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S. Alfonso Maria de Liguori Glorie di Maria IntraText CT - Lettura del testo |
CAPITOLO IV. - Ad te clamamus, exsules filii Hevae.
§ 1. - Quanto è pronta Maria ad aiutar chi l'invoca.
Poveri noi, ch'essendo figli dell'infelice Eva, e perciò rei con Dio della stessa sua colpa ed alla medesima pena condannati, andiamo raminghi per questa valle di lagrime, esuli dalla nostra patria, piangendo afflitti da tanti dolori nel corpo e nello spirito! Ma beato chi tra queste miserie spesso si volge alla consolatrice del mondo, al rifugio de' miseri, alla gran Madre di Dio, e divoto la chiama e la prega! Beatus homo qui audit me et [qui] vigilat ad fores meas quotidie (Prov. VIII, 34). Beato, dice Maria, chi ascolta i miei consigli, e non lascia di assistere continuamente d'accanto alle porte della mia misericordia, invocando la mia intercessione e soccorso!
La S. Chiesa ben ella insegna a noi suoi figli con quant'attenzione e confidenza dobbiamo fare continuo ricorso a questa nostr'amorosa protettrice, ordinando che 'l suo culto sia particolare per lei: che fra l'anno si celebrino tante feste in suo onore: che un giorno della settimana sia specialmente consagrato ad ossequio di Maria: che in ogni giorno nell'Officio divino tutti gli ecclesiastici e religiosi l'invochino da parte di
tutto il popolo cristiano, e che tre volte il dì tutti i fedeli a tocco di campana la salutino. Basterebbe a ciò intendere il veder solamente che in tutte le pubbliche calamità la S. Chiesa sempre vuole che si ricorra alla divina Madre con novene, con orazioni, con processioni e visite alle sue chiese ed immagini. Ciò va cercando Maria da noi, d'esser sempre invocata e richiesta, non già per mendicare da noi questi ossequi ed onori, che sono già troppo scarsi al suo merito, ma acciocché così, al crescer della nostra confidenza e divozione, possa maggiormente soccorrerci e consolarci: Ipsa tales quaerit, dice S. Bonaventura, qui ad eam devote et reverenter accedant; hos enim diligit, hos nutrit, hos in filios suscipit (P. 3, Stim. Div. Am., c. 16).1
Dice lo stesso S. Bonaventura (In Spec.) che di Maria fu figura la donna Ruth, che s'interpreta videns et festinans, poiché Maria vedendo le nostre miserie si affretta a soccorrerci colla sua misericordia: Videns enim nostram miseriam est, et festinans ad impendendam suam misericordiam.2 Al che soggiunge il Novarino che Maria, per desiderio di farci bene, non sa frapporre dimora; e non essendo ella avara custode delle sue grazie, come madre di misericordia non può trattenersi in diffondere subito che può ne' suoi servi i tesori della sua liberalità: Nescit nectere moras benefaciendi cupida, nec gratiarum avara custos est; tarda nescit molimina misericordiae mater, beneficentiae suae thesauros in suos effusura (Nov., Umbr. Virg., cap. 10, Exc. 73).3
Oh com'è pronta questa buona Madre ad aiutare chi l'invoca! Duo ubera tua, sicut duo hinnuli capreae (Cant. IV, 5). Spiegando questo passo Riccardo di S. Lorenzo dice che le mammelle di Maria son veloci a dar latte di misericordia a chi la dimanda, come son veloci i capretti: Compressione levissima angelicae salutationis larga stillabunt stillicidia.4 Ci assicura
il mentovato autore che la pietà di Maria si diffonde ad ognuno che la dimanda, ancorché non v'interponesse altra preghiera che una semplice Ave Maria. Perciò il Novarino attesta che la B. Vergine non solamente corre, ma vola a soccorrere chi l'invoca. Ella, dice l'autore, nell'usar misericordia non sa dissomigliarsi dall'uso di Dio: conforme il Signore vola subito a sollevare quei che gli dimandano aiuto, essendo troppo fedele in osservarci la promessa che ci ha fatta: Petite et accipietis; così Maria, quando è invocata, subito si fa pronta ad aiutar chi la prega: Alis utitur Deus, ut suis opituletur, statim advolat: alas sumit et Virgo in nostri auxilium advolatura (Nov., c. 10, Excurs. 73).5 E con ciò s'intende chi sia quella donna dell'Apocalisse, a cui dicesi essersi date due ali di aquila grande per volare al deserto: Et datae sunt mulieri alae duae aquilae magnae ut volaret in desertum (Apoc. XII, 14). Il Ribera spiega per queste ali l'amore con cui Maria volò sempre a Dio: Pennas habet aquilae, quia amore Dei volat.6 Ma il B. Amadeo dice a nostro proposito che queste ali
d'aquila significano la velocità con cui Maria, superando la velocità de' Serafini, soccorre sempre i suoi figli: Motu celerrimo Seraphim alas excedens, ubique suis ut mater occurrit (Hom. 8, de laud. Virg.).7
Perciò si legge nell'Evangelio di S. Luca che quando Maria andò a visitare S. Elisabetta ed a colmare di grazie tutta quella famiglia, ella non fu lenta, ma camminò con fretta per tutto quel viaggio: Exsurgens Maria abiit in montana cum festinatione (Luc. 2).8 Il che poi non si legge del ritorno che di là fece. Perciò anche dicesi ne' Sagri Cantici che le mani di Maria sono fatte al torno: Manus illius tornatiles (Cant. V, 14). Poiché, dice Riccardo di S. Lorenzo, siccome l'arte di lavorare al torno è la più facile e pronta, così Maria è più pronta di tutti gli altri santi ad aiutare i suoi divoti: Sicut ars tornandi promptior est aliis artibus, sic Maria ad benefaciendum promptior est aliis sanctis (De laud. Virg., lib. 5).9 Ella ha sommo desiderio di consolar tutti, ed allorché appena si sente invocare, subito cortese accetta le preghiere e soccorre:
Omnes consolatur, et tenuiter invocata praesto adest (Blosius, in Can. vit. spir., c. 18).10 Con ragione dunque S. Bonaventura chiamava Maria la salute di chi l'invoca: O salus te invocantium;11 significando che per esser salvo basta invocar questa divina Madre, la quale, al dir di Riccardo di S. Lorenzo, si fa trovar sempre pronta ad aiutar chi la prega: Invenies semper paratam auxiliari.12 Poiché dice Bernardino da Busto: Plus vult illa facere tibi bonum, quam tu accipere concupiscas (Mar. 1, serm. 5, de Nom. Mar.):13 Più desidera la gran Signora fare a noi grazie, che noi non desideriamo di riceverle.
Né la moltitudine de' nostri peccati dee diminuirci la confidenza di esser esauditi da Maria, quando noi ricorriamo a' suoi piedi. Ella è madre della misericordia, e la misericordia non trova luogo, se non trova miseri da sollevare. Onde conforme una buona madre non sa sdegnare di dar rimedio ad un figlio infetto di scabbia, benché la cura sia molesta e nauseosa, così la nostra buona Madre non sa abbandonarci, quando a lei ricorriamo, benché sia grande la puzza de' nostri peccati, da' quali ella ha da sanarci. Il sentimento è di Riccardo di S. Lorenzo: Non enim Mater haec dedignatur peccatorem, sicut nec bona mater filium scabiosum. Quia propter hoc factam se recolit misericordiae genitricem. Ubi enim non est miseria, misericordia non habet locum (De laud. Virg., lib. 4).14
E ciò appunto volle significare Maria, allorché si fe' vedere a S. Geltrude, che spandeva il suo manto per accogliere tutti
coloro che a lei ricorreano. Ed intese insieme allora la santa che tutti gli angeli attendono a difendere i divoti di Maria dalle infestazioni dell'inferno (Rev., lib. 4, cap. 49).15
È tanta la pietà che ha di noi questa buona Madre, e tanto è l'amore che ci porta, che non aspetta le nostre preghiere per soccorrerci: Praeoccupat, qui se concupiscunt, ut illis se prius ostendat (Sap. VI). Queste parole della Sapienza S. Anselmo l'applica a Maria, e dice ch'ella precorre ad aiutare coloro che desiderano la sua protezione.16 Col che dobbiamo intendere ch'ella c'impetra molte grazie da Dio prima che noi ne la preghiamo. Che perciò, dice Riccardo di S. Vittore
(In Cant., cap. 23), Maria vien chiamata luna, pulchra ut luna, perché non solo ella come la luna è veloce a correre in aiuto di chi l'invoca, velocitate praestat;17 ma di più è così amante del nostro bene, che ne' nostri bisogni anticipa le nostre suppliche, ed è più pronta la sua misericordia a sovvenirci, che noi ci moviamo ad invocarla: Velocius occurrit eius pietas, quam invocetur, et causas miserorum anticipat (Loc. cit.).18 E ciò nasce, soggiunge lo stesso Riccardo, dall'essere così ripieno di pietà il petto di Maria, che appena ella sa le nostre miserie, che subito diffonde il latte della sua misericordia, né può la benigna Regina intendere il bisogno di qualche anima e non soccorrerla: Adeo replentur ubera tua misericordia, ut alterius miseriae notitia tacta, lac fundant misericordiae. Nec possis miserias scire et non subvenire (Ricc., in Cant., cap. 23).19
E questa gran pietà che ha Maria delle nostre miserie, che la spinge a compatirci e sollevarci ancora quando noi non ne la preghiamo, ben ella ce la fece intendere sin dacché viveva in questa terra, nel fatto delle nozze di Cana, come sta scritto nel Vangelo di S. Luca20 al cap. 2. Vide allora questa Madre pietosa il rammarico di quei sposi che stavano afflitti per lo rossore di vedere mancato il vino nella mensa del convito, e senza punto esserne stata richiesta, mossa solamente dal suo cuore pietoso, che non sa mirare le altrui afflizioni e non compatirle, si fece a pregare il Figlio di consolarli, con esporgli solamente il bisogno di quella famiglia: Vinum non habent. Dopo di che il Figlio, per consolar quella gente e più per contentare il cuore compassionevole della Madre che lo desiderava, fece il miracolo già noto di trasmutare in vino l'acqua riposta in certi vasi. Or qui argomenta il Novarino e dice: Si tam prompta ad auxilium currit non quaesita, quid quaesita
praestitura est? (Cap. 10, Exc. 72):21 Se Maria anche non richiesta è così pronta a soccorrere ne' bisogni, quanto sarà più pronta a consolare chi l'invoca e la prega del suo aiuto?
E se mai alcun dubitasse di non essere soccorso da Maria a lei ricorrendo, così lo riprende Innocenzo III: Quis invocavit eam et non est auditus ab ipsa? (Serm. 2, de Ass. B.V.):22 E chi mai si è trovato ch'abbia cercato aiuto a questa dolce Signora, e Maria non l'abbia aiutato? Quis umquam, o Beata, esclama ancora il B. Eutichiano (In vita S. Theoph.), fideliter omnipotentem tuam rogavit opem, et fuit derelictus? Revera nullus umquam:23 Chi mai, o santa Vergine, è ricorso al vostro gran patrocinio, che può sollevare ogni miserabile e salvare i peccatori più perduti, e da voi è restato abbandonato? Revera nullus umquam. No che questo caso non è mai accaduto né mai accaderà. Io mi contento, diceva S. Bernardo, che non parli più né lodi la vostra misericordia, o Vergine santa, chi mai si trovasse avervi invocata ne' suoi bisogni e si ricordasse d'essere stato da voi non curato: Sileat misericordiam tuam, Virgo beata, qui in necessitatibus te invocatam meminerit defuisse (S. Bern., Serm. 4, de Ass.).24
Più presto, dice il divoto Blosio, avverrà che si distruggano il cielo e la terra, che Maria manchi di soccorrere chi con buona intenzione la supplica del suo soccorso, e in lei confida: Citius caelum cum terra perierint, quam Maria aliquem serio se implorantem sua ope destituat (In Spec., cap. 12).25 E aggiunge
S. Anselmo, per accrescere la nostra confidenza, che allorché ricorriamo a questa divina Madre, non solo dobbiamo star sicuri della sua protezione, ma che alle volte saremo più presto esauditi e salvati col ricorrere a Maria invocando il suo santo nome, che invocando il nome di Gesù nostro Salvatore: Velociter nonnumquam est nostra salus, invocato nomine Mariae, quam invocato nomine Iesu (S. Ans., de Exc. V., c. 6).26 E ne adduce la ragione: Quia ad Christum tamquam iudicem pertinet etiam punire; ad Virginem tamquam patronam, nonnisi misereri. E vuol dire che noi troviamo più presto la salute ricorrendo alla Madre che al Figlio; non già forse perché Maria sia più potente del Figlio a salvarci, mentre sappiamo che Gesù è il nostro unico Salvatore, che unicamente co' meriti suoi ci ha ottenuta e ci ottiene la salute; ma perché noi ricorrendo a Gesù, e considerandolo anche come nostro giudice, a cui spetta ancora di castigare gl'ingrati, può esser che manchiamo della confidenza necessaria per essere esauditi; ma andando a Maria, che altro officio non ha che di compatirci come madre di misericordia, e di difenderci come nostra avvocata, la nostra confidenza par che sia più sicura e più grande: Multa petuntur a Deo et non obtinentur, multa petuntur a Maria et obtinentur; non quia potentior, sed quia Deus eam decrevit sic honorare (Nicephorus, ap. P. Pepe, Grandez. ecc.):27 Molte cose si domandano a Dio, e non si ottengono: si domandano a Maria, e si ottengono. Come va ciò? Risponde Niceforo che ciò succede, non già perché Maria sia più potente di Dio, ma perché Dio ha decretato di così onorare la sua Madre.
È dolce la promessa che su di ciò il medesimo Signore fece intendere a S. Brigida. Si legge nel libro I delle sue Rivelazioni al capo 50, che un giorno questa santa intese parlar Gesù colla Madre, e che le disse: Nulla erit petitio tua in me, quae non audiatur: Madre mia, cerca da me quanto vuoi, ch'io niente mai ti negherò di quanto dimanderai; e sappi, poi soggiunse, che tutti coloro che per amor tuo mi cercheranno qualche grazia, benché siano peccatori, purchè abbian essi volontà di emendarsi, io lor prometto di esaudirli: Et per te omnes
qui per te petunt misericordiam, cum voluntate se emendandi, gratiam habebunt.28 Lo stesso fu rivelato a S. Geltrude, allorché intese dire dallo stesso nostro Redentore a Maria, ch'egli per la sua onnipotenza le avea conceduto di usar misericordia a' peccatori che l'invocano, in qualsivoglia modo a lei fosse piaciuto: Ex omnipotentia mea, Mater, tibi concessi propitiationem omnium peccatorum, qui devote invocant tuae pietatis auxilium, qualicumque modo placeat tibi (Ap. Pepe, loc. cit.).29
Dica dunque ciascuno con gran confidenza, invocando questa Madre di misericordia, come le dicea invocandola S. Agostino: Memorare, piissima Maria, a saeculo non esse auditum, quemquam ad tua praesidia confugientem esse derelictum:30
Ricordatevi, o Signora pietosissima, non essersi inteso mai dacch'è stato il mondo, che alcuno sia stato da voi abbandonato. E perciò perdonatemi, se vi dico ch'io non voglio essere questo primo disgraziato, che ricorrendo a voi abbia da restare abbandonato da voi.
Ben esperimentò la forza di questa orazione S. Francesco di Sales, come si narra nella sua Vita (nel Libro 1, capo 4).31 Era il santo nell'età di diciassette anni in circa, e si trovava allora in Parigi, dove stava applicato agli studi, e insieme tutto dedito alla divozione ed al santo amore di Dio, che lo teneva in dolci delizie di paradiso; quando il Signore, per maggiormente provarlo e stringerlo al suo amore, permise che il demonio gli rappresentasse che quanto faceva era tutto perduto, mentr'egli era riprovato ne' divini decreti. L'oscurità e l'aridezza in cui Dio volle lasciarlo nello stesso tempo, poiché si trovava allora insensibile a tutti i pensieri più dolci della divina bontà, fecero che la tentazione avesse avuto più forza di affliggere il cuore del santo giovinetto, tantoché per tali timori e desolazioni perdé l'appetito, il sonno, il colore e l'allegrezza, in modo che facea compassione a tutti che l'osservavano.
Mentre durava questa orribile tempesta, non sapeva il santo concepire altri pensieri né proferire altre parole che di sconfidenza, e di dolore. «Dunque - dicea, come si riferisce nella sua Vita - io sarò privo della grazia del mio Dio, che per lo passato si è dimostrato a me così amabile e così soave? O amore, o bellezza, a cui io ho consagrati tutti i miei affetti, io non goderò più le vostre consolazioni? O Vergine Madre
di Dio, la più bella di tutte le figlie di Gerusalemme, non vi avrò dunque da vedere nel paradiso? Ah Signora, se io non ho da vedere la vostra bella faccia, non permettete almeno che v'abbia da bestemmiare e maledire nell'inferno.» Questi erano allora i teneri sentimenti di quel cuore afflitto e innamorato di Dio e della Vergine. Durò un mese la tentazione, ma finalmente il Signore si compiacque di liberarnelo per mezzo della Consolatrice del mondo Maria SS., a cui il santo avea già prima consagrata la sua verginità, e in cui dicea di aver collocate tutte le sue speranze.
Nel mentre una sera si ritirava a casa, entrò in una chiesa in cui vide una tavoletta appesa al muro; lesse e vi trovò la seguente orazione di S. Agostino: Memorare, piissima Maria, a saeculo non esse auditum, quemquam ad tua praesidia confugientem esse derelictum. Ivi prostrato davanti all'altare della divina Madre recitò con affetto questa orazione, le rinnovò il voto della sua verginità, promise di recitarle ogni giorno il rosario, e poi le soggiunse: «Regina mia, siatemi voi avvocata appresso del vostro Figlio a cui io non ho ardire di ricorrere. Madre mia, se io infelice nell'altro mondo non potrò amare il mio Signore, che conosco così degno d'essere amato, almeno impetratemi voi ch'io l'ami in questo mondo il più che posso. Questa è la grazia che vi dimando e da voi la spero.» Così pregò la Vergine, e poi tutto si abbandonò in braccio della divina misericordia, rassegnandosi intieramente alla volontà di Dio. Ma appena finita la preghiera, ecco in un subito dalla sua dolcissima Madre fu liberato dalla tentazione: subito ricuperò la pace interna, e con quella anche la sanità del corpo, ed indi seguitò a vivere divotissimo di Maria, le cui lodi e misericordie non cessò poi di pubblicare colle prediche e coi libri in tutta la sua vita.
O Madre di Dio, o regina degli angeli, o speranza degli uomini, ascoltate chi vi chiama e a voi ricorre. Eccomi oggi prostrato a' vostri piedi, io misero schiavo dell'inferno mi dedico per vostro servo perpetuo, offerendomi a servirvi ed onorarvi quanto posso in tutta la mia vita. Vedo già che non vi onora la servitù d'uno schiavo così vile e ribaldo, come son io, avendo così offeso il vostro Figlio e mio Redentore Gesù. Ma se voi
accetterete un indegno per vostro servo, e colla vostra intercessione mutandolo ne lo renderete degno, questa medesima vostra misericordia vi darà quell'onore che non posso rendervi io miserabile. Accettatemi dunque, e non mi rifiutate, o Madre mia. Queste pecorelle perdute venne dal cielo in terra a cercare il Verbo Eterno, e per salvare queste egli si fece vostro figlio. E voi disprezzerete una pecorella che ricorre a voi per ritrovare Gesù? La spesa è già fatta per la mia salute: il mio Salvatore ha già sparso il suo sangue, che basta a salvare infiniti mondi. Resta solo che questo sangue s'applichi anche a me. E ciò a voi sta, Vergine benedetta; a voi sta, mi dice S. Bernardo, il dispensare i meriti di questo sangue a chi vi piace.32 A voi sta, vi dice anche S. Bonaventura, il salvare chi volete: Quem ipsa vis, salvus erit.33 Dunque, regina mia, aiutatemi: regina mia, salvatemi. A voi consegno oggi tutta l'anima mia: voi pensate a salvarla. O salute di chi v'invoca, termino collo stesso santo, o salus te invocantium, salvatemi voi.34
§ 2. - Quanto è potente Maria in difendere chi l'invoca nelle tentazioni del demonio.
Non solo Maria SS. è regina del cielo e de' santi, ma ben anche dell'inferno e de' demoni, per averli ella valorosamente sconfitti colle sue virtù. Già sin dal principio del mondo predisse Dio al serpente infernale la vittoria e l'impero, che avrebbe ottenuto sopra di lui la nostra regina, allorché annunziò che sarebbe venuta al mondo una donna, la quale l'avrebbe vinto: Inimicitias ponam inter te et mulierem... ipsa conteret caput tuum (Gen. III, 15). E chi mai fu questa donna sua nemica, se non Maria, che colla sua bella umiltà e santa vita sempre lo vinse ed abbattè le sue forze? Mater Domini Iesu Christi in illa muliere promissa est, attesta S. Cipriano. E
perciò riflette che Dio non disse pono, ma ponam, ne ad Hevam pertinere videatur.1 Disse, porrò inimicizia tra te e la donna, per significare che questa sua debellatrice non era già Eva allora vivente, ma doveva essere un'altra donna da lei discendente, che dovev'a' nostri progenitori apportare maggior bene, dice S. Vincenzo Ferreri, che non era stato già quello, ch'essi avevano perduto col lor peccato: Parentibus primis Virginem ab ipsis processuram, quae afferret maius bonum, quam ipsi perdiderunt (Serm. 2, de Nat. Virg.).2 Maria dunque è stata questa gran donna forte, che ha vinto il demonio e gli ha schiacciato il capo con abbattere la sua superbia, come il Signore soggiunse: Ipsa conteret caput tuum. Dubitano alcuni se queste parole si riferiscano a Maria oppure a Gesù Cristo, poiché i Settanta voltano: Ipse conteret caput tuum. Ma nella nostra Volgata - che solamente abbiamo come approvata di fede dal Concilio di Trento3 - sta Ipsa e non Ipse; e così l'hanno inteso S. Ambrogio, S. Girolamo, S. Agostino, S. Giovanni Grisostomo ed altri moltissimi.4 Sia però come si
voglia, è certo che o il Figlio per mezzo della Madre, o la Madre per virtù del Figlio ha disfatto Lucifero: sicché il superbo a suo dispetto è restato poi conculcato ed abbattuto da questa Vergine benedetta, dice S. Bernardo. Onde come schiavo in guerra vinto, è forzato sempre ad ubbidire a' comandi di questa regina: Sub Mariae pedibus conculcatus et contritus miseram patitur servitutem (S. Bern., serm. in Sig. magn.).5 Dice S. Brunone che Eva con farsi vincere dal serpente ci apportò la morte e le tenebre; ma la B. Vergine con vincere il demonio ci apportò la vita e la luce: In Heva mors et caligo; in Maria vita consistit et lux. Illa a diabolo victa est, haec diabolum vicit et ligavit (Ap. Scala Franc., p. 4, cap. 10).6 E lo legò in modo che non può muoversi il nemico a far minimo danno a' suoi divoti.
È bella la spiega7 che fa Riccardo di S. Lorenzo a quelle parole de' Proverbi: Confidit in ea cor viri sui, et spoliis non indigebit (Prov. XXXI, [11]). Spiega Riccardo: Confidit in ea cor viri sui, scilicet Christi. Et spoliis non indigebit; ipsa enim quasi ditat sponsum suum, quibus spoliat diabolum.8 Dio ha
fidato in mano di Maria il Cuore di Gesù, acciocché sia sua cura di farlo amare dagli uomini, come spiega Cornelio.9 Ed in tal modo non gli mancheranno spoglie, cioè acquisti d'anime; poich'ella l'arricchisce d'anime, di cui spoglia l'inferno, salvandole da' demoni col suo potente aiuto.
Già si sa che la palma è il segno delle vittorie; perciò la nostra Regina è stata collocata in alto trono a vista di tutti i potentati, come palma in segno della vittoria sicura, che si possono promettere tutti quelli, che si pongono sotto il suo patrocinio: Quasi palma exaltata sum in Cades (Eccli. XXIV, 18). Scilicet ad defendendum, come soggiunge il B. Alberto Magno.10 Figli, par che dica a noi con queste parole Maria, quando il nemico vi assalta, ricorrete a me, guardate me e fate animo; perché in me, che vi difendo, guarderete insieme la vostra vittoria. Sicché il ricorrere a Maria è un mezzo sicurissimo per vincere tutte le infestazioni dell'inferno. Mentr'ella, dice S. Bernardino da Siena, anche dell'inferno è regina, e signora de' demoni, essendo quella che li doma ed abbatte: Beata Virgo dominatur in regno inferni. Dicitur igitur Domina daemonum, quasi domans daemones (Serm. 3, de glor. nom. Mar.).11 E perciò Maria vien chiamata terribile contro le potestà dell'inferno, come un esercito ben ordinato: Terribilis
ut castrorum acies ordinata (Cant. VI, 3). Acies ordinata, poiché sa ben ella ordinare la sua potenza, la sua misericordia, e le sue preghiere a confusione de' nemici e a beneficio de' suoi servi, che nelle tentazioni invocano il suo potentissimo soccorso.
Ego quasi vitis fructificavi suavitatem odoris (Eccli. XXIV, 23). Io come vite, le fa dire lo Spirito Santo, ho dati frutti di soave odore. Aiunt, soggiunge S. Bernardo in questo passo, de florescentibus vitibus omne reptile venenatum excedere loco (Serm. 60, in Cant.).12 Conforme dalle viti fuggono tutti i serpenti velenosi, così fuggono i demoni da quelle anime fortunate, in cui sentono l'odore della divozione a Maria. - Perciò ella anche si chiama cedro: Quasi cedrus exaltata sum in Libano (Eccli. XXIV, 17). Non solo perché, come il cedro è libero dalla corruzione, così Maria fu illesa dal peccato; ma anche perché, dice Ugon cardinale su detto luogo, come il cedro col suo odore mette in fuga i serpenti, così Maria colla sua santità mette in fuga i demoni: Cedrus odore suo fugat serpentes, et B. Virgo daemones.13
Nella Giudea per mezzo dell'arca si ottenevano le vittorie. Così Mosè vinceva i nemici: Cumque elevaretur arca, dicebat Moyses: Surge, Domine, et dissipentur inimici tui (Num. X, 35). Così fu vinta Gerico, così vinti i Filistei: Erat enim ibi arca Dei (I Reg. XIV, 18). Già è noto che quest'arca fu figura di Maria: Arca continens manna, idest Christum, est B. Virgo, quae victoriam contra homines et daemones largitur (Cornel. a Lap.).14 Siccome nell'arca si trovava la manna, così in Maria si trova Gesù, di cui parimente fu figura la manna; e per mezzo di quest'arca si dona la vittoria contra i nemici della terra e dell'inferno. Onde dice S. Bernardino da Siena che quando Maria, arca del Nuovo Testamento, fu innalzata ad essere regina del cielo, restò allora indebolita ed abbattuta
la potenza dell'inferno sopra gli uomini: Quando elevata fuit Virgo gloriosa ad caelestia regna, daemonis potentia imminuta est et dissipata (Tom. 3, de B.V. Serm. 11).15
Oh quanto tremano di Maria e del suo gran nome i demoni dell'inferno, dice S. Bonaventura: O quam tremenda est Maria daemonibus! (Spec. Virg., c. 3).16 Il santo paragona questi nemici a quelli di cui parla Giobbe, e dice che: Perfodit in tenebris domos... Si subito apparuerit aurora, arbitrantur umbram mortis (Iob, XXIV, 16, [17]). I ladri nelle tenebre vanno a rubar le case, ma se ivi apparisce l'aurora, fuggono come se loro apparisse l'immagine della morte. Così appunto dice S. Bonaventura che i demoni entrano nell'anima in tempo che l'anima sta oscurata dall'ignoranza: Perfodiunt in tenebris ignorantiae domos mentium nostrarum. Ma poi soggiunge: Si subito supervenerit aurora, idest Mariae gratia et misericordia, sic fugiunt, sicut omnes fugiunt mortem (S. Bon., in Spec. Virg.).17 Subito che nell'anima viene la grazia e la misericordia di Maria, questa bella aurora discaccia le tenebre e mette in fuga i nemici infernali da quella come dalla morte. Oh beato chi sempre nelle battaglie coll'inferno invoca il bel nome di Maria!
In conferma di ciò fu rivelato a S. Brigida (Serm. Ang., cap. 20) che Dio ha fatta così potente Maria sopra tutti i demoni, che quante volte essi assaltano un divoto della Vergine, che
dimanda il suo aiuto, ad un cenno di lei subito atterriti se ne fuggon lontano; contentandosi più presto che lor si raddoppino le pene, che di vedersi da Maria colla sua potenza così dominati: Super omnes etiam malignos spiritus ipsam sic potentem effecit, quod quotiescumque ipsi hominem Virginis auxilium implorantem impugnaverint, ad ipsius Virginis nutum illico pavidi procul diflugiunt; volentes potius suas poenas multiplicari, quam eiusdem Virginis potentiam super se taliter dominari (Loc. cit.).18
Sulle parole con cui lo Sposo divino lodò questa sua amata Sposa, quando la chiamò giglio, e disse che come il giglio è tra le spine, così era questa sua diletta tra tutte l'altre sue figlie: Sicut lilium inter spinas, sic amica mea inter filias (Cant. II, 2); riflette Cornelio in detto luogo e dice: Sicut lilium valet inter serpentes et venena, sic B. Virginis invocatio singulare est remedium in omni tentatione, praesertim libidinis, ut experientia constat:19 Come è rimedio il giglio contro i serpi e i veleni, così l'invocazione di Maria è rimedio singolare a vincere tutte le tentazioni, specialmente d'impurità, siccome comunemente l'esperimentano quelli che lo praticano.
Diceva S. Giovanni Damasceno: Insuperabilem spem tuam habens, o Deipara, servabor. Persequar inimicos meos, solam habens ut thoracem protectionem tuam et omnipotens auxilium tuum (In Annunc. Dei Gen.).20 E lo stesso può dir ciascuno
che gode la sorte d'essere servo di questa gran Regina: O Madre di Dio, se spero in voi, certamente non sarò vinto, poiché difeso da voi io inseguirò i miei nemici, ed opponendo loro come scudo la vostra protezione e 'l vostro aiuto onnipotente, sicuramente li vincerò. Poiché dice Giacomo monaco, dottore tra' PP. Greci, (or. in Nat. Deip.) parlando di Maria col Signore: Tu arma omni vi belli potentiora, trophaeumque invictum praestitisti:21 Voi, Signor mio, ci avete data questa Madre per un'arma potentissima da vincere sicuramente tutti i nostri nemici.
Si narra nell'Antico Testamento che il Signore guidava il suo popolo dall'Egitto alla terra promessa nel giorno con una colonna di nube e nella notte con una colonna di fuoco: Per diem in columna nubis et per noctem in columna ignis (Exod. XIII, 21). In questa colonna, or di nube or di fuoco, dice Riccardo di S. Lorenzo che fu figurata Maria e i due offici ch'ella esercita continuamente a nostro bene: come nube ci protegge dall'ardore della divina giustizia, e come fuoco ci protegge da' demoni: Ecce duo officia ad quae data est nobis Maria; scilicet ut nos protegat a calore solis iustitiae, tamquam nubes, et tamquam ignis, ut omnes nos protegat contra diabolum (Lib. 7, de laud. Virg.).22 Fuoco, mentre soggiunge S. Bonaventura che siccome la cera si liquefa alla faccia del fuoco, così i demoni perdono le forze con quell'anime che spesso si ricordano del nome di Maria e divotamente l'invocano, e tanto più se cercano d'imitarla: Fluunt sicut cera a facie ignis, ubi inveniunt crebram huius nominis recordationem, devotam invocationem, sollicitam imitationem (S. Bon., in Spec.).23
Oh come tremano, afferma S. Bernardo, i demoni al sentire solamente proferire il nome di Maria: In nomine Mariae omne genu flectitur; et daemones non solum pertimescunt, sed, audita hac voce, contremiscunt (Serm. sup. Miss.).24 Conforme gli uomini, soggiunge Tommaso de Kempis, (Lib. 4, ad Nov.) cadono a terra per timore, allorché un tuono dal cielo cade lor vicino, così cadono abbattuti i demoni al sentir nominare Maria: Expavescunt caeli reginam spiritus maligni et diffugiunt, audito nomine eius, velut ab igne. Tamquam tonitruum de caelo factum sit, prosternuntur ad sanctae Mariae vocabulum.25 Ed oh quante belle vittorie di questi nemici han riportato i divoti di Maria col suo santissimo nome! Così li vinse S. Antonio di Padova,26 così il B. Enrico Susone,27 così tanti
altri amanti di Maria. Si sa dalle relazioni delle missioni del Giappone che ivi ad un certo cristiano una volta comparvero molti demoni in forma di feroci animali a spaventarlo e minacciarlo; ma egli disse lor così: «Io non ho armi di cui possiate voi temere; se vel permette l'Altissimo, fate di me quel che vi piace. Del resto adopro in mia difesa i dolcissimi nomi di Gesù e di Maria.» Così disse appena, ed ecco che al suono de' tremendi nomi si aprì la terra, e precipitarono quei spiriti superbi.28 E S. Anselmo attesta per sua esperienza di aver veduto ed inteso molti che al nominare Maria subito sono stati liberati da' pericoli: Saepe vidimus et audivimus plurimos homines in suis periculis nominis recordari Mariae, et illico omnis periculi malum evasisse (S. Ans., de Exc. Virg., c. 6).29
Gloriosum et admirabile est nomen tuum, o Maria; qui illud retinent non expavescunt in puncto mortis; nam daemones audientes hoc nomen Mariae, statim relinquunt animam (S. Bonaventura, in Psalt. B.V.):30 Troppo glorioso, o Maria,
ed ammirabile è il vostro gran nome: quelli che si ricordano di nominarlo in punto di morte, non temono di tutto l'inferno; poiché i demoni in sentir nominare Maria subito abbandonano l'anima. Ed aggiunge il santo che non si teme così da' nemici in terra un grande esercito d'armati, come temono le potestà dell'inferno il nome di Maria e la sua protezione: Non sic timent hostes visibiles castrorum multitudinem copiosam, sicut aereae potestates Mariae vocabulum et patrocinium.31 Voi Signora, dice S. Germano, colla sola invocazione del vostro potentissimo nome rendete sicuri i vostri servi da tutti gli assalti del nemico: Tu hostis contra servos tuos invasiones, sola tui nominis invocatione tutos servas (Serm. de Zona Virg.).32 Oh se i Cristiani stessero attenti nelle tentazioni ad invocare con confidenza il nome di Maria, è certo che non mai caderebbero. Sì, perché dice il B. Alano che al tuono di questo gran nome fugge il demonio e trema l'inferno: Satan fugit, infernus contremiscit, cum dico: Ave Maria.33 Anzi rivelò la stessa Regina a S. Brigida (Lib. 1 Rev., c. 9) che anche da' peccatori più perduti, più lontani da Dio e più posseduti dal demonio, parte il nemico subito che sente da quelli invocare in loro aiuto, con vera volontà d'emendarsi, il di lei potentissimo nome: Omnes daemones audientes hoc nomen, Maria, statim relinquunt animam quasi territi. Ma soggiunse la Vergine che i nemici, se l'anima non si emenda, e non toglie col dolore da sé il peccato, i demoni subito fanno a lei ritorno e sieguono a possederla: Et revertuntur ad eam, nisi aliqua emendatio subsequatur.34
In Recispergio vi era Arnoldo canonico regolare, molto divoto della B. Vergine. Questi, venendo a morte, prese i sacramenti, e dopo aver chiamati i suoi religiosi, pregolli a non abbandonarlo in quell'ultimo passo. Appena ciò detto, ecco che alla loro presenza cominciò tutto a tremare, stravolse gli occhi, sudò freddo e con voce tremante disse: Non vedete que' demoni che mi vogliono strascinare all'inferno? E poi gridò: Fratelli miei, invocate per me l'aiuto di Maria; in lei confido che mi darà vittoria. A tali parole quelli recitarono le litanie della Madonna, e nel dire: Sancta Maria, ora pro eo, ripigliò il moribondo: Replicate, replicate il nome di Maria, perché già sono al tribunale di Dio. Si fermò un poco, e poi soggiunse: È vero che l'ho fatto, ma ne ho fatta la penitenza. E voltatosi alla Vergine, disse: O Maria, io sarò liberato, se voi mi aiutate.
Appresso i demoni gli diedero un altro assalto, ma egli si difendeva col segnarsi col Crocifisso e con invocare Maria. Così passò tutta quella notte. Al fine giunta la mattina, tutto rasserenato esclamò Arnoldo con allegrezza: Maria la Signora mia, il rifugio mio, m'ha impetrato il perdono e la salute. Indi guardando la Vergine che l'invitava a seguirla, egli disse: Vengo, Signora, vengo. E facendosi forza per alzarsi, non potendo seguirla col corpo, dolcemente spirando, la seguì coll'anima, come speriamo, al regno della gloria beata (Appresso il P. Auriemma, Affetti scambiev., Tom. I, cap. 7).35
Ecco a' vostri piedi, o mia speranza Maria, un povero peccatore, che sono stato tante volte per mia colpa schiavo dell'inferno. Conosco che mi ho fatto vincere da' demoni, per non ricorrere a voi, mio rifugio. Se a voi foss'io sempre ricorso, se vi avessi invocato, no, che non sarei mai caduto. Io spero, Signora mia amabilissima, che per mezzo vostro io già sia uscito dalle mani de' demoni, e che Dio già m'abbia perdonato. Ma tremo che per l'avvenire non abbia di nuovo a cadere nelle loro catene. So che i nemici non han perduta la speranza di tornarmi a vincere, e già mi apparecchiano nuovi assalti e tentazioni. Ah Regina e rifugio mio, aiutatemi voi. Mettetemi sotto il vostro manto; non permettete di vedermi di nuovo fatto loro schiavo.
So che voi mi aiuterete e mi darete vittoria, sempreché io v'invoco. Ma di questo io temo, temo che nelle tentazioni io m'abbia a scordare di voi e di chiamarvi. Questa dunque è la grazia che vi cerco e voglio da voi, Vergine SS., che io mi ricordi sempre di voi e specialmente quando mi ritrovo nelle battaglie; datemi ch'io non lasci d'invocarvi spesso, con dire: Maria aiutami, aiutami Maria.
E quando finalmente sarà giunto il giorno del mio ultimo contrasto coll'inferno nel punto di mia morte, ah Regina mia, assistetemi maggiormente allora, e voi stessa ricordatemi d'invocarvi allora più spesso, o colla bocca o col cuore, acciocché io spirando col vostro dolcissimo nome in bocca, e del vostro figlio Gesù, possa venire a benedirvi e lodarvi, per non partirmi più da' vostri piedi per tutta l'eternità in paradiso. Amen.
La tua benignità non pur soccorre
Liberamente al dimandar precorre.