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S. Alfonso Maria de Liguori Glorie di Maria IntraText CT - Lettura del testo |
CAPITOLO III. - Spes nostra, salve.
§ 1. - Maria è la speranza di tutti.
Gli eretici moderni non possono sopportare che noi salutiamo e chiamiamo Maria speranza nostra: Spes nostra, salve. Dicono che solo Dio è la speranza nostra, e che Dio maledice chi mette la sua speranza nella creatura: Maledictus homo qui confidit in homine (Ier. XVII, 5). Maria, esclamano, è creatura, e come una creatura ha da essere la speranza nostra? Questo dicono gli eretici;1 ma ciò non ostante la S.
Chiesa vuole che ogni giorno tutti gli ecclesiastici e tutt'i religiosi alzino la voce, e da parte di tutt'i fedeli invochino e chiamino Maria con questo dolce nome di speranza nostra, speranza di tutti: Spes nostra, salve.
In due modi, dice S. Tommaso l'Angelico, noi possiamo mettere la speranza in una persona, come cagion principale e come cagion di mezzo.2 Quelli che dal re sperano qualche grazia, la sperano dal re come signore, e la sperano dal suo ministro o favorito come intercessore. Se esce la grazia, principalmente viene dal re, ma viene per mezzo del suo favorito: onde ha ragione chi cerca la grazia di chiamare quel suo intercessore la sua speranza. Il Re del cielo, perch'è bontà infinita, sommamente desidera di arricchirci delle sue grazie; ma perché dalla parte nostra è necessaria la confidenza, per accrescere in noi questa confidenza ci ha donato per madre e per avvocata la stessa sua Madre, a cui ha data tutta la potenza di aiutarci; e perciò vuole che in lei collochiamo le speranze della nostra salute e d'ogni nostro bene. - Quelli che mettono la loro speranza solo nelle creature senza dipendenza da Dio, come fanno i peccatori, che per acquistare l'amicizia e 'l favore d'un uomo si contentano di disgustare Dio, certamente che questi son maledetti da Dio, come dice Isaia.3 Ma quelli
che sperano in Maria, come Madre di Dio, potente ad impetrare loro le grazie e la vita eterna, questi son benedetti e compiacciono il Cuore di Dio, che vuole vedere così onorata quella gran creatura, la quale più di tutti gli uomini ed angeli l'ha amato ed onorato in questo mondo.
Ond'è che noi giustamente chiamiamo la Vergine la nostra speranza, sperando, come dice il cardinal Bellarmino (De Beat. SS., l. II, c. 2), di ottenere per la sua intercessione quello che non otterressimo colle sole nostre preghiere.4 Noi la preghiamo, dice S. Anselmo, ut dignitas intercessoris suppleat inopiam nostram (De exc. V., c. 6). Sicché, soggiunge il santo, il supplicare la Vergine con tale speranza, non è diffidare della misericordia di Dio, ma temere della propria indisposizione: Unde Virginem interpellare, non est de divina misericordia diffidere, sed de propria indignitate formidare (Loc. cit.).5
Con ragione dunque la S. Chiesa applica a Maria le parole dell'Ecclesiastico (Cap. XXIV, [24]) con cui la chiama: Mater... sanctae spei, la madre che fa nascere in noi, non già la speranza vana de' beni miserabili e transitori di questa vita, ma la speranza santa de' beni immensi ed eterni della vita beata. Ave, animae spes, così salutava S. Efrem la divina Madre: ave, Christianorum firma salus: ave, peccatorum adiutrix: ave, vallum fidelium et mundi salus (De laud. Virg.):6 Dio ti salvi, diceva, o speranza dell'anima mia, o salute certa de' Cristiani, o aiuto de' peccatori, difesa de' fedeli, e salute del mondo. - Ci avverte S. Basilio che dopo Dio non abbiamo altra speranza, che Maria; e perciò la chiama, post Deum sola spes nostra.7 E S. Efrem, riflettendo all'ordine della presente provvidenza con cui Dio ha disposto - come dice S. Bernardo e appresso a lungo dimostreremo8 - che tutti quelli che si salvano s'abbiano a salvare per mezzo di Maria,9 le dice:
Signora, non lasciate di custodirci e di porci sotto il manto della vostra protezione, giacché noi dopo Dio non abbiamo altra speranza che voi: Nobis non est alia quam a te fiducia, o Virgo sincerissima: sub alis tuae pietatis protege et custodi nos (S. Ephrem, de laud. Virg.).10 Lo stesso le dice S. Tommaso da Villanova, chiamandola unico nostro rifugio, aiuto ed asilo: Tu unicum nostrum refugium, subsidium et asylum (Conc. 3, de Conc. Virg.).11
Di ciò par che ne assegni la ragione S. Bernardo, con dire: Intuere, homo, consilium Dei, consilium pietatis; redempturus humanum genus, universum pretium contulit in Maria (Serm. de Nat.):12 Guarda, o uomo, il disegno di Dio, disegno fatto per potere a noi con più abbondanza dispensare la sua misericordia: volendo egli redimere il genere umano, ha posto tutto il valore della Redenzione in mano di Maria, acciocché ella lo dispensi a sua voglia.
Ordinò Dio a Mosè che avesse fatto il propiziatorio di oro purissimo, dicendogli che di là volea poi parlargli: Facies et propitiatorium de auro mundissimo... Inde praecipiam et loquar ad te (Exod., c. XXV, 17 et 22). Dice un autore (Paciucc., Exc. 20, in Sal. Ang., 11) che questo propiziatorio è Maria, donde il Signore parla agli uomini, e di là concede a noi il perdono, le grazie e i doni: Te universus mundus continet commune propitiatorium. Inde pientissimus Dominus loquitur ad cor, inde responsa dat benignitatis et veniae, inde munera largitur, inde nobis omne bonum emanat.13 E perciò,
dice S. Ireneo che 'l Verbo divino, prima d'incarnarsi nel seno di Maria, mandò l'Arcangelo a richiederne il suo consenso, perché volle che da Maria derivasse al mondo il mistero dell'Incarnazione: Quid est quod sine Mariae consensu non perficitur Incarnationis mysterium? quia nempe vult illam Deus omnium bonorum esse principium (S. Iren., lib. 3 contr. Valent., cap. 33).14 Onde disse l'Idiota: Per ipsam habet mundus et habiturus est omne bonum (In Praef. contempl. B.M.):15 Ogni bene, ogni aiuto, ogni grazia che gli uomini han ricevuta e riceveranno
da Dio sino alla fine del mondo, tutto loro è venuto e verrà per intercessione e per mezzo di Maria. Avea ragione dunque il divoto Blosio di esclamare: O Maria, quis te non amet? Tu in dubiis es lumen, in maeroribus solatium, in periculis refugium (Cymeliarch., Endol. 1 ad Mar.):16 O Maria, che siete così amabile e così grata con chi v'ama, chi sarà quello stolto ed infelice che non v'amerà? Voi ne' dubbi e confusioni rischiarate le menti di coloro che a voi ricorrono nelle loro afflizioni, voi consolate chi in voi confida ne' pericoli, voi soccorrete chi vi chiama. Tu post Unigenitum tuum, seguita Blosio, certa fidelium salus: Voi dopo il vostro divin Figlio siete la salute certa de' vostri servi fedeli. Ave, desperantium spes, ave, destitutorum adiutrix: Dio vi salvi dunque, o speranza de' disperati, o soccorso degli abbandonati. Cuius honori tantum tribuit Filius, ut quod vis, mox fiat: O Maria, voi siete onnipotente, giacché il vostro Figlio vuol onorarvi con fare subito tutto quello che voi volete.
E S. Germano, riconoscendo in Maria il fonte d'ogni nostro bene e la liberazione da ogni male, così l'invoca: O Domina mea, sola mihi ex Deo solatium, itineris mei directio, debilitatis meae potentia, mendicitatis meae divitiae, vulnerum meorum medicina, dolorum meorum relevatio, vinculorum meorum solutio, salutis meae spes; exaudi orationes meas, miserere suspiriorum meorum, Domina mea, refugium, vita, auxilium, spes et robur meum (S. Germ., in encom. Deip.):17
O mia Signora, voi sola siete il mio sollievo donatomi da Dio, voi la guida del mio pellegrinaggio, voi la fortezza delle mie deboli forze, la ricchezza delle mie miserie, la liberazione delle mie catene, la speranza della mia salute; esaudite, vi prego, le mie suppliche, abbiate pietà de' miei sospiri, voi che siete la mia regina, il rifugio, la vita, l'aiuto, la speranza e la fortezza mia.
Con ragione dunque S. Antonino applica a Maria quel passo della Sapienza: Venerunt autem mihi omnia bona pariter cum illa (cap. VII, 11). Giacché Maria è la madre e dispensatrice di tutti i beni, ben può dire il mondo, e specialmente chi nel mondo vive divoto di questa regina, che insieme colla divozione a Maria egli ha ottenuto ogni bene: Omnium bonorum mater est, et venerunt mihi omnia bona cum illa, scilicet Virgine, potest dicere mundus (S. Antonin., part. IV, tit. 15, c. 20).18 Onde poi diceva assolutamente l'abbate Cellense: Inventa Maria, invenitur omne bonum:19 Chi trova Maria trova ogni bene, trova tutte le grazie, tutte le virtù; poich'ella per mezzo della sua potente intercessione gli ottiene tutto ciò che gli abbisogna per farlo ricco della divina grazia. Ella ci fa sapere che tiene con sé tutte le ricchezze di Dio, cioè le divine misericordie, per dispensarle a beneficio de' suoi amanti: Mecum sunt divitiae et opes superbae... ut ditem diligentes me (Sap. VIII, 21).20 Onde diceva S. Bonaventura (In Spec.) che noi tutti dobbiamo tener sempre gli occhi alle mani di Maria, acciocché per suo mezzo riceviamo quel bene che desideriamo: Oculi omnium nostrum ad manus Mariae semper debent respicere, ut per manus eius aliquid boni accipiamus.21
Oh quanti superbi colla divozione di Maria han trovata
l'umiltà! quanti iracondi la mansuetudine! quanti ciechi la luce! quanti disperati la confidenza! quanti perduti la salute! E questo appunto ella predisse, allorché pronunciò in casa di Elisabetta in quel suo sublime cantico: Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generatione (Luc. II).22 Le quali parole ripetendo S. Bernardo, dice: Ex hoc beatam te dicent omnes generationes, quae omnibus generationibus vitam et gloriam genuisti (Serm. 2, in Pentec.).23 Perciò tutte le genti vi chiameranno beata, perché a tutte le genti voi avete data la vita e la gloria; poiché in voi i peccatori trovano il perdono, e i giusti trovano la perseveranza nella divina grazia: In te peccatores veniam, iusti gratiam inveniunt in aeternum (S. Bernard., loc. cit.). Onde il divoto Laspergio (Lib. IV, Min. op.) introduce il Signore che così parla al mondo: Matrem meam veneratione praecipua venerare: Uomini, dice, poveri figli di Adamo, che vivete in mezzo a tanti nemici ed a tante miserie, procurate di venerare con particolar affetto la Madre vostra. Ego enim mundo dedi in puritatis exemplum, in praesidium tutissimum, ut sit tribulatis asylum: Mentreché io ho data al mondo Maria per vostro esempio, acciocché da lei impariate a viver come si dee; e per vostro rifugio, acciocché a lei ricorriate nelle vostre afflizioni. Quam nemo formidet, nemo ad eam accedere trepidet. Propterea namque adeo feci eam mitem, adeo misericordem, ut neminem aspernat, nulli se neget; omnibus pietatis sinum apertum teneat, neminem a se redire tristem sinat:24 Questa mia figlia, dice Dio, io l'ho fatta tale,
che niuno possa temerne o possa aver ripugnanza di ricorrere a lei; perciò l'ho creata di natura così benigna e pietosa, ch'ella non sa disprezzare alcuno che a lei ricorre, non sa negare il suo favore ad alcuno che lo domanda. Ella a tutti tiene aperto il manto di sua misericordia, e non permette che alcuno mai parta sconsolato da' suoi piedi. Sia dunque sempre lodata e benedetta la bontà immensa del nostro Dio, che ci ha data questa gran madre ed avvocata così tenera ed amorosa.
O Dio, quanto son teneri i sentimenti di confidenza che avea l'innamorato S. Bonaventura verso del nostro amantissimo Redentore Gesù, e verso della nostra amantissima avvocata Maria! (P. 3, Stim. div. am., c. 13).25 Quantumcumque me Deus praesciverit, scio quod seipsum negare non potest: M'abbia il Signore quanto si voglia riprovato, io so che egli non può negarsi a chi l'ama ed a chi di cuore lo cerca. Eum amplexabor, et si mihi non benedixerit, eum non dimittam; et sine me recedere non valebit: Io l'abbraccerò col mio amore, e se non mi benedice, non mai lo lascerò; ed egli senza me non potrà partirsi. In cavernis vulnerum suorum me abscondam, ibique extra se me invenire non poterit: Se altro non potrò, almeno mi nasconderò dentro le sue piaghe, ed iv'io restando, egli non potrà fuori di sé ritrovarmi. In fine, soggiungeva, se il mio Redentore per le mie colpe mi discaccia da' suoi piedi, io mi butterò ai piedi della sua Madre Maria, ed ivi prostrato non mi partirò, fintanto ch'ella non mi ottenga il perdono: Ad Matris suae pedes provolutus stabo, ut mihi veniam impetret. Poiché questa Madre di misericordia non sa né ha saputo mai non compatire le miserie e non contentare
i miserabili che a lei ricorrono per aiuto: Ipsa enim non misereri ignorat, et miseris non satisfacere numquam scivit. Ideoque, concludea, ex compassione mihi ad indulgentiam Filium inclinabit: e perciò, se non per obbligo, almeno per compassione non lascerà d'indurre il Figlio a perdonarmi.
Mirateci dunque, concludiamo con Eutimio, mirateci pure cogli occhi vostri pietosi, o pietosissima nostra Madre; poiché noi siamo vostri servi e in voi abbiamo riposta tutta la nostra speranza: Respice, o Mater misericordiosissima, respice servos tuos; in te enim omnem spem nostram collocavimus (Orat. de Deip.).26
Narrasi nella parte quarta del Tesoro del rosario, al miracolo 85, come vi era un cavaliere divotissimo della divina Madre, il quale si avea fatto nel suo palazzo un divoto oratorio, dove innanzi ad una bella immagine di Maria solea spesso trattenersi orando, non solo di giorno, ma anche di notte, interrompendo il riposo per andare ad onorare la sua amata Signora. Or la moglie, poich'egli era casato,27 dama per altro di molta pietà, osservando che 'l marito nel maggior silenzio della casa sorgeva di letto, e uscendo dalla stanza non ritornava se non dopo molto tempo, entrò la misera in gelosia ed in sospetto di male. Onde un giorno per liberarsi da questa spina che la tormentava, si avanzò a domandare al marito s'egli mai amasse altra donna fuor di lei. Il cavaliere sorridendo le rispose: Or sappi che io amo una signora la più amabile del mondo. A lei ho donato tutto il mio cuore; e prima potrò morire che lasciarla d'amare. E se voi la conosceste, voi stessa mi direste ch'io l'amassi più di quanto or l'amo. Intendeva già della SS. Vergine, ch'egli così teneramente amava. Ma la moglie, entrando allora in maggior sospetto, per meglio accertarsi della verità, di nuovo l'interrogò, se mai egli per ritrovare quella signora ogni notte si levava di letto ed usciva dalla stanza? E 'l cavaliere, che non sapeva la grande agitazione della moglie, rispose di sì. La dama allora falsamente accertata di ciò che non era, accecata dalla passione, che fece?
Una notte, in cui il marito secondo il solito uscì dalla camera, per disperazione prese un coltello e si tagliò la gola, e poco dopo morì.
Il cavaliere, compite le sue divozioni, ritorna alla stanza, va per rimettersi al letto, lo trova tutto bagnato. Chiama la moglie, e non risponde. La scuote, e non si risente. Prende alla fine il lume, e vede il letto pieno di sangue e la moglie morta colla gola ferita. Allora s'avvide che la moglie s'era uccisa per gelosia. Che fece? Serrò a chiave la stanza, e ritornato in cappella si prostrò innanzi alla SS. Vergine, e quivi piangendo dirottamente cominciò a dire: Madre mia, vedete in quale afflizione mi trovo. Se non mi consolate voi, a chi ho da ricorrere? Pensate ch'io per venire ad onorare voi, ho avuta questa disgrazia di vedere mia moglie morta e dannata. Madre mia, voi ci potete rimediare, voi rimediateci.
Eh che chi prega questa Madre di misericordia con confidenza, ne ottiene quel che vuole. Ecco, fatta questa preghiera, si sente chiamare da una serva di casa: Signore, andate alla stanza, perché la signora vi chiama. Il cavaliere non arriva a crederlo per l'allegrezza. Torna, disse alla donzella, vedi bene, se ella veramente mi vuole. Sì, tornò la serva dicendo, andate presto, perché la padrona vi sta aspettando. Va, apre la stanza, e vede la moglie viva, che se li butta a' piedi piangendo, e lo prega a perdonarla, dicendo: Ah sposo mio, la Madre di Dio per le tue preghiere m'ha liberata dall'inferno. Così piangendo tutti due per allegrezza se n'andarono a ringraziare la B. Vergine nell'oratorio. Nella seguente mattina il marito fece un convito di tutti i parenti, a' quali poi fe' narrare il fatto dalla stessa moglie, la quale dimostrava il segno che ancor riteneva della ferita. E tutti più si accesero nell'amore della divina Madre.28
O Madre del santo amore, o vita, rifugio e speranza nostra, voi già sapete che 'l vostro Figlio Gesù Cristo, non contento di farsi il nostro perpetuo avvocato appresso l'Eterno Padre, ha voluto che ancora voi v'impegniate appresso di lui per impetrarci le divine misericordie. Egli ha disposto che le vostre preghiere aiutino la nostra salute, ed ha dato a quelle tanto di forza, che ottengono quanto dimandano. Dunque a voi mi rivolgo, o speranza de' miseri, io misero peccatore. Io spero, Signora, che per li meriti di Gesù Cristo, e poi per la vostra intercessione mi ho da salvare. Così confido, e confido tanto che se la mia salute eterna stesse in mano mia, pure io la metterei in mano vostra; mentre più mi fido della vostra misericordia e protezione, che di tutte le opere mie.
Madre e speranza mia, non mi abbandonate, com'io meriterei. Guardate le mie miserie, e movetevi a pietà, e soccorretemi e salvatemi. Confesso ch'io tante volte ho chiusa co' peccati miei la porta a'lumi ed agli aiuti, che voi dal Signore m'avete procurato. Ma la pietà che voi avete dei miserabili e la potenza che avete appresso Dio, superano il numero e la malizia di tutt'i miei demeriti. È noto al cielo ed alla terra che chi è protetto da voi certamente non si perde. Si scordino dunque tutti di me, e non ve ne scordate voi, o Madre di Dio onnipotente. Dite a Dio ch'io son vostro servo, ditegli che voi mi difendete, e sarò salvo. O Maria, io mi fido di voi; in questa speranza vivo, ed in questa voglio e spero morire, dicendo sempre: Unica spes mea Iesus, et post Iesum Virgo Maria.
§ 2. - Maria è la speranza de' peccatori.
Dopo che Dio creò la terra, creò due luminari, uno maggiore e l'altro minore, cioè il sole acciocché illuminasse di giorno, la luna acciocché illuminasse di notte: Fecitque Deus duo luminaria magna; luminare maius ut praeesset diei, [et] luminare minus ut praeesset nocti (Gen. I, 16). Il sole, dice Ugon cardinale, fu figura di Gesù Cristo, la cui luce godono i giusti, che vivono nel giorno della divina grazia: la luna fu figura di Maria, per cui mezzo son illuminati i peccatori, che vivono nella notte del peccato: Luminare maius Christus, qui praeest iustis: luminare minus idest Maria, quae praeest peccatoribus (In loc. cit.).1 Essendo dunque Maria questa luna propizia a' miseri peccatori, se mai alcun miserabile, dice Innocenzo III, si trova caduto in questa notte della colpa, che ha da fare? Qui iacet in nocte culpae, respiciat lunam, deprecetur Mariam (Serm. 2, de Ass. B.V.).2 Giacch'egli ha perduto la luce del sole, perdendo la divina grazia, si rivolga alla luna, preghi Maria, ed ella gli darà luce per conoscere la miseria del suo stato e forza di presto uscirne. Dice S. Metodio che per le preghiere di Maria continuamente si convertono quasi innumerabili peccatori: Mariae virtute et precibus pene innumerae peccatorum conversiones fiunt.3
Uno de' titoli con cui la S. Chiesa ci fa ricorrere alla divina Madre e che maggiormente rincora i poveri peccatori, è il titolo di Rifugio de' peccatori, con cui l'invochiamo nelle litanie. Anticamente vi erano nella Giudea le città di rifugio, dove i delinquenti che andavano a ricoverarsi erano liberi dalle pene meritate.4 Al presente non vi sono tante città di rifugio, come allora, ma ve n'è una sola, ch'è Maria, di cui fu detto: Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei (Ps. LXXXVI, [3]). Ma con questa differenza, che nelle città antiche non trovavano rifugio tutti i delinquenti né per tutte le sorte di delitti; ma sotto il manto di Maria tutti i peccatori trovano scampo e per ogni delitto che abbiano commesso; basta che alcuno vi ricorra a ricoverarsi.5 Io son la città di rifugio per tutti coloro che a me vengono, dice la nostra Regina: Ego civitas refugii omnium ad me confugientium, le fa dire S. Giovan Damasceno (Or. 2, de Dorm.).6
E basta che uno ricorra; quegli che già avrà avuto la sorte di entrare in questa città, non occorrerà che parli per esser salvo. Convenite celeriter, et ingrediamur civitatem munitam, et sileamus ibi (Ierem. VIII, [14]). Questa città munita, spiega il B. Alberto Magno, è la S. Vergine, munita in grazia ed in gloria.7 Et sileamus ibi: spiega la Glossa: Quia non audemus deprecari Dominum quem offendimus, ipsa deprecetur et roget: Giacché noi non abbiamo ardire di supplicare il Signore per lo perdono, basta ch'entriamo in questa città e tacciamo; perché allora Maria ella parlerà e pregherà per noi. Ond'esorta
un divoto autore (Benedetto Fernandez, in c. 3 Gen.) tutti i peccatori a ricoverarsi sotto il manto di Maria, dicendo: Fugite, o Adam, o Eva, fugite eorum liberi intra sinum Matris Mariae. Ipsa est civitas refugii, spes unica peccatorum:8 Fuggite, o Adamo, o Eva, e voi loro figli che avete sdegnato Dio, fuggite e ricoveratevi nel seno di questa buona Madre. Non lo sapete ch'ella è l'unica città di rifugio e l'unica speranza de' peccatori? come già la chiamo S. Agostino: Unica spes peccatorum (Serm. 18, de sanct.).9
Ond'è che S. Efrem (De laud. Virg.) le dice: Voi siete l'unica avvocata de' peccatori e di coloro che sono privi d'ogni soccorso. E con ciò la saluta: Ave peccatorum refugium et hospitium, ad quam nimirum confugere possunt peccatores:10 Dio vi salvi, rifugio e ricettacolo de' peccatori, in cui solamente i peccatori posson trovare scampo e ricetto. E questo è quello, riflette un autore, che intese di dire Davide allorché disse: Protexit me in abscondito tabernaculi sui (Ps. XXVI, [5]): Il Signore mi ha protetto con farmi nascondere dentro il suo tabernacolo.11 E chi mai è questo tabernacolo di Dio, se non
Maria, come la chiama S. Germano? Tabernaculum a Deo fabricatum, in quo solus Deus ingressus est, sacris mysteriis operaturus in te pro salute omnium hominum:12 Tabernacolo fatto da Dio, in cui non entrò altri che Dio per compire i gran misteri della Redenzione umana. Dice a questo proposito il padre S. Basilio che il Signore ci ha dato Maria, come un pubblico spedale, dove possano esser accolti tutti gl'infermi che son poveri e destituiti d'ogni altro aiuto: Aperuit nobis Deus publicum valetudinarium.13 Or negli spedali fatti apposta per ricetto de' poveri, dimando, chi son quelli che v'abbiano maggior ragione d'esservi accolti, se non quelli che sono più poveri e più infermi?
Perciò chi si trova più misero, perché più scarso di meriti e più oppresso da' mali dell'anima, che sono i peccati, par che possa dire a Maria: Signora, voi siete il rifugio de' poveri infermi; non mi discacciate, mentre essendo io più povero degli altri e più infermo, ho più ragione che voi mi riceviate. Nescimus, diciamole con S. Tommaso da Villanova, nescimus aliud refugium nisi te. Tu sola es unica spes nostra, in qua confidimus. Tu sola patrona nostra, ad quam omnes aspicimus
(Serm. 3, de Nat. B.V.):14 O Maria, noi miseri peccatori non sappiamo trovare altro rifugio fuori di voi. Voi siete l'unica speranza a cui confidiamo la nostra salute; voi siete l'unica avvocata appresso Gesù Cristo, alla quale tutti noi siamo rivolti.
Nelle rivelazioni di S. Brigida (Rev. extr., c. 50) vien chiamata Maria: Sidus vadens ante solem.15 Acciocché intendiamo che quando in un'anima peccatrice vedesi comparire la divozione alla divina Madre, è segno sicuro che tra poco verrà Dio ad arricchirla della sua grazia. Il glorioso S. Bonaventura, per ravvivare la confidenza a' peccatori nella protezione di Maria, ci figura un mare in tempesta, dove i peccatori già caduti dalla nave della divina grazia, già sbattuti di qua e di là da' rimorsi di coscienza e da' timori della divina giustizia, senza luce e senza guida, stiano già vicini a perdere il respiro d'ogni speranza, e a disperarsi; con tal pensiero par che 'l Santo additando loro Maria, chiamata comunemente la stella del mare, alzi la voce e dica loro: Respirate ad illam, perditi peccatores, et perducet vos ad portum (S. Bon., in Ps. 18):16 Poveri peccatori perduti, non vi disperate, alzate gli occhi a questa bella stella, ripigliate il respiro a confidare, poich'ella vi farà uscir dalla tempesta e vi condurrà al porto della salute.
Lo stesso dice S. Bernardo: Si non vis obrui procellis, respice stellam, voca Mariam (Hom. 2, sup. Missus):17 Se non vuoi restar sommerso dalla tempesta, volgiti alla stella e chiama in tuo aiuto Maria. Mentre dice il divoto Blosio (In can. vit. spir., cap. 18) ch'ella è l'unico ricovero di coloro che si trovano aver offeso Dio: Ipsa peccantium singulare refugium. Ella l'asilo di tutti i tentati e tribulati: Ipsa omnium quos tentatio urget, aut calamitas aut persecutio, tutissimum asylum. Questa Madre di misericordia è tutta benigna, tutta dolce, non solo coi giusti, ma ancora co' peccatori e disperati:
Tota mitis est et suavis non solum iustis, verum etiam peccatoribus et desperatis. Sicché quando vede che questi a lei ricorrono e sente che cercano di cuore il suo aiuto, subito li soccorre, gli accoglie ed ottiene il perdono dal suo Figlio: Quos ut ad se ex corde clamare conspexerit, statim adiuvat, suscipit et iudici reconciliat. Ella non sa disprezzare niuno per indegno che sia, e perciò non nega ad alcuno la sua protezione: tutti consola, e basta che appena sia invocata, che subito aiuta chi l'invoca: Nullum aspernens, nulli se negat: omnes consolatur, et tenuiter invocata praesto adest. Colla sua dolcezza spesso sa allettare alla sua divozione e svegliare i peccatori più disamorati con Dio e più immersi nel letargo de' loro peccati: Sua bonitate saepe eos qui Deo minus afficiuntur, ad sui cultum blande allicit; potenterque excitat, ut per huiuscemodi studium praeparentur ad gratiam, et tandem apti reddantur regno caelorum: Acciocché per tal mezzo si dispongano a ricevere la divina grazia, e finalmente si rendano degni della gloria eterna. Talis a Deo facta est, ut nemo ad eam accedere trepidet: Dio ha fatto questa sua diletta Figlia di natural così pietoso e cortese, che niuno possa mai sconfidare di ricorrere alla sua intercessione. Conclude il divoto scrittore: Fieri non potest ut pereat qui Mariae sedulus et humilis cultor exstiterit:18 Finalmente non è possibile che si perda chi con attenzione ed umiltà coltiva la divozione verso questa divina Madre.
Ella è chiamata platano: Quasi platanus exaltata sum (Eccli. XXIV, [19]). Acciocché intendano i peccatori che conforme il platano dà scampo a' viandanti di ripararsi sotto la sua ombra dal calore del sole, così Maria, quando vede accesa
contro di loro l'ira della divina giustizia, gl'invita a ricoverarsi sotto l'ombra della sua protezione. Riflette S. Bonaventura che il profeta Isaia si lamentava a' tempi suoi e diceva: Ecce tu iratus es, et peccavimus... Non est... qui consurgat et teneat te (Is. LXIV, 5, 7): Signore, voi giustamente siete sdegnato co' peccatori, e non vi è chi per noi possa placarvi. Sì, perché allora non era nata ancora al mondo Maria: Ante Mariam, dice il santo, non fuit qui sic Deum detinere auderet (In Spec., c. 7).19 Ma se ora Dio sta irato con qualche peccatore, e Maria prende a proteggerlo, ella trattiene il Figlio che non lo castighi, e lo salva: Detinet Filium ne peccatores percutiat. Anzi siegue a dire S. Bonaventura che niuno può trovarsi più atto di Maria, che giunga anche a porre le mani sulla spada della divina giustizia, acciocché non scenda a punire il peccatore: Nemo tam idoneus qui gladio Domini manus obiiciat.20 - Sullo stesso pensiero dice Riccardo di S. Lorenzo che Dio, prima che fosse Maria al mondo, si lagnava che non vi fosse chi lo trattenesse dal castigare i peccatori; ma che, nata Maria, ella lo placa: Querebatur Dominus ante Mariam: Non est qui consurgat et teneat me (Is. LXIV, v. 7); donec inventa est Maria, quae tenuit eum donec emolliret (Ricc., lib. 2, de laud. Virg.).21
Quindi S. Basilio anima i peccatori e dice: Ne diffidas, peccator, sed in cunctis Mariam sequere et invoca, quam voluit Deus in cunctis subvenire (De Annunc. B. Virg.):22 Peccatore,
non isconfidare, ma ricorri a Maria in tutt'i tuoi bisogni: chiamala in tuo soccorso, che la troverai sempre apparecchiata ad aiutarti; poiché questa è la divina volontà, ch'essa soccorra tutti in tutte le necessità. Questa Madre di misericordia ha tal desiderio di salvare i peccatori più perduti, ch'ella stessa li va cercando per aiutarli; e se questi a lei ricorrono, ben trova ella il modo di renderli cari a Dio.
Desiderava Isacco cibarsi di qualche animale selvaggio, e perciò prometté23 la sua benedizione ad Esaù: Rebecca all'incontro volendo che questa benedizione la ricevesse l'altro suo figlio Giacobbe, gli disse che l'avesse addotti due capretti, perché ella l'avrebbe conditi a piacimento d'Isacco: Pergens ad gregem affer mihi duos haedos (Gen. XXVII, [9]). Dice S. Antonino (Part. 4, tit. 15, c. 2) che Rebecca fu figura di Maria che dice agli angeli: Portatemi peccatori - per cui sono significati i capretti, - perché io li condisco in modo - con ottener loro dolore e risoluzione - che ben li rendo cari e accettabili al mio Signore.24 E Francone abbate, seguendo lo stesso pensiero,
dice che Maria sa talmente condire questi capretti, che non solo adeguino, ma alle volte avanzino il sapore de' cervi: Vere sapiens mulier quae novit sic haedos condire, ut gratiam cervorum coaequent aut etiam superent (Tom. 3, de grat.).25
Rivelò la stessa B. Vergine a S. Brigida (Rev., l. 1, c. 6) non trovarsi al mondo peccatore così nemico di Dio, che se a lei ricorra ed invochi il suo aiuto, non ritorni a Dio e ricuperi la sua grazia: Nullus ita abiectus a Deo qui si me invocaverit, non revertatur ad Deum.26 E la medesima S. Brigida intese un giorno Gesù Cristo che dicea alla sua Madre ch'ella sarebbe pronta ad ottenere anche a Lucifero la divina grazia, se quegli si umiliasse a cercarle aiuto: Etiam diabolo misericordiam exhiberes, si humiliter peteret.27 Quello spirito superbo non sarà mai che si umilii ad implorare la protezione di Maria; ma se mai si desse tal caso che si abbassasse a domandarcela, Maria avrebbe la pietà e la forza colle sue preghiere di ottenergli da Dio il perdono e la salute. Ma quello che non può avverarsi col demonio, ben si avvera co' peccatori, che ricorrono a questa Madre di pietà.
L'arca di Noè fu ben ella figura di Maria, perché siccome in quella trovarono ricovero tutti i bruti della terra, così sotto
il manto di Maria trovan rifugio tutti i peccatori, che per li loro vizi e peccati sensuali son già simili a' bruti; con tale differenza però, dice un autore, quod arca animalia suscepit, animalia servavit (Paciucch., de B.V.):28 Nell'arca entrarono i bruti e bruti restarono: il lupo restò lupo, la tigre restò tigre. Ma sotto il manto di Maria il lupo diventa agnello, la tigre diventa colomba. Un giorno S. Geltrude vide Maria col manto aperto, e sotto di quello molte fiere di diverse specie, pardi, leoni, orsi; e vide che la Vergine non solamente non li discacciava, ma di più colla sua benigna mano dolcemente gli accoglieva e gli accarezzava. Intese la santa che queste fiere sono i miseri peccatori, che allorché ricorrono a Maria, ella gli accoglie con dolcezza ed amore (Ap. Blos., Mon. Spir., c. 1).29
Ben dunque S. Bernardo (Orat. paneg. ad B.V.) ebbe ragione di dire alla Vergine: Signora, voi non abborrite qualsivoglia peccatore, quantunque sozzo ed abbominevole si sia, che a voi si accosti: se egli vi domanderà soccorso, voi non isdegnerete di stendere la pietosa mano a cacciarlo dal fondo della disperazione: Tu peccatorem quantumcumque foetidum non horres; si ad te suspiraverit, tu illum a desperationis barathro pia manu retrahis.30 Oh sia sempre benedetto e ringraziato
il nostro Dio, o Maria amabilissima, che vi ha fatta così dolce e benigna anche verso de' più miseri peccatori. Misero chi non v'ama, e che potendo a voi ricorrere, in voi non confida! Si perde chi non ricorre a Maria; ma chi mai s'è perduto che a Maria è ricorso?
Si narra nella Scrittura che Booz concedé a quella donna chiamata Ruth, che andasse raccogliendo le spighe che restavano cadute dalle mani de' mietitori: Colligebat spicas post terga metentium (Ruth, II, 3). Soggiunge S. Bonaventura: Ruth in oculis Booz, Maria in oculis Domini hanc gratiam invenit, ut ipsa spicas, idest animas a messoribus derelictas, colligere ad veniam possit (S. Bon., in Spec., c. 5).31 Conforme Ruth trovò grazia negli occhi di Booz, così Maria ha trovata la grazia negli occhi del Signore di poter raccogliere le spighe abbandonate da' mietitori: i mietitori sono gli operai evangelici, i missionari, i predicatori, i confessori, che colle loro fatiche tutto giorno raccogliono ed acquistano anime a Dio. Ma vi sono anime ribelli ed indurite che restano anche da questi abbandonate; solo a Maria è concesso di salvare colla sua potente intercessione queste spighe abbandonate. Ma povere poi quelle, che neppure da questa dolce Signora si lasciano prendere! Queste sì che saranno affatto perdute e maledette! Beato all'incontro chi ricorre a questa buona Madre! Non v'è nel mondo, dice il divoto Blosio, peccatore così perduto ed infangato, che Maria l'abborrisca e lo discacci. Ah che se questi verrà a cercarle aiuto, ella la buona Madre ben potrà, ben saprà e ben vorrà riconciliarlo col Figlio ed ottenergli il perdono: Nullum tam exsecrabilem peccatorem orbis habet, quem ipsa abominetur et a se repellat, quemque dilectissimo Nato suo (modo suam precetur opem) non possit, sciat et velit reconciliare (Blos., de dictis PP., c. 5).32
Con ragione dunque, o Regina mia dolcissima, vi saluta S. Giovan Damasceno e vi chiama speranza de' disperati: Salve, spes desperatorum.33 Con ragione S. Lorenzo Giustiniano
vi nomina speranza de' malfattori: Spes delinquentium.34 S. Agostino, unico rifugio de' peccatori: Unica spes peccatorum.35 S. Efrem, porto sicuro de' naufraghi: Naufragorum portus tutissimus.36 Lo stesso santo giunge a chiamarvi protettrice de' dannati: Protectrix damnatorum.37 Con ragione finalmente S. Bernardo esorta a non disperarsi anche i disperati, onde pieno di giubilo e di tenerezza verso questa sua carissima Madre, le dice amorosamente: Signora, e chi non avrà confidenza in voi, se voi soccorrete anche i disperati? Io punto non dubito, soggiunge, che sempreché a voi ricorreremo, otterremo quanto vorremo. In te dunque speri chi dispera: Quis non sperabit in te, quae etiam adiuvas desperatos? Non dubito, quod si ad te venerimus, habebimus quod volemus. In te ergo speret qui desperat (Sup. Salv. Reg.).38 Narra S. Antonino che trovandosi un peccatore in disgrazia di Dio, gli parve di stare avanti il tribunale di Gesù Cristo; il demonio l'accusava, e Maria lo difendeva. Il nemico presentò contro questo povero reo il processo de' peccati, il quale posto nella bilancia della divina
giustizia pesava molto più che tutte le sue opere buone; ma la sua grande avvocata allora che fece? stese la sua dolce mano, la pose sull'altra bilancia e la fe' calare a beneficio del suo divoto, e così gli fece intendere ch'ella gli otteneva il perdono, se egli mutava vita; come in effetto quel peccatore dopo quella visione si convertì e mutò vita.39
Narra il B. Giovanni Erolto, per umiltà nominatosi il Discepolo (In Promptuar.), che vi era un uomo casato, il quale viveva in disgrazia di Dio. La moglie donna dabbene non potendo ridurlo a lasciar il peccato, lo pregò che almeno in quel suo stato miserabile avesse fatta questa divozione alla Madre di Dio, cioè che ogni volta che fosse passato avanti a qualche sua immagine, l'avesse salutata con un'Ave Maria. Il marito cominciò a praticare questa divozione.
Una notte portandosi quello scellerato a peccare, vide un lume, osservò, e si accorse che era una lampada che ardeva avanti una divota immagine di Maria che teneva in braccio Gesù bambino. Disse l'Ave Maria secondo il solito; ma poi che vide? vide il bambino tutto pieno di piaghe, che grondavano di fresco sangue. Allora egli atterrito insieme ed intenerito, considerando che egli co' suoi peccati avea così impiagato il suo Redentore, cominciò a piangere, ma osservò che 'l Bambino gli voltava le spalle. Onde esso tutto confuso ricorse alla SS. Vergine dicendo: Madre di misericordia, il vostro Figlio mi discaccia; io non posso trovare altr'avvocata più pietosa e più potente di voi che gli siete Madre; Regina mia, aiutatemi voi, pregatelo per me. La divina Madre gli rispose da quell'immagine: Voi peccatori mi chiamate madre di misericordia, ma poi non lasciate di farmi madre di miseria, rinnovando al mio Figlio la Passione ed a me i dolori.
Ma pure perché Maria non sa mandare sconsolato chi ricorre a' piedi suoi, si voltò a pregare il Figlio che perdonasse a quel miserabile. Gesù seguiva a dimostrarsi ripugnante a tal perdono; ma la S. Vergine deponendo il Bambino nella nicchia, se gli prostrò avanti dicendo: Figlio, non mi parto
da' piedi vostri, se non perdonate a questo peccatore. Madre, allora disse Gesù, io non posso negarvi niente; volete che gli sia perdonato? io per amor vostro gli perdono: fatelo venire a baciare queste mie piaghe. Andò il peccatore piangendo dirottamente, e conforme baciava le piaghe del Bambino, così quelle si sanavano. In fine Gesù gli diede un abbraccio in segno del perdono, e quegli mutò vita, e d'allora in poi si diede ad una vita santa vivendo innamorato della SS. Vergine, che gli aveva ottenuta una grazia così grande.40
Adoro, o purissima Vergine Maria, il vostro santissimo cuore, che fu la delizia, il riposo di Dio. Cuore tutto pieno di umiltà, di purità e di amore divino. Io infelice peccatore vengo a voi col cuore tutto pieno di fango e di piaghe. O Madre di pietà, non mi sdegnate per questo, ma movetevi a maggior compassione, ed aiutatemi. Non andate cercando in me per aiutarmi né virtù né meriti. Io son perduto e non merito che l'inferno. Mirate solo, vi prego, la confidenza che ho presa in voi e la volontà che ho d'emendarmi. Mirate quel che ha fatto e patito Gesù per me, e poi abbandonatemi, se vi fidate41 d'abbandonarmi. Io vi presento tutte le pene della sua vita, il freddo che patì nella stalla, il viaggio che fece in Egitto, il sangue che sparse, la povertà, i sudori, le tristezze, la morte che sopportò per amor mio alla vostra presenza; e per amor di Gesù impegnatevi a salvarmi.
Ah Madre mia, io non voglio né posso temere che abbiate a discacciarmi or che ricorro a voi e vi dimando soccorso. Se ciò temessi, farei un'ingiuria alla vostra misericordia, che va cercando i miseri per aiutarli. Signora, non negate la vostra
pietà a chi Gesù non ha negato il sangue. Ma i meriti di questo sangue a me non s'applicheranno, se voi non mi raccomandate a Dio. Da voi spero la mia salute.
Io non vi cerco ricchezze, onori o altri beni di terra; vi cerco la grazia di Dio, l'amore al vostro Figlio, l'adempimento della sua volontà, il paradiso per amarlo in eterno. È possibile che non mi esaudiate? No, che voi già mi esaudite, come spero; già pregate per me, già mi procurate le grazie richieste, già mi accettate sotto la vostra protezione.
Madre mia, non mi lasciate; seguite, seguite a pregare per me, finché non mi vediate salvo in cielo a' vostri piedi a benedirvi e ringraziarvi in eterno. Amen.