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- CAPITOLO VIII. - Et Iesum benedictum fructum ventris tui nobis post hoc exsilium ostende.
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CAPITOLO VIII.
- Et
Iesum benedictum fructum ventris tui nobis post hoc exsilium ostende.
§ 1. - Maria libera i suoi divoti dall'inferno.
È impossibile che si danni un divoto di Maria, che
fedelmente l'ossequia e a lei si raccomanda.1 Questa proposizione a
primo aspetto parrà ad alcuno troppo avanzata; ma io pregherei costui a non
condannarla, prima di leggere quello che qui appresso io noterò su questo
punto.
Il dire che un divoto della Madonna è impossibile a
dannarsi, non s'intende già di quei divoti, che si abusano della lor divozione
per peccare con minor timore. Onde ingiustamente alcuni par che disapprovino il
tanto decantare la pietà di Maria co' peccatori, col dire che questi poi se
n'abusano per più peccare. Poiché tali prosuntuosi per questa lor temeraria
confidenza meritano castigo, non misericordia. S'intende dunque di que' divoti
che, con desiderio d'emendarsi, son fedeli ad ossequiare e raccomandarsi alla
Madre di Dio. Questi, dico, è moralmente impossibile che si perdano. E trovo
ciò averlo detto anche il P. Crasset nel suo libro della divozione verso Maria
Vergine (Tom. I, q. 7).2 E prima di lui il Vega nella sua Teologia
Mariana,3 il Mendoza (Virid., lib, II, probl. 9),4 ed altri
Teologi. E per intendere che questi non han parlato a caso,
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vediamo
quel che ne hanno detto i Dottori ed i Santi. Né si maravigli alcuno se qui
noterò più sentenze uniformi degli autori; poich'io ho voluto registrarle
tutte, affine di dimostrare quanto sono stati concordi gli scrittori su questo
punto.
S. Anselmo dice che siccome chi non è divoto di
Maria e da lei non è protetto è impossibile che si salvi, così è impossibile
che si danni chi si raccomanda alla Vergine e da lei è mirato con amore: Virgo benedictissima, sicut impossibile est
ut a te aversus et a te despectus salvetur, ita ad te conversus et a te
respectus impossibile est ut pereat (De Exc. Virg., c. 11).5
Conferma lo stesso S. Antonino quasi colle stesse parole: Sicut impossibile est ut illi a quibus Maria oculos suae misericordiae
avertit, salventur; ita necessarium quod hi ad quos convertit oculos suos pro
eis advocans, salventur et glorificentur (Part. IV, tit. 50).6
Aggiunge dunque questo santo che i divoti di Maria necessariamente si salvano.
Notisi non però la prima parte della proposizione di
questi santi, e tremino quelli che fan poco conto o abbandonano per
trascuraggine la divozione a questa divina Madre. Dicono essere impossibile il
salvarsi quelli che non son protetti da Maria. E ciò l'asseriscono anche altri,
come il B. Alberto Magno: Gens quae non
servierit tibi peribit (Bibl. Mar., in c. 60):7 Tutti quei che non
sono vostri servi, o Maria, tutti si perderanno. S. Bonaventura: Qui neglexerit illam, morietur in peccatis
suis (In Ps. 116):8 Chi trascura la servitù alla Vergine,
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morirà in peccato. Ed in altro luogo: Qui te non invocat in hac vita, non perveniet ad regnum Dei (In Ps.
86):9 Chi non ricorre a voi, Signora, non giungerà in paradiso. E nel
salmo 99 arriva a dire il santo che non solo non si salverà, ma che non vi sarà
neppure speranza di salute per coloro da cui Maria volta la faccia: A quibus averteris vultum tuum, non erit
spes ad salutem.10 E prima lo disse S. Ignazio martire asserendo
che non può salvarsi un peccatore, se non per mezzo della S. Vergine; la quale
all'incontro salva colla sua pietosa intercessione tanti, che secondo la divina
giustizia sarebbero dannati: Impossibile
est aliquem salvari peccatorem, nisi per tuum, o Virgo, auxilium et favorem;
quia quos non salvat Dei iustitia, salvat sua intercessione Mariae misericordia
infinita (Ap. Celada, in Iud. fig., § 10).11 Alcuni difficultano12
che questa sentenza sia di S. Ignazio; almeno dice il P. Crasset che questo
detto l'ha fatto suo S. Giovan Grisostomo (In deprec. ad Virg.).13 E si
trova anche replicato dall'abbate Cellense (In contempl. Virg., c.
5.).14 Ed in questo senso la S. Chiesa applica a Maria quelle parole
de' Proverbi: Omnes qui me oderunt,
diligunt mortem (Prov. VIII, [36]): Tutti quei che non m'amano, amano la
morte eterna. Poiché - come dice Riccardo di S. Lorenzo sulle parole, Facta est quasi navis institoris (Prov.
XXXI, [14])
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- saran sommersi nel mare di questo mondo tutti quelli
che son fuori di questa nave: In mare
mundi submergentur omnes illi, quos non suscipit navis ista (De laud. V.,
l. 11,).15 Anche l'eretico Ecolampadio stimava segno certo di
riprovazione la poca divozione di alcuno verso la Madre di Dio; onde diceva: Numquam de me audiatur, quasi averser
Mariam, erga quam minus bene affici reprobatae mentis certum existimem indicium
(V. ap. P. Pepe, lez., t. 7).16
All'incontro dice Maria: Qui audit me, non confundetur (Eccli. XXIV, 30): Chi a me ricorre
ed ascolta quel che gli dico, non si perderà. Dal che le dicea S. Bonaventura:
Signora, chi attende ad ossequiarvi, sarà lontano dal dannarsi: Qui praestat in obsequio tuo, procul fiet a
perditione (In Ps. 118).17 E ciò avverrà, dice S. Ilario, ancorché
costui si trovasse per lo passato molto avere offeso Dio: Quantumcumque quis fuerit peccator, si Mariae devotus exstiterit, numquam
in aeternum peribit (Cap. 12, in Matth.).18
Perciò il demonio tanto si affatica co' peccatori,
acciocché dopo aver perduta la divina grazia perdano ancora la divozione a
Maria. - Sara vedendo Isacco trastullarsi con Ismaele che gl'inseriva mali
costumi, disse ad Abramo che lo discacciasse; ma discacciasse ancora la sua
madre Agar: Eiice ancillam hanc et filium
eius (Gen. XXI, 10). Non fu contenta che uscisse di casa solamente il
figlio, se non si licenziasse anche la madre; pensando che altrimenti il
figlio, col venire a veder
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la madre, anche avrebbe durato a praticare
in casa. Così il demonio non è contento in vedere che un'anima discacci da sé
Gesù Cristo, se non ne discaccia anche la Madre. Eiice ancillam hanc et filium eius. Altrimenti teme che la Madre
riconduca di nuovo in esso il Figlio colla sua intercessione. E teme con
ragione, mentre dice il dotto P. Paciucchelli che chi è fedele in ossequiare la
Madre di Dio, presto lo riceverà per mezzo di Maria: Qui Dei Genitrici perseveranter obsequitur, non multa mora et Deum
ipsum in se recipiet (In Salv. Reg., Exc.
5).19 Onde con ragione da S. Efrem la divozione alla Madonna ben era
chiamata Charta libertatis (Or. de
laud. Virg.):20 il salvacondotto per non esser rilegato all'inferno. E
la divina Madre era dallo stesso nominata Patrocinatrix
damnatorum (ibid.):21 la protettrice dei dannati. E in verità se è
vero, com'è certo, quel che dice S. Bernardo, che a Maria non può mancare né
potenza né volontà di salvarci: Nec
facultas nec voluntas illi deesse potest (Serm. de Assumpt.);22 non
potenza, perché le sue preghiere è impossibile che non sieno esaudite, come
asserisce sant'Antonino: Impossibile est
Deiparam non exaudiri (P. 4, tit. 15, cap. 17, § 4).23 E lo stesso
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S. Bernardo dice che le sue dimande non possono restare mai inutili,
ma ottengono quanto vogliono: Quod
quaerit invenit, et frustrari non potest (Serm. de aquaed.).24 Non
volontà di salvarci, poiché Maria ci è madre e più desidera ella la nostra
salute, che non la desideriamo noi. Se ciò dunque è vero, come mai può
succedere che un divoto di Maria si perda? Sarà egli peccatore; ma se con
perseveranza e volontà di emenda si raccomanderà a questa buona Madre, sarà sua
cura d'impetrargli lume per uscire dal suo cattivo stato, dolore dei suoi
peccati, perseveranza nel bene e finalmente la buona morte. E qual madre mai
potendo facilmente liberare un figlio dalla morte, solo con pregare il giudice
della grazia, non lo farebbe? E possiamo pensare che Maria, madre la più
amorosa che possa trovarsi de' suoi divoti, potendo liberare un figlio dalla
morte eterna, potendolo far sì facilmente, non lo farà?
Ah, lettor divoto, ringraziamo il Signore, se
vediamo che ci ha donato l'affetto e la confidenza verso la Regina del cielo,
poiché Dio, dice S. Giovan Damasceno, non fa questa grazia se non a coloro che
vuol salvi. Ecco le belle parole del santo con cui ravviva la sua e nostra
speranza: O Madre di Dio, diceva, s'io metto la mia confidenza in voi sarò
salvo. S'io sono sotto la vostra protezione, nulla ho a temere, perché l'essere
vostro divoto è l'avere certe armi di salute, che Iddio non concede se non a
coloro ch'egli vuol salvi (Serm. de Nat. B.V.).25 Onde Erasmo salutava
la Vergine: Salve, inferorum formido,
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Christianorum spes, certa est
fiducia tua (Or. ad Virg):26 Dio vi salvi, o spavento dell'inferno,
o speranza de' Cristiani; la confidenza in voi ci assicura della salute.27
Oh quanto dispiace al demonio di veder un'anima
perseverante nella divozione alla divina Madre! Si legge nella Vita del padre
Alfonso Alvarez, molto divoto di Maria, che stando egli in orazione e
sentendosi angustiato dalle tentazioni impure con cui l'affliggeva il demonio,
il nemico gli disse: Lascia questa tua divozione a Maria, ed io lascerò di
tentarti.28
Rivelò il Signore a S. Caterina da Siena, come si legge
appresso Blosio (In Mon. spir.), ch'egli per sua bontà avea conceduto a Maria,
per riguardo del suo Unigenito di cui è Madre, che niuno anche peccatore, che a
lei divotamente si raccomanda, sia preda dell'inferno: Mariae Filii mei Genitrici a bonitate mea concessum est propter
incarnati Verbi reverentiam, ut quicumque etiam peccator ad eam cum devota
veneratione recurrit, nullo modo rapiatur a daemone infernali.29
Anche il profeta Davide pregava di essere liberato dall'inferno per l'amore
ch'egli portava all'onor di Maria: Domine,
dilexi decorem domus tuae... ne perdas cum impiis... animam meam (Ps. XXV,
[8, 9]). Dice Domus tuae, perché
Maria fu già
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quella casa che Dio stesso si fabbricò in questa terra
per sua abitazione e per ritrovarvi il suo riposo, facendosi uomo, come sta
registrato ne' Proverbi: Sapientia
aedificavit sibi donum (Prov. IX, 1). No che certamente non si perderà,
dicea S. Ignazio martire, chi attenderà ad esser divoto di questa Vergine
madre: Numquam peribit qui Genitrici
Virgini devotus sedulusque exstiterit.30 E S. Bonaventura lo
conferma dicendo: Signora, i vostri amanti godono gran pace in questa vita, e
nell'altra non vedranno la morte in eterno: Pax
multa diligentibus te, Domina; anima eorum non videbit mortem in aeternum (In
Ps. 118).31 Non si è dato né si darà mai questo caso - ci assicura il
divoto Blosio - che un servo umile ed attento di Maria si perda eternamente: Fieri non potest ut pereat qui Mariae
sedulus et humilis cultor exstiterit (In Can. vit. spir., cap.
18).32
Oh quanti sarebbero stati eternamente dannati o
restati ostinati, se Maria non si fosse interposta col Figlio, acciocché usasse
loro misericordia! Così dice Tommaso da Kempis: Quanti fuissent aeternaliter condemnati vel permansissent in
desperatione obstinati, nisi beatissima Virgo Maria interpellasset ad Filium
(V. ap. Pep., lez., tom. 7).33 Ed è sentimento di molti Teologi, e
specialmente di S. Tommaso, che a molte persone anche morte in peccato mortale
la divina Madre abbia ottenuto da Dio il sospendersi la sentenza e ritornare in
vita a far penitenza.34 Di ciò se ne portano da gravi autori molti
esempi. Fra gli altri da Flodoardo, che visse circa il nono secolo, nella sua
Cronaca (Ap. Cras., to. 1, qu. 12) si narra di un certo diacono Adelmano,
ch'essendo già creduto morto, mentre si stava per seppellirlo rinvenne in vita
e disse
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di aver veduto il luogo dell'inferno dov'era stato già
condannato; ma che per le preghiere della B. Vergine era stato rimandato al
mondo a far penitenza.35 Il Surio parimente riferisce nel lib. 1, al c. 35, che un cittadino
romano chiamato Andrea era già morto impenitente, e che Maria gli aveva
ottenuto di ritornare in vita per poter essere perdonato.36 Di più
racconta Pelbarto (Stellar. Cor. B.V., l. 2, p. 2, a. 1) che a' tempi suoi,
mentre l'imperador Sigismondo viaggiava col suo esercito per l'Alpi, s'intese
da un cadavere, in cui erano rimaste le sole ossa, una voce che cercava confessione,
dicendo che la Madre di Dio, di cui era stato divoto mentre era stato soldato, gli avea impetrato di
vivere in quelle ossa fin che si confessasse; e confessatosi morì.37 -
Questi ed altri esempi non già debbono servire per animare qualche temerario
che volesse vivere in peccato, colla speranza che Maria lo libererà
dall'inferno, ancorché muoia in peccato; poiché conforme sarebbe gran pazzia il
gittarsi in un pozzo colla speranza che Maria lo preservasse dalla morte,
perché la Vergine ne ha preservato alcuno in qualche caso; così maggior pazzia
sarebbe l'arrischiare di morire in peccato, colla presunzione che la S. Vergine
lo preservasse dall'inferno. Ma servano questi esempi a ravvivare la nostra
confidenza, pensando che se l'intercessione di questa divina Madre ha potuto
liberar dall'inferno anche coloro che sono morti in peccato, quanto
maggiormente potrà impedire dal cader nell'inferno coloro che in vita ricorrono
a lei con intenzione di emendarsi, e fedelmente la servono.
Dunque, o Madre nostra, diciamole
con S. Germano, che ne sarà di noi che siamo peccatori, ma vogliamo emendarci e
ricorriamo a voi che siete la vita de' Cristiani? Quid autem de nobis fiet, o sanctissima Virgo, o vita Christianorum? (De
Zona
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Virg.).38 Noi, Signora, udiamo S. Anselmo che dice di
voi: Aeternum vae non sentiet ille pro
quo semel oraverit Maria.39 Dice che non si dannerà quello per cui
una sola volta voi impegnerete le vostre preghiere. Pregate dunque per noi, e saremo
salvi dall'inferno. Chi mai mi dirà che allorch'io sarò presentato al divin
tribunale, non avrò favorevole il giudice, se nella mia causa avrò voi a
difendermi, o Madre di misericordia? Si
accedam ad iudicium, et Matrem misericordiae in causa habeo mecum, quis
iudicium denegabit propitium? dice Riccardo di S. Vittore (In Cant., c.
15).40 Il B. Errico Susone si protestava d'aver egli posta l'anima sua
in mano di Maria, e dicea che se 'l giudice avesse voluto condannarlo, volea
che la sentenza per mano di Maria fosse passata: Si iudex servum suum damnare voluerit, per manus tuas piissimas, o
Maria, hoc faciat (Hor. Sap., l. 1, c. 16).41 Sperando egli che
giungendo la condanna in quelle pietose mani della Vergine, ne sarebbe
certamente impedita l'esecuzione. Lo stesso dico e spero per me, o mia
santissima Regina. Onde voglio sempre replicarvi con S. Bonaventura: In te, Domina, speravi, non confundar in
aeternum (In Psalt. Mar.).42 Signora, io in voi ho poste tutte le
mie speranze: spero perciò sicuramente di non vedermi perduto, ma salvo in
cielo a lodarvi ed amarvi in eterno.
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Esempio.
Nell'anno 1604 in una città della Fiandra vi stavano
due giovani studenti, i quali in vece d'attendere alle lettere, non attendevano
ad altro che a crapule e disonestà. Una notte fra l'altre, essendo stati essi a
peccare in casa di una mala donna, uno di loro chiamato Riccardo dopo qualche
tempo si ritirò in casa, l'altro restò. Giunto in casa Riccardo, mentre si
spogliava per riposarsi, si ricordò di non avere recitate in quel giorno certe Ave Maria alla S. Vergine, come solea.
Stando aggravato dal sonno, gli rincresceva; nulladimeno si fece forza e
recitolle, benché senza divozione e mezzo dormendo. Indi postosi a dormire e
stando al primo sonno, sentì fortemente bussar la porta, ed immediatamente
dopo, senza aprire la porta, si vide avanti quel suo compagno, ma tutto brutto
ed orrido. - Chi sei? gli disse. - E non mi conosci? quell'altro rispose. - Ma
come sei mutato così? tu sembri un demonio. - Ah povero me! quell'infelice
esclamò, io son dannato. - E come? - Sappi, disse, che in uscire da quella casa
infame, venne un demonio e mi soffocò. Il mio corpo è restato in mezzo alla
strada e l'anima sta all'inferno. Sappi, poi gli soggiunge, che lo stesso
castigo mio toccava anche a te, ma la B. Vergine per quel piccolo ossequio
delle Ave Maria te ne ha liberato.
Felice te se ti saprai prevalere di questo avviso, che ti manda per me la Madre
di Dio! Ciò detto, il dannato si slargò la cappa e gli fece vedere le fiamme ed
i serpenti che tormentavanlo, e disparve. Allora il giovane dando in pianto
dirotto si gettò colla faccia per terra per ringraziare la sua liberatrice
Maria; e mentre va pensando a mutar vita, ecco sente sonar il mattutino del
monastero de' Francescani. Allora disse: Qui mi chiama Dio a far penitenza.
Andò subito a quell'ora al convento a pregare que' padri che lo ricevessero.
Quelli facevano ripugnanza, sapendo la sua mala vita; ma egli loro narrò tutto
il fatto piangendo dirottamente; ed essendo andati due padri a quella strada,
trovarono in verità il cadavere del compagno affogato e nero come un carbone; e
lo riceverono. Riccardo indi si diede ad una vita esemplare. Andò nell'Indie
poi a predicare la fede; di là passò al Giappone, e finalmente ivi ebbe la
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sorte e la grazia di morire martire per Gesù Cristo, bruciato vivo. (Appres. il P. Alf. Andrada, de Bapt. Virg.).43
Preghiera.
O Maria, o madre mia carissima, ed in qual altro
abisso di mali io mi troverei, se voi colla vostra pietosa mano non me ne
aveste tante volte preservato? Anzi da quanti anni io sarei già nell'inferno,
se voi colle vostre potenti preghiere non me ne aveste liberato? I miei gravi
peccati ivi mi cacciavano: la divina giustizia ivi già mi avea condannato: i
demoni fremevano cercando d'eseguir la sentenza. Voi accorreste, o Madre, non
pregata neppure né chiamata da me, e mi salvaste. O mia cara liberatrice, che
mai io vi renderò per tanta grazia e per tanto amore? Voi vinceste poi la
durezza del mio cuore e mi tiraste ad amarvi ed a prendere in voi confidenza.
Ed oh in quale abisso di mali io dopo sarei caduto, se voi colla vostra pietosa
mano non mi aveste tante volte aiutato ne' pericoli in cui sono stato in
procinto di cadere. Seguite, o speranza mia, o vita mia, madre mia cara più
della vita mia, seguite a salvarmi dall'inferno e prima da' peccati, in cui
posso tornare a cadere.
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Non permettete ch'io v'abbia a maledire
nell'inferno. Signora mia diletta, io v'amo. Come la vostra bontà potrà
soffrire di veder dannato un vostro servo che v'ama? Deh ottenetemi di non
essere più ingrato a voi e al mio Dio, che per amor vostro tante grazie mi ha
dispensato. O Maria, che mi dite? io mi dannerò? mi dannerò se vi lascio. Ma
chi si fiderà più di lasciarvi? chi potrà scordarsi più dell'amore che mi avete
portato? Voi dopo Dio siete l'amore dell'anima mia. Io non mi fido44 di
vivere più senza amarvi. Io vi voglio bene, io vi amo, e spero che sempre
v'amerò nel tempo e nell'eternità, o creatura la più bella, la più santa, la
più dolce, la più amabile che sia nel mondo. Amen.
§ 2. - Maria soccorre i suoi divoti nel purgatorio.
Troppo felici sono i divoti di questa pietosissima
Madre, poiché non solo in questa terra sono da lei soccorsi, ma anche nel
purgatorio son dalla sua protezione assistiti e consolati. Anzi essendo quelle
anime più bisognose di sollievo, mentre ivi son più tormentate, né possono
aiutarsi da loro stesse, molto più ivi questa Madre di misericordia s'impiega
in soccorrerle. Dice S. Bernardino da Siena che in quella carcere d'anime spose
di Gesù Cristo, Maria ha un certo dominio e plenipotenza, così per sollevarle
come anche per liberarle da quelle pene: B.
Virgo in regno purgatorii dominium habet (Serm. 3, de Nom. Mar., a. 2, c.
3).1
Ed in quanto per prima al sollevarle, lo stesso
santo applicando quelle parole dell'Ecclesiastico: In fluctibus maris ambulavi (cap. 24),2 soggiunge: Scilicet visitans et subveniens
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necessitatibus et tormentis devotorum meorum, quia filii sunt (S.
Bern. Sen., loc. cit.).3 Dice S. Bernardino che le pene del purgatorio
si chiamano flutti, perché sono
transitorie, a differenza delle pene dell'inferno che non passano mai. E si
chiaman flutti del mare, perché son
pene molto amare. Da queste pene afflitti i divoti di Maria sono spesso da lei
visitati e sovvenuti. Ecco dunque quanto importa, dice il Novarino, l'esser
servo di questa buona Signora; poich'ella non sa di loro scordarsi, allorché
patiscono in quelle fiamme. E benché Maria soccorra tutte quell'anime purganti,
nulladimanco sempre ottiene più indulgenze e sollievi a' suoi divoti: Vide quam referat Virginem colere, cum
cultorum suorum in purgatorii flammis exsistentium non obliviscatur. Et licet
omnibus opem et refrigerium ferat, id tamen praecipue erga suos praestat (Nov.,
Virg. Umb., c. 15, Exc. 86).4
Rivelò questa divina Madre a S. Brigida e le disse:
Io son la madre di tutte l'anime che stanno in purgatorio, mentre tutte le pene
ch'esse meritano per le colpe commesse in vita, in ogni ora - mentre ivi stanno
- per le mie preghiere sono in qualche modo mitigate: Ego mater omnium qui sunt in purgatorio, quia omnes poenae quae
debentur illis pro peccatis suis, in qualibet hora propter preces meas
quodammodo mitigantur (Lib. 4, Rev., c. 138).5 Non isdegna la
pietosa Madre alle volte anche di entrare in quella santa prigione per visitare
e consolare quelle afflitte sue figlie. Profundum
abyssi penetravi, ella dice, come sta ne' Proverbi al capo 49, e l'applica
S. Bonaventura, aggiungendo: Abyssi,
idest purgatorii, adiuvans illas sanctas animas:6 Io ho penetrato
il fondo di quell'abisso, cioè del purgatorio, per sollevare colla mia presenza
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quelle anime sante. Maria bona,
disse S. Vincenzo Ferreri, exsistentibus
in purgatorio; quia per eam habent suffragium (Serm. 2, de Nat.).7
Oh quanto è cortese e benigna la S. Vergine a quei che penano in purgatorio,
poiché per suo mezzo essi ricevono continui conforti e refrigeri!
E qual'altra è la lor consolazione in quelle pene,
se non Maria e 'l soccorso di questa Madre di misericordia? Intese S. Brigida
un giorno così dire da Gesù alla Madre: Tu
es mater mea, tu mater misericordiae, tu consolatio eorum, qui sunt in
purgatorio (Lib. 1 Rev., 16).8 E la stessa B. Vergine disse a S.
Brigida che conforme un povero infermo, stando afflitto ed abbandonato in un
letto, si sente ricreare da qualche parola di sollievo; così quell'anime si
sentono consolare in udire solamente il suo nome: Qui sunt in purgatorio gaudent, nomine meo audito, quemadmodum aeger
iacens in lecto, cum audit verbum solatii (Ap. B. Dion. Cart., l. 3, de laud. V.).9 Il solo nome dunque di Maria - nome di speranza e di
salute - che spesso invocano in quel carcere quelle sue figlie dilette, è per
esse un gran conforto. - Ma poi, dice il Novarino, l'amorosa Madre al sentirsi
da loro invocare, aggiunge le sue preghiere a Dio, da cui soccorse quelle
anime, restano come da una celeste rugiada refrigerati i loro grandi ardori: Virginis nomen illarum poenarum refrigerium
est. Addit Virgo preces, quibus veluti supero quodam rore cruciatus illì magni
mitigantur (Nov., cit. c. 15, Exc. 86).10
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Ma non solamente consola e sovviene Maria i suoi
divoti nel purgatorio, ell'ancora gli sprigiona e libera colla sua
intercessione. Sin dal giorno della sua gloriosa Assunzione, in cui si dice
esser rimasto vuoto tutto quel carcere, totum
purgatorium fuisse evacuatum, come scrisse Gersone;11 - e lo conferma
il Novarino, dicendo rapportarsi da gravi autori che Maria stando per andare al
Paradiso domandò questa grazia al Figlio, di potersi condurre seco tutte
l'anime, che allora si trovavano nel purgatorio: Ferunt quippe bonae notae auctores Virginem in caelum ituram a Filio
hoc petiisse, ut omnes animas, quae detinebantur in purgatorio, secum ad
gloriam ducere posset (Cit. Exc. 86);12 - sin d'allora dice Gersone
che la B. Vergine ebbe il possesso di tal privilegio di liberare i suoi servi
da quelle pene.13 E ciò l'asserisce anche assolutamente S. Bernardino
il Senese, dicendo che la B. Vergine ha questa facoltà, col pregare e
coll'applicare anche i suoi meriti, di liberare quelle anime dal purgatorio, e
massimamente i divoti suoi: Ab
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his tormentis liberat B. Virgo
maxime devotos suos (Serm. 3, de Nom. Mar., a. 2, c. 3).14 E lo
stesso dice il Novarino, stimando egli che per li meriti di Maria non solo si
rendono più dolci le pene di quell'anime, ma benanche più brevi, raccorciandosi
per sua intercessione il tempo della loro purga: Crediderim omnibus qui in flammis purgantur, Mariae meritis non solum
leviores fuisse redditas illas poenas, sed et breviores; adeo ut cruciatuum
tempus contractum Virginis ope illius sit (Cit. Exc. 86).15 Basta
ch'ella si presenti a pregare.
Riferisce S. Pietro Damiano (Lib. 3, ep. 10, et in
ord. 50) che una certa donna chiamata Marozia, essendo già morta, apparve ad
una sua commadre e le disse che nel giorno dell'Assunzione di Maria era stata
da lei liberata dal purgatorio insieme con tante altre anime, che passavano il
numero del popolo romano.16 Lo stesso asserisce S. Dionisio Cartusiano
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delle festività della Nascita e della Risurrezione di Gesù Cristo, dicendo
che in tali giorni scende Maria nel purgatorio accompagnata da schiere
d'angioli, e libera molte anime da quelle pene: Beatissima Virgo singulis annis in festivitate Nativitatis Christi ad
purgatorii loca cum multitudine angelorum descendit et multas inde animas
eripit. Etiam in nocte Dominicae Resurrectionis solet descendere ad purgatorium
pro eductione animarum (S. Dion. Cart., serm. 2, de Ass.).17 E 'l
Novarino si fa a credere che ciò avvenga in qualunque festa solenne della S.
Vergine: Facile autem crediderim in
quocumque Virginis solemni festo plures animas ab illis poenis eximi (Nov.,
loc. cit.).18
È ben nota poi la promessa che fece Maria al Papa Giovanni XXII, a cui
apparendo gli ordinò che facesse sapere a tutti coloro i quali portassero il
sacro scapulare del Carmine, che nel sabbato dopo la loro morte sarebbero
liberati dal purgatorio. E ciò lo stesso pontefice, come riferisce il P.
Crasset (tom. 2. Div. d. B.V., tr. 6, prat. 4), lo dichiarò nella Bolla che
pubblicò; che fu poi confermata da Alessandro V, da Clemente VII,
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Pio
V, Gregorio XIII, e Paolo V, il quale nel 1612, in una Bolla disse «Che 'l
popolo cristiano può piamente credere che la B. Vergine aiuterà colle sue
continue intercessioni, co' suoi meriti e protezione speciale dopo la morte e
principalmente nel giorno del sabbato - consagrato dalla Chiesa alla stessa
Vergine - l'anime de' fratelli della confraternità di S. Maria del monte
Carmelo, che saranno uscite da questa vita in grazia, ed avranno portato
l'abito, osservando castità secondo il loro stato, ed avranno recitato
l'Officio della Vergine: e se non han potuto recitarlo, avranno osservati i
digiuni della Chiesa, astenendosi dal mangiar carne il mercoledì, eccettuato il
giorno di Natale».19 E nell'Officio solenne della festa di S. Maria del
Carmine si legge credersi piamente che la S. Vergine con amor di madre consoli
i confratelli del Carmine nel purgatorio, e colla sua intercessione presto li
conduca nella patria celeste: Materno
plane affectu, dum igne purgatorii expiantur, solari, ac in caelestem patriam
obtentu suo quantocius pie creditur efferre (In fest. S. Mar.
de M. Carm., 16 iul.).20
Le stesse grazie e favori perché non dobbiamo
sperare noi ancora, se saremo divoti di questa buona Madre? E se con amore più
speciale la serviremo, perché non possiamo sperare ancora la grazia di andare
subito dopo morte al paradiso, senza entrare in purgatorio? secondo quel che la
B. Vergine per frate Abondo21 mandò a dire al B. Godifredo (come si
legge in Lib. de Gest. Vir. ill. sol. Villar.) con queste parole: «Di' a fra
Godifredo che s'avanzi nelle virtù, così sarà di mio Figlio e mio; e quando
l'anima sua si partirà dal corpo, non
- 264 -
lascerò che vad'in purgatorio,
ma io la prenderò e l'offerirò a mio Figlio».22
E se desideriamo dar suffragio alle anime sante del
purgatorio, procuriamo di pregare la S. Vergine in tutte le nostre orazioni,
applicando per quelle specialmente il SS. Rosario, che apporta loro un gran
sollievo, come si legge nel seguente esempio.
Esempio.
Riferisce il P. Eusebio
Nieremberg (Troph. Marian., l. 4, c. 29) come nella città d'Aragona vi era una
donzella chiamata Alessandra, la quale, essendo nobile e bellissima, era amata
specialmente da due giovani. Questi un giorno per gelosia di Alessandra
azzuffatisi con armi si uccisero insieme tutti due. I parenti degli uccisi,
sdegnati andarono ed uccisero la povera donzella, come cagione di tanto danno;
e le tagliarono la testa e la buttarono in un pozzo. Dopo pochi giorni passa
per quel luogo S. Domenico, ed ispirato dal Signore, si affaccia a
- 265 -
quel pozzo e dice: Alessandra, esci fuori. Ecco la testa dell'uccisa
esce e si mette sopra l'orlo del pozzo e prega S. Domenico che la confessi. Il
santo la confessa e poi le dà anche la comunione, a vista d'un immenso popolo
ivi concorso per la maraviglia. Indi S. Domenico le impose che dicesse perché
ella avea ricevuta quella grazia. Rispose Alessandra ch'ella quando le fu
recisa la testa, stava in peccato mortale, ma che Maria SS., per la divozione
del rosario da lei recitato, l'avea conservata in vita. Due giorni stette viva
la testa su del pozzo a vista di tutti, e dopo andò l'anima in purgatorio. Ma
di là a quindici giorni comparve l'anima di Alessandra a S. Domenico bella e
risplendente come una stella, e gli disse che uno dei principali suffragi che
hanno le anime del purgatorio in quelle pene è il rosario che si recita per
esse; e che le medesime subito che giungono in paradiso, pregano per coloro che
l'applicano questa potente orazione. E ciò detto, vide S. Domenico salirsene
tutta giubilante quell'anima fortunata al regno de' beati.23
- 266 -
Preghiera.
O regina del cielo e della terra, o Madre del
Signore del mondo, o Maria, creatura la più grande, la più eccelsa, la più
amabile, è vero che molti sulla terra non v'amano e non vi conoscono; ma vi sono
tanti milioni d'angeli e di beati in cielo che v'amano e vi lodano
continuamente. Anche in questa terra quante anime felici ardono del vostro
amore e vivono innamorate della vostra bontà! Ah vi amassi ancor io, Signora
mia amabilissima! Oh pensassi sempre a servirvi, a lodarvi, ad onorarvi ed a
procurare di vedervi amata da tutti! Voi avete innamorato un Dio, che colla
vostra bellezza l'avete, per così dire, strappato dal seno dell'Eterno Padre,
tirandolo in terra a farsi uomo e vostro figlio: ed io misero verme non sarò
innamorato di voi? No, Madre mia dolcissima, anch'io vi voglio amare ed amare
assai, e voglio far quanto posso per vedervi amata anche dagli altri. Gradite
dunque, o Maria, il desiderio che ho d'amarvi, ed aiutatemi ad eseguirlo.
Io so che i vostri amanti son troppo di buon occhio
mirati dal vostro Dio. Egli dopo la sua gloria altro più non desidera che la
gloria vostra, in vedervi onorata ed amata da tutti. Da voi, Signora, io spero
tutte le mie fortune. Voi mi avete da ottenere il perdono di tutti i miei
peccati, voi la perseveranza; voi mi avete da assistere nella mia morte; voi mi
avete da cacciare dal purgatorio; voi finalmente mi avete da condurre in
paradiso. Tanto sperano da voi i vostri amanti e non restano ingannati; tanto
spero ancor'io, che vi amo con tutto l'affetto e sopra ogni cosa dopo Dio.
§ 3. - Maria conduce i suoi servi al paradiso.
Oh che bel segno di
predestinazione hanno i servi di Maria! Applica la S. Chiesa a questa divina
Madre le parole dell'Ecclesiastico al capo 24 e le fa dire a conforto de' suoi
divoti: In... omnibus requiem quaevisi et
in hereditate Domini morabor. Commenta Ugon Cardinale: Beatus in cuius
- 267 -
domo B. Virgo requiem invenerit.1
Maria per l'amore che a tutti porta, cerca di far regnare in tutti la divozione
verso di lei. Molti o non la ricevono o non la conservano: beato quegli che la
riceve e la conserva. Et in hereditate
Domini morabor. Idest, soggiunge il dotto Paciucchelli, in illis qui sunt hereditas Domini.2
La divozione verso la B. Vergine dimora in tutti coloro che sono l'eredità del
Signore, cioè che saranno in cielo a lodarlo eternamente. - Siegue a parlar
Maria nel citato luogo dell'Ecclesiastico: Qui
creavit me, requievit in tabernaculo meo; et dixit mihi: in Iacob inhabita et
in Israel hereditare et in electis meis mitte radices: Il mio Creatore si è
degnato di venire a riposar nel mio seno, ed ha voluto ch'io abitassi nei cuori
di tutti gli eletti - di cui fu figura Giacobbe, e che sono l'eredità della
Vergine, - ed ha disposto che in tutti i predestinati fosse radicata la
divozione e confidenza verso di me.
Oh quanti beati non vi sarebbero ora in cielo, se
Maria colla sua potente intercessione non ve l'avesse condotti! Ego feci in caelis ut oriretur lumen
indeficiens. Così la fa parlare Ugon cardinale colle suddette parole dello
stesso capo 24 dell'Ecclesiastico: Io ho fatto risplendere in cielo tanti lumi
eterni, quanti sono i miei divoti. Onde soggiunge il medesimo autore sul detto
testo: Multi sancti sunt in caelis
intercessione eius, qui numquam ibi fuissent nisi per eam.3 - Dice
S. Bonaventura che a tutti coloro che confidano nella protezion di Maria,
s'aprirà la porta del cielo per riceverli: Qui
speraverit in illa, porta caeli reserabitur ei.4 Onde S. Efrem
chiamò la divozione verso la divina Madre l'apertura del paradiso:
- 268 -
Reseramentum caelestis Ierusalem (Or. de
laud. Virg.).5 E 'l divoto Blosio parlando colla Vergine le dice:
Signora, a voi son consegnate le chiavi ed i tesori del regno beato: Tibi regni caelestis claves thesaurique
commissi sunt (Cimel., Endol. 1).6 E perciò dobbiamo continuamente
pregarla colle parole di S. Ambrogio: Aperi
nobis, o Virgo, caelum, cuius claves habes:7 Apriteci, o Maria, le
porte del paradiso, giacché voi ne conservate le chiavi; anzi che voi stessa ne
siete la porta, come vi nomina la S. Chiesa: Ianua caeli.
Perciò ancora la gran Madre
è chiamata dalla S. Chiesa stella del mare: Ave,
maris stella. Poiché siccome i naviganti, dice S. Tommaso l'Angelico
(Opusc. 8), sono indirizzati al porto per mezzo della stella, così i Cristiani
sono guidati al paradiso per mezzo di Maria: Dicitur stella maris, quia sicut navigantes ad portum diriguntur per
stellam maris, ita Christiani diriguntur ad gloriam per Mariam.8
Perciò similmente vien chiamata da S. Pietro Damiani
scala del cielo, poiché, dice il santo, per mezzo di Maria Dio è sceso dal
cielo in terra, acciocché per lei medesima gli uomini meritassero salire dalla
terra al cielo: Scala caelestis, quia per
ipsam Deus descendit ad terram, ut per ipsam homines mererentur ascendere ad
caelum.9 E a tal
- 269 -
fine, o Signora, le dice S. Anastasio
(Serm. 2 de Annunc.), voi siete stata ripiena di grazia, acciocché foste fatta
la via della nostra salute, e la salita alla celeste patria: Ave gratia plena, quod facta sis salutis via
ascensusque ad superos.10 Onde S. Bernardo chiama la Vergine: Vehiculum ad caelum.11 E S.
Giovanni Geometra la saluta: Salve,
clarissime currus,12 nobilissimo cocchio per cui i suoi divoti son
condotti in cielo. Quindi le dice S. Bonaventura: Beati quelli che vi conoscono,
o Madre di Dio! mentre il conoscervi è la strada della vita immortale, e 'l
propalare le vostre virtù è la via della salute eterna: Scire et cognoscere te, o Virgo Deipara, est via immortalitatis; et
narrare virtutes tuas est via salutis (In Ps. 85).13
Si narra nelle Cronache francescane (P. 1, tom. 1,
c. 35) di fra Leone, che questi vide una volta una scala rossa sopra cui stava
Gesù Cristo, ed un'altra bianca sopra cui stava la sua santa Madre. Vide che
alcuni andavano per salire la scala rossa, salivano pochi gradini, e poi di là
cadevano; tornavano a salire, e ritornavano a cadere. Onde furono esortati ad
andare per la scala bianca, e per quella li vide salire felicemente, mentre la
B. Vergine lor porgeva allora la mano, e così giungevano sicuri al
paradiso.14 Dimanda S. Dionisio
- 270 -
Cartusiano: Chi mai si salva?
chi giunge a regnare in cielo? Si salvano e regnano certamente, egli stesso
risponde, quelli per li quali questa regina della misericordia impegna le sue
preghiere: Quis salvatur? quis regnat in
caelo? illi sane pro quibus regina misericordiae interpellat.15 E
ciò l'afferma Maria stessa: Per me reges
regnant (Prov. VIII, 15). Per mezzo della mia intercessione le anime
regnano prima nella vita mortale su questa terra, dominando le loro passioni, e
poi vengono eternamente a regnare in cielo, dove dice S. Agostino che tutti
sono re: Quot cives, tot reges.16
Maria in somma, dice Riccardo di S. Lorenzo, è la padrona del paradiso,
poiché
- 271 -
ivi comanda come vuole, e v'introduce chi vuole. Onde
applicando a lei le parole dell'Ecclesiastico: In Ierusalem potestas mea (Cap. XXIV, 15), soggiunge: Imperando scilicet quod volo, et quos volo
introducendo (Ric., lib. 4, de laud. V.).17 Ed essendo ella la
Madre del Signor del paradiso, con ragione, dice Ruperto, è benanco la Signora
del paradiso: Totum iure possidet Filii
regnum (Lib. 3, in Cant. 4).18
Questa divina Madre, colle sue potenti preghiere ed
aiuti, ben ci ha impetrato il paradiso, se noi non vi mettiamo impedimento: Caeleste nobis regnum suo interventu,
auxiliis et precibus impetravit (S. Antoninus, p. IV, tit. 15, c. 2, §
1).19 Ond'è che colui che serve a Maria e per cui intercede Maria, è
così sicuro del paradiso, come già stesse in paradiso: Qui Virgini famulatur, ita securus est de paradiso, ac si esset in
paradiso (Guerricus abbas).20 Il servire Maria ed esser della sua
- 272 -
corte, soggiunge S. Giovan Damasceno, è l'onore più grande che
possiamo avere; poiché il servire alla regina del cielo è già regnare in cielo,
e vivere a' suoi comandi è più che regnare: Summus
honor servire Mariae et de eius esse familia. Etenim ei servire regnare est, et
eius agi frenis plusquam regium (Damasc., de Exc. Virg., cap. 9).21
All'incontro dice che quelli che non servono a Maria non si salveranno, mentre
coloro che son privi dell'aiuto di questa gran Madre sono abbandonati dal
soccorso del Figlio e di tutta la corte celeste: Gens quae non servierit illi, peribit. Gentes destitutae tantae Matris auxilio, destituuntur
auxilio Filii et totius curiae caelestis (Loc.
cit.).
Sempre sia lodata la bontà infinita del nostro Dio, che
ha disposto di costituire in cielo per nostra avvocata Maria, acciocch'ella,
come madre del giudice e madre di misericordia, efficacemente colla sua
intercessione tratti il gran negozio della nostra eterna salute. Il sentimento
è di S. Bernardo: Advocatam praemisit
peregrinatio nostra, quae tamquam iudicis mater et mater misericordiae
suppliciter et efficaciter salutis nostrae negotia pertractabit (Serm. 1,
de Assumpt.).22
- 273 -
E Giacomo monaco, dottore tra' PP. Greci,
dice che Dio ha destinata Maria come un ponte di salute, per cui facendoci
passare sopra l'onde di questo mondo, possiamo giungere al porto beato del
paradiso: Eam tu pontem fecisti, quo a
mundi fluctibus traiicientes, ad tranquillum portum tuum deveniamus (Orat.
in Nat. Deip.).23 Onde esclama S. Bonaventura: Udite, o genti, voi che
desiderate il paradiso, servite ed onorate Maria, e troverete sicuramente la
vita eterna: Audite gentes qui cupitis
regnum Dei, Virginem Mariam honorate, et invenietis vitam aeternam (In Psalt.
Virg.).24
Né debbono punto sconfidare di ottenere il regno
beato anche quelli che si han meritato l'inferno, se si pongono con fedeltà a
servire questa regina. Quanti peccatori, dice S. Germano, han procurato di
trovare Dio per mezzo vostro, o Maria, e si son salvati! Peccatores per te Deum
exquisierunt, et salvi facti sunt (Serm. de dormit. Deip.).25 Riflette
Riccardo di S. Lorenzo che da S. Giovanni si dice esser Maria coronata di
stelle: Et in capite eius corona stellarum
duodecim (Apoc. XII, 1); all'incontro ne' Sacri Cantici si chiama la
Vergine coronata di fiere, di leoni, di pardi: Veni de Libano, sponsa mea, veni de Libano, veni; coronaberis... de
cubilibus leonum, de montibus pardorum (Cant. IV, 8). Come ciò s'intende?
Risponde Riccardo che queste fiere sono i peccatori, che per favore ed
intercessione di Maria divengono stelle del paradiso, che meglio convengono
alla testa di questa regina di misericordia, che tutte le stelle materiali del
cielo a coronarla: Et quid est hoc? nisi
quia ferae per gratiam et orationes Mariae sunt stellae, quae conveniunt tantae
reginae (Ricc., de laud. Virg., cap. 3).26 - Pregando un giorno la
SS. Vergine, nella novena
- 274 -
della sua Assunzione, la serva del Signore,
la vergine Suor Serafina da Capri - come si legge nella sua Vita - le domandò
la conversione di mille peccatori. Ma temendo poi che la domanda fosse troppo
avanzata, le apparve la Vergine e la corresse di questo suo vano timore
dicendole: Perché temi, forse io non sono abbastanza potente ad ottenerti dal
mio Figliuolo la salute di mille peccatori? Eccoli, io già te l'impetro. Indi
la condusse in ispirito in paradiso, ed ivi le dimostrò innumerabili anime di
peccatori, che si avean meritato l'inferno, e poi per sua intercessione s'eran
salvati, e già godevano la beatitudine eterna.27
È vero che in questa vita niuno può star certo della
sua eterna salute: Nescit homo utrum odio
vel amore dignus sit, sed omnia in futurum servantur incerta (Eccl. IX,
1).28 Ma dimandando Davide a Dio: Signore, chi si salverà? Domine, quis habitabit in tabernaculo tuo? (Ps.
XIV, [1]); risponde S. Bonaventura su queste parole: Amplectamur Mariae vestigia, peccatores, et eius beatis pedibus
provolvamur. Teneamus eam fortiter, nec dimittamus, donec ab ea mereamur
benedici.29 E vuol dire: Peccatori, seguiamo le pedate di Maria, e
buttiamoci a' suoi beati piedi, e non la lasciamo finch'ella non ci benedica;
poiché la sua benedizione ci assicurerà del paradiso.
- 275 -
Basta, Signora, dice S. Anselmo, che voi vogliate salvarci, che allora
non potremo non esser salvi: Tantummodo
velis salutem nostram, et vere nequaquam salvi esse non poterimus (De Exc.
Virg., c. 11).30 Aggiunge S. Antonino che le anime protette da Maria
necessariamente si salvano: Necessarium
est quod hi ad quos (Maria) convertit
oculos suos, iustificentur et glorificentur (P. 4, tit. 15).31
Con ragione, dice S. Idelfonso, la SS. Vergine
predisse che tutte le generazioni l'avrebbero chiamata beata: Beatam me dicent omnes generationes (Luc.
I, [48]), perché tutti gli eletti per mezzo di Maria ottengono la beatitudine
eterna: Beata iure dicitur, quia omnes ex
ea beatificantur (S. Idelph., Serm. 3, de Ass.).32 Voi, o gran
Madre, siete il principio, il mezzo ed il fine della nostra felicità, parla S.
Metodio: Tu festivitatis nostrae
principium, medium et finis (Serm. in Hypant.):33 Principio, perché Maria ci ottiene il
perdono de' peccati; mezzo, perché ci
ottiene la perseveranza nella divina grazia; fine, perché ella finalmente ci ottiene il paradiso. Per voi,
siegue a dire S. Bernardo, è stato aperto il cielo, per voi si è votato
l'inferno, per voi è stato ristorato il paradiso, per voi in somma è stata
donata la vita eterna a tanti miserabili che si meritavano l'eterna morte: Per te caelum apertum est, infernus
evacuatus, instaurata caelestis Ilerusalem, miseris damnationem exspectantibus
vita data est (Serm. 4, de Ass. Virg.).34
- 276 -
Ma soprattutto dee animarci a sperare sicuramente il
paradiso la bella promessa che fa Maria stessa a coloro che l'onorano, e
specialmente a chi colle parole e coll'esempio procura di farla conoscere ed
onorare anche dagli altri: Qui operantur
in me, non peccabunt. Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt (Eccli.
XXIV, [30], 31). Oh felici dunque, dice S. Bonaventura, quelli che acquistano
il favore di Maria! questi saran riconosciuti da' beati già per loro compagni;
e chi porterà l'insegna di servo di Maria, sarà già registrato nel libro della
vita: Qui acquirunt gratiam Mariae,
agnoscentur a civibus paradisi, et qui habuerit characterem eius, adnotabitur
in libro vitae (S. Bon., in Spec.).35 Che serve dunque ad inquietarci
colle sentenze delle Scuole, se la predestinazione alla gloria sia prima o dopo
la previsione de' meriti? se siamo scritti o no nel libro della vita? se saremo
veri servi di Maria ed otterremo la sua protezione, sicuramente saremo scritti;
poiché, siccome dice S. Giovan Damasceno, Dio non concede la divozione verso la
sua santa Madre, se non a coloro che vuol salvi.36 Conforme par che
palesò espressamente il Signore per S. Giovanni: Qui vicerit... scribam super eum nomen Dei mei et nomen civitatis Dei
mei (Apoc. III, 12).37 Chi avrà da vincere e salvarsi, porterà
scritto nel cuore il nome della città di Dio. E chi è questa città di Dio se
non Maria, come spiega S. Gregorio sul passo di Davide: Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei? (Ps.
LXXXVI, [3]).38
- 277 -
Ben dunque può qui dirsi con S. Paolo: Habens signaculum hoc, cognovit Dominus qui
sunt eius (II Tim. II, 19): Chi porta questo segno d'esser divoto di Maria,
è riconosciuto da Dio per suo. Onde scrisse S. Bernardo che la divozione alla
Madre di Dio certissimum est signum
salutis aeternae consequendae.39 E 'l B. Alano, parlando dell'Ave Maria,
disse che chi spesso riverisce la Vergine con questo angelico saluto, ha un
segno molto grande di predestinazione: Habentes
devotionem hanc, signum est praedestinationis permagnum ad gloriam (P. 2
Ros., c. 11).40 E lo stesso disse della perseverante recitazione del
SS. Rosario in ogni giorno: Signum sit
tibi probabilissimum aeternae salutis, si perseveranter in die Beatam Virginem
in psalterio salutaveris (P. 4 de Psalt., c. 24).41
- 278 -
Dice
di più il P. Nierembergh - nel suo libretto dell'Affezione a Maria, al capo 10 - che i servi della Madre di Dio non
solo in questa terra son più privilegiati e favoriti, ma anche nel cielo
saranno più distintamente onorati. E soggiunge ch'essi avranno in cielo una
divisa e livrea particolare più ricca, per cui saranno riconosciuti per
famigliari della regina del cielo e per gente di sua corte, secondo quel detto
de' Proverbi: Omnes... domestici eius
vestiti sunt duplicibus (XXXI, 21).42
S. Maria Maddalena de' Pazzi vide in mezzo il mare
una navicella, in cui stavano ricoverati tutti i divoti di Maria, ed ella,
facendo l'officio di nocchiera, sicuramente li conduceva al porto. Col che
intese la santa che quelli che vivono sotto la protezione di Maria, in mezzo a
tutti i pericoli di questa vita, son liberi dal naufragio del peccato e della
dannazione; poiché da lei son sicuramente guidati al porto del
paradiso.43
- 279 -
Procuriamo dunque di entrare in questa navicella
beata del manto di Maria, ed ivi stiamoci sicuri del regno beato; mentre canta
la Chiesa: Sicut laetantium omnium
habitatio est in te, Sancta Dei Genitrix.44 S. Madre di Dio, tutti
coloro che saran partecipi del gaudio eterno, abitano in voi, vivendo sotto la
vostra protezione.
Esempio.
Narra Cesario (Lib. 7 dial.,
c. 3) che un certo monaco cisterciense molto divoto della Madonna, il quale
desiderava una visita dalla sua cara Signora e continuamente di ciò la pregava,
una notte uscito in giardino, mentre se ne stava guardando il cielo ed inviando
caldi sospiri alla sua regina per desiderio di vederla, ecco vede scendere dal
cielo una vergine bella e luminosa che gli domanda: Tommaso, avresti a caro di
sentire il mio canto? Certo, egli rispose. Allora quella vergine cantò con
tanta dolcezza, che al divoto religioso sembrava essere in paradiso. Finito il
canto, sparì e lasciollo in un gran desiderio d'intendere chi fosse stata
colei. Ma eccogli d'innanzi un'altra vergine anche bellissima, che ancora gli
fe' udire il suo canto. A quest'altra egli non poté contenersi di domandare chi
fosse, e la vergine rispose: Quella che poc'anzi vedesti fu Caterina, io sono
Agnese, tutte due martiri di Gesù Cristo, mandate dalla nostra Signora a
consolarti. Ringrazia Maria, e preparati a ricevere una grazia maggiore. E ciò
detto disparve; ma il religioso restò con maggiore speranza di veder finalmente
la sua regina. Né s'ingannò; poiché d'indi a poco vede una gran luce, sente
riempirsi il cuore d'una nuova allegrezza, ed ecco in mezzo a quella luce gli
si fa vedere la Madre di Dio circondata d'angeli, e d'una bellezza immensamente
maggiore dell'altre due sante apparitegli, che gli dice: Caro mio servo e
figlio, io ho gradita la servitù che m'hai fatta, ed esaudite le tue preghiere;
hai desiderato vedermi; eccomi: e voglio farti sentire anche il mio canto. E la
SS. Vergine cominciò a cantare, e fu tanta la dolcezza, che il divoto religioso
perdette i sensi e cadde colla faccia per terra. Sonò il mattutino, si unirono
i monaci, e, non vedendo Tommaso, andarono
- 280 -
a cercarlo alla cella e in
altri luoghi; finalmente andando al giardino lo trovarono ivi come morto. Il
superiore gli fece il precetto che dicesse quel che gli era accaduto, ed allora
egli, venendo in sé per virtù dell'ubbidienza, raccontò tutti i favori della
divina Madre.45
Preghiera.
O regina del paradiso, madre
del santo amore, giacché voi siete fra tutte le creature la più amabile, la più
amata da Dio e la sua prima amante, deh contentatevi che v'ami pure un
peccatore il più ingrato e misero che vive sulla terra, il quale, vedendosi
libero dall'inferno per vostro mezzo, e senza alcun merito così da voi
beneficato, s'è innamorato della vostra bontà, ed in voi ha collocate tutte le
sue speranze. Io v'amo, Signora mia, e vorrei amarvi più di quanto v'hanno
amato i santi più innamorati di voi.
Vorrei, se potessi, far conoscere a tutti gli uomini
che non vi conoscono, quanto voi siete degna d'essere amata, acciocché tutti vi
amassero e vi onorassero. Vorrei anche morire per vostro amore, in difendere la
vostra verginità, la vostra dignità di Madre di Dio, la vostra Immacolata
Concezione, se mai per difendere questi vostri gran pregi mi bisognasse
morire.
- 281 -
Ah Madre mia dilettissima, gradite questo mio
affetto, e non permettete che un vostro servo che v'ama, abbia da esser mai
nemico del vostro Dio che voi tanto amate. Ahi misero me! tale sono stato un
tempo, allorché offesi il mio Signore. Ma allora, o Maria, io non vi amava, e
poco cercava d'essere amato da voi. Or non però altro più non desidero, dopo la
grazia di Dio, che d'amar voi e d'essere amato da voi. Di ciò non mi sconfido
per le mie colpe passate, mentre so che voi, benignissima e gratissima Signora,
non isdegnate d'amare anche i più miserabili peccatori che v'amano; anzi non
lasciate da alcuno di farvi vincere d'amore.
Ah regina amabilissima, io voglio venire ad amarvi
in paradiso. Ivi giunto a' vostri piedi meglio conoscerò quanto voi siete
amabile e quanto avete fatto per salvarmi; ond'ivi io vi amerò con maggior
amore, e vi amerò eternamente, senza timore di lasciare mai più d'amarvi. O
Maria, io spero certo di salvarmi per vostro mezzo. Pregate Gesù per me. Non ci
vuol altro, voi mi avete da salvare; voi siete la mia speranza. Andrò dunque
sempre cantando:
O Maria, speranza mia,
Voi m'avete da salvar.
1 «Constantissima... apud Christifideles opinio est, diuturno
probata experimento, quotquot eadem Virgine utantur Patrona, eos haud esse in
aeternum perituros.» BENEDICTUS PP. XV, Litterae
Apostolicae, die 22 martii 1918. - Acta
Apostolicae Sedis, Ann. X, Vol. X, num 5 (1 maii 1918), pag. 182.
2
J. CRASSET, S. I., La véritable dévotion
envers la Sainte Vierge établie et défendue, partie 1, traité 1, question
7.
3 Christophorum de VEGA, S. I., Theologia Mariana, Palestra 29, Certamen
5, n. 1732-1734. Neapoli, 1866, II, pag. 408-410.
4
Franciscus de MENDOZA, S. I., Viridarium sacrae ac profanae eruditionis, lib.
2, problema 9. Lugduni, 1635, pag. 40.
5
«Sicut enim, o beatissima, omnis a te aversus et a te despectus necesse est ut
intereat, ita omnis a (leggi: ad) te
conversus et a te respectus impossibile est ut pereat.» S.
ANSELMUS, Oratio 52 (al. 51). ML 158-956.
6 «Ut enim, dicit
Anselmus, impossibile est quod illi a quibus Virgo Maria oculos misericordiae
suae avertit, salventur; ita necessarium quod hi ad quos convertit oculos suos,
pro eis advocans, iustificentur et glorificentur.» S. ANTONINUS, O. P., Sum.
Theol., pars 4, tit. 15, cap. 14, § 7. Veronae, 1740, IV, col. 1007;
Venetiis, 1581, IV, fol. 317, col. 2.
7
«Item ipsa est Domus maiestatis totius Trinitatis. Is. LX, 7: Offerentur, scilicet omnes fideles qui
per manum Christi sacerdotis volunt recipi et Patri praesentari, super placabili altari meo, id est
Maria, matre mea; et domum maiestatis
meae, quam tota Trinitas possedit et implevit, glorificabo in caelis, coram angelis et sanctis Dei. Unde sequitur (Is. LX, 12): Gens enim et regnum quod non servierit tibi,
o Mater mea, peribit. Glossa: in
die iudicii. Quasi dicat: Ergo, qui servierint ei, non peribunt.» Biblia Mariana, Isaias Propheta, n. 20.
Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni,
1651, XX, pag. 22 (di questo opuscolo, verso la fine del volume), col. 2;
Parisiis, XXXVII, 411, col. 1.
8
Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 116. Inter Opera S. Bonav., ed. Rom., Mogunt., Lugd. (1668),
VI, 487, col. 2. - Vedi Appendice, 2.
9 Id. op., Ps. 86, pag. 485, col.
1.
10 Id. op., Ps. 99, pag. 486, col.
1.
11 Didacus de CELADA, S. I., Iudith illustris perpetuo commentario litterali
et morali: Tractatus appendix de Iudith figurata, id est de Virginis Deiparae
laudibus: § 14 (in Iudith XI, 8), n. 69, Venetiis, 1638, pag. 690, col. 1:
«S. Martyr Ignatius: «Impossibile, inquit, est aliquem salvari peccatorum, nisi
per tuum, o Virgo, auxilium et favorem: quia quos non salvat Dei iustitia,
salvat sua intercessione Mariae misericordia infinita.» - Queste parole non
s'incontrano presso S. Ignazio Martire, neppure nelle Epistolae supposititiae.
12 Dubitano.
13 Il P. Crasset attribuisce a S. Gio. Grisostomo, non già quelle parole,
ma questa sentenza, «che la Vergine ha tratto dall'inferno una infinità di
persone... preservandole dalla dannazione eterna, perché ottiene ad una
infinità di peccatori la grazia di penitenza...» Dopo riferite le parole di S.
Bernardo, di S. Germano e di S. Cirillo, aggiunge: «S. Giangrisostomo, S. Fulgenzio, S. Anselmo, e gli altri Padri
comunemente le attribuiscono (a Maria) questa podestà.» La vera divozione verso Maria Vergine, parte 1, tratt. 1, qu. 12:
Venezia, 1762, pag. 198. - Per quel che riguarda S. Gio. Grisostomo si appoggia
forse il Crasset su quel «Sermo S.
Ioannis Chrysostomi, apud Metaphrasten», da cui vengono prese le Lezioni
del secondo Notturno nel Commune Festorum
B. M. V.; e specialmente sulla Lectio
VI: «... Assidue pro nobis precare Iesum Filium tuum... ut per te
misericordiam invenire in die iudicii... possimus.»
14 «Saepe, quos
iustitia Filii potest damnare, Matris misericordia liberat.» RAYMUNDUS
IORDANUS, dictus Idiota, Abbas
Cellensis, O. S. Aug., Contemplationes de
B. V., Prooemium: Summa aurea, IV,
851.
15 «In mari mundi
submergentur omnes illi quos non suscepit navis ista et quos non sublevat a
naufragio peccatorum.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 11, cap. 8,
n. 1. Inter Opera S.
Alb. M., Lugduni, 1651, XX, 316, col. 1; Paris., XXXVI, 579.
16 «Numquam de me,
ut in Domino confido, audiatur quod averser eam, erga quam minus bene affici
reprobatae mentis certum existimem indicium.» OECOLAMPADIUS, De laudando in Maria Deo sermo. Augustae,
in officina Sigismundi Grimm Medici et Marci Wyrsung, 1521, fol. B. II.
17 «Qui autem
praestat in obsequio tuo, procul fiat a perditione.» Psalterium
(maius) B. M. V., Ps. 118. Inter Op. S. Bonav., Rom., Mogunt., Lugd. (1668),
VI, 488, col. 2. - Vedi Appendice, 2.
18
PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis
animae, Excitatio 3 in Ps. 86, n. 9. Venetiis, 1720, pag. 16, col. 1: «Audi
quid sentiat Hilarius: «Quantumcumque
quis fuerit peccator, si Mariae, ut debet, devotus exstiterit, poenitentiam
agendo, numquam in aeternum peribit.» Nota marginale: «D. Hilar. cap. 12 in Matth.» - Ora, nel suo Commentario in Matth., cap. 12, n. 24,
ML 9-993, sui versi 47-50 Matt. XII: Ecce
mater tua et fratres tui foris stant, etc., dice soltanto S. Ilario: «Ceterum non fastidiose de
matre sua sensisse existimandus est, cui in Passione positus maximae
sollicitudinis tribuerit affectum (Io. XIX, 26, 27).»
19 «Qui Dei
Genitrici sedulo et perseveranter obsequitur, non multa temporis mora, et Deum
ipsum in se recipiet. Ubi enim adest Mater, Filius non potest abesse.»
PACIUCHELLI, O. P., Excitationes
dormitantis animae, Excitatio 5 in Salve
Regina, n. 8. Venetiis, 1720, p. 603, col. 2.
20
S. EPHRAEM, De SS. Dei Genitricis Mariae
laudibus, Opera, VI, Opera graece et latine (et latine tantum), III, Romae,
1746, pag. 575, col. 1: «Charta divinissima.» - Ibid., 575, col. 2.: «Tu captivorum redemptio atqe liberatio.» - Ibid., 576, col. 2: «Ave, iucunda
libertas.» - Orationes ad Deiparam,
ibid., pag. 525: «Tu... captivitatis liberatio;» pag. 529: «Liber divina
manu scriptus, per quem Adami chirographum scissum est;» ibid.: «Captivitatis liberatio;» pag. 531: «Mea libertas;» pag.
534: «Gaude, ipsius Testamenti sigillum;» pag. 535: «Vinculorum solutio;» pag.
544: «Esto... liberatio;» ibid.: «Vinculorum
meorum solutio;» pag. 546: «Tu... pretium redemptionis captivorum;»
ecc.
21 Non abbiamo
trovato questa espressione presso S.
Efrem. - S. GERMANUS, Patriarcha CP., In
dormitionem SS. Deiparae, sermo 2, MG 98-358: «(Quis enim te admirationi
non habeat)... damnatorum commendationem, maedictorum benedictionem?»
22 «Ascendens ergo
in altum Virgo beata, dabit ipsa quoque dona hominibus. Quidni daret? Siquidem nec facultas ei deesse poterit,
nec voluntas.» S. BERNARDUS, In
Assumptione B. V. M., sermo 1, n. 2. ML 183-415.
23
«Oratio eius (nelle nozze di Cana) erat nobilissimus modus orandi, tum quia
habebat rationem iussionis et imperii, tum quia impossibile erat eam non
exaudiri, iuxta illud quod in figura eius dixit Salomon matri suae Bersabeae,
quum aliquid petere vellet: Pete, inquit,
mater mea: neque enim fas est ut avertam
faciem tuam (III Reg. II,
20).» S. ANTONINUS, Summa Theol., pars
4, tit. 15, cap. 17, § 4. Veronae, 1740, IV, col. 1029; Venetiis, 1581, IV,
324, col. 2.
24
S. BERNARDUS, In Nativ. B. M. V.,
Sermo de aquaeductu, n. 8. ML 183-442.
25 Queste parole del
Damasceno, le riferisce pure il Crasset: La vera divozione verso Maria
Vergine, parte 1, trattato 1, questione 6, seconda prova, Venezia, 1762,
pag. 95. Non sembra però che S. Alfonso le abbia prese dal Crasset, mentre
indicano fonti diverse: Crasset, De
dormitione Deiparae; S. Alfonso, De
Nativitate. - Si noti che, alla fine del Carmen in festum Annuntiationis Beatissimae Dei Genitricis, del
Damasceno, MG 96-851, manca la consueta strofa in onore di Maria SS.; e pur si
ritrova nell'edizione antica delle Opere del Damasceno - Parisiis, 1575, cura Iacobi Billii - ed è questa: «Invituperabilem,
Deipara, spem tuam habens, servabor (cioè
salvus ero), defensionem tuam possidens, per quam, o pura, non timebo:
persequar inimicos meos et in fugam convertam, solam habens ut thoracem
protectionem tuam et omnipotens auxilium tuum; et deprecor, clamans tibi:
Domina, salva me intercessionibus tuis, et eleva me e tenebroso somno ad tuam
glorificationem potentia ex te incarnati Dei.» - Sembra che a questa strofa
alluda il Crasset, l. c., mentre, tra altro, dice: «Se voi mi tenete sotto la
vostra protezione, nulla avrò a temere; io incalzerò i miei nemici, e li
metterò in fuga.» - Anche S. Alfonso, altrove, cita in parte questa medesima
strofa, attribuendola però (vedi il nostro vol. XV, pag. 311, nota 12) al suo
vero autore, figlio adottivo del padre del Damasceno, Cosma di Gerusalemme: Hymmus VI, pro magna quinta feria, MG
98-482.
26 «Quo maior est
tua praecellentia, hoc certior est nostra fiducia... Salve... inferorum
formido, Christianorum spes et solatium!» ERASMUS Desiderius, Roterodamus, Paean Virgini Matri dicendus - Opera, Lugduni
Batavorum, 1704, col. 1229, 1232.
27 Nelle ediz.
precedenti al 1776 si ha: «la confidenza
in voi assicura della salute.»
28 Ven. P.
LODOVICO DA PONTE, S. I., Vita del Ven.
P. Baldassarre Alvarez, S. I., Roma, 1692, cap. 26, pag. 239: «Nella qual
divozione (a Maria) s'inoltrava in guisa, e con tanto fervore, che l'infernal
dragone, arrabbiato di vederlo sì divoto, pose ogni sforzo affine di
precipitarlo, procurando con tentazioni terribili di staccarlo dal tratto
ch'aveva con Dio Signor nostro e colla sua Madre Santissima. E stando il Padre
Baldassarre in orazione, avvertitosi di queste macchine, sentì dapoi
apertamente dirsi dal demonio: «Finiscila tu, che io la finirò, purché
intralasci questa tua divozione che hai verso questa donna che chiaman
Maria.»
29 «Deus Pater
virgini Catharinae dixit: «Mariae, unigeniti Filii mei gloriosae Genitrici a
bonitate mea concessum est, propter incarnati Verbi reverentiam, ut quicumque
etiam peccator ad eam cum devota veneratione recurrit, nullo modo diripiatur a
daemone infernali.» BLOSIUS, Abbas Laetiensis, Conclave animae fidelis, pars 2 sive Monile spirituale, cap. 1, n. 16. - Opera, Antverpiae, 1632, pag. 590, col. 1. - «(Alla dolcissima
Madre Maria dell'Unigenito mio Figliuolo) è dato questo, per reverentia del
Verbo, dalla mia bontà: cioè che qualunque sarà colui, o giusto o peccatore,
che l'abbi in debita reverentia, non sarà tolto né devorato dal Dimonio
infernale.» S. CATERINA DA SIENA, Il
Dialogo, Trattato della divina Provvidenza, cap. 139. - Opere, IV, Siena, 1707, pag. 251.
30 Così riferisce Lohner, Bibliotheca Concionatoria, v. Hyperdulia Mariana, § 3, n. 72, (ex Miechoviensi). Così pure altri. L'errore
è manifesto.
31
Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 67. Inter Opera S. Bonaventurae, Rom., etc. VI,
483, col. 2.
32
«Fieri non potest ut pereat, qui Mariae sedulus et humilis cultor fuerit.» Lud.
BLOSIUS, Abbas Laetiensis, Paradisus
animae fidelis, pars 1 sive Canon
vitae spiritualis, cap. 18, n. 3. Opera,
Antverpiae, 1632, pag. 18, col. 2.
33 «Quot fuissent
aeternaliter condemnati, vel in desperatione permansissent obstinati, nisi
benignissima Virgo Maria pro eis interpellasset ad Filium!» THOMAS A KEMPIS, Sermones ad Novitios, pars 3, sermo 4, n. 2. Opera, Coloniae Agrippinae et
Coloniae Allobrogum, 1759, I, pag. 84, col. 1. - Editio nova Pohle, Ad Novitios sermo 23, VI,
220.
34 «De omnibus
talibus enim similiter dici oportet, quod non erant in inferno finaliter
deputati, sed secundum praesentem propriorum meritorum iustitiam: secundum
autem superiores causas, quibus praevidebantur ad vitam revocandi, erat aliter
de eis disponendum... Nec tamen oportet quod hoc fiat communiter per suffragia,
quia alia sunt quae lege communi accidunt, et alia quae singulariter ex
privilegio aliquibus conceduntur.» S.
THOMAS, Sum. Theol., Supplementum
partis tertiae, qu. 71, art. 5, ad 5. - Vedi Appendice, 9.
35
FLODOARDUS, canonicus Remensis, Annales, ann.
934. ML 135-446. - Vedi Appendice, 9.
36
SURIUS, De probatis Sanctorum historiis, 4
dec., Vita S. Annonis, Archiepiscopi
Coloniensis, lib. 1, cap. 35. Coloniae Agrippinae, 1581, VI, pag. 802, 803. -
Vedi Appendice, 9.
37
PELBARTUS de Themeswar, Ord. Min., Stellarium coronae gloriosissimae Virginis, lib.
2, pars 2, art. 1. Venetiis, 1586, fol. 217, col. 1, 2. - Vedi Appendice, 9.
38
«Ne tua nos opitulatione destitutos reliqueris. Si enim abs te relicti
fuerimus, quo vero etiam confugiemus? Quid autem etiam nobis fiet, o
sanctissima Dei Genitrix, quae Christianorum spiritus ac flatus exsistis?» S.
GERMANUS, Patriarcha CP., Oratio in
Encaenia aedis SS. Deiparae, in fascias Domini et in zonam Deiparae. MG 98-378.
39 Queste parole,
quasi testualmente, si leggono, non già presso S. Anselmo, ma presso il suo coetaneo GOFFRIDUS, Abbas Vindocinensis
(Vendôme), S. Priscae Cardinalis, Sermo
8, In omni festivitate B. M. Matris Domini, ML 157-208: «Beata autem Maria,
mater virgo, et sponsa intacta, ibi (cioè
in extremo iudicio) piissima apud piissimum Filium suum obtinebit ut nemo
illorum pereat, pro quibus vel semel oraverit.»
40 «Si iustificare
me voluero, iudex sit et condemnet me; si miserum confiteor, impendat
misericordiam. Si talis accedam ad iudicium, et matrem misericordiae in causa
mea habuero mecum, quis iudicem denegabit propitium?» RICHARDUS A S. VICTORE, Explicatio in Cantica Canticorum, cap.
39. ML 196-518.
41 «Tu spes mea,
turris mea, in qua finem totius salutis meae constitui. Si, quod absit, iudex
iratus servum tuum peccati reum damnare voluerit, per manus tuas piissimas hoc
faciat! Si autem ex gratia salvare decreverit, te mediante salutem mihi mittere
dignetur! Ego a te neque vivus, neque mortuus, nec in prosperis, nec in
adversis umquam volo separari.» B. HENRICUS SUSO, O. P., Horologium Sapientae, lib. 1, cap. 16. Edidit Carolus Richstätter, S. I. Taurini, 1929, pag.
166.
42
Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 30. Inter Op. S. Bonav., Romae, etc., VI, 480. -
Vedi Appendice, 2.
43 Riccardo è il nome, non già di uno di
quei due giovani scapestrati, i quali attendevano o fingevano di attendere agli
studi accademici, ma di un altro giovane, Riccardo Trouve - poi Riccardo di S.
Anna - nato in Ham-sur-Heure (ora della diocesi di Tournai) nel 1585, e mandato
a Bruxelles dai genitori a fare il sarto. Questi, come narra il Van Lyere (Trisagion Marianum, pag.
471), fu «horum omnium oculatus testis atque eisdem permotus ad praedictum
Ordinem (Fratrum Minorum) suscipiendum.» Egli stesso narrò tutto l'accaduto al P. Alfonso de Andrada, S. I., il quale
lo riferì nei suoi Discursos del bautismo
de Nuestra Señora, Madrid, 1639. Il fatto avvenne in Bruxelles nel 1604.
Riccardo si presentò, senza indugio, al convento di Bastogne, e accettato, fece
il noviziato e la professione, come fratello laico, in quello di Nivelles, ai
13 di aprile 1605. Mandato a Roma, poi in Ispagna, quindi nelle Filippine,
venne, per le sue belle doti, applicato agli studi, ordinato sacerdote - in età,
dicono gli Annales Minorum, di 22
anni - e destinato alle missioni del Giappone. Finalmente, secondo la profezia
ispiratagli da Dio fin dai più teneri anni e spesso reiterata da lui, morì
martire, bruciato vivo, in Nangasaki, ai 10 di Settembre 1622. Fu beatificato
nel 1867. - Del giovane convertito, non sappiamo altro se non che, fattosi
anch'egli francescano, fu modello di penitenza e di divozione a Maria SS. - Hadrianus LYRAEUS (Van Lyere), S. I., Trisagion
Marianum, lib. 3, Antverpiae, 1648, pag. 469-471, immediatamente prima
della Conclusione dell'opera. - Annales Minorum, XXV, ann. 1622, num.
16-26, pag. 481-486. - Leggendario
Francescano, 10 settembre.
44 Non ho forza.
1 «(Beata Virgo) in
regno purgatorii dominium tenet; propterea inquit: Et in fluctibus maris ambulavi. Poena siquidem purgatorii ideo
dicitur fluctus, quia transitoria
est; sed additur maris, quia nimium
est amara... Et ab iis tormentis liberat
Beata Virgo, maxime devotos suos. Et hoc est quod ait: Et in fluctibus maris ambulavi, scilicet visitans, et subveniens
necessitatibus et tormentis devotorum meorum: imo et omnium qui ibi exsistunt,
quia filii eius sunt, quum sint filii gratiae, et in gratia confirmati atque de
gloria certificati.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro festivitatibus SS. et Imm. V. M., sermo 3, De glorioso nomine V. M., art. 2, cap.
3. Venetiis, 1745, IV, 80, col. 2; 1591 (1601), III, 89, col. 2.
2
Eccli. XXIV, 8.
3 Vedi sopra, nota
1.
4 «Vides quantum
referat hic Virginem colere ac venerari, cum cultorum suorum in purgatoriis
fiammis exsistentium non obliviscatur; et licet omnibus opem ac refrigerium
ferat, id tamen praecipue erga suos praestat.» Aloysius NOVARINUS, Cler. Reg., Electa
sacra, II, Umbra virginea, cap.
15, excursus 86, n. 784. Venetiis, 1632, p. 333, col. 2.
5 «Sum etiam Mater
omnium qui sunt in purgatorio, quia omnes poenae quae debentur purgandis pro
peccatis suis, in qualibet hora propter preces meas quodammodo mitigantur. Ita
placet Deo, ut aliquae ex his poenis, quae debentur eis de rigore divinae
iustitiae, minuantur.» Revelationes S. BIRGITTAE, olim a Card. Turrecremata (Torquemada) recognitae, lib. 4, cap. 138.
Coloniae Agrippinae, 1628, p. 298, col. 1.
6 Profundum abyssi penetravi. Eccli. XXIV,
8. - L'applicazione di questo testo non si è trovata presso S. Bonaventura.
7
«Septima clausula est, Et vidit Deus
lucem quod esset bona. Ecce nativitas virginis Mariae... Nam bona erat
angelis...; bona hominibus...; bona peccatoribus...; bona iustis...; bona
sanctis Patribus...; bona animabus de purgatorio, quia per eam habent
suffragium; bona navigantibus...; bona laborantibus in terra...» S. VINCENTIUS
FERRERIUS, Sermones de Sanctis, sermo
2 de Nativ. B. M. V., n. 7. Coloniae
Agrippinae, 1676, pag. 469.
8
«Et Filius ait: «Tu es mater mea. Tu regina caeli. Tu mater
misericordiae. Tu consolatio eorum qui
sunt in purgatorio. Tu laetitia eorum qui peregrinantur in mundo. Tu es
Domina angelorum. Tu cum Deo excellentissima. Tu es etiam Princeps super
diabolum.» Revelationes S. BIRGITTAE,
lib. 1, cap. 16. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 22, col. 1.
9
«(Verba Reginae caeli). Filius
meus quantum etiam honoravit nomen meum, audi. Nomen meum est Maria, sicut
legitur in Evangelio. Hoc nomen cum Angeli audiunt, gaudent... Ille qui in
purgatorio sunt ultra modum gaudent, tamquam aeger in lecto iacens, si audierit
ab aliquibus verbum solatii, et quod ei placet in animo, quod statim exsultat.»
Id. op., lib.
1, cap. 9, pag. 11, col. 2. - DIONYSIUS CARTUSIANUS, Opera, XXXVI, Opera minora, IV,
Tornaci, 1908, De dignitate et laudibus
B. V. M., lib. 3, art. 30, pag. 146, col. 2.
10 «Virginis nomen
illarum poenarum refrigerium est; addit eadem Virgo preces, quibus, veluti
supero quodam rore, cruciatus illi magni mitigantur. Sub Spiritus Sancti umbra
Mater omnium facta Maria est, sed earum praecipue animarum quae purgatorias
sustinent flammas; et facile crediderim qualibet hora fiammas illas Mariae
precibus mitigari, leviores lenioresque reddi.» Al. NOVARINUS, Cl. Reg., Electa
Sacra, II, Umbra Virginea, cap.
15, excursus 86, n. 785. Venetiis, 1632, pag. 333, col. 2.
11
«Admirari potius oportebat daemones et pavescere quasi quaerentes inter se: Quae est quae ascendit per desertum quasi
aurora consurgens (Cant. III, 6), quae nobis est umbra mortis, et terribilis ut castrorum acies ordinata (Cant.
VI, 3)? - Non est quidem incredibile Christum fuisse (sembra che voglia dire il
Gersone: Christum fuisse qui sic exclamaret: Quae est ista...) cuius currus erat decem millibus multiplex (Ps. LXVII, 18) per Angelos ducens secum
multam ex purgatorio captivitatem, ob honorem novae coronationis ipsius quae
Regina misericordiae, et Domina gratiae, et Mater misericordiae, sub cuius
imperio sunt omnia iura regnorum, ut in
suo nomine flectatur omne genu caelestium, terrestrium et infernorum (Phil.
II, 10), quamvis aliter ad Filium benedictum, qui tamen subditus dignatus est
esse illi.» IO. GERSONIUS, Collectorium
super «Magnificat», tractatus 4 (versus finem). Opera, IV, Antverpiae, 1706, col. 287.
12
«Ferunt quippe bonae notae auctores, Virginem morituram in caelumque ituram a
Filio hoc petiisse, ut omnes animas, quae in Purgatorio detinebantur, secum ad
gloriam ducere posset, quod ipsam obtinuisse dubium non est.» Al. NOVARINUS, l. c. (nota 10), n. 786,
pag. 334, col. 1. - Aggiunge il Novarino:
«Illud hic addiderim, non ea tantum vice qua assumpta in caelum est,
animarum liberationem obtinuisse, sed quotiescumque haec eadem solemnitas
singulis vertentibus annis celebratur; adeo ut in eiusdem Virginis gratiam maximus
numerus animarum, quae purgatoriis crucitibus torquentur, ab illis poenis
liberentur.»
13 Dalle parole
riferite nella nota 11, e molto più chiaramente dal contesto, apparisce che Gersone intende parlare, non solo di
quello che succedette nell'incoronazione di Maria, ma del suo attuale e
permanente privilegio di Regina e Madre di misericordia: Regina che può, Madre
che vuole venire in aiuto dei suoi servi e figli. - Vedi, l. c., col. 285, da
quelle parole: «Vellem comparares beatitudinem Mariae, qua nunc fruitur...», col. 286, 287.
14 Vedi sopra, nota
1.
15 «Crediderim
etiam, et facile Virginis cultor suum quoque calculum adiiciet, omnibus qui in
purgatricibus illis flammis suas maculas purgarunt, Mariae meritis non solum
leviores fuisse redditas illas poenas... sed et breviores contractioresque,
adeo ut cruciatuum tempus contractum Virgini ope illis sit, quod alioquin
longius porrigi debuerat.» Al. NOVARINUS,
l. c. (nota 10), n. 787, p. 335, col. 1.
16
«Religiosus plane presbyter Ioannes rem mihi retulit ante paucos annos Romae
contigisse, quam narro. In Assumptione scilicet beatae Dei Genitricis Mariae,
cum nocturno tempore Romanus populus iuxta morem orationibus et litaniis
insisteret, et accensis luminibus diversarum regionum ecclesias perlustraret;
mulier quaedam in basilica, quae est ad honorem eiusdem beatae Virginis in
Capitulo (Capitolio vel Campitello) constituta, commatrem suam vidit, quae
scilicet ab anno fere fuerat iam defuncta. Cumque per multitudinem confluentium
ad eius attingere non potuisset alloquium, studuit eam in tali cuiusdam
angiportus articulo praestolari, ut dubium non esset quod, egressa basilicam,
ab ea declinare non posset. Hanc itaque transeuntem protinus inquisivit: «Num,
inquit, tu commater mea es, Marozia videlicet, quae dudum defuncta es?» Hoc
illi vocabulum fuerat, dum adviveret. Qua respondente: «Ipsa sum» - «Et
quomodo, inquit, tibi nunc est? - Ait: Usque hodie non levis me poena constrinxit,
quia videlicet per lasciviae petulantis illecebras cum coaetaneis me puellis in
tenera adhuc aetate foedavi; et hoc ipsum, proh dolor! oblivioni quodammodo
tradens, sacerdoti quidem confessa fui, sed iudicium non accepi. Verum hodie
Regina mundi pro nobis preces fudit, meque cum multis aliis de locis poenalibus
liberavit, tantaque multitudo per interventionem eius hodie est de tormentis
erepta, ut numerum totius Romanae plebis excedat; unde sacra eidem Dominae
nostrae gloriosae dicata passim loca visitamus, actionesque sibi gratiarum pro
tantis misericordiae beneficiis alacres exhibemus.» Cumque super hoc commater
illius ambigeret, nec fidem facile sermonibus adhiberet, subiunxit: «Ut
experiaris, inquit, pro certo verum esse quod loquor, scias te transacto hoc
anno, in hac eadem festivitate procul dubio morituram. Quod
si, quod fieri non potest, ulterius vixeris, me protulisse mendacium liquido
comprobabis.» Et his dictis, ab oculis
eius evanuit. Mox illa cilicium induit, et de obitu suo sollicita, quae audierat,
vivere cautius coepit. Quid plura? Peracto fere anno, pridianis coepit
aegrotare vigiliis, in ipso vero festivitatis die vitam, sicut ei demonstratum
fuerat, terminavit.» S. PETRUS DAMIANUS, Opusculum 34, pars 2, Disputatio de variis apparitionibus et
miraculis, cap. 3. ML 145-586, 587. Opera, Romae, 1606, I, Epistolorum
lib. 3, epistola 10, pag. 164, 165.
17 «Duo socii erant
se invicem valde amantes. Quorum unus circa festum Omnium Sanctorum defunctus
est. Alius vero continuis fletibus se affligens, nihil pro defuncto oravit. Cui
post festum Nativitatis Christi defunctus apparuit, dicens: «Nihil mihi
profecisti solum plorando.» Et quasi improperans ei fletum: «Ecce, inquit,
beatissima Virgo Maria, singulis annis in festo Nativitatis Christi ad
purgatorii loca cum multitudine angelorum descendit, et multas inde animas
eripit, quoniam in nocte solemnitatis illius Christum Regem gloriae peperit.
Quumque in proxima Nativitatis Christi solemnitate descenderet, et multas
eriperet animas, sperabam quod precibus tuis fuisset me etiam eductura, sed non
fecit. Verum quoniam proxima nocte dominicae Resurrectionis solet descendere ad
purgatorium pro eductione animarum, eo quod Christus nocte illa sanctos de
limbo eduxit, rogo ne cesses pro me cum lacrimis exorare, ut me illa nocte
dignetur eripere. Et in hoc scies te
exauditum, si tibi ultra non apparuero.» Et quia defunctus ille ad
viventem non rediit, creditur per Virginem gloriosam nocte illa ereptus. Ex hoc
quoque exemplo docentur fideles pro amicis suis defunctis magis orare quam
fiere, nisi pro illorum liberatione fleant orando.» D. DIONYSIUS CARTUSIANUS, In solemnitate Assuimptionis B. V. M., sermo
secundus. Opera, XXXII, Tornaci,
1906, pag. 320, col. 2; Coloniae, II, 1523, p. 279, col. 1.
18 «Facile autem
crediderim in Virginis honorem gaudilique cumulum, in quocumque Virginis
solemni festo plures animas ab illis poenis exui.» Al. NOVARINUS, l. c. (nota 10), n. 786, pag. 334, col. 2.
19 CRASSET, S. I., La vera divozione verso Maria Vergine, trattato
6, pratica 4. Venezia, 1762, II, p. 633 e seg. - Sulle autorità qui allegate,
vedi Appendice, 10.
20 «Beatissima
Virgo... filios in scapularis societatem relatos, qui abstinentiam modicam
precesque paucas eis praescriptas frequentarunt, ac pro sui status ratione
castitatem coluerunt, materno plane affectu, dum igne purgatorii expiantur,
solari, ac in caelestem patriam obtentu suo quantocius pie creditur efferre.»
BREVIARIUM ROMANUM, In Commemoratione B.
M. V. de Monte Carmelo, lectio 6.
21 Menologium Cisterciense, XIV Cal.
aprilis (19 martii): «Villarii in Brabantia, beatus Abundus monachus, quem ab ipsa puerita optimi mores, acumen
ingenii, et columbina simplicitas, gratum omnibus et venerandum reddiderunt:
qui saepe in ecstasim raptus, caelitum Ordines, Angelorum Regem eiusque
gloriosam Genitricem non modo vidit, sed et eorum familiari colloquio usus
est...» - Chrys. HENRIQUEZ, Menologium Cisterciense notationibus
illustratum, l. c., nota h), Antverpiae,
1630, pag. 88, col. 2:«Vix credo aliquem alium in hac misera lacrimarum valle
constitutum, similibus favoribus a B. Virgine fuisse nobilitatum.»
22 Menologio Cisterciense, VI nonas
octobris (2 octobris): «Villarii, beatus Godefridus
Pachomius, ibidem monachus, multis et praeclaris prodigiis illustris, qui
in illa solitudine vitam sanctissimam instituens, humilitatis et pietatis
operibus se dedit, et meritis ac diebus plenis obdormivit in Domino.» - Chrys. HENRIQUEZ, Menologium..., l. c., nota l),
pag. 334, col. 1: «In libro de Gestis
virorum illustrium solitudinis Villariensis haec habentur: «Postquam
(Godefridus, antea Ordinis S. Augustini Canonicus, Ordini Cisterciensi) se tradidit
Villarii, vixit ibidem quadraginta septem annis, in maxima austeritate...
Quodam tempore audivit vocem dicentem: «Dormi, anima, et requiesce: ecce
appropinquat regnum caelorum.» Eodem tempore videbatur alteri monacho, quod
beata Virgo cum monachis Capitulum tenebat, et consurgens ibat ad amplexandum
Godefridum. Huic aliquando dixit beatus Abundus: «Beatus es, Frater Godefride,
et bene tibi erit, quia mihi iterum praeceptum aliquam tibi dicere, quae laetis
auribus audire debes. Recordare quod olim, cum esses iunior, gloriosa Virgo
Maria per me tibi nuntiabat dicens: «Frater Abunde, dic Fratri Godefrido ut
proficiat de virtute in virtutem: sic erit Filii mei et meus monachus. Et cum
migraverit anima eius a corpore, non dimittam eam venire in purgatorium, sed
suscipiam eam, et offeram Filio meo.» - IDEM, l. c., nota p), pag. 334, col. 2: «In Additionibus
ad Chronicon VIllariense haec
habentur: «Multis sanctis hominibus ac feminis Reclusis, tam his qui prope quam
qui procul erant, pulchris exemplis ostensum est, quod Godefridus obitus sui
diem praesciret, et quod beata Maria, cum B. Ioanne Evangelista, et cum undecim
millibus Virginum, in discessu eius foret, et quod animam cum multa exsutatione
perducerent ad aeternam vitam sine purgatorii poena.»
23 Io. Eus. NIEREMBERG, S. I., Trophaea Mariana, seu de victrice
misericordia Deiparae patrocinantis hominibus, libri sex: lib. 4, cap. 29. Antverpiae, 1658, pag. 178, 179. - MARRACCIUS Hippolytus, Cong. Cler. Reg. Matris
Dei, Familia Mariana, VII, Fundatores Mariani, cap. 18, De S. Dominico: Migne-Bourassé, Summa Aurea, XI, col. 466. -
Alcuni autori riferiscono questo racconto, aggiungendovi un particolare: cioè
che S. Domenico abbia fatto risalire dal pozzo, dopo la testa, anche il corpo
di Alessandra, e che la testa si sia riadattata al corpo: ciò manifestamente
per ovviare all'inconveniente della comunione fatta da chi abbia la sola testa,
mentre l'atto del mangiare non si compie nella bocca. Ma ciò è assolutamente
contrario al racconto originale, il quale è del B. ALANUS REDIVIVUS RUPENSIS, De ortu atque progressu Psalterii Christi et
Mariae, pars 5, cap. 62 (in altre
edizioni: pars 5, II, Exempla devoti
sexus feminei, exemplum 4), Venetiis, 1565, pag. 443 et seq. - Vi sono
altri fatti simili - accertati da testimoni degni di fede - di morti
risuscitati o di persone conservate in vita contro le leggi naturali, per
intercessione di Maria SS. Notano i
Padri Dujardin e Pladys (Les Gloires de
Marie, traduction française) che il P. Gio.
Batt. Van Ketwig, O. P.,
nella sua, - «haud spernenda», dice Hurter
- Panoplia Mariana, Antverpiae, 1720, sect. 3, par. 3, princ. 2, prop. 2,
abbia sciolto le difficoltà mosse dagli «antidicomarianitae» contro il detto
miracolo. Le obbiezioni teologiche
contro la possibilità di simili miracoli e la convenienza di siffatti
disposizioni della Provvidenza in favore di alcune anime, le troviamo anche noi
infondate, con S. Alfonso e collo stesso S. Tommaso. Si veda, in fine di questo
volume, l'Appendice, 9. La dottrina del B. Alano non è per niente
sospetta. Non mancano però fondamenti per mettere in dubbio l'esattezza storica di alcuni suoi racconti, quando
mancano altre testimonianze. Resta pur cosa certa e non trascurabile ch'egli
abbia avuto una missione speciale, e che abbia contribuito, in modo assai
efficace, a rinvigorire la devozione cotanto salutare, e veramente cattolica, al SS. Rosario.
1 Et in his omnibus requiem quaesivi, et in
hereditate Domini morabor. Eccli. XXIV, 11. - «Beatus, in cuius domo (B.
Virgo) requiem invenerit, nam ibi manebit. Constat quod non sine Filio suo, nec
Filius sine Patre, nec Pater sine Spiritu Sancto.» HUGO DE S. CHARO, O. P.,
Cardinalis, Postilla super
Ecclesiasticum, in h. l. Opera, III,
Venetiis, 1703, fol. 216, col. 4.
2 Manifestamente al
Paciucchelli deve sostituirsi «il detto UGON
CARDINALE», l. c.: «Et in hereditate
Domini morabor, id est, in illis qui sunt hereditas Domini, quos Dominus
excolit et custodit ut hereditatem suam;» il che egli intende specialmente dei
contemplativi.
3 «Ego feci in caelis ut oriretur lumen
indeficiens (Eccli. XXIV, 6),
id est, genui Christum qui est in caelis lumen indeficiens... Multi etiam
Sancti sunt in caelis intercessione eius, qui numquam ibi fuissent nisi per
eam...» IDEM, in Eccli. XXIV,
6, fol. 215, col. 4.
4 «Fructus gratiae
inveniet qui speraverit in illa: porta paradisi reserabitur ei.» Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 90. Inter Op.
S. Bonav., ed. Lugdun. 1668, etc., VI, 485, col. 2. - Vedi Appendice, 2.
5 «Ave, porta
caelorum, et scala, ascensusque omnium. Ave, portarum caelestis paradisi
reseramentum.» S. EPHRAEM Syrius, Sermo de SS. Genitricis Virginis Mariae
laudibus. Opera, VI, Opera graece
et latine, et latine tantum, III, Romae, 1746, pag. 576, col. 2.
6
Lud. BLOSIUS, Abbas Laetiensis, Paradisus animae fidelis, pars 2, Piarum precularum Cimeliarchion IV,
Endologia ad Mariam prima. Opera,
Antverpiae, 1632, pag. 52, col. 2: Coloniae, 1589, pag. 143, col.
2.
7 Non sappiamo di
chi sia questa invocazione. - Il Blosio, nel
suo Cimeliarchion (vedi la nota
precedente), Endologia ad Mariam secunda, pag. 53, col. 1, dice a Maria: «Tu
clavis gemmata, paradisi ianuam resereans.»
8 «Ideo benedicta in
mulieribus quia ipsa sola maledictionem sustulit, et benedictionem portavit, et
ianuam paradisi aperuit: et ideo convenit ei nomen Maria, quae interpretatur stella maris: quia sicut per stellam
maris navigantes diriguntur ad portum, ita Christiani diriguntur per Mariam ad
gloriam.» S. THOMAS AQUINAS, Opera, XVII,
Romae, 1570, opusculum 8, Expositio super
Salutatione Angelica, fol. 76, col. 1.
9
«Gaudeamus in nativitate matris Christi. Hodie nata est regina mundi,
fenestra caeli, ianua paradisi, tabernaculum Dei, scala caelestis, per quam
supernus Rex humiliatus ad ima descendit, et homo, qui prostratus iacebat, ad
superna exaltatus ascendit.» S. PETRUS DAMIANUS, Sermo 46, Homilia in Nativ. B. M. V., ML 144-753. - «Facta est Maria scala
caelestis, quia per ipsam Deus descendit ad terras, ut per ipsam homines
ascendere mereantur ad caelos.» Inter Opera
S. Augustini, Sermo 123 (inter spurios), n. 2, ML 39-1991; inter Opera S. Fulgentii, episcopi Rupensis, Sermo 36 (inter spurios), ML 65-899.
10 «Iure itaque
merito, cum ea quae gaudium suscepit, gaudeamus, Deique nostri Matrem in haec
verba cum Gabriele salutemus: Ave,
gratiosa, Dominus tecum: quod facta sis nobis salutis via, ascensusque ad
superos.» S. ANASTASIUS, Antiochenus episcopus (+ 598-599, diverso da quello
detto «il Sinaita», o il «nuovo Mosé»), In
Annuntiationem intemeratissimae ac Deiparae Mariae, sermo 2. MG 89-378.
11
«Neque enim impotens erat Deus, et sine hoc aquaeductu (cioè Maria) infundere
gratiam, prout vellet; sed tibi vehiculum voluit providere.» S. BERNARDUS, In
Nativ. B. M. V., sermo
de aquaeductu, n. 18. ML
183-448.
12
«Gaude, Thesbitae vive et clarissime currus, - Virtutum rapidis concite
quadriiugis.» IOANNES GEOMETRA, Hymni 5 in S. Deiparam, Hymnus 1, vers.
25, 26. MG 106-855. - «Gaude, corpus quod Solis fuit aurea rheda, - Quae
Dominum solis contulit aethereum.» IDEM,
Hymnus 3, versus 21, 22, col. 862.
13
«Scire et cognoscere te, est radix immortalitatis: et enarrare virtutes tuas
est via salutis.» Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 85. Inter Opera S. Bonav., ed. Rom., Mogunt., Lugdunen. (1668),
VI, 485, col. 1. - Vedi Appendice, 2.
14 «Leo, alius
Francisci socius insigni florens sanctitate, miras sub hoc tempore caelestes
excipiebat immissiones; quarum illa memorabilis in Virginei patrocinii
commendationem. Erat magna planities, et in ea species quaedam iudicii mox
futuri. Magna aderat hominum multitudo; angelorum tubae personabant; deniquae
binae scalae e summo caelo usque ad terram demissae, altera candido colore,
altera purpureo. Huic autem purpureae imminens visebatur ex alto Christus,
vultus habitu severo atque subirato. At Franciscus, pauloinfra ipsum, Fratres suos evocabat, ut fidenter
ascenderent: nam Dominum ita velle, eosque invitare. Cum autem illi se per
scalam audenter efferrent, alius de tertio, alius de quarto, vel de decimo,
alii de superioribus ac pene iam ultimis gradibus procidebant. Qua suorum clade
magnopere commotus Divus Franciscus, eos voce magna admonuit, ut ad scalam
alteram candidam accurrerent; illic nihil fore periculi. Itaque cum ad eam accessissent,
Mariam ei incumbentem videbant, quae eos blandissime intuens, studiose etiam
iuvaret, exciperetque singulos, ita ut nullo negotio ad unum plurimi in caelum
evaserint.» Luc. WADDINGUS, Annales Minorum, ann. 1232, n. 28.
Romae, 1732, II, 294, 295.
15 «Domine, inquit Propheta, est in caelo misericordia tua. (Ps. XXXV,
6). Hoc est, glossat Cartusianus, in
electis; videlicet, in angelis sanctis et hominibus, qui sunt cives caeli,
maxime apparet ac splendet misericordia tua, sicut in reprobis iustitia. Electi
enim sunt vasa misericordiae in honorem, et reprobi sunt vasa irae in
interitum. Et rursus: Magna est super
caelos misericordia tua (Ps. CVII, 5), id est, ut Ecstaticus (cioè lo
stesso Cartusiano) explicat: copiose
effusa est miseratio tuae bonitatis super cives caelestes; et ipsis refulget
pietas tua, quoniam sola gratia sunt conservati a malo et conservati in bono.
Sed unde caelestes cives sua diademata consequuntur? Profecto per Christum et
eius sanctissimam Genitricem. Quis salvatur? quis regnat in caelo? Illi sane
pro quibus Regina misericordiae interpellat.» PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis animae, Excitatio 2 super Antiphonam Salve Regina, n. 5. Venetiis, 1720, p. 566, col.
1. - Doctoris Ecstatici S. DIONYSII
CARTUSIANI Opera, V, Monstrolii,
1898, pag. 625, col. 1, in Ps. 35, v.
5: «Domine in caelo misericordia tua, id
est, in electis, videlicet in angelis sanctis ac bonis hominibus, qui sunt»
etc. come sopra, fino a: «vasa irae in interitum.» - EIUSDEM, Opera, VI, Monstrolii, 1898, pag. 481,
col. 1, 2, in Ps. 107, v. 6: «Quia magna est super caelos misericordia
tua, id est, copiose effusa est miseratio tuae bonitatis super cives
caelestes. Et in ipsis refulget pietas tua, quoniam sola gratia sunt
praeservati a malo et confirmati in bono.» Tutto il resto è conclusione del
Paciuchelli.
16 «Et cum regibus in solio (Iob, XXXVI, 7):
subauditur, sedere eos fecit, hoc est, iustos. Reges autem dicit qui carnem
suam regunt.» S. AUGUSTINUS, Annotationes
in Iob, in cap. 36. ML 34-865. - «Cum autem venerit quod speramus, non iam
inter duas hereditates requiescemus: sed in nova vera, cuius vetus erat umbra,
regnabimus... Dicuntur autem illi reges (in
praesenti tempore), utique a regendo: et quid magis quam carnis concupiscentias?
«IDEM, Enarratio in Ps. LXVII, n. 20,
21. ML 36-825, 826. - «Quarum (civitatum) est una (eorum qui secundum Deum
vivunt) quae praedestinata est in aeternum regnare cum Deo.» IDEM, De
civitate Dei, lib. 15, cap. 1, n. 1. ML 41-437.
17
«Excellenter potens est in Ecclesia triumphante. Unde dicit Eccli. (XXV,
15): In Ierusalem superna potestas mea, imperandi scilicet quod
volo, virtutibus angelicis et animabus sanctis, et faciendi ad beneplacitum
meum, et quos volo introducendi.» RICHARDUS
A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib.
4, cap. 29, n. 1. Inter Opera S.
Alberti Magni, Lugduni 1651, XX, pag. 146, col. 1, 2; Paris., XXXVI, p.
256, col. 1.
18 «Ubicumque enim
praedicatum fuerit illud de dilecto dictum: Minnisti
eum paulo minus ab angelis, gloria et honore coronasti eum, et constituisti eum
super opera manuum tuarum (Ps. VIII, 6,
7), praedicabitur et de te, quod sis, o dilecta, et mater huius coronati, ac
proinde regina caelorum, totum iure possidens Filii regnum.» RUPERTUS,
Abbas Tuitiensis, In Cantica, lib. 3.
ML 168-891.
19 «Horum (cioè perfectorum: degli «incipientes» e
«proficientes», s'è parlato sopra) mater est B. Virgo Maria, procurando eis
consecutionem aeternae beatitudinis. Est enim figurative illa Bethsabee, quae
interpretatur puteus septimus propter
plenitudinem omnium gratiarum, quae suis precibus petiit et obtinuit a David,
regnum suum dari filio suo Salomoni: III Reg. I, 11-41.» S. ANTONINUS, Sum. Theol., pars 4, tit. 15, cap. 2, §
2. Veronae, 1740, IV, col. 920. - PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis animae, Excitatio 2 super Antiphonam Salve Regina, n. 5, Venetiis, 1720, p. 566, col.
1, 2: «D. Antoninus mysticum sensum et utique pulcherrimum in hac sacra
contemplatur historia (III Reg. I). Est, inquit, Maria figurative illa
Bethsabea, quae interpretatur puteus
septimus propter plenitudinem omnium gratiarum: quae suis precibus petiit
et obtinuit a David regnum dari filio suo Salomoni. Regnatis, et in perpetuum
regnatis, o caelestes; iterum dicite, quaeso, mihi: quis istud beatum regnum
obtinuit? Ne haesites, respondent: Virgo Maria, Regina misericordiae, cuius
misericordia est in caelo, caeleste nobis regnum suo interventu, auxiliis et
precibus impetravit.»
20 Forse qualche pio
autore - da cui l'avrà preso S. Alfonso - avrà così tradotto quel che dice il
GUERRICO, In Assumptione B. Mariae, sermo
1, n. 4, ML 185-189: «Et nunc siquidem habitamus in adiutorio Matris Altissimi,
in protectione ipsius commoramur, tamquam sub umbra alarum eius: et postmodum
in consortio gloriae ipsius, tamquam in sinu ipsius confovebimur. Tum erit vox
una laetantium et aggratulantium Matri: Sicut
laetantium omnium nostrum habitatio
est in te (Ps. LXXXVI, 7), sancta Dei Genitrix. Nullatenus autem credideris
maioris esse felicitatis et gloriae, habitare in sinu Abrahae quam in sinu
Mariae, cum thronum suum in ea posuerit Rex gloriae.» Nel seno di Abramo, non
si godeva il paradiso, ma vi era la sicurezza di goderlo un giorno.
21 RICHARDUS A S.
LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib.
2, cap. 1, n. 8, inter Opera S. Alberti
Magni, Lugduni, 1651, XX, 34, col. 2, Parisiis, XXXVI, 62, col. 1: «Summus honor,
summa gloria, et summa utilitas, est servire Mariae, et de eius esse familia. Etenim ei servire regnare est, sicut dicit Boëtius de
Domino. Et eius agi frenis, summa libertas est. Unde etiam dicitur ei a
Filio, imo a tota Trinitate, Is. LX, 12: Gens (enim) et regnum quod non servierit
tibi, peribit, et gentes solitudine vastabuntur. Bene dicit, solitudine: quia destituti tantae Matris
auxilio, et per consequens destituuntur auxilio Fillii et totius curiae
caelestis.» - Riccardo non allude a S. Gio. Damasceno. Il titolo
dell'opera citata, da S. Alfonso, de
excellentia Virginis, suggerisce il sostituire, al Damasceno, S. Anselmo, da tutti già creduto autore
del Liber de excellentia Virginis Mariae,
opera del suo discepolo Eadmero. Ora,
tanto Fr. Emmanuele di Gesù Maria, Carm.
Sc. (Fiori del Carmelo, Napoli, 1668,
pag. 217) quanto il P. Fr. Pepe, S.
I., (Grandezze di Gesù e di Maria, V,
Napoli, 1748, pag. 273), riferiscono, come prese da quella opera, e, secondo il
Pepe, dal cap. 9, le sequenti parole: «Servire huic Reginae, regnare est; et
inter illius mancipia numerari, plus quam regium.» Ciò non si legge nel citato
luogo, né altrove nell'opera segnata quale l'abbiamo. Però la riferita sentenza
può considerarsi come un corollario o
una conseguenza di quanto insegna Eadmero nel suo divotissimo opuscolo, e
più particolarmente al cap. 9, Quantum
profuit beata Virgo Maria naturae humanae: ML 159, col. 573-576. - Si noti
che lo stesso S. Alfonso, nelle sue Considerazioni
per coloro che son chiamati allo stato religioso, considerazione XV, cita
come di S. Anselmo il cui servire regnare
est, applicato alla Madonna SS.
22
S. BERNARDUS, In Assumptione B. V. M., sermo
1, n. 1. ML 183-415.
23 IACOBUS monachus (fine del sec. XI), Oratio in Nativitatem SS. Deiparae, n.
20. MG 127-598.
24
«Audite haec, omnes gentes: auribus percipite, qui ingredi cupitis regnum Dei.
Virginem Mariam honorate: et invenietis vitam et salutem perpetuam.» Psalterium
(maius) B. V. M., Ps. 48. Inter Opera
S. Bonav., Romae, Moguntiae, Lugduni (1668), VI, 482, col. 1. - Vedi Appendice, 2.
25
S. GERMANUS, Patriarcha CP. (+740), In
SS. Deiparae dormitionem sermo 2. MG
98-347.
26
Et in capite eius corona stellarum
duodecim. Apoc. XII, 1.- Veni de
Libano, sponsa mea, veni de Libano, veni: coronaberis de capite Amana, de
vertice Sanir et Hermon, de cubilibus leonum, de montibus pardorum. Cant.
IV, 8. - «Et nota quod Apoc. XII dicitur Maria coronari de stellis, hic (Cant.
IV, 8) promittit ei Filius quod coronabitur de feris vel montibus. Et quid est
hoc, nisi quod ferae per gratiam et orationes Mariae fiunt stellae, ut
conveniant capiti tantae reginae, ut de stellis corona ei videatur exhibita,
quae de feris fuerat promissa...Et haec est mutatio dexterae Excelsi. De capite
Amana, id est, non solum de his qui inveniuntur in peccato cum ceteris, sed qui
prae ceteris peccatores exsistuut. Saepe enim ubi superabundavit peccatum, per
eam superabundat gratia, et ita de nobis peccatoribus novam coronam sibi
praeparat in caelis.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 3, § 14. Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, 1651,
XX, 98, col. 1: ed. Paris., XXXVI, 162, col.
2.
27
Nic. SGUILLANTE e Tom. PAGANI, Vita, lib. 1, cap. 15, Venezia, 1743, pag. 68, 69: «Le parole della
sua relazione (della stessa Venerabile) son queste: «Nella festa
dell'Assunzione di quest' anno 1665... seguitò a dirmi la Vergine: «Figlia,
domanda pur oggi quale grazia desideri, e te la farò...» Io le dissi: «Oh,
Signora mia, vorrei la conversione di mille peccatori dispersi fra tutto il
mondo, fra Cristiani e infedeli...» Dopo aver fatto tal domanda, mi venne un
gran timore, parendomi essere stata troppo arrogante in dimandar tante anime...
Ma la gloriosa Vergine mi rispose: «Avrai la grazia, si convertiranno i mille
peccatori. Non dubitare, figlia, per parerti aver domandato soverchio: non vedi
il dominio e potestà che tengo?... Vedi quanti per me sono qui in cielo;» e mi
fe' vedere un numero che pareva infinito d'anime salvate per sua
intercessione...» Mi disse che a Dio era piaciuto che io le domandassi tante
anime... e che aveva ottenuta la grazia.»
28 Nescit homo utrum amore an odio dignus sit:
sed omnia in futurum servantur incerta. Eccl. IX, 1, 2.
29
«Amplectamur Mariae vestigia, peccatores: et eius beatis pedibus provolvamur.
Teneamus eam fortiter, nec dimittamus: donec ab ea meruimus benedici.» Psalterium
(maius) B. M. V., Ps. 14. Inter Opera
S. Bonav., ed. Rom., etc., VI, 479, col. 2.
30
EADMERUS, monachus Cantuariensis, Liber
de excellentia Virginis Mariae, cap. 12. Inter Opera S. Anselmi. ML 159-575.
31 «Necessarium
(est) quod hi ad quos (Maria) convertit oculos suos, pro eis advocans,
iustificentur et glorificentur.» S.
ANTONINUS, Sum. Theol., pars 4, tit.
15, cap. 14, § 7. Veronae, 1740, IV, col. 1007. Venetiis, 1581, IV, 317,
col. 2.
32
«Quae ideo beata iure dicitur inter omnes mulieres, quia omnes ex ea
beatificantur. Collata quippe est gratia et beatitudo in specie, ut
diffunderetur in omne genus Ecclesiae... Quapropter festivitas hodierna
celebritas est omnium supernorum gratissima, quia eius est assumptio de
corpore, ex qua orta est veritas et iustitia quae de caelo prospexit, in qua
omnes iustificamur et exsultant sancti in gloria.» S. HILDEFONSI, Toletani
episcopi (+ 669), Sermones dubii, De
Assumptione B. Mariae sermo 3. ML 96-256.
33 «Salve in
aeternum, indesinens nostra laetitia (Dei Genitrix Virgo)... Tu nobis festae lucis initium; tu medium, tu finis.»
S. METHODIUS, Sermo de Simeone et Anna, n.
14. MG 18-382. - Sull'autore, vedi sopra, cap. 3, § 2, nota 3, pag.
118.
34 «Sublimitas eius
(cioè misericordiae tuae) civitatis
supernae invenit restaurationem, et profundum eius sedentibus in tenebris et in
umbra mortis obtinuit redemptionem. Per te enim caelum repletum, infernus
evacuatus est, instauratae ruinae caelestis Ierusalem, exspectantibus miseris
vita perdita data.» S. BERNARDUS, In
Assumptione B. M. V. sermo 4, n. 8. ML 183-429, 430.
35 «Qui acquirit
gratiam eius: agnoscetur a civibus paradisi. Et qui habuerit characterem nominis eius: annotabitur in
libro vitae.» Psalterium (maius)
B. M. V., Ps. 91. Inter Opera S. Bonaventurae, ed. Rom., Mogunt., Lug. (1668), VI, 485, col.
2.
36 Vedi sopra, § 1,
nota 25, p. 259.
37 Qui vicerit, faciam illum columnam in templo
Dei mei, et foras non egredietur amplius: et scribam super eum nomen Dei mei,
et nomen civitatis Dei mei novae Ierusalem, quae descendit de caelo a Deo meo,
et nomen meum novum. Apoc.
III, 12.
38
«Mense sexto, missus est Gabriel ad
virginem. Qui plane eiusmodi mandata a Deo acceperat: «Adesdum, o
arhangele, minister tremendi et arcani esto mysterii; miraculo deservi. Ad
requirendum Adam qui erraverat, meis commotus miserationibus, descendere
propero... Lupus meum alumnum devorat, paradisi domicilium desolatur, lignum
vitae a gladio flammeo custoditur, campus deliciarum clausus est. Oppugnati
misereor, et hostem comprehendere volo... Vade igitur ad Mariam virginem. Abi
ad animatam civitatem, de qua dicebat Propheta: Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei (Ps. LXXXVI, 3). Abi ad
paradisum meum ratione praeditum; abi ad portam orientalem; abi ad domicilium
Verbo meo dignum... Vade ad purum meae secundum carnem nativitatis thalamum...
Sed cave offendas aut conturbes virginis animum. Humaniter ac placide coram
divino illo sacrario compareas, primamque ipsi gaudii vocem enuntia. Tu illud, Ave, gratia plena, ad Mariam dicito; ut
ego aerumnosae atque afflictae miserear Evae.» S. GREGORII THAUMATURGI,
Episcopi Neocaesareae Ponti, Opera dubia,
Homilia 3 in Annunciationem S.
Virginis Mariae. MG 10-1174. - Si dubita se questa omilia sia di S.
Gregorio il Taumaturgo, detto anche «il Grande» prima che venisse così chiamato
S. Gregorio Papa. Si ritrova nei manoscritti greci sotto vari nomi, anche sotto
quello di S. Giovanni Grisostomo. Ad ogni modo, con ragione è stimata dal
Combefisio «eruditum quidem ac pium doctae antiquitatis monumentum».
39
PELBARTUS de Themeswar, Ord. Min., Stellarium coronae gloriosissimae Virginis, lib.
12, pars 2, art. 1, Venetiis, 1586, fol. 216, col. 2: «Quod servire Mariae sit
certissimum, experimentaleque, et securissimum signum salutis, ostenditur
tripliciter. Primo auctoritatibus. Secundo rationibus. Tertio miraculis et revelationibus.» Ibid., col. 4: «Tertia ratio, quia
beata Maria advocata nostra dicitur. Et ideo Bernardus super Missus est dicit:
«O homo, securum habes accessum ad Deum, ubi Mater stat ante Filium, et Filius
ante Patrem, Mater ostendit Filio pectus et ubera, Filius ostendit Patri latus
et vulnera, nulla ergo poterit esse repulsa, ubi tot concurrunt amoris
insignia.» Haec ille. Si ergo nulla potest esse repulsa, ergo sequitur quod
servire Mariae est certissimum signum salutis aeternae consequendae.» - La conclusione
di Pelbarto è giusta, e con ragione S. Alfonso la fa sua. - Già abbiamo segnato
(cap. 2, § 1, nota 9, pag. 76) che le parole riferite dal Pelbarto debbono
restituirsi ad Arnaldo di Chartres, ma
che la sentenza espressa è comune a lui ed al suo amico S. Bernardo. - Ricordiamo pure, tra molte, queste parole di S. Bernardo, De adventu Domini, sermo 2,
n. 5. ML 183-43: «Per te accessum habeamus ad Filium, o benedicta inventrix
gratiae, genitrix vitae, mater salutis;» e
queste ancora, Super Missus, hom. 2,
n. 17, col. 71: «Ipsam sequens, non devias: ipsam rogans non desperas: ipsam
cogitans non erras. Ipsa tenente non corruis: ipsa protegente non metuis: ipsa
duce non fatigaris: ipsa propitia
pervenis.» Non è questo quanto dire che la divozione a Maria sia segno di
predestinazione e pegno di salute?
40 «Apparens ei (B.
Alano) aliquando B. Maria... his... concludit, dicens: «... Habentibus...
devotionem ad hanc (Salutationem Angelicam), signum est ordinationis et
praedestinationis permagnum ad gloriam.» Io.
And. Coppenstein, O. P., ALANI REDIVIVI RUPENSIS Tractatus... de ortu atque progressu Psalterii Christi et
Mariae (SS. Rosarii), pars 2, cap. 11. Venetiis, 1665, pag. 116.
41 «Signum ergo sit
tibi probabilissimum aeternae salutis, si perseveranter in dies eam (Mariam) in
suo Psalterio (Rosario) salutaveris.» Id.
op., pars 4, cap. 24 (partis quartae cap. 1), Sermo 1 B. Alani, De quindecim gemmis, quinquagena 3.
Venetiis, 1665, pag. 253.
42 «Procuriamo d'imitare questi schiavi
dell'Imperatrice del cielo, e d'intraporci nella sua santa famiglia, che con
una tal Padrone e Signora, e con una tal Madre, saremo privilegiati in questa
vita, e nell'eredità dell'altra migliorati: che anche nel cielo i beati si
pregiano d'essere stati servi di questa gran Signora, e si recano ad onore
d'essere conosciuti per ischiavi suoi. Perché siccome i servi dei re, dice un
Dottor grave (probabilmente il Pelbarto) hanno una livrea e un vestito
particolare, col quale si conoscono tra gli altri cortigiani delle Corti loro:
così nella Corte del cielo i divoti di Maria avranno una particolare livrea, e
una divisa, per la quale saranno da tutti conosciuti, e campeggieranno sopra
tutti gli altri Beati, per servi particolari della Vergine, confidenti e
famigliari della sua casa, secondo quello dei Proverbi: Tutti quei di casa sua
son ben vestiti, con doppie livree e vestimenta.» NIEREMBERG, S. I., Dell'affezione ed amore... alla SS. Vergine
Madre di Gesù, cap. 10. Opere
spirituali, Venezia, 1715, II, 355, col. 1. - PELBARTUS de Themeswar, O. M., Stellarium, lib. 12, pars 1, art. 3,
Venetiis, 1586, fol. 214, col. 3: «Beata Maria remunerabit in caelo sibi
servientes, multipliciter... Quarto, speciali ornatu et gloria, qua prae aliis
discernuntur quod sunt servi Mariae. Sicut enim videmus in regia curia, quod
servi regis et reginae certis notabilibus clenodiis deauratis ornati procedunt
per quae cognoscuntur fore servi regis vel reginae, et speciali purpura vestiti
ambulant: ita in curia caelesti, servi Christi et Mariae specialem gloriam
habebunt refulgentem. Unde Prov. ultim. (XXX, 21): Omnes domestici eius vestiti sunt duplicibus. Domestici Mariae sunt
fideles servi eius, qui per Mariam vestiuntur duplici stola praecipua, scilicet
animae et corporis.»
43 «Ebbe di poi
bellissima visione della Beata Vergine, e parlò di quella sotto figure
mirabili, mirabilmente. Cominciò primieramente a dir così: «Veggo Maria,
sedente sorpa una navicella, vestita d'abiti candidi e lucenti, coperta di real
ammanto, carico di gioie e pietre preziose, accompagnata da innumerabil
drappello di spiriti beati.» Dipoi seguì di ragionare di questo medesimo
soggetto con gran veemenza di parole.» PUCCINI, Vita, Firenze, 1611, Aggiunta
alla Vita, parte 4, cap. 23 bis, pag. 301. - Cf. PUCCINI, Vita, Venezia, 1671, cap. 95, pag. 159.
44 Commune festorum B. M. V., Antiphona 3
in II nocturno.
45 CAESARIUS,
Heisterbacensis monachus, Ord. Cist., Illustrium
miraculorum et historiarum memorabilium libri XII, Antverpiae, 1604, lib.
7, cap. 22, pag. 408-410. La narrazione comincia così: «In Arnsburgh, domo
Ordinis Cisterciensis, fuit quidam frater, devotissimus erga Beatam Virginem
Dei Genitricem Mariam: hic dum aliquantum temporis in eius domo servitium
peregisset, aestu cordis incredibili coepit anxiari, aliquam sibi specialem
visitationem a Matre misericordiae cupiens impartiri.» E così finisce: «Haec
mihi relata sunt a religiosa vidua, sorore eiusdem fratris, quae omnia testata
est se veraciter intellexisse.» Non viene però indicato il nome di quel divoto
religioso.- Manca del tutto il racconto nell'edizione di Colonia, ecc.
«recognovit Iosephus Strange», 1851. - L'opera venne chiamata dall'autore Dialogus miraculorum, e divisa da lui
«in Distinctiones» e non già in «Libros». - Viene confermata la narrazione del Cesario e completata coll'indicazione
del nome di quel fortunato divoto di Maria, dal Menologium Cisterciense: «Duodecimo calendas ianuarii (21
decembris): In Arnsburg; Germaniae coenobio, beatus Thomas monachus, sanctitatis titulo illustris, et beatissimae
Virginis ferventissimus cultor; quam non modo videre, sed et suavissime
canentem audire, singulari dilectionis privilegio meruit; atque revelationibus
et signis admirandus, felicissimo fine quievit.» Grisostomo HENRIQUEZ, Menologium
Cisterciense notationibus illustratum, Antverpiae, 1630, pag. 424, col. 1,
nota b), riferisce il racconto di Cesario.
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