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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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CAPITOLO IV. - Ad te clamamus, exsules filii Hevae.

§ 1. - Quanto è pronta Maria ad aiutar chi l'invoca.

Poveri noi, ch'essendo figli dell'infelice Eva, e perciò rei con Dio della stessa sua colpa ed alla medesima pena condannati, andiamo raminghi per questa valle di lagrime, esuli dalla nostra patria, piangendo afflitti da tanti dolori nel corpo e nello spirito! Ma beato chi tra queste miserie spesso si volge alla consolatrice del mondo, al rifugio de' miseri, alla gran Madre di Dio, e divoto la chiama e la prega! Beatus homo qui audit me et [qui] vigilat ad fores meas quotidie (Prov. VIII, 34). Beato, dice Maria, chi ascolta i miei consigli, e non lascia di assistere continuamente d'accanto alle porte della mia misericordia, invocando la mia intercessione e soccorso!

La S. Chiesa ben ella insegna a noi suoi figli con quant'attenzione e confidenza dobbiamo fare continuo ricorso a questa nostr'amorosa protettrice, ordinando che 'l suo culto sia particolare per lei: che fra l'anno si celebrino tante feste in suo onore: che un giorno della settimana sia specialmente consagrato ad ossequio di Maria: che in ogni giorno nell'Officio divino tutti gli ecclesiastici e religiosi l'invochino da parte di


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tutto il popolo cristiano, e che tre volte il tutti i fedeli a tocco di campana la salutino. Basterebbe a ciò intendere il veder solamente che in tutte le pubbliche calamità la S. Chiesa sempre vuole che si ricorra alla divina Madre con novene, con orazioni, con processioni e visite alle sue chiese ed immagini. Ciò va cercando Maria da noi, d'esser sempre invocata e richiesta, non già per mendicare da noi questi ossequi ed onori, che sono già troppo scarsi al suo merito, ma acciocché così, al crescer della nostra confidenza e divozione, possa maggiormente soccorrerci e consolarci: Ipsa tales quaerit, dice S. Bonaventura, qui ad eam devote et reverenter accedant; hos enim diligit, hos nutrit, hos in filios suscipit (P. 3, Stim. Div. Am., c. 16).1

Dice lo stesso S. Bonaventura (In Spec.) che di Maria fu figura la donna Ruth, che s'interpreta videns et festinans, poiché Maria vedendo le nostre miserie si affretta a soccorrerci colla sua misericordia: Videns enim nostram miseriam est, et festinans ad impendendam suam misericordiam.2 Al che soggiunge il Novarino che Maria, per desiderio di farci bene, non sa frapporre dimora; e non essendo ella avara custode delle sue grazie, come madre di misericordia non può trattenersi in diffondere subito che può ne' suoi servi i tesori della sua liberalità: Nescit nectere moras benefaciendi cupida, nec gratiarum avara custos est; tarda nescit molimina misericordiae mater, beneficentiae suae thesauros in suos effusura (Nov., Umbr. Virg., cap. 10, Exc. 73).3

Oh com'è pronta questa buona Madre ad aiutare chi l'invoca! Duo ubera tua, sicut duo hinnuli capreae (Cant. IV, 5). Spiegando questo passo Riccardo di S. Lorenzo dice che le mammelle di Maria son veloci a dar latte di misericordia a chi la dimanda, come son veloci i capretti: Compressione levissima angelicae salutationis larga stillabunt stillicidia.4 Ci assicura


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il mentovato autore che la pietà di Maria si diffonde ad ognuno che la dimanda, ancorché non v'interponesse altra preghiera che una semplice Ave Maria. Perciò il Novarino attesta che la B. Vergine non solamente corre, ma vola a soccorrere chi l'invoca. Ella, dice l'autore, nell'usar misericordia non sa dissomigliarsi dall'uso di Dio: conforme il Signore vola subito a sollevare quei che gli dimandano aiuto, essendo troppo fedele in osservarci la promessa che ci ha fatta: Petite et accipietis; così Maria, quando è invocata, subito si fa pronta ad aiutar chi la prega: Alis utitur Deus, ut suis opituletur, statim advolat: alas sumit et Virgo in nostri auxilium advolatura (Nov., c. 10, Excurs. 73).5 E con ciò s'intende chi sia quella donna dell'Apocalisse, a cui dicesi essersi date due ali di aquila grande per volare al deserto: Et datae sunt mulieri alae duae aquilae magnae ut volaret in desertum (Apoc. XII, 14). Il Ribera spiega per queste ali l'amore con cui Maria volò sempre a Dio: Pennas habet aquilae, quia amore Dei volat.6 Ma il B. Amadeo dice a nostro proposito che queste ali


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d'aquila significano la velocità con cui Maria, superando la velocità de' Serafini, soccorre sempre i suoi figli: Motu celerrimo Seraphim alas excedens, ubique suis ut mater occurrit (Hom. 8, de laud. Virg.).7

Perciò si legge nell'Evangelio di S. Luca che quando Maria andò a visitare S. Elisabetta ed a colmare di grazie tutta quella famiglia, ella non fu lenta, ma camminò con fretta per tutto quel viaggio: Exsurgens Maria abiit in montana cum festinatione (Luc. 2).8 Il che poi non si legge del ritorno che di fece. Perciò anche dicesi ne' Sagri Cantici che le mani di Maria sono fatte al torno: Manus illius tornatiles (Cant. V, 14). Poiché, dice Riccardo di S. Lorenzo, siccome l'arte di lavorare al torno è la più facile e pronta, così Maria è più pronta di tutti gli altri santi ad aiutare i suoi divoti: Sicut ars tornandi promptior est aliis artibus, sic Maria ad benefaciendum promptior est aliis sanctis (De laud. Virg., lib. 5).9 Ella ha sommo desiderio di consolar tutti, ed allorché appena si sente invocare, subito cortese accetta le preghiere e soccorre:


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Omnes consolatur, et tenuiter invocata praesto adest (Blosius, in Can. vit. spir., c. 18).10 Con ragione dunque S. Bonaventura chiamava Maria la salute di chi l'invoca: O salus te invocantium;11 significando che per esser salvo basta invocar questa divina Madre, la quale, al dir di Riccardo di S. Lorenzo, si fa trovar sempre pronta ad aiutar chi la prega: Invenies semper paratam auxiliari.12 Poiché dice Bernardino da Busto: Plus vult illa facere tibi bonum, quam tu accipere concupiscas (Mar. 1, serm. 5, de Nom. Mar.):13 Più desidera la gran Signora fare a noi grazie, che noi non desideriamo di riceverle.

Né la moltitudine de' nostri peccati dee diminuirci la confidenza di esser esauditi da Maria, quando noi ricorriamo a' suoi piedi. Ella è madre della misericordia, e la misericordia non trova luogo, se non trova miseri da sollevare. Onde conforme una buona madre non sa sdegnare di dar rimedio ad un figlio infetto di scabbia, benché la cura sia molesta e nauseosa, così la nostra buona Madre non sa abbandonarci, quando a lei ricorriamo, benché sia grande la puzza de' nostri peccati, da' quali ella ha da sanarci. Il sentimento è di Riccardo di S. Lorenzo: Non enim Mater haec dedignatur peccatorem, sicut nec bona mater filium scabiosum. Quia propter hoc factam se recolit misericordiae genitricem. Ubi enim non est miseria, misericordia non habet locum (De laud. Virg., lib. 4).14

E ciò appunto volle significare Maria, allorché si fe' vedere a S. Geltrude, che spandeva il suo manto per accogliere tutti


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coloro che a lei ricorreano. Ed intese insieme allora la santa che tutti gli angeli attendono a difendere i divoti di Maria dalle infestazioni dell'inferno (Rev., lib. 4, cap. 49).15

È tanta la pietà che ha di noi questa buona Madre, e tanto è l'amore che ci porta, che non aspetta le nostre preghiere per soccorrerci: Praeoccupat, qui se concupiscunt, ut illis se prius ostendat (Sap. VI). Queste parole della Sapienza S. Anselmo l'applica a Maria, e dice ch'ella precorre ad aiutare coloro che desiderano la sua protezione.16 Col che dobbiamo intendere ch'ella c'impetra molte grazie da Dio prima che noi ne la preghiamo. Che perciò, dice Riccardo di S. Vittore


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(In Cant., cap. 23), Maria vien chiamata luna, pulchra ut luna, perché non solo ella come la luna è veloce a correre in aiuto di chi l'invoca, velocitate praestat;17 ma di più è così amante del nostro bene, che ne' nostri bisogni anticipa le nostre suppliche, ed è più pronta la sua misericordia a sovvenirci, che noi ci moviamo ad invocarla: Velocius occurrit eius pietas, quam invocetur, et causas miserorum anticipat (Loc. cit.).18 E ciò nasce, soggiunge lo stesso Riccardo, dall'essere così ripieno di pietà il petto di Maria, che appena ella sa le nostre miserie, che subito diffonde il latte della sua misericordia, né può la benigna Regina intendere il bisogno di qualche anima e non soccorrerla: Adeo replentur ubera tua misericordia, ut alterius miseriae notitia tacta, lac fundant misericordiae. Nec possis miserias scire et non subvenire (Ricc., in Cant., cap. 23).19

E questa gran pietà che ha Maria delle nostre miserie, che la spinge a compatirci e sollevarci ancora quando noi non ne la preghiamo, ben ella ce la fece intendere sin dacché viveva in questa terra, nel fatto delle nozze di Cana, come sta scritto nel Vangelo di S. Luca20 al cap. 2. Vide allora questa Madre pietosa il rammarico di quei sposi che stavano afflitti per lo rossore di vedere mancato il vino nella mensa del convito, e senza punto esserne stata richiesta, mossa solamente dal suo cuore pietoso, che non sa mirare le altrui afflizioni e non compatirle, si fece a pregare il Figlio di consolarli, con esporgli solamente il bisogno di quella famiglia: Vinum non habent. Dopo di che il Figlio, per consolar quella gente e più per contentare il cuore compassionevole della Madre che lo desiderava, fece il miracolo già noto di trasmutare in vino l'acqua riposta in certi vasi. Or qui argomenta il Novarino e dice: Si tam prompta ad auxilium currit non quaesita, quid quaesita


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praestitura est? (Cap. 10, Exc. 72):21 Se Maria anche non richiesta è così pronta a soccorrere ne' bisogni, quanto sarà più pronta a consolare chi l'invoca e la prega del suo aiuto?

E se mai alcun dubitasse di non essere soccorso da Maria a lei ricorrendo, così lo riprende Innocenzo III: Quis invocavit eam et non est auditus ab ipsa? (Serm. 2, de Ass. B.V.):22 E chi mai si è trovato ch'abbia cercato aiuto a questa dolce Signora, e Maria non l'abbia aiutato? Quis umquam, o Beata, esclama ancora il B. Eutichiano (In vita S. Theoph.), fideliter omnipotentem tuam rogavit opem, et fuit derelictus? Revera nullus umquam:23 Chi mai, o santa Vergine, è ricorso al vostro gran patrocinio, che può sollevare ogni miserabile e salvare i peccatori più perduti, e da voi è restato abbandonato? Revera nullus umquam. No che questo caso non è mai accaduto né mai accaderà. Io mi contento, diceva S. Bernardo, che non parli più né lodi la vostra misericordia, o Vergine santa, chi mai si trovasse avervi invocata ne' suoi bisogni e si ricordasse d'essere stato da voi non curato: Sileat misericordiam tuam, Virgo beata, qui in necessitatibus te invocatam meminerit defuisse (S. Bern., Serm. 4, de Ass.).24

Più presto, dice il divoto Blosio, avverrà che si distruggano il cielo e la terra, che Maria manchi di soccorrere chi con buona intenzione la supplica del suo soccorso, e in lei confida: Citius caelum cum terra perierint, quam Maria aliquem serio se implorantem sua ope destituat (In Spec., cap. 12).25 E aggiunge


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S. Anselmo, per accrescere la nostra confidenza, che allorché ricorriamo a questa divina Madre, non solo dobbiamo star sicuri della sua protezione, ma che alle volte saremo più presto esauditi e salvati col ricorrere a Maria invocando il suo santo nome, che invocando il nome di Gesù nostro Salvatore: Velociter nonnumquam est nostra salus, invocato nomine Mariae, quam invocato nomine Iesu (S. Ans., de Exc. V., c. 6).26 E ne adduce la ragione: Quia ad Christum tamquam iudicem pertinet etiam punire; ad Virginem tamquam patronam, nonnisi misereri. E vuol dire che noi troviamo più presto la salute ricorrendo alla Madre che al Figlio; non già forse perché Maria sia più potente del Figlio a salvarci, mentre sappiamo che Gesù è il nostro unico Salvatore, che unicamente co' meriti suoi ci ha ottenuta e ci ottiene la salute; ma perché noi ricorrendo a Gesù, e considerandolo anche come nostro giudice, a cui spetta ancora di castigare gl'ingrati, può esser che manchiamo della confidenza necessaria per essere esauditi; ma andando a Maria, che altro officio non ha che di compatirci come madre di misericordia, e di difenderci come nostra avvocata, la nostra confidenza par che sia più sicura e più grande: Multa petuntur a Deo et non obtinentur, multa petuntur a Maria et obtinentur; non quia potentior, sed quia Deus eam decrevit sic honorare (Nicephorus, ap. P. Pepe, Grandez. ecc.):27 Molte cose si domandano a Dio, e non si ottengono: si domandano a Maria, e si ottengono. Come va ciò? Risponde Niceforo che ciò succede, non già perché Maria sia più potente di Dio, ma perché Dio ha decretato di così onorare la sua Madre.

È dolce la promessa che su di ciò il medesimo Signore fece intendere a S. Brigida. Si legge nel libro I delle sue Rivelazioni al capo 50, che un giorno questa santa intese parlar Gesù colla Madre, e che le disse: Nulla erit petitio tua in me, quae non audiatur: Madre mia, cerca da me quanto vuoi, ch'io niente mai ti negherò di quanto dimanderai; e sappi, poi soggiunse, che tutti coloro che per amor tuo mi cercheranno qualche grazia, benché siano peccatori, purchè abbian essi volontà di emendarsi, io lor prometto di esaudirli: Et per te omnes


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qui per te petunt misericordiam, cum voluntate se emendandi, gratiam habebunt.28 Lo stesso fu rivelato a S. Geltrude, allorché intese dire dallo stesso nostro Redentore a Maria, ch'egli per la sua onnipotenza le avea conceduto di usar misericordia a' peccatori che l'invocano, in qualsivoglia modo a lei fosse piaciuto: Ex omnipotentia mea, Mater, tibi concessi propitiationem omnium peccatorum, qui devote invocant tuae pietatis auxilium, qualicumque modo placeat tibi (Ap. Pepe, loc. cit.).29

Dica dunque ciascuno con gran confidenza, invocando questa Madre di misericordia, come le dicea invocandola S. Agostino: Memorare, piissima Maria, a saeculo non esse auditum, quemquam ad tua praesidia confugientem esse derelictum:30


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Ricordatevi, o Signora pietosissima, non essersi inteso mai dacchstato il mondo, che alcuno sia stato da voi abbandonato. E perciò perdonatemi, se vi dico ch'io non voglio essere questo primo disgraziato, che ricorrendo a voi abbia da restare abbandonato da voi.

Esempio.

Ben esperimentò la forza di questa orazione S. Francesco di Sales, come si narra nella sua Vita (nel Libro 1, capo 4).31 Era il santo nell'età di diciassette anni in circa, e si trovava allora in Parigi, dove stava applicato agli studi, e insieme tutto dedito alla divozione ed al santo amore di Dio, che lo teneva in dolci delizie di paradiso; quando il Signore, per maggiormente provarlo e stringerlo al suo amore, permise che il demonio gli rappresentasse che quanto faceva era tutto perduto, mentr'egli era riprovato ne' divini decreti. L'oscurità e l'aridezza in cui Dio volle lasciarlo nello stesso tempo, poiché si trovava allora insensibile a tutti i pensieri più dolci della divina bontà, fecero che la tentazione avesse avuto più forza di affliggere il cuore del santo giovinetto, tantoché per tali timori e desolazioni perdé l'appetito, il sonno, il colore e l'allegrezza, in modo che facea compassione a tutti che l'osservavano.

Mentre durava questa orribile tempesta, non sapeva il santo concepire altri pensieriproferire altre parole che di sconfidenza, e di dolore. «Dunque - dicea, come si riferisce nella sua Vita - io sarò privo della grazia del mio Dio, che per lo passato si è dimostrato a me così amabile e così soave? O amore, o bellezza, a cui io ho consagrati tutti i miei affetti, io non goderò più le vostre consolazioni? O Vergine Madre


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di Dio, la più bella di tutte le figlie di Gerusalemme, non vi avrò dunque da vedere nel paradiso? Ah Signora, se io non ho da vedere la vostra bella faccia, non permettete almeno che v'abbia da bestemmiare e maledire nell'inferno.» Questi erano allora i teneri sentimenti di quel cuore afflitto e innamorato di Dio e della Vergine. Durò un mese la tentazione, ma finalmente il Signore si compiacque di liberarnelo per mezzo della Consolatrice del mondo Maria SS., a cui il santo avea già prima consagrata la sua verginità, e in cui dicea di aver collocate tutte le sue speranze.

Nel mentre una sera si ritirava a casa, entrò in una chiesa in cui vide una tavoletta appesa al muro; lesse e vi trovò la seguente orazione di S. Agostino: Memorare, piissima Maria, a saeculo non esse auditum, quemquam ad tua praesidia confugientem esse derelictum. Ivi prostrato davanti all'altare della divina Madre recitò con affetto questa orazione, le rinnovò il voto della sua verginità, promise di recitarle ogni giorno il rosario, e poi le soggiunse: «Regina mia, siatemi voi avvocata appresso del vostro Figlio a cui io non ho ardire di ricorrere. Madre mia, se io infelice nell'altro mondo non potrò amare il mio Signore, che conosco così degno d'essere amato, almeno impetratemi voi ch'io l'ami in questo mondo il più che posso. Questa è la grazia che vi dimando e da voi la spero.» Così pregò la Vergine, e poi tutto si abbandonò in braccio della divina misericordia, rassegnandosi intieramente alla volontà di Dio. Ma appena finita la preghiera, ecco in un subito dalla sua dolcissima Madre fu liberato dalla tentazione: subito ricuperò la pace interna, e con quella anche la sanità del corpo, ed indi seguitò a vivere divotissimo di Maria, le cui lodi e misericordie non cessò poi di pubblicare colle prediche e coi libri in tutta la sua vita.

Preghiera.

O Madre di Dio, o regina degli angeli, o speranza degli uomini, ascoltate chi vi chiama e a voi ricorre. Eccomi oggi prostrato a' vostri piedi, io misero schiavo dell'inferno mi dedico per vostro servo perpetuo, offerendomi a servirvi ed onorarvi quanto posso in tutta la mia vita. Vedo già che non vi onora la servitù d'uno schiavo così vile e ribaldo, come son io, avendo così offeso il vostro Figlio e mio Redentore Gesù. Ma se voi


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accetterete un indegno per vostro servo, e colla vostra intercessione mutandolo ne lo renderete degno, questa medesima vostra misericordia vi darà quell'onore che non posso rendervi io miserabile. Accettatemi dunque, e non mi rifiutate, o Madre mia. Queste pecorelle perdute venne dal cielo in terra a cercare il Verbo Eterno, e per salvare queste egli si fece vostro figlio. E voi disprezzerete una pecorella che ricorre a voi per ritrovare Gesù? La spesa è già fatta per la mia salute: il mio Salvatore ha già sparso il suo sangue, che basta a salvare infiniti mondi. Resta solo che questo sangue s'applichi anche a me. E ciò a voi sta, Vergine benedetta; a voi sta, mi dice S. Bernardo, il dispensare i meriti di questo sangue a chi vi piace.32 A voi sta, vi dice anche S. Bonaventura, il salvare chi volete: Quem ipsa vis, salvus erit.33 Dunque, regina mia, aiutatemi: regina mia, salvatemi. A voi consegno oggi tutta l'anima mia: voi pensate a salvarla. O salute di chi v'invoca, termino collo stesso santo, o salus te invocantium, salvatemi voi.34

§ 2. - Quanto è potente Maria in difendere chi l'invoca nelle tentazioni del demonio.

Non solo Maria SS. è regina del cielo e de' santi, ma ben anche dell'inferno e de' demoni, per averli ella valorosamente sconfitti colle sue virtù. Già sin dal principio del mondo predisse Dio al serpente infernale la vittoria e l'impero, che avrebbe ottenuto sopra di lui la nostra regina, allorché annunziò che sarebbe venuta al mondo una donna, la quale l'avrebbe vinto: Inimicitias ponam inter te et mulierem... ipsa conteret caput tuum (Gen. III, 15). E chi mai fu questa donna sua nemica, se non Maria, che colla sua bella umiltà e santa vita sempre lo vinse ed abbattè le sue forze? Mater Domini Iesu Christi in illa muliere promissa est, attesta S. Cipriano. E


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perciò riflette che Dio non disse pono, ma ponam, ne ad Hevam pertinere videatur.1 Disse, porrò inimicizia tra te e la donna, per significare che questa sua debellatrice non era già Eva allora vivente, ma doveva essere un'altra donna da lei discendente, che dovev'a' nostri progenitori apportare maggior bene, dice S. Vincenzo Ferreri, che non era stato già quello, ch'essi avevano perduto col lor peccato: Parentibus primis Virginem ab ipsis processuram, quae afferret maius bonum, quam ipsi perdiderunt (Serm. 2, de Nat. Virg.).2 Maria dunque è stata questa gran donna forte, che ha vinto il demonio e gli ha schiacciato il capo con abbattere la sua superbia, come il Signore soggiunse: Ipsa conteret caput tuum. Dubitano alcuni se queste parole si riferiscano a Maria oppure a Gesù Cristo, poiché i Settanta voltano: Ipse conteret caput tuum. Ma nella nostra Volgata - che solamente abbiamo come approvata di fede dal Concilio di Trento3 - sta Ipsa e non Ipse; e così l'hanno inteso S. Ambrogio, S. Girolamo, S. Agostino, S. Giovanni Grisostomo ed altri moltissimi.4 Sia però come si


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voglia, è certo che o il Figlio per mezzo della Madre, o la Madre per virtù del Figlio ha disfatto Lucifero: sicché il superbo a suo dispetto è restato poi conculcato ed abbattuto da questa Vergine benedetta, dice S. Bernardo. Onde come schiavo in guerra vinto, è forzato sempre ad ubbidire a' comandi di questa regina: Sub Mariae pedibus conculcatus et contritus miseram patitur servitutem (S. Bern., serm. in Sig. magn.).5 Dice S. Brunone che Eva con farsi vincere dal serpente ci apportò la morte e le tenebre; ma la B. Vergine con vincere il demonio ci apportò la vita e la luce: In Heva mors et caligo; in Maria vita consistit et lux. Illa a diabolo victa est, haec diabolum vicit et ligavit (Ap. Scala Franc., p. 4, cap. 10).6 E lo legò in modo che non può muoversi il nemico a far minimo danno a' suoi divoti.

È bella la spiega7 che fa Riccardo di S. Lorenzo a quelle parole de' Proverbi: Confidit in ea cor viri sui, et spoliis non indigebit (Prov. XXXI, [11]). Spiega Riccardo: Confidit in ea cor viri sui, scilicet Christi. Et spoliis non indigebit; ipsa enim quasi ditat sponsum suum, quibus spoliat diabolum.8 Dio ha


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fidato in mano di Maria il Cuore di Gesù, acciocché sia sua cura di farlo amare dagli uomini, come spiega Cornelio.9 Ed in tal modo non gli mancheranno spoglie, cioè acquisti d'anime; poich'ella l'arricchisce d'anime, di cui spoglia l'inferno, salvandole da' demoni col suo potente aiuto.

Già si sa che la palma è il segno delle vittorie; perciò la nostra Regina è stata collocata in alto trono a vista di tutti i potentati, come palma in segno della vittoria sicura, che si possono promettere tutti quelli, che si pongono sotto il suo patrocinio: Quasi palma exaltata sum in Cades (Eccli. XXIV, 18). Scilicet ad defendendum, come soggiunge il B. Alberto Magno.10 Figli, par che dica a noi con queste parole Maria, quando il nemico vi assalta, ricorrete a me, guardate me e fate animo; perché in me, che vi difendo, guarderete insieme la vostra vittoria. Sicché il ricorrere a Maria è un mezzo sicurissimo per vincere tutte le infestazioni dell'inferno. Mentr'ella, dice S. Bernardino da Siena, anche dell'inferno è regina, e signora de' demoni, essendo quella che li doma ed abbatte: Beata Virgo dominatur in regno inferni. Dicitur igitur Domina daemonum, quasi domans daemones (Serm. 3, de glor. nom. Mar.).11 E perciò Maria vien chiamata terribile contro le potestà dell'inferno, come un esercito ben ordinato: Terribilis


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ut castrorum acies ordinata (Cant. VI, 3). Acies ordinata, poiché sa ben ella ordinare la sua potenza, la sua misericordia, e le sue preghiere a confusione de' nemici e a beneficio de' suoi servi, che nelle tentazioni invocano il suo potentissimo soccorso.

Ego quasi vitis fructificavi suavitatem odoris (Eccli. XXIV, 23). Io come vite, le fa dire lo Spirito Santo, ho dati frutti di soave odore. Aiunt, soggiunge S. Bernardo in questo passo, de florescentibus vitibus omne reptile venenatum excedere loco (Serm. 60, in Cant.).12 Conforme dalle viti fuggono tutti i serpenti velenosi, così fuggono i demoni da quelle anime fortunate, in cui sentono l'odore della divozione a Maria. - Perciò ella anche si chiama cedro: Quasi cedrus exaltata sum in Libano (Eccli. XXIV, 17). Non solo perché, come il cedro è libero dalla corruzione, così Maria fu illesa dal peccato; ma anche perché, dice Ugon cardinale su detto luogo, come il cedro col suo odore mette in fuga i serpenti, così Maria colla sua santità mette in fuga i demoni: Cedrus odore suo fugat serpentes, et B. Virgo daemones.13

Nella Giudea per mezzo dell'arca si ottenevano le vittorie. Così Mosè vinceva i nemici: Cumque elevaretur arca, dicebat Moyses: Surge, Domine, et dissipentur inimici tui (Num. X, 35). Così fu vinta Gerico, così vinti i Filistei: Erat enim ibi arca Dei (I Reg. XIV, 18). Già è noto che quest'arca fu figura di Maria: Arca continens manna, idest Christum, est B. Virgo, quae victoriam contra homines et daemones largitur (Cornel. a Lap.).14 Siccome nell'arca si trovava la manna, così in Maria si trova Gesù, di cui parimente fu figura la manna; e per mezzo di quest'arca si dona la vittoria contra i nemici della terra e dell'inferno. Onde dice S. Bernardino da Siena che quando Maria, arca del Nuovo Testamento, fu innalzata ad essere regina del cielo, restò allora indebolita ed abbattuta


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la potenza dell'inferno sopra gli uomini: Quando elevata fuit Virgo gloriosa ad caelestia regna, daemonis potentia imminuta est et dissipata (Tom. 3, de B.V. Serm. 11).15

Oh quanto tremano di Maria e del suo gran nome i demoni dell'inferno, dice S. Bonaventura: O quam tremenda est Maria daemonibus! (Spec. Virg., c. 3).16 Il santo paragona questi nemici a quelli di cui parla Giobbe, e dice che: Perfodit in tenebris domos... Si subito apparuerit aurora, arbitrantur umbram mortis (Iob, XXIV, 16, [17]). I ladri nelle tenebre vanno a rubar le case, ma se ivi apparisce l'aurora, fuggono come se loro apparisse l'immagine della morte. Così appunto dice S. Bonaventura che i demoni entrano nell'anima in tempo che l'anima sta oscurata dall'ignoranza: Perfodiunt in tenebris ignorantiae domos mentium nostrarum. Ma poi soggiunge: Si subito supervenerit aurora, idest Mariae gratia et misericordia, sic fugiunt, sicut omnes fugiunt mortem (S. Bon., in Spec. Virg.).17 Subito che nell'anima viene la grazia e la misericordia di Maria, questa bella aurora discaccia le tenebre e mette in fuga i nemici infernali da quella come dalla morte. Oh beato chi sempre nelle battaglie coll'inferno invoca il bel nome di Maria!

In conferma di ciò fu rivelato a S. Brigida (Serm. Ang., cap. 20) che Dio ha fatta così potente Maria sopra tutti i demoni, che quante volte essi assaltano un divoto della Vergine, che


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dimanda il suo aiuto, ad un cenno di lei subito atterriti se ne fuggon lontano; contentandosi più presto che lor si raddoppino le pene, che di vedersi da Maria colla sua potenza così dominati: Super omnes etiam malignos spiritus ipsam sic potentem effecit, quod quotiescumque ipsi hominem Virginis auxilium implorantem impugnaverint, ad ipsius Virginis nutum illico pavidi procul diflugiunt; volentes potius suas poenas multiplicari, quam eiusdem Virginis potentiam super se taliter dominari (Loc. cit.).18

Sulle parole con cui lo Sposo divino lodò questa sua amata Sposa, quando la chiamò giglio, e disse che come il giglio è tra le spine, così era questa sua diletta tra tutte l'altre sue figlie: Sicut lilium inter spinas, sic amica mea inter filias (Cant. II, 2); riflette Cornelio in detto luogo e dice: Sicut lilium valet inter serpentes et venena, sic B. Virginis invocatio singulare est remedium in omni tentatione, praesertim libidinis, ut experientia constat:19 Come è rimedio il giglio contro i serpi e i veleni, così l'invocazione di Maria è rimedio singolare a vincere tutte le tentazioni, specialmente d'impurità, siccome comunemente l'esperimentano quelli che lo praticano.

Diceva S. Giovanni Damasceno: Insuperabilem spem tuam habens, o Deipara, servabor. Persequar inimicos meos, solam habens ut thoracem protectionem tuam et omnipotens auxilium tuum (In Annunc. Dei Gen.).20 E lo stesso può dir ciascuno


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che gode la sorte d'essere servo di questa gran Regina: O Madre di Dio, se spero in voi, certamente non sarò vinto, poiché difeso da voi io inseguirò i miei nemici, ed opponendo loro come scudo la vostra protezione e 'l vostro aiuto onnipotente, sicuramente li vincerò. Poiché dice Giacomo monaco, dottore tra' PP. Greci, (or. in Nat. Deip.) parlando di Maria col Signore: Tu arma omni vi belli potentiora, trophaeumque invictum praestitisti:21 Voi, Signor mio, ci avete data questa Madre per un'arma potentissima da vincere sicuramente tutti i nostri nemici.

Si narra nell'Antico Testamento che il Signore guidava il suo popolo dall'Egitto alla terra promessa nel giorno con una colonna di nube e nella notte con una colonna di fuoco: Per diem in columna nubis et per noctem in columna ignis (Exod. XIII, 21). In questa colonna, or di nube or di fuoco, dice Riccardo di S. Lorenzo che fu figurata Maria e i due offici ch'ella esercita continuamente a nostro bene: come nube ci protegge dall'ardore della divina giustizia, e come fuoco ci protegge da' demoni: Ecce duo officia ad quae data est nobis Maria; scilicet ut nos protegat a calore solis iustitiae, tamquam nubes, et tamquam ignis, ut omnes nos protegat contra diabolum (Lib. 7, de laud. Virg.).22 Fuoco, mentre soggiunge S. Bonaventura che siccome la cera si liquefa alla faccia del fuoco, così i demoni perdono le forze con quell'anime che spesso si ricordano del nome di Maria e divotamente l'invocano, e tanto più se cercano d'imitarla: Fluunt sicut cera a facie ignis, ubi inveniunt crebram huius nominis recordationem, devotam invocationem, sollicitam imitationem (S. Bon., in Spec.).23


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Oh come tremano, afferma S. Bernardo, i demoni al sentire solamente proferire il nome di Maria: In nomine Mariae omne genu flectitur; et daemones non solum pertimescunt, sed, audita hac voce, contremiscunt (Serm. sup. Miss.).24 Conforme gli uomini, soggiunge Tommaso de Kempis, (Lib. 4, ad Nov.) cadono a terra per timore, allorché un tuono dal cielo cade lor vicino, così cadono abbattuti i demoni al sentir nominare Maria: Expavescunt caeli reginam spiritus maligni et diffugiunt, audito nomine eius, velut ab igne. Tamquam tonitruum de caelo factum sit, prosternuntur ad sanctae Mariae vocabulum.25 Ed oh quante belle vittorie di questi nemici han riportato i divoti di Maria col suo santissimo nome! Così li vinse S. Antonio di Padova,26 così il B. Enrico Susone,27 così tanti


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altri amanti di Maria. Si sa dalle relazioni delle missioni del Giappone che ivi ad un certo cristiano una volta comparvero molti demoni in forma di feroci animali a spaventarlo e minacciarlo; ma egli disse lor così: «Io non ho armi di cui possiate voi temere; se vel permette l'Altissimo, fate di me quel che vi piace. Del resto adopro in mia difesa i dolcissimi nomi di Gesù e di Maria.» Così disse appena, ed ecco che al suono de' tremendi nomi si aprì la terra, e precipitarono quei spiriti superbi.28 E S. Anselmo attesta per sua esperienza di aver veduto ed inteso molti che al nominare Maria subito sono stati liberati da' pericoli: Saepe vidimus et audivimus plurimos homines in suis periculis nominis recordari Mariae, et illico omnis periculi malum evasisse (S. Ans., de Exc. Virg., c. 6).29

Gloriosum et admirabile est nomen tuum, o Maria; qui illud retinent non expavescunt in puncto mortis; nam daemones audientes hoc nomen Mariae, statim relinquunt animam (S. Bonaventura, in Psalt. B.V.):30 Troppo glorioso, o Maria,


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ed ammirabile è il vostro gran nome: quelli che si ricordano di nominarlo in punto di morte, non temono di tutto l'inferno; poiché i demoni in sentir nominare Maria subito abbandonano l'anima. Ed aggiunge il santo che non si teme così da' nemici in terra un grande esercito d'armati, come temono le potestà dell'inferno il nome di Maria e la sua protezione: Non sic timent hostes visibiles castrorum multitudinem copiosam, sicut aereae potestates Mariae vocabulum et patrocinium.31 Voi Signora, dice S. Germano, colla sola invocazione del vostro potentissimo nome rendete sicuri i vostri servi da tutti gli assalti del nemico: Tu hostis contra servos tuos invasiones, sola tui nominis invocatione tutos servas (Serm. de Zona Virg.).32 Oh se i Cristiani stessero attenti nelle tentazioni ad invocare con confidenza il nome di Maria, è certo che non mai caderebbero. Sì, perché dice il B. Alano che al tuono di questo gran nome fugge il demonio e trema l'inferno: Satan fugit, infernus contremiscit, cum dico: Ave Maria.33 Anzi rivelò la stessa Regina a S. Brigida (Lib. 1 Rev., c. 9) che anche da' peccatori più perduti, più lontani da Dio e più posseduti dal demonio, parte il nemico subito che sente da quelli invocare in loro aiuto, con vera volontà d'emendarsi, il di lei potentissimo nome: Omnes daemones audientes hoc nomen, Maria, statim relinquunt animam quasi territi. Ma soggiunse la Vergine che i nemici, se l'anima non si emenda, e non toglie col dolore da sé il peccato, i demoni subito fanno a lei ritorno e sieguono a possederla: Et revertuntur ad eam, nisi aliqua emendatio subsequatur.34


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Esempio.

In Recispergio vi era Arnoldo canonico regolare, molto divoto della B. Vergine. Questi, venendo a morte, prese i sacramenti, e dopo aver chiamati i suoi religiosi, pregolli a non abbandonarlo in quell'ultimo passo. Appena ciò detto, ecco che alla loro presenza cominciò tutto a tremare, stravolse gli occhi, sudò freddo e con voce tremante disse: Non vedete que' demoni che mi vogliono strascinare all'inferno? E poi gridò: Fratelli miei, invocate per me l'aiuto di Maria; in lei confido che mi darà vittoria. A tali parole quelli recitarono le litanie della Madonna, e nel dire: Sancta Maria, ora pro eo, ripigliò il moribondo: Replicate, replicate il nome di Maria, perché già sono al tribunale di Dio. Si fermò un poco, e poi soggiunse: È vero che l'ho fatto, ma ne ho fatta la penitenza. E voltatosi alla Vergine, disse: O Maria, io sarò liberato, se voi mi aiutate.

Appresso i demoni gli diedero un altro assalto, ma egli si difendeva col segnarsi col Crocifisso e con invocare Maria. Così passò tutta quella notte. Al fine giunta la mattina, tutto rasserenato esclamò Arnoldo con allegrezza: Maria la Signora mia, il rifugio mio, m'ha impetrato il perdono e la salute. Indi guardando la Vergine che l'invitava a seguirla, egli disse: Vengo, Signora, vengo. E facendosi forza per alzarsi, non potendo seguirla col corpo, dolcemente spirando, la seguì coll'anima, come speriamo, al regno della gloria beata (Appresso il P. Auriemma, Affetti scambiev., Tom. I, cap. 7).35


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Preghiera.

Ecco a' vostri piedi, o mia speranza Maria, un povero peccatore, che sono stato tante volte per mia colpa schiavo dell'inferno. Conosco che mi ho fatto vincere da' demoni, per non ricorrere a voi, mio rifugio. Se a voi foss'io sempre ricorso, se vi avessi invocato, no, che non sarei mai caduto. Io spero, Signora mia amabilissima, che per mezzo vostro io già sia uscito dalle mani de' demoni, e che Dio già m'abbia perdonato. Ma tremo che per l'avvenire non abbia di nuovo a cadere nelle loro catene. So che i nemici non han perduta la speranza di tornarmi a vincere, e già mi apparecchiano nuovi assalti e tentazioni. Ah Regina e rifugio mio, aiutatemi voi. Mettetemi sotto il vostro manto; non permettete di vedermi di nuovo fatto loro schiavo.

So che voi mi aiuterete e mi darete vittoria, sempreché io v'invoco. Ma di questo io temo, temo che nelle tentazioni io m'abbia a scordare di voi e di chiamarvi. Questa dunque è la grazia che vi cerco e voglio da voi, Vergine SS., che io mi ricordi sempre di voi e specialmente quando mi ritrovo nelle battaglie; datemi ch'io non lasci d'invocarvi spesso, con dire: Maria aiutami, aiutami Maria.

E quando finalmente sarà giunto il giorno del mio ultimo contrasto coll'inferno nel punto di mia morte, ah Regina mia, assistetemi maggiormente allora, e voi stessa ricordatemi d'invocarvi allora più spesso, o colla bocca o col cuore, acciocché io spirando col vostro dolcissimo nome in bocca, e del vostro figlio Gesù, possa venire a benedirvi e lodarvi, per non partirmi più da' vostri piedi per tutta l'eternità in paradiso. Amen.




1 Stimulus amoris, pars 3, cap. 16. Inter Opera S. Bonav., ed. Rom. et Lugd., VII, pag. 227, col. 1. - Vedi Appendice, 2.

2 «Ruth interpretatur videns vel festinans: et signat beatam Virginem, quae vere videns in contemplatione, et bene festinans fuit in actione. Videns etiam nostram miseriam est, et festinans ad impendendam suam misericordiamCONRADUS SAXON, O. M., Speculum B. M. V., lectio 5, inter Opera S. Bonaventurae, ed. Rom., etc., VI, 437, col. 1. - Vedi Appendice, 2.

3 Aloysius NOVARINUS, Veronensis, Cler. Regularis, Electorum sacrorum lib. 4: Umbra Virginea, cap. 15, Excursus 73, n. 695. Venetiis, 1632, pag. 291, col. 1. - Sacrorum electorum tom. 2, Lugduni, 1633, pag. 199, col. 1.

4 RICHARDUS S. VICTORIS, In Cantica, cap. 24, ML 196-475: «Merito... misericordia eius cursui hinnulorum comparatur, per mundum currit, mundum irrigat et infundit. Hinnulorum velocitati comparatur, quia velocius occurrit eius pietas quam invocetur, et causas miserorum anticipat... Haec autem sunt ubera tua, o Beata, id est pietas, quibus miseros lactas, dum misericordiam eis impetras.» - RICHARDUS A S. LAURENTIO, parlando delle labbra di Maria SS., dice (De laudibus B. M. V., lib. 1, cap. 7, n. 10): «Si iaculator esuriens ad plenam mensam divitis cantaverit, numquid ei cibus negabitur? Similiter, si quis... veniat ad mensam Matris Domini, toto corde et affectu dicens: Ave Maria, gratia etc., numquid ipsa largitas ei gratiam poterit denegare?... Ipsa enim (Maria) favus melleus est, cui dicitur Cant. IV, 11: Favus distillans labia tua. Qui si bene compressus fuerit tactu labiorum devote orantis, dulcedinem melleam facile distillabit. Ipsa vellus Gedeonis madefactum rore gratiarum, quod compressione levissima devotae salutationis et orationis, larga distillabit stillicidia super terram cordis humani.» Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, XX, p. 31, col. 1; Parisiis, XXXVI, p. 55, col. 2.

5 «De Christo dictum est: Orietur vobis timentibus nomen meum sol iustitiae, et sanitas in pennis eius (Malach. IV, 2). Scilicet velocissimae auxilium ferens, adeo ut alas habere videatur, opem in necessitate positis et quacumque infirmitate oppressis laturus. Haec eadem ad Virginem transferri possunt: orta est nobis tamquam sol, non iustitiae sed misericordiae; et sanitas in pennis eius; ubi enim vocatur, statim advolat, ut vim auxiliatricem omnibus tribuatNOVARINUS, Umbra Virginea, cap. 15, Excursus 73, n. 692, ed. Veneta, pag. 290, col. 1, ed. Lugdun., pag. 198.

6 «Pennas ergo habet aquilae, quia non timore, sed amore Dei volat, et semper Deum intuetur, et conversatione in altum tollitur, neque persecutione deiiciturFranciscus RIBERA, S. I., In Apocalypsim, cap. 12, n. 35 (ed. Salmant., 1591, p. 191, col. 2; ed. Lugdun., 1593, p. 242). È da notarsi però che questo passo il Ribera lo vuole applicato unicamente alla Chiesa, non già a Maria SS., come lo ha esposto nei num. 21-23. Ma, Ioannes da SILVEYRA, Carm., In Apocalypsim XII, 1, qu. 12, n. 26. (Lugduni, II, 1700, pag. 15, col. 2) scrive: «Dico quod in hac muliere... non solum intelligitur Ecclesia, sed etiam sacratissima Virgo Maria.» E poi, qu. 75, n. 626, 627, pag. 106, col. 2, pag. 107, col. 1, spiega in che modo siano state date a Maria le due ali dell'Aquila grande; ed ivi, n. 626: «Datae sunt Virgini Mariae duae alae divinae gratiae, seu Spiritus Sancti, ut volaret in desertum, in sublimem et arduam perfectionem vitae.» - Si potrebbe addurre anche l'autorità di S. Agostino, se fossero sue le lezioni del secondo Notturno della Vigilia di Pentecoste, ove leggiamo (Lectio 5): «In Apocalypsi Ioannis Apostoli scriptum est hoc quod staret draco in conspectu mulieris, quae paritura erat, ut cum peperisset, natum eius comederet. Draconem diabolum esse, nullus vestrum ignorat: mulierem illam Virginem Mariam significasse... quae etiam ipsa figuram in se sanctae Ecclesiae demonstravitDe symbolo ad Catechumenos sermo alius, seu lib. 4, cap. 1, n. 1, ML 40-661. Ma si sa che, di questo trattato (ML 40-627 et seq.), solo il primo libro è di S. Agostino.

7 «Motu ergo celerrimo senas seraphim alas extendens, nunc in fonte vitae fruitur amore Deitatis, nunc terras signis et virtutibus illustrans, ubique suis ut mater iucundissima et mirificentissima occurritB. AMEDEUS (de Hauterive), Ord. Cist., episcopus Lausannensis (1145-1159), De Maria Virginea Matre homiliae octo, hom. 8. ML 188-1345.

8 Exsurgens autem Maria in diebus illis abiit in montana cum festinatione in civitatem Iuda. Luc. I, 39.

9 «De manibus sponsi dicit sponsa, et congrue potest intelligi de manibus Mariae, Cant. V, 14: Manus eius tornatiles... Tornatura ceteris artibus promptior est atque velocior, regulam iustitiae tenet et opus suum pulcherrime circumcidit. In eumdem modum omnia opera Christi vel Mariae circumcisa fuerunt, et licet cum quadam operandi promptitudine et celeritate fierent, numquam tamen a iustitiae regula deviarunt. Vel tornatiles dicuntur manus Mariae, quia sicut ars tornandi promptior est aliis artibus, sic Maria ad benefaciendum promptior omnibus sanctisRICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 5, cap. 2, n. 48, inter Opera S. Alberti Magni, ed. Lugd., XX, 175, ed. Paris., XXXVI, 307.

10 «Omnes consolatur, omnibus sinum pietatis aperit, et vel tenuiter invocata, praesto adestLud. BLOSIUS, Paradisus animae fidelis, pars 1 sive Canon vitae spiritualis, cap. 18, n. 3. Opera, Antverpiae, 1632, p. 18, col. 2.

11 Psalterium B. M. V., Hymnus instar Hymni Te Deum. Inter Opera S. Bonaventurae, Lugduni, 1668, VI, pag. 492 (erroneamente segnata 480), col. 2. - Vedi Appendice, 2.

12 «Qui de luce vigilaverit ad illam, non laborabit diu, vel in vacuum. Assidentem enim illam foribus suis inveniet semper paratam auxiliari et pulsantem ut intretRICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 2, cap. 1, n. 7, inter Opera S. Alberti Magni: ed. Lugd. XX, p. 34, 35 (dell'opera, non già di tutto il volume); ed. Paris., XXXVI, 61.

13 «Plus enim desiderat ipsa facere tibi bonum, et largiri aliquam gratiam, quam tu accipere concupiscasBERNARDINUS DE BUSTO (al. Bustis), Mariale, pars 2, De nativitate B. M. V., sermo 5, pars 7, Brixiae, 1588, pag. 185, col. 1.

14 «Non enim mater haec dedignatur peccatores, sicut nec bona mater filium scabiosum: quia propter peccatores factam se recolit misericordiae genitricem: ubi enim non est miseria, misericordia non habet locumRICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 4, cap. 22, n. 1, inter Opera S. Alb. Magni, ed. Lugdun., XX, 138, col. 1, ed. Paris., XXXVI, 238, col. 1.

15 S. GERTRUDIS MAGNA, Legatus divinae pietatis, lib. 4, cap. 48, editio Solesmensium O. S. B., pag. 431. - Vita della B. Vergine Gertrude (la stessa opera che il Legatus), Venezia, 1606, lib. 4, cap. 49, pag. 368, 369: «Attendendo poi (Geltrude) divotamente a quelle parole (nell'orazione della Messa in Vigilia Assumptionis B. M. V.): «ut sua nos defensione munitos, iucundos facias (suae interesse festivitati),» le pareva che la delicata Madre benignamente distendesse il suo mantello, come se quasi volesse ricevere tutti quelli che corressero a lei in difesa speciale; a cui venivano gli angeli santi, menandone con essi loro nella sembianza di belle fanciulle tutte quelle persone, che con alcuna particolare maniera di devozione o d'orazione s'erano divotamente apparecchiate a onorare quella santa festa; le quali riverentemente - siccome figliuole dinanzi alla sua madre - si posero a sedere dirimpetto a lei; e pareva che quivi d'ogni parte fossero sostenute dal servizio degli angeli, e difese dagli inganni dei maligni spiriti, con essere loro concessa abilità da potersi disporre a tutte le opere buone. Fu allora dato a conoscere a Gertruda che la protezione degli angeli era stata concessa a queste tali, mediante quelle parole della detta orazione, cioè: «Ut sua nos defensione munitos.» Perciocché, al comandare della Beatissima Vergine, degli angeli sono presti a guardare, e a difendere d'ogn'intorno tutti quelli che invocano il suo Santissimo Nome

16 Praeoccupat qui se concupiscunt, ut illis se prior ostendat. Sap. VI, 14. - CORNELIUS A LAPIDE, in l. c.: «Cum matris, non iudicis munere fungatur... velocior aliquando ad auxilium ferendum Virgo mater, quam eius Filius... videtur, ut D. Anselmus, lib. De Excellentia Virginis, cap. VII (leggi: VI) asserit: «Velocior est, etc...». - Questo libro De excellentia Virginis, inter Opera S. Anselmi, ML 159-558 et seq., non viene più attribuito a S. Anselmo, ma al suo discepolo ed amico, Eadmero. EADMERUS, Monachus Cantuariensis, op. cit., cap. 6 (versus finem), col. 570: «Velocior... est nonnumquam salus memorato nomine eius (Mariae) quam invocato nomine Domini Iesu... Non... quod ipsa maior aut potentior eo sit... Quare ergo...? Filius eius Dominus est et iudex omnium, discernens merita singulorum: dum igitur ipse a quovis suo nomine invocatus non statim exaudit, profecto id iusto iudicio facit. Invocato autem nomine matris suae, etsi merita invocantis non merentur, merita tamen matris intercedunt ut exaudiatur. Hoc denique usus humanus quotidie probat, cum quis proposito amici sui nomine... impetrat quod simpliciter sua prece nequaquam impetrare valebat.» - Sarà opportuno ricordare qui i bei versi dell'ALIGHIERI, Divina Commedia, Paradiso 33, 16-18:

La tua benignità non pur soccorre

A chi dimanda, ma molte fiate

Liberamente al dimandar precorre.



17 Riccardo di S. Vittore non si serve del paragone della luna, ma solo di quello dei due teneri caprioli gemelli, come vedremo nella nota seguente. - RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 7, cap. 4, n. 2 (inter Opera S. Alb. Magni, Lugduni, 1651, XX, pag. 213, col. 1): «(Luna) citius quam alii planetae perficit cursum suum: et ipsa (Maria) facilius impetrat a Christo quam alii sancti

18 RICHARDUS S. VICTORIS, In Cantica, cap. 23, ML 196-475: «Hinnulorum velocitati comparatur, quia velocius occurrit eius pietas quam invocetur, et causas miserorum anticipat.» Quindi, egli dice a Maria: «Ad te... clamant ipsae miseriae... eo quod aures audiendi miserias habeas, et te has scire sit eas audire... Ubicumque fuerit miseria, tua et currit et succurrit misericordia

19 RICHARDUS S. VICTORIS, l. c.

20 Leggasi S. Giovanni, invece di S. Luca.

21 «Si tam prompta et cita ad auxilium ferendum currit non quaesita, quid quaesita praestatura (leggi: praestitura) est?» Aloysius NOVARINUS, Electorum Sacrorum pars 4, Umbra Virginea, cap. 15 Excursus 72, n. 688: Venetiis, 1632, pag. 287, col. 1.

22 «Qui ergo iacet in nocte culpae, respiciat lunam, deprecetur Mariam, ut ipsa per Filium cor eius ad compunctionem illustret. Quis enim de nocte invocavit eam, et non est exauditus ab ea?» INNOCENTIUS PP. III, Sermones de Sanctis, Sermo 28, sermo 2 in Assumptione B. M. V. ML 217-584.

23 EUTYCHIANUS, ex Simeone Metaphraste, apud Surium, De probatis SS. historiis, die 4 februarii: Poenitentia et revocatio ad D. N. Iesum Christum, quae facta est a quodam oeconomo nomine Theophilo... Coloniae Agrippinae, 1576, I, 851.

24 «Sileat misericordiam tuam, Virgo beata, si quis est, qui invocatam te in necessitatibus suis sibi meminerit defuisse.» S. BERNARDUS, In Assumptione B. M. V., sermo 4, De quatriduo Lazari et praeconio Virginis, n. 8. ML 183-428.

25 «...Citius caelum cum terra perierit, quam tu aliquem serio te implorantem tua ope destituasLud. BLOSIUS, O. S. B., Consolatio pusillanimium, cap. 35: D. Henricus Suso docens ubi confugiendum sit ad Mariam... n. 4. Opera, Antverpiae, 1632, pag. 401, col. 1. - B. HENRICUS SUSO, O. P., Dialogus Sapientiae et ministri eius, cap. 16. Opera, Coloniae Agrippinae, 1588, pag. 98.

26 Inter Opera S. Anselmi, ML 159-570: EADMERUS, monachus Cantuariensis, De excellentia Virginis, cap. 6 (verso la fine). - Abbiamo riferito le sue parole nella nota 16, pag. 137.

27 Non abbiamo ritrovato queste parole di Niceforo, né nella MG, né presso il Pepe.

28 «Respondit Filius: «... Nulla erit petitio tua ad me, quae non exaudiatur, et per te, omnes qui petunt misericordiam cum voluntate emendandi, gratiam habebunt.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 1, cap. 50, Coloniae Agrippinae, 1632, pag. 62, col. 1.

29 «Ex omnipotentia mea, Mater, tibi concessi potestatem propitiandi peccatis omnium qui devote invocant tuae pietatis auxilium, qualicumque modo placeat tibi.» S. GERTRUDIS MAGNA, Legatus divinae pietatis, ed. Monachorum Solesm. O. S. B., lib. 4, cap. 51, I, 457. - La Vita della B. Vergine Gertrude ridotta in cinque libri dal R. F. Gio. Lanspergio (traduzione Buondì, Venezia, 1606, cap. 53, pag. 390: «Appresso, nell'altra Antifona (nell'officio della festa della Natività di Maria SS., quale si celebrava nel Monastero di S. Geltrude) «Adest namque festivitas», a quelle parole «Ipsa intercedat pro peccatis nostris», parve che la Madre del Signore riverentemente presentasse al cospetto del suo Figliuolo una carta, nella quale erano scritte le medesime parole a lettere d'oro, a lei portata... dal servizio degli Angeli. A cui egli piacevolmente rispondeva: «Riverenda madre, con la mia infinita potenza ti ho conceduto potere di perdonare tutti i peccati, di quella maniera che a te più sia a grado, di tutti coloro che divotamente invocheranno l'aiuto della tua pietà

30 Neppure nei Sermoni indebitamente attribuiti a S. Agostino si ritrova traccia del Memorare. Certamente era in uso nel secolo XV, come vediamo dall'esempio del francescano Paolo Walther, il quale, nel suo pellegrinaggio in Terra Santa, giunto alle porte di Mantova, vedendosi proibito l'ingresso in città per paura del contagio - perché era tempo di pestilenza - e vedendosi privo di ogni aiuto o conforto umano, recitò quella commovente orazione. Di questa fu insigne propagatore il Venerabile Sacerdote Claudio Bernard (+ 1641). Si può dire, col Vacandard (Vie de S. Bernard, II, ch. 21, § 2) che il Memorare altro non è che una parafrasi di queste parole di S. Bernardo: «Sileat misericordiam tuam, Virgo beata, si quis est qui invocatam te in necessitatibus suis sibi meminerit defuisse (In Assumptione B. V. sermo 4, n. 8: ML 183-428);» e delle altre: «Iam te, Mater misericordiae, per ipsum sincerissimae tuae mentis affectum, tuis iacens provoluta pedibus Luna (Ecclesia) mediatricem sibi apud Solem iustitiae constitutam devotis supplicationibus interpellat (Sermo in Dom. infra Octav. Assumptionis, n. 15: ML 183-438.» In questo senso, può sicuramente attribuirsi a S. Bernardo il Memorare. Nei suoi Sermoni così largamente diffusi (Sermones de Sanctis, Sermo 34, De Nativ. B. V.), già scriveva il Discepolo (Herolt, O. P.): «Ex dictis S. Bernardi elicitur, quod numquam aliquis hominum, cuiuscumque status fuerit, qui devote et confidenter B. M. Virginem invocaverit, ab initio christianitatis usque hodie, non semper ei succurrerit.» - Il più antico documento finora conosciuto, che ci presenta quasi nella forma attuale il Memorare, è l'Antidotarius animae di Nicola SALICETO, Ord. Cist., «abbas B. Mariae de Pomerio», nel 1489: «Memorare, piissima, non esse auditum a saeculo, quemquam ad tua currentem praesidia aut tua petentem suffragia a te derelictum. Tali animatus confidentia, ad te, Virgo Maria, confugio, ad te curro, ad te venio, coram te gemens et tremens assisto. Noli, Virgo immaculata, a me peccatore faciem tuam abscondere, sed ad me clementer respice...» Presso E. CAMPANA, Maria nel culto cattolico, vol. 1, cap. 7, pag. 802, 803, Torino, 1933.

31 GALLIZIA, Vita, lib. 1, cap. 4. - HAMON, Vie, liv. 1, ch. 3.

32 «Redempturus humanum genus, pretium universum contulit in Mariam... Totius boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde si quid spei in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus redundare.» S. BERNARDUS, In Nativ. B. V. M., Sermo de aquaeductu, n. 6. ML 183-441.

33 Inter Opera S. Bonav., ed. Lugdun., VI, 492 (numeratio erronea, 480), col. 1, Canticum instar illius Habacuc, III. - Vedi Appendice, 2.

34 Ibid., col. 2, Hymnus instar hymni Te Deum: «Tu salus te invocantium

1 «Quod hoc futurum esset signum nativitatis eius (Christi), ut de virgine nasceretur homo et Deus, hominis et Dei filius. Apud Esaiam: Et adiecit Dominus loqui ad Achaz dicens: Pete tibi signum... (Is. VII, 10-15). Hoc semen praedixerat Deus de muliere procedere, quod calcaret caput diaboli: Tunc dixit Deus ad serpentem: Quia tu hoc fecisti... et tu observabis calcaneum eius (Gen. III, 14, 15).» S. CYPRIANUS, Testimoniorum libri tres adversus Iudaeos, lib. 2, cap. 9. - Come si vede, la sentenza è di S. Cipriano. Le parole poi riferite da S. Alfonso son prese dal trattato De vivo perfecto, d'incerto autore, inserito tra le Opere di S. Girolamo, edizione di Basilea (per Erasmum), 1516, II, fol. 25: «Mater Domini nostri Iesu Christi in illa iam tunc muliere promissa est» e quel che segue: «Ne ad Evam pertinere videatur

2 S. VINCENTIUS FERRERIUS, Sermo de Conceptione Virginis Mariae: «Dum autem Adam et Eva essent in illa tristitia, Deus revelavit eis quod ab eis procederet una Virgo sanctissima, quae afferret maius bonum quam ipsi perdidissentSermones de Sanctis, Coloniae Agrippinae, 1675, p. 25; Sermones, Augustae Vindelicorum, 1729, III, p. 13.

3 «Si quis autem libros ipsos integros sum omnibus suis partibus, prout in Ecclesia Catholica legi consueverunt, et in veteri vulgata Latina editione habentur, pro sacris et Canonicis non susceperit, et traditiones praedictas sciens et prudens contempserit, anathema sit... Insuper, eadem sacrosanta Synodus... statuit et declarat, ut haec ipsa vetus et vulgata editio, quae longo tot saeculorum usu in ipsa Ecclesia probata est, in publicis lectionibus, disputationibus, praedicationibus et expositionibus, pro authentica habeatur; et ut nemo illam reiicere quovis praetextu audeat vel praesumatCONCILIUM TRIDENTINUM, Sessio 4.

4 S. AMBROSIUS, De fuga saeculi, cap. 7, n. 34. ML 14-589. - S. HIERONYMUS. Nella sua versione, la quale, per la maggior parte della Scrittura, è la stessissima Volgata: la maggior parte dei codici mss. scrive Ipsa, altri Ipse: ML 28-167, testo e nota c). Nel suo Liber hebraicarum quaestionum in Genesim, in cap. 3, v. 15, scrive Ipse: ML 23-943. Nel suo Commentario poi in Isaiam, lib. 16, cap. 58, v. 12, ML 24-572, leggiamo: «Iste est autem coluber tortuosus, qui decepit Evam in paradiso, quae quia Dei praecepta deduxerat, propterea morsibus eius patuit, et audivit a Domino: Tu observabis caput eius, et ille observabit tibi calcaneum (Gen. III, 15).» Tu, detto di Eva, corrisponde a ipsa. - S. AUGUSTINUS, De Genesi contra Manichaeos, lib. 2, cap. 1: ML 34-196; De Genesi ad litteram, lib. 11, cap. 36: ML 34-449; Enarratio in Ps. 48, sermo 1 de prima parte: ML 36-548; In Ps. 103, sermo 4: ML 37-1381. - S. IO. CHRYSOSTOMUS. Nell'antica traduzione latina (In Genesim, hom. 17, Venetiis, 1583, Opera, I, fol. 39, col. 1, 2, 3; concorda l'edizione di Parigi, della stessa epoca) si legge ipsa. Nella traduzione di Bernardo di Montfaucon (In Genesim, hom. 17, n. 6, 7, MG 53-141, 142, 143) si dice ipse: concorda naturalmente il testo greco. - Altri moltissimi: per esempio S. GREGORIUS MAGNUS, Moralia in Iob, lib. 1, cap. 36, n. 53: ML 75-552; FLAVIUS IOSEPHUS, Antiquitates iudaicae, lib. 1, cap. 3, § 4. - S. ROBERTUS BELLARMINUS, Controversia prima generalis, De verbo Dei, lib. 2, cap. 12 (Venetiis, 1721, I, pag. 49, col. 2): «Respondeo (Kemnitio): editionem vulgatam varie habere; quidam enim codices habent Ipse, quidam Ipsa; et propterea non esse contra vulgatam editionem, si convincatur debere legi Ipse vel Ipsum. Dico secundo: non esse improbabile debere legi Ipsa, neque esse hanc depravationem Papistarum...»

5 S. BERNARDUS, in «Signum magnum», n. 4. ML 183-431.

6 «In principio (lineae generationis ab Adam ad Christum) mors, et in fine vita consistit. Mors per Evam facta est, vita per Mariam reddita est. Illa a diabolo victa est; haec diabolum ligavit et vicit.» S. BRUNO Astensis, Abbas Montis Casini et episcopus Signiensis (+ 1123), Sententiae, lib. 5, De laudibus B. M. V., cap. 2. ML 165-1023.

7 Spiegazione.

8 «Et nota quod Filius vocat matrem suam sororem et sponsam (Cant. IV, 9)... De eius fidelitate confidit valde sponsus, sicut dicitur Proverb. in fine (XXXI, 11): Confidit in ea cor viri sui, et spoliis non indigebit. Quia quoscumque suis orationibus, meritis et exemplis liberat a diabolo, apponit et assignat dominio sponsi sui.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 6, cap. 6, n. 3, inter Opera S. Alberti Magni, ed. Lugd., XX, p. 192, col. 1, ed. Paris., XXXVI, 338.

9 «Cum B. Virgo angelo... respondisset: Quomodo fiet istud...? occurrit angelus... dicens: Spiritus Sanctus superveniet in te, et virtus Altissimi obumbrabit tibi, ut scilicet totus tota sua plenitudine in te illabatur, itaque in te confidat, id est confidenter et secure in te habitet, tibi sua dona omnia communicet, tibi seipsum omniaque sua credat et committat, imo Verbum cum tota deitate ceu suppositum, imo depositum divinum, in te confidenter collocet et deponat... Denique in ea confidit cor Spiritus Sancti, quia eam peccatorum advocatam constituit, per quam plurium eorum, qui a peccatis eius ope salvantur, spolia acquiritCORNELIUS A LAPIDE, In Prov. XXXI, 11.

10 «Exaltata est in gloria et gratia super omnes creaturas... ad defendendum, ut ibi, Quasi palma exaltata sum in Cades (Eccli. XXIV, 18).» S. Albertus Magnus, Biblia Mariana, Liber Ecclesiastici, n. 6. Opera, ed. Ludg., XX (in fine del volume), pag. 20, col. 1; ed. Paris. XXXVI, 405, col. 1.

11 «Dominatur in regno inferni... Merito competit ei etymologia huius nominis; secundum enim Catholicon et Papiam, Dominus vel Domina dicitur quasi domans manus, quia ipsa domat daemonum manus et potestates.» S. BERNARDINUS SENENSIS, De glorioso nomine Virginis Mariae sermo 3, art. 2, cap. 2: Opera, IV, Venetiis, 1745, pag. 80, col. 1; Venetiis, 1591, III, 89.

12 «Aiunt florescentibus vineis omne reptile venenatum cedere loco, nec ullatenus novorum ferre odorem florum.» S. BERNARDUS, In Cantica, sermo 60, n. 7, ML 183-1068. - Però qui S. Bernardo non parla della divozione a Maria, ma del fervore dei novizi e di quelli che fanno una vera conversione, come i primi Cristiani.

13 HUGO A S. CHARO, Card., O. P., Postilla super Ecclesiasticum, XXIV, 17. Opera, III, Venetiis, 1703, fol. 217, col. 4.

14 «Mystice: in periculis Christiani fugiant ad arcam, id est, ad Eucharistiam; item ad B. Virginem, quae Christum quasi manna in arca ventris sui continuit et peperit pro cibo et salute mundiCORNELIUS A LAPIDE, in I Reg., XIV, 18, Parisiis, 1862, III, 346, col. 2.

15 «Quia protegit, figurata est in figura arcae Mosaicae, de qua Numer. X in fine (v. 35) scriptum est: Quum elevaretur arca, dicebat Moyses: Surge, Domine, et dissipentur inimici tui, et fugiant qui odeerunt te a facie tua, ut mystice innuatur quod, quando elevata fuit Virgo gloriosa ad caelestia regna, daemonis potentia imminuta et dissipata est.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro festivitatibus B. V. M., Sermo 12, de Assumptione B. M. V., art. 1, cap. 3. Opera, Venetiis, 1745, IV, 120, col. 2; 1591, III, 127.

16 «O quam amara et timenda est haec Maria daemonibusCONRADUS SAXON, O. M., Speculum B. M. V., lectio 3, inter Opera S. Bonav., Lugduni, 1668, etc., VI, 432, col. 2.

17 «Aurora nostra nobis est contra daemones defensatrix, sicut signatum est in Iob (XXIV, 16, 17) ubi de homicida et de fure (v. 14) et de adultero (v. 15) dicitur: Perfodiunt in tenebris domos, sicut in die condixerant sibi et ignoraverunt lucem. Si subito apparuerit aurora, arbitrantur umbram mortis. Homicida diabolus, fur diabolus, adulter diabolus est... Heu... quanta nobis mala spiritus maligni faciunt! Perfodiunt namque in tenebris ignorantiae, in tenebris obscuritatis, interiores domos mentium nostrarum... Ad evadenda ergo tanta pericula, utinam nobis aurora appareat, utinam nobis Maria succurrat. Si enim subito apparuerit aurora, si cito nobis advenerit et supervenerit Mariae gratia et misericordia, arbitrantur umbram mortis, id est, sic timent... sic trepidant, sic fugiunt, sicut homines timent et fugiunt umbram mortis.» IDEM, id. op., lectio 11, pag. 447, col. 2.

18 S. BIRGITTAE Revelationes, Sermo angelicus de excellentia B. M. V., quem ipse Angelus dictavit B. Birgittae... et ipsa... devote conscripsit, cap. 20. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 550, col. 2.

19 CORNELIUS A LAPIDE, in Cant. II, 2, Parisiis, 1860, VII, pag. 552, col. 1: «Sicut liilum valet adversus serpentes et venena, sic B. Virginis invocatio singulare est remedium in omni tentatione vitiorum, et praesertim libidinis, uti experientia constat.» E aggiunge varie autorità sull'efficacia medicinale del giglio, e sul modo di servirsene.

20 «Quae non confundit, o Deipara, spem tuam habens, salvus ero; patrocinium tuum obtinens, o immaculatissima, non timebo; persequar inimicos meos et in fugam convertam, solam retinens veluti thoracem protectionem tuam, tuumque omnipotens auxiliumCOSMAS Hierosolymitanus, Hymni, hymnus VI, pro magna quinta feria, MG 98-482. - Parte di questo testo riferisce S. Alfonso, La Vera Sposa di Gesù Cristo, cap. 21, n. 3 (nostro vol. XV, pag. 311, nota 12) col nome del vero autore, Cosma di Gerusalemme. Questo Cosma, preso dai Saraceni, fu riscattato dal padre di S. Giovanni Damasceno, il quale lo fece educare col proprio figlio. «Vir omnino musicam harmoniam spirans,» dice il Suida. - La strofa qui riferita viene attribuita al Damasceno in una antica edizione delle sue Opere - Parisiis, 1577, cura Iacobi Billii, fol. 403 a tergo - nel Carmen in festum Annuntiationis B. Dei Genitricis.

21 «Tu, (Domine,) eam salutis effecisti portum. Eam tu murum inexpugnabilem, vallumque inconcussum fundasti. Tu arma, vi omni belli potentiora, trophaeumque invictum eam praestitistiIACOBUS MONACHUS (fine del secolo XI), Oratio in Nativitatem SS. Deiparae, n. 20. MG 127-598.

22 «De hac dicitur in Ps. (CIV, 39): Expandit nubem in protectionem eorum, id est, Israelitarum, et ignem ut luceret eis per noctem. Ecce duo officia ad quae data est nobis Maria, scilicet ut nos protegat a fervore solis iustitiae tamquam nubes,... et nos illuminet suis orationibus et exemplis tamquam ignis, quoniam ipsa est lux ostendens lucem (viam?) virtutum, et etiam nos protegat contra diabolum quasi igneus murus, et contra vitia et peccataRICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 7, cap. 12 (verso la fine), inter Opera S. Alberti Magni, ed. Lugd., XX, 223, col. 2; ed. Parisiens., XXXVI.

23 CONRADUS SAXON, Speculum B. V. M., lectio 3, inter Opera S. Bonaventurae, ed. Lugd., 1668, etc. VI, 432, col. 2. - Vedi Appendice, 2.

24 Adrianus LYRAEUS, S. I., Trisagion Marianum, lib. 3, tonus nonus, pag. 414, col. 1: «Et Bernardus: «Daemones non solum Virginem pertimescunt, sed audita hac voce Maria, omnes contremiscunt.» Il Lireo non alcuna indicazione del luogo donde abbia preso questo testo. S. Alfonso dice: «Super Missus». Ma né ivi né altrove s'incontrano le riferite parole presso S. Bernardo.

25 «Expavescunt caeli Reginam spiritus maligni, et diffugiunt, audito nomine sancto eius, velut ab igne... Tamquam tonitruum de caelo factum, sic prosternuntur ad sanctae Mariae vocabulum; et quo saepius illud profertur ac desiderabilius invocatur, eo citius et longius ipsi fuganturTHOMAS A KEMPIS, O. S. A., Sermones ad novitios, pars 3, sermo 4. Opera, cura Sommalii, S. I., Coloniae Agrippinae et Coloniae Allobrogum, 1759, I, 84. - Editio nova, cura Pohle, sermo 23, VI, 221.

26 «Sul declinare della vita del nostro (Antonio), il demonio, che... altre volte erasi provato di impedirne il bene, lo colpì visibilmente nella sua cella... Gli si avventò contro furibondo, e... stava per soffocarlo... La devozione speciale (d'Antonio) era l'inno O gloriosa Domina (oggi O Gloriosa Virginum), a cui ricorse nel subito pericolo, e bastò a fugare il demonio. La cella fu ripiena all'istante di luce soprannaturale...» SCRINZI, S. Antonio di Padova e il suo tempo, cap. 18, Padova, 1895, pag. 318, 319.

27 «O nomen suavissimum! O qualis ea est re ipsa, cuius tam gratiosum nomen est! Numquam sane quamvis dulcis citharae sonus tam suaviter affecit aures, quantumlibet huic mundo dediti hominis, quam nostra afficit corda moerentia nomen sacratissimum intemeratae Virginis Mariae. Atque merito profecto in huius praecelsi honorem nominis, cuncti debebunt suas cervices flectere et curvare genua. O quoties infestas daemonum manus tu, pia Mater, a nobis profligasti et in fugam vertistiB. HENRICUS SUSO, Dialogus Sapientiae et ministri eius, cap. 16, Opera, Coloniae Agrippinae, 1588, pag. 96, 97. - DEL CASTIGLIO, Istoria generale di S. Domenico e del suo Ordine, Palermo, 1623, parte 2, lib. 2, cap. 18, p. 161, col. 2: «Stando (Enrico) in orazione nella sua cappella, vide la figura di un uomo... bruttissimo... con un arco in mano... Uscì subito il Santo dalla cappella per andare al Coro (a cantar Messa)... Il nemico scoccò... una saetta di fuoco, con che tirò al frate, e lo percosse nel petto con feritagrande, che l'abbatté in terra... Pose il maligno altra saetta nell'arco. Ma le forze e l'animo e l'arco e lo strale si perderono al traditore col solo nome della Vergine Maria, a cui si raccomandò il Santo, dicendo: Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria

28 «Anni circiter elapsi sunt octo, ut scribit noster Franciscus Cardim (+ 1659) in Annalibus Iaponicis (la dedica dell'op. de Van Lyere è del 1647: la lettera del Cardim, non sappiamo di che anno fosse), ubi de ingressu nostrorum in Insulam Hainam sermonem instituit, cum illic vivere desiit, in aedibus cuiusdam Antonii Neophyti, femina gentilis, a cuius morte domus tota, sub noctem proxime sequentem, clamore fremituque bellico horrendum in modum resonare audita fuit.» Il neofito cerca un rifugio nel suo oratorio, ed ivi si raccomanda fervidamente. Uscito dall'oratorio, vede la casa ripiena di fiere e di bestie orribili, le quali con voce umana e terribile, gli gridano: «Quidquid agas frustra est, huc ad devorandum te venimusVedendo il buon neofito che, pur continuando ad urlare, non venivano all'atto, riprese animo, e disse: «Cum nulla alia mihi ad manum arma sint, quibus terrorem vobis iniiciam, praeter dulcissima nomina Iesu mei, Matrisque meae Mariae, his ego armatus ad vos venio: si quid contra valetis, eccum me.» «Vix ea protulerat, cum ecce terra abcedere, et hiatu non modico aperiri, omniaque illa spectra, fiammarum ignibus obvoluta, eodem absorberiAdrianus LYRAEUS, S. I., Trisagion Marianum, lib. 3, tonus 8, pag. 409, col. 2.

29 «Saepe quippe vidimus et audivimus plurimos hominum in suis periculis recordari nominis istius bonae Mariae, et omnis periculi malum illico evasisse.» Inter Opera S. Anselmi, EADMERUS, Monachus Cantuariensis, Liber de excellentia Virginis Mariae, cap. 6. ML 159-570.

30 Inter Opera S. Bonaventurae, Lugd., 1668, etc., VI, 487, col. 1, Psalterium B. M. V. Ps. 110: «Gloriosum et admirabile est nomen tuum; qui illud retinent, non expavescent in punco mortis.» - Op. S. Bon., VI, 447, col. 2, CONRADUS SAXON, Speculum B. M. V., lectio 11: «Si cito nobis advenerit et supervenerit Mariae gratia et misericordia... sic timent (daemones), sic trepidant, sic fugiunt, sicut homines timent et fugiunt umbram mortis

31 CONRADUS SAXON, Speculum B. M. V., lectio 11, pag. 447, col. 2: «Propter hoc bene beatus Bernardus ait: «Non sic timent hostes visibiles quamlibet castrorum multitudinem copiosam, sicut aëreae potestates Mariae vocabulum et exemplum.» - Id. op., lectio 3, pag. 432, col. 2: «Unde beatus Bernardus: «Non sic timent hostes visibiles quasi castrorum multitudinem copiosam, sicut aëreae potestates Mariae vocabulum, patrocinium et exemplum.» Inter Opera S. Bonav., ed. Rom., etc., VI.

32 «Tu nequissimi hostis adversus servos tuos invasiones, sola tui nominis invocatione sanctissima depellens ac fugans, tutos atque incolumes reddis.» S. GERMANUS, Patriarcha CP., In Encaenia ss. aedis, in fascias Domini, in zonam SS. Deiparae, MG 98-382.

33 Coppenstein, O. P., B. F. ALANI REDIVIVI RUPENSIS O. P., Tractatus mirabilis de ortu atque progressu Psalterii Christi et Mariae eiusque Confraternitatis, Venetiis, 1665, pars 4, cap. 30, p. 331. Forum Cornelii, 1847, pars 4, cap. 7, pag. 218.

34 «Daemones, audito nomine meo, statim relinquunt animam quasi territi; sed iterum advolant... nisi aliqua emendatio subsequatur. Nullus etiam tam frigidus ab amore Dei est...si invocaverit hoc nomen, hac intentione ut numquam reverti velit ad opus solitum, quod non discedat ab eo statim diabolus, et numquam amplius revertitur ad eum, nisi resumpserit voluntatem peccandi mortaliter. Tamen quandoque permittitur ei turbare eum, propter maiorem remunerationem, sed non possidere.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 1, cap. 9 (in fine), pag. 11, 12.

35 AURIEMMA, S. I., Affetti scambievoli, parte 2, cap. 8, Bologna, 1681, pag. 135 («racconto riferito dal nostro Padre Matteo Radero, nella sua Baviera santa»). - LUDEWIG, Chronicon Reicherspergense, ad annum 1166.




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