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- CAPITOLO V. - Ad te suspiramus gementes et flentes in hac lacrimarum valle.
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CAPITOLO V. - Ad te suspiramus gementes et
flentes in hac lacrimarum valle.
§ 1. - Della necessità che abbiamo dell'intercessione di Maria per salvarci.
Che l'invocare e pregare i
santi, e singolarmente la regina de' santi Maria Santissima, affinché
c'impetrino la divina grazia, sia cosa non solamente lecita, ma ben anche utile
e santa, è di fede e stabilita già da' Concili contro gli eretici, che la
condannano come cosa d'ingiuria a Gesù Cristo, ch'è l'unico nostro mediatore.
Ma se un Geremia dopo sua morte prega per Gerusalemme (II Mach. XV, [14]); se i
vecchi dell'Apocalisse presentano a Dio le orazioni de' santi;1 se un
S. Pietro promette a' suoi discepoli di ricordarsi di loro dopo la sua
morte;2 se un S. Stefano prega per li suoi persecutori;3 se un
S. Paolo prega per li suoi compagni;4 se in somma possono i santi
pregare per noi, perché non possiamo noi implorare i santi, acciocché per noi
intercedano? S. Paolo si raccomanda alle orazioni de' suoi discepoli: Orate pro nobis (I Thess. V, [25]); S. Giacomo esorta che gli uni pregassero per gli
altri: Orate pro invicem, ut salvemini
(c. V, v. 16). Dunque lo possiamo fare ancor noi.
Che Gesù Cristo sia unico mediator di giustizia, che
co' meriti suoi ci abbia ottenuta la riconciliazione con Dio, chi lo nega? Ma
all'incontro è cosa empia il negare che Dio si compiaccia di far le grazie ad
intercessione de' santi, e specialmente di Maria sua Madre, che Gesù tanto
desidera di vedere da noi amata ed onorata. Chi non sa che l'onore che si dà
alle madri, ridonda in gloria de' figli? Gloria
filiorum parentes eorum (Prov. XVII).5 Onde dice S. Bernardo: Non
pensi di oscurare le glorie del figlio chi molto loda la madre; perché
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quanto più si onora la madre, tanto più si loda il figlio: Non est
dubium, quidquid in laudibus matris proferimus, ad filium pertinere (Hom.
sup. Missus).6 E S. Idelfonso
dice che tutto l'onore che si fa alla madre ed alla regina, si rende al figlio
ed al re: Refunditur in filium quod
impenditur matri. Transfunditur honor in regem quod defertur in famulatum
reginae.7 Mentre non si dubita che per li meriti di Gesù è stata
conceduta tanta autorità a Maria di essere la mediatrice della nostra salute:
non già mediatrice di giustizia, ma di grazia e d'intercessione, come appunto è
chiamata da S. Bonaventura: Maria
fidelissima mediatrix nostrae salutis.8 E S. Lorenzo Giustiniani
dice: Quomodo non est plena gratia, quae
effecta est paradisi scala, caeli ianua, Dei atque hominum verissima mediatrix?
(Serm. de Annunc.).9
Onde ben avverte S. Anselmo (De Exc. Virg., c. 6)
che allorché noi preghiamo la S. Vergine ad ottenerci le grazie, non è che noi
diffidiamo della divina misericordia, ma più presto è che diffidiamo della
propria indegnità; e ci raccomandiamo a Maria, acciocché la sua dignità
supplisca la nostra miseria: Ut dignitas
intercessoris suppleat inopiam nostram. Unde Virginem interpellare non est de
divina misericordia diffidere, sed de propria indignitate formidare.10
Che 'l ricorrere dunque all'intercessione di Maria
sia cosa utilissima e santa, non può dubitarsi se non da coloro che mancano
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nella fede. Ma il punto che qui intendiamo di provare è che
l'intercessione di Maria sia ben anche necessaria per la nostra salute:
necessaria diciamo, non già assolutamente, ma moralmente, per parlare come si
dee. E diciamo che questa tal necessità nasce dalla stessa volontà di Dio, il
quale vuole che tutte le grazie ch'egli ci dispensa passino per le mani di
Maria, secondo la sentenza di S. Bernardo,11 che oggidì ben può
asserirsi comune fra' Teologi e Dottori, come già la chiama comune l'autor del Regno di Maria.12 || Ella è
seguita dal Vega, dal Mendozza, dal Paciucchelli, dal Segneri, dal Poirè, dal
Crasset, e da innumerabili altri dotti autori.13 Sino il P. Natale di
Alessandro, autore per altro così riserbato nelle sue proposizioni, ancor egli
dice essere volontà di Dio che tutte le grazie noi l'aspettiamo per
l'intercessione di Maria: Qui vult, sono
sue parole, ut omnia bona ab ipso
exspectemus, potentissima Virginis Matris intercessione impetranda; cum eam, ut
par est, invocamus (Ep. 76, in calce T. 4, Moral.); citando in conferma di
ciò il celebre passo di S. Bernardo: Sic
est voluntas eius qui totum nos habere voluit per Mariam.14 Lo
stesso sente il P. Contensone, il quale spiegando le parole dette da Gesù
Cristo in croce a S. Giovanni: Ecce mater
tua, soggiunge: Quasi diceret: Nullus
sanguinis mei particeps erit, nisi intercessione Matris meae. Vulnera gratiarum
fontes sunt: sed ad nullos derivabuntur rivi, nisi per Mariae canalem. Ioannes discipule,
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tantum a me amaberis, quantum eam amaveris (Theol.
mentis et cord., t. 2, l. 10, D. 4, c. 1).15 |
Questa proposizione, cioè che quanto di bene noi
riceviamo dal Signore tutto ci viene per mezzo di Maria, non molto piace ad un
certo autor moderno, il quale per altro, sebbene parla con molta pietà e
dottrina della vera e falsa divozione, nulladimeno parlando della divozione
verso la divina Madre, si è dimostrato molto avaro nell'accordarle questa
gloria, che non hanno avuto scrupolo di darle un S. Germano, un S. Anselmo, un
S. Giovan Damasceno, un S. Bonaventura, un S. Antonino, un S. Bernardino da
Siena, il V. abbate di Celles, e tanti altri Dottori, che non han fatto
difficoltà di dire che per la suddetta ragione l'intercessione di Maria non
solo sia utile, ma ancor necessaria.16 Dice il mentovato autore che una
tal proposizione, cioè che Dio non faccia alcuna grazia se non per mezzo di
Maria, è un'iperbole ed una esagerazione caduta di bocca al fervore di alcuni
santi, la quale, sanamente parlando, solo va intesa, perché da Maria abbiamo
ricevuto Gesù Cristo, per li cui meriti poi riceviamo tutte le grazie.
Altrimenti, dice, sarebbe errore il credere che Dio non ci potesse concedere le
grazie senza l'intercessione di Maria; poiché l'Apostolo dice che noi non
riconosciamo che un solo Dio, ed un solo mediatore di Dio e degli uomini, Gesù
Cristo (I Tim. II, 3). Sin qui il detto autore.17
Ma con sua buona pace, com'egli stesso nel suo libro
m'insegna,18 altra è la mediazione di giustizia per via di merito,
altra la mediazione di grazia per via di preghiere. Altro parimente è il dire
che Dio non possa, altro
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che Dio non voglia concedere le grazie senza
l'intercessione di Maria. Ben confessiamo noi che Dio è il fonte d'ogni bene e
'l Signore assoluto di tutte le grazie, e che Maria non è che una pura
creatura, che quanto ottiene tutto lo riceve graziosamente da Dio. Ma chi mai
può negare che sia molto ragionevole e conveniente l'asserire che Dio, affin di
esaltare questa gran creatura, che più di tutte l'altre creature l'ha onorato
ed amato in sua vita; e che Dio avendo eletta Maria per Madre del suo Figlio e
comun Redentore, voglia che tutte le grazie, che si han da concedere alle anime
redente, per mano di lei passino e si dispensino? Noi ben confessiamo che Gesù
Cristo è l'unico mediatore di giustizia, come di sopra abbiam già distinto, che
coi meriti suoi ci ottiene le grazie e la salute; ma diciamo che Maria è mediatrice
di grazia, e che sebbene quanto ella ottiene, l'ottiene per li meriti di Gesù
Cristo, e perché prega e lo domanda in nome di Gesù Cristo, tuttavia quante
grazie noi cerchiamo, tutte le abbiamo per mezzo della sua intercessione.
In ciò non vi è certamente niente contrario a' sacri
dogmi; anzi tutto è conforme a' sentimenti della Chiesa, che nelle
solite19 orazioni da lei approvate c'insegna a ricorrere continuamente
a questa divina Madre, e ad invocarla: Salus
infirmorum, refugium peccatorum, auxilium Christianorum, vita, spes nostra. La
stessa santa Chiesa nell'Officio che impone a recitarsi nelle festività di
Maria, applicando a lei le parole della Sapienza, ci dà ad intendere che in
Maria troveremo ogni speranza: In me omnis
spes vitae et virtutis. In Maria ogni grazia: In me omnis gratia viae et veritatis.20 In Maria in somma
troveremo la vita e la salute eterna: Qui
me invenerit, inveniet vitam, et hauriet salutem a Domino.21 Ed in
altro luogo: Qui operantur in me, non
peccabunt. Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt:22 cose che
tutte ci significano la necessità che noi abbiamo dell'intercessione di Maria.
E questo poi è quel sentimento in cui ci confermano
tanti Teologi e SS. Padri, i quali non è giusto il dire, come dice l'autor
suddetto, che per esaltare Maria abbiano detto iperboli
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e sian loro cadute di bocca esagerazioni eccedenti. L'esagerare e 'l proferire iperboli è
eccedere da' limiti del vero, il che non conviene dire de' santi, che han
parlato collo spirito di Dio, il quale è spirito di verità.
E qui mi si permetta fare una breve digressione, con
dire un mio sentimento: ed è che quando una sentenza è in qualche modo
onorevole alla S. Vergine, ed ha qualche fondamento e non ripugna né alla fede
né a' decreti della Chiesa né alla verità, il non tenerla e 'l contraddirla, a
cagion che la sentenza contraria anche può esser vera, dinota poca divozione
alla Madre di Dio. Nel numero di questi poco divoti non voglio esser io, né
vorrei vedervi il mio lettore, ma più presto nel numero di coloro, che tutto
ciò che senza errore si può credere delle grandezze di Maria, tutto pienamente
e fermamente lo credono, secondo parla Ruperto abbate (De laud. Virg.), il
quale fra gli ossequi molto graditi a questa Madre mette questo, cioè: Eius magnalia firmiter credere.23
Quando altro non vi fosse, basti a toglierci il timore di eccedere nelle lodi
di Maria il P.S. Agostino, il quale dice che quanto noi diciamo in lode di
Maria, tutto è poco a quel ch'ella si merita per la sua dignità di Madre di
Dio;24 colla S. Chiesa la
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quale fa leggere nella Messa della
B. Vergine: Felix namque es, sacra Virgo
Maria, et omni laude dignissima.25
Ma torniamo al punto, e vediamo ciò che dicono i
santi della proposta sentenza. S. Bernardo dice che Dio ha riempiuta Maria di
tutte le grazie, acciocché gli uomini, per mezzo di Maria, come da un canale,
ricevessero poi quanto lor viene di bene: Plenus
aquaeductus, ut accipiant ceteri de eius plenitudine (Serm. de
aquaed.).26 Fa di più il santo ivi una gran riflessione, e dice che
perciò nel mondo, prima che nascesse la S. Vergine, non vi fu per tutti questa
corrente di grazia, perché allora non vi era questo desiderato acquedotto: Ideo tanto tempore defuerunt omnibus fluenta
gratiarum, quia nondum intercesserat hic aquaeductus. Ma che a tal fine
poi, soggiunge, Maria è stata data al mondo, acciocché da questo canale
pervenissero a noi continuamente le divine grazie: Ad hoc enim data est ipsa mundo, quasi aquaeductus, ut per ipsam a Deo
ad homines dona caelestia iugiter descenderent (S. Bern., Serm. de
aquaed.).27
Onde conforme Oloferne per acquistar la città di
Betulia, ordinò che si rompessero gli acquedotti,28 così il demonio
procura quanto può di far perdere all'anime
la divozione verso la Madre di Dio: perché chiuso questo canale di grazie,
facilmente poi gli riesce di farne acquisto. Quindi ripiglia lo stesso santo
padre, e dice: Intuemini quanto
devotionis affectu a nobis eam voluit honorari, qui totius boni plenitudinem
posuit in Maria: ut proinde si quid spei nobis est, si quid gratiae,
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si quid salutis, ab ea noverimus redundare (Serm. de Nat.
Virg.).29 Guardate dunque, dice, o anime, con quale affetto e divozione
vuole il Signore che noi onoriamo questa nostra regina, con ricorrere sempre e
confidare alla sua protezione; poiché in lei ha riposto la pienezza d'ogni
bene, affinché d'indi in poi quanto abbiamo di speranza, di grazia e di salute,
tutto lo riconosciamo pervenirci dalle mani di Maria. Lo stesso dice S.
Antonino: Per eam de caelis exivit
quidquid gratiae venit in mundum (P. 4, tit. 15, c. 20):30 Tutte le
misericordie, che si son mai dispensate agli uomini, tutte son venute per mezzo
di Maria.
Perciò ella è chiamata luna: Quia, dice S. Bonaventura, sicut
luna inter corpora caelestia et terrena est media, et quod ab illis accipit ad
inferiora refundit: sic et Virgo regia inter nos et Deum est media, et gratiam
ipsa nobis refundit (Serm. 74, de Nat. Dom.):31 Siccome la luna sta
in mezzo al sole ed alla terra, e quel che dal sole riceve, lo rifonde alla
terra; così
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Maria riceve le celesti influenze di grazie dal sole
divino, per trasfonderle a noi su questa terra.
Perciò parimente ella vien chiamata porta del cielo
dalla S. Chiesa, Felix caeli porta; perché,
come riflette il medesimo S. Bernardo, siccome ogni rescritto di grazia, che
vien mandato dal re, passa per la porta della sua reggia, così: Nulla gratia venit de caelo ad terram, nisi
transeat per manus Mariae (Vid. serm. 3, in Vig. Nat.).32 Dice di
più S. Bonaventura che Maria si chiama porta del cielo, perché niuno può
entrare in cielo, se non passa per Maria che ne è la porta: Nullus potest caelum intrare, nisi per
Mariam transeat tamquam per portam.33
Nello stesso sentimento ci conferma S. Girolamo o,
come altri vogliono, altro autore antico del sermone dell'Assunzione, che va
inserito tra l'opere di S. Girolamo - il quale dice che in Gesù Cristo fu la
pienezza della grazia come nel capo, da cui poi s'influiscono alle sue membra,
che siamo noi, tutti gli spiriti vitali, cioè gli aiuti divini per conseguire
l'eterna salute: in Maria poi fu anche la stessa pienezza come nel collo per
cui i detti spiriti vitali passano alle membra: In Christo fuit plenitudo gratiae sicut in capite influente, in Maria sicut
in collo transfundente (Serm. de Ass. B.V.).34 Lo stesso vien
confermato da S. Bernardino da Siena, il quale più chiaramente spiegò questo
pensiero, dicendo che per mezzo di Maria si trasmettono a' fedeli, che sono il
corpo mistico di Gesù Cristo, tutte le grazie della vita spirituale, che loro
discendono
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da Gesù loro capo: Per
Virginem a capite Christi vitales gratiae in eius corpus mysticum
transfunduntur (Serm. 61, de Nat. Virg., c. 8).35
E S. Bonaventura cerca di ciò assegnarne la ragione,
mentre dice: Cum tota natura divina intra
Virginis uterum exstiterit, non timeo dicere quod in omnes gratiarum effluxus
quamdam iurisdictionem habuerit haec Virgo, de cuius utero quasi de quodam
divinitatis oceano flumina emanabant omnium gratiarum (S. Bon., in Spec.,
cap. 3).36 Essendosi Dio compiaciuto di abitare nell'utero di questa S.
Vergine, in certo modo, dice il santo, ha ella acquistata una certa
giurisdizione sopra tutte le grazie; poiché dal suo utero sagrosanto uscendo
Gesù Cristo, sono usciti insieme da lei, come da un celeste oceano, tutti i
fiumi de' doni divini. Lo stesso dice e con termini più chiari S. Bernardino da
Siena: Dal tempo, egli asserisce, che questa Madre Vergine concepì nel suo seno
il divin Verbo, ha acquistata
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per così dire una ragione speciale sui
doni che a noi procedono dallo Spirito Santo, in modo che niuna creatura poi ha
ricevuta alcuna grazia da Dio se non per mezzo e mano di Maria. Ecco le sue
belle parole: A tempore quo Virgo Mater
concepit in utero Verbum Dei, quamdam, ut sic dicam, iurisdictionem obtinuit in
omni Spiritus Sancti processione temporali; ita ut nulla creatura aliquam a Deo
obtinuerit gratiam, nisi secundum ipsius piae Matris dispensationem (Serm.
61, tract. 1, art. 8).37
E così appunto viene spiegato da un autore (Crasset,
Div. della Verg.) quel passo di Geremia, dove parlando il profeta
dell'Incarnazione del Verbo e di Maria sua Madre, dice che una donna dovea
circondare quest'Uomo-Dio: Femina
circumdabit virum (Ierem. XXXI, 22). Spiega il suddetto autore: Conforme
dal centro d'un circolo niuna linea esce fuori, che prima non passi per la circonferenza che lo circonda:
così da Gesù, ch'è il centro d'ogni bene, niuna grazia a noi passa se non per
mezzo di Maria, che l'ha circondato dopo che l'ha ricevuto nel suo
seno.38
Indi dice S. Bernardino che perciò tutti i doni,
tutte le virtù e tutte le grazie, tutte si dispensano per man di Maria a quelli
ch'ella vuole, nel tempo ch'ella vuole e nel modo ch'ella vuole: Ideo omnia dona, virtutes et gratiae, quibus
vult, quando vult et quomodo vult, per ipsius manus dispensantur (Dict.
Serm. 61, ut sup.).39 Riccardo parimente dice che Dio
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quanto
di bene fa alle sue creature, tutto vuole che passi per mano di Maria: Deus quidquid boni dat creaturis suis, per
manus Matris Virginis vult transire.40 Onde il Ven. abbate di
Celles esorta ciascuno a ricorrere a questa tesoriera delle grazie, com'egli la
chiama: Thesauraria gratiarum;41
poiché solo per suo mezzo il mondo e tutti gli uomini hanno da ricevere tutto
il bene che possono sperare: Accede ad
Virginem, quia per ipsam mundus habiturus est omne bonum (De Contempl. V.,
in Prol.).42
Dal che si vede chiaramente che i citati santi ed
autori, in dire che tutte le grazie ci vengono per mezzo di Maria, non hanno
inteso di dire ciò solamente perché da Maria abbiamo ricevuto Gesù Cristo, ch'è
il fonte d'ogni bene, come vuole intendere l'autore di sopra
nominato;43 ma ben anche ci assicurano che Dio, dopo d'averci donato
Gesù Cristo, vuole che tutte le grazie, che d'indi in poi si sono mai
dispensate, si dispensano e si dispenseranno agli uomini sino alla
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fine del mondo per li meriti di Gesù, tutte si dispensino per mano e
per intercessione di Maria.
Sicché conclude il P. Suarez essere oggidì
sentimento universale della Chiesa, che l'intercession di Maria sia non
solamente a noi utile, ma ancora necessaria: Sentit Ecclesia intercessionem B. Virginis esse sibi utilem et
necessariam (Tom. 2, in 3 part., Disp. 23, sect. 3).44 Necessaria,
come dicemmo, non già di necessità assoluta, perché solamente la mediazione di
Gesù Cristo ci è assolutamente necessaria: ma di necessità morale, poiché sente
la Chiesa con S. Bernardo che Dio ha determinato che niuna grazia a noi si
dispensi se non per mano di Maria: Nihil
Deus habere nos voluit, quod per manus Mariae non transiret (Serm. 3, in
Vig. Nat.).45 E prima di S. Bernardo lo affermò S. Idelfonso, dicendo
alla Vergine: o Maria, il Signore ha decretato di raccomandare alle vostre mani
tutti i beni ch'egli ha disposto di dare agli uomini, e perciò a voi ha
commessi tutti i tesori e le ricchezze delle grazie: Omnia bona, quae illis summa Maiestas decrevit facere, tuis manibus
decrevit commendare; commissi quippe sunt thesauri et ornamenta gratiarum (In
cor. Virg., c. 15).46 E perciò dice S. Pietro Damiano (De Nat. Virg.,
ap. Pac., Exc. I, n. 15) che Dio
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non volle farsi uomo se non col
consenso di Maria; per primo, affinché tutti noi le restassimo sommamente
obbligati; per secondo, acciocché intendessimo che all'arbitrio di questa Vergine
è raccomandata la salute di tutti.47
Quindi S. Bonaventura considerando le parole d'Isaia
al capo 11, dove dice il profeta che dalla progenie di Iesse dovea nascere una
verga, cioè Maria, e da quella il fiore, cioè il Verbo incarnato: Egredietur virga de radice Iesse, et flos de
radice eius ascendet: [et] requiescet super eum Spiritus Domini: dice
il santo queste belle parole: Quicumque
Spiritus Sancti gratiam adipisci desiderat, florem in virga quaerat; per virgam
enim ad florem, per florem ad spiritum pervenimus (In Spec., c.
6):48 Chiunque desidera acquistar la grazia dello
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Spirito
Santo, cerchi il fiore nella verga, cioè Gesù in Maria, poiché per la verga
troviamo il fiore, per lo fiore troviamo Dio. E poi soggiunge nel capo 10: Si hunc florem habere desideras, virgam
floris precibus flectas: Se vuoi avere questo fiore, cerca colle preghiere
d'inclinare a favor tuo la verga del fiore, e l'otterrai. Altrimenti - dice il
serafico padre nel serm. 26 nell'Epifania, su le parole: Invenerunt puerum cum Maria matre eius (Matth.
II, 11) - non mai si troverà Gesù se non con Maria e per mezzo di Maria: Numquam invenitur Christus, nisi cum Maria,
nisi per Mariam.49 E conclude che indarno cerca Gesù, chi non cerca
di trovarlo insieme con Maria: Frustra
igitur quaerit qui cum Maria invenire non quaerit. Onde dicea S. Idelfonso:
Ut sim servus filii, servitutem appeto
genitricis
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(De Virg. Mar., cap. 12):50 Io voglio esser
servo del figlio, e perché non sarà mai servo del figlio chi non è servo della
madre, perciò ambisco la servitù di Maria.
Esempio.
Narrasi dal Belluacense
(Spec. hist., l. 7, c. 105) e dal Cesario (Dist. 2, c. 2) che un giovine nobile,
essendosi ridotto per li suoi vizi, da ricco come l'avea lasciato il padre, ad
esser così povero che gli bisognava mendicare per vivere, partì dalla patria
per andare a vivere con meno rossore in paese lontano, dove non fosse
conosciuto. In questo viaggio s'incontro un giorno con un certo antico servo di
suo padre, il quale, vedendolo così afflitto per la povertà in cui si trovava
caduto, gli disse che stesse allegro, perché egli voleva condurlo ad un
principe così liberale, che l'avrebbe provveduto di tutto.
Era questo ribaldo un empio stregone. Ed ecco un
giorno si prese il povero giovine seco, e portollo per un bosco presso una
laguna, dove cominciò a parlare con persona che non si vedeva; onde il giovine
gli domandò con chi parlasse. Egli rispose: Col demonio; e vedendo spaventato
il giovine, l'animò a non temere. E seguendo a parlar col demonio: Signore,
disse, questo giovine sta ridotto in estrema necessità, vorrebbe ritornare nel
suo primiero stato. Quand'esso voglia ubbidirmi, rispose il nemico, io lo farò
più ricco di prima: ma in primo luogo ha da rinnegare Dio. A questo inorridì il
giovine; ma, istigato a farlo da quel maledetto mago, lo fece e rinnegò Dio. Ma
ciò non basta, ripigliò il demonio, bisogna che rinneghi anche Maria; perché
questa è quella da cui noi riconosciamo le nostre maggiori perdite. Oh quanti
ella ne toglie dalle nostre mani e li riconduce a Dio e li salva! Oh questo no,
rispose il giovine, ch'io rinneghi la Madre mia: questa è tutta la mia
speranza. Mi contento più presto andar mendicando tutta la mia vita. E con ciò
il giovine si partì da quel luogo.
Nel ritorno s'incontrò a passar per una chiesa di
Maria: entra l'afflitto giovine, ed inginocchiandosi avanti la sua immagine,
comincia a piangere ed a pregare la SS. Vergine che
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gl'impetri il
perdono de' suoi peccati. Ecco Maria subito si mette a pregare il Figlio per
quel miserabile. Gesù al principio disse: Ma quest'ingrato, Madre mia, m'ha
rinnegato. Ma vedendo la Madre che non lasciava di pregarlo, in fine: O Madre,
disse, io non vi ho negato mai niente; sia perdonato, giacché voi me lo
domandate.
Tutto ciò segretamente osservò quel cittadino, che
s'aveva comperate le robe di quel dissipatore. Questi, avendo veduta la pietà
di Maria usata con quel peccatore, ed avendo un'unica figliuola, cela diede per
moglie, facendolo erede di tutto il suo avere. E così quel giovine ricuperò per
mezzo di Maria la grazia di Dio ed anche i beni temporali.51
Preghiera.
O anima mia, vedi che bella
speranza di salute e di vita eterna ti dà il Signore nell'averti data, per sua
misericordia, confidenza nel patrocinio di sua Madre, dopo che tu per li tuoi
peccati t'hai meritato tante volte la sua disgrazia e l'inferno. Ringrazia
dunque il tuo Dio, e ringrazia la tua protettrice Maria, che si è degnata già
di prenderti sotto il suo manto, come già ti accertano le tante grazie che per
suo mezzo hai tu ricevute.
Sì, che vi ringrazio, o Madre mia amorosa, di quanto
bene avete fatto a me disgraziato, reo dell'inferno. O Regina, e da quanti
pericoli voi mi avete liberato! Quanti lumi e quante misericordie voi mi avete
da Dio impetrate!52 Che gran bene o che grande onore voi avete ricevuto
da me, che vi siete così impegnata a beneficarmi?
Dunque la sola vostra bontà vi ha spinta. Ah che se
io dessi per voi il sangue e la vita, pure sarebbe poco all'obbligo che vi
tengo, mentre voi mi avete liberato dalla morte eterna;
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voi mi avete
fatta ricuperare, come spero. la divina grazia; da voi in somma riconosco tutta
la mia fortuna. Signora mia amabilissima, altro io misero non posso rendervi
che lodarvi sempre ed amarvi. Deh non isdegnate voi di accettare l'affetto d'un
povero peccatore, che si è innamorato della vostra bontà. Se il mio cuore è
indegno d'amarvi, perché sozzo e pieno d'affetti terreni, a voi sta mutarlo,
mutatelo voi.
Deh legatemi poi col mio Dio e legatemi tanto ch'io
non possa mai più separarmi dal suo amore. Questo voi cercate da me, ch'io ami
il vostro Dio; e questo io cerco da voi: impetratemi d'amarlo e d'amarlo
sempre, ed altro non desidero. Amen.
§ 2. - Seguita la stessa materia.
Dice S. Bernardo che
conforme un uomo ed una donna han cooperato alla nostra ruina, così fu
conveniente che un altro uomo ed un'altra donna cooperassero alla nostra
riparazione; e questi furono Gesù e la sua Madre Maria. Non ha dubbio, dice il
santo, che Gesù Cristo egli solo fu sufficientissimo per redimerci, ma congruum magis fuit, ut adesset nostrae
reparationi sexus uterque, quorum corruptioni neuter defuisset (Serm. in Sign. magn.).1 Onde dal B.
Alberto Magno vien chiamata Maria Adiutrix
Redemptionis, la cooperatrice della Redenzione.2 Ed ella stessa
rivelò a S. Brigida (Lib. 5, c. 35) che siccome Adamo ed Eva per un pomo
venderono il mondo, così ella col Figlio con un cuore riscattarono il mondo: Adam et Heva vendiderunt mundum pro uno
pomo; Filius meus et ego redemimus mundum uno corde.3 Ha ben potuto
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Dio, conferma S. Anselmo, creare il mondo dal niente; ma essendosi
perduto il mondo per la colpa, non ha voluto Dio ripararlo senza la
cooperazione di Maria: Qui potuit omnia
de nihilo facere, noluit ea violata sine Maria reficere (S. Ans., in Alloq.
cael., num. 27).4
In tre modi, spiega il P. Suarez, ha cooperato la
divina Madre alla nostra salute: prima con aver ella meritato con merito di
congruo l'Incarnazione del Verbo. Secondo con essersi molto impiegata a pregare
per noi, mentre vivea su questa terra. Terzo con aver ella sagrificata
volentieri a Dio la vita del Figlio per la nostra salute.5 E perciò ha
stabilito giustamente il Signore, che avendo Maria cooperato con tanto amore
verso degli uomini e con tanta gloria divina alla salvazione di tutti, tutti
poi per mezzo della sua intercessione ottengano la salute.
Maria si chiama la cooperatrice della nostra
giustificazione, perché a lei ha commesse Dio tutte le grazie da dispensarsi a
noi: Auxiliatrix nostrae iustificationis,
quia Deus omnes gratias faciendas Mariae commisit.6 Dal che poi
afferma S. Bernardo che tutti gli uomini passati, presenti e futuri debbano
riguardare Maria come il mezzo e 'l negozio della salute di tutti i secoli: Ad illam sicut ad medium, sicut ad negotium
omnium saeculorum respiciant, et qui praecesserunt, et nos qui sumus, et qui
sequentur (Serm. 2, in Pentec.).7
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Disse Gesù Cristo che niuno poteva ritrovarlo se
prima l'Eterno suo Padre non l'avesse tirato colla sua divina grazia: Nemo venit ad me, nisi Pater meus traxerit
eum.8 Così ancora, secondo Riccardo, dice Gesù della sua Madre: Nema venit ad me, nisi mater mea suis
precibus traxerit eum (Sup Cant., c. 1, v. 3):9 Niuno a me viene,
se la madre mia non l'abbia tirato prima colle sue preghiere. - Gesù fu frutto
di Maria, come le disse S. Elisabetta: Benedicta
tu inter mulieres et benedictus fructus ventris tui (Luc. I, 42). Chi vuol
dunque il frutto, dee andare all'albero. Chi vuole dunque Gesù, dee andar a
Maria, e chi trova Maria, trova ancora certamente Gesù. S. Elisabetta allorché
vide la SS. Vergine venuta a visitarla in sua casa, non sapendo come
ringraziarla, tutta umiltà esclamò: Et
unde hoc mihi, ut veniat mater Domini mei ad me? (Luc. I, 43): E dove io
meritava che la Madre del mio Dio venisse a ritrovarmi? Ma come? si dimanda:
Non sapeva già S. Elisabetta che non solo Maria, ma anche Gesù era venuto in
sua casa? e perché poi si chiama indegna di ricever la Madre e non più presto
di vedere il Figlio venuto a ritrovarla? Eh che ben intendeva la santa che
quando viene Maria, porta ancora Gesù; e perciò le bastò di ringraziar la Madre
senza nominar il Figlio.
Facta est quasi navis institoris de longe portans panem suum (Prov.
XXXI, 14).
Maria fu già questa felice nave, che dal cielo a noi portò Gesù Cristo, pane
vivo, che venne dal cielo per dare a noi la vita eterna, com'egli disse: Ego sum panis vivus, qui de caelo descendi;
si quis manducaverit ex hoc pane, vivet in aeternum (Io. VI, 51, [52]).
Onde poi dice
- 168 -
Riccardo di S. Lorenzo (De laud. Virg.) che nel mare di
questo mondo si perderanno tutti coloro, che non si troveranno ricevuti in
questa nave, cioè non protetti da Maria: In
mare mundi submergentur omnes illi quos non suscipit navis ista. Ideo, soggiunge,
quoties videmus insurgentes fluctus huius
maris, clamare debemus ad Mariam: Domina, salva nos, perimus:10
Sempreché ci vediamo nel pericolo di perderci per le tentazioni o passioni
della presente vita, dobbiamo ricorrere a Maria gridando: Presto, Signora,
aiutaci, salvaci, se non ci vuoi veder perduti. - E notisi qui di passaggio che
'l suddetto autore non fa scrupolo di poter dire a Maria: Salva nos, perimus, come fa difficoltà l'autor più volte mentovato
nel paragrafo scorso, il quale proibisce il poter dire alla Vergine che ci
salvi, mentre dice che il salvarci spetta solo a Dio.11 Ma se un
condannato alla morte ben può dire ad alcun favorito del re che lo salvi con
interporsi appresso del principe per ottenergli la vita; perché non possiamo
noi dire alla Madre di Dio che ci salvi con impetrarci la grazia della vita
eterna? S. Giovan Damasceno (Or. Paracl.) non facea difficoltà di dire alla
Vergine: Regina immaculata et pura, salva
me, libera me ab aeterna damnatione.12 S. Bonaventura chiamava
Maria:
- 169 -
O salus te
invocantium.13 La santa Chiesa approva l'invocarla Salus infirmorum. E noi faremo scrupolo
di poterle dire che ci salvi? Quandochè Nemini
nisi per eam patet aditus ad salutem, come dice un autore (Paciucch., de B.
Virg.).14 E prima lo disse S. Germano: Nemo qui salvus fiat nisi per te, parlando di Maria (In Serm. de
Zona Virg.).15
Ma vediamo che altro dicono i santi della necessità
che abbiamo dell'intercessione della divina Madre. Diceva il glorioso S. Gaetano
che noi possiamo cercar le grazie, ma non potremo mai ottenerle senza
l'intercessione di Maria.16 E lo confermava S. Antonino dicendo con
bella espressione: Qui petit sine ipsa,
sine alis tentat volare (P. 3, tit. 15, c. 22, §. 9):17 Chi domanda
e vuole ottener le grazie senza l'intercessione di Maria, diceva il santo che
pretende senza ali di volare; poiché siccome Faraone disse a Giuseppe: Terra Aegypti in manu tua est;18
e siccome tutti coloro che a lui ricorrevano per soccorso egli li mandava a
Giuseppe: Ite ad Ioseph;19
così Dio, quando noi gli cerchiamo le grazie, ci manda a Maria: Ite ad Mariam. Poich'egli ha decretato,
dice S. Bernardo, di non concedere alcuna grazia se non per mano di Maria: Decrevit nihil dare nisi per Mariam (Serm.
de Nat. Virg.).20 Onde dice Riccardo
- 170 -
di S. Lorenzo: Salus nostra in manu Mariae est, ut ei
dicere multo melius valeamus nos Christiani, quam Aegyptii dixerunt Ioseph:
Salus nostra in manu illius est (Lib. 2, de laud. Virg., c. 1).21
Lo stesso dice il V. Idiota: Salus nostra
in manu illius est (In Praef. Cont. V.).22 Lo stesso asserisce ma
con più forza Cassiano: Tota salus mundi
consistit in multitudine favoris Mariae.23 Dice questi assolutamente
che la salute di tutti consiste nell'esser favoriti e protetti da Maria. Chi è
protetto da Maria, si salva; chi non è protetto, si perde. S. Bernardino da
Siena le dice: Tu dispensatrix omnium
gratiarum: salus nostra in manu tua est (Serm. 1, de Nat. B.V.):24
Signora, giacché voi siete la dispensatrice di tutte le grazie, e la grazia
della salute solo per mano vostra ci ha da venire, dunque la nostra salute da
voi dipende.
Perciò ebbe ragion di dire Riccardo che conforme una
pietra cade subito che vien tolta la terra che la sostiene, così un'anima,
tolto l'aiuto di Maria, caderà prima nel peccato e poi nell'inferno: Sicut lapis, subtracta terra, delabitur in
profundum, ita, subtracto Mariae adiutorio, homo delabitur in peccatum et inde
in infernum (L. 8, de laud. Virg., c. 11).25
- 171 -
Aggiunge S.
Bonaventura che Dio non ci salverà senza l'intercessione di Maria: Ipse sine ea non salvabite.26 E
siegue a dire che come un bambino, mancando la nutrice che lo sostenti, non può
vivere; così ciascuno, mancando Maria di proteggerlo, non può salvarsi: Quemadmodum infans sine nutrice non potest
vivere; ita sine Domina nostra non potes habere salutem (S. Bon., in Cant.
B.V. pro sabb.). Onde esorta: Sitiat ergo
anima tua ad ipsam: tene nec dimitte, donec benedixerit tibi: Procura che
l'anima tua abbia sete della divozione di Maria, conservala sempre e non
lasciarla, finché non giungi a ricevere in cielo la sua materna benedizione. E
chi mai, dice S. Germano, conoscerebbe Dio, se non fosse per voi, o Maria SS.?
Chi si salverebbe? Chi sarebbe libero da' pericoli? Chi riceverebbe alcuna
grazia, se non fosse per voi, o Genitrice di Dio, o Vergine Madre, o piena di
grazia? Ecco le sue belle parole: Nemo
est, o Sanctissima qui ad Dei notitiam venit, nisi per te: nemo qui salvus
fiet, nisi per te, Dei parens: nemo liber a periculis, nisi per te, Virgo
mater: nemo donum Dei suscipit, nisi per te, gratia plena (Serm. de zona
V.).27 Ed in altro luogo (Or. de dorm. Deip.) le dice: Nisi enim tu iter aperires, nemo spiritualis
evaderet:28 Se voi non gli apriste la via, niuno sarebbe libero da'
morsi della carne e del peccato.
- 172 -
Conforme noi non abbiamo l'accesso all'Eterno Padre,
se non per mezzo di Gesù Cristo; così, dice S. Bernardo, noi non abbiamo
l'accesso a Gesù Cristo, se non per mezzo di Maria: Per te accessum habemus ad Filium, o inventrix gratiae, mater salutis,
ut per te nos suscipiat, qui per te datus est nobis.29 Ed ecco la
bella ragione, per cui dice S. Bernardo aver determinato il Signore che tutti
ci salviamo per intercessione di Maria: acciocché per mezzo di Maria ci riceva
quel Salvatore, che per mezzo di Maria è stato a noi donato; e perciò la chiama
il santo la madre della grazia e della nostra salute. Dunque, ripiglia San
Germano, che sarà di noi? quale speranza ci rimarrà di salvarci, se ci
abbandonate, o Maria, voi che siete la vita de' Cristiani? Si nos deserueris, quid erit de nobis, o vita Christianorum? (Serm.
de zona Virg.).30
Ma replica l'autore moderno di sopra mentovato: Se
tutte le grazie passano per Maria, dunque implorando noi l'intercessione de'
santi, essi han da ricorrere alla mediazione di Maria per ottenerci le grazie?
Ma ciò, dice, niuno lo crede e niuno mai l'ha sognato.31 - In quanto al
crederlo, rispondo che in ciò non vi può essere alcun errore o inconveniente.
Quale inconveniente sarà mai il dire che Dio per onorar la sua Madre, avendola
costituita regina de' santi, e volendo che tutte le grazie si dispensino per le
sue mani, voglia ancora che i santi a lei ricorrano per ottenere le grazie a'
loro divoti? In quanto poi al dire che ciò niuno mai lo ha sognato, io trovo
- 173 -
che l'hanno asserito espressamente S. Bernardo,32 S.
Anselmo,33 S. Bonaventura,34 e con essi il P. Suarez (Tom. 2,
in 3 p., D. 23, sect. 3),35 ed altri. Frustra, dice S. Bernardo, alios
sanctos oraret, quem ista non adiuvaret:36 Indarno alcuno pregherebbe
gli altri santi di alcuna grazia che cerca, se Maria non s'interponesse
- 174 -
ad ottenergliela. Così anche spiega a tal proposito un autore quel
passo di Davide: Vultum tuum
deprecabuntur omnes divites plebis (Ps. XLIV, [13]).37 I ricchi di
quel gran popolo di Dio, sono i santi, i quali allorché vogliono impetrare
qualche grazia ad alcun loro divoto, tutti si raccomandano a Maria che ce
l'ottenga. Ond'è che giustamente, dice il P. Suarez, noi preghiamo i santi ad
esser nostri intercessori appresso di Maria, come lor signora e regina: Inter sanctos non solemus uti uno tamquam
intercessore ad alium, cum omnes sint eiusdem ordinis. Ad Virginem autem tamquam ad
dominam ac reginam alii sancti adhibentur intercessores.38
E ciò appunto è quel che prometté S. Benedetto a S.
Francesca Romana, come si legge appresso il P. Marchese (Nel Diario di Maria,
alli 21 di marzo). Le apparve un giorno il detto santo, e prendendo la di lei
protezione, le prometté di esserle avvocato appresso la divina Madre.39
Soggiunge in conferma di ciò S. Anselmo, parlando colla Vergine: Quod possunt omnes isti tecum, tu sola potes
sine illis omnibus (Or. 45, ad S. Virg. Mar.): Signora, quello che possono
ottenere le intercessioni di tutti questi santi uniti con voi, ben può
ottenerlo la sola vostra intercessione senza il loro aiuto. Quare hoc potes? seguita a dire il
santo: Ma perché voi sola avete tanta potenza? Perché voi sola siete la Madre
del comun nostro Salvatore, voi la sposa di Dio, voi la regina universale del
cielo e della terra: Quia mater es
Salvatoris nostri, sponsa Dei, regina caeli et terrae. Se voi non parlate
per noi, niun santo pregherà per noi e ci aiuterà: Te tacente, nullus iuvabit, nullus orabit. Ma se voi vi moverete
per noi a pregare: Te Domina orante,
omnes iuvabunt et orabunt (S. Ans., lib. or., Exc. V., ap. Pac., exc. 20,
in Sal. Ang., n. 7):40 tutti i santi s'impegneranno anche
- 175 -
a
supplicarlo per noi ed a soccorrerci. Sicché dice il P. Segneri - nel suo
libro, Divoto di Maria, - applicando
colla santa Chiesa a Maria quelle parole della Sapienza: Gyrum caeli circuivi sola (Eccli. XXIV, 8), che siccome la prima
sfera col suo moto fa che tutte l'altre sfere si muovano; così quando Maria si
muove a pregare per un'anima, fa che tutto il paradiso si faccia ancora a
pregare con essa.41 Anzi dice S. Bonaventura che allora comanda, come
regina ch'ella è, a tutti gli angeli e santi che l'accompagnino ed uniscano
insieme colla sua anche tutte le loro preghiere: Quando Virgo sanctissima procedit ad Deum pro nobis deprecandum,
imperat angelis et sanctis, ut eam comitentur, et simul cum ipsa Altissimum pro
nobis exorent (S. Bon., in Spec. V., cap. 3).42
E così finalmente s'intende la ragione, per cui la
santa Chiesa c'impone d'invocare e salutare la divina Madre col gran nome di
nostra speranza: Spes nostra, salve. -
L'empio Lutero diceva di non potere soffrire che la Chiesa Romana chiamasse
Maria, una creatura, la speranza nostra: Ferre
nequeo, esclamava, ut Maria dicatur
spes et vita mea (In Post. Mai. Ev. in Nat. Mar.).43 Poich'egli
diceva che solo Dio e Gesù Cristo, come
- 176 -
nostro mediatore, sono la
speranza nostra, ma che Dio maledice all'incontro chi mette la sua speranza
nella creatura, secondo dice in Geremia: Maledictus
homo qui confidit in homine (Ier. XVII, 5). Ma la Chiesa c'insegna ad
invocare da per tutto Maria, ed a chiamarla nostra speranza, Spes nostra, salve.
Chi ripone la sua speranza
nella creatura indipendentemente da Dio, questi certamente vien maledetto da
Dio, poiché Dio è l'unico fonte e 'l dispensatore d'ogni bene; e la creatura
senza Dio non ha niente né può dar niente. Ma se il Signore ha disposto,
secondo abbiam provato, che tutte le grazie passino per Maria, come per un
canale di misericordia, perciò possiamo, anzi dobbiamo asserire che Maria sia
la nostra speranza, per mezzo di cui riceviamo le divine grazie. - E perciò S.
Bernardo la chiamava tutta la ragione della sua speranza: Filioli, haec maxima mea fiducia, haec tota ratio spei meae (Or.
pan. ad B.V.).44 Lo stesso asseriva S. Gio. Damasceno, allorché
parlando colla B. Vergine le diceva: In
te spem meam collocavi ex animo, et intentis oculis abs te pendeo (Ap. Auriem.,
to. 1, c. 7):45 Signora, in voi io ho posta
- 177 -
tutta la mia
speranza, ed attentamente da voi attendo la mia salute. S. Tommaso dice nell'Opusc. VIII che Maria è tutta la
speranza della nostra salute: Omnis spes
vitae.46 S. Efrem (De laud. Virg.) si protesta: Nobis non est alia quam a te fiducia, o
Virgo sincerissima. Sub alis tuae pietatis protege et custodi nos:47
Vergine SS., le dice, accoglieteci sotto la vostra protezione, se volete
vederci salvi; giacché non abbiamo altra speranza di salvarci che per vostro
mezzo.
Concludiamo dunque con S. Bernardo: Totis medullis cordium hanc Mariam
veneremur, quia sic est voluntas eius qui totum nos habere voluit per Mariam (Serm.
de Nat. B.V.):48 Procuriamo di venerare con tutti gli affetti del cuore
questa divina Madre Maria, poiché questa è la volontà di quel Signore, il quale
ha voluto che tutto il bene per mano di lei noi lo riceviamo. E perciò ci
esorta il santo che sempreché desideriamo e domandiamo alcuna grazia, cerchiamo
di raccomandarci a Maria e confidiamo per mezzo suo di ottenerla: Quaeramus gratiam, et per Mariam quaeramus (Serm.
de aquaed.).49 Poiché, dice il santo, se tu non meriti da Dio quella
grazia che cerchi, ben meriterà di ottenerla Maria, che la chiederà
- 178 -
a
tuo favore: Quia indignus eras, cui
donaretur, datum est Mariae, ut per illam acciperes quidquid haberes (Serm.
3, in Vig. Nat.).50 Quindi avverte a ciascuno lo stesso S. Bernardo che
per tutto ciò che noi offeriamo a Dio, o d'opere o di preghiere, procuriamo
tutto di raccomandarlo a Maria, se vogliamo che 'l Signore l'accetti: Quidquid Deo offerre potes, Mariae
commendare memento, si non vis sustinere repulsam (Serm. de
aquaed.).51
Esempio.
È famosa la storia di
Teofilo scritta da Eutichiano, patriarca di Costantinopoli, che fu testimonio
oculare del fatto che qui si narra, e vien confermata da S. Pier Damiano, da S.
Bernardo, S. Bonaventura, S. Antonino e da altri appresso il P. Crasset (Div.
alla B.V., tom. 1, tr. 1, qu. 10).52
Era questi arcidiacono della chiesa di Adana città
in Cilicia; ed era in tanta stima, che 'l popolo lo volea per suo vescovo, ma
egli per la sua umiltà lo ricusò. Ma avendolo poi alcuni malevoli accusato, ed
essendo stato deposto dalla sua carica, ne concepì tanto dolore, che, accecato
dalla passione, andò a ritrovare un mago ebreo, che lo fe' abboccare con
Satanasso, acciocché lo aiutasse in quella sua disgrazia. Il demonio rispose
che se voleva il suo aiuto rinunziasse Gesù e Maria sua Madre, e gliene
consegnasse l'atto della rinunzia scritto di propria mano; e Teofilo già fece
l'esecranda scrittura.
Nel giorno seguente il vescovo, avendo conosciuto il
torto fattogli, gli cercò perdono e lo restituì nella sua carica. Allora
- 179 -
Teofilo, sentendosi lacerare da' rimorsi di coscienza per l'enorme
peccato fatto, non facev'altro che piangere. Che fa? Se ne va in una chiesa, ed
ivi a' piedi d'un'immagine di Maria si butta piangendo, e dice: O Madre di Dio,
io non mi voglio disperare, avendo voi che siete così pietosa, e mi potete
aiutare. Stette così piangendo e pregando per quaranta giorni la S. Vergine.
Ecco la Madre di misericordia gli apparisce una
notte e gli dice: Oh Teofilo, che
hai fatto? hai rinunziata l'amicizia mia e del mio Figlio; ed a chi? al tuo e
mio nemico. Signora, rispose Teofilo, voi ci avete da pensare a perdonarmi, ed
a farmi perdonare dal vostro Figlio. Allora Maria, vedendo quella sua
confidenza: Sta allegramente, gli disse, che voglio pregare Dio per te. Teofilo
da ciò animato accrebbe le sue lagrime, le penitenze e le preghiere, non
partendosi d'innanzi a quell'immagine. Ed ecco di nuovo gli comparve Maria, ed
allegra in volto gli disse: Teofilo, allegramente, ho presentate le tue lagrime
ed orazioni a Dio, ed egli le ha ricevute e già ti ha perdonato. Ma d'oggi in
poi siigli grato e fedele. Signora, replica Teofilo, ciò neppure mi basta per
farmi appieno consolato; il nemico tiene ancora in sua mano quell'empia
scrittura in cui rinunziai allora voi e 'l vostro Figlio; voi potete farmela
restituire. Ecco dopo tre giorni si sveglia in una notte Teofilo, e si trova
sul petto lo scritto.
Nel giorno seguente, mentre il
vescovo stava in chiesa alla presenza d'un gran popolo, andò Teofilo a gittarsi
a' suoi piedi, gli narrò tutto il fatto piangendo dirottamente, e gli consegnò
l'infame scrittura, che il vescovo fe' subito allora bruciare avanti tutta
quella gente, che non faceva altro che piangere per allegrezza, esaltando la
bontà di Dio e la misericordia di Maria usata con quel misero peccatore; il
quale ritornando alla chiesa della Vergine, ivi fra tre giorni se ne morì tutto
contento, ringraziando Gesù e la sua santa Madre.
- 180 -
Preghiera.
O Regina e Madre di misericordia, che dispensate le
grazie a tutti coloro che a voi ricorrono, con tanta liberalità perché siete
regina, e con tanto amore perché siete nostra amantissima madre. A voi oggi mi
raccomando io così povero di meriti e di virtù, e così carico di debiti colla
divina giustizia. O Maria, voi tenete la chiave di tutte le divine
misericordie; non vi scordate delle miserie mie, e non mi lasciate in tanta mia
povertà. Voi siete così liberale con tutti, solita a dare più di quello che vi
si domanda, siate ancora la stessa con me. Signora, proteggetemi, e questo è
tutto ciò che vi domando. Se voi mi proteggete, io non temo di niente. Non temo
de' demoni, perché voi siete più potente di tutto l'inferno. Non de' peccati
miei, perché voi potete impetrarmene un perdono generale, con una parola che
diciate a Dio. Non temo neppure, se ho il vostro favore, di Dio sdegnato,
perché ad una vostra preghiera egli subito si placa. In somma, se voi mi
proteggete, io spero tutto, perché voi potete tutto.
O madre di misericordia, io so che voi trovate
piacere e vi gloriate di aiutare i più miserabili, che, non trovandoli ostinati,
voi li potete aiutare. Io son peccatore, ma non son ostinato; voglio mutar
vita. Potete dunque aiutarmi: aiutatemi e salvatemi. Ogg'io mi pongo tutto
nelle vostre mani. Ditemi che ho da fare per dar gusto a Dio, ch'io lo voglio
fare; e spero di farlo coll'aiuto vostro, o Maria, Maria, madre, luce,
consolazione, rifugio e speranza mia. Amen, amen,
amen.
- 181 -
RISPOSTA AD UN ANONIMO che ha
censurato ciò che sta scritto nel precedente capo V.1
Essendomi capitato nelle mani un libro dato alle
stampe nell'anno scorso 1755, intitolato: Lamindi
Pritanii redivivi epistola paraenetica ad P. Bened. Plazza, ho ritrovato
verso la fine un'appendice, dove l'autore, ch'è anonimo, critica ancora ciò che
ho scritto nel citato luogo di quest'Operetta, circa la pia sentenza ch'io ivi
col P. Piazza ho sostenuta, che tutte le grazie vengono a noi per mezzo della
divina Madre, contra ciò ch'ha scritto il celebre Ludovico Muratori nel libro
della Regolata Divozione, sotto il
predetto nome di Pritanio.2
Dice il mentovato anonimo per prima ch'io abbia
errato nell'asserire che Pritanio abbia scritto essere tal sentenza un'iperbole
e un'esagerazione caduta di bocca al fervore di alcuni santi. Perciò io,
temendo d'aver preso abbaglio, ho riletto il di lui libro, ed ho veduto che
quantunque Pritanio non unisca le suddette parole propriamente al luogo dove
esprime la mentovata opinione, nondimeno dal contesto del suo discorso vedesi
che le riferisce anche a' santi che di questo punto han parlato. Egli dice
così: Sobriamente s'ha da intendere
questa - parlando d'un'altra proposizione, di cui prima fa menzione, cioè
che Maria comanda in cielo - ed altre
simili espressioni, che, cadute di bocca al fervore divoto di alcuni santi, non
reggono ove si mettano al paragone colla vera teologia. E poi
- 182 -
dice: Lei - cioè la Chiesa
- dobbiamo ascoltare, e non già le
iperboli di qualche privato autore ancorché santo. E immediatamente
soggiunge: Parimente ci possiamo
incontrare in chi asserisce, niuna grazia, niun bene venire a noi da Dio, se
non per mano di Maria. Notisi quel parimente.
Ed appresso dice: Esagerazioni divote
sarebbero quelle di chi pretendesse passare per Maria tutte le divine
beneficenze.3
Ma ancorché ciò non l'avesse detto o non avesse
inteso di dirlo Pritanio morto, vi è Pritanio redivivo che lo dice al n. 545
del suo libro, dove tra l'altre cose avverte che i santi alle volte nel lodare
la Vergine santa han parlato per iperboli e per tropi.4 A lui dunque
ora io rispondo, e dico non esservi dubbio che i tropi, com'è l'iperbole, non
si tacciano di bugia, quando
- 183 -
dal contesto del discorso si percepisce
da sé l'eccesso della verità, com'è quel che disse S. Pier Damiani, che Maria accedit imperans, non rogans.5 E
quel che disse S. Anselmo, ch'ella piange nel cielo per quei che offendono
Dio.6 Sicché allora son leciti i tropi, quando nel discorso non vi può
essere inganno. Ma ciò non vale a dire delle proposizioni assertive, dove
l'iperbole costituisce un vero inganno che gli altri non possono conoscere.
Ma veniamo al punto principale della sentenza
controversa. Io non mi stendo a provar le ragioni intrinseche che possono
sostenerla; mi basta solamente qui accennare quelle che nel mio libro ho
addotte, cioè perché Dio così vuole onorare questa sua diletta, che tanto l'ha
onorato in sua vita. Dice S. Tommaso (Op. VIII) che i santi a proporzione del
merito con cui s'han guadagnata la grazia, possono salvare molti altri; ma che
il Redentore e la sua Madre si han meritata tanta grazia, che possono salvare
tutti gli uomini: Magnum enim est in
quolibet sancto, quando habet tantum de gratia quod sufficit ad salutem
multorum; sed quando haberet tantum quod sufficeret ad salutem omnium, hoc
esset maximum; et hoc est in Christo et B. Virgine.7
Di più, perché essendo ella l'avvocata universale di tutti
gli uomini, conviene che tutti quelli che si salvano, per mezzo suo
conseguiscano la salute.
- 184 -
In oltre - e questa ragione mi pare la più valida -
perché conforme Maria ha cooperato colla sua carità, come dice S. Agostino, alla
nascita spirituale de' fedeli, così vuole anche Dio ch'ella cooperi colla sua
intercessione a far loro conseguire la vita della grazia in questa terra e la
vita della gloria nell'eternità. || Ecco le parole di S. Agostino: Mater quidem spiritu non capitis nostri,
quod est ipse Salvator, ex quo magis illa spiritualiter nata est, sed plane
mater membrorum eius, quae nos sumus, quia cooperata est caritate, ut fideles
in Ecclesia nascerentur (Lib. De S. Virginitate, cap. 6).8 | E
perciò la S. Chiesa ci fa chiamar Maria con termini indefiniti, la vita e la speranza nostra. Ma quello che mi ha fatto e mi fa più forza in
questa sentenza è il vederla sostenuta non solo da tanti autori dotti, ma anche
da santi. Crede l'anonimo di aver egli dimostrato specialmente che S. Bernardo
non ha inteso mai di asserire che
tutte le grazie ci vengono per mano di Maria, ma solamente che noi per suo
mezzo abbiamo ricevuto Gesù Cristo, ch'è la fonte e la pienezza di tutte le
grazie.9 Ma io credo all'incontro di far vedere chiaramente il
contrario con quello che qui soggiungo.
S. Bernardo dice che Maria ha ricevuta la pienezza di
Dio. Spiega poi quale da questa pienezza; principalmente egli dice che Maria ha
ricevuta la pienezza perché ha ricevuto in sé Gesù Cristo fonte di tutte le
grazie; ma dice poi che la S. Vergine conseguentemente ha ricevuta un'altra
pienezza, ch'è la pienezza delle grazie, per dispensarle di mano sua a tutti
gli uomini, come mediatrice di essi appresso Dio.10 Ecco come
- 185 -
parla nel sermone (In Dom. infr. oct. Ass., col. 1, lit. f): Quid ad Mariam accedere trepidet humana
fragilitas? Nihil austerum in ea, nihil terribile: tota suavis est, omnibus
offerens lac et lanam: age gratias ei qui talem tibi mediatricem providit.
Omnibus omnia facta est, sapientibus et insipientibus copiosissima caritate
debitricem se fecit. Omnibus - notii quel che siegue - misericordiae sinum aperit, ut de plenitudine eius accipiant universi,
captivus redemptionem, aeger curationem, peccator veniam, iustus gratiam,
angeli laetitiam, Filius carnem, ut non sit qui se abscondat a calore
eius.11 Nota dunque quello, ut
de plenitudine eius accipiant universi, dal che si vede che qui parla S.
Bernardo, non della prima pienezza ch'è Gesù Cristo, altrimenti non potea dire
che de plenitudine eius ancora il
- 186 -
Figlio ne riceve la carne; ma parla della seconda o sia conseguente
pienezza, come abbiamo detto, che Maria ha ricevuta da Dio, per dispensare a
ciascuno di noi le grazie che riceviamo. Ed avvertasi quell'altro: Non est qui se abscondat a calore eius. Se
alcuno ricevesse le grazie, ma non per mezzo di Maria, potrebbe restar nascosto
dal calore di questo sole; ma S. Bernardo dice non esservi chi possa
nascondersi dal calor di Maria. E in
questo medesimo luogo dice: Per te
accessum habemus ad Filium, o inventrix gratiae, mater salutis, ut per te nos
suscipiat qui per te datus est nobis.12 Col che chiaramente vuol
significarci il santo che conforme noi non abbiamo l'accesso al Padre che per
mezzo del Figlio, ch'è il mediatore di giustizia, il quale coi meriti suoi ci
ottiene tutte le grazie: così non abbiamo l'accesso al Figlio che per mezzo
della Madre, ch'è mediatrice di grazia, la quale per mezzo delle sue preghiere
ci ottiene tutte le grazie che Gesù Cristo ci ha meritate.
Ciò meglio si chiarisce poi da ciò che dice lo stesso
santo appresso nel sermone de Aquaeductu,13
dove a principio dice che Maria ha ricevuta da Dio la principal pienezza, cioè
Gesù Cristo, per farne parte anche a noi. Ma appresso chiaramente parla della
seconda pienezza ch'ella ha ricevuta conseguentemente delle grazie, che noi
otteniamo per mezzo delle sue preghiere, dicendo il santo così: Verum id quidem, sed parum est, ni fallor,
desideriis vestris. È vero, dice S. Bernardo, che Maria ha ottenuto da Dio
Gesù Cristo fonte delle grazie; ma ciò forse non contenta appieno i vostri
desideri, mentre voi bramereste ch'ella stessa colla sua intercessione
v'impetrasse queste grazie da Gesù Cristo a voi meritate. Quindi passa il santo
ad esortarci che non lasciamo di venerare e di ricorrere con gran confidenza a
questa divina Madre: dicendo che quello che noi desideriamo già l'ha fatto Dio
con ponere in Maria la pienezza d'ogni bene, acciocché quanto riceviamo da Dio,
tutto lo riconosciamo ottenuto per mezzo di Maria: Altius ergo intueamini, quanto devotionis affectu a nobis eam voluerit
honorari, qui totius boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde
- 187 -
si
quid spei in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus
redundare, quae ascendit deliciis aflluens. Hortus deliciarum - si osservi che siegue a parlare il santo
delle grazie che attualmente a noi si dispensano per mano di Maria - quem non modo afflaverit veniens, sed et
perflaverit superveniens auster ille divinus, ut undique fluant et effluant
aromata eius, charismata scilicet gratiarum. E alludendo al primo testo da
me sopra addotto: Non est qui se
abscondat a calore eius, soggiunge qui: Tolle
corpus hoc solare, quod illuminat mundum, ubi dies? Tolle Mariam, hanc maris
stellam, quid nisi caligo et tenebrae relinquuntur?
Indi seguita ad esortarci che noi ci raccomandiamo a
Maria e la prendiamo per avvocata appresso Gesù Cristo, animandoci con dire che
se ella prega per noi, è certamente esaudita dal Figlio: Ad Mariam recurre; non dubius dixerim, exauditur ipsa pro reverentia
sua. Exaudiet
utique Matrem Filius, et exaudiet Filium Pater. E soggiunge immediatamente: Filioli, haec peccatorum scala, haec maxima
mea fiducia, haec tota ratio spei meae. Ecco qui che certamente il santo a
questo solo oggetto, perché la considera l'interceditrice e la dispensiera di
tutte le grazie, la chiama scala de' peccatori e tutta la ragione di sua
speranza: scala, perché conforme
nella scala non si sale al terzo gradino se non si mette il piede al secondo, e
non si giunge al secondo se non si mette il piede al primo, così non si giunge
a Dio che per mezzo di Gesù Cristo, e non si giunge a Gesù Cristo che per mezzo
di Maria. La chiama poi la massima sua
fiducia e tutta la ragione di sua
speranza, perché volendo Dio che tutte le grazie passino per Maria, egli si
stima privo di grazie e di speranza senza l'intercessione di Maria. E quindi ci
esorta a far noi lo stesso, cioè a collocare tutte le nostre speranze in Maria,
dandoci ad intendere che se Maria prega per noi, certamente sarem salvi: poiché
siccome il Figlio non può non essere esaudito dal Padre, così la Madre non può
non essere esaudita dal Figlio. E all'incontro ci dice che se Maria non prega
per noi, non otterremo la salute, perché Maria troverà a noi la grazia, della
quale solamente abbiamo bisogno e colla quale solamente ci salviamo. Ecco le
parole del santo che non possono esser più chiare: Quid enim? potestne Filius aut repellere aut sustinere repulsam? non
audire aut non audiri Filius potest? Semper haec
- 188 -
inveniet gratiam, et
sola est gratia qua egemus... Nimirum sola est gratia qua salvamur. E
conclude: Quid nos alia concupiscimus?
Quaeramus gratiam et per Mariam quaeramus, quia quod quaerit invenit et
frustrari non potest.14
In oltre io ho riferiti poi molti altri passi, colle
citazioni de' luoghi, nel mio libro, così de' santi come d'altri autori antichi
rinomati, i quali non so come possano altrimenti spiegarsi, che per la nostra
sentenza. Io semplicemente qui li riferirò in fascio, senza commento, e ne
rimetto il giudizio al mio lettore.
S. Girolamo - o come altri vogliono, Sofronio,
contemporaneo del santo, autore del sermone dell'Assunzione di Maria: - In Christo fuit plenitudo gratiae sicut in
capite influente, in Maria sicut in collo transfundente.15 S. Bernardino da Siena: Per Virginem a capite Christi vitales gratiae
in eius corpus mysticum transfunduntur. A tempore quo virgo Mater concepit in
utero Verbum Dei, quamdam, ut sic dicam, iurisdictionem obtinuit in omni
Spiritus Sancti processione temporali: ita ut nulla creatura aliquam a Deo
obtineat gratiam, nisi secundum ipsius piae Matris dispensationem. Ideo omnia
dona, virtutes, et gratiae, quibus vult, quando vult, et quomodo vult, per
ipsius manus dispensantur.16 S. Bonaventura: Cum tota
- 189 -
natura divina intra Virginis uterum exstiterit, non
timeo dicere quod in omnes gratiarum effluxus quamdam iurisdictionem habuerit
haec Virgo, de cuius utero quasi de quodam divinitatis oceano flumina emanabant
omnium gratiarum.17 Lo stesso: Sicut
luna inter corpora caelestia et terrena est media, et quod ab illis accipit, ad
inferiora refundit; sic et Virgo regia inter nos et Deum est media, et gratiam
ipsa nobis refundit.18 Lo stesso: Ipse sine ea non salvabit te. Quemadmodum infans sine nutrice non
potest vivere, ita sine Domina nostra nec possis habere salutem.19
S. Efrem: Nobis non est alia quam a te
fiducia, o Virgo sincerissima.20 S. Germano: Si nos deserueris, quid erit de nobis, o Vita Christianorum?21
S. Idelfonso: omnia bona quae illis summa
Maiestas decrevit facere, tuis manibus
- 190 -
decrevit commendare; commissi quippe sunt tibi thesauri, et ornamenta
gratiarum.22 S. Antonino: Qui
petit sine ipsa, sine alis tentat volare.23 S. Pier Damiano: In manibus tuis omnes thesauri miserationum
Dei.24 Gersone: Mediatrix
nostra, per cuius manus Deus ordinavit dare ea quae dat humanae
naturae.25 L'Idiota: Dispensatrix
gratiarum divinarum; nihil enim concedit nobis Filius eius, quin pertranseat
per manus eius.26 Lo stesso: Salus
nostra in manu illius est.27 Cassiano: Tota salus mundi consistit in multitudine favoris Mariae.28
Il che vien detto parimente da S. Bernardino da Siena: Tu dispensatrix omnium gratiarum; salus nostra in manu tua
est.29 Riccardo: Deus quidquid
boni dat creaturis suis, per manus Matris virginis vult transire.30
Lo stesso fa parlare Gesù Cristo: Nemo
venit ad me, nisi Mater mea suis precibus
- 191 -
traxerit eum.31
Riccardo di S. Lorenzo alludendo al detto de' Proverbi: Facta est quasi navis institoris, dice: In mare mundi submergentur omnes illi quos non suscipit navis ista.
Ideo quoties videmus insurgentes fluctus huius maris, clamare debemus ad
Mariam: Domina, salva nos, perimus.32 Lo stesso: Sicut lapis, subtracta terra, delabitur in
profundum; ita, subtracto Mariae adiutorio, homo delabitur in peccatum et inde
in infernum.33 || Lo stesso scrive il P. Natale Alessandro,
dicendo: Qui (Deus) vult ut omnia bona ab ipso exspectemus,
potentissima Virginis Matris intercessione impetranda, cum eam, ut par est,
invocemus (In calce tomi 4 Theol. Moral., Epist. 176.)34 Lo stesso
dice il P. Contensone, il quale spiegando le
- 192 -
parole dette da Gesù in
croce a S. Giovanni: Ecce mater tua scrive
così: Quasi diceret: nullus sanguinis mei
particeps erit, nisi intercessione Matris meae. Vulnera gratiarum fontes sunt,
sed ad nullos derivabuntur rivi, nisi per Mariae canalem. Ioannes discipule, tantum a
me amaberis, quantum eam amaveris (Theol. mentis et
cord., tom. 2, lib. 10, d. 4, cap. 1). |35
Aggiungo a ciò quel che mi fa gran forza, ed è il
vedere che comunemente i fedeli per tutte le grazie che desiderano sempre
ricorrono all'intercessione di questa divina Madre; onde pare che la suddetta
pia sentenza sia quasi un sentimento comune della Chiesa. Di questo argomento
appunto, cioè del comun sentimento de' fedeli, si avvale Petavio per provare la
sentenza, da me tenuta per certa, dell'Immacolata Concezione di Maria nel primo
istante.36 Del resto, sembrando così a me come a tanti altri autori,
siccome al Segneri, al Paciucchelli, al Crasset, al Mendoza, al Nieremberg, al
Poirè, e ad altri,37 molto pia e molto probabile la mentovata sentenza
che tutte le grazie passino per mano di Maria; io mi chiamerò sempre contento
di averla tenuta e predicata; se non per altro, almeno perché questa m'infiamma
alla divozione di Maria e l'opposta raffredda: il che non pare leggier
danno.
1
Apoc. V, 8. Cf. VIII, 3, 4.
2
II Petr. I, 15.
3 Act. VII, 59.
4 Act. XXVII, 24; Ephes. I, 16; Philip. I,
4.
5
Gloria filiorum patres eorum. Prov. XVII, 6.
6 S. BERNARDUS, Super «Missus», hom. 4, n. 1. ML 183-78.
7
«Ut sim devotus Filii generati, servus fieri appeto genitricis. Sic namque
refertur ad Dominum, quod servitur ancillae; sic redundat ad Filium, quod
impenditur matri; sic alternat in nutrito, quod adhibetur in nutrice; sic
transit honor in regem, qui defertur in famulatum reginae.» S. HILDEFONSUS,
Episc. Toletanus (+ 669), Liber de
Virginitate perpetua S. Mariae, cap. 12. ML 96-108.
8
«Eva infidelissima mediatrix perditionis: Maria vero fidelissima mediatrix
salutis fuit.» CONRADUS SAXON, Speculum
B. M. V., lectio 9, inter Opera S.
Bonav., ed. Lugdunen., etc., VI, pag. 443, col. 2. - S. BONAVENTURA, De Annuntiatione B. V. M. sermo 5, Opera, IX, ad Claras Aquas, 1901, p.
679, col. 2: «Unde Hieronymus (?):... Errantium via et redemptio captivorum est
sancta Virgo Maria et mediatrix omnium apud Deum.»
9
«Quomodo non est Maria iuxta Gabrielis oraculum plena gratia, quae effecta est
Mater Dei, paradisi scala, caeli ianua, interventrix mundi, daemonum fuga,
peccatorum spes, naufragantium portus, maris stella, confugium periclitantium,
solamen laborantium, fluctuantium robur, Dei et hominum verissima mediatrix?» S.
LAURENTIUS IUSTINIANUS, Sermo in Annunciatione
B. M. V., n. 2, ed. Colon. pag. 628; Lugd., 1628, pag. 409, col. 2; Veneta,
1721, pag. 340, col. 2.
10 Vedi cap. 3, § 1,
nota 5, pag. 107. § 1, pag. 107.
11
«Sic est voluntas eius, qui totum nos habere voluit per Mariam.» S. BERNARDUS, In
Nativ. B. M. V., Sermo de aquaeductu, n. 7. ML 183-441. Si leggano integralmente i n. 6 e 7,
colla conclusione, a principio del n. 8: «Quid nos alia concupiscimus, fratres?
Quaeramus gratiam, et per Mariam quaeramus.»
12 Molto
probabilmente S. Alfonso allude al P. EMANUELE DI GESÙ MARIA, Carm. Sc., il
quale nel suo libro Il regno di Maria
Vergine Madre di Dio (Napoli, 1681), ritorna più volte sul concetto che
tutte le divine grazie dispensate agli uomini passino per le mani di Maria: si
veda il discorso IV: Sanctae Trinitatis
thronus; il discorso XXVII: Regina
sanctorum omnium, ecc. In quasi tutta l'ampia opera egli dimostra la
Madonna come «dispensatrice della grazia universale della Redenzione.» - Tutto
il tratto che segue nel testo fino al prossimo capoverso: Questa proposizione, ecc., manca nella I edizione.
13 VEGA, Theologia Mariana. Si vedano nell'indice
dell'opera i titoli Meritum et Oratio B.
Virg. - Franciscus de MENDOZA, Viridarium
sacrae ac profanae eruditionis, Lugduni, 1635, lib. 2, problema 2. -
PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis
animae. Passim. - Paolo SEGNERI, Il divoto della B. Vergine, parte 1,
cap. 7. - POIRÉ, La triple couronne de la
Mère de Dieu: III, ch. 11; IV, ch. 8 et 9. - CRASSET, Della vera divozione verso Maria Vergine, parte 1, qu. 4 e
5.
14 Natalis ALEXANDER, Theologia dogmatica et moralis, II, Appendix I, Variae de rebus moralibus epistolae, Epistola
50. - Per il testo di S. Bernardo, vedi
sopra, nota 11.
15 «Ioanni
praesenti, et in eius persona toti Ecclesiae, dixit: Ecce mater tua. Quasi aperte diceret: Sicut nemo potest salvari
nisi per meritum crucis et mortis meae, ita nullus sanguinis illius particeps
erit, nisi intercessione matris meae. Ille solus filius dolorum meorum
reputabitur, cui Maria mater erit. Vulnera gratiarum fontes perennes et
patentes sunt, sed ad nullos derivabuntur rivi, nisi per Marianum canalem et
aquaeductum. Frustra me invocabit Patrem, qui Mariam non fuerit veneratus ut
matrem. Tu ipsemet, praedilecte discipule Ioannes, si me amas, eam ama: tantum
enim a me amaberis, quantum eam amaveris.» Vincentius CONTENSON, O. P., Theologia
mentis et cordis, lib. 10, dissertatio 4, cap. 1, Speculatio 1, Quartus excessus. Augustae
Taurinorum, 1769, III, pag. 170, 171.
16 Lodovico Antonio MURATORI, Della regolata divozione de' Cristiani,
Opere, VI, Arezzo, 1768, Capitolo 22: Della
divozione a Maria Vergine Santissima, pag. 197-205, specialmente pag.
199-200. - Vedi Appendice, 5.
17 Vedi Appendice, 5.
18 MURATORI, l. c. -
Vedi Appendice, 5.
19 L'ed. antecedenti
al 1776 hanno: pubbliche
orazioni.
20 In me gratia
omnis viae et veritatis, in me omnis spes vitae et virtutis. Eccli.
XXIV, 25.
21 Prov. VIII,
35.
22 Eccli. XXIV, 30,
31.
23 Non s'incontrano
queste parole nelle opere di Ruperto ossia
Roberto, «Abbas Tuitiensis (Deutz)»,
né esiste una sua opera intitolata De
laudibus Virginis. Si deve probabilmente sostituire Riccardo di S. Lorenzo, il quale nel suo De laudibus B. Mariae, lib. 2, cap. 3, n. 1, inter Opera S. Alberti Magni, ed. Lugd., p. 49
(erroneamente è posto: 59), col. 2, tra gli «ossequi graditi» a Maria, mette
prima questo: «Debemus igitur beatae Virgini fidem, signiferam omnium virtutum,
quam ipsa primitus requirit a nobis: ut... credamus firmiter...» - Su questo
«sentimento» di S. Alfonso, come retto e profondo criterio teologico, vedi il
DILLENSCHNEIDER, La Mariologie de S.
Alphonse de Liguori, Sources et Synthèse doctrinale, Fribourg, 1934, ch.
13, pag. 205-209. - I due volumi del dotto professore sulla Mariologia di S. Alfonso, l'uno Son influence sur le renouveau des doctrines
mariales et de la piété catholique, l'altro Sources et Synthèse doctrinale (Fribourg, Suisse, Studia
Friburgensia - Paderborn, Bonifacius-Druckerei - Paris, Librairie philosophique
J. Vrin, 6, Place de la Sorbonne) sono utili, per non dir necessari, a leggersi
da chi voglia conoscere a fondo il molteplice merito ed il valore tanto
teologico quanto pratico delle Glorie di
Maria. Non è già una «apologia», ma un lavoro di esatta, profonda e sana
critica, il quale, per il merito dell'opera e del santo autore, viene ad essere
la più efficace apologia.
24 Inter Opera S. Augustini, Sermo (inter
supposititios) 208, n. 4, ML 39-2130: «Loquamur aliquid in laudibus
sacratissimae Virginis. Sed quid nos tantilli, quid actione pusilli, quid in
eius laudibus referemus, cum etsi omnium nostrum membra verterentur in linguas,
eam laudare sufficeret nullus.» L'autore sembra che sia o FULBERTUS, episcopus
Carnotensis, ardentissimo fautore del culto di Maria, o, più probabilmente, S.
AMBROSIUS AUTPERTUS (+ 778).
25
«Felix es...» In Visitatione et in Nativitate B. M. V., Versus, ad
Graduale. - «Felix namque es...» Responsorium post lectionem 7, in festis B. M. V. per annum.
26 «Plenus equidem aquaeductus, ut accipiant ceteri de
plenitudine... - Advertistis iam, ni fallor, quem velim dicere aquaeductum, qui
plenitudinem fontis ipsius de corde Patris excipiens, nobis eddit illum...
Nostis enim cui dictum sit: Ave, gratia
plena... Propterea tanto tempore humano generi fluenta gratiae defuerunt,
quod necdum intercederet is, de quo loquimur, tam desiderabilis aquaeductus.»
S. BERNARDUS, In Nativ. B. V. M.,
Sermo de aquaeductu, n. 3, 4.
ML 183-440.
27
RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B.
M. V., lib. 9, cap. 15, n. 2, inter Opera
S. Alb. M., ed. Lugd., XX, 744, col. 1: «Beatus Bernardus: Ideo tanto tempore defuerunt hominibus fluenta
gratiarum, quia nondum intercesserat aquaeductus.» E
soggiunge Riccardo: «Ad hoc enim data est ipsa mundo quasi aquaeductus, ut per
ipsum a Deo ad homines dona caelestia iugiter descenderent.» È quello stesso
che sopra (n. 3, col. 440) aveva detto S.
Bernardo: «Derivatus est fons usque ad nos, in plateis derivatae sunt
aquae... Descendit per aquaeductum vena illa caelestis... stillicidia gratiae
arentibus cordibus nostris infundens... Plenus equidem aquaeductus, ut
accipiant ceteri de plenitudine.»
28
Iudith VII, 6-11.
29
S. BERNARDUS, Sermo de aquaeductu, n.
6, ML 183, col. 441: «Altius ergo intueamini quanto devotionis affectu a nobis
eam voluerit honorari, qui totius boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde
si quid spei in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus
redundare, quae ascendit deliciis affluens.»
30
«Per B. Mariam exivit de caelis ad nos quidquid umquam gratiae creatum venit in
mundum.» S. ANTONINUS, Sum. Theol., pars 4, tract. 15,
cap. 20, § 12. Veronae, 1740, IV, col. 1061.
31 S. BONAVENTURA,
nelle sue opere genuine, in II Sent., dist.
14, pars 2, Dubia circa litteram
Magistri, III, Opera, ad Claras
Aquas, II, pag. 367, 368, dice della luna, ma senza paragonarle Maria SS.:
«Quoniam luna inter corpora caelestia magis est nobis propinqua et eius orbis,
hinc est quod tam ipsa quam eius orbis minus participat de perfectione lucis.
Quia tamen multum est naturae lucis conformis, obiecta soli multum
illuminatur... et... radios quos suscipit, refundit... et cum sit nobis
propinqua, multum nos illuminat.» - Il testo che riferisce S. Alfonso, si trova
pure nella Polyanthea di Spanner, sub
littera M, VI. - Nel Sermones, Dom. I
Adv., sermo 11 (ad Claras Aquas, IX, 35, 36) Maria viene assomigliata alla
luna, ma con tutt'altre considerazioni. - Nelle opere attribuite a S. Bonaventura: Sermo
1 de B. V. M., Lugduni, III, 365,
col. 1: «Dicitur... luna, quia a sole tota est illuminata, et accepti luminis
refulsiva;» Sermo 3 de B. M. V., pag. 368, col. 1: «Ipse
(Christus) est lux qua illustramur... et ignis quo infiammamur... Potest tamen
impetratorie et meritorie appropriari Dominae nostrae hoc donum gratiae,
propter quod dicitur esse similis lunae, cuius est accipere lumen, et terris refundere.»
- Nel Quadragesimale aureum Fratris
IACOBI DE VARAGINE, O. P., Archiep. Ianuensis, sabbato post Cineres, sermo 2
(Venetiis, 1775, fol. 17, a tergo): «Secundo in quantum est mediatrix,
assimilatur lunae. Sicut luna lucet in nocte, et est vicina terrae, et habet
virtutem efficacem super mare, sic et ipsa, scilicet Maria, lucet peccatoribus
dando eis lumen suae gratiae; et est vicina eis, cito eis succurrendo per
effectum misericordiae; et ostendit virtutem suam super afflictos et
amaricatos, dando eis dulcedinem consolationis suae.»
32
«Nihil nos Deus habere voluit, quod per Mariae manus non transiret.» S.
BERNARDUS, In Vigilia Nativ. Domini, sermo
3, n. 10, ML 183-100. - S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro festivitatibus SS. et Imm. V. Mariae, Sermo 5, De Nativitate B. M. V., articulus
unicus, cap. 8, Venetiis, 1745, IV, pag. 92, col. 2: «Hinc devotissimus Bernardus ait: Nulla gratia venit de
caelo ad terram, nisi transeat per manus Mariae.»
33 Inter Opera S. Bonav., Litania B. V. M., Lugduni
VI, pag. 493 (erronea numeratio, 491), col. 2: «Paradisi porta pervia.» - S.
ALBERTUS MAGNUS, Mariale sive Quaestiones
super Evangelium «Missus est...», qu. 147, Opera, Lugduni, 1651, XX, pag. 101, col. 1: «B. Virgo proprie
dicitur porta caeli, quia per ipsam exivit quidquid gratiae umquam creatum vel
increatum in hunc mundum venit vel venturum est: omnium enim bonorum mater est
et mater gratiae, et mater misericordiae. Et etiam ipsa gratia increata tamquam
aquaeductus (aquaeductu) exivit ab ipsa et venit in mundum. Item per ipsam
intravit quidquid umquam boni de caelis in terram descendit, et e converso.»
34 Inter Opera
S. Hieronymi, Epistola 9 (inter supposititias), Ad Paulam et Eustochium, De Assumptione B. M. V., n. 5. ML 30-127.
- UBERTINUS A CASALI, Arbor vitae
crucifixae, lib. 1, cap. 8, Venetiis, 1485, fol. 6, pag. 16, col. 2. - Vedi
Appendice, 1.
35
«Unde, Cant. VII, 4, de Virgine ad Christum Salomon ait: Collum tuum sicut turris eburnea. Nam sicut per collum vitales
spiritus a capite descendunt in corpus; sic per Virginem a capite Christi (meglio: Christo) vitales gratiae in eius
corpus mysticum transfunduntur.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones de festivitatibus B. M. V., Sermo 5, De Nativitate B. M. V., articulus unicus, cap. 8, Venetiis, 1745,
IV, p. 92, col. 2. - Sermo 3, De glorioso
nomine Virginis Mariae, art. 3, cap. 2, pag. 81, col. 1, 2: «Propterea,
Cant. VII, 4, de Virgine ad Christum Salomon inquit: Collum tuum sicut turris eburnea. Nam sicut per collum spiritus
vitales a capite diffunduntur per corpus: sic per Virginem a capite Christo
vitales gratiae in eius mysticum corpus, et specialius in amicos atque devotos,
continue transfunduntur.»
36 Il testo qui
attribuito a S. Bonaventura, è di S.
Bernardino da Siena, come appresso vedremo; e con ragione S. Alfonso lo trova
più chiaro di quello di S. Bonaventura, o
meglio di CONRADUS SAXON, inter Opera S.
Bonav., Lugd., 1668, VI, p. 432, col. 1, 2: «Maria dicitur mare, propter
affluentiam et copiam gratiarum. Unde scriptum est in Ecclesiaste, I, 7: Omnia flumina intrant in mare. Flumina
sunt charismata Spiritus Sancti.» secondo la parola di Nostro Signore, Io. VII,
38, 39. «Omnia ergo flumina intrant in mare, dum omnia charismata sanctorum
intrant in Mariam.» Tanti fiumi, la grazia degli angeli, quella dei Patriachi e
dei Profeti, quella degli Apostoli, dei Martiri, dei Confessori, delle Vergini.
«Omnia flumina intrant in mare, id est, omnes gratiae intrant in Mariam. Unde
ipsa optime dicere potest: In me omnis
gratia viae et veritatis, et in me
omnis spes vitae et virtutis (Eccli. XXIV, 25). Quid nimirum si omnis
gratia in Mariam confluxit, per quam tanta gratia ad omnes defluxit?» In quel
che segue, dopo altre considerazioni, mostra come Maria sia «illuminatrix» per
gli uomini e per gli stessi angeli (pag. 433). - S. BERNARDINUS SENENSIS, De Nativitate B. M. V., art. unicus,
cap. 8, pag. 93, col. 1: «Quum enim tota natura divina, totum esse, posse,
scire et velle divinum intra Virginis uterum exstiterit clausum: non timeo
dicere quod (in) omnium gratiarum influxus quamdam iurisdictionem habuerit haec
Virgo, de cuius utero, quasi de quodam divinitatis oceano, rivi et flumina
emanabant omnium gratiarum.»
37 A tempore enim a
quo Virgo Mater concepit in utero Verbum Dei, quamdam, ut sic dicam,
iurisdictionem seu auctoritatem obtinuit in omni Spiritus Sancti processione
temporali: ita quod nulla creatura aliquam a Deo obtinuit gratiam vel virtutem
nisi secundum ipsius piae Matris dispensationem. Hinc Bernardus devotissimus
ait: Nulla gratia venit de caelo ad terram, nisi transeat per manus Mariae.
Hinc Hieronymus in sermone de Assumptione inquit: In Christo fuit plenitudo
gratiae, sicut in capite influente: in Maria vero, sicut in collo
transfundente. Unde, Cant. VII, 4, etc.» come sopra, nota 35. S. BERNARDINUS
SENENSIS, Sermones pro festivitatibus B.
M. V., Sermo 5. De Nativitate B. M.
V., art. unicus, cap. 8, pag. 92, col. 2. - Vedi Appendice, 1.
38
«Comme il ne sort aucune ligne du centre qui ne passe par la circonférence,
ainsi tout ce qui sort du Cœur de Jésus, qui est le centre de tous les biens,
passe par sa Mère qui est comme la circonférence qui l'environne.» (Crasset
sembra attribuire questa idea a S. Bonav.). CRASSET, S. I., La
véritable dévotion envers la Sainte Vierge établie et défendue, partie 1,
traité 1, qu. 5, § 2. - Non allude però il Crasset al testo di
Geremia.
39
«Reperio namque in Rege nostro Iesu duas mirabiles dignitates, videlicet, quod
sit aeternus Deus genitus ab aeterno, et aeternum Deum producat, eo quod
Spiritum Sanctum spiret. Et ipse clausus in virgineo utero in aeternitate a Deo
Patre Deus generabatur aeternus; et in eadem aeternitate, ipse puer in ventre
Matris, Deum inspirabat et producebat. Primam Filii dignitatem, scilicet quod
sit generatus a Deo, tam supremo modo Virgo benedicta participavit, quod Iesus
non dicatur verius filius Dei quam filius Virginis: nec maior nec minor, nec
dignior est Dei Filius in throno paterno sedens, vestitus claritate quam habuit
antequam mundus fieret, quam pannis pauperibus involutus et intra foenum in
praesepio reclinatus. Et quia talis est Mater Filii Dei, qui producit Spiritum
Sanctum: ideo omnia dona, virtutes et gratiae ipsius Spiritus Sancti, quibus
vult, quando vult, quomodo vult, et quantum vult, per manus ipsius
administrantur.» S. BERNARDINUS SEN., Sermo
de Nativitate B. M. V., art. unicus cap. 8. Venetiis, 1745, IV. p. 93. col.
1.
40
«Venerunt mihi omnia bona pariter cum
illa (Sap. VII, 11). Et hoc praecipue intelligendum est de bonis
gratuitis (cioè dei beni soprannaturali della grazia), quae vera bona sunt. Venerunt scilicet a Deo omnium bonorum largitore, qui
quidquid boni dat creaturis suis, per manus matris Virginis vult transire.» RICHARDUS
A S. LAURENTIO, De laudibus B. V. M., lib.
2, cap. 3, n. 4. inter Opera S. Alb. M., ed.
Lugd., XX, 50 (numeratio erronea: 60), col. 2.
41
«Thesaurus Domini est, et Thesauraria gratiarum ipsius.» RAYMUNDUS IORDANUS, O.
S. Aug. Abbas Cellensis, (sapiens Idiota,)
Contemplationes de B. V., Prooemium, Bourassé-Migne, Summa aurea, IV, 851,
852.
42
«IDEM, ibid., col. 851: «Attende...
ad gloriosam Virginem... quia per ipsam et in ipsa, et cum ipsa habet mudus, et
habuit, et habiturus est omne bonum.»
43 Lod. Ant. MURATORI, Della regolata divozione de' Cristiani, cap. 22: «Il che (che niun
bene venga a noi da Dio se non per mano di Maria) va sanamente inteso, cioè che
noi abbiamo ricevuto per mezzo di questa Immacolata Vergine il Signor Gesù
Cristo, per li cui infiniti meriti discendono sopra di noi tutti i doni ed ogni
celeste benedizione.» - Vedi sopra, pag. 160 e Appendice, 5.
44 «Sentit ergo
Ecclesia Virginis intercessionem et orationem prae omnibus aliis sibi esse
utilem ac necessariam; est ergo B. Virgo a nobis prae omnibus oranda.» SUAREZ, De Incarnatione, pars 2, disputatio 23,
sectio 3, in fine.
45
«Quia indignus eras cui donaretur, datum est Mariae, ut per illam acciperes
quidquid haberes... Nihil nos Deus habere voluit quod per Mariae manus non
transiret.» S. BERNARDUS, In Vig. Nativ. Domini sermo 3, n. 10. ML 183-100.
46 In Appendice 2 (operum suppositorum) ad
Opera S. Hildefonsi, episcopi
Toletani (669), Libellus de corona
Virginis, cap. 15, ML 96-304: «Sed quis ut tu, animas steriles sic fecundat?
quis sic impinguat corda arentia? quis sic pectora frigida calefacit? Omnia
bona, quae illic summa Maiestatis decrevit facere, tuis manibus voluit
commendare. Commissi quippe sunt tibi thesauri sapientiae et scientiae, iocalia
charismatum, decoramenta virtutum, ornamenta gratiarum.» Questo opuscolo, assai
divoto, fu ritrovato in un antico manoscritto della Chiesa di Toledo, e Pietro de Alva, nella sua Bibliotheca Virginalis, credette di
poterlo attribuire, con qualche probabilità, a S. Ildefonso. Non pare però che
sia di lui, né di alcuno dei Padri Goti, per la differenza dello stile. Si dice
posteriore a S. Bernardo, a causa d'una tal quale reminiscenza della celebre
apostrofe di questo Padre «In periculis, in rebus dubiis, etc.» nel cap. 17: «Tu
es illa maris stella... ad quam suspirant Christicolae inter fluctus huius
saeculi navigantes.» Questo argomento, dato come «omnem dubitationem de medio
tollens», non è molto convincente. Ad ogni modo, si conviene che l'opuscolo non
sia posteriore al secolo XII, per la natura dei cantici o ritmi che vi
s'intrecciano.
47 «Statuit Deus, B.
Virgine libere consentiente, homo fieri, ut ipsi Virgini obligatione maxima
adstrictos nos omnes sciremus, cuius arbitrio omnium hominum salus est commendata.
Quocirca D. Petrus Damianus (De
nativ. Virg.) aiebat: «Per ipsam, et in ipsa, et de ipsa totum hoc faciendum
decernitur; ut sicut sine illo nihil factum, ita sine illa nihil refectum sit.»
PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis
animae, Excitatio 1 in Ps. 86, n. 15. Venetiis, 1720, pag. 6, col. 2. - «An
putas quod non contremiscat tota rationalis creatura ad contemplationem tantae
dignitatis (Matris Dei)? Considera et quae in caelis, et qua in terris in
Virgine refabricata, Deum, qui caelum palma metitur, virginei ventris brevitate
conclusum, redemptionem hominum, angelorum restaurationem, denique quidquid
est, fuit, et erit, per Virginis uterum renovatum, et tunc tibi cogitatio
suggeret quod locutio demonstrare non potest.» NICOLAUS, monachus,
notarius aliquando S. Bernardi, Sermo in
Assumptione B. M. V. (Sermo 40 inter Semones
S. Petri Damiani), ML 144-720. - Più espressamente, S. ANSELMUS, Oratio 52 (al. 51), ML 158-956: «Qui
potuit omnia de nihilo facere, noluit ea violata sina Maria reficere. «
48 «Videamus nuns
quomodo Dominus sit cum Maria, sicut flos cum virga florente. Maria enim est illa virga de qua dicitur in Isaia
(XI, 1-3): (Et) egredietur virga de
radice Iesse, et flos de radice eius ascendet. Et requiescet super eum spiritus
Domini: spiritus sapientiae et intellectus, spiritus consilii et fortitudinis,
spiritus scientiae et pietatis, et replebit eum spiritus timoris Domini.» CONRADUS
SAXON, Speculum B. M. V., lectio 12,
inter Opera S. Bonav., ed. Rom.,
Mogunt., Lugdun., pag. 448, col. 1. - Pag. 449, col. 2: «Felix silva quae
producit huius floris virgam. Felix magis virga, quae producit hunc florem in
silva. Felix super omnia flos, sine quo nulla silva nec virga felix esse
potest. Vere felicissimus flos, in quo spiritus Domini sic requievit, ut sine
ipso nullus gratiam Spiritus Sancti habere possit. Testatur hoc B. Hieronymus, dicens: Spiritus Sanctus,
qui in magna silva humani generis requiem non invenerat, tandem super hunc
florem requievit, ita quod absque Christo nec sapiens quis esse potest, nec
intelligens, nec consiliarius, nec fortis, nec eruditus, nec pius, nec plenus
timoris Domini. Si hunc florem habere desideras, virgam floris precibus
flectas. Si flor est nimis altus divinitate, virga tamen est flexibilis pietate.»
- S. HIERONYMUS, In Isaiam, lib. 4,
in cap. XI, 1, 2, ML 24-144, 145: «Virgam et florem de radice Iesse, ipsum
Dominum Iudaei interpretantur... Nos autem virgam de radice Iesse, sanctam
Mariam Virginem intelligamus... Super hunc igitur florem, qui de trunco et de
radice Iesse per Mariam Virginem repente consurget, requiescet spiritus
Domini... Porro in Evangelio, cuius supra mentionem fecimus (poche
righe sopra; cioè il Vangelo ebraico dei Nazareni) haec scripta reperimus
(parlando del battesimo di Nostro Signore: Cf. Io. I, 32, 33): Factum
est autem cum ascendisset Dominus de aqua, descendit fons omnis Spiritus
Sancti, et requievit super eum, et dixit illi: Fili mi, in omnibus Prophetis
exspectabam te, ut venires, et requiescerem in te. Tu es enim requies mea, tu
es filius meus primogenitus, qui regnas in sempiternum... Et quomodo idem
Sermo Dei vocatur lux, et vita, et resurrectio: sic spiritus sapientiae et
intellectus, et consilii et fortitudinis, et scientiae et pietatis, ac timoris
Domini nuncupatur... Absque Christo igitur nec sapiens quis esse potest, nec
intelligens, nec consiliarius, nec fortis, nec eruditus, nec pius, nec plenus
timoris Dei. Et hoc notandum quod Spiritus Domini... requiescat super virgam et
florem, qui de Iesse, ac per hoc David stirpe surrexit.»
49 Questa sentenza,
espressa in questi termini, viene attribuita a S. Bonaventura da Spanner, Polyanthea, littera M, VI. -
Nelle antiche edizioni delle Opere di S.
Bonaventura (Vat. Mogunt. Lugdun.), manca sia fra i Sermones, sia fra le opere spirituali. Nella Expositio postillaris in Evang. B. Lucae, II, 16: «Et invenerunt Mariam et Ioseph et infantem positum in
praesepio... In hoc etiam instruimur, si volumus Christum invenire, prius
ad Mariam debemus accedere.» Opera, ut
supra, II, pag. 26, col. 1. - Nell'edizione recente ed accuratissima di
Quaracchi, VII, pag. 52, n. 37: Commentarius
in Evang. S. Lucae cap. 2: «Et invenerunt Mariam... (come sopra)...
In hoc etiam instruimur, ut, si Christum volumus invenire, prius ad Mariam
debemus accedere.» - Sermones de tempore,
in Epiphania, sermo 2, IX, 150, col. 1: «Stella exterior et inducens ad veniendum ad Christum est
Sacra Scriptura; stella deducens et
superior est sancta Virgo benedicta; stella interior perducens ad Christum est Spiritus Sancti gratia.» Cf. ibid., col.
2. - Opusculum de V festivitatibus, festivitas
4, n. 3, VIII, pag. 93, col. 2, 94, col. 1: «Ibi (in dulcedine caelestis
contemplationis post confessionem criminum) puer Iesus cum Maria matre
invenitur... O felix Maria, a qua Iesus concipitur, de qua nascitur, et cum qua
tam dulciter et gaudenter Iesus invenitur!» - S. BERNARDUS, Sermo in Signum magnum, n. 11, L
183-435: «Numquid non ab initio venisse pastores, et primam omnium Mariam
invenisse leguntur (Luc. II, 16)?... Sic et magi quoque, si recolis, non
sine Maria matre eius puerum invenerunt (Matth. II, 11).» Ivi S. Bernardo
insiste soltanto sul silenzio di
Maria.
50 «Ut sim devotus
Filii generati, servus fieri appeto genitricis.» S. HILDEFONSUS, Episc. Tolet.,
Liber de Virginitate perpetua S. Mariae, cap.
12, ML 96-108.
51 VINCENTIUS
BELVACENSIS, O. P., (+1264), Speculum
historiale, lib. 7, cap. 105, 106. - CAESARIUS Heisterbacensis, Ord. Cist. (1170-1240), Dialogus miraculorum, distinctio 2, cap. 12. - Non sembra che,
nell'intenzione dei due narratori, si tratti di un medesimo fatto. Molte
circostanze son diverse; e prima di tutto, quella di luogo. Vincenzo dice: «In
quodam castello Aquitaniae;» Cesario: «Infra hoc quinquennium, iuxta
Floreffiam, coenobium Ordinis Praemonstratensis in dioecesi Leodiensi.» Non si
dimentichi che, nel medio evo, non erano assai rari i fatti di magia. Del
resto, in ogni secolo, ed anche nel nostro, adversarius
vester diabolus circuit quaerens quem devoret, con tutti i mezzi che, per giusti fini, la Provvidenza lasia a sua
disposizione. - Il racconto di S. Alfonso riflette di più, nei particolari,
quello del Cesario.
52 Nella I ediz. vi
era anche: E dove mai voi mi conoscevate?
1 «Vehementer quidem nobis, dilectissimi, vir unus et mulier
una nocuere: sed, gratias Deo, per unum nihilominus virum et mulierem unam
omnia restaurantur; nec sine magno fenore gratiarum... Sic nimirum
prudentissimus et clementissimus artifex, quod quassatum fuerat non confregit,
sed utilius omnino refecit, ut videlicet nobis novum formaret Adam ex veteri,
et Evam transfunderet in Mariam. Et quidem
sufficere poterat Christus;... sed nobis bonum non erat esse hominem solum.
Congruum magis, ut adesset nosrae reparationi sexus uterque, quorum corruptioni
neuter defuisset.» S. BERNARDUS, Sermo de
duodecim praerogtivis B. V. M., ex verbis Apoc. XII, 1: Signum
magnum..., n. 1. ML 183-429.
2 «Tempore vero
Passionis... Mater misericordiae Patri misericordiarum in operatione summae
misericordae affuit, et... adiutrix facta est redemptionis.» S. ALBERTUS MAGNUS, Super Missus, qu. 29, § 3. Opera, tom. 20, Lugduni, 1651, pag. 31, col. 2; Parisiis, tom.
37, pag. 62, col. 2.
3
«Maria loquebatur: «... Ipse (Filius) erat mihi quasi cor meum... Dolor
eius erat dolor meus, quia cor eius erat cor meum. Sicut enim Adam et Eva
vendiderunt mundum pro uno pomo, sic Filius meus et ego redemimus mundum quasi
cum uno corde.» S. BIRGITTAE Revelationes,
lib. 1, cap. 35. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 43, col. 1.
4 S. ANSELMUS, Oratio 52 (al. 51). ML 158-956. - Le Orationes di S. Anselmo vengono anche
chiamate Alloquia caelestia. Cf. Raynaudus, XI,
p. 81, col. 2.
5 «B. Virgo tribus
modis ad salutem nostram operata (est.) Primo merendo de congruo Incarnationem.
Secundo orando, et petendo, et, quamdiu fuit in vita, de congruo merendo nobis
salutem. Tertio concipiendo Christum nostrae salutis auctorem.» SUAREZ, De
Incarnatione, pars 2, disputatio 23, sectio 1. Opera, Venetiis, 1746, pag. 174, col. 1. - «Addunt etiam interdum
Patres, eo tempore (nempe Passionis Christi) exercuisse Virginem actum summae
obedientiae, et caritatis erga homines, voluntarie offerendo Filium pro illis
«quo actu, ait Bonaventura in d. 48, q. ult., et Deum et homines sibi maxime
devinxisse.» Id. op., 4,
sectio 3, pag. 32, col. 2.
6
«Ipsa est auxiliatrix nostrae iustificationis... Deus enim de ea confidens
omnes gratias faciendas sibi commisit, et ipsa officium suum diligenter facit
et abundanter gratias distribuit.» BERNARDINUS DE BUSTO (Bustis), Mariale, pars 3, Sermo 1, De nominatione Mariae, § «Sexto, ipsa
est mediatrix communicationis...» Opera,
III, Brixiae, 1588: pag. 205, col. 1; pag. 206, col. 2.
7 «Ad illam enim,
sicut ad medium,sicut ad arcam Dei, sicut ad rerum causam, sicut ad negotium
saeculorum, respiciunt et qui in caelo habitant, et qui in inferno, et qui nos
praecesserunt, et nos qui sumus, et qui sequentur, et nati natorum, et qui
nascentur ab illis. Illi qui sunt in caelo, ut resarciantur; et qui in inferno
(parla cioè S. Bernardo del tempo in cui Gesù stava nel seno di Maria:
l'inferno dunque è il Limbo dei Patriarchi e «qui sunt in caelo» sono i soli
angeli) ut eripiantur; qui praecesserunt, ut prophetae fideles inveniantur; qui
sequuntur, ut glorificentur.» S. BERNARDUS, In
festo Pentecostes, sermo 2, n. 4. ML 183-328.
8 Nemo potest venire ad me, nisi Pater, qui
misit me, traxerit eum. Io. VI, 44.
9 «Ideo trahi petit
a Maria fidelis anima, quia, sicut dicit Filius de Patre (Io. XIV, 6): Nemo venit ad Patrem nisi per me, sic
quodammodo dicere videtur de Matre: Nemo potest venire ad me, nisi Mater mea
suis precibus traxerit eum.» RICHARDUS
A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib.
12, cap. 2, n. 12. Inter Opera
S. Alberti Magni, Lugduni, 1651, pag. 352, col. 1; Parisiis, XXXVI, p. 643,
col. 2.
10 «Ipsa etiam beata
Maria nostra est susceptio: nam in mari mundi submerguntur omnes illi quos non
suscepit navis ista, et quos non sublevat a naufragio peccatorum. Unde Sap.
XIV, 5: Transeuntes mare, id est,
mundum, per ratem, id est, per
Mariam, liberati sunt... Ideo,
quoties videmus insurgentes super nos fluctus eius maris, clamare debemus ad
Mariam:... Domina, salva nos, perimus (Matth.
VIII, 25).» RICHARDUS A S.
LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib.
11, cap. 8, n. 1. Inter Op. S. Alb.
Magni, Lugduni, 1651, XX, 316, col. 1; Paris., XXXVI, 579.
11 «Convien
ricordarsi che Maria non è Dio, come già ci avvertì Santo Epifanio, e dopo di
lui Teodoreto. Dobbiam venerarla qual'Avvocata nostra, e non già farci a
credere che a Lei appartenga il perdonarci i peccati, il salvarci.» Lod. Ant. MURATORI, Della regolata divozione dei Cristiani, cap. 22. Opere, VI, 199: Arezzo, 1768.
12 «Ore, lingua et
corde confiteor te, o puella, castam Matrem Dei nostri; at tu mediatione tua ab
aeternae damnationis sententia libera me.» (Non già S. Gio. Damasceno, ma) S. IOSEPHUS HYMNOGRAPHUS (+ 883), Theotocia (invocationes ad Deiparam) ex Paracletica Graecorum (libro
ecclesiastico in usu per integrum annum), ex canone Sabbati ad Matutinum. MG
105-1315. - «Serva me ab igne gehennae et ab aeterna damnatione, Immaculata.»
IDEM, Theotocia (alia), ex canone
feriae V, hebd. V (post Pascha). MG 105-1399. - «Libera nos a supplicio ac
damnatione aeterna... o pura Dei Genitrix.» IDEM, id. op., ex canone feriae II, hebd. VI (post Pascha). - Nei suoi
inni, questo Santo, principalissimo tra gli innografi greci, chiama
espressamente Maria SS. «nostra salvezza» almeno trenta volte, e più volte
ancora in termini equivalenti. - Però, lo stesso S. GIO. DAMASCENO scrisse (Homilia in Annunt. B. V. M., MG 96-659):
«Ave, gratia plena, quoniam refugium facta es nobis, et pro nobis...
interpellatricem agis apud Filium... Ave, gratia plena, ave, omnium simul finium
terrae communis salus.»
13
«Tu salus te invocantium.» Psalterium
(maius) B. M. V., Hymnus ad instar
Ambrosiani. Inter Opera S.
Bonaventurae, ed. Rom., etc., VI, 492 (paginazione erronea, 480).
14
PACIUCHELLI, O. P., Excitationes
dormitantis animae, in Ps. 86, Excitatio 1, n. 15, pag. 6, col.
2.
15 «Nullus enim,
nisi per te, o sanctissima, salutem consequitur. Nullus, nisi per te, o
immaculatissima, qui a malis liberetur. Nullus, nisi per te, o castissima, cui
donum indulgeatur.» S. GERMANUS, Patriarcha CP., In Encaenia aedis SS. Deiparae, in fascias Domini et in zonam Deiparae.
MG 98-379.
16
«Dicere solitum accepimus, orare quidem divinum Numen mortales posse; at nisi
Maria interprete, exoraturos plane numquam.» SILOS, Historiae Clericorum Regularium, pars prior, lib. 7, an. 1547.
Romae, 1560, pag. 277. - Fr. DUMORTIER, C. SS. R., Vie, 1882, liv. 4, ch. 6, p. 273, 274.
17
«Hanc (nempe misericordiam) nedum magnam sed et maximam fecit in Virgine pia,
ut merito nominetur mater misericordiae et regina eius. Unde
in antiphona: Salve regina, mater
misericordiae. Hanc qui petit, sine ipsa
duce, sine pennis seu alis tentat volare.» S. ANTONINUS, Summa theol., pars 4, titulus 15, cap.
22, § 9. Veronae, 1740, col. 1086. - Il che ricorda i versi dell'Alighieri, Paradiso, XXXIII:
Donna, sei tanto grande e tanto vali,
Che qual vuol grazia e a te non ricorre.
Sua disianza vuol volar senz'ali.
18 Terra
Aegypti in conspectu tuo est. Gen. XLVII, 6. - Salus nostra in manu tua est. Gen. XLVII, 25.
19
Gen. XLI, 55.
20
«Nihil nos Deus habere voluit, quod per Mariae manus non transiret.» S. BERNARDUS, In
Vig. Nativ. Domini, sermo
4, n. 10. ML 183-100. «Totius boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde si
quid spei in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus
redundare.» In Nativ. B. M. V., De aquaeductu,
n. 6. ML 183-441. - «Aic est voluntas eius qui totum nos habere voluit per
Mariam.» Ibid., n. 7, col.
441.
21
«Salus nostra in manu illius est, ut ei dicere multo verius valeamus nos
Christiani quam dixerint Aegyptii Ioseph (Gen. XLVII, 25): Salus nostra in manu tua est: respiciat nos tantum Domina nostra, et laeti serviemus regi Filio eius.»
RICHARDUS A S. LAUR., De laudibus B. M.
V., lib. 2, cap. 1, n. 31. Inter Opera
S. Alb. M., Lugduni, 1651, XX, 43, col. 2; Paris., XXXVI, 77, col.
2.
22
«Salus nostra in manu ipsius est.» RAYMUNDUS IORDANUS, dictus Idiota, Abbas Cellensis, Contemplationes de B.V., Prooemium.
Migne-Bourassé, Summa aurea, IV,
852.
23
«Cassianus, in lib. collocationum (leggi:
Collationum) dicit: «Tota, inquit,
salus humani generis consistit in multitudine gratiae Mariae, et favoris.» PELBARTUS
de Themeswar, O. M., Stellarium coronae gloriosissimae Virginis, lib.
12, pars 1, art. 3. Venetiis, 1586, pag. 214, col. 2. - CASSIANO, Collatio 13, cap. 18, ML 49, 945, 946,
altro non dice che questo: «Summam salutis nostrae, non operum nostrorum
merito, sed caelesti gratiae deputandam;» parole che saranno state applicate,
da qualche pio interprete, alla divozione a Maria SS.
24
«Tu dispensatrix omnium gratiarum... Tu... totius salutis radix et ornamentum.»
S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro
festivitatibus SS. et Imm. V. M., Sermo 13, De exaltatione B. V. in gloria, art. 2, cap. 3. Opera, IV, Venetiis, 1745, pag. 130,
col. 2.
25 «(Maria terra)...
quia nobis interponitur et abysso: quia, subtracta, sicut Thare (leggi: Core), Dathan et Abiron (Num.
XVI, 30-32), statim descendimus in infernum viventes. Sic, subtracto nobis
adiutorio Mariae, statim labimur in peccatum et inde in infernum.» RICHARDUS A
S. LAUR., De laudibus B. M. V., lib.
8, cap. 1, n. 13. Inter Opera S. Alb. M.,
Lugduni, 1651, 229, col. 2.; Paris., XXXVI, 410, col. 2.
26
«Ipse sine ea non salvabit te... Quemadmodum infans sine nutrice
non potest vivere: ita nec sine Domina nostra potes habere salutem. Sitiat ergo
anima tua ad ipsam, tene eam nec dimitte: donec benedixerit tibi.» Psalterium (maius) B. M. V., Canticum ad instar illius Moysis. Inter Op. S. Bonav., Lugduni, etc., VI, pag.
492 (paginazione erronea, 480), col. 1. - Vedi Appendice, 2.
27
«Nullus munerum tuorum numerus est. Nullus enim nisi per te, o
sanctissima, salutem consequitur. Nullus nisi per te, o immaculatissima, qui a
malis liberetur. Nullus nisi per te, o castissima, cui donum indulgeatur.
Nullus nisi per te, o honoratissima, cui gratiae munus misericordia
praestetur.» S. GERMANUS, Patriarcha CP. In
Encaenia aedis SS. Deiparae, in fascias Domini et in zonam Deiparae. MG
98-379. - Vedi pure la nota seguente.
28
«Tutela tua immortalis est; et intercessio, vita; et protectio perpetua. Nisi
enim tu praeires, nemo spiritualis evaderet; nemo in Spiritu Deum adoraret. Tunc enim spiritalis factus est homo, cum tu,
Deipara, Spiritus Sancti habitaculum effecta es. Nemo Dei cognitione
repletus est nisi per te, o sanctissima; nemo salvus nisi per te, o Deipara;
nemo periculorum expers nisi per te, Virgo parens; nemo redemptus nisi per te,
Dei Mater; nemo donum per misericordiam consecutus, nisi per te, o digna quae
Deum caperes.» IDEM, In dormitionem
Dominae nostrae Deiparae, sermo 2. MG 98-350.
29 «Per te accessum
habeamus ad Filium, o benedicta inventrix gratiae, genitrix vitae, mater
salutis: ut per te nos suscipiat qui per te datus est nobis.» S. BERNARDUS, De
adventu Domini, sermo 2, n. 5. ML 183-43.
30
«Tu vero, o castissima, optimaque ac misericordissima Domina, Christianorum
solatium, paratissimum peccatorum refugium, ne tua nos opitulatione destitutos
reliqueris. Si enim abs te relicti fuerimus, quo vero etiam confugiemus? Quid
autem etiam nobis fiet, o sanctissima Dei Genitrix, quae Christianorum spiritus
ac flatus exsistis?» S. GERMANUS, Patriarcha CP., Oratio in Encaenia aedis Deiparae, in fascias Domini et in zonam
eiusdem Deiparae. MG 98-378.
31 «Esagerazioni
divote sarebbono quelle di chi pretendesse passare per Maria tutte le divine
beneficenze, e quanto si ottien da Dio, doversi riconoscere dall'intercessione
sua. Niuno ha mai sognato, e niuno c'è fra' Cattolici credente, che implorando
noi il soccorso e l'intercession dei Santi, essi abbiano a ricorrere alla
mediazion della Vergine, per ottener quel che desideriamo da Dio.» Lod. Ant. MURATORI, Della regolata divozione dei Cristiani, cap. 22. Opere, VI, Arezzo, 1768, pag. 200.
32 Quantunque il
testo di cui parleremo nelle note 33 e 36 non sia di S. Bernardo, ma di S.
Anselmo, pure il sentimento del Dottore mellifluo è noto a tutti, essendo sua,
più che di ogni altro tra gli antichi, la dottrina della mediazione universale di Maria. Non esclude i
Santi, anzi li comprende espressamente, quando dice a Maria: «Eo beatam te
dicent omnes generationes (Luc. I, 48)... Omnes, inquam, generationes. Sunt enim
generationes caeli et terrae... Merito in te respiciunt oculi totius creaturae, quia in te, et per te,
et de te benigna manus Omnipotentis quidquid creaverat recreavit.» S.
BERNARDUS, In festo Pentecostes, sermo
2, n. 4. ML 183-328.
33 «(Quia miserrimus
peccator), talem adiutorem requiro, qualem post Filium tuum, potiorem et
meliorem invenire non potest mundus. Habet
orbis apostolos, patriarchas, prophetas, martyres, confessores, virgines, bonos
et optimos adiutores, quos ego supplex orare concupisco. Tu vero, Domina,
omnibus iis adiutoribus melior et excelsior es; quia istis et aliis sanctis
omnibus, etiam angelicis spiritibus, necnon regibus et potestatibus mundi,
divitibus, pauperibus, dominis, servis, maioribus et minoribus domina es, et
quod possunt omnes isti tecum, tu sola potes sine illis omnibus. Quare
hoc potes? Quia mater es Salvatoris nostri, sponsa Dei, regina caeli et terrae,
et omnium elementorum. Te ergo requiro, ad te confugio, et tu me per omnia
adiuves suppliciter peto. Te tacente, nullus orabit, nullus iuvabit. Te orante, omnes orabunt, omnes iuvabunt.» S.
ANSELMUS, Oratio 46 (al. 45). ML 158-943, 944.
34 Che i santi
ricorrano all'intercessione di Maria per ottener grazie ai loro divoti, non
crediamo che lo dica espressamente S. Bonaventura. Ma questo non è altro che un
corollario della proposizione principale: che tutte le grazie passano per le
mani di Maria; e questa proposizione, la insegna S. Bonaventura. Egli fa sue le
parole di S. Bernardo: «Nihil nos Deus habere voluit, quod per Mariae manus non
transierit.» Opera S. Bonaventurae, VII,
ad Claras Aquas, 1901, pag. 103, col. 1: Sermo
1 in Nativitate Domini. E in più luoghi parla nello stesso senso.
35 «Eius (Virginis)
oratio universalior est, nam quod alii (sancti) impetrant, aliquo modo per
Virginem impetrant, quia, ut Bernardus dixit, illa est mediatrix ad mediatorem,
et veluti collum, per quod influentiae capitis ad corpus descendunt; et ideo
ep. 174 monet Bernardus, ut quidquid Deo offerre volumus, per Mariam offeramus,
«ut eodem alveo ad largitorem gratiae redeat, quo fluxit;» et serm. «in Signum
magnum»: «Totum, inquit, nos habere voluit per Mariam.» Et Germanus, serm. de Zona: «Nemo est cui donum concedatur,
nisi per te.» Et ideo vocant illam
«refugium nostrum, naufragantium portum,» et similibus encomiis, quae passim in
citatis sanctis reperientur. Et hinc ortum est, ut inter alios sanctos non
utamur uno ut intercessore ad alium, quia omnes sunt eiusdem ordinis: ad Virginem
autem, tamquam ad Reginam et Dominam, alii adhibentur intercessores. Quo sensu
Angelicam salutationem aliis sanctis recitamus, ut nimirum eam pro nobis
Virgini repraesentent.» SUAREZ, De
Incarnatione, pars 2, disp. 23, sectio 3. Opera, Venetiis, 1746, XVII, pag. 176,
col. 2.
36 Queste parole non
si ritrovano presso S. Bernardo. Non
sembrano altro che quelle di S. ANSELMO, or ora riferite nella nota 33: «Te
tacente, nullus orabit, nullus iuvabit. Te
orante, omnes orabunt, omnes iuvabunt.»
37
«Vultum tuum deprecabuntur non tantum
ex inferioribus, sed ipsi divites plebis,
nimirum magni et praecipui Sancti.» Petr. Ant. SPINELLUS, S. I., Maria Deipara, thronus Dei, cap. 17, n. 17. Neapoli, 1613, pag.
221. - E ciò conferma l'autore in tutto il capitolo 35, pag. 482 e seg. Parla
però principalmente della divozione che ebbero i Santi verso Maria
SS.
38 Vedi sopra, nota
35.
39
Franc. MARCHESE,
dell'Oratorio, Diario sacro (d'esercizi
in onore di Maria SS.), 21 marzo, Venezia, 1717, I, 338. - «Concludens autem
(S. Benedictus), haec verba protulit: «Habete pacem in Domino semper, et alta
Regina vobiscum permaneat: cui ego Benedictus continuo supplex preces pro vobis
facio.» Maria Magd. ANGUILLARIA, Vita, cap. 10, n. 92: Acta SS. Bollandiana, die 9
martii.
40 Vedi sopra, nota
33. - PACIUCHELLLI, Excit. dorm. an., Excitatio
20 in Salutationem Angelicam, n. 7,
pag. 543, col. 1.
41 «Così odo ch'ella
(Maria) si pregia di muoversi sola in cielo a nostro soccorso: Gyrum caeli circuivi sola (Eccli. XXIV,
8), non perché sola intercede, ma perché tirasi tutti dietro a seguirla, e di
tal maniera, che qualor alcuni, anzi tutti, se le opponessero, non potrebbon
resistere alla sua forza: come appunto la prima sfera gloriar potrebbesi di
muoversi anch'ella sola a prò della terra - Gyrum
caeli circuivi sola - non perché sola si muova, ma perché al moto suo si
conformano tutte le sfere soggette sì fattamente, che quando ancor le facessero
resistenza, non giungerebbero a ritardarla dal corso, non che a fermarla.» Paolo SEGNERI, S. I., Il divoto di Maria Vergine, parte 1,
capo 7, § 4 - Opere, IV, Venezia,
1757, pag. 477, col. 1.
42
«Assumpsit (Esther) duas famulas... (Esther
XV, 5). Duae famulae, quarum domina est Regina Maria, sunt angelica et humana
creatura... Anima humana est famula quae Dominam suam Mariam sequitur...
Intelligentia vero angelica est famula super quam Domina sua Maria innititur in
caelo. Innititur certe tamquam... in Angelis deliciando;... tamquam plenissima
se cum sua plenitudine Angelis communicando; tamquam plenissima se cum sua
plenitudine Angelis communicando; tamquam potentissima, Angelis imperando.»
CONRADUS SAXON, Speculum B. M. V., lectio
3: inter Opera S. Bonav., Romae,
etc., VI, 433, 434. - Dopo riferite, come di S. Bonaventura, queste parole
dello Speculum, PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis animae, Excitatio
20 super Salutationem Angelicam, n.
7, Venetiis, 1720, pag. 542, col. 1, conchiude: «Quando igitur Sanctissima
Virgo procedit ad Deum pro nobis miseris deprecandum, imperat et Angelis et
animabus sanctis ut eam comitentur, et simul cum ipsa Altissimum pro nobis
exorent.»
43 «Vertite vos ad
sanctissimam virginem Mariam, ad cantilenam illam quam Salve regina vocitant, vide quid in hac ei tribuatur: Salve, regina misericordiae, vita, dulcedo
et spes nostra. Annon haec encomia immodica? Quis, quaeso, hoc commode
interpretabitur, quod sit vita nostra, dulcedo et spes? quum ipsa contenta sit
se indignum organon esse, et ut ipsa ait, ancilla Domini. Huius orationis melos
totum orbem personat, magnis tintinnabulis ad illud homines vocantur. Nec
facile aedem invenias, in qua non magno redemptum sit decantare Salve regina. Sic etiam cum alia
cantione, quam Regina caeli vocant,
habet, quae priore nihilo probatior est, nam in hoc regina caeli salutatur.
Nonne hoc est Christi gloriae detrahere, quod creaturae tribuimus ea quae Dei
sunt eique soli competunt? Quare tam impia et blasphema verba omittantur.
Lubens quidem admittam ut pro me oret: sed ut spes mea et vita sit, hoc
abhorreo; tam enim grata mihi tua oratio est, quam illius. Quî sic? Nam si
credis Christum aeque in te atque illa habitare, non minus tibi quam ille
proclive est, ut me adiuves. Quare honor divis exhibendus, non alius ab eo
habetur quem nos alius alii debemus, ut filii Dei. Hac tamen ratione, ut duo
isthaec incommoda declinemus, videlicet ne Christi gloriam prae illorum studio,
sed ipsum vitam nostram et spem manere sinamus. Hoc animo eos colentes, ut
citius centum nummos ad vivorum sanctorum subsidium erogemus, quam istis unum.
Siquidem non damnaberis, etiam si nihil honoris Mariae deferas, adeoque si tibi
eius numquam in mentem veniat. At si in his negligens fueris, damnationem
incides: hic enim praeceptum habes, illic nullum. LUTHERUS, Epistolarum
et Evangeliorum enarrationes: In die Nativitatis Mariae, Enarratio Evangelii. Opera, VIII, Basileae, 1546, fol.
463, col. 2, littera D. - Quest'opera di Lutero viene chiamata Postilla maior.
44 «Exaudiet utique Matrem Filius, et exaudiet Filium
Pater. Filioli, haec peccatorum scala, haec mea maxima fiducia
est, haec tota ratio spei meae.» S.
BERANRDUS, In Nativ. B. M. V.,
Sermo de aquaeductu, n. 7. ML
183-441.
45 Presso AURIEMMA, Affetti scambievoli: dopo la seconda
parte, Motivo per amar Maria Madre
nostra, cap. 7. Bologna, 1681, vol. 2, pag. 345.- «In te enim omnem spem repositam habeo.» In Menaeis Graecorum, 9 mart., post Odam
3 de SS. Martyribus Sebastianis: presso WANGNERECK, Pietas Mariana Graecorum, pag. 260. - «Ave, gratia plena, ave, quia
nostrum omnium oculi in te, quae sola pura es, spem collocant, et te semper
contuentur.» S. IO. DAMASCENUS, Sermo
in Annuntiationem SS. Dominae nostrae Dei Genitricis. MG 96-659.
46 «Dicitur autem
beata Virgo plena gratia quantum ad tria... Tertio, quantum ad refusionem in
omnes homines. Magnum enim est in quolibet sancto, quando habet tantum de
gratia, quod sufficit ad salutem multorum: sed quando haberet tantum quod
sufficeret ad salutem omnium hominum de mundo, hoc esset maximum, et hoc est in
Christo et in beata Virgine. Nam in omni periculo potes salutem obtinere ab
ipsa Virgine gloriosa. Unde Canticor. IV, 4: Mille clypei, id est, remedia contra pericula, pendent, etc. Item, in omni opere virtutis potes eam habere in
auditorium (leggi: adiutorium), et
ideo dicit ipsa, Ecclesiastici XXIV, 25: In
me omnis spes vitae et virtutis.» S. THOMAS, Opusculum 8, Expositio super Salutatione angelica. Opera,
Romae, 1570, XVII, fol. 75, col. 3, 4.
47 «Sub alis
pietatis atque misericordiae tuae protege et custodi nos... Non nobis est alia
quam in te fiducia, o Virgo sincerissima.» S. EPHRAEM, Sermo de SS. Dei Genitricis Virginis Mariae laudibus. Opera omnia, VI,
Opera graece et latine (et latine
tantum), III, Romae, 1746, pag. 576, col. 1.
48 «Totis ergo
medullis cordium, totis praecordiorum affectibus et votis omnibus, Mariam hanc
veneremur; quia sic est voluntas eius qui totum nos habere voluit per Mariam.» S. BERNARDUS, In
Nativ. B. M. V., Sermo de
aquaeducu, n. 7. ML 183-441.
49 IDEM, ibid., n.
8. ML. 183-441, 442.
50 «Quia indignus
eras cui donaretur, datum est Mariae, ut per illam acciperes quidquid haberes.»
S. BERNARDUS, In Vigilia Nativ. Domini, sermo
3, n. 10. ML 183-100.
51 «Ceterum quidquid
illud est quod offerre paras, Mariae commendare memento, ut eodem alveo ad
largitorem gratiae gratia redeat quo influxit. Neque enim impotens erat Deus,
et sine hoc aquaeducta infundere gratiam, prout vellet; sed tibi vehiculum
voluit providere. Forte enim manus tuae, aut
sanguine plenae, aut infectae muneribus, quod non eas ab omni munere
excussisti. Ideoque (al. itaque)
modicum istud quod offerre desideras, gratissimis illis et omni acceptione
divnissimis Mariae manibus offerendum tradere cura, si non vis sustinere
repulsam. Nimirum candidissima quaedam lilia sunt: nec causabitur ille liliorum
amator inter lilia non inventum, quidquid illud sit quod inter Mariae manus
invenerit. Amen.» S. BERNARDUS, In Nativ. B. V. M., Sermo de aquaeductu, n. 18. ML 183-448.
52 Teofilo era vicedominus, oikonòmos, della chiesa di
Adana, in Cilicia (Anatolia sud-orientale). - Eutichiano (da non confondersi con Eutichio, patriarca di Costantinopoli dal 553 al 565 e poi dal 577
al 583) era chierico di Teofilo. - Inter Opera
S. Petri Damiani, NICOLAUS, monachus, notarius quondam S. Bernardi, Sermo
44, in Nativ. B. V. M. ML 144-740. -
ECBERTUS, Abbas Schonaugiensis, Ad B.
Virginem Deiparam sermo panegyricus, seu deprecatio et laus elegantissima, n. 2. Inter Opera S. Bernardi, ML 184-1010. - CONRADUS DE SAXONIA, Speculum B. M. V., lectio 9. Inter Opera S. Bonav., ed. Rom. Lugdunen. Mogunt., VI, 444. - S. ANTONINUS, Summa Theol., pars 4, tit. 15, cap. 45,
§ 6, Veronae, 1740, col. 1268-1270. - CRASSET, La véritable dévotion envers la Sainte Vierge, établie et défendue, partie
1, traité 1, question 10, Exemples. Paris, 1679, pag. 86. - SURIUS, De probatis Sanctorum historiis, 4
febr., De S. Theophili poenitentia. -
Acta SS. Bollandiana,
4 febr., De S. Theophilo
poenitente. -Vedi Appendice, 6.
1 Questa Risposta venne pubblicata la prima nel
1756 in appendice alla II ediz. di
Napoli, col titolo: Risposta ad un
anonimo che ha censurato ciò che ha scritto l'Autore nel capitolo V § 1 della
prima parte; ed insieme l'Opera morale del medesimo. Nelle successive ediz.
napoletane non viene più riportata, e nelle venete è sempre posta in fine. Solo
nell'ediz. Bassanese, che S. Alfonso
aveva preparata per la sua Opera omnia
ascetica, e che noi seguiamo, s'incontra subito dopo il cap. V, alleggerita
di quello che riguarda l'Opera morale, e con aggiunte e correzioni autografe
del santo.
2 LAMINDI PRITANII
REDIVIVI, Epistola paraenetica ad Patrem
Benedictum Plazza, S. I., censorem minus aequum libelli «Della regolata
divozione de' Cristiani». Appendix II: Parva quaedam velitatio adversus
alterum Pritanii censorem (cioè contro S. Alfonso). Venetiis, 1755, pag.
422-430. - Vedi Appendice, 7.
3 «Noi udiamo tal
volta dire che essa comanda in cielo. Sobriamente s'ha da intendere questa ed
altre simili espressioni, che cadute di bocca al fervore divoto d'alcuni Santi,
o all'ardita eloquenza di qualche sagro oratore, non reggono, ove si mettano al
paragone colla vera teologia, la quale non riconosce che l'onnipotente Iddio
per nostro Padrone, per fonte d'ogni bene e grazia. Nostro Padrone e Signore
similmente è Gesù Cristo anche come uomo, per concessione a lui fatta
dall'eterno suo Padre. Uffizio di Maria è il pregar Dio per noi, l'intercedere
per noi, e non già il comandare. Sancta
Maria, ora pro nobis: questo è quello che la Chiesa c'insegna, e lei
dobbiamo ascoltare, e non già le iperboli di qualche privato autore, ancorché
Santo. Parimente ci possiamo incontrare in chi asserisce, niuna grazia, niun
bene venire a noi da Dio, se non per mano di Maria. Il che va sanamente inteso,
cioè che noi abbiamo ricevuto per mezzo di questa Immacolata Vergine il Signor
Gesù Cristo, per li cui infiniti meriti discendono sopra di noi tutti i doni,
ed ogni celeste benedizione. Altrimenti sarebbe errore il credere, che Dio e il
suo benedetto Figliuolo non ci concedessero, né potessero concedere grazie
senza la mediazione e intercession di Maria... Però esagerazioni divote
sarebbero quelle, di chi pretendesse passare per Maria tutte le divine
beneficenze, e quanto si ottien da Dio, doversi riconoscere dall'intercession
sua.» MURATORI, Della regolata divozione
dei Cristiani, cap. 22. Opera, VI,
Arezzo, 1768, pag. 199, 200.
4 Epistola paraenetica, etc. (come sopra,
nota 2), pars 2, cap. 5, n. 545, pag. 197, 198: «Sancti, aliique Deiparam
celebrantes, haudquaquam semper ad litteram intelligendi sunt; rhetorico enim
more scribentes, amplificationes adhibent, hyperboles, tropos vehementes; et eo
libentius validiusque, quo ferventiori pietate excitantur in Virginem, cuius
quidem et excellentia mare est laudationis intransnatabile. Huc etiam spectat,
quod ex Sanctis precantibus Deiparam minime validum desumi argumentum queat ad
comprobandam theologiae quaestionem. In orationibus hisce primores habet pietas
incalescens, quam theologia: quae, si in concordiam sint revocandae, quandoque
nimium illa emollienda erit, ne alteri videatur adversa... Suppetit exemplum... Anselmum opponis ex suis
orationibus. Verum accipe quid ibidem pietas incalescens eum coegit efferre. Oratione
48, Mariam alloquitur: «Et si pro illo innocente Filio tuo crucifixo
pertransivit gladius animam tuam: quomodo super mortuis in peccato pupillis
tuis te continere, quomodo umquam maternis fletibus et lacrimis, o Domina,
poteris temperare?» Credimus quidem ex vera fide verba Simeonis Virginem
alloquentis: Tuam ipsius animam
pertransibit gladius; succinit Eclesia: Stabat
Mater dolorosa iuxta crucem. At quod Beatissima in caelo regnans et doleat
et lacrimetur, eidem fidei consentaneum non est. Et tamen Anselmus haec orando
protulit.» - Pars 1, cap. 12, n. 288, pag. 95, 96: «Hasce hyperbolicas
expressiones in Sanctis etiam emolliendas, nulli dubium est; omnino autem fugiendas
ab oratibus ceteris; ne occasio praebeatur falsam doctrinam imbuendi, eos
saltem qui sapiunt minus, easque ad litteram intelligunt.»
5 «Fecit in te magna
qui potens est, et data est tibi omnis potestas in caelo et in terra… Quomodo enim
illa potestas tuae potentiae poterit obviare, quae de carne tua carnis suscepit
originem? Accedis enim ante illud aureum humanae reconciliationis altare, non
solum rogans, sed imperans, domina, non ancilla.» Inter Opera S. Petri Damiani: NICOLAUS, monachus, quondam notarius S.
Bernardi, Sermo 44, In Nativ. B. V. M. ML
144-740.
6 «Agnosce,
benedicta, filios tuos quos unice dilectus unigenitus tuus non erubuit nominare
fratres suos. Et si pro illo innocente Filio tuo crucifixo pertransivit gladius
animam tuam (Luc. II, 35), quomodo super mortuis in peccato pupillis tuis te
continere, quomodo umquam maternis fletibus et lacrimis, o domina, poteris
temperare?» S. ANSELMUS, Oratio 49 (al. 48). ML 158-947. (In un ms., questa
orazione «legitur sub nomine (sancti) Maurilii,
episcopi Rothomagensis»: ibid., col. 945-946, nota 1549).
7 Vedi sopra, cap.
V, § 2, nota 46, pag. 186.
8
«Illa una femina, non solum spiritu, verum etiam corpore, et mater est et virgo.
Et mater quidem spiritu, non capitis nostri, quod est ipse Salvator, ex quo
magis illa spiritualiter nata est;... sed plane mater membrorum eius, quod nos
sumus; quia cooperata est caritate ut fideles in Ecclesia nascerentur, quae
illius capitis membra sunt: corpore vero ipsius capitis mater.» S. AUGUSTINUS, Liber de sancta virginitate, cap. 6, n.
6. ML 40-399. - Il santo Autore agiunse il testo latino di S. Agostino
nell'ediz. Bassanese.
9 Epistola paraenetica etc. (come sopra, nota
2), Appendix I, cap. 5, num.
1036-1046, pag. 413-418.
10
«Quis vero fons vitae, nisi Christus Dominus?... Sane ipsa sese plenitudo
exinanivit, ut fieret nobis iustitia, et sanctificatio, et remissio...
Derivatus est fons usque ad nos... Descendit per aquaeductum vena
illa caelestis... Plenus equidem aquaeductus,
ut accipiant ceteri de plenitudine... Advertistis iam, ni fallor, quem velim
dicere aquaeductum, qui plenitudinem fontis ipsius de corde Patris excipiens,
nobis edidit illum... Nostis enim cui dictum sit: Ave, gratia plena... Denique et quod quaerebat invenit, cui dictum
est: Invenisti gratiam apud Deum (Luc.
I, 30). Quid? plena est gratia, et gratiam adhuc invenit? Digna prorsus
invenire quod quaerit, cui propria non sufficit plenitudo... sed petit
supereffluentiam ad salutem universitatis... Intuere, o homo,
consilium Dei... Caelesti rore aream rigaturus, totum vellus prius infudit
(Iud. VI, 37-40): redempturus humanum genus, pretium universum contulit in
Mariam... Forte ut excusaretur Eva per filiam, et querela viri adversus feminam
deinceps sopiretur... Sed latet forsitan aliud, nec totum hoc est... Altius
ergo intueamini, quanto devotionis affectu a nobis eam voluit honorari, qui
totius boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde si quid spei in nobis est,
si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus redundare quae ascendit
deliciis affluens. Hortus plane deliciarum,
quem non modo afflaverit veniens, sed et perflaverit superveniens auster ille
divinus, ut undique fluant et effuant armoata eius, charismata scilicet
gratiarum. Tolle corpus hoc solare, quod illuminat mundum: ubi dies? Tolle
Mariam, hanc maris stellam... quid nisi caligo involvens, et umbra mortis, ac
densissimae tenebrae relinquuntur? Totis ergo medullis cordium... Mariam hanc
veneremur; quia sic est voluntas eius, qui totum nos habere voluit per
Mariam... In omnibus siquidem et per omnia providens miseris, trepidationem
nostram solatur, fidem excitat, spem roborat, diffidentiam abigit, erigit
pusillanimitatem. Ad Patrem verebaris accedere. Iesum tibi dedit
Mediatorem... Exaudietur utique pro reverentia sua... An vero trepidas et ad
ipsum? Frater tuus est et caro tua... Hunc
tibi fratrem Maria dedit. Sed forsitan et in ipso maiestatem vereare divinam...
Advocatum habere vis et ad ipsum? Ad Mariam recurre. Pura siquidem humanitas in
Maria... Nec dubius dixerim, exaudietur et ipsa pro reverentia sua. Exaudiet utique Matrem Filius, et exaudiet Filium
Pater. Filioli, haec peccatorum scala, haec mea maxima fiducia
est, haec tota ratio spei meae.» S.
BERNARDUS, In Nativ. B. M. V.,
Sermo de aquaeductu, n. 3, 4,
5, 6, 7. ML 183, col. 439-441.
11 «Opus est enim
mediatore ad mediatorem istum, nec alter nobis utilior quam Maria... Quid ad
Mariam accedere trepidet humana fragilitas? Nihil austerum in ea, nihil terribile: tota suavis est,
omnibus offerens lac et lanam... Age gratias ei qui talem tibi
mediatricem benignissima miseratione providit, in qua nihil possit esse
suspectum. Denique omnibus omnia facta est, sapientibus et insipientibus
copiosissima caritate debitricem se fecit. Omnibus miericordiae sinum aperit,
ut de plenitudine eius accipiant universi, captivus redemptionem, aeger
curationem, tristis consolationem, peccator veniam, iustus gratiam, angelus
laetitiam, denique tota Trinitas gloriam, Filii persona carnis humanae
substantiam; ut non sit qui se abscondat a calore eius.» S. BERNARDUS, Dominica infra Octav. Assumptionis B. V. M.,
Sermo in «Signum magnum», n. 2.
ML 183-429, 430.
12 In altro luogo:
«Per te accessum habeamus ad Filium, o benedicta inventrix gratiae, genitrix
vitae, mater salutis: ut per te nos suscipiat qui per te datus est nobis.» S. BERNARDUS, De
adventu Domini, sermo 2, n. 5. ML 183-43.
13 Vedi sopra, nota
10, pag. 193.
14 «Quid enim? potestne aut repellere, aut
sustinere repulsam; non audire aut non audiri Filius potest? Neutrum plane. Invenisti, ait angelus, gratiam apud Deum. Feliciter... Semper
haec inveniet gratiam, et sola est gratia qua egemus... Nimirum sola est gratia
qua salvamur. Quid nos alia concupiscimus,
fratres? Quaeramus gratiam, et per Mariam quaeramus; quia quod quaerit,
invenit, et frustrari non potest.» S. BERNARDUS, In Nativ. B. V. M., Sermo de aquaeductu, n. 7, 8. ML
183-441, 442.
15 Questo Sermone
non è di san Girolamo, e da molti si nega esser di Sonofrio. - Vedi però Appendice, 1.
16 «A tempore enim,
a quo Virgo, Mater concepit in utero Verbum Dei, quamdam, ut sic dicam,
iurisdictionem seu auctoritatem obtinuit in omni Spiritus Sancti processione
temporali: ita quod nulla creatura aliquam a Deo obtinuit gratiam vel virtutem
nisi secundum ipsius piae Matris dispensationem. Hinc Bernardus devotissimus
ait: Nulla gratia venit de caelo ad terram, nisi transeat per manus Mariae.
Hinc Hieronymus in sermone de Asusmptione inquit: In Christo fuit plenitudo
gratiae sicut in capite influente: in Maria vero, sicut in collo transfundente.
Unde Cant. VII, 4, de Virgine ad Christum Salomon ait: Collum tuum sicut turris eburnea. Nam sicut per collum vitales
spiritus a capite descendunt in corpus: sic per Virginem a capite Christi (leggi: Christo) vitales gratiae in eius
corpus mysticum transfunduntur. Unde iste est ordo divinarum gratiarum
defluxus, ut prius a Deo defluant in Christi animam benedictam, deinde in
animam benedictam, deinde in animam Virginis matris: inde in Seraphim, et sic
successive in alios sanctos ordines Angelorum: demum in Ecclesiam militantem.
Quum enim tota natura divina, totum esse, posse, scire et velle divinum, intra
Virginis uterum exstiterit clausum: non timeo dicere, quod (in) omnium
gratiarum effluxus quamdam iurisdictionem habuerit haec Virgo, de cuius utero,
quasi de quodam divinitatis oceano, rivi et flumina emanabat omnium gratiarum.
Revera maternitas Dei hanc in mundo, naturali iure, obtinuit dignitatem, ut
Regina misericordiae... merito nuncupetur: et hoc propter Filii magnificentiam,
qui est Rex regum et Dominus dominantium. Reperio namque in Rege nostro Iesu
duas mirabiles dignitates, videlicet, quod sit aeternus Deus genitus ab
aeterno, et aeternum Deum producat, eo quod Spiritum Sanctum spiret; et ipse
clausus in virginis utero in aeternitate a Deo Patre Deus generabatur aeternus,
et in eadem aeternitate ipse puer in ventre matris Deum inspirabat et
producebat. Primam Filii dignitatem, scilicet, quod sit generatus a Deo, tam
supremo modo Virgo benedicta participavit, quod Iesus non dicatur verius filius
Dei quam filius Virginis: nec maior, nec minor, nec dignior est Dei Filius in
throno paterno sedens, vestitus claritate quam habuit antequam mundus fieret,
quam pannis pauperibus involutus et intra foenum in praesepio reclinatus. Et
quia talis est mater Filii Dei, qui producit Spiritum Sanctum: ideo omnia dona,
virtutes et gratiae ipsius Spiritus Sancti, quibus vult, quando vult, quomodo
vult, et quantum vult, per manus ipsius administrantur.» S. BERNARDINUS
SENENSIS, Sermones pro festivitatibus SS.
et Imm. V. M., Sermo 5, De nativ. B.
M. V., art. unic., cap. 8. Opera, IV,
Venetiis, 1745, pag. 92, 93.
17 Non già S.
Bonaventura, ma S. BERNARDINO DA SIENA: vedi la nota precedente.
18 Vedi sopra, cap.
V, § 1, nota 31, pag. 164.
19
«Ipse sine ea non salvabit te... Quemadmodum infans sine
nutrice non potest vivere: ita nec sine Domina nostra potes habere salutem.» Psalterium (maius) B. M. V., Canticum instar illius Moysis. Inter Opera S. Bonav., ed Rom., Mogunt., Lugd., VI, 492 (numerazione
erronea: 480). - Vedi Appendice, 2.
20 «Non nobis est
alia, quam in te, fiducia, o Virgo sincerissima.» S. EPHRAEM, Sermo de SS. Dei Genitricis Virginis Mariae
laudibus. Opera omnia, VI, Opera
graece et latine (et latine tantum), III, Romae, 1746, pag. 576, col.
1.
21
«Si enim abs te relicti fuerimus, quo vero etiam confugiemus? Quid autem etiam
nobis fiet, o sanctissima Dei Genitrix, quae Christianorum spiritus ac flatus
exsistis?» S. GERMANUS, Patriarcha CP., Oratio in Encaenia aedis Deiparae, in fascias Domini et in zonam
Deiparae, MG 98-378.
22 Vedi sopra, cap.
V, § 1, nota 46, pag. 169.
23
«Hanc (nempe misericordiam) qui petit sine ipsa duce, sine pennis seu alis
tentat volare.» S. ANTONINUS, Summa
Theol., pars 4, titulus 15, cap. 22, § 9. Veronae, 1740, col.
1086.
24 «In manibus tuis
sunt thesauri miserationum Domini, et sola electa es cui gratia tanta
conceditur.» NICOLAUS, monachus, quondam notarius S. Bernardi, Sermo in Nativ. B. V. M. Inter Opera S. Petri Damiani, sermo 44. ML
144-740.
25 «Per hoc (quod
est Mater Dei) accepit plenitudinem gratiae non solum pro se, sed et pro
omnibus. Propterea Dominus est cum ea, non sicut est cum omnibus, per omnia,
per praesentiam, essentiam et potentiam, sed per gratiam et sanctificationem
singularem. Ideo Domina nostra dicitur Advocata nostra, Mediatrix nostra,
nostra Imperatrix, per cuius manus Deus ordinavit dare ea quae dat humanae
creaturae, secundum quod dicit sanctus Bernardus.» IO. GERSON, Sermo de Annuntiatione B. M. V. Opera, Antverpiae,
1706, III, col. 1367.
26 «Tu dispensatrix
es gratiarum: nihil concedit nobis benedictus Filius tuus, quin pertrasierit
per manus tuas piissimas.» RAYMUNDUS
IORDANUS, Abbas Cellensis, dictus Idiota,
Contemplationes de B. V., pars 9, Contemplatio
14, n. 2. Migne-Bourassé, Summa
aurea, IV, 970.
27
«Salus nostra in manu ipsius est.» IDEM,
id. op., Prooemium. Ibid., 852.
28 PELBARTUS de Themeswar, O. M., Stellarium
coronae gloriosissimae Virginis, lib. 12, pars 1, art. 3. Venetiis, 1586,
pag. 214, col. 2. - Vedi nota 23 del cap. V, § 2, pag 179.
29
«Tu dispensatrix omnium gratiarum... Tu... totius salutis radix et ornamentum. Tu
porta caeli.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones
pro festivitatibus SS. V. M., Sermo 13 (verso la fine), De exaltatione B. V. in gloria. Opera, IV,
Venetiis, 1745, p. 130, col. 2. - Quel che segue, è di Riccardo da S. Lorenzo, come vedremo nella nota seguente.
30 «Salus nostra in
manu illius est, ut ei dicere multo verius valeamus nos Christiani quam
dixerint Aegyptii Ioseph (Gen. XLVII, 25): Salus
nostra in manu tua est…» RICHARDUS
A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib.
2, cap. 1, n. 31. Inter Opera S.
Alb. M., Lugduni, 1651, XX, 43, col. 2; Parisiis, XXXVI, 77, col. 2. -
«Sequitur: Venerunt mihi omnia bona
pariter cum illa (Sap. VII, 11).
Et hoc praecipue intelligendum est de bonis gratuitis, quae vera bona sunt.
Venerunt scilicet a Deo omnium bonorum largitore, qui quidquid boni dat
creaturis suis, per manus Matris Virginis vult transire.» IDEM, id. op., lib. 2, cap. 3, n. 4. Lugduni,
pag. 60; Paris., 91.
31 «Ideo trahi petit
a Maria fidelis anima, quia, sicut dicit Filius de Patre (Io. XIV, 6): Nemo venit ad Patrem nisi per me, sic
quodammodo dicere videtur de Matre: Nemo potest venire ad me, nisi Mater mea
suis precibus traxerit eum.» IDEM, id.
op., lib. 12, cap. 2, n. 12. Lugduni, pag. 352, col. 1; Paris., XXXVI, pag.
643, col. 2.
32
«Maria... recte appellatur navis... De hac autem navi dicitur Proverb. in fine:
Facta est quasi navis institoris de longe
portans panem suum... Quia prima suscepit de caelo panem illum qui est esse
et vivere... facta est quasi navis
institoris, etc... Ipsa etiam beata Maria nostra est susceptio: nam
in mari mundi submerguntur omnes illi quos non suscepit navis ista... Ideo quoties videmus insurgentes super nos fluctus
eius maris, clamare debemus ad Mariam: Eripe me et libera me de aquis multis,
et emitte ad me manum tuam de alto. Item illud: Domina, salva nos,
perimus. Nam littus optatum non capit sine te fluctuans in hoc mari.» IDEM, id. op., lib. 11, cap. 8, n. 1. Ed.
Lugdunen., pag. 315, 316; Paris., 579.
33 «(Maria terra)...
quia nobis interponitur et abysso: quia, subtracta, sicut Thare (leggi: Core), Dathan et Abiron (Num.
XVI, 30-32), statim descendimus in infernum viventes. Sic, subtracto nobis
adiutorio Mariae, statim labimur in peccatum et inde in infernum.» IDEM, id. op., lib. 8, cap. 1, n. 13. Ed.
Lugd., 229, col. 2; Paris., 410, col. 2. - Quello che segue nel testo fino al
capoverso Aggiungo a ciò, è
un'aggiunta autografa del santo nell'ediz. Bassanese.
34 «Quemadmodum vero
ipsam (Mariam) adorare non possumus ea adoratione quae latria vocatur
ecclesiastico loquendi more, quae est soli Deo debita servitus... ita nec in ea
spem nostram collocare debemus, sed in solo Deo et Filio eius unico Iesu
Christo Salvatore nostro, qui vult ut omnia bona ab ipso exspectemus
potentissima Virginis Matris intercessione, cum eam ut par est invocamus,
impetranda. «Sic est voluntas eius qui totum nos habere voluit per Mariam;»
Christus Iesus advocatus noster est apud Patrem, Virgo Maria advocata nostra
est apud Filium; «exaudiet Matrem Filius, et exaudiet Filium Pater; haec
peccatorum scala, haec mea maxima fiducia est, haec tota ratio spei meae,»
inquit S. Bernardus. Cum Virginem Sanctissimam invocamus, spem nostram Deum
inter et excellentissimam illam creaturam, quam dignam fecit quae Filii sui
Mater esset, non dividimus, quasi partim a Deo, partim a Maria salutis nostrae
bona exspectemus: sed Mariae Virginis Deiparae intercessio scala est et gradus
quo spes nostrae ad Deum evehuntur. Eo sensu beata Virgo Maria Spes nostra ab Ecclesia appellatur et
salutatur.» NATALIS ALEXANDER, O. P., Theoloia
dogmatica et moralis, II, Appendix 1, Epistola
50. Parisiis, 1703, pag. 3, col. 2, pag. 4, col. 1. (in calce).
35 «... Moriens
(Christus)... eam (Mariam) Administraticem totius Ecclesiae praefecit... dum
Ioanni praesenti, et in eius persona toti Ecclesiae, dixit: Ecce mater tua. Quasi aperte diceret:
sicut nemo potest salvari nisi per meritum crucis et mortis meae, ita nullus
sanguinis illius particeps erit, nisi intercessione Matris meae. Ille solus
filius dolorum meorum reputabitur, cui Maria mater erit. Vulnera gratiarum
fontes perennes et potentes sunt, sed ad nullos derivabuntur rivi, nisi per
Marianum canalem et aquaeductum. Frustra me invocabit Patrem, qui Mariam non
fuerit veneratus ut matrem. Tu ipsemet, praedilecte discipule Ioannes, si me
amas, eam ama: tantum enim a me amaberis, quantum eam amaveris. Uno verbo, Ecce mater tua. Compendio dixi quid a te
illi praestari volo, dum moriens te heredem meae filiationis scribo.» Vinc. CONTENSON, O. P., Theologia
mentis et cordis, lib. 10, dissertatio 4, cap. 1, Speculatio 1, Quartus excessus. Augustae
Taurinorum, 1769, III, 170, col. 2, 171, col. 1.
36
Dionysius PETAVIUS, S. I., De Incarnatione, lib. 14, cap. 2, n. 10:
De theologicis dogmatibus, VI,
Venetiis, 1745, pag. 201.
37 SEGNERI, Il divoto di Maria Vergine, cap. 5, § 3.
Opere,
IV, Venezia, 1757, pag. 466-468. -
PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis
animae, Excitatio 1 in Ps. 86, n. 15, et passim. - CRASSET, La véritable dévotion envers la Sainte
Vierge établie et défendue, partie 1, question 5, § 2. - Franciscus de MENDOZA, Viridarium sacrae ac profanae eruditionis, lib.
2, problema 2. - Gio. Eusebio NIEREMBERG, Dell'affezione ed amore alla Madonna, cap.
12. Opere, II,
Venezia, 1715, pag. 359. - Francois POIRÉ,
La triple couronne de la Mère de Dieu, traité
2, ch. 10, § 2 et 3.
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