argomento che tratta, questo paragone di Rebecca alla grazia divina (col. 732): «Sic semper gratia mater satagit pro gilio quem diligit... sic filios adoptionis Deo Patri, quasi caliganti, et prioris ignorantiae delicta non imputanti, quotidie benedicendos offerre non desinit.» Ma quel che è vero di «gratia mater», è pur vero di «gratiae Mater» figurata da Rebecca.

26 «Nullus ita alienatus est a Deo... qui, si me invocaverit, non revertatur ad Deum, et habebit misericordiam.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 6, cap. 10, pag. 350, col. 2 (Coloniae Agrippinae, 1628).

27 «Respondit Filius: «... tu merito plena caritate et misericordia diceris, quia omnium caritas per te floruit, et omnes inveniunt per te misericordiam, quia in te conclusisti fontem misericordiae, ex cuius abundantia etiam pessimo inimico tuo, id est diabolo exhiberes misericordiam, si humiliter peteretLa stessa opera, Revelationes extravagantes (cioè extra ordinem priorum librorum ab Alphonso, episcopo Giennensi, distinctorum: queste le scrisse a parte «dominus Petrus prior Alvastri, ipsarum revelationum primus conscriptor), cap. 50, pag. 572, col. 2.

28 PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis animae, Excitatio 4 super Salutationem Angelicam, n. 4 (ed. Veneta, 1720, pag. 403; ed. Monach., 1677, pag. 481).

29 «Beata Gertrudis aliquando vidit accurrere sub chlamydem dulcissimae Genitricis Dei Mariae veluti bestiolas quasdam diversi generis, per quas significabantur peccatores, specialem devotionem ad illam habentes. Has omnes Mater misericordiae benigne recipiens, et quasi sub pallio suo protegens, delicata manu sua singulas contrectabat deliniebatque, et ipsis amicabiliter blandiebatur, quemadmodum quis blandiri solet catulo suo. Ac per hoc manifeste insinuabat, quam misericorditer suscipiat omnes invocantes se, et quam materna pietate defendat sperantes in se, etiam eos qui peccatis adhuc impliciti sunt, donec illos Filio suo reconciliet vere poenitentesBLOSIUS, Conclave animae fidelis, pars 2 sive Monile spirituale, cap. 1, n. 18 (Opera, Antverpiae, 1632, pag. 590, col. 1). - Per il testo stesso di S. Geltrude, vedi sopra, capo 2, § 1, nota 24. S. GERTRUDIS MAGNA, Legatus divinae pietatis, ed. Solesmensium monachorum O. S. B., lib. 4, cap. 48, I, 431; Vita (Lanspergio -Buondì), Venezia, 1710, lib. 4, c. 49, pag. 213. Queste due opere, come pure Insinuationes divinae pietatis, sono una stessa opera, con qualche minuta differenza, qua e , nella numerazione dei capitoli.

30 ECBERTUS, Abbas Schonaugiensis, Sermo panegyricus, ovvero Ad gloriosam Virginem Mariam deprecatio et laus elegantissima, n. 2, inter Opera S. Bernardi, ML 184-1010: «Tu peccatorem, quantumlibet fetidum, non horres, non despicis; si ad te suspiraverit, tuumque interventum poenitenti corde flagitaverit, tu illum a desperationis harathro pia manu retrahis.» - Vedi Appendice, 3, B.

31 CONRADUS SAXON, dictus Holzingarius, Speculum B. M. V., lectio 5. Inter Opera S. Bonaventurae, ed. Rom. Mogunt. et Lugdun., VI, 437, col. 1.

32 Lud. BLOSIUS, Sacellum animae fidelis, pars 3, sive Dicta quorumdam Patrum, cap. 5, n. 3. Opera, Antverpiae (Moretus), 1632, pag. 264, col. 2.

33 «Ave, quae sola illis auxilio ades, qui auxilio carent, solaque maxima virtus es illis, qui nullis viribus valent.» Il testo greco molto più si avvicina a quel «spes desperatorum». S. IO. DAMASCENUS, In Annuntiationem B. M. V. (verso la fine). MG 96-659. - Più espressamente S. EPHRAEM, Sermo de SS. Dei Genitricis Virginis Mariae laudibus: «Spes desperantium, Domina nostra (al. mea) gloriosissimaOpera, Romae, 1746, VI, Opera graece et latine, III, pag. 575, col. 1: Opera, Venetiis, 1755, I, 571, col. 1.

34 S. LAURENTIUS IUSTINIANUS, In Nativitate B. M. V. (in fine). Opera, Lugduni, 1628, pag. 438, col. 1; Venetiis, 1721, pag. 365.

35 Inter Opera S. Augustini, Sermo (inter supposititios) 194, n. 5. ML 39- 2107. - Brev. Rom., Sermo S. Augustini, lectio 6: secunda die infra octavam (oggi soppressa) Nativ. B. M. V.



36 S. EPHRAEM, Sermo de laudibus B. V., come sopra, nota 33: Roma, pag. 575, col. 2; Venezia, 1755, pag. 569, col. 2.

37 Così riferiscono il testo di S. Efrem, tanto Francesco Mendoza, S. I., Viridarium eruditionis, lib. 2, problema 6, n. 35, quanto Trombelli, Mariae SS. Vita, gesta et cultus: Bononiae, 1764, V, pag. 91; Bourassé-Migne, Summa aurea, IV, col. 89. Manca però nelle edizioni di S. Efrem che abbiamo. - S. Bernardo, super Missus, hom. 4, n. 8, ML 183-83, ha una espressione simile: «Ex ore tuo,» cioè dal tuo consenso all'Incarnazione, «pendet... liberatio damnatorum,» cioè di noi tutti, «quos miserabiliter premit sententia damnationis». Con questa voce «dannati» possono specialmente intendersi coloro, i quali per la gravezza e il numero dei peccati, per la lunga ostinazione, per la vicinanza della morte, sono in evidente e prossimo pericolo di dannazione. - Ha pur detto S. ANSELMO, Oratio 49 (al. 48 in fine), ML 158-948: «Et si in infernum demersus fuero, eo me requires, et inde me extrahes, et reddes Filio tuo, qui me redemit et lavit sanguine suo.»

38 «Quis enim non sperabit in te, quae etiam adiuvas desperantes? Non dubito quod si ad te venerimus, habebimus quod voluerimus. In te ergo speret, qui desperatMeditatio in Salve Regina, n. 2. Inter Opera S. Bernardi, ML 184-1078. - Questa meditazione non è altro che il cap. 19 della parte 3 dello Stimulus amoris, inter Opera S. Bonav., ed. Rom., Mogunt. et Lugd., VII. Ivi, pag. 232, col. 1. - Vedi Appendice, 3, A.

39 S. ANTONINUS, Summ. Theol., pars 4, titulus 15, caput 5, § 1. Veronae, 1740, col. 937.

40 IOANNES HEROLT, o Herold, O. P., + 1468. Sermones Discipuli de Tempore et de Sanctis, Venetiis, 1598, Sermo 161, de B. V. Maria (in fine, pag. 607, 608). L'esempio non viene ripetuto nel Promptuarium de miraculis B. M. V., posto in fine della seconda parte. - In fine poi della prima parte, pag. 624, scrive l'autore: «Expliciunt Sermones... qui intitulantur Sermones Discipuli, quia in istis sermonibus non subtilia per modum magistri, sed simplicia per modum discipuli conscripsi et collegi, sicut... in primo sermone.. promisi.» Di questa opera si fecero 46 edizioni nel secolo XV, molte altre nel secolo seguente. - Cf. PELBARTUS de Themeswar, Ord. Min., Stellarium coronae gloriosissimae Virginis, lib. 12 (et ultimus), pars 3 (et ultima), Septima utilitas, miraculum 1. Venetiis, 1586, p. 224, 225; - Bourassé-Migne, Summa aurea, XII, col. 962, n. 15.

41 Se avete animo.




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