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S. Alfonso Maria de Liguori Glorie di Maria IntraText CT - Lettura del testo |
CAPITOLO VI. - Eia ergo advocata nostra.
§ 1. - Maria è un'avvocata potente a salvar tutti.
È così grande l'autorità delle madri sopra de' figli, che sebben questi sieno monarchi e abbiano l'assoluto dominio su di tutte le persone de' loro regni, non mai pero le madri posson diventare suddite a' loro figli.
È vero che Gesù ora in cielo, perché ivi siede alla destra del Padre, cioè, come spiega S. Tommaso, anche come uomo per ragione dell'unione ipostatica colla persona del Verbo ha il supremo dominio sopra di tutti ed anche su Maria;1 nulladimeno ben sarà sempre vero che un tempo, allorché il nostro Redentore visse in questa terra, egli volle già umiliarsi a farsi suddito di Maria, come ci attesta S. Luca: Et erat subditus illis (cap. II, [51]). Anzi, dice S. Ambrosio che Gesù Cristo, avendo già degnata Maria di farla sua madre, come suo figlio era veramente obbligato ad
ubbidirla.2 E perciò dice Riccardo di S. Lorenzo (Lib. 1 de laud. Virg., c. 5) che degli altri santi si dice esser essi con Dio, ma che solo di Maria può dirsi che abbia avuta questa sorte che non solamente ella sia stata sottomessa alla volontà di Dio, ma che anche Dio si sia soggettato alla di lei volontà: Cum de ceteris sanctis dicatur eos esse cum Deo, Maria maius aliquid sortita est: ut non solum ipsa subiiceretur voluntati Dei, sed etiam Dominus voluntati ipsius.3 E dove delle altre sante vergini, come riflette lo stesso autore, dicesi ch'elle sieguono il divino Agnello dov'egli si porta: Sequuntur Agnum quocumque ierit (Ap. XIV, [4]); di Maria Vergine può dirsi che l'Agnello seguiva lei in questa terra, essendosi fatto suo suddito: De virgine autem Maria secure dici potest, quod Agnus sequebatur eam quocumque ivit, ex illo Lucae: Erat subditus illis.4
Quindi diciamo che Maria in cielo, benché non possa più comandare al Figlio, sempre non pero le sue preghiere saran preghiere di madre, e perciò potentissime ad ottenere quanto ella domanda. Ha Maria, dice S. Bonaventura, questo privilegio appresso il Figlio, di essere potentissima ad impetrar quanto vuole: Grande privilegium Mariae, quod apud Filium sit potentissima (In Spec., c. 6).5 E perché? Appunto per la ragione
che abbiamo accennata e qui appresso a lungo esamineremo, perché le preghiere di Maria son preghiere di madre. E per tal ragione, dice S. Pietro Damiano che la Vergine può quanto vuole, così nel cielo, come nella terra, potendo sollevare alla speranza di salvarsi anche i disperati; onde le dice: Data est tibi omnis potestas in caelo et in terra; et nihil tibi impossibile, cui possibile est etiam desperatos in spem salutis relevare (Serm. 1, de Nat. B. Virg.).6 E poi soggiunge che quando va la Madre a cercare per noi qualche grazia a Gesù Cristo - chiamato dal santo l'altare di misericordia, dove i peccatori ottengono il perdono da Dio, - il Figlio fa tanta stima delle preghiere di Maria ed ha tanto desiderio di compiacerla, che, pregando ella, par che più presto comandi che preghi, e sembra più presto signora che ancella: Accedis enim ad illud humanae reconciliationis altare, non solum rogans sed imperans, domina non ancilla; nam Filius nihil negans, te honorat (Loc. cit.). Così vuole onorare Gesù questa sua cara Madre, che tanto l'ha onorato in sua vita, con accordarle subito quanto domanda e desidera. Lo che bellamente conferma S. Germano, dicendo alla Vergine: Voi siete, Madre di Dio, onnipotente per salvare i peccatori, e non avete bisogno d'altra raccomandazione appresso Dio, poiché siete la madre della vera vita (Serm. 3, in Dorm. B.V.).7
Imperio Virginis omnia famulantur, etiam Deus.8 Non ha ripugnanza S. Bernardino da Siena di dire con questa sentenza
(Tom. 2, serm. 61) che a' comandi di Maria tutti ubbidiscono, ancora Dio: volendo dire in verità, che Dio esaudisce le sue preghiere come fossero comandi. Ond'è che S. Anselmo, parlando con Maria, così le dice: Te Deus, o Virgo, sic exaltavit, et omnia tibi secum possibilia esse donavit (Lib. de Conc. Virg.):9 Il Signore, o Vergine santa, vi ha sollevata a tal segno, che col suo favore voi potete ottenere tutte le grazie possibili a' vostri divoti, poiché la vostra protezione è onnipotente: Omnipotens auxilium tuum, o Maria, come le dice Cosma Gerosolimitano.10 Sì, onnipotente è Maria, ripiglia Riccardo di S. Lorenzo, mentre la regina per ogni legge dee godere degli stessi privilegi del re: Eisdem privilegiis secundum leges gaudet rex et regina. Cum autem, soggiunge, eadem sit potestas filii et matris, ab omnipotente Filio omnipotens Mater facta est (Lib. 4, de laud. Virg.).11 In tal modo che, dice S. Antonino, Dio ha posta tutta la Chiesa, non solamente sotto il patrocinio, ma benanche sotto il dominio di Maria: Ecclesia est non tantum sub Virginis patrocinio, verum etiam sub dominatione ac potestate (P. 4, tit. 15, c. 20, § 2).12
Dovendo dunque aver la madre la stessa potestà che ha
il figlio, con ragione da Gesù, che è onnipotente, è stata fatta onnipotente Maria; essendo non pertanto sempre vero che dove il Figlio è onnipotente per natura, la Madre è onnipotente per grazia. E ciò si avvera col succedere che quanto cerca la Madre, niente le nega il Figlio; come appunto fu rivelato a S. Brigida (Rev. lib. 1, c. 4), la quale intese un giorno che Gesù parlando con Maria, così le disse: Pete quod vis a me, non enim potest esse inanis petitio tua:13 Madre mia, già sai quanto t'amo: onde cerca da me quanto vuoi, che qualsivoglia tua domanda non può esser da me non esaudita. E bella fu la ragione che ne soggiunse: Quia tu mihi nihil negasti in terris, ego nihil tibi negabo in caelis.14 Come dicesse: Madre, quando tu fosti in terra, niente hai negato di fare per amor mio: ora che io sto in cielo, è ragione ch'io niente neghi di fare di quello che tu mi chiedi. - Si chiama dunque onnipotente Maria nel modo che può intendersi d'una creatura, la quale non è capace d'un attributo divino. Così ella è onnipotente, perché colle sue preghiere ottiene quanto vuole.
Con ragione dunque, o grande nostra avvocata, vi dice S. Bernardo: Velis tu, et omnia fient.15 E S. Anselmo: Quidquid tu Virgo velis, nequaquam fieri non poterit (De exc. Virg., c. 12).16 Vogliate voi, e tutto avverrà: vogliate voi sollevare il peccatore più perduto ad un'alta santità, a voi sta il farlo.
Il B. Alberto Magno a tal proposito così fa parlare Maria: Roganda sum ut velim; quia si volo, necesse est fieri (Ap. P. Pepe, Grand. etc.):17 Io debbo esser pregata che voglia; perché se voglio, è necessario che si faccia. Onde considerando S. Pietro Damiani questa gran potenza di Maria, pregandola ad aver pietà di noi, così le dice: Moveat te natura, potentia moveat; quia quanto potentior, tanto misericordior esse debebis (Serm. 1, de Nat. B. Virg.).18 O Maria, o cara nostra avvocata, giacché voi avete un cuore così pietoso, che non sa guardare i miseri e non compatirli; ed insieme avete appresso Dio una potenza così grande di salvare tutti quelli che voi difendete; non isdegnate di prender la causa anche di noi miserabili, che in voi riponiamo tutte le nostre speranze. Se non vi muovono le nostre preghiere, vi muova pure il vostro cuore benigno, vi muova almeno la vostra potenza, giacché Dio a questo fine vi ha arricchita di tanta potenza, acciocché quanto più siete ricca a poterci aiutare, tanto più siate misericordiosa a volerci aiutare. Ma di ciò S. Bernardo ben ci assicura, dicendo che Maria come nella potenza, così nella misericordia è immensamente ricca; e siccome la sua carità è potentissima, così ancora è pietosissima a compatirci, e cogli effetti continuamente ce lo fa vedere: Potentissima et piissima caritas Matris Dei et affectu compatiendi et subveniendi abundat effectu: aeque locuples in utroque (Serm. 1, de Ass.).19
Sin da che viveva in questa terra Maria, l'unico suo pensiero, dopo la gloria di Dio, era d'aiutare i miseri, e sin d'allora
sappiamo che godette il privilegio di essere esaudita in tutto ciò che chiedeva. Questo lo sappiamo dal fatto avvenuto nelle nozze di Cana di Galilea, allorché mancando il vino, la S. Vergine, compatendo l'afflizione e 'l rossore di quella casa, cercò al Figlio che l'avesse consolata con un miracolo, esponendo la mancanza del vino: Vinum non habent. Gesù rispose: Quid mihi et tibi [est] mulier? Nondum venit hora mea (Io. II, 4). Notate: ancorché il Signore par che avesse negata la grazia alla Madre, dicendo: Che importa, o donna, a me ed a voi che sia mancato il vino? ora non mi conviene fare alcun miracolo, non essendo giunto ancora il tempo, che sarà il tempo della mia predicazione, nel quale co' segni debbo confermare la mia dottrina; pure con tutto ciò Maria, come se il Figlio avesse già accordata la grazia, disse a quella gente: Implete hydrias aqua: Via su riempite i vasi d'acqua, che ora sarete consolati: ed in fatti Gesù Cristo, per compiacere la Madre, mutò quell'acqua in ottimo vino. Ma ciò come va? se il tempo determinato a' miracoli era quello della predicazione, come questo del vino poteva anticiparsi contro del decreto divino? No, risponde S. Agostino,20 non si fe' nulla contro i divini decreti: poiché sebbene, generalmente parlando, non era ancora giunto il tempo de' segni, nulladimeno fin dall'eternità Dio tenea stabilito con un altro decreto generale, che di quanto cercasse questa sua divina Madre, nulla mai se le negasse. E perciò Maria ben consapevole di tal suo privilegio, benché sembrasse allora di avere esclusa il Figlio la sua dimanda, pure disse che si empissero i vasi d'acqua, come la grazia fosse già fatta. Ciò volle dire S. Gio. Grisostomo sul passo suddetto di S. Giovanni: Quid mihi et tibi, mulier, etc., dicendo che benché Gesù avesse così risposto, nulladimanco per onor di sua Madre non lasciò di ubbidire alla sua dimanda: Et licet ita responderit, maternis tamen precibus obtemperavit.21 Lo stesso confermò S. Tommaso dove disse che con quelle parole
non è venuta ancora l'ora mia, volle dimostrar Gesù Cristo che avrebbe differito il miracolo, se un altro gliel'avesse richiesto; ma perché glielo cercò la Madre, subito lo fece: Per illa verba, nondum venit hora mea, ostendit se dilaturum fuisse miraculum, si alius rogasset; quia tamen rogabat Mater, fecit || (S. Thom., ap. Defens. cultus Mariani, auctore R. D. Henr. de Cerf, pag. 129).22 Lo stesso dicono S. Cirillo23 e S. Girolamo,24 come riferisce il Barrada.25 E lo stesso dice il Gandavense
in detto luogo di S. Gio.: Quo Matrem honoraret, praevenit tempus miraculi faciendi. |26
È certo in somma che non v'è creatura alcuna che possa ottenere a noi miseri tante misericordie, quante questa buona avvocata, la quale con ciò viene onorata da Dio non solo come diletta sua ancella, ma benanche come vera sua Madre. Questo appunto le dice Guglielmo Parisiense a lei rivolto: Nulla creatura tot et tanta impetrare posset apud Filium tuum miseris, quam tu impetras eisdem; in quo procul dubio non tamquam ancillam, sed tamquam Matrem verissimam te honorat.27 Basta che parli Maria, tutto il Figlio eseguisce. Parlando il Signore colla sposa de' Sacri Cantici, per cui viene intesa Maria, le dice: Quae habitas in hortis, amici auscultant, fac me audire vocem tuam (Cant. VIII, 13). Gli amici sono i santi, i quali, allorché domandano qualche grazia a beneficio dei loro divoti, aspettano che la loro regina la domandi a Dio e l'impetri; poiché - come di sopra si disse nel capo V - niuna grazia si dispensa se non per intercessione di Maria. E come impetra Maria? basta che faccia al Figlio sentir la sua voce: Fac me audire
vocem tuam. Basta che parli, che il Figlio subito l'esaudisce. Ecco come Guglielmo di Parigi, spiegando in tal senso il suddetto passo, introduce il Figlio che così dice a Maria: Quae habitas in hortis caelestibus, fiducialiter pro quibus volueris intercede; non enim possum oblivisci me Filium tuum, ut Matri quidpiam denegandum putem. Tantum ut vocem proferas, quia a Filio audiri exaudiri est.28 Dice Goffrido abbate che Maria, benché impetri le grazie pregando, nulladimeno ella prega con un certo imperio di madre; onde noi dobbiamo senza dubbio tenere ch'ella ottenga quanto desidera e per noi domanda: Virgo Maria ex eo quod ille homo est et natus ex ea, quasi quodam matris imperio, apud ipsum impetrare quod voluerit pia fiducia non dubitatur (Serm. 8, de B. Virg.).29
Si narra da Valerio Massimo (Lib. 5, cap. 4) di Coriolano, che tenendo egli Roma assediata, non furono bastevoli a rimoverlo tutte le preghiere de' cittadini e degli amici; ma quando comparve a pregarlo la sua madre Veturia, allora non poté egli resistere, e subito tolse l'assedio.30 Ma tanto più di
Veturia sono potenti le preghiere di Maria con Gesù, quanto più questo Figlio è grato ed ama questa sua cara Madre. Scrive il P. Giustino Micoviense: Unum B. Mariae suspirium plus possit, quam omnium sanctorum simul suffragia (In lit. B.V., verbo Virg. pot.).31 E questo stesso lo confessò il medesimo demonio a S. Domenico, costretto da' suoi precetti, per bocca d'un ossesso, come narra il P. Paciucchelli (De B.V.), dicendo che vale più appresso Dio un sospiro di Maria, che le suppliche di tutti i santi uniti insieme.32
Dice S. Antonino che le preghiere della S. Vergine, essendo preghiere di madre, hanno una certa ragione d'imperio, ond'è impossibile ch'ella non sia esaudita quando prega: Oratio Deiparae habet rationem imperii; unde impossibile est eam non exaudiri (P. 4, tit. 15, c. 17, § 4).33 Quindi così le parla S. Germano,
animando i peccatori che a quest'avvocata si raccomandano: Avendo voi, o Maria, l'autorità di madre con Dio, ottenete il perdono a' peccatori più enormi; mentre quel Signore che in tutte le cose vi riconosce per sua vera Madre, non può non concedervi quanto voi gli cercate: Tu autem materna in Deum auctoritate pollens, etiam iis qui enormiter peccant eximiam remissionis gratiam concilias; non enim potes non exaudiri, cum Deus tibi ut verae et intemeratae Matri in omnibus morem gerat (V. in Enc. Deip.).34 Ond'è che S. Brigida (L. 4, Rev., cap. 74) intese che i santi del cielo così dicevano alla Vergine: Domina benedicta, quid est quod non poteris? Quod enim vis, hoc factum est:35 Qual cosa v'è che voi non potete? Ciò che voi volete, quello si fa. Al che corrisponde quel celebre verso: Quod Deus imperio, tu prece, Virgo, potes.36 E che forse, dice S. Agostino, non è cosa degna della benignità del Signore con ciò custodire l'onor di sua Madre, giacch'egli si protestò d'esser venuto in terra non a rompere, ma ad osservare la legge, la quale fra l'altre cose comanda che si onorino i genitori? Numquid non pertinet ad benignitatiem Domini Matris honorem servare, qui legem non venit solvere, sed adimplere?37
Anzi soggiunge S. Giorgio arcivescovo di Nicomedia che Gesù Cristo anche quasi per soddisfare all'obbligo che ha a
questa Madre, per avergli dato col suo consenso l'essere umano, adempie tutte le sue dimande: Filius quasi exsolvens debitum, implet petitiones tuas (Or. de Ex. Mar.).38 Ond'esclama il martire S. Metodio: Euge, euge, quae debitorem habes Filium qui omnibus mutuatur. Deo enim universi debemus; tibi autem etiam ille debitor est (Or. in Hyp. Dom.).39 Rallegrati, o Maria, che hai la sorte di aver per debitore quel Figlio che a tutti dà e niente riceve da alcuno. Tutti noi siamo debitori a Dio di quanto abbiamo, poiché tutto è suo dono; ma a voi ha voluto Dio stesso farsi debitore, pigliando da voi la carne e facendosi uomo. Onde dice S. Agostino: Virgo quae meruit pro liberandis proferre pretium, potest plus omnibus suffragium libertatis impendere (or. 2, de Ass. B.V.).40 Avendo Maria meritato di dar la carne al divin Verbo, e con quella apprestare il prezzo della Redenzione, affinchè noi fossimo liberati dalla morte eterna, perciò ella, dice S. Agostino, è più potente di tutti ad aiutarci a conseguir la salute eterna. Quindi S. Teofilo, vescovo d'Alessandria, che viveva al tempo di S. Girolamo, così lasciò scritto: Il Figliuolo gradisce di esser pregato da sua Madre, perché vuole accordarle tutto ciò ch'egli accorda in suo riguardo, e così ricompensare la grazia, ch'esso ne ha ricevuta, d'avergli ella data la carne.41 Onde
S. Giovan Damasceno rivolto alla Vergine così le parla: Voi dunque, o Maria, essendo Madre di Dio, potete salvar tutti colle vostre preghiere che sono avvalorate dell'autorità di madre: Potes quidem omnes salvare, ut Dei altissimi Mater, precibus materna auctoritate pollentibus (Ex men., 1 ian., Ode 4).42
Concludiamo con S. Bonaventura, il quale, considerando il gran beneficio che ci ha fatto il Signore in darci Maria per avvocata, parlando a lei così le dice: O certe Dei nostri mira benignitas, qui suis reis te Dominam tribuit advocatam, ut auxilio tuo, quod volueris, valeas impetrare (In Salv. Reg.):43 O certamente immensa ed ammirabile bontà del nostro Dio, che a noi miseri rei ha voluto concedere voi Signora nostra per nostra avvocata, acciocché possiate colla vostra potente intercessione ottenerci di bene, quanto voi volete.
O mirabilis erga nos, siegue a dire lo stesso santo, misericordia Dei nostri, qui, ne fugeremus pro sententia, voluit Matrem ac dominam gratiae, instituere advocatam!44 O gran pietà del Signore, il quale, acciocché noi non fuggissimo per la sentenza che si ha da dare sulla nostra causa, ci ha destinata per avvocata la stessa sua Madre e la padrona della grazia.
Racconta il P. Razzi Camaldolese (Mirac. d. Mad., Mir. 47) come un certo giovine, essendo morto il padre, fu mandato dalla madre in corte d'un principe. Ma la madre in licenziarlo, perch'era divotissima di Maria, si fece promettere dal figlio che ogni giorno l'avrebbe recitata un'Ave Maria, con queste parole in fine: Vergine benedetta, aiutatemi nell'ora della morte mia.
Arrivato nella corte, il giovane fra qualche tempo diventò così dissoluto ne' vizi, che 'l padrone fu costretto a mandarlo via. Egli allora disperato non sapendo come vivere, si diede in campagna a far l'assassino di strada; ma in questo tempo non lasciava di raccomandarsi alla Madonna, come gli avea detto la madre. Finalmente fu preso dalla giustizia e condannato a morte.
Or stando esso in prigione per essere giustiziato il giorno seguente, pensando al suo disonore, al dolor della madre ed alla morte che l'aspettava, piangeva inconsolabilmente; onde vedendolo il demonio oppresso da una gran malinconia, gli apparve in forma d'un bel giovine, e gli disse ch'esso l'avrebbe liberato dalla morte e dalla carcere, se avesse voluto fare quello che gli dicea. Il condannato si esibì a far tutto. Allora il giovane finto gli palesò ch'egli era il demonio venuto per suo aiuto. In primo luogo volea che rinnegasse Gesù Cristo ed i SS. Sagramenti; e 'l giovine acconsentì. Di più gli disse che rinnegasse Maria Vergine, e rinunziasse alla sua protezione. Or questo non lo farò mai, rispose il giovane; e volgendosi a Maria, le replicò la solita orazione insegnatagli dalla madre: Vergine benedetta, aiutatemi nell'ora della morte mia. A queste parole sparì il demonio. Ma il giovane restò afflittissimo per l'eccesso commesso di aver rinnegato Gesù Cristo. Ricorrendo però alla S. Vergine, ella gl'impetrò un gran dolore di tutti i suoi peccati; onde si confessò con gran pianto e contrizione.
Uscito già per andare al patibolo, nella via s'incontrò con una statua di Maria; egli la salutò colla solita preghiera: Vergine benedetta, aiutatemi nell'ora della morte mia; e la statua a vista di tutti chinò la testa e lo risalutò. Allora egli intenerito pregò di poter baciare i piedi a quell'immagine. I ministri ripugnavano, ma poi condiscesero per lo strepito che ne faceva
il popolo. Si chinò il giovane per baciare i piedi, e Maria da quella statua stendè il braccio, e lo prese per la mano, e lo tenne sì forte che non fu possibile staccarnelo. A questo prodigio tutti cominciarono a gridare, grazia, grazia, e la grazia fu fatta. Egli poi ritornato alla patria si diede ad una vita esemplare, seguendo a vivere affezionatissimo a Maria, che l'avea liberato dalla morte temporale ed eterna.45
O gran Madre di Dio, vi dirò con S. Bernardo: Loquere, Domina, quia audit Filius tuus, et quaecumque petieris, impetrabis.46 Il vostro Figlio ben vi ascolta, e quanto voi cercherete, tutto vi concederà. Parlate dunque, parlate, o Maria avvocata nostra, a favor di noi miserabili. Ricordatevi che anche per nostro bene voi riceveste tanta potenza e tanta dignità. Un Dio a tal fine ha voluto farsi vostro debitore, con prender da voi l'essere umano, acciocché poteste a vostro arbitrio dispensare a' miseri le ricchezze della divina misericordia.
Noi siamo vostri servi, addetti con modo speciale alla vostra servitù, e tra questi spero d'essere anch'io. Noi ci vantiamo di vivere sotto la vostra protezione. Se voi fate bene a tutti, anche a coloro che non vi conoscono o non vi onorano, e che anzi vi oltraggiano e vi bestemmiano, quanto più dobbiamo sperar noi dalla vostra benignità, che va cercando miseri per sollevarli? noi che vi onoriamo, vi amiamo e confidiamo in voi?
Siamo gran peccatori, ma Dio vi ha arricchita di pietà e di potenza maggiore d'ogni nostra iniquità. Voi potete e volete salvarci; e noi tanto più vogliamo sperarlo, quanto più ne siamo indegni, per più glorificarvi in cielo, allorché vi giungeremo colla vostra intercessione.
O Madre di misericordia, noi vi presentiamo l'anime nostre, un tempo fatte belle e lavate col sangue di Gesù Cristo, ma poi imbrattate col peccato. A voi le presentiamo, voi pensate a purificarle. Otteneteci una vera emenda, otteneteci l'amore a Dio, la perseveranza, il paradiso. Vi cerchiamo gran cose, ma che forse voi non potete ottenerci tutto? son troppe forse all'amore che Dio vi porta? Vi basta aprir la bocca a pregare il vostro Figlio; egli niente vi nega. Pregate dunque, pregate, o Maria, per noi; pregate, e voi sarete certamente esaudita, e noi saremo sicuramente salvati.
§ 2. - Maria è un'avvocata pietosa che non ricusa difendere le cause de' più miserabili.
Son tanti i motivi che noi abbiamo di amare questa nostra amorosa regina, che se in tutta la terra si lodasse Maria, in tutte le prediche sol di Maria si parlasse, gli uomini tutti dessero la vita per Maria, pure sarebbe poco all'ossequio ed alla gratitudine che le dobbiamo, per l'amor troppo tenero ch'ella porta a tutti gli uomini ed anche a' più miserabili peccatori, che conservano verso di lei qualche affetto di divozione.
Diceva il V. Raimondo Giordano, il quale per umiltà si nominò l'Idiota, che Maria non sa non amare chi l'ama, anzi che non isdegna di giungere anche a servire chi la serve, impiegando - se questi è peccatore - tutta la sua potente intercessione ad impetrargli il perdono dal suo benedetto Figlio: Maria diligit diligentes se; imo sibi servientibus servit. Ipsa benedicto Filio suo irato potentissime reconciliat servos et amatores suos (Praef. in Cont.).1 È tanta, siegue a dire, la sua benignità e misericordia, che niuno, quanto si sia perduto, dee temere di ricorrere a' piedi suoi, poich'ella non discaccia niuno che a lei ricorre: Tanta est eius benignitas, quod nulli formidandum est ad eam accedere, tantaque misericordia, ut nemo ab ea repellatur.2 Maria come nostra
amantissima avvocata offerisce ella stessa a Dio le preghiere de' suoi servi, specialmente quelle che a lei si porgono: poiché siccome il Figlio intercede per noi appresso il Padre, così ella intercede per noi appresso il Figlio, e non lascia appresso l'uno e l'altro di trattare il gran negozio della nostra salute e di ottenerci le grazie che noi domandiamo: Ipsa preces servorum, maxime quae sibi exhibentur, repraesentat in conspectu divinae Maiestatis; quia ipsa est advocata nostra apud Filium, sicut Filius apud Patrem; imo apud Patrem et Filium procurat negotia et preces nostras (Idiot., in dict. Praef.).3 Con ragione dunque il B. Dionisio Cartusiano chiama la S. Vergine il rifugio singolare de' perduti, la speranza de' miseri e l'avvocata di tutti i peccatori che a lei ricorrono: Singulare perditorum refugium, miserorum spem, advocatam omnium iniquorum ad se confugientium.4
Ma se mai si trovasse alcun peccatore che non dubitasse già della sua potenza, ma diffidasse della pietà di Maria, temendo forse ch'ella non volesse aiutarlo per la gravezza di sue colpe, gli fa coraggio S. Bonaventura con dirgli: Grande privilegium Mariae, quod apud Filium sit potentissima (In Spec., lect. 6, 7):5 Grande e singolare è il privilegio che ha Maria appresso il Figlio, di ottener quanto vuole colle sue preghiere. Ma che gioverebbe a noi, soggiunge, questa gran potenza di Maria, se ella niun pensiero si prendesse di noi? Sed quid tanta Mariae potentia prodesset nobis, si ipsa nihil curaret de nobis?6 No, non dubitiamo, conclude il santo, stiamo sicuri, e ringraziamone sempre il Signore e la sua divina Madre; poiché siccome ella appresso Dio è la più potente di tutti i santi, così anche è l'avvocata più amorosa
e sollecita del nostro bene: Carissimi, sciamus indubitanter, et pro hoc gratias agamus incessanter, quia sicut ipsa apud eum omnibus sanctis est potentior, ita pro nobis omnibus est sollicitior.7 E chi mai - con giubilo esclama S. Germano (Serm. de zona Virg.) - o Madre di misericordia, chi dopo il vostro Gesù ha tanta cura di noi e del nostro bene come voi? Quis post Filium tuum curam gerit generis humani, sicut tu? Chi mai ci difende ne' travagli che ci affliggono, come ci difendete voi? chi, come voi, prende a proteggere i peccatori, quasi combattendo a lor favore? Quis ita nos defendit in nostris afflictionibus? quis pugnat pro peccatoribus?8 Onde le soggiunge: Il vostro patrocinio, o Maria, è più potente ed amoroso di quello che noi possiamo arrivare a comprendere: Propterea patrocinium tuum maius est, quam apprehendi possit.9 Mentre, dice l'Idiota, che tutti gli altri santi possono col lor patrocinio giovare più a' loro divoti, che agli altri; la divina Madre, siccome è la regina di tutti, così di tutti ancora è l'avvocata ed ha cura della salute di tutti: Ceteri sancti iure quodam patrocinii pro sibi specialiter commissis plus possunt prodesse, quam pro alienis; beatissima vero Virgo, sicut omnium est regina, sic est omnium patrona et advocata, et cura illi est de omnibus (De contempl. B.V. in Prol.).10
Ella ha cura di tutti, anche de' peccatori, anzi di questi Maria specialmente si vanta d'esser chiamata avvocata, come appunto ella stessa dichiarò alla V. Suor Maria Villani, dicendole: Io dopo il titolo di Madre di Dio, mi vanto d'esser nominata
l'avvocata de' peccatori.11 Dice il B. Amedeo che la nostra regina non lascia di assistere appresso la divina Maestà, continuamente intercedendo per noi colle sue potenti preghiere: Adstat beatissima Virgo vultui Conditoris prece potentissima, semper interpellans pro nobis. E poiché in cielo ella ben conosce le nostre miserie e necessità, non può non compatirci; onde con affetto di madre, mossa a compassione di noi, pietosa e benigna cerca sempre di soccorrerci e salvarci: Videt enim nostra discrimina, nostrique clemens Domina materno affectu miseretur.12 Perciò Riccardo di S. Lorenzo fa animo ad agnuno, per miserabile che sia, a ricorrere con confidenza a questa dolce avvocata, tenendo per sicuro che la troverà sempre apparecchiata ad aiutarlo: Inveniet semper paratam auxiliari.13 Mentre dice Goffrido che Maria sta sempre pronta a pregare per tutti: Ipsa pro universo mundo paratissima est ad precandum.14
Ed oh con quanta efficacia ed amore, parla S. Bernardo, questa buon'avvocata tratta il negozio della nostra salute! Maria nobis facta dicitur advocata, quae apud Deum salutis nostrae negotia efficaciter pertractet (Serm. 1, de Ass.).15 S. Agostino considerando l'affetto e l'impegno con
cui Maria continuamente s'impiega in pregare per noi la divina Maestà, affinché il Signore ci perdoni i peccati, ci assista colla sua grazia, ci liberi da' pericoli e ci sollevi dalle miserie, dice parlando colla S. Vergine: Unam ac te solam pro nobis in caelo fatemur esse sollicitam (Ap. S. Bon., in spec., lect. 6).16 E vuol dire: Signora, è vero che tutti i santi amano la nostra salute e pregano per noi; ma la carità e tenerezza che voi ci dimostrate in cielo in ottenerci colle vostre preghiere tante misericordie da Dio, ci obbliga a confessare che noi non abbiamo in cielo che un'avvocata, la quale siete voi, e che voi sola siete l'unica vera amante e sollecita del nostro bene. - E chi mai può comprendere le sollecitudini colle quali sempre assiste Maria appresso Dio a nostro favore? Dice S. Germano: Non est satietas defensionis eius.17 È bella l'espressione: È tanta la pietà che ha Maria delle nostre miserie ed è tanto l'amore che ci porta, che prega sempre e torna a pregare e non si sazia mai di pregare per noi, e colle sue preghiere di difenderci da' mali e di ottenerci le grazie: Non est satietas defensionis eius.
Poveri noi peccatori, se non avessimo questa grande avvocata, la quale è così potente, così pietosa, e insieme così prudente e savia, che non può il giudice suo Figlio, dice Riccardo di S. Lorenzo, condannare que' rei ch'ella difende: Tam prudens et disserta est advocata Maria, quod non potest Filius vindicare in eos, pro quibus ipsa allegat (De laud. V., l. 2, p. 2).18 Onde S. Giovanni Geometra la saluta: Salve, ius dirimens lites (Ap. Pep., lez…, to. 5).19 Poiché tutte le cause difese da questa sapientissima avvocata tutte si
guadagnano. E perciò Maria vien chiamata da S. Bonaventura la savia Abigaille, Abigail sapiens.20 Questa fu quella donna - come si legge nel libro I de' Re, cap. 25 - che seppe così ben placare colle sue belle preghiere il re Davide, allorché stava sdegnato contro Nabal, che Davide stesso la benedisse, come ringraziandola che l'avesse impedito colle sue dolci maniere di vendicarsi di Nabal colle sue proprie mani: Benedicta tu, quae prohibuisti me hodie ne ulciscerer manu mea.21 Questo stesso fa appunto Maria continuamente in cielo a beneficio d'innumerabili peccatori: ella sa così bene colle sue tenere e savie preghiere placare la divina giustizia, che Dio medesimo ne la benedice e quasi la ringrazia che in tal modo lo trattenga dall'abbandonarli e castigarli come meritano. A questo fine, dice S. Bernardo, l'Eterno Padre, perché vuole usarci tutte le misericordie possibili, oltre del principal nostro avvocato Gesù Cristo appresso di sé, ci ha data Maria per avvocata appresso di Gesù Cristo.
Non v'ha dubbio, parla S. Bernardo, che Gesù è l'unico mediator di giustizia fra gli uomini e Dio, che in virtù de' propri meriti può e vuole, secondo le sue promesse, ottenerci il perdono e la divina grazia; ma perché gli uomini in Gesù Cristo riconoscono e paventano la divina Maestà, che in esso risiede come Dio, perciò è stato necessario di assegnarci un'altra avvocata, a cui noi potessimo ricorrere con minor timore e con più confidenza; e questa è Maria, della quale non possiamo trovare un'avvocata più potente appresso sua divina Maestà, e più misericordiosa verso di noi. Ecco le sue belle parole: Fidelis et potens mediator Dei et hominum; sed divinam reverentur in eo homines Maiestatem. Opus est enim mediatore ad mediatorem ipsum: nec alter nobis utilior, quam Maria (Serm. in Sign. magn.).22 Ma gran torto poi farebbe
alla pietà di Maria, siegue a dire il santo, chi si prendesse anche timore di andare a' piedi di questa dolcissima avvocata, che niente ha di severo e di terribile, ma è tutta cortese, amabile e benigna: Quid ad Mariam accedere trepidat humana fragilitas? Nihil austerum in ea, nihil terribile, tota suavis est. Leggi e rivolgi quanto vuoi, soggiunge S. Bernardo, tutta l'istoria descritta negli Evangeli, e se ritrovi alcun atto di austerità in Maria, allora temi di accostarti a lei. Ma non mai lo troverai: onde ricorri allegramente, dice, ch'ella ti salverà colla sua intercessione: Revolve diligentius Evangelicae historiae seriem, et si quid forte austerum occurrerit in Maria, ad eam accedere verearis (S. Bern. serm. in Sign. magn.).23
Ma troppo bella è l'esclamazione che mette in bocca al peccatore che ricorre a Maria Guglielmo Parisiense (De Rhet. div., c. 18): Adibo te, le fa dire, imo etiam conveniam, gloriosissima Dei Genitrix, quam matrem misericordiae vocat, imo clamitat omnis Ecclesia sanctorum:24 O Madre del mio Dio, io
nello stato miserabile, in cui mi vedo ridotto da' miei peccati, a voi ricorro pieno di confidenza; e se voi mi discacciate, io vi convengo che siete in certo modo tenuta ad aiutarmi, giacché tutta la Chiesa de' fedeli vi chiama e vi pubblica madre della misericordia. Tu, inquam, cuius gratiositas numquam repulsam patitur; cuius misericordia nulli umquam defuit; cuius benignissima humanitas nullum umquam deprecantem quantumcumque peccatorem despexit: Voi, o Maria, ben siete quella che per essere sì cara a Dio sempre siete esaudita; la vostra gran pietà non mai è mancata ad alcuno; la vostra dolcissima affabilità non ha mai disprezzato alcun peccatore quanto si voglia enorme, che a voi si sia raccomandato. Eh che forse falsamente o in vano tutta la Chiesa vi nomina la sua avvocata e 'l rifugio de' miseri? An falso et inaniter vocat te omnis Ecclesia advocatam suam et miserorum refugium? Non sia mai che le mie colpe possano, o Madre mia, trattenervi di adempiere il grande officio di pietà che voi avete, col quale siete insieme e l'avvocata e la mezzana di pace fra gli uomini e Dio, e dopo il vostro Figlio l'unica speranza e 'l rifugio sicuro de' miserabili: Absit ut peccata mea possint suspendere te a tam salubri officio pietatis; quo et advocata es et mediatrix hominum, post Filium tuum spes unica et refugium tutissimum miserorum. Tutto quanto voi avete di grazia e di gloria, e la stessa dignità d'esser Madre di Dio - s'è lecito dirlo - voi la dovete a' peccatori; giacché per loro cagione il Verbo divino vi ha fatta sua Madre: Totum siquidem quod habes gratiae, totum quod habes gloriae et etiam hoc ipsum quod Mater es Dei, si fas est dicere, peccatoribus debes: omnia enim haec propter peccatores tibi collata sunt. Lungi da questa divina Madre, che partorì al mondo il fonte della pietà, il pensare
ch'ella abbia a negare la sua misericordia ad alcun miserabile che a lei ricorre: Absit hoc a Matre Dei, quae fontem pietatis toti mundo peperit, ut cuique miserorum suae misericordiae subventionem umquam deneget. Giacché dunque, o Maria, il vostro officio è il far da paciera fra Dio e gli uomini, vi muova a sovvenirmi la vostra gran pietà, ch'è assai maggiore di tutti i miei peccati: Officium ergo tuum est te mediam interponere inter ipsum et homines. Moveat te, gloriosa Dei Mater, benignissima misericordia tua, quae maior est incogitabiliter omnibus vitiis meis et peccatis (Guill. Paris., d. cap. 18, de Rheth. div.).
Consolatevi dunque, o pusillanimi - dirò con S. Tommaso da Villanova - respirate e fate animo, o miseri peccatori: questa gran Vergine che è Madre del vostro giudice e Dio, ella è l'avvocata dell'uman genere. Idonea che può quanto vuole appresso Dio: sapientissima che sa tutti i modi di placarlo: universale che tutti accoglie e non ricusa di difendere alcuno: Consolamini, pusillanimes; respirate, miserabiles; Virgo Deipara est humani generis advocata idonea, sapientissima, universalis (In rog. pro exp. adv. Turc. susc.).25
Quanto sia pietosa co' miseri peccatori questa nostr'avvocata, ben lo dimostrò con Beatrice monaca nel monastero di Fonte Eraldo, come si riferisce da Cesario (Lib. 7, c. 34) e dal P. Rho (In Ex.).26
Questa infelice religiosa, vinta dalla passione verso d'un certo giovine, concertò di fuggirsene insieme. Ed in fatti un
giorno la disgraziata se ne andò avanti ad un'immagine di Maria, ivi depose le chiavi del monastero, poich'ella n'era la portinara, e sfacciatamente si partì.
Giunta in altro paese, ivi si diede a fare la donna pubblica e visse quindici anni in questo stato miserabile. Avvenne poi che in quella città s'incontrò col fattore del monastero, ed ella gli domandò, stimandosi già da colui sconosciuta, se conosceva Suor Beatrice. Ben la conosco, quegli rispose: è una monaca santa, ed ora è maestra di novizie. A questo parlare ella restò confusa e stupita, non sapendo intendere come ciò fosse. Onde per chiarirsi del vero, si travestì e si portò al monastero. Ivi fe' chiamar Suor Beatrice, ed ecco che le comparve innanzi la SS. Vergine in forma di quella stessa immagine, a cui in partirsi dal monastero avea consegnato le chiavi e le vesti. E la divina Madre così allora le parlò: Beatrice, sappi che io per impedire il tuo vituperio ho presa la forma tua, ed in tua vece, per questi quindici anni che sei vivuta lontana dal monastero e da Dio, ho eseguito il tuo impiego. Figlia, torna, fa penitenza, che 'l mio Figlio ancora t'aspetta; e procura colla buona vita di conservare il buon nome ch'io qui ti ho acquistato. Così disse e disparve.
Allora Beatrice rientrò nel monastero, riprese l'abito di religiosa, e grata a tanta misericordia di Maria visse da santa; e in morte poi manifestò tutto a gloria di questa gran regina.
O gran Madre del mio Signore, io già vedo che l'ingratitudine da me usata per tanti anni a Dio ed a voi, meriterebbe che voi giustamente lasciaste di aver più cura di me; poiché l'ingrato non è più degno di benefizi. Ma io, Signora, ho un gran concetto della vostra bontà: tengo esser ella assai più grande della mia ingratitudine. Continuate dunque, o rifugio de' peccatori, e non lasciate di soccorrere un misero peccatore che fida in voi. O Madre di misericordia, deh stendete la mano a sollevare un povero caduto che vi cerca pietà.
O Maria, o voi difendetemi o ditemi a chi ho da ricorrere che mi possa difendere meglio di voi. Ma dove posso io trovare appresso Dio un'avvocata più pietosa e più potente di voi che gli siete Madre? Voi essendo stata fatta Madre del Salvatore,
siete nata a salvare i peccatori, ed a me siete stata data per mia salute. O Maria, salvate chi a voi ricorre. Io non merito il vostro amore, ma il desiderio che voi avete di salvare i perduti, questo mi fa sperare che voi mi amiate. E se voi mi amate, come mi perderò?
O madre mia diletta, se per voi mi salvo, come spero, non vi sarò più ingrato: compenserò con lodi perpetue e con tutti gli affetti dell'anima mia la mia passata sconoscenza e l'amore che voi mi avete portato. Nel cielo dove voi regnate e regnerete in eterno, felice io sempre canterò le vostre misericordie, e bacerò in eterno quelle mani amorose che tante volte mi han liberato dall'inferno, quante io me l'ho meritato co' miei peccati.
O Maria, o mia liberatrice, o mia speranza, o regina, o avvocata, o madre mia, io vi amo, vi voglio bene e sempre vi voglio amare. Amen, amen. Così spero, così sia.
§ 3. - Maria è la paciera de' peccatori con Dio.
La grazia di Dio è un tesoro troppo grande e troppo desiderabile da ogni anima. Egli è chiamato dallo Spirito Santo un tesoro infinito, poiché per mezzo della divina grazia noi siamo sollevati all'onore di esser fatti amici di Dio: Infinitus est thesaurus, quo qui usi sunt participes facti sunt amicitiae Dei (Sap. VII, 14).1 Ond'è che Gesù nostro Redentore e Dio non dubitò di chiamare suoi amici coloro che stanno in grazia: Vos amici mei estis (Io. XV, 14). - Oh peccato maledetto che scioglie questa bella amicizia! Peccata vestra diviserunt inter vos et Deum vestrum! (Is. LIX, 2),2 e che mettendo l'anima in odio a Dio, Odio sunt Deo impius et impietas eius (Sap. XIV, 9), la fa diventare da amica nemica del suo Signore! Che dee dunque fare un peccatore, che per sua disgrazia trovasi un tempo fatto nemico di Dio? Bisogna che ritrovi un mediatore, che gli
ottenga il perdono e gli faccia ricuperare la già perduta divina amicizia. Consolati, dice S. Bernardo, o miserabile che hai perduto Dio; egli stesso il tuo Signore ti ha dato il mediatore, e questi è il suo Figlio Gesù che può ottenerti quanto desideri: Iesum tibi dedit mediatorem; quid non apud Patrem talis Filius obtineat? (Serm. de aquaed.).3
Ma oh Dio, qui esclama il santo, e perché gli uomini hanno da stimar severo questo Salvator così pio, che per salvarci ha data la vita? perché han da credere terribile quello ch'è tutto amabile? Peccatori sconfidati, dice, che timore avete? se temete perché avete offeso Dio, sappiate che i peccati vostri Gesù gli ha affissi alla croce colle stesse sue mani squarciate, ed avendo per essi già soddisfatta la divina giustizia colla sua morte, gli ha già tolti dalle anime vostre. Ecco le sue belle parole: Severum imaginantur qui pius est; terribilem qui amabilis est. Quid timetis modicae fidei? peccata affixit cruci suis manibus.4 - Ma se mai, soggiunge il santo, tu temi di ricorrere a Gesù Cristo perché ti spaventa la sua divina Maestà, mentr'egli fatto uomo non ha lasciato d'essere Dio, vuoi un altro avvocato appresso questo mediatore? ricorri a Maria, poich'ella intercederà per te appresso il Figlio, che certamente l'esaudirà, e 'l Figlio intercederà appresso il Padre, che niente può negare a questo Figlio: Sed forsitan et in ipso Maiestatem vereare divinam, quod licet factus sit homo, manserit tamen Deus. Advocatum habere vis apud ipsum? recurre ad Mariam. Exaudiet Fiiium Pater.5 Indi conclude S. Bernardo: Filioli, haec peccatorum scala, haec maxima mea fiducia, haec tota ratio spei
meae (Cit. Serm. de aquaed.).6 Questa divina Madre, o miei figliuoli, è la scala de' peccatori, per cui essi ascendono di nuovo all'altezza della divina grazia; questa è la massima mia confidenza: questa è tutta la ragione della mia speranza.
Ecco come lo Spirito Santo ne' Sacri Cantici fa dire alla B. Vergine: Ego murus, et ubera mea sicut turris, ex quo facta sum coram eo quasi pacem reperiens (Cant. VIII, [10]). Io sono, dice Maria, la difesa di coloro che a me ricorrono, e la mia misericordia è a lor beneficio come una torre di rifugio; e perciò io sono stata costituita dal mio Signore la mezzana di pace tra i peccatori e Dio. Maria appunto, dice Ugon cardinale sul detto testo, è la gran paciera che ottiene da Dio e fa trovare la pace a' nemici, la salute a' perduti, il perdono a' peccatori, la misericordia a' disperati: Ipsa reperit pacem inimicis, salutem perditis, indulgentiam reis, misericordiam desperatis.7 E perciò fu ella chiamata dal suo divino Sposo bella come i padiglioni di Salomone: Formosa... sicut pelles Salomonis (Cant. I. 4). Ne' padiglioni di Davide non si trattava che di guerra, ma ne' padiglioni di Salomone si trattava solamente di pace. Facendoci con ciò intendere lo Spirito Santo che questa madre di misericordia non tratta di guerra e di vendetta contro de' peccatori, ma solo di pace e di perdono alle lor colpe.
Quindi fu Maria figurata nella colomba di Noè, la quale uscendo dall'arca portò nel suo rostro il ramo d'uliva, per segno della pace che Dio concedeva agli uomini. Onde le dice S. Bonaventura: Tu enim es illa fidelissima columba Noë, quae inter Deum et mundum diluvio spirituali submersum, mediatrix fidelissima exstitisti:8 Voi siete la fedelissima colomba che interponendovi con Dio avete ottenuto al mondo perduto la pace e la salute. Maria dunque fu la celeste colomba che portò al mondo perduto il ramo d'uliva, segno di misericordia, poich'ella ci diede Gesù Cristo, ch'è il fonte della misericordia; avendoci indi ottenuto per valor de' di lui meriti tutte le grazie
che Dio ci dona: Nam ipsa Christum nobis detulit fontem misericordiae (P. Spinell.).9 E conforme per Maria fu donata al mondo la pace del cielo: Per te pax caelestis donata est,10 come dice S. Epifanio; così per mezzo di Maria seguitano a riconciliarsi i peccatori con Dio. Onde le fa dire il B. Alberto Magno: Io son quella colomba di Noè che apportò alla Chiesa la pace universale: Ego sum columba Noë, Ecclesiae ramum olivae et pacis inferens universalis (In Bibl. Mar., lib. Cant., n. 16).11
In oltre fu ancora espressa figura di Maria l'iride veduta da S. Giovanni, che circondava il trono di Dio: Et iris erat in circuitu sedis (Apoc. IV, [3]). Spiega il cardinal Vitale (In Spec. S. Script.): Iris in circuitu sedis est Maria, quae mitigat Dei iudicium et sententiam contra peccatores:12 Maria è quella che assiste sempre al divin tribunale per mitigar le sentenze e i castighi dovuti a' peccatori. E di quest'iride appunto dice S. Bernardino da Siena che parlasse il Signore, allorché disse a Noè di voler collocare fra le nubi l'arco di pace, acciocché in rimirarlo egli si ricordasse della pace perpetua che stabiliva cogli uomini: Arcum... ponam in nubibus et erit signum foederis inter me et [inter] terram... Videbo illum et recordabor foederis sempiterni (Gen. IX, 13, [16]). Maria appunto, dice S. Bernardino, è quest'arco di pace eterna: Ipsa est arcus foederis sempiterni (Serm. 1, de No. Mar., art. 1, c. 3).13 Poiché
siccome Dio alla vista dell'arco si ricorda della pace promessa alla terra, così alle preghiere di Maria rimette a' peccatori le offese fattegli e stringe con essi la pace: Fructus iridis est recordatio divini foederis: sic per Virginem gloriasam offensa eis remittitur, foedus stringitur (S. Bern. Sen., in Apoc. c. IV).14
Perciò anche Maria è comparata alla luna: Pulchra ut luna (Cant. VI, 9). Essendoché, dice S. Bonaventura, conforme la luna sta in mezzo al cielo ed alla terra, così ella si frappone continuamente tra Dio e i peccatori, affin di placare il Signore verso di loro e d'illuminare i peccatori a tornare a Dio: Sicut luna est media inter corpora caelestia et terrena, et quod ab illis accipit ad inferiora refundit; sic et Virgo regia inter nos et Deum est media et gratiam ipsa nobis refundit (Serm. 14, de Nat. Dom.).15
E questo fu il principale officio che fu dato a Maria nell'esser posta su la terra, di sollevare l'anime cadute dalla divina grazia, e riconciliarle con Dio. Pasce haedos tuos (Cant. I, 7). Così le disse il Signore nel crearla. Già si sa che i peccatori son figurati a' capretti, e che conforme gli eletti - figurati nelle pecorelle - nella valle del giudizio saran collocati alla destra, così questi saran posti alla sinistra. Or questi capretti, dice Guglielmo di Parigi, sono a voi consegnati, o gran Madre, acciocché li convertiate in pecorelle, e quelli che per le loro colpe meritavano d'esser cacciati alla sinistra, per la vostra intercessione sian collocati alla destra: Pasce haedos tuos quos convertis in oves, et qui a sinistris in iudicio erant collocandi, tua intercessione collocentur a dextris.16 Ond'è che il Signore rivelò a S. Caterina da Siena (Ap. Blos., Mon. Spir.)
di aver creata questa sua diletta Figlia come un'esca dolcissima per prendere gli uomini, e specialmente i peccatori, e tirarli a Dio: Haec est a me electa tamquam esca dulcissima ad capiendos homines, potissimum peccatores.17 Ma in ciò è da notarsi la bella riflessione di Guglielmo Anglico sul detto passo della Cantica, il quale dice che Dio raccomanda a Maria i capretti suoi, haedos tuos; perché, soggiunge l'autore, non salva la Vergine tutti i peccatori, ma coloro solamente che la servono e l'onorano. Quegli all'incontro che vivono in peccato e non l'onorano con qualche ossequio speciale, né a lei si raccomandano affin di uscir dal peccato, essi non son capretti di Maria, ma nel giudizio miseramente saran posti alla sinistra co' dannati: Suos vocat, quia non omnes haedi vocantur Mariae, sed qui Mariam colunt ac venerantur, licet sceleribus contaminati. Qui vero peccatis irretiti sunt, nec B. Virginem speciali obsequio prosequuntur, nec preces fundunt in
eius cultum ut aliquando resipiscant, haedi profecto sunt, non Mariae, sed ad sinistram iudicis sistendi.18
Un certo nobile, stando una volta per la carica de' suoi peccati disperato della sua salute, fu animato da un religioso a ricorrere alla SS. Vergine, con andare a trovare una sua divota immagine, che stava in certa chiesa. Andò il cavaliere alla chiesa, e al vedere l'immagine di Maria, si sentì da lei come invitare a buttarsi a' suoi piedi ed a confidare. Corre, si butta, va per baciarle i piedi, e Maria da quell'immagine - ch'era di scoltura - stende la mano per darcela a baciare, e sopra la mano di Maria quegli vide scritto questo detto: Ego eripiam te de affligentibus te. Come detto gli avesse: Figlio, non disperare, ch'io ti libererò da' tuoi peccati e da' timori che ti opprimono. Narrasi poi che al leggere quel peccatore quelle dolci parole, ebbe tanto dolore de' suoi peccati e concepì tanto amore a Dio e alla sua dolce Madre, che ivi stesso morì a' piedi di Maria.19
Oh quanti peccatori ostinati tira tutto giorno a Dio questa calamita de' cuori, secondo ella stessa si chiamò, dicendo a S. Brigida (Lib. 3, Rev., c. 32): Sicut magnes attrahit ferrum, sic ego attraho dura corda:20 Siccome la calamita tira a sé il ferro, così io tiro a me i cuori più induriti per riconciliarli con Dio. E questo prodigio non rare volte, ma si sperimenta alla giornata. Io per me ne potrei attestare molti casi avvenuti nelle sole nostre missioni, dove alcuni peccatori restati duri più del ferro a tutte l'altre prediche, al sentir poi sol predicare la misericordia di Maria, si son compunti e son tornati a Dio. Narra S. Gregorio (Dial. lib. 3) che 'l lioncorno è una fiera così feroce che niun cacciatore può giungere a prenderla; solamente alla voce di una vergine che gridi, questa belva a lei si rende, si avvicina e senza resistenza si fa da colei legare.21 Oh quanti peccatori, più fieri delle stesse fiere, che
fuggono da Dio, alla voce di questa gran verginella Maria accorrono, e da lei dolcemente si fan legare a Dio!
A tal fine ancora, dice S. Giovanni Grisostomo, la Vergine Maria è stata fatta Madre Dio, affinché que' miserabili che per la loro mala vita non potrebbero salvarsi secondo la divina giustizia, colla sua dolce misericordia e colla sua potente intercessione loro ottenesse la salute: Ideo Mater Dei praeelecta es ab aeterno, ut quos iustitia Filii salvare non potest, tu per tuam salvares pietatem (Hom. de praer. B.V.).22 Sì, conferma S. Anselmo, perché Maria più per li peccatori che per li giusti è stata innalzata ad esser Madre d'un Dio; poiché si protestò Gesù Cristo ch'egli era venuto a chiamare non i giusti ma i peccatori: Scio illam magis propter peccatores quam propter iustos factam esse Dei Matrem; dicit enim eius bonus Filius se non venisse vocare iustos, sed peccatores.23 E perciò canta la S. Chiesa:
Peccatores non abhorres,
sine quibus numquam fores
Ond'è che Guglielmo Parisiense la conviene, dicendole: O Maria, voi siete obbligata ad aiutare i peccatori, mentreché tutto quello che voi avete di doni, di grazie e di grandezze -
che tutte sono comprese nella dignità da voi ricevuta d'esser Madre di Dio - tutto, s'è lecito dirlo, lo dovete a' peccatori, poiché per lor cagione siete stata fatta degna d'aver un Dio per Figlio: Totum quod habes, si fas est dicere, peccatoribus debes; omnia enim propter peccatores tibi collata sunt (De Rhet. div., c. 18).25 Se dunque, conclude S. Anselmo, Maria per li peccatori è stata fatta Madre di Dio, com'io, per quanto sieno grandi i peccati miei, posso diffidar del perdono? Si ipsa propter peccatores facta est Dei Mater, quomodo immanitas peccatorum meorum cogere poterit desperare veniam? (De Exc. V., c. 1).26
Ci fa sapere la S. Chiesa nell'orazione della Messa nella vigilia di Maria assunta, che la divina Madre è stata trasferita da questa terra, acciocch'ella s'interponga per noi appresso Dio con sicura confidenza d'essere esaudita. Quam idcirco, dice la S. Chiesa, de hoc saeculo transtulisti, ut apud te pro peccatis nostris fiducialiter intercedat.27 Quindi da S. Giustino è nominata Maria Sequestra: Verbum usum est Virgine sequestra.28 Sequester significa lo stesso che arbitro, a cui due parti che contendono rimettono tutte le lor ragioni. Sicché vuol dire il santo che come Gesù è il mediatore appresso l'Eterno Padre, così Maria è la nostra mediatrice appresso Gesù, a cui il Figlio
rimette tutte le sue ragioni ch'egli ha come giudice contro di noi.
Da S. Andrea Cretense Maria è poi chiamata fidanza, sicurtà delle nostre riconciliazioni con Dio: Divinarum reconciliationum, quae pignore accepto fit, fideiussio (Or. 2, de Ass.).29 E con ciò vuol significarci questo santo che Dio va cercando di riconciliarsi co' peccatori con perdonarli; ed acciocché essi non diffidino del perdono, ce ne ha dato come per pegno Maria. Indi egli la saluta: Salve, divina hominibus reconciliatio:30 Dio ti salvi, o pace di Dio cogli uomini. Dal che ripiglia S. Bonaventura ed anima ogni peccatore con dirgli: Si propter tuas nequitias Dominum videris indignatum, ad spem peccatorum confugias; sibi pro miseris satisfacere ex officio commissum est:31 Se temi per le tue colpe che Dio sdegnato voglia contra di te vendicarsi, che hai da fare? va, ricorri alla speranza de' peccatori ch'è Maria; e se poi temi ch'ella ricusi di prender le tue parti, sappi ch'ella non può ricusar di difenderti, poiché Dio stesso ha assegnato a lei l'officio di soccorrere i miserabili.
E che forse, dice Adamo abbate: Timerene debet ut pereat, cui Maria se matrem exhibet et advocatam?32 Dee temere
di perdersi quel peccatore, al quale la stessa madre del giudice si offerisce per madre ed avvocata? E voi, soggiunge lo stesso, o Maria, che siete madre di misericordia, sdegnerete di pregare il vostro Figlio, ch'è il giudice, per un altro figlio, ch'è il peccatore? ricuserete forse a favor d'un'anima redenta d'interporvi col Redentore, che a tal fine è morto sulla croce per salvare i peccatori? Tu misericordiae mater non rogabis pro filio Filium, pro redempto Redemptorem? No, non lo ricuserete: ben voi con tutto l'affetto v'impiegherete a pregare per tutti coloro che a voi ricorrono, ben voi sapendo che quel Signore che ha costituito il vostro Figlio mediatore di pace tra Dio e l'uomo, ha fatto insieme voi mediatrice tra il giudice e il reo: Rogabis plane, quia qui Filium tuum inter Deum et hominem posuit mediatorem, te quoque inter reum et iudicem posuit mediatricem. Dunque, ripiglia S. Bernardo e dice: Age gratias ei qui talem tibi mediatricem providit (Serm. in Sign. magn.).33 Qualunque tu sii, o peccatore, infangato di colpe, invecchiato nel peccato, non isconfidare; ringrazia il tuo Signore che per usarti misericordia non solo ti ha dato il Figlio per tuo avvocato, ma per darti più animo e confidenza ti ha provveduto d'una tal mediatrice che ottiene quanto vuole colle sue preghiere. Va, ricorri a Maria, e sarai salvo.
Si narra dal Rupense (Ros. sacr., p. 5, c. 60) e dal Bonifacio (Stor. Verg., lib. I, c. 11) che in Fiorenza eravi una giovane chiamata Benedetta, ma meglio potea chiamarsi maledetta per la vita scandalosa e disonesta che allora menava. Capitò per sua sorte S. Domenico a predicare in quella città, ed ella per mera curiosità l'andò a sentire un giorno. Ma il Signore le compunse il cuore in quella predica, sì ch'ella piangendo dirottamente s'andò a confessare dal Santo. S. Domenico la confessò, l'assolvette, e l'impose di recitare il rosario. Ma l'infelice,
per lo mal abito fatto, ritornò alla mala vita. Lo seppe il santo ed andandola a ritrovare ottenne che di nuovo si confessasse. E Dio per fermarla nella buona vita un giorno le diede a vedere l'inferno, ed ivi le dimostrò alcuni che per sua cagione s'erano già dannati. E poi aperto un libro, ivi le fe' leggere lo spaventoso processo de' suoi peccati. Inorridì la penitente a tal vista, e piena di confidenza ricorse a Maria che l'aiutasse; ed intese che questa divina Madre già l'impetrava da Dio spazio di tempo per piangere tante sue scelleraggini.
Finì la visione, e Benedetta si diede a viver bene; ma vedendosi sempre avanti agli occhi quel funesto processo dimostratole, un giorno così si pose a pregare la sua consolatrice: Madre, le disse, è vero ch'io per li miei eccessi ora dovrei stare nel fondo dell'inferno; ma giacché voi colla vostra intercessione me n'avete liberata con ottenermi spazio di penitenza, Signora pietosissima, quest'altra grazia io vi domando: Io non voglio mai lasciar di piangere i miei peccati, ma fate voi che questi sieno cancellati in quel libro. A tal preghiera l'apparve Maria e le disse che per ottener quel che cercava, bisognava che d'indi in poi tenesse continua memoria de' suoi peccati e della misericordia usatale da Dio; di più che si ricordasse della Passione dal suo Figlio sofferta per suo amore; di più che considerasse quanti per meno colpe delle sue s'erano dannati; e le rivelò che un figliuolo34 di otto anni per un solo peccato in quel giorno doveva esser mandato all'inferno. Ed avendo Benedetta ubbidito fedelmente alla SS. Vergine, ecco un giorno se le fe' vedere Gesù Cristo, che dimostrandole quel libro le disse: Ecco i tuoi peccati son cancellati, il libro è bianco, scrivici ora atti d'amore e di virtù. E così facendo, Benedetta fece poi una santa vita ed una santa morte.35
Dunque, o mia dolcissima Signora, se l'officio vostro è, come vi dice Guglielmo Parisiense, d'interporvi per mediatrice tra i peccatori e Dio, Officium tuum est te mediam interponere inter Deum et homines;36 Eia ergo, io vi dirò con S. Tommaso da Villanova, Advocata nostra, officium tuum imple:37 Adempite su via il vostro officio anche per me. Non mi dite che la mia causa è troppo difficile a guadagnarsi; perch'io so - così mi dicono tutti - che ogni causa, per disperata che fosse stata, da voi difesa non mai s'è perduta. E la mia si perderà? no che di questo non temo. Solo dovrei temere, se solamente io guardassi alla moltitudine de' miei peccati, che voi non accettaste a difendermi; ma guardando alla vostra immensa misericordia ed al sommo desiderio che vive nel vostro dolcissimo cuore di aiutare i peccatori più perduti, neppure di questo io temo. E chi mai s'è perduto ch'è a voi ricorso? onde voi chiamo a soccorrermi, o mia grande avvocata, o mio rifugio, mia speranza e madre mia Maria. In mano di voi fido la causa della mia eterna salute. A voi consegno l'anima mia; ell'era perduta, ma voi l'avete da salvare. Ringrazio sempre il Signore che mi dà questa gran confidenza in voi, la quale, non ostante il mio demerito, sento che mi assicura della mia salute.
Un solo timore resta ad affliggermi, o mia amata regina: ed è ch'io non abbia a perdere un giorno per mia negligenza questa confidenza in voi. Perciò vi prego, o Maria, per quanto amate il vostro Gesù, conservate voi ed accrescete sempre più in me questa dolcissima confidenza nella vostra intercessione, per cui spero certamente di ricuperare la divina amicizia, da me per lo passato pazzamente disprezzata e perduta; ricuperata, spero per vostro mezzo di conservarla, e conservandola,
spero finalmente per voi di venire un giorno a ringraziarvene in Paradiso, ed ivi cantare le misericordie di Dio e vostre per tutta l'eternità. Amen. Così spero, così sia, così sarà.