- Parte seconda.
- IV. - VARI OSSEQUI DI DIVOZIONE VERSO LA DIVINA MADRE COLLE LORO PRATICHE
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IV. - VARI OSSEQUI DI DIVOZIONE VERSO LA DIVINA MADRE COLLE LORO
PRATICHE
È così liberale e grata la regina del cielo, che a' piccioli ossequi de' suoi
servi ella rende gran cose: Cum sit
magnificentissima, solet maxima pro minimis reddere, dice S. Andrea
Cretense (Or. 2, de dorm. Virg.).1
A ciò nulladimeno vi bisognano due cose: la prima, che le offeriamo i nostri
ossequi coll'anima monda da' peccati, altrimenti Maria ci dirà lo stesso che
disse ad un soldato vizioso il quale, come narra S. Pietro Celestino (Opusc.,
c. 23), ogni giorno facea qualche ossequio alla Vergine: or mentre egli un
giorno pativa una gran fame, gli apparve la Madonna e gli presentò certe
squisite vivande, ma dentro un vaso sì sporco che esso non si fidò2
d'assaggiarle. Io sono, allora disse Maria, la Madre di Dio, che son venuta a
soccorrer la tua fame. Ma in questo vaso, rispose il soldato, non posso
provarle. E come poi tu vuoi, ripigliò Maria, ch'io accetti le tue divozioni,
offeritemi3 con un'anima così lorda? Il soldato con ciò si convertì, si
fe' romito, visse trent'anni nel deserto, ed in morte l'apparve di nuovo la
Vergine e lo condusse in cielo.4
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Dissimo5 nella prima
parte essere impossibile, moralmente parlando, che un divoto di Maria si danni.
Ma ciò s'intende con condizione6 che questi o viva senza peccati o
almeno abbia desiderio d'uscirne, perché allora la Madonna l'aiuterà. Che se
poi taluno all'incontro volesse peccare colla speranza che la Madonna lo
salverà, egli per sua colpa si renderebbe indegno e incapace della protezione
di Maria.
La seconda condizione è che perseveri nella sua divozione a Maria. Perseverantia sola meretur coronam, dice
S. Bernardo (Ep. 129).7 Tommaso da Kempis essendo giovinetto solea ogni
giorno ricorrere alla Vergine con certe preghiere; un giorno le lasciò, poi le
lasciò per qualche settimana, indi le lasciò in tutto. Una notte vide Maria in
sogno che abbracciava i suoi compagni, ma giunta a lui: Che aspetti tu, disse,
che hai lasciate le tue divozioni? partiti, che sei indegno de' miei
abbracciamenti. Con ciò Tommaso svegliossi spaventato e ripigliò le solite
preghiere.8 Quindi ben disse Riccardo: Qui tenuerit Mariam perseveranter, hic beatus erit in spe, quia omnia
optata ei succedent (Lib. 2, p. 48).9 Ma perché niuno
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può
esser sicuro di questa perseveranza, perciò niuno può assicurarsi di sua salute
sino alla morte. Molto memorabile dunque fu il grande documento che in morte
lasciò a' suoi compagni il fratello Gio. Berkmans della Compagnia di Gesù,
allorché da essi richiesto a lasciar detto loro quale ossequio più caro
potessero fare alla Madonna per acquistar la di lei protezione, rispose: Quidquid minimum, dummodo sit
constans.10
Soggiungo io pertanto qui in fine alla semplice e
succintamente i diversi ossequi, che possiamo fare alla nostra Madre per
acquistarci la sua grazia; cosa ch'io stimo la più profittevole di quanto ho
scritto in questa Operetta. Ma non tanto raccomando al mio caro lettore di
praticarli tutti, quanto di praticare quelli ch'eleggerà con perseveranza, e
con timore di perdere la protezione della divina Madre, se poi sarà trascurato
in continuarli. Oh quanti che ora sono nell'inferno sarebbero salvi, se
avessero continuati a Maria gli ossequi una volta da essi incominciati!
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OSSEQUIO I. - Dell'Ave Maria.
Molto gradisce la SS. Vergine questo angelico saluto, poiché allora par che se
le rinnovi il gaudio che intese quando fu annunziata da S. Gabriele d'essere
stata fatta Madre di Dio; e noi con questo fine dobbiamo spesso salutarla coll'Ave Maria.
Salutate eam, dice Tommaso da Kempis, angelica
salutatione, quia vocem hanc audit valde libenter (Serm., 21, ad
Nov.).1 Disse la stessa divina Madre a S. Metilde che niuno potea
meglio salutarla, che coll'Ave
Maria.2 Chi saluta Maria sarà da lei anche salutato. S. Bernardo
una volta intese sensibilmente salutarsi da una statua della Vergine che gli
disse: Ave, Bernarde (March., 20
aug.).3 E il saluto di Maria, dice
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S. Bonaventura, sarà
qualche grazia, con cui ella corrisponde sempre a chi la saluta: Libenter nos salutat cum gratia, si libenter
salutamus cum Ave Maria (Vid. Auriem., Aff. scamb.,
to. I, c.
6).4 E Riccardo soggiunge: Si
quis veniat ad Matrem Domini dicens, Ave Maria, numquid poterit ei gratiam denegare?5
Maria medesima a S. Geltrude promise tanti aiuti in morte, quante Ave Maria ella l'avesse dette.6
Asseriva il
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B. Alano che al dirsi l'Ave Maria, siccome gode tutto il cielo, così trema e fugge il
demonio: Caelum gaudet, Satan fugit cum
dico: «Ave Maria».7 Come
appunto attestò per esperienza Tommaso da Kempis, che al dir l'Ave Maria subito fuggì il demonio
apparsogli una volta (Serm. 1, ad Nov.).8
La pratica di quest'ossequio sia per I. Dire ogni mattina e sera, in alzarsi e
porsi a letto, tre Ave Maria colla
faccia a terra, o almeno inginocchioni, soggiungendo ad ogni Ave quella breve orazione: Per la tua pura ed Immacolata Concezione, o
Maria, fa puro il corpo e santa l'anima mia.9 Indi cercar la
benedizione a Maria come nostra madre, come facea sempre S.
Stanislao;10 e poi porsi sotto il manto della Madonna
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pregandola che ci custodisca in quel giorno o notte che siegue da'
peccati. Ed a questo fine giova tenere vicino al letto una bella immagine della
Vergine. - II. Dire l'Angelus Domini, etc.,
colle solite tre Ave la mattina, a
mezzo giorno e la sera. Il primo che pose l'indulgenza a questa divozione fu
Giovanni XXII coll'occasione, come narra il P. Crasset (T. 2, tr. 6, prat. 2),
che un reo condannato al fuoco, con invocar Maria nella vigilia di sua
Annunziazione, in mezzo al fuoco restò illeso anche nelle vesti.11
Ultimamente poi Benedetto XIII concedé cento giorni d'indulgenza a chi lo
recita, ed in capo al mese indulgenza plenaria a chi lo recita confessato e
comunicato.12 Il P. Crasset porta esservi state poste altre indulgenze
da Clemente X a chi al fine d'ogni Ave
Maria vi aggiunge Deo gratias et
Mariae (Loc. cit.).13 Prima al suono delle campane ciascuno
s'inginocchiava a dir l'Angelus Domini; ora
alcuni si vergognano; ma S. Carlo Borromeo non si vergognava di scendere da
carrozza o da cavallo a recitarlo nella strada, anche alle volte in mezzo al
fango.14 Si narra che essendovi un certo religioso pigro che non
s'inginocchiava al segno dell'Ave Maria, vid'egli
il campanile inchinarsi tre volte, con una voce che disse: Ecco non fai tu quel
che fanno le creature insensate.15 - Avvertasi che, come ha spiegato
Benedetto XIV, nel
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tempo pasquale in vece dell'Angelus Domini si dice l'antifona Regina caeli, etc.; e dalli vesperi del sabbato per tutta la
domenica l'Angelus Domini si dice
all'in piedi.16 - III. Salutare la Madre di Dio coll'Ave Maria ogni volta che si sente
suonare l'orologio. Alfonso Rodriguez ogni ora salutava Maria: la notte quando
passava l'ora, gli angeli lo svegliavano, acciocché non avesse intermessa
questa divozione.17 - IV. In uscire di casa ed in entrare salutar la
Vergine coll'Ave, affinché fuori e
dentro ci custodisca da' peccati, con baciarle ogni volta i piedi come usano i
PP. Certosini.18 - V. Riverir coll'Ave
ogni immagine
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che incontriamo di Maria. E a tal fine chi lo potesse
fare, faccia ponere nelle mura della casa qualche bella immagine della Vergine,
acciò sia riverita da chi passa per la via. In Napoli e più in Roma vi sono
bellissime immagini della Madonna per le vie, postevi da' divoti. - VI. La S.
Chiesa ordina che a tutte le ore canoniche dell'Officio si premetta la
salutazione angelica, e con quella l'Officio si termini; onde sarà bene nel
principio e nel fine d'ogni azione dire sempre un'Ave Maria. Dico d'ogni azione o sia spirituale, come l'orazione, la
confessione e comunione, la lezione spirituale, l'udir la predica e simili; o
sia temporale, come lo studio, e 'l dar consiglio, il lavoro, l'andare a mensa,
a letto, ecc. Felici quelle azioni che verran chiuse fra due Ave Maria! E così anche in isvegliarsi
la mattina, in chiuder gli occhi per dormire, in ogni tentazione, in ogni
pericolo, in ogn'impeto di collera e simili, dire sempre un'Ave Maria.
Lettor mio caro, praticatelo e vedrete l'utile sommo che ne ritraerete;
avvertendo che per ogni Ave Maria vi
sono venti giorni d'indulgenza (Ap. Viva, de Ind., §. ult.).19 Di più
riferisce il P. Auriemma (Loc. cit.) che la S. Vergine promise a S. Metilde una
buona morte, se le avesse recitate ogni giorno tre Ave Maria alla sua potenza, sapienza e bontà.20 In oltre
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ella stessa disse alla B. Giovanna di Francia, esserle accettissima
l'Ave Maria, specialmente detta dieci
volte in onore di sue dieci virtù; ap. Maracci, p. 25, il quale riferisce molte
indulgenze poste a queste 10
Ave.21
OSSEQUIO II. – Delle novene.
I divoti di Maria son tutt'attenzione e fervore nel celebrare le novene delle
di lei festività; ed in queste la S. Vergine è tutta amore in dispensar loro
innumerabili e specialissime grazie. Vide un giorno S. Geltrude sotto il manto
di Maria uno stuolo d'anime che la gran Signora stava mirando con grande
affetto, ed intese esser quelle che ne' giorni precedenti s'erano apparecchiate
con divoti esercizi alla festa dell'Assunzione.1
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Gli esercizi che possono praticarsi nelle novene sono i seguenti. I. Far
l'orazione mentale la mattina e la sera, colla visita al SS. Sacramento, e con
aggiungervi nove Pater, Ave e Gloria
Patri. - II. Far tre visite a Maria in qualche sua immagine, ringraziando
il Signore delle grazie a lei concedute, e con cercare ogni volta alla Vergine
qualche grazia speciale: ed in una di queste visite leggere la preghiera che
sta posta di sopra in fine di ciascuna delle sue feste. - III. Fare più atti
d'amore, almeno cento o cinquanta, a Maria ed a Gesù, giacché non possiamo far
cosa a lei più gradita, che amare il suo Figlio, com'ella disse a S. Brigida: Si te mihi vis devincire, ama filium meum
Iesum.2 - IV. Leggere ogni giorno della novena per un quarto d'ora
qualche libro che tratti delle sue glorie. - V. Fare qualche mortificazione
esterna di cilizio, disciplina o simile, col digiuno, o pure qualche astinenza
a tavola di frutti o d'altro cibo gradito, almeno in parte, con masticare anche
qualche erba amara; e nella vigilia poi della festa fare il digiuno in pane ed
acqua. Ma tutte queste cose sempre con licenza del P. Spirituale.
E migliori poi di tutte ad usarsi in queste novene sono le mortificazioni
interne, come l'astenersi di vedere e di sentire per curiosità, lo star
ritirato, il far silenzio, l'ubbidire, il non rispondere con impazienza,
sopportare le contrarietà e simili cose, che possono praticarsi con minor
pericolo di vanagloria e maggior merito e non vi bisogna licenza del direttore.
E l'esercizio più utile sarà il proporsi dal principio della novena l'emendarsi
da qualche difetto, in cui la persona è più solita di cadere. Pertanto giova in
ciascuna delle
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suddette tre visite cercar perdono delle cadute passate,
rinnovare il proposito di più non cadervi ed implorarne l'aiuto da Maria.
L'ossequio più caro alla Vergine è l'imitare le sue virtù; onde oltre di ciò
sarà bene in ogni novena proporsi qualche virtù speciale di Maria più adattata
al mistero, come per esempio nella festa della Concezione la purità d'intenzione; nella Nascita la rinnovazione dello spirito, coll'uscire dalla tepidezza;
nella Presentazione il distacco da
qualche cosa, a cui più ci vediamo attaccati; nell'Annunziazione l'umiltà con sopportare i disprezzi, ecc.; nella Visitazione la carità col prossimo,
facendo limosine, ecc., almeno pregando per li peccatori; nella Purificazione l'ubbidienza a' superiori;
e finalmente nell'Assunzione praticare
il distacco, e far tutto per apparecchio alla morte, adattandosi a vivere come
ogni giorno fosse l'ultimo della vita. Così le novene riusciranno di gran
profitto.
VI. Oltre poi della comunione nel giorno della festa, è bene chiederla più
spesso al P. Spirituale per li giorni della novena. Diceva il P. Segneri che
non possiamo onorar meglio Maria, che con Gesù.3 E rivelò ella stessa
ad un'anima santa, come porta il P. Crasset (T. 2, tr. 6, prat. 6), che non se
le potea offerire cosa più cara che la santa comunione; poiché ivi Gesù Cristo
raccoglie nelle anime il frutto della sua Passione;4 onde par che la
Vergine niun'altra cosa più desideri da' suoi servi, che la comunione, dicendo
loro: Venite, comedite panem meum et
bibite vinum quod miscui vobis.5
VII. Per ultimo nel giorno della festa dopo la comunione bisogna offerirci a
servire questa divina Madre, con cercarle la grazia della virtù proposta nella
novena, o altra grazia speciale. Ed è bene ogni anno destinare fra le altre
qualche festività della Vergine, a cui abbiamo maggior divozione e tenerezza, e
in questa far un apparecchio particolare per dedicarci
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di nuovo e con
modo speciale alla di lei servitù, eleggendola per nostra signora, avvocata e
madre. - (Nella fine del libro troverete
due formole di questa dedicazione, una per sé, l'altra per la
famiglia).6 - E allora le cercheremo perdono delle trascuraggini in
servirla nell'anno passato, e le prometteremo maggior fedeltà per l'anno
seguente. La pregheremo in fine che ci accetti per servi e ci ottenga una santa
morte.
OSSEQUIO III. - Del Rosario ed Officio.
La divozione del SS. Rosario già si sa essere stata rivelata a S. Domenico dalla
stessa divina Madre, allorché stando afflitto il santo e lagnandosi colla sua
Signora degli eretici Albigesi che in quel tempo facevano gran danno alla
Chiesa, la Vergine gli disse: Questo terreno sarà sempre sterile, sino che vi
cada la pioggia. Intese allora S. Domenico questa pioggia esser la divozione
del Rosario, ch'egli doveva pubblicare. Come in fatti il santo l'andò per tutto
predicando, e questa divozione fu da tutti i cattolici abbracciata; in modo
tale che al presente non vi è divozione più praticata da' fedeli di ogni stato
di persone, che questa del SS. Rosario.1 Gli eretici moderni, Calvino,
Bucero ed altri, che non han detto per discreditare l'uso della
corona?2 Ma è noto il gran bene che
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al mondo ha recato questa
nobile divozione. Quanti per mezzo di essa sono stati liberati da' peccati!
quanti condotti a vita santa! quanti han fatta buona morte ed ora son salvi!
Leggansi tanti libri che ne trattano.
Basti sapere che questa divozione è stata approvata dalla S. Chiesa, ed i Sommi
Pontefici l'hanno arricchita d'indulgenze. A chi recita la terza parte del
Rosario sta conceduta l'indulgenza di 70 mila anni, ed a chi lo recita intiero
80 mila, e più a chi lo recita avanti la cappella del Rosario.3 E
Benedetto XIII ultimamente annesse al Rosario - per chi almeno ne recita la
terza parte alla corona benedetta da' PP. Domenicani
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- tutte le
indulgenze che vi sono alle coronelle di S. Brigida, cioè cento giorni per ogni
Ave Maria e Pater noster che si dice.4 E di più chi recita il Rosario
guadagna l'indulgenza plenaria in tutte le feste principali di Maria e della S.
Chiesa, ed anche de' Santi Domenicani, visitando le loro chiese dopo la
confessione o comunione.5 Ma tutto ciò avvertasi, che s'intende per
coloro che stanno scritti nel libro del Rosario; a' quali nel giorno che
s'ascrivono confessati e comunicati sta conceduta anche l'indulgenza
plenaria;6 e cento anni se portano il Rosario;7 ed a chi fa
l'orazione mentale per mezz'ora il giorno, sette anni per ogni volta, ed
indulgenza plenaria in capo al mese.8
Per guadagnare poi l'indulgenze apposte alla recitazione del Rosario, bisogna
nello stesso tempo contemplare i misteri, i quali già si trovano registrati in
più libri; e quando alcuno non li sapesse, basterà che contempli alcuno de'
misteri della Passione di Gesù Cristo, come la flagellazione, la morte,
ecc.9 - Bisogna poi recitare il Rosario con divozione; sul che avvertasi
ciò che disse la S. Vergine alla B. Eulalia, cioè che più gradiva cinque poste
recitate con pausa e con divozione, che quindici all'infretta e con minor
divozione.10 Perciò è bene
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dire il Rosario inginocchioni e
davanti a qualche immagine di Maria, e in ogni principio di posta fare un atto
d'amore a Gesù e Maria, con chieder loro qualche grazia. Ed avvertasi in oltre
che giova più il dire il Rosario accompagnato con altri che dirlo solo.
Circa poi l'Officio picciolo della
Madonna, che narrasi composto da S. Pier Damiani,11 Urbano II vi pose
molte indulgenze
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a chi lo recita;12 e la S. Vergine più volte
ha dimostrato quanto le gradisse questa divozione, come può vedersi appresso il
P. Auriemma (T. 1, c. 8).13
Molto anche gradisce le litanie, a
cui sono concessi 200 giorni d'indulgenza per ogni volta;14 l'inno Ave maris Stella, che ordinò a S.
Brigida recitarlo ogni giorno;15 e più il cantico
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del Magnificat,16 poiché con questo
la lodiamo colle stesse parole con cui ella lodò Dio.
OSSEQUIO IV. - Del digiuno.
Molti sono i divoti di Maria che ne' giorni di sabbato e nelle vigilie delle di
lei feste sogliono offerirle il digiuno in pane ed acqua. Si sa che 'l sabbato
è giorno dedicato ad onor della Vergine dalla S. Chiesa, perché in questo
giorno, dice S. Bernardo, ella stiè costante nella fede dopo la morte del
Figlio: Per illud triste subbatum stetit
in fide, propterea aptissime S. Ecclesia diem sabbati per totum anni circulum
celebrare consuevit (Cap. 2, de Pass.).1 Perciò i servi di Maria
non lasciano in questo giorno d'offerirle qualche ossequio particolare e
specialmente il digiuno in pane ed acqua, come praticava S. Carlo Borromeo, il
Cardinal Toledo, e tanti altri. Anzi il vescovo di Bamberga Nittardo ed il P.
Giuseppe Arriaga
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della Compagnia di Gesù nel sabbato non assaggiavano
affatto alcun cibo.2
Le grazie grandi che poi la Madre di Dio ha dispensate a chi le ha usato
quest'ossequio si possono leggere appresso il P. Auriemma (al T. 1, c.
17).3 Basti per tutte la misericordia usata a quel capo de' banditi,
che per questa divozione fu fatto degno di restar vivo, benché gli fosse stata
recisa la testa, ritrovandosi il miserabile in disgrazia di Dio, e di potersi
confessare prima di morire: poiché dopo essersi confessato dichiarò che la S.
Vergine per questo digiuno offertole l'avea conservato in vita, e poi subito
spirò (Ap. Auriem., l. cit.).4 Non sarebbe dunque gran cosa che taluno,
il quale pretende
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esser divoto speciale di Maria, e precisamente chi
già si avesse meritato l'inferno, che le offerisse il sabbato questo digiuno.
Io dico che chi pratica questa divozione, difficilmente si dannerà; non già che
arrivandogli la morte in istato di peccato mortale, la Madonna abbia a
liberarlo con un miracolo, come avvenne a quel bandito; questi sono prodigi
della divina misericordia, che rarissime volte accadono, e da' quali sarebbe
pazzia il pretendere l'eterna salute. Ma dico che a colui che le farà questo
ossequio, la divina Madre otterrà facilmente la perseveranza nella divina
grazia ed una buona morte. - Tutti i fratelli della nostra minima Congregazione
- quelli che possono farlo - fanno il digiuno in pane ed acqua nel sabbato in
onor di Maria. Ho detto quelli che possono farlo, per dire che se taluno fosse
poi impedito dalla salute a praticarlo, almeno nel sabbato si contenti d'una
vivanda, o faccia il digiuno comune, oppure s'astenga da' frutti o altro cibo
che piace.
Bisogna il sabbato fare ossequi speciali alla Madonna, far la comunione o
almeno sentir la Messa, visitar qualche immagine della Vergine, portare il
cilizio e simili. Ed almeno nelle vigilie delle sette feste di Maria procuri il
suo divoto di offerirle questo digiuno in pane o in altra maniera come meglio
può.
OSSEQUIO V. - Del visitar le immagini di Maria.
Dice il P. Segneri che 'l demonio non ha saputo meglio consolare le perdite che
ha fatte nel distruggimento degl'idolatri,1 che col perseguitare le
sacre immagini per mezzo degli eretici.2 Ma la S. Chiesa le ha difese
sino
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col sangue de' martiri; e la divina Madre ha dimostrato anche
co' prodigi quanto ella gradisca il culto e le visite alle immagini sue. A S.
Gio. Damasceno fu troncata la mano per aver difese colla penna le immagini di
Maria: ma la sua Signora miracolosamente ce la restituì.3 Narra il P.
Spinelli che in Costantinopoli ogni venerdì dopo li vesperi si apriva da sé un
velo che stava avanti l'immagine di Maria, e detti li vesperi del sabbato, da
sé anche si chiudeva.4 A. S. Giovanni di Dio similmente una volta si
aprì da sé un velo d'un'immagine della Vergine, tantoché il sagrestano credendo
che il santo fosse un ladro, gli diede un calcio, ma gli restò il piede
inaridito.5
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Tutti i divoti di Maria perciò sogliono con grande affetto visitare spesso le
immagini e le chiese dedicate ad onor di lei. Queste sono appunto, al dire del
Damasceno, le città di rifugio dove noi troviamo scampo dalle tentazioni e da'
castighi meritati per le colpe commesse.6 S. Errico imperatore,
entrando in qualche città, la prima cosa visitava alcuna chiesa della
Madonna.7 Il P. Tommaso Sanchez non solea tornare in casa, se prima non
visitava qualche chiesa di Maria.8 Non ci rincresca dunque ogni giorno
di visitare la nostra Regina in qualche chiesa o cappella o nella propria casa,
dove sarebbe
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bene a tal fine farvi nel luogo più solitario un
picciolo oratorio colla di lei immagine, che si tenga adornata con panni,
fiori, candele, o lampade; ed avanti di essa si dicano anche le litanie, il
rosario, ecc. - A questo intento io ho fatto un libretto - che già si è
ristampato venti volte - della Visita così al SS. Sagramento, come alla B.
Vergine per tutti i giorni del mese.9 Potrebbe ancora alcun divoto
della Madonna far celebrare in qualche chiesa o cappella alcuna delle sue feste
con solennità, e facendovi preceder la novena colla esposizione del Venerabile,
ed anche co' sermoni.
Ma giova qui avvertire il fatto che narra il P. Spinelli ne' Miracoli della Madonna al n. 65. Nell'anno 1611 nel celebre
santuario di Maria in Montevergine accadde che nella vigilia di Pentecoste,
avendo la gente ivi concorsa profanata quella festa con balli, crapule ed
immodestie, si vide in un subito attaccato un incendio alla casa di tavole dove
stavano, in modo che in meno di un'ora e mezza l'incenerì, e vi rimasero morte
più di 1500 persone. Cinque persone rimaste vive deposero con giuramento d'aver
veduta la stessa Madre di Dio, che con due torce accese andava mettendo fuoco
all'ospizio.10 Con ciò
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prego i divoti di Maria, quanto posso,
ad astenersi ed a procurare che ancora gli altri s'astengano di andare a simili
santuari della Madonna in tempo delle feste; poiché allora molto maggior frutto
ne ricava l'inferno, che onore la divina Madre. Chi ha questa divozione, ci
vadi a visitarli in tempo in cui non vi sia concorso.
OSSEQUIO VI. - Dell'abitino.
Conforme gli uomini si recano ad onore di avere alcuni che portano le loro
livree, così Maria SS. gradisce che i suoi divoti portino il suo scapolare in
segno d'esser dedicati alla di lei servitù ed esser del numero della famiglia
della Madre di Dio. Gli eretici moderni deridono al solito questa divozione, ma
la S. Chiesa l'ha approvata con tante bolle ed indulgenze. E riferisce il P.
Crasset (T. 2, tr. 6, part. 4), ed il Lezzana (In Mar., c. 5, n. 10), parlando
dell'abitino del Carmine, che verso l'anno 1251 apparve la S. Vergine al B.
Simeone Stochio inglese, e dandogli il suo scapolare, gli disse che coloro i
quali l'avessero portato, sarebbero stati liberi dall'eterna dannazione, con
queste parole: Accipe, fili dilectissime,
hoc tui Ordinis scapulare, meae confraternitatis signum, tibi et cunctis Carmelitis
privilegium; in quo quis moriens, aeternum non patietur incendium (Ap.
Lez., loc. cit.). E di più porta il
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P. Crasset che Maria apparendo
un'altra volta a Papa Giovanni XXII gli ordinò di far sapere a coloro che
portassero il suddetto abitino che sarebbero stati liberati dal purgatorio nel
sabbato dopo la lor morte; conforme appunto il medesimo Pontefice poi dichiarò
nella sua bolla, confermata appresso da Alessandro V, da Clemente VII, e da
altri, come riferisce il P. Crasset nel luogo citato. E secondo abbiamo notato
nella prima parte (cap. 8, § 2, pag. 272), Paolo V accenna lo stesso, e par che
spieghi le bolle de' Pontefici antecessori, prescrivendo nella sua bolla le
condizioni da osservarsi per guadagnare l'indulgenze appostevi, cioè l'osservanza
della castità secondo il proprio stato e la recitazione dell'Officio picciolo
della Vergine: e chi non può recitarlo, almeno che osservi i digiuni della
Chiesa, astenendosi dal mangiare carne nel mercoledì.1
Le indulgenze poi che vi sono così a questo abitino del Carmine,2 come
agli altri de' Dolori di Maria,3 della Mercede,4 e
singolarmente a quello della Concezione,5 sono innumerabili, quotidiane
e plenarie, in vita e in articolo di morte. Io per
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me ho procurato di
prendere tutti li suddetti abitini. - Singolarmente sappiasi che all'abitino
dell'Immacolata Concezione che si benedice da' PP. Teatini, oltre delle molte
indulgenze particolari, vi sono annesse tutte le indulgenze concedute a
qualunque religione, luogo pio, e persona. E specialmente recitandosi sei Pater, Ave e Gloria ad onore della SS.
Trinità e di Maria immacolata, si guadagnano toties quoties tutte le indulgenze di Roma, della Porziuncula, di
Gerusalemme, e di Galizia, le quali giungono a 533 indulgenze plenarie, oltre
alle temporali, che sono innumerabili. Tutto ciò sta ricavato da un foglio
stampato da' medesimi PP. Teatini.6
OSSEQUIO VII. - Dell'entrar nelle Congregazioni di Maria.
Taluno disapprova le Congregazioni col dire ch'elle riescono alle volte
sorgenti di liti, e che molti vi vanno per fini umani. Ma conforme non si
condannano le chiese ed i sacramenti, perché si trovano molti che se n'abusano;
così neppure debbono condannarsi le Congregazioni. I Sommi Pontefici in vece di
condannarle l'hanno con molta lode approvate ed arricchite d'indulgenze.
S. Francesco di Sales (nella sua Introduz., p. 2, c. 15) esorta con premura i
secolari ad entrar nelle Congregazioni.1 E
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S. Carlo Borromeo
che non fece per istabilire e moltiplicare queste Congregazioni? e ne' suoi
sinodi precisamente insinua a' confessori che procurino di farvi entrare i
penitenti: Confessor pro viribus suadebit
ut alicui societati poenitentes adscribantur (Act. Med., to. I, p.
658).2 E con ragione, poiché queste Congregazioni, specialmente della
Madonna, sono come tante arche di Noè, in cui trovano rifugio i poveri secolari
dal diluvio delle tentazioni e de' peccati che inondano il mondo. Noi colla
pratica delle missioni ben abbiam conosciuto l'utile delle Congregazioni.
Regolarmente parlando, si trovano più peccati in un uomo che non va alla
Congregazione, che in venti che la frequentano. La Congregazione può dirsi
esser la torre di Davide: Turris David...
mille clypei pendent ex ea, omnis armatura fortium (Cant. IV, 4), e questa
è la cagione del gran profitto che fanno le Congregazioni, perché in esse si
acquistano da' congregati molte difese contro l'inferno; e si praticano que'
mezzi, per conservarsi nella divina grazia, che fuori della Congregazione da'
secolari difficilmente si usano.
Per prima, uno de' mezzi per salvarsi è pensare alle massime eterne: Memorare novissima tua et in aeternum non
peccabis (Eccli. VII, 40); e tanti perciò si perdono, perché non vi
pensano: Desolatione desolata est omnis
terra, quia nullus est qui recogitet corde (Ier. XII, 11). Ma quelli che
vanno alla Congregazione ben si raccolgono a pensarvi in tante meditazioni,
letture e sermoni che vi si fanno. Oves meae vocem meam audiunt
(Io. X, 27).
- 667 -
Per II. per
salvarsi è necessario raccomandarsi a Dio: Petite
et accipietis (Io. XVI, 24), e nella Congregazione questo fanno i fratelli
continuamente; e Dio più gli esaudisce, poich'egli stesso ha detto che ben
volentieri accorda le sue grazie alle preghiere fatte in comune: Si duo ex vobis consenserint super terram,
de omni re quamcumque petierint fiet illis a Patre meo (Matth. XVIII, 19).
Sul che disse S. Ambrogio: Multi minimi
dum congregantur unanimes fiunt magni: et multorum preces impossibile est non
audiri.3
Per III. nella Congregazione più facilmente si frequentano i sagramenti, così
per le regole, come per gli esempi che vi sono degli altri fratelli. E con ciò
più facilmente si ottiene la perseveranza nella divina grazia; avendo
dichiarato il sagro Concilio di Trento, essere la comunione Tamquam antidotum quo liberemur a culpis
quotidianis et a peccatis mortalibus praeservemur (Sess. 13, c.
2).4
Per IV. oltre de' sagramenti, nelle Congregazioni si fanno molti esercizi di
mortificazioni, di umiltà, di carità verso i fratelli infermi e de' poveri. E
ben sarebbe che in ogni Congregazione s'introducesse questo santo uso di
assistere agl'infermi poveri del paese.
Sommo profitto avrebbe ancora se vi s'introducesse in onor della stessa divina
Madre la Congregazione segreta de'
fratelli più fervorosi. Voglio qui in breve notare gli esercizi che si sogliono
praticare nelle segrete. 1. Si fa
mezz'ora di lettura. 2. Si dicono vespero e compieta dello Spirito Santo. 3. Le
litanie della Vergine, ed allora i fratelli destinati fanno qualche
mortificazione in tener la croce sulle spalle e cose simili. 4. Si fa un quarto
d'ora di meditazione sulla Passione di Gesù Cristo. 5. Ciascuno si accusa delle
colpe commesse contro le regole, e ne riceve la penitenza dal Padre. 6. Si
leggono
- 668 -
da un fratello assegnato i fioretti di mortificazioni fatte
nella settimana scorsa, e poi si enunciano le novene che occorrono, ecc. In
fine si farà la disciplina per un Miserere
ed una Salve, ed ognuno bacerà i
piedi al Crocifisso posto a piè dell'altare. - Le regole poi sarebbero che ciascun fratello 1. Faccia ogni giorno
l'orazione mentale. 2. La visita al SS. Sacramento e alla Madonna. 3. L'esame
di coscienza la sera. 4. La lezione spirituale. 5. Fugga i giuochi e le
conversazioni di mondo. 6. Frequenti la comunione e qualche mortificazione di
catenella, disciplina, ecc. 7. Raccomandi ogni giorno a Dio l'anime del
purgatorio ed i peccatori. 8. Che stando alcun fratello infermo, gli altri sian
tutti tenuti a visitarlo. - Ma torniamo al nostro punto.
Per V. Già si è detto per salvarsi quanto giova il servire la Madre di Dio; ed
i fratelli che altro fanno che servirla nella Congregazione? Ivi quanto la
lodano! quante preghiere le presentano! Ivi si consagrano dal principio alla di
lei servitù, eleggendola con modo speciale per loro signora e madre, e si
scrivono nel libro de' figli di Maria. Onde conforme essi sono servi e figli
distinti della Vergine, così ella poi con distinzione li tratta e protegge in
vita e in morte. Sicché un fratello della Congregazione di Maria può dire che
colla Congregazione ha ricevuto ogni bene: Venerunt
mihi omnia bona pariter cum illa (Sap. VII, 11).
A due cose dunque dee attendere ogni fratello: per
prima al fine, cioè di andare alla Congregazione non per altro fine, che di
servire Dio e la sua Santa Madre, e di salvarsi l'anima; per secondo a non
lasciar la Congregazione ne' giorni stabiliti per affari di mondo, poiché ivi
dee andare a trattare il negozio più importante che tiene in questa terra, ch'è
la sua salute eterna. E procuri ben anche di condurre quanti altri può alla
Congregazione, e specialmente di farvi ritornar que' fratelli che l'hanno
lasciata. - Oh li castighi terribili con cui il Signore ha puniti coloro che
hanno abbandonata la Congregazione della Madonna! In Napoli un certo fratello
lasciò la Congregazione, esortato poi a tornarvi rispose: Allora ci tornerò,
quando mi saranno rotte le gambe e tagliata la testa; e fu profeta; poco passò
che da alcuni suoi nemici gli furono appunto rotte le gambe e tagliata la testa
- 669 -
(Ap. Sarn., d. Congr., p.
1).5 - All'incontro i fratelli perseveranti sono da Maria provveduti di
beni temporali e spirituali: Omnes...
domestici eius vestiti sunt duplicibus (Prov. XXXI, 21). Si leggano
appresso il P. Auriemma (T. 2, c. 4), le grazie speciali fatte da Maria a'
congregati in vita e in morte, ma specialmente in morte.6 Narra il P.
Crasset (T. 2, tr. 5) che nel 1586 un giovine stando in morte si addormentò, ma
poi svegliato disse al suo confessore: Oh Padre, sono stato in gran pericolo di
dannarmi, ma la Signora mia m'ha liberato. I demoni han presentato i miei
peccati avanti al tribunale del Signore, e già si apparecchiavano a
strascinarmi all'inferno, ma è venuta la S. Vergine, e dicendo loro: Dove
conducete questo giovane? che ragione avete voi con un mio servo che mi ha
servito tanto tempo nella mia Congregazione? i demoni son fuggiti e così sono
stato salvato dalle loro mani.7 - Riferisce lo stesso autore ivi
appresso, che un altro congregato anche in punto di morte ebbe una gran
battaglia coll'inferno, ma poi, avendo vinto, tutto giubilante esclamò: Oh qual
bene è servire la B. Madre nella sua Congregazione! E così tutto consolato
morì.8 Indi soggiunge che in Napoli il duca di Popoli morendo disse al
figlio: Figlio mio, sappi che quel poco di bene ch'io ho fatto in vita lo
riconosco dalla mia Congregazione; onde non ho alcun bene maggiore da lasciarti
che la Congregazione di Maria. Io più stimo essere stato congregato che duca di
Popoli.9
- 670 -
OSSEQUIO VIII. - Delle limosine in onor di Maria.
Sogliono i divoti della Vergine specialmente nel giorno del sabbato far
limosine in onore della divina Madre. Quel santo calzolaio, come narra S. Gregorio
ne' suoi Dialoghi, chiamato S. Deusdedit,
tutto quello che guadagnava la settimana, nel sabbato lo dispensava a'
poveri; onde poi ad un'anima santa fu dimostrato in visione un sontuoso palagio
che Dio apprestava nel cielo a questo servo di Maria e che non si fabbricava se
non nel giorno del sabbato.1 S. Gerardo poi in tutti i tempi non negava
alcuna cosa che gli fosse domandata in nome di Maria.2 Lo stesso faceva
il P. Martino Guttierez della Comp. di Gesù; onde poi confessò non aver cercata
grazia a Maria ch'ella non glie l'avesse ottenuta; ed essendo stato questo suo
servo ucciso dagli Ugonotti, apparve la divina Madre a' suoi compagni con
alcune vergini, dalle quali fe' involgere il corpo in un lenzuolo e portollo
via (ap. P. Pepe, t. 5, lez. 235, in fin.).3 Lo stesso praticava S.
Eberardo vescovo di Salisburgo,
- 671 -
e perciò un santo monaco lo vide a
guisa di un fanciullo in braccio a Maria, la quale disse: Hic est filius meus Eberardus, qui nihil mihi umquam negavit.4
Lo stesso usava
- 672 -
Alessandro di Ales, il quale richiesto in nome di
Maria a farsi francescano da un laico di S. Francesco, lasciò il mondo ed entrò
nell'Ordine (P. Auriem., t. 1, c. 12).5 - Non rincresca dunque a'
divoti della Vergine di dare ogni giorno in suo onore qualche picciola
limosina, e l'accresca nel giorno del sabbato. E s'altro non può, almeno per
amor di Maria faccia qualche altra opera di carità, di assistere a gl'infermi,
di pregare per li peccatori, e per l'anime del purgatorio, ecc. Le opere di
misericordia molto gradiscono al cuore di questa Madre di misericordia.
OSSEQUIO IX. - Del ricorrere spesso a Maria.
Io dico che fra tutti gli ossequi niun altro tanto piaccia a questa nostra
madre quanto il ricorrere spesso alla sua intercessione, con cercarle aiuto in
tutti i bisogni particolari, come di prendere o dare consiglio, di pericoli, di
afflizioni e tentazioni, specialmente nelle tentazioni contro la purità. Allora
la divina Madre certamente ci libererà ricorrendo noi a
- 673 -
lei
coll'antifona Sub tuum praesidium, etc.,
o coll'Ave Maria, o con invocar solamente il SS. nome di Maria, che ha forza
particolare contro i demoni. Il B. Santi francescano in una tentazione disonesta
ricorse a Maria ed ella apparendogli subito gli pose la mano sul petto e lo
liberò.1 Giova anche allora baciare o stringere il rosario o l'abitino,
o pure guardar qualche immagine della Vergine. E con ciò sappiasi che a chi
pronuncia i nomi di Gesù e di Maria, Benedetto XIII concedé 50 giorni
d'indulgenza.2
PER DECIMO ED ULTIMO - unisco qui diversi altri ossequi che possono
praticarsi in onor di Maria.
I. - Celebrare o far celebrare o almeno sentir Messa ad onor della S. Vergine.
Non si nega che 'l santo sacrificio della Messa non può offerirsi che a Dio, a
cui principalmente si offerisce in riconoscimento del suo supremo dominio; ma
ciò non impedisce, dice il sacro Concilio di Trento (Sess. 22, c. 3), che non
possa insieme offerirsi a Dio in ringraziamento delle grazie concedute a' santi
e alla sua SS. Madre, ed acciocché facendo noi memoria di loro, essi si degnino
d'intercedere per noi.1 E perciò si dice nella Messa: Ut illis proficiat ad honorem
- 674 -
nobis autem ad salutem.2
Quest'ossequio della Messa, come anche di dire tre Pater, Ave, e Gloria alla
SS. Trinità in ringraziamento delle grazie fatte a Maria, rivelò ella stessa ad
un'anima esserle molto gradito;3 poiché non potendo la Vergine
ringraziar appieno il Signore di tutti i pregi a lei conceduti, molto gode che
i suoi figli l'aiutino a ringraziare Dio.
II. - Riverire i santi più congiunti a Maria, come S. Giuseppe, S. Gioachimo,
S. Anna. La stessa Vergine raccomandò ad un nobile la divozione a S. Anna sua
madre (Barry, Par. ap.).4 E così anche onorare i santi più divoti della
divina Madre, come S. Gio. Evangelista, S. Gio. Battista, S. Bernardo, S. Gio.
Damasceno difensore delle sue immagini, S. Idelfonso difensore della sua
verginità, ecc.
III. - Legger ogni giorno qualche libro che parli delle glorie di Maria.
Predicare o almeno insinuare a tutti, specialmente a' suoi congiunti, la
divozione alla divina Madre. Disse un giorno la Vergine a S. Brigida: Fa che i figli tuoi siano figli
miei.5 Pregare ogni giorno per li vivi e defunti più divoti di
Maria.
- 675 -
Notinsi poi le
molte altre indulgenze concesse da' Pontefici a coloro che onorano in vari
altri modi questa Regina del cielo: 1. A chi dice: Sia benedetta la santa ed immacolata Concezione della B. Vergine Maria,
stan conceduti cento anni d'indulgenza; e quando dopo la parola immacolata vi si aggiunge e purissima, porta il P. Crasset esservi
altre indulgenze per le anime del purgatorio.6 - 2. Alla Salve regina, 40 giorni.7 - 3.
Alle litanie, 200 giorni.8 - 4. A chi china la testa alli nomi di Gesù
e di Maria, 20 giorni.9 - 5. A chi dice cinque Pater ed Ave alla
Passione di Gesù e a' dolori di Maria, diecimila anni.10 - Ed a comodo
delle anime divote, voglio qui notare altre indulgenze concedute da' Sommi
Pontefici ad altre divozioni: 1. A chi sente la Messa, 3800 anni.11 -
2. A chi fa gli Atti Cristiani col proposito di ricevere in vita ed in morte i
santi sacramenti, Benedetto XIII concedé 7 anni; e continuandoli per un mese
indulgenza plenaria applicabile per lo purgatorio e per sé in articulo mortis.12 - 3. A chi recita 15 Pater ed Ave per li peccatori, la remissione della terza parte
- 676 -
de'
peccati.13 - 4. A chi fa l'orazione mentale per mezz'ora il giorno, il
Papa Benedetto XIV ha concesse più indulgenze, e plenaria una volta il mese
confessandosi e comunicandosi.14 - 5. A chi recita l'orazione Anima Christi, etc., 300
giorni.15 - 6. A chi accompagna il Viatico, cinque anni, e se con lume,
sei: e chi non può, recitando un Pater ed
Ave, guadagna 100 giorni.16 -
7. A chi genuflette avanti il SS. Sagramento, 200 giorni.17 - 8. A chi
bacia la croce, un anno e 40 giorni.18 - 9. A chi inchina la testa al Gloria Patri, 30 giorni.19 - 10.
A' sacerdoti che prima della Messa recitano Ego
volo celebrare Missam, etc., 50 giorni.20 - 11. A chi bacia l'abito
regolare, 5 anni.21 - Altre indulgenze possonsi leggere appresso il P.
Viva (Append. Indulg. in calce Trut., § ult.).22 Procuri poi ciascuno
in prendere le suddette indulgenze di fare un atto di contrizione, acciocché si
renda disposto a guadagnarle.
Lascio altre divozioni che si trovano in altri libri, come delle sette
allegrezze, de' dodici privilegi di Maria e simili, e termino quest'opera colle
belle parole di S. Bernardino (Serm. 61): O
donna benedetta fra tutte le donne, voi siete l'onore del genere umano, la
salute del popolo nostro. Voi avete un merito che non ha termini ed una intiera
podestà sopra tutte le creature. Siete la Madre di Dio, la Signora del mondo,
la Regina del cielo. Siete la dispensatrice di tutte le grazie, il decoro
- 677 -
della S. Chiesa. Siete
l'esempio de' giusti, la consolazione de' santi e la radice della nostra
salvazione. Siete l'allegrezza del paradiso, la porta del cielo, la gloria di
Dio. Ecco abbiamo pubblicate le vostre lodi. Vi supplichiamo dunque, o madre di
bontà, a supplire le nostre debolezze, scusare la nostra audacia, aggradire la
nostra servitù e benedire le nostre fatiche, con imprimere nel cuore di tutti
il vostro amore, affinché dopo avere onorato ed amato in terra il vostro
Figliuolo, possiamo lodarlo e benedirlo eternamente nel cielo. Amen.23
1
«Libens enim Sanctissima, cum munifica sit, pro minutissimis maiora retribuit.»
S. ANDREAS CRETENSIS, Oratio 14, tertia in SS. D. N. Deiparae dormitionem. MG 97-1102.
2 Non ebbe animo.
3
Offertemi.
4 S. PETRUS CAELESTINUS PP. V, Opusculum 6, De miraculis B. M. V., cap. 23. Maxima Bibliotheca veterum Patrum et
antiquorum scriptorum ecclesiasticorum, XXV, Lugduni, 1677, pag. 816, col.
2: «Quidam miles, licet luxuriosus et mendax, tamen devote et saepe salutabat
B. Mariam. Hic cum esset quodam die in Capella B. Virginis et eam devote
salutaret, irruit in eum vehemens fames, ita quod manus suas vellet comedere:
unde rogabat B. Virginem ut ei succurreret. Tunc adfuit B. Virgo ornatu
fulgenti, ferens in manibus vasculum cibo repletum delectabili, sed subtus erat
turpe et immundum vas; cumque ille prae nimia fame cibum conglutire vellet,
impuritatem vasis videns, noluit comedere. At illa: «Nosti quae sim ego?»
Respondit: «Non.» Et illa: «Ego sum Mater Dei. Sed quare non comedis?» Qui dixit: «Domina mea, propter immunditiam vasis.»
At illa: «Ita est de te; nam cibus quem mihi praebes quotidie valde
delectabilis est mihi; sed quia es vas luxuriae foetidum, in abominationem mihi
vertitur: purifica ergo vas, et tuum servitium gratiose recipiam.» Et hoc
dicto, disparuit. Qui statim accessit ad eremum, et triginta annis laudabiliter
vixit; in fine vero apparuit ei B. Virgo, et animam eius ad gloriam secum
duxit.»
5 Dicemmo. - Vedi Parte I, capit. VIII, §
1, pag. 254 e seg.
6 Nella I ediz. si
leggeva: Ma ciò s'intende con due
condizioni: la prima che questi... - Nelle ediz. seguenti è stata tolta
questa suddivisione superflua, avendo già determinato come prima condizione
«l'anima monda da' peccati».
7 «Et nunc quid
restat, carissimi, nisi ut admoneamini de perseverantia, quae sola meretur
viris gloriam, coronam virtutibus? Prorsus absque perseverantia nec qui pugnat
victoriam, nec palmam victor consequitur. Vigor virium, virtutum consummatio
est; nutrix ad meritum, mediatrix ad praemium. Soror est patientiae, constantiae filia, amica pacis,
amicitiarum nodus, unanimitatis vinculum, propugnaculum sanctitatis. Tolle perseverantiam, nec obsequium mercedem
habet, nec beneficium gratiam, nec laudem fortitudo. Denique non qui coeperit,
sed qui perseveraverit usque in finem, hic salvus erit (Matth. X, 22).» S.
BERNARDUS, Epistola 129, ad
Ianuenses, n. 2. ML 182-284.
8 Magnum
Speculum exemplorum, Venetiis, 1618, Distinctio 10, Exemplum 7, pag. 690. - Opera
Ven. Thomae a Kempis, ed. Sommalii, 1759, I, pag. 23, 24
(paginazione dei «preamboli»).
9 «Vigesima (causa,
quare Mariae serviendum): quia ipsa est lignum
vitae his qui apprehenderint eam (Prov. III, 18) speciali amore et
servitio... Sequituribid.): Et qui
tenuerit eam perseveranter... ipsi videlicet inseparabiliter adhaerens, beatus hic in spe, in futuro in re...
Beatus, quia omnia optata succedunt ei in futuro.» RICHARD. A S. LAUR., De
laudibus B. V. M., lib. 2, cap. 1, n. 22. Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, 1651,
XX, p. 39, col. 1; Paris., XXXVI, 70.
10 Questo detto non
vien riferito dai primi biografi del santo giovine - Cepari, Povius - i quali pure entrano in molti particolari sugli
ultimi suoi giorni, come anche sulla sua divozione verso Maria SS. - Tace di
questo anche il P. Nicola Angelini, nella
sua Vita di S. Giovanni Berchmans, Roma,
1888. - Lo troviamo, senza alcuna indicazione di fonte, in un opuscolo
intitolato: Sancti Ioannis Berchmans
documenta vitae spiritualis clericis proposita, Romae, 1908, XV, pag. 39:
«In Virginis obsequium: Quidquid minimum, dummodo constans;» e nella nota: «Sic
ipse cuidam fratri, roganti quodnam obsequium putaret aptius ad Virginis
patrocinium demerendum.» - AURIEMMA, Affetti
scambievoli, parte 2, cap. 17 (secondo l'Indice de' capitoli, cap. 16), Bologna, 1681, pag. 232, 233: «Stava
morendo» in età di 88 anni, di cui 67 di religione, con gran fama di santità (Patrignani, Menologio, 6 dicembre 1619)
«il nostro Padre Francesco Costero, tanto
benemerito di Maria» e così largamente da essa rimunerato: sempre innocente,
sempre sano, sempre allegro. «Fu domandato da' Padri che l'assistevano... quale
ossequio fosse più accetto (alla Regina del cielo); ed egli: «Constans, quamvis
exiguus.» NADASI, Annus dierum
memorabilium Societatis Iesu, Antverpiae, 1665, VI die decembris, pag. 309:
«(P. Franciscus Costerus) rogatus
(non si dice che fosse negli estremi di sua vita) quis cultus Dei Matri esset
gratissimus, respondit: «Constans, quantumvis exiguus.» - S. Giovanni Berchmans
conobbe nel Belgio (Angelini, Vita, parte
3, cap. 2, p. 288) il P. Costero e lo venerava; ebbe certamente in Roma notizia
della sua morte, accaduta nel 1619, mentre egli stesso visse fino ai 13 agosto
1621: avrà il santo giovine ripetuto a qualche compagno il detto del santo
vecchio?
1
THOMAS A KEMPIS, Sermones ad Novitios, Sermo
21 (semonum pars 3, sermo 2), n. 4, Opera
(cura Sommalii, S. I.), Coloniae
Agrippinae et Coloniae Allobrogum, 1759, I, p. 78, col. 1: «Salutate eam
(Mariam) Angelica salutatione frequenter, quia hanc vocem audit valde
libenter.»
2 «Gloriosa Virgo
eidem (Mechtildi) apparuit, habens in pectore scriptam aureis litteris
Angelicam salutationem, et ait: «Supra hanc salutationem numquam homo pervenit,
nec aliquis me dulcius salutare poterit...» Revelationes
Gertrudianae et Mechtildianae (cura Monachorum Solesmensium O. S. B.),
Pictavii et Parisiis, H. Oudin, II, 1877, S.MECHTILDIS Liber specialis gratiae, pars 1, cap. 42, pag. 126. Vedi sopra, Discorso IV, nota 69, pag. 104, il testo
completo, con una bella e breve esposizione dell'Ave Maria.
3 MARCHESE,
dell'Oratorio, Diario sacro d'esercizi di
divozione per onorare ogni giorno la Beatissima Vergine, 20 agosto III,
Venezia, 1717, pag. 206: un semplice accenno. - La tradizione ci riferisce due
fatti simili - né l'uno esclude l'altro - che siano avvenuti, l'uno a Spira,
nel 1146, l'altro nel Monastero di Afflighem (Belgio), nel 1147, o piuttosto,
come mostra il Cardinal Pitra, nello
stesso anno 1146. Vengono riferiti ambedue dal MARRACCI, Familia Mariana, VII, Fundatores
Mariani, cap. 10, Summa aurea (Migne-Bourassé), XI, col. 407-408. - In quanto
al fatto di Spira, giova riferire la
testimonianza del diligente ricercatore ed abbreviatore delle Cronache di Germania,
Giov. Nauclero; la quale
testimonianza conferma assolutamente, se non il fatto medesimo almeno la
tradizione, non solo del suo tempo, ma dei tempi anteriori. IO. NAUCLERUS, Chronicarum Historiarum vol. secundum, generatio 39 (Coloniae, 1579, pag. 832):
«Anno 1142 (per il fatto nostro, questa data deve correggersi)... Innocentius
Papa, ne Christiani Terram Sanciam omnino amitterent, S. Bernardum... pro
reformanda pace inter Sedem Apostolicam et Conradum regem, in Alemaniam misisse
fertur, et reconciliatio Spirae facta in Franckfurt
sigillis principum roborata est. Alii aliter. Sed in hoc tamen concordant quod Bernardus Spiram venerit, ubi tum erat
tantus populi concursus ad eum venerandum, ut Imperator, ne populus eum
conculcaret, manibus suis illum exportare sit dignatus. Exstant circuli in pavimento ecclesiae maioris tres, ubi prostratus
in terram vir Dei ter fertur salutasse Virginem Mariam. Ad quem Virgo Maria:
«Salve, inquit, Bernarde.» - Riferite queste parole del Nauclero, aggiunge Angelo MANRIQUE, Annales Cistercienses, II, Lugduni, 1642, anno 1146, cap. 10, n. 6,
pag. 44: «Circulis verba ea sculpta sunt, quae a fidelibus solent decantari,
sub Antiphonae finem, quam... appellamus Salve
Regina. Hanc autem desinentem in illis verbis, Et Iesum, benedictum fructum ventris tui, nobis post hoc exsilium
ostende, Bernardus Pater recitasse fidenter fertur; et recitatae, trinam
illam invocationem (O clemens, o pia, o
dulcis Virgo Maria) addidisse fidentius; ad quam imago Virginis commota,
atque acceptans obsequium, audita est simili modo Sanctum resalutasse: «Salve,
Bernarde.» Ex tunc Ecclesia tres illas voces addidit Antiphonae praedictae.» - Acta Sanctorum Bollandiana, vol. 38, die
20 augusti, De S. Bernardo, Commentarius
praevius, § 46, n. 486 pag. 206: «PAPEBROCHIUS noster in suo Itinere Romano manuscripto, quod anno
1660 suscepit, pag 39, de statua Spirensi, quae fertur salvere iussisse S.
Bernardum, inter alia sic scribit: «Ad eam omnes nostri studiosi quotidie sub
quintam conveniunt ac Salve decantant
cum Litaniis.» Ita ille. Laudanda porro est illorum fides, et religiosus erga
Virginem Matrem affectus.» - In quanto poi al fatto di Afflighem, vedasi: Documents
sur un voyage de P. Bernard en Flandres et sur le culte de N.D. d'Afflighem,
recueillis par le R.P. DOM PITRA (il dottissimo Cardinal Pitra), O. S. B.:
ML 185, col. 1797-1816; Pièces
iustificatives, ivi, col. 1817-1832. - Se non altro, ci si deve concedere,
cogli stessi Bollandisti (op. cit., § 47, n. 497): «De pia credulitate no est hic quaestio: ecquis enim negat, traditionem
Affligeniensem - adde etiam si vis, Spirensem, de qua superius est actum - pie
credi posse?» Non crediamo di offendere i diritti di una santa critica
coll'andar un po' più oltre: considerando che la tradizione è per se stessa un argomento - non sempre dimostrativo,
ma sempre di peso, specialmente quando non vien contradetta da documenti gravi
- stimiamo che la sentenza negativa è, per lo meno, improbabile.
4
«Certe ipsa nos libenter salutat beneficio et consolatione, si nos eam
frequenter salutamus servitio et oratione. Libenter nos salutat cum gratia, si
libenter eam salutamus cum Ave Maria.»
CONRADUS DE SAXONIA, Speculum B. M. V., lectio
4. Inter Op. S. Bonaventurae, Romae,
Moguntiae, Lugduni (1668), VI, 435, col. 1.
5 «Si ioculator
esuriens ad plenam mensam divitis cantaverit, numquid ei cibus negabitur? Similiter si quis temporalia contemnens et gratiam
esuriens, veniat ad mensam Matris Domini, toto corde et affectu dicens: Ave, Maria, gratia, etc., numquid ipsa
largitas ei gratiam poterit denegare? Saltem, ex quo gratia plena est, vel
aliqua fragmenta gratiae largietur.» RICH. A S. LAUR., De laudibus B. M. V., lib. 1, cap. 7, n. 10. Inter Op. S. Alb. M., Lugd., 1651, XX, pag.
31, col. 1. Paris., XXXVI, 55.
6 Legatus divinae pietatis, ed. Solesm.,
lib. 4, cap. 51, p. 461. - LANSPERGIO-BUONDÌ, La Vita della B. Vergine Gertruda, Venezia, 1606, lib. 4, cap. 53,
pag. 393, 394: «Le fu dato a conoscere dal Signore, che almeno ella dovesse due
volte ogni giorno chiamare la sua beatissima Madre con queste parole: Eia ergo, advocata nostra, illos tuos
misericordes oculos: certificandola che per queste parole, nell'ultimo suo
fine ne riceverebbe non piccola consolazione. Ella allora offerse alla
beatissima Vergine, a suo onore, cento e cinquanta Ave Maria, pregandola che nell'ora della sua morte, si degnasse con
materna pietate esserle presente. Ecco che le parve che tutte le parole ch'ella
avea detto, fossero presentate dinanzi al divino Concistoro, nella sembianza di
danari di oro, i quali fossero alla beata Madre dal suo Figliuolo raccomandati:
laonde la detta Madre pigliava l'oro a guisa di fedelissima dispensatrice, con
dispensare quelli particolarmente nel profitto e conforto dell'anima di
Gertruda, provedendo con diligentissima sollecitudine, che quando ella partirà
dal presente secolo, che per ciascuna parola delle dette offerte, dal discreto
Giudice le siano concedute consolazioni particolari e sicuri favori.»
7 «1. Caelum gaudet,
omnis terra stupet, cum dico: Ave Maria. 2.
Satan fugit, infernus contremiscit: cum
dico: Ave Maria. 3. Mundus vilescit, cor in amore liquescit: cum dico... 4. Torpor evanescit, caaro
marcescit: cum dico... 5. Abscedit
tristitia, venit nova laetitia: cum
dico... 6. Crescit devotio, oritur compunctio: cum dico... 7. Spes proficit, augetur consolatio: cum dico... 8. Recreatur animus, et
confortatur affectus; cum dico: Ave
Maria.» COPPENSTEIN, O. P., B. F. Alani Redivivi Rupensis tractatus
mirabilis de ortu atque progressu Psalterii Christi et Mariae eiusque
Confraternitatis, pars 4, cap. 30, Venetiis, 1665, pag. 331. - Opus vere aureum B. Alani Rupensis, O. P. de
ortu et progressu Psalterii Christi et Mariae seu Sacratisimi Rosarii, pars
4, cap. 7. Forum Cornelii, 1847, pag. 218.
8
Magnum Sepculum exemplorum, distinctio
10, exemplum 8. Venetiis, 1618, pag. 691, col. 1. - Opera Thomae a Kempis, ed. Sommalii,
1759, I, pag. 24, 25 (paginazione dei «preamboli»). Lo stesso Tommaso riferisce il fatto più
succintamente, tacito nomine: Sermones ad
novitios, Sermo 21 (sermo 2 partis tertiae), n. 9, Opera, 1759, I, p. 79, 80.
9 La santa memoria
di Papa Pio X, il 5 dicembre 1904, in occasione del cinquantesimo anniversario
della proclamazione del domma dell'Immacolata Concezione, accordò una
indulgenza di 300 giorni, sia la mattina che la sera, a chi reciterà «ter
salutationem Angelicam, addendo cuique earum hanc invocationem: Per tuam Immaculatam Conceptionem, o Maria,
redde purum corpus meum et sanctam animam meam.» Il Breve ricorda lo zelo di S. Alfonso nel propagare questa pratica di
devozione, tanto efficace per conservare la castità. - Acta Sanctae Sedis, XXXVII, Romae, 1904-1905, p. 369-371.
10 «Non cominciava
operazione diversa, che prima non si voltasse verso dove sapeva esserne (di
Maria) qualche famosa imagine - ciò che riesce agevolissimo in Roma, dovunque
altri si trovi, per le tante e tanto celebri che ve ne ha - e pregavala di
benedirlo. Così da lui fu presa, e passò in usanza che tuttavia si mantiene
fra' novizi nostri in S. Andrea di Monte Cavallo, subito levatisi la mattina, e
la notte prima di mettersi a giacere, voltarsi alla Basilica di S. Maria
Maggiore, inchinarsi alla beatissima Madre di Dio, e chiederle di benedirli.»
BARTOLI, Vita, lib. 1, cap. 11. Opere, XX, Torino, 1825, pag.
93.
11
Gio. CRASSET, La divozione verso Maria Vergine, stabilita
e difesa, Venezia, 1762, parte 2, trattato 6, pratica seconda, p. 615,
616.
12 Benedetto XIII:
Breve del 14 settembre 1724. - Vedi Raccolta
di orazioni e pie op., Roma, 1898, p. 210.
13 CRASSET, l. c., p.
618. - Di tali indulgenze non si fa più alcuna menzione né nella Raccolta di orazioni e pie opere, Roma,
Tipog. Poliglotta, 1898, né nella Collectio
precum piorumque operum, Romae, 1929, che sono le uniche Collezioni
autentiche, né in concessioni posteriori al 1929. - Nel riferire decreti e
indulgenze anteriori al 1929, citiamo le sopradette Raccolte autentiche; per le posteriori, l'Acta Apost. Sedis.
14 «Quando sentiva dare il segno dell'Ave Maria, s'inginocchiava subito a
dirla nel luogo dove si trovava, benché fosse stato in mezzo del fango, come io
stesso ho osservato; e quando era a cavallo, smontava per dirla in ginocchio.»
GIUSSANO, Vita, Roma, 1610, lib. 8,
cap. 2, p. 528, 529.
15 «In provincia
Hungariae, nostris temporibus, sicut ipse accepi a quodam venerabili et sene
patre fide dignissimo, quidam frater Ordinis Minorum duxerat in consuetudinem
ut, quandocumque signum fieret sero et mane ad Ave Maria, sicut moris est in
illa provincia, flexis genibus salutaret Beatam Virginem ter dicendo Ave Maria cum tribus genuflexionibus.
Cumque quadam die signaretur in aurora ad Ave Maria, ipse, torpore quodam et
ignavia ductus, noluit assurgere ad salutandam Beatam Virginem cum
genuflexionibus. Ecce igitur miraculum grande. Vidit statim in visione mirabili
turrim ecclesiae se inclinare adeo, ut crux in summitate turris exsistens
terram contingeret se inclinando, et hoc tribus vicibus ad trinam signtionem:
quasi per hoc sit dictum: Ecce, miseri, creatura insensibilis sua quasi genua
flectit, cum se inclinat ad terram pro signo Ave Maria; tu autem, cum sis
rationalis, non vis genua flectere ad Ave Maria. Sicque ille compunctus, et
miram Dei manum circa se sentiens, semper, quoad vixit, cum reverentia ter genuflectendo
ad signationem, benedictam Virginem cum Ave
Maria salutavit: propter quod specialem gratiam a Domino et benedicta
Virgine promeruit.» PELBARTUS DE THEMESWAR, Ord.
Min. de Obs., Stellarium coronae
gloriosissimae Virginis, lib. 1, pars 4, art. 2, cap. 3, Venetiis, 1586,
fol. 20, col. 4.
16
Benedetto XIV, Notificazione dell'E.mo Card. Vicario del 20 aprile
1742. Cf. Raccolta, pag. 210. - Sua
Santità Pio XI ha concesso l'indulg. di 10 anni toties quoties, e la plenaria, alle solite condizioni, a chi l'avrà
recitato per un mese. Acta Apost. Sedis, vol
XXV, anno 1933, pag. 71.
17
«Le dévot Alphonse Rodriguez (oggi S. Alfonso Rodriguez), religieux coadiuteur
de la Compagnie de Jésus, pratiquait exactement cette dévotion (di recitar l'Ave Maria a tutte le ore), même aux
heures de la nuit. Il avait ce don spécial de Dieu, de s'éveiller chaque fois
que l'horloge sonnait les heures.» Paul DE
BARRY, Le paradis ouvert à Philagie, chap.
5, dévotion 2. Paris, 1868, pag. 142. - Il santo medesimo, «in una
memoria ch'egli scrisse nell'anno 1607,» dice di se stesso: «A nostra Signora
la Vergine Maria... recita pure dodici volte la Salve Regina e altrettante Ave
Maria... indirizzando questa prece secondo il numero delle ventiquattro
ore, che formano il dì e la notte, affinché in ciascuna di esse preghi il suo
Figlio che lo guardi da ogni peccato.» BONAVENIA, Vita, lib. 1, cap 10, Roma, 1888, pag. 42. - La stessa opera, l. c., pag. 44: «Quanti abitarono vicini alla sua
stanza rare volte fu, che non l'udissero pur di notte recitare le sue orazioni
e invocazioni, particolarmente quando l'orologio scoccava il suono delle ore.»
- ARCANGELI, S. I., Vita, Modena,
1825, cap. 14, pag. 98: «Non passava mai ora, in cui con qualche orazione
speciale non la salutasse (cioè Maria Vergine).»
18
«Le dévot Lansperge, chartreux, a ordonné à tous ses frères, que, chaque fois
qu'ils entreront ou sortiront de leurs chambres, ils se souviennent de saluer
la sainte Vierge comme leur gardienne et unique espérance après Dieu.» Paul DE BARRY, Le paradis ouvert à Philagie..., cap. 12, dévotion 6éme. Paris,
1868, pag. 313. - «Il y a dans la première chambre de la «cellule» d'un
chartreux, une statue de la T. S. Vierge, devant laquelle on récite un Ave Maria en entrant; c'est Lansperge
qui mit cette pieuse pratique en honneur.» La
Grande Chartreuse, par un Chartreux: 5ème édition, Lyon, 1891, pag. 269. -
«C'est là un usage général dans l'Ordre. En entrant dans sa cellule, le
chartreux réciteur récite un Ave Maria à
genoux devant une statue de la T. S. Vierge placée sur un petit autel ou
simplment au-dessus d'un prie-Dieu.» Comunicazione a noi fatta dal
M. R. P. Anatolio MAURON, attuale
Procuratore Generale dell' Ordine. - In quanto al baciare i piedi a Maria SS.,
è certo che molti lo fanno, essendo gesto così naturale di venerazione e di
affetto, mentre si sta in ginocchio dinanzi alla sua immagine, in una solitaria
cella, nell'atto di domandarle la sua materna benedizione. Crediamo lecito di
considerare le parole di S. Alfonso come una testimonianza dell'uso in vigore,
a suo tempo, nelle Certose dell'Italia Meridionale. - Fin dalla sua prima
origine, l'Ordine fu specialissimamente dedicato a Maria SS. Cf. LE CONTEULX, Annales
Ordinis Cartusiensis, ann. 1085, n. 1: I, Monstrolii, 1887, pag. 33, 34. Come
per il Cisterciense, il dolce sorriso di Maria e la filiale divozione verso di
essa, irradiano di celestiale soavità l'austerissima vita del
Certosino.
19 «Recitantibus Ave Maria, indulgentia triginta dierum
conceditur ab Io. XXII: ac totidem aliorum dierum ab Urbano IV: 40 dierum
recitantibus Salve Regina: viginti
dierum caput inclinantibus ad veneranda nomina Iesus et Mariae: triginta dierum inclinantibus caput ad Gloria Patri: bis centum dierum
genuflectentibus coram SS. Sacramento.» P.
Dominicus VIVA, S. J., De Iubileo,
praesertim Anni Sancti, ac de Indulgentiis universim Enchiridio, Ferrariae,
1757, § ultim., pag. 86, col. 1. - Non vi è nulla nelle Collezioni
autentiche.
20 AURIEMMA, Affetti scambievoli, parte 1, cap. 6,
Bologna, 1681, p. 64; parte 2, cap. 15 (ivi segnato 16, e nell'Indice dei capitoli, 14), p. 219, 220. -
«Dum gloriosam Virginem Mariam oraret (Mechtildis), ut in hora mortis suae sibi
adesse dignaretur, respondit: «Hoc utique faciam: sed et tu quotidie tria Ave Maria mihi legas. Ad primum, ora ut,
sicut Deus Pater secundum omnipotentiae suae magnificentiam animam meam, sicut
in throno, dignissimo sublimavit honore, ut sim post ipsum potentissima in
caelo et in terra, adsim tibi in hora mortis, te confortando, et expellendo a
te omnem contrariam potestatem. Ad secundum, ora ut, sicut Filius Dei secundum
suae inscrutabilis sapientiae praevalentiam, scientia et intellectu me
artificiose decoravit, et totam replevit, ut supra omnes Sanctos maiori
cognitione fruar beatissima Trinitate, et tanta me claritate perlustravit, ut
velut sol radians in virtute totum caelum illuminem, in hora mortis animam tuam
lumine fidei et cognitionis perfundam, ne fides tua ignorantia aut aliquo
errore tentetur. Ad tertium, ora ut, sicut Spiritus Sanctus suavitatem sui
amoris plene mihi infudit, et tam suavissimam et mitissimam effecit, ut post
Deum dulcissima et benignissima sim, ita adsim tibi in hora mortis, infundendo
animae tuae suavitatem divini amoris qui in tantum praevaleat in te, ut omnis
poena et mortis amaritudo, ex amore tibi sit persuavis.» Revelationes Gertrudianae ac Mechtildianae, Pictavii et Parisiis,
1875, 1877, II, S. MECHTILDIS Liber
specialis gratiae, pars 1, cap. 47, pag. 133. - Benedetto XV, con Breve del
30 luglio 1921, eresse l'Arciconfraternita
delle tre Ave Maria, concedendo agli ascritti molti privilegi e indulgenze
plenarie e parziali, e fra i quattro santi Patroni pose anche S. Alfonso. - Acta Ap. Sedis, XII, (a. 1921), pag.
420-422.
21 Nelle Collezioni
autentiche, non si trova più nulla riguardante le indulgenze annesse alla
recita delle 10 Ave Maria. Erano di
dieci mila anni, concedute da Leone X nel 1514, concessione confermata da Paolo
V nel 1606. Resta però quella una divozione assai bella, e di sommo gradimento
a Maria, per il ricordo delle sue dieci principali virtù, come vengono
mentovate nel Vangelo. - Vedi Appendice, 12,
pag. 563 e seg.
1 S. GERTRUDIS
MAGNA, Legatus divinae pietatis, lib.
4, cap. 48, editio Solesmensium O. S. B., pag. 431. - Vita della B. Vergine Gertruda (la stessa opera che il Legatus), Venezia, 1606, lib. 4, cap.
49, pag. 368, 369: «Attendendo poi (Geltrude) divotamente a quelle parole
(nell'orazione della Messa in Vigilia
Assumptionis B. M. V.): ut sua nos
defensione munitos, iucundos facias (suae interesse festivitati), le pareva
che la delicata Madre benignamente distendesse il suo mantello, come se quasi volesse
ricevere tutti quelli che corressero a lei in difesa speciale; a cui venivano
gli angeli santi, menandone con essi loro nella sembianza di belle fanciulle
tutte quelle persone, che con alcuna particolare maniera di devozione o
d'orazione s'erano divotamente apparecchiate a onorare quella santa festa; le
quali riverentemente - siccome figliuole dinanzi alla sua madre - si posero a
sedere dirimpetto a lei; e pareva che quivi d'ogni parte fossero sostenute dal
servizio degli angeli, e difese dagli inganni dei maligni spiriti, con essere
loro concessa abilità da potesti disporre a tutte le opere buone. Fu allora
dato a conoscere a Gertruda che la protezione degli angeli era stata concessa a
queste tali, mediante quelle parole della detta orazione, cioè: Ut sua nos defensione munitos. Perciocché,
al comandare della Beatissima Vergine, degli angeli sono presti a guardare, e a
difendere d'ogn'intorno tutti quelli che invocano il suo Santissimo
Nome.»
2 Questo solo abbiam
trovato. Revelationes S. BIRGITTAE,
Coloniae Agrippinae, 1628, lib. 1, cap. 20, pag. 25, col. 1: «Deinde loquebatur
Maria ad sponsam (Birgittam): «Sponsa Filii mei, dilige Filium meum, quia ipse
diligit te.» - Lib. 1, cap. 42, pag. 51, col. 2: «Sponsa Filii mei, stude sequi
humilitatem meam, et nihil diligas nisi Filium meum.»
3 Paolo SEGNERI, S. I., Il divoto di Maria, parte 2, cap. 3, Opere, Venezia, 1757, IV, p. 489, col.
1: «Decimo ossequio: comunicarsi per
le sue solennità... Non si può onorare più altamente Maria, che con l'onorarla
in Gesù.»
4 «Questa Madre di
Misericordia ha rivelato ad un'anima santa che nulla si può fare, che le sia né
più onorevole né più grato, che il ricever sovente il suo Figliuolo in questo
Sacramento d'amore.» Gio. CRASSET, S.
I., La vera divozione verso Maria
Vergine, Venezia, 1762, parte 2, trattato 6, pratica 6, p. 682.
5 Prov. IX, 5.
6 Vedi
pag. 426.
1 «Cum Albigensium
haeresis per Tolosatium regionem impie grassaretur, atque altius in dies radice
ageret, sanctus Dominicus, qui nuper Praedicatorum ordinis fundamenta iecerat,
ad eam convellendam totus incubuit. Id ut praestaret validius, auxilium beatae
Virginis, cuius dignitas illis erroribus impudentissime petebatur, cuique datum
est cunctas haereses interimere in universo mundo, enixis precibus imploravit.
A qua - ut memoriae proditum est - cum monitus esset ut Rosarium populis
praedicaret, velut singulare adversus haereses ac vitia praesidium; mirum est,
quanto mentis fervore et quam felici successu iniunctum sibi munus sit
exsecutus... Ex eo ergo tempore pius hic orandi modus mirabiliter per sanctum
Dominicum promulgari augerique coepit; quem eiusdem institutorem auctoremque
fuisse Summi Pontifices apostolicis litteris passim affirmarunt.» BREVIARIUM
ROMANUM, In solemnitate Sacratissimi
Rosarii B. M. V., lectio 4.
2 S. PETRUS
CANISIUS, De verbi Dei corruptelis, II,
De Maria Virgine Deipara, lib. 3, cap. 9, Lugduni, 1584, p. 213, col. 1:
«Ioannes Calvinus... haud sine blasphemiae spiritu calumniatur, hanc
salutationem (angelicam) a catholicis... quasi magico exorcismo in preculam
verti.» - Id. op., lib. 3, cap. 10,
p. 219, col. 1: «Bucerus, Pellicanus, Franciscus Lambertus et Bullingerus, alia
ratione nobis oblatrant, ut, si possint, tetrae superstitionis notam his, a
quorum sancta societate turpiter desciverunt, inurant. Accusant igitur, quod
haec salutatio saepe repetatur a nostris, et inde serta, coronae, rosaria contexantur.
Quod si fiat, nefandam blasphemiam auctore Bucero committimus, neque aliud nisi
apertissimum Satanae inventum et Lucifericum commentum stabilimus, Deoque et
electis odiosam, ac omni studio devitandam adferimus submurmurationem, sicut
Franciscus Lambertus ausus est calumniari...»
3 Per le indulgenze
annesse al Rosario, riportiamo quello che è scritto nell'autentica «Collectio precum piorumque operum», Roma,
1929, pag. 148 e seg., essendo annullate tutte le altre ivi non riferite: «a) Fidelibus, quoties tertiam partem
Rosarii recitaverint, conceditur: Indulgentia
quinque annorum totidemque quadragenarum. b) Si una cum aliis, sive publice
sive privatim, saltem tertiam Rosarii partem recitaverint, conceditur: Indulgentia decem annorum totidemque
quadragenarum semel in die. Indulgentia
plenaria in ultima singulorum mensium Dominica, additis confessione, sacra
Comunione et alicuius ecclesiae aut publici oratorii visitatione, si saltem
tribus diebus ex praecedentibus hebdomadis eamdem recitationem persolverint. c) Iis, qui mense octobri saltem tertiam
Rosarii partem sive publice sive privatim recitaverint, conceditur: Indulgentia septem annorum totidemque
quadragenarum quovis die. Indulgentia
plenaria, additis confessione, sacra Communione (quae etiam infra octavam
peragi potest) et alicuius ecclesiae aut publici oratorii visitatione, si die
festo B. M. V. de Rosario et per totam octavam idem persolverint. Indulgentia plenaria, additis etc., si
post octavam sacratissimi Rosarii saltem decem diebus eamdem recitationem
persolverint. d) Iis, qui coram SS.mo
Euristiae Sacramento, pubblice exposito vel etiam in tabernaculo adservato,
tertiam Rosarii partem recitaverint, quoties id egerint, conceditur: Indulgentia plenaria, si praeterea
confessionem peregerint et ad sacram Mensam accesserint. – Nota. 1° Decades
separari possunt, dummodo recitatio coronae in eodem die absolvatur. 2° Si in
recitatione Rosarii fideles (saltem unus, si in communi fiat recitatio) de more
utantur corona, ab aliquo religioso Ordinis Praedicatorum vel ab alio sacerdote
facultate pollente benedicta, praeter supradictas indulgentias, alias acquirere
possunt.» - In forza di questa ultima nota, le indulgenze sopra riferite si
guadagnano da tutti i fedeli indistintamente. Quelli poi che usano la corona
benedetta dai PP. Domenicani acquistano anche le altre indulgenze di cui alla
nota seguente. Gli iscritti alla Confraternita del Rosario possono guadagnarne
molte altre ancora, che sono riferite nel manuale della Confraternita.
4 Con
rescritto della S.C. delle Indulgenze, 13 aprile 1726, il S.P. Benedetto XIII
«concesse a quelli, i quali reciteranno o il Rosario intero, cioè quindici
poste, ovvero la sua terza parte, cioè cinque poste, indulgenza di cento giorni per ogni Pater noster e per ogni Ave
Maria; indulgenza plenaria una volta all'anno in un giorno ad arbitrio a
chi avrà recitato l'intero Rosario, o almeno la sua terza parte ogni giorno per
lo spazio di un anno. Condizioni: confessione, comunione e preghiera secondo
l'intenzione del Sommo Pontefice.» Raccolta
di orazioni e pie opere, Roma, 1898, pag. 349, 350.
5 Le sopradette
indulgenze plenarie non si trovano nella Raccolta,
trattandosi di concessioni particolari, Il Lacau, S. C. I., Precieux
tresor des indulgences, Torino, 1932, pag. 94, citando il Decreto di S. Pio
V, 14 giugno 1566, dice che gli ascritti, recitando il Rosario, possono
guadagnare l'indulgenza plenaria nella
festa dell'Annunziazione, e di 40 anni e 10 quarantene in quelle della
Purificazione, Assunzione e Natività dell B.V.
6 È riportata anche
dal Lacau, pag. 92, il quale cita un
Decreto di Gregorio XIII, 15 luglio 1579. Naturalmente manca nella Raccolta, trattandosi di concessioni
particolari.
7 Anche il Lacau, pag. 96, conferma questa
straordinaria indulgenza di 100 anni e 100 quarantene ogni giorno, per gli
ascritti che portano addosso il Rosario della Madonna, citando un Rescritto
autografo di Pio X al Generale dei Domenicani, del 30 luglio 1906.
8 Benedetto XIV con
Breve del 16 dicembre 1746. Cf. Raccolta,
pag. 559.
9 La meditazione dei
misteri è necessaria per lucrare le indulgenze; ma Benedetto XIII, nella
Costituzione Pretiosius, 26 maggio
1727, § 4, dichiarò che per le persone incapaci della considerazione dei
misteri, basta la recita devota del Rosario. Cf. Raccolta, pag. 350.
10
Magnum Speculum exemplorum, dist. 9,
exemplum 116. Ma non si nomina la B. Eulalia; si dice soltanto: «Virgo quaedam
religiosa.» Del resto, è alquanto diverso il fatto della B. Eulalia, quale ci
vien raccontato dai seguenti autori. Chrysostomus
HENRIQUEZ, Menologium Cisterciense
notationibus illustratum, Antverpiae, 1630. Menologium, 11 maii: «Depositio Eulatiae virginis, quae, humana
contemnens et caelestia appetens, Religionem Cisterciensem professa, egregiis
virtutibus celebris refulsit. Dei Parentem singulari colebat affetu, se ei
sollicitis precibus totam commendans: quam etiam singulis diebus pia Angeli
salutatione frequenter compellabat: cuius grata praesentia frui meruit, et
angelica visitatione consolari. Cumque magno exemplo vitae regularis nostrum
institutum exornaret, a carne mortali educta, ad immortalitatis locum
emigravit.» L. c., pag. 157, col. 2, nota
f): «Narrat id Almensis Anonymus in
hunc modum: «Apparuit ei vigilanti beata Dei Genitrix... dicens: «Dormis,
Eulalia? dormis, filia?» Cui illa: «Non dormio, inquit, Domina mea carissima:
sed a te quaero cur ad me peccatricem et indignam venire dignata es, mundi
Regina?» Et Domina: «Ne timeas Matrem piam, filia carissima, cui quotidie
quamplurima exhibes servitia. Quando me salutas Angeli salutatione, noli, si
vis mihi placere et magis tibi proficere, amodo illam salutationem tam cito
proferre. Scias me tunc gaudium magnum
percipere; maxime cum dicis: Dominus
tecum, prolixe, huius modus gaudii inenarrabilis est, quo tum afficior. Nam
ea videtur mihi intra me praesentem habere filium meum, sicut cum de me
dignatus est nasci Deus et homo pro peccatoribus. Sicut tunc fuit mihi gaudium
ineffabile, ita et nunc cum dicitur mihi Dominus
tecum Angelica salutatione,.» Haec audiens illa Dei famula, repleta nimirum
est ingenti laetitia. Agente illa gratias pro tam pia consolatione et
admonitione, Virgo pia cum claritate magna rediit ad caelestia regna.» - Cf.
MARRACCIUS, Familia Mariana, IX Lilia Mariana, cap. 4, n. 8: Summa aurea (Migne-Bourassé), XI, pag. 877, 878. - AURIEMMA, Affetti scambievoli, parte 1, cap. 6, pag. 51.
11 S. Pier Damiani
non compose l'Officio della Madonna;
ma ne fu ardente propagatore, e, possiamo dire, il restauratore. Scive un suo
biografo (Augustinus FORTUNIUS,
monachus Camaldulensis, libro quinto
Hisotiarum Camaldulensium, etc., ML 144-166): «Reversus Petrus a legatione
Germaniae, ad eremum suam Avellanam concitus redierat... sed revocatus a
Gregorio VII, qui anno 1073 cathedram Petri obtinuit, missus est legatus de
latere per totam Italiam, ut promulgaret decreta de dicendo Officio B. Mariae
Virginis, quod ubique siluerat: simul ieiunium sextae feriae in honorem sanctae
crucis indiceret, quod oblitteratum esse videbatur.» E un altro biografo (Hieronymus RUBEUS, ex libro quinto Historiarum Ravennatum, ML 144-179):
«Gregorio deinde septimo hortante, e legatione Germanica reversus, per omnem
Italiam, sacram inediam et ciborum ieiunitatem, die Veneris in honorem crucis
instituit, ac potius... revocavit; quod et de horariis precibus, quibus
quotidie divae Mariae virgini Christiparae debitur cultus exhibetur, factum
est; iussitque pontifex ab omnibus, qui sacris essent initiati, pie ac sancte
quotidie recitandas.» Sul che opportunamente osserva l'editore delle Opere del Santo (Abbas Constantinus CAIETANUS, ML 144-132, nota
41): «Verum, quia (Fortunius) eam
legationem refert institutam a Gregorio VII, suspecta est, cum constet B.
Petrum ante eius pontificatum obiisse.» Fortunio,
con molti altri, fa morire il Santo nel 1080. Ora, è certo che morì il 22
febbraio 1072, mentre Gregorio VII fu eletto, o meglio, acclamato Pontefice il
22 aprile dell'anno seguente. Però può dirsi che i suddetti biografi sbagliano
piuttosto quanto al tempo ed al modo, che quanto alla sostanza del fatto. Difatti
leggiamo presso il primo e più sicuro biografo del Damiani (IOANNES monachus eius discipulus, cioè S.
IOANNES LAUDENSIS, Vita, cap. 15, ML
144-132): «Hinc (ex cooperante Spiritus gratia) namque est quod dies Crucis
(cioè feria sexta cuiusilbet hebdomadae) ab innumeris fidelibus hac tota
provincia ob reverentiam Dominicae passionis in abstinentia celebratur. Quam
videlicet observantiam idem passim omnibus praedicans hortabatur. Hinc
nihilominus constat quod omnium horarum officia in honore almae Dei Genitricis
in pluribus ecclesiis instantia, maxima gestum parte dignoscitur.» - In qual
conto poi S. PIER DAMIANI avesse l'Officio della Madonna, si vede da quel che
scrisse ad un nobile secolare, Opusculum
10, De horis canonicis, cap. 9 et 10, ML 145-230: «Pudeat ergo prudentiam
tuam canonicas horas negligere...; imo cuius spiritus in amore Dei paulo
ferventius inardescit, ad hoc etiam extenditur, ut horas beatae Dei Genitricis
audire quotidie non gravetur.» E dopo riferito, con prudente riserva, il
prodigioso intervento di Maria a favore di un chierico, prevaricatore sì, ma
fedele a quell'ossequio, e pentito delle sue colpe, soggiunge: «Hoc tamen
procul dubio novimus, quia quisquis quotidiana praedictis horis officia in eius
laudibus frequentare studerit, adiutricem sibimet ac patrocinaturam ipsius
Iudicis matrem in die necessitatis acquirit.»
12 Nella Raccolta, pag. 302, si riferiscono solo
le indulgenze concesse da Leone XIII, 17 nov. 1887 e 8 dic. 1897, cioè: A chi
l'avrà recitato per intero, ancorché vi sia obbligato, 7 anni e 7 quarantene una volta al giorno; indulgenza plenaria una volta al mese, a chi l'avrà recitato ogni
giorno. Condizioni: confessione e comunione. Indulgenza di 300 giorni una volta al giorno a coloro che recitano
solamente Mattutino e Laudi; 50 giorni per
ciascun'ora di detto Ufficio, come pure per la recita separata del Vespero e
della Compieta.
13 AURIEMMA, Affetti scambievoli tra la Vergine
Santissima e suoi divoti, Bologna, 1681, parte 1, cap. 8, pag.
109-123.
14 Sisto V e
Benedetto XIII avevano concesso 200 giorni. Pio VII, con Decreto della S.C.
delle Indulgenze, 30 settembre 1817, concesse indulgenza di 300 giorni ogni volta; indulgenza plenaria nelle feste dell'Immacolata, Natività,
Annunziazione, Purificazione, ed Assunzione, a coloro, che le avessero recitate
ogni giorno. Condizioni: confessione, comunione e visita di una chiesa o
pubblico oratorio ivi pregando secondo l'intenzione del Sommo Pontefice. Raccolta, pag. 238.
15 Nei primi anni
del suo soggiorno in Roma, la Santa fu molestata da non pochi, i quali le
minacciavano anche la morte. Nostro Signore le disse: «Tu desideras scire
voluntatem meam, an debeas hic Romae remanere, ubi plurimi... machinantur in
mortem tuam, vel cedere eorum malitiae ad tempus. Respondeo tibi quod quando me
habes, nullum timere debes. Ego brachio potentiae meae refraenabo malitiam
eorum, ut tibi nocere non valeant...» Item tunc temporis etiam apparuit ei
gloriosa Virgo Maria, dicens: «Filius meus, potens super homines et daemones,
et super omnen aliam creaturam, invisibiliter restringit omnem conatum malitiae
eorum. Et ego ero scutum protectionis tuae
et tuorum contra omnes inimicorum spiritualium et corporalium incursiones. Propterea
volo quod tu et familia tua conveniatis simul quolibet vespere, ad cantandum
hymnum Ave maris Stella, et ego
auxilium praebebo in omnibus necessitatibus vestris.» Unde
Dominus Petrus Olavi, confessor eius per 29 annos, et filia eius (S. Birgittae)
Domina Catharina, sanctae memoriae, instituerunt quotidie cantare in Ordine
(SS. Salvatoris) hunc hymnum, asserentes quod ipsa Beata Birgitta hoc fieri
mandavit, ex praecepto eiusdem Virginis gloriosae: quia ipsa gloriosa Virgo
promiserat Ordinem istum, a Filio suo sibi dedicatum, speciali gratia velle
protegere, et benedictionibus dulcedinis Spiritus Sancti confovere. S. BIRGITTAE Revelationes
extravagantes, cap. 8. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 560, col. 2. -
Leone XIII, con rescritto della S.C. delle Indulgenze, 27 gennaio 1888,
concesse l'indulg. di 300 giorni una
volta al giorno. Cf. Raccolta, pag.
303.
16 Indulgenza di 100 giorni una volta al
giorno, e di 7 anni e 7 quarantene una
volta in ciascun sabato dell'anno. Leone XIII, Rescritto della S.C. delle
Indulg., 20 sett. 1879 e 22 febbr. 1888. Cf. Raccolta, pag. 304.
1
Vitis mystica, seu Tractatus de Passione Domini, cap. 2, n.
4. - Inter Opera S. Bernardi, ML 184-639:
«Mulieribus sexus... solus Christo, discipulis fugientibus, adhaesit... Si vero
fugam mentalem intelligimus, nec vir relictus est cum eo, nec mulier, praeter
illam quae sola benedicta est in mulieribus, quae sola per illud triste
sabbatum stetit in fide, et salvata fuit Ecclesia in ipsa sola. Propter
quod aptissime tota Ecclesia in laudem et gloriam eiusdem Virginis diem sabbati
per totius anni circulum celebrare consuevit.» - Colle stessissime parole:
inter Opera S. Bonaventurae, VIII, ad
Claras Aquas, pag. 161, in nota 9, col. 2. - Cf. Appendice, 2, 9°, nel nostro vol. V. pag. 452, 453.
2 S. Carlo Borromeo: «Era divotissimo
della Beatissima Vergine... Digiunava a pane ed acqua tutte le sue vigilie.»
GIUSSANO, Vita, lib. 8, cap. 2, Roma,
1610, p. 528; p. 607: «Nell'ultimo della sua vita... il suo digiuno era quasi
cotidiano di pane ed acqua, eccetto le feste di precetto.» - Il Cardinal Toledo: «Il Cardinal
Francesco Toleto, della Compagnia... digiunava il sabbato in pane ed acqua.»
AURIEMMA, Affetti scambievoli, parte
1, cap. 17, pag. 243. - Nitardo
(Neithardus a Thuengen ep. Bambergensis, 1591-1598): «Singulis sabbatis, in
honorem D. Virginis cibo abstinebat.» MARRACCI, Familia Mariana, II, Antistites
Mariani, cap. 11, n. 18. Summa aurea,
X, col. 1000. - AURIEMMA, l. c., p. 243, 244. - Il P. Paolo Giuseppe Arriaga, + 6 settembre 1622: «A onor di lei
(di Maria), dal mezzo giorno del venerdì sino a quello della domenica, non si
sdigiunava, e ciò per 40 anni costantemente.» PATRIGNANI, Menologio, III, pag. 29. - Cf. AURIEMMA, l. c., pag. 244.
3
AURIEMMA, l. c., pag.
245-254.
4 AURIEMMA, Affetti scambievoli, parte 1, cap. 17,
pag. 245. - Magnum Speculum exemplorum, dist.
5 (Ex libro Apum), exemplum 63. - Thomas CANTIPRATANUS, episcopus, O. P., Miraculorum et exemplorum memorabilium sui
temporis libri duo. (Altri titoli dell'opera: Liber Apum, Apum Respublica, Bonum universale). Duaci, 1605. Lib.
2, cap. 29, n. 24, pag. 306, 307: «Magistro Richardo Normanno, viro per omnia
litterato et pio, narrante, cognovi - sed et in scriptis cuiusdam Fratris
Ordinis Praedicatorum in Belvaco legisse me memini - quemdam in Normanniae
partibus virum flagitiosum valde et impium fuisse suis temporibus, rapinis et caedibus
debacchantem. Quem inimici sui in declivo montis cuiusdam deprehendentes,
amputato capite permerunt; cuius caput abscissum, trunco corporis in loco
manente, in vallem subiacentem devolutum est, clamans horribiliter per haec
verba: «Virgo sancta Maria, da veram confessionem.» Hoc non paucis horis
incessanter capite clamitante, unus inimicorum pro sacerdote cucurrit in
villam: venit ille, sed appropinquare ausus non est, nisi relatum caput suo
corpori compaginaretur. Quod ubi
factum est, advenit presbyter, sedit, et loquente capite compaginato,
confessionem illius audivit. In fine ergo confessionis, presbyter inquirit,
dicens: «Miror in miraculo de te facto, super omne miraculum quod audivi.» Et
ille: «Causa, inquit, miraculi ista est. Audivi adhuc iuvenis, quod quicumque
quartam feriam at sabbatum in honorem gloriosae Virginis ieiunaret, veram
confessionem, antequam ab hac vita decederet, Matris Christi precibus
obtineret. Hoc ut audivi, in omni scelestissima vita mea dictum
ieiunium observavi. Alterius vero boni nihil aliud feci.» Quo sacerdos audito miratus est, et statim ubi hoc
dicentem et confitentem absolvit, spiritum defunctus efflavit.»
1 Le
ediz. precedenti il 1776: dell'idolatria.
2 «Non ha saputo il
demonio consolar meglio le perdite ch'egli ha fatte nella rovina della
idolatria, che con perseguitar le sacre immagini, e principalmente quelle di
Cristo e della sua Madre. Contro di queste, qual tigre insana a cui sia stato
depredato il covile, volgendo tutta la rabbia, le ha maledette con la lingua di
tanti eretici, le ha lacerate con lo stile di tanti eresiarchi, le ha oppugnate
con la persecuzione di cinque potenti Cesari.» SEGNERI, Il divoto di Maria, parte 2, cap. 3, secondo ossequio. Opere, IV, Venezia, 1757, p. 485, 486.
3 Vita S. P. N. Ioannis Damasceni, a IOANNE
Patriarcha Hierosolymitano conscripta, n.
15-18. MG 94, col. 454-458. Questo Giovanni
sembra che sia Giovanni VI, il
quale fu bruciato vivo dai Saraceni negli ultimi tempi del'l imperatore
Niceforo II Foca (+ 969). Fu dunque Giovanni posteriore di due secoli al
Damasceno. Egli stesso però attesta (Vita,
n. 3, col. 434) aver avuto nelle mani una Vita più antica, scritta in lingua e caratteri arabi, «rusticano
more», non però per questo «contemptim negligenda.»
4 SPINELLUS, S. I., Maria Deipara thronus Dei, Neapoli,
1613, cap. 29, n. 17, pag. 389: «Cum ordo ille Missarum ab Alcuino editus
aliquantulum immutatus esset, nihilominus tamen statutum est, ut... feria
septima seu sabbato, de B. Virgine Missa diceretur: quod ex quodam miraculo
Constantinopoli ortum habuisse Gulielmus
Durandus docet his verbis...» - Gulielmus
DURANDUS, Mimatensis episcopus (+ 1296), Rationale divinorum officiorum (Venetiis, 1581). Adiectum fuit... aliud Divinorum Officiorum Rationale, ab Ioanne BELETHO, Theologo Parisiensi,
abhinc fere quadrigentis annis conscriptum... (Quindi, fol. 322, comincia:) Divinorum officiorum ac earumdem rationum
brevis explicatio, D. Io. Beleth. Cap.
51, fol. 336, col. 3 et 4: «Porro autem sexta feria agitur de Cruce, et septima
de Beata Maria Virgine, quod non temere ita constitutum accepimus. Miraculosum enim habet initium. Nam quum olim
Constantinopoli in quadam ecclesia imago beatae Virginis habebatur, ante quam
velum quoddam dependebat quo tota ea cooperiebaur, contingit ut sexta semper
feria velum ab imagine, nullo movente, decideret, et divino miraculo quasi
deferretur in caelum, ita ut iam plene ac perfecte ab omnibus conspici posset,
ac deinde rursus in sabbato, vesperis absolutis, ad eamdem imaginem
descenderet, ibique permaneret usque in proximum diem Veneris. Hoc
ergo miraculo saepius viso, sancitum est ut semper illo die de beata Maria in
ecclesia cantaretur. Potest tamen et aliam habere rationem, cur sabbato die
officium cantetur de beata Maria...»
5 Acta SS. Bollandiana, die 8 martii, Vita altera B. Ioannis de Deo, auctore Antonio GOVEA, cap. 2, n. 13, 14
(Parisiis et Romae, 1865, tom. VII, martii I, p. 836, col. 2.) Arrivato, da
peregrino povero, al Santuario di Nostra Signora di Guadalupe, il Santo si
prostra, con immenso giubilo, dinanzi alla santa Immagine e la saluta colla Salve Regina. «Venerat ad haec verba
«Illos tuos misericordes oculos ad nos converte», cum ecce reducitur velum quo
operiebatur imago, nemine manum admovente. Accurrit ad sonum motorum annulorum
sacrista,» e non vedendo nessuno più vicino all'altare che quell'uomo vestito
poveramente, lo prende senz'altro per un ladro, lo ingiuria, ed alza il piede per
percuoterlo; ma il piede restò sospeso e come inaridito. Avvisato così
efficacemente del suo errore, il sagrestano domandò perdono, e quando ebbe
recitato una Salve Regina col
pellegrino, gli venne restituito il piede sano. Diciamo pure che sinceramente
pentito, avvisò dell'accaduto il Priore, il quale «benigne lauteque Ioannem
habuit per dies viginti duos», e, colla sua prudenza e discrezione degli
spiriti, riconobbe ed ammirò sempre più in lui l'operato della
grazia.
6 Così parla, presso
S. Giovanni Damasceno, il sepolcro di Maria: «Nunc in me divina gratia habitat.
Ego officina medicinae aegrotantibus evasi. Ego fons sanitatum perennis. Ego
daemonium profligatio. Ego iis qui ad me confugiunt, civitas refugii...
Quisquis morborum sanationem sitit, vitiorum animi depulsionem, peccatorum
abstersionem, quarumcumque calamitatum submotionem, regni caelestis requiem, ad
me cum fide veniat, donumque gratiae efficacissimum atque utilissimum
exhauriat.» Questo si può dire di ogni santuario di Maria, giacché neppure il
suo sepolcro ha tanta virtù da se stesso: «Nec vero gratiam hanc a mea natura
habeo... Verum pretiosum unguentum suscepi, ex quo suavis odor mihi impertitus
est: hocque unguentum ea suavitate tantaque vi praeditum est, ut, vel leviter
admotum, fructum eiusmodi afferat, quod auferri non possit.» S. IO. DAMASCENUS, Hom. 2 In dormitionem B. M. V., n. 17. ML 96-746.
7
«De sancto Henrico II imperatore. Henricus
imperator huius nominis II, aliis I, ex Bavariae ducibus, cui morum ipsa
perfectio Sancti cognomen dedit (fu poi canonizzato da Papa Eugenio III),
tantus B. Mariae Virginis cultor exstitit, ut, connubio sociatus cum Cunegunda,
virginitatis florem integrum atque inviolatum Mariae Virginis ope
conservaverit... In mediis itineribus, quae multa et longa confecit, si
quando in urbem aliquam esset ingressus, noctem primam illa in aede precando
consumebat, quam B. Virgini dicatam reperisset... «Fertur de hoc Henrico,
inquit Nauclerus, quod semper primam noctem, ingrediens Urbem, solitus fuerit
in Ecclesia S. Mariae Maioris manere,» ove una volta si narra che abbia avuto
una meravigliosa visione di Cristo Nostro Signore e di Maria SS... «Ad superos
profectus est anno 1024, 14 iulii, imperii 24.» MARRACCI, Familia Mariana, IV, Caesares Mariani, cap. 6, § 1. Summa aurea, X, col. 1447-1449. Cf. Ioannes NAUCLERUS,
Chronica, volumen II, Generatio 34,
an. 1010. Coloniae, 1579, pag. 752.
8
«P. Thomas Sanchez. «Cordubae ad aram
Deiparae quae sancti fontis nomine
admirabilis et benefica est, lacrimatus dixit se non prius ab ea discessurum,
quam baldam suam linguam, ob quam a Societatis ingressu arceretur, Deipara
expediret. Surrexit, lingua expedita; ac demum Societate impetrata, cum nonnisi
tenue vitii iam correcti vestigium illi ad beneficii memoriam Deipara
reliquisset, aiunt «Litterae» illum,
quoties Cordubam deinde proficiscebatur, prius Virginem quam Collegium
salutasse, ac proximum quemque diem in Mariano sancti fonctis sacello totum meditando transegisse.» IO.
NADASI, Annus dierum memorabilium
Societatis Iesu, Antverpiae, 1665, die 19 maii, I, p. 273, col. 1.
9 Il
libretto delle Visite al SS. Sacramento fu
pubblicato la prima volta nel 1745, col titolo Pensieri ed Affetti divoti nelle Visite al SS. Sacramento ed alla
sempre Immacolata SS. Vergine Maria per ciascun giorno del mese. L'edizione
del 1749, Napoli, Pellecchia, ha il titolo, conservato finora Visite al SS. Sacramento ed a Maria
Santissima per ciascun giorno del mese. Attraverso le varie edizioni delle
Glorie di Maria, si può assistere alla diffusione che ebbe il libretto delle Visite. Nella prima ediz., 1750, si
legge: «Che già si è ristampato tre volte»; in quella del 1760: «che già si è
ristampato otto volte»; in quella del '76: «Che già si è ristampato venti
volte.» Naturalmente queste venti volte si riferiscono alle edizioni fatte a
Napoli, poiché se si tiene conto anche di quelle fatte dal Remondini e da
altri, nel 1776 già erano state pubblicate più di trenta volte. - Le Visite vengono pubblicate nel vol. IV
della nostra edizione.
10
Petr. Ant. SPINELLUS,
S. I., Maria Deipara thronus Dei (Neapoli,
1613),... Quadruplex item tractatus... Secundus (pag. 621-672), De exemplis ac variis Deiparae miraculis. N. 62-68: Conflagratio Hospitii Montis Virginis... anno
1611. N. 62: «Cum extremam huic de B. Virgine operi manum imponerem... in
celebri monasterio... quod montis Virginis appellant, anno 1611... casus quidam
propemodum prodigiosus contigit: nam excitato incendio, non tantum ea pars
habitationis perampla... excipiendis hospitibus addicta... tota conflagravit,
verum etiam ingens virorum ac mulierum multitudo exstincta est: qua in re si ex
altera parte causam huius divinae ultionis - sic enim eam appellare possumus -
ex altera vero beneficium, quo nonnulli Deiparae studiosi eius singulari ope
sunt servati, attendamus; liquido apparebit ex Deipara tamquam ex divino throno
fulgura simul, voces et tonitrua exstitisse. Huiusmodi... incendium
nemini in his regionibus non notisimum...» Il così detto «Palazzo» dei
pellegrini venne distrutto in brevissimo tempo, «intra sesquihorae spatium»,
restando solo le mura (n. 63); restanto pur illesa l'attigua chiesa (n. 64). In
mezzo a tanta strage, vi furono non pochi esempi di prodigiosa protezione di
Maria SS. verso i suoi divoti (n. 65). Espone l'autore le cause (n. 66, 67) e,
«ex narratione huius incendii italico idiomate edita et typis excusa», i segni
(n. 68, 69) della divina vendetta. Da quella narrazione avrà preso S. Alfonso
quel che espressamente non viene notato dallo Spinelli, del numero delle
vittime, e della testimonianza giurata di cinque persone superstiti. Non
s'intenda però che quelle sole cinque persone siano state salvate
dall'incendio: il numero dei pellegrini presenti in quella spaventosa notte a
Monte Vergine, era incirca di otto mila (n. 63). Pochi perirono tra le fiamme;
i più, dall'accalcarsi di tante persone alle porte, o gettandosi dalle
finestre; molti, col castigo temporale, scamparono dall'eterno incendio, colla
preghiera od anche colla confessione (n. 63).
1 Su
questo argomento dell'abitino del Carmine, si veda il nostro vol. precedente, Appendice, 10, De Mariano Carmeli Scapulari
eiusque insignibus privilegiis, pag. 394-401. - I luoghi citati qui del Crasset e del Lezana, sono i seguenti: CRASSET, S. I., La vera divozione verso Maria Vergine stabilita e difesa, parte 2,
trattato 6, pratica 4 (Venezia, 1762, II, pag. 634-636). - Io. Bapt. de LEZANA,
Ord. Carmelit., Maria Patrona, seu de
singulari SS. Dei Genitricis et Virginis Mariae patronatu et patrocinio in sibi
devotos, specialiter in Carmelitici Ordinis fratres et sodales, qui sub
Scapularis sacri vexillo ipsi deserviunt: Romae, 1648, cap. 5, n. 10, pag.
49-53.
2 Le numerose
indulgenze, plenarie e parziali, concesse a quelli che indossano l'abitino del
Carmine, sono elencate nel Sommario approvato
dalla S.C. delle Indulgenze il 4 luglio 1908. Acta S. Sedis, XLI, pag. 608 e seg.
3 Lo scapolare dei
sette dolori di Maria deve la sua origine ai sette fondatori dell'Ordine dei
Serviti. Non è altro che la riduzione dell'abito dei religiosi di questo
Ordine, accordato ai loro affiliati e a quelli che fanno parte della
Confraternita della Vergine dei sette dolori. - Le indulgenze concesse dalla S.
Sede ai membri di questa Confraternita sono state riviste e approvate il 12
genn. 1925.
4 Lo scapolare della
Madonna della Mercede fu accordato all'Ordine dei Mercedari per la redenzione
degli schiavi. - Le indulgenze concesse agli ascritti sono elencate nel Sommario approvato dalla S.C. delle
Indulgenze il 30 luglio 1868. Rescripta
auth. S. C. Indulg., Ratisbonae, 1885, pars II Summaria Indulg., n. 36, pag. 483 e seg.
5 L'abitino
dell'Immacolata Concezione deve la sua origine alla Ven. Orsola Benincasa,
fondatrice dei Teatini di Napoli al principio del sec. XVII, la quale ne ebbe
rivelazione in un'estasi di cui fu favorita il giorno della Purificazione della
B.V. - È specialmente destinato a onorare il glorioso privilegio
dell'Immacolato Concepimento di Maria, e ad ottenere la riforma dei costumi,
senza che sia imposta alcuna pratica determinata. Le buone opere da compiere
sono lasciate alla scelta dei fedeli; però dei favori eccezionali sono stati
concessi a coloro che recitano 6 Pater,
Ave e Gloria.
6 Il foglio, al
quale si riferisce S. Alfonso, è l'Elenchus
Indulgentiarum Scapularis caerulei, di 16 pagine. - Nei Rescripta authentica S. C. Ind., 1885,
pars II Summaria Indulgentiarum n.
57, pag. 574 e seg., sono notate sia le indulgenze annesse all'abitino,
dell'Immacolata, sia quelle concesse a chi recita i 6 Pater, Ave e Gloria. - Però il S.P. Pio XI, con Decreto della S.
Penitenzieria, Acta Ap. Sedis, XXV,
1933, pag. 254, ha abrogato tutte le precedenti indulgenze annesse alla recita
dei 6 Pater, Ave e Gloria, concedendo
10 anni toties quoties, e la
plenaria, alle solite condizioni, a chi li avrà recitati per un mese
intero.
1
«Entrez volontiers aux confréries du lieu où vos êtes, et particulièrement en
celles desquelles les exercices apportent plus de fruit et d'édification; car
en cela vous ferez une sorte d'obéissance fort agréable à Dieu, d'autant
qu'encore que les confréries ne soient pas commandées, elles sont néanmoins
recommandées par l'Eglise, laquelle, pour témoigner qu'elle désire que
plusieurs s'y enrôlent, donne des indulgences et autres privilègies aux
confrères. Et puis, c'est toujours une chose fort charitable de concourir avec
plusieurs et coopérer aux autres pour leurs bons desseins. Et bien qu'il puisse
arriver que l'on fit d'aussi bons exercices à part soi comme l'on fait aux
confréries en commun, et que peut-être l'on goûtât plus de les faire en
particulier, si est-ce que Dieu est plus glorifié de l'union et contribution
que nou faisons de nos bienfaits (de nos bonnes oeuvres) avec nos frères et
prochains.» S. FRANÇOIS DE SALES, Introduction
à la vie dévote, seconde partie, ch. 15. Œuvres, III, pag. 103, 104.
2 GIUSSANO, Vita, Roma, 1610, lib. 2, cap. 11, pag.
95, 115; libro 5, cap. 3, pag. 327, 333; libro 7, cap. 15, pag. 503; lib. 8,
cap. 2, pag. 527, 529; cap. 4, pag. 453; cap. 22, pag. 615. - Acta Ecclesiae Mediolanensis, a CAROLO Cardinali S. Praxedis Archiepiscopo condita,
Mediolani 1599, pars 4, Avvertenze ai
Confessori, pag. 770, col. 2: «Abbiano particolar cura che (i loro
penitenti) spendano i giorni delle feste in onore e servizio del Signore. Per
questo gli indurranno a entrare in alcune di quelle compagnie che hanno per
istituto particolare spendere i giorni delle feste in orazioni ed esercizi di
opere pie, come la scuola della vita cristiana.»
3 «Multi
enim minimi dum congregantur unanimes, fiunt magni: et multorum preces
impossibile est ut non impetrent.» Commentaria
in Epist. ad Rom., cap. XV, n. 30, 31. Inter Opera S. Ambrosii, ML 17-177. D'autore ignoto, forse del quarto
secolo, certamente non posteriore al secolo ottavo, giacché da quell'epoca in
poi viene citato da molti sotto il nome di S. Ambrogio: i critici gli danno il
nome di Ambrosiaster.
4 «Sumi autem voluit
(Salvator noster) Sacramentum hoc tamquam spiritualem animarum cibum... et
tamquam antidotum, quo liberemur a culpis quotidianis, et a peccatis mortalibus
praeservemur.» SS. CONCILIUM TRIDENTINUM, Sessio 13, Decretum de SS. Eucharistiae Sacramento, cap. 2.
5 Ven. P. Gennaro M. SARNELLI, della Cong.
del SS. Redentore, uno dei primi compagni di S. Alfonso, esimio apostolo di
Napoli; morì ai 30 di giugno 1744, in età di 42 anni. S. Alfonso ne scrisse la Vita. - Il mondo riformato, parte terza.
Aggiunta sulle sacre Congreghe ad onor di
Maria SS., parte prima, § 14. Opere, VI,
Napoli, 1849, pag. 175.
6 AURIEMMA, S. I., Affetti scambievoli, Bologna, 1681,
parte seconda: cap. 4, pag. 55 e seg., Del
frequentar le Congregazioni dedicate a Maria, e quanto Nostra Signora abbia
ricompensato quest'ossequio; cap. 5, p. 74 e seg., Maria impetra a' Congregati beni di fortuna; cap. 6, p. 83 e seg., D'alcuni altri favori fatti dalla Vergine a'
Congregati; cap. 8, p. 133 e seg., Affetto
di Maria verso i suoi divoti nel tempo della lor morte; cap. 10, pag. 182 e
seg., La Vergine ha impetrato buona morte
a' Congregati.
7 CRASSET, S. I., La vera divozione verso Maria Vergine, parte seconda, Venezia,
1762, trattato 6, pratica 5, pag. 671, 672. - Quel giovane guarì, e divenne
Canonico di Treviri.
8 La stessa opera, l. c., p. 672,
673.
9 La stessa opera, l. c., p. 677.
1 «Hic
etiam quidam iuxta nos, Deus-dedit nomine,
habitabat, qui calceamenta solebat operari, de quo alter per revelationem vidit
quod eius domus aedificabatur, sed in ea constructores sui solo die sabbati
videbantur operari. Qui eiusdem viri postmodum subtiliter vitam requirens,
invenit quia ex his quae diebus singulis laborabat, quidquid ex victu atque
vestitu superesse potuisset, die sabbato ad beati Petri ecclesiam deferre
consueverat, atque indigentibus erogare. Qua ex re perpende, quia non immerito
domus ipsius fabrica sabbato crescebat.» S. GREGORIUS MAGNUS, Dialogorum lib. 4, cap. 37. ML
77-388.
2 SURIUS, De probatis Sanctorum historiis, die 24
septembris, Historia S. Gerardi, episcopi
Canadiensis in Pannonia, et martyris; pag. 392: «Porro laudibus et venerationi
eiusdem sacratissimae Virginis, tantae humilitatis obsequio se subdere noverat,
ut si quis reus, clam a sancti viri familiaribus edoctus, veniam ab ipso
peteret per nomen Matris Christi, mox audito nomine Matris misericordiae, pater
sanctus lacrimis perfunderetur, et perinde ac si ipse reus esset, a reo veniam
peteret: filium quoque suum illum fore affirmaret, si eam sincere Dei crederet
Genitricem.» - Di questo santo vescovo e martire, dicono i Bollandisti (Acta Sanctorum, tom. 46, mensis septembris tom. 6,
Parisiis et Romae, 1867, Commentarius
praevius, pag. 713 et seq.) esservi due Vite:
l'una vera, auctore anonymo suppare, l'altra
favolosa. La prima venne riprodotta tanto dal Surio quanto dagli stessi Bollandisti,
presso i quali leggiamo l'aneddoto surriferito, Vita, n. 4, pag. 722, col. 2. Fu messo a morte S. Gerardo nel 1046
(altri dicono nel 1047 o nel 1048), «prope Danubium in Hungaria». Era nato nel
Veneto: «huius lucis lumen per Venetos parentes sortitus.» (Vita, n. 1).
3 PEPE, S. I., Grandezze di Gesù e di Maria, V, Napoli,
1748, lezione 235, in fine, pag. 317. - AURIEMMA, Affetti scambievoli, parte 1, cap. 12, pag. 178: «Non negava mai
cosa alcuna, che se gli domandasse per amor della Vergine... N'ebbe da questa
Signora per mercede, che quanto le domandò, tutto ottenne, come egli confessò
con molta schiettezza.» - PATRIGNANI, Menologio,
21 febbraio 1573: Del P. Martino
Guttierez: «La prima virtù sua... fu la divozion singolare verso la Madre
di Dio... Da lui avevano imparato i compagni di non negar cosa alcuna a chi
loro la domandasse a nome della SS. Vergine. (N. 9, p. 188)» - Morto S.
Francesco Borgia, egli fu nominato col P. Soario, compagno del P. Provinciale,
per l'elezione del successore. «Per maggior sicurezza si stimò bene di viaggiar
per la Francia.» Però caddero in un'imboscata degli Ugonotti, proprio quando
pensavano di aver evitato il pericolo del quale erano stati avvisati, e furono
condotti nella loro fortezza di Cardillac. Dopo minaccie di morte, si trattò
del riscatto. Il P. Martino, più debole di salute, ed a causa dei mali
trattamenti patiti, si ammalò, e morì dopo otto giorni di prigione e cinque di
malattia, come, otto giorni prima, sul punto di essere arrestato, allorché si
credevano sicuri, ne aveva avuto l'avviso da Maria. Anche il morir privo d'ogni
aiuto «fu una grazia fattagli da Maria Vergine, a cui l'aveva egli un pezzo fa
chiesta.» - Mentre i compagni abbattuti «non sapevano come acconciare il
cadavere e sotterrarlo, venne sull'ora ottava una matrona onestissima d'augusta
e venerabil sembianza», la quale, «cavato fuori un lenzuolo candido, rivoltò
decentissimamente colle sue mani quel corpo e lo benedisse... Onde dato loro
(ai compagni) un saluto cortese, disparve. I Padri credettero che quella fosse
la beatissima Vergine, o altra Matrona da lei mandata a far quell'opera di
pietà cristiana.» Il corpo fu portato alla sepoltura segretamente da alcuni
cattolici; e le ossa riportate in Ispagna nel 1603 (n. 4, 5, 6, pag. 186, 187.)
- Secondo questa testimonianza precisa del Patrignani,
deve intendersi quanto scrive il PEPE, l.
c., da cui lo prese S. Alfonso: «Alcuni non negano mai cosa alcuna
richiesta per amor di Maria. Così faceva il nostro P. Martino Guttierez; onde
confessò egli non aver chiesta grazia, che non avesse ottenuta da questa Madre.
Che anzi questa Madre dié sepoltura al suo corpo; ucciso egli dagli Ugonotti di
Francia, apparve a' Padri con alcune Vergini, da cui fe' involgere in un
lenzuolo il corpo, e portollo via.»
4 Eberardo, prima abbate del Monastero
«Biburgense» (1133), fondato dai suoi fratelli Corrado ed Erbone (Conradus et
Erbo) e da sua sorella Berta; poscia arcivescovo di Salisburgo (1147); nello
scisma suscitato dall'imperatore Federico, aderì, con grande merito, al Papa
legittimo Alessandro III; morì il 22 giugno 1164. Viene chiamato Santo, anche da Baronio e dai Bollandisti, quantunque
il suo processo di canonizzazione, che stava per conchiudersi nel 1464, per
opera principalmente del Cardinale Arcivescovo «Burckhardus de Weispriack,» sia rimasto sospeso, colla morte di
detto Cardinale, né mai sia stato ripreso. - La visione di cui si fa menzione,
avvenne dopo la sua morte. «Reverendi cuiusdam de coenobio Iuvavensi memoratu
digna visio existimata est. Videbatur hic sibi per somnium... ecclesiam miri
decoris errabundus intrare. Illic beatam Dei Genitricem Mariam, vultu ut est
dignissimo emimus consedisse; et velut puerum in gremio caris amplexibus
conspicatur tenentem. Agnovit Dominam: de pueri persona et gloria haesitans
erat atque admirans: cui Mater misericordiae paucis dignata est haec ad verbum
proferre: «Hic est filius meus Eberhardus, qui nihil mihi umquam negavit.»
Huius rei tot testes, quot decuriones Antistitis sunt. Omni petenti tribuere
solebat, quod S. Mariae nomine petitum fuisset.» Vita, auctore eius discipulo (egli stesso dice: ex discipulis eius
antiquis, carissimus et infimus), cap. 4, n. 23: Acta SS. Bollandiana, tom. 25 (Parisiis et Romae, 1867), mensis
iunii tom. 5, p. 229.
5 AURIEMMA, Affetti scambievoli, parte 1, cap. 12:
Bologna, 1681, pag. 178. - Di questo racconto della vocazione - per altro
certamente straordinaria ed inaspettata - del già rinomatissimo Maestro, scrive
il Vadingo: «Ita rem contigisse non
penitus inficiar, nec durius repellam quod alii pie conscribunt.» Confessa che
il racconto è d'origine antica; che fu accettato da S. Antonino e da altri
gravi autori. Ad ogni modo, il fatto sarebbe accaduto così. Si sapeva che
l'illustre Maestro non negava niente di che fosse pregato a nome di Maria SS.
Una pia donnicciuola suggerì ad alcuni Religiosi di servirsi di questo mezzo
per far preda del celebre Dottore. Andarono di fatti a trovarlo, ma credettero
bene d'intrattenerlo prima di cose di dottrina, per arrivare poi cautamente
all'intento. Or sopravvenne un umile Francescano, che faceva la questua, il
quale, senza preamboli, pregò Alessandro, a nome di Maria SS., di voler
considerare se non sarebbe cosa utile per lui di rinunziare a tutti gli agi ed
onori di cui godeva, per farsi anch'egli umile Francescano. Ed ottenne l'intento.
- Può esser pure, come suggerisce il Vadingo, che abbia avuto influsso sulla
decisione di Alessandro l'esempio del suo connazionale e pur illustre collega, Giovanni Egidio, il quale, in quel
medesimo tempo, salito in pulpito per esortare il clero ad abbandonar tutto per
Cristo, interruppe la predica, e tornò immantinente a terminarla vestito da
Frate Predicatore. WADDINGUS, Annales Minorum, a. 1222, n. 27, 28. Romae,
1732, pag. 45-47.
1 Vita del Ven. Fra Santi (+ 1595) dalla Ripa Transone, Riformato: Ben. MAZZARA,
Leggendario Francescano, I, Venezia,
1721, 13 gennaio, pag. 212, col. 1: «Sebbene il demonio con grandissime
tentazioni e spaventevoli apparizioni procurava disturbarlo e cavarlo dalla
buona strada che camminava, non ottenne però il suo intento, discacciandolo
coll'orazione, e col invocare il SS. Nome di Gesù e di Maria Vergine... La sua
più frequentata meditazione fu sopra la vita e Passione del Redentore, ed i
dolori della sua SS. Madre: mediante le quali contemplazioni impetrò, che la
Beatissima Vergine apparendogli, gli ponesse la sua sagratissima mano sopra il
petto, e gli concedesse la purità del cuore, secondo pregata
l'aveva.»
2 A coloro che
divotamente invocano i nomi di Gesù e
Maria, sono oggi concessi 300 giorni
d'indulgenza ogni volta. Cfr. Collectio, pag.
117. - Se poi si aggiunge il nome di S. Giuseppe, dicendo: Gesù, Maria, Giuseppe, si guadagna l'indulg. di 7 anni e 7
quarantene ogni volta, e la plenaria una volta al mese, alle solite condizioni,
se si è ripetuta ogni giorno. Cf. Collectio, pag. 108. È il
modo più breve che vi sia per guadagnare molte indulgenze.
1 CONCILIUM
TRIDENTINUM, Sessio 22, Doctrina de
Sacrificio Missae, cap. 3: «Et quamvis in honorem et memoriam Sanctorum
nonnullas interdum Missas Ecclesia celebrare consueverit, non tamen illis
sacrificium offerri docet, sed Deo soli, qui illos coronavit; unde nec sacerdos
dicere solet: Offero tibi sacrificium, Petre, vel Paule; sed Deo, de illorum
victoriis gratias agens, eorum patrocinia implorat; ut ipsi pro nobis
intercedere dignentur in caelis, quorum memoriam facimus in terris.»
2 Orazione Suscipe, sancta Trinitas, dopo il Lavabo.
3 Chi sia
quell'anima divota, non sappiamo. S. Alfonso ricorda ancora questa rivelazione,
tacendo però della Messa, nelle Divozioni
diverse. Si veda ivi, nota 33, pag. 432, quel che riferiamo da S. Metilde e da S. Geltrude, sulla pia pratica di ringraziare la SS. Trinità per le
grazie e i privilegi conceduti a Maria SS.
4
«La cathédrale de Reims est une église dédiée à la Mère de Dieu et fort
célèbre. Hors du chœur de cette église, il y a un tableau assez ancien écrit en
lettres gothiques. Il y est dit qu'un Romain, fort affectioné à la sainte
Vierge, lui récitait tous les jours plusieurs oraisons, nommément l'Ave Maria. Comme un jour il était en
prières, Notre-Dame lui apparut, et lui dit, entre autres choses, qu'elle eût
désiré qu'il eût encore prié et salué sa mère sainte Anne. Ce bon homme lui
ayant répondu qu'il ne savait pas de prière pour lui dire, la sainte Vierge lui
repartit: «Quand vous serez arrivé à ces paroles de l'Ave Maria: et benedictus fructus ventris tui, Iesus, ajoutez
celle-ci: et benedicta sit sancta Anna
mater tua, ex qua sine macula caro tua processit virginea. Et puis
poursuivez: Sancta Maria... et le
reste.» Paul de BARRY, S. I., Le paradis ouvert à Philagie, chap. 7.
dévotion 7ème. Paris, 1868, pag. 196. - La prima edizione è di Lione,
1636.
5 «Quippe cum ipsam
(Donna Cecilia, quarta ed ultima figlia di S. Brigida) beata mater sua paritura
in eius partu periclitaretur, et de eius vita desperaretur, Virgo Maria, quasi
serico albo induta, visa est ad eam ingredi; et stans ante lectum singula
iacentis membra tangebat, mulieribus quae ibi tunc aderant stupentibus et
mirantibus universis; qua iterum egrediente, mox sine difficultate peperit
partum suum. Unde paulo post ipsamet Virgo Maria hoc ipsi sanctae Birgittae
revelavit, dicens: «Quando, inquit, difficultatem in partu habuisti, ego ad te
ingressa sum. Ideo ingrata es si non diligis me: labora igitur ut filii tui int
etiam filii mei.» Revelationes S.
BIRGITTAE, Vita abbreviata S. Birgittae, pag.
594, col. 1.
6 Alla giaculatoria:
Sia benedetta la santa ed immacolata
Concezione della beatissima Vergine Maria Madre di Dio, è stata annessa da
Leone XIII, 21 nov. 1893, l'indulg. di 300 giorni. Cf. Raccolta, pag. 341. - L'aggiunta riferita dal P. Crasset non si trova indicata nelle
Raccolte autentiche.
7 Per la Salve, Regina e il Sub tuum praesidium, recitando la Salve la mattina e il Sub
tuum la sera, con i versetti Dignare,
Domine, die isto (nocte ista) sine peccato nos custodire, e Benedictus Deus in donis sius et sanctus in
omnibus operibus suis, 100 giorni una volta al giorno; 7 anni e 7 quar. la
domenica; plenaria: in due domeniche del mese, in tutte le feste della Madonna,
nella festa d'Ognissanti, e in articulo
mortis. Raccolta, pag. 213.
8 Alle Litanie lauretane sono annesse 300
giorni ogni volta, e indulgenza plenaria,
alle solite condizioni, nelle feste dell'Immacolata, Natività,
Annunziazione, Purificazione e Assunzione, a coloro che le avranno recitate
ogni giorno. Raccolta, pag.
238.
9 Oggi non vi è
nessuna indulgenza.
10 Il S. P. Pio XI
ha concesso l'indulg. di 3 anni a chi reciterà 5 Pater, Ave e Gloria, in onore delle piaghe del Signore, con la
giaculatoria: «Sancta Mater, istud agas...»: la plenaria una volta al mese,
alle solite condizioni, a chi l'avrà recitata per tutto il mese. Acta Ap. Sedis, XXVI, 1934, pag. 561. -
La S.C. delle indulgenze, con Decreto del 10 agosto 1899, regola 5, dichiarò
false o revocate le indulgenze di 1000 e più anni.
11 All'assistenza
alla S. Messa non è annessa alcuna indulgenza particolare. - Ferraris, Prompta Bibliotheca, alla
parola Indulgentiae, art. 6, n. 6,
dice che a chi ascolta divotamente la Messa sono concessi 30800 anni. Cf.
Decreto citato nella nota precedente.
12 Sono confermate
nella Raccolta, pag. 19.
13
Sono sostituite: 7 anni e 7 quarantene una volta al mese, a chi per un'ora
prega la Madonna per la conversione dei peccatori; plenaria, se adempie le
solite condizioni. Collectio, pag.
276.
14 Breve del 16 dic.
1746. Raccolta, pag. 559.
15 A chi recita Anima Christi, 300 giorni ogni volta: 7
anni una volta al giorno, dopo la Comunione; plenaria una volta al mese, alle
solite condizioni. Raccolta, pag.
109.
16 A chi accompagna
il S. Viatico e prega secondo l'interesse del S. Pontefice, 5 anni e 5 quarantene; se, impedito,
manderà un'altra persona con lume, 3 anni
e 3 quarantene; se, impedito, recita un Pater
ed Ave, 100 giorni. Raccolta, pag. 115.
17 Indulgenza di 100
giorni, ogni volta, a chiunque farà un atto esterno di riverenza passando
vicino ad una chiesa od oratorio dove si conserva il SS. Sacramento. Pio X, 28
giugno 1908. (Continuazione della Raccolta
1898, pag. 36).
18 Non c'è più. -
Per i moribondi che confessati e comunicati o almeno corde contriti, baciano un Crocifisso a questo fine benedetto,
invocando il nome di Gesù e accettando la morte, indulgenza plenaria. Pio X, 11 giugno 1914. Acta Ap. Sedis, VI, pag. 347 e seg.
19 Non si trova
nulla nelle Raccolte autentiche.
20 Gregorio XIII. Raccolta, p. 611.
21 Non vi è
un'indulgenza generale per tutti; infatti non se ne fa menzione nelle Raccolte autentiche. Bisogna vedere i
privilegi che i singoli Ordini o Congregazioni possono avere.
22 P. Dominicus VIVA, S. I., De Iubileo, praesertim Anni Sancti, ac de
Indulgentiis universim Enchiridion, Ferrariae, 1757, pag. 82 e seg. - Il
libro era stato già approvato e pubblicato nel 1699.
23 «O
igitur femina ab omnibus et super omnia benedicta: Tu nobilitas et praeservatio
generis humani: Tu meriti latitudo et consumamta potestas omnium creatorum: Tu
unica Mater Dei: Tu Domina universi, Regina mundi: Tu dispensatrix omnium
gratiarum: Tu consummatio universi, et Ecclesiae sanctae decor: Tu nostra
satisfactio digna coram largitore cunctorum bonorum: Tu omnium virtutum,
donorum et gratiarum incomprehensibilis magnitudo: Tu praeelectum et
dignissimum vasculum a primo artifice fabrefactum essentiae Dei: Tu templum
Dei: Tu hortus deliciarum. Tu exemplum omnium bonorum, consolatio devotorum, et
totius salutis radix et ornamentum: Tu porta caeli, laetitia paradisi, et,
ultra quam dici possit, gloria summi Dei. Vere balbutiendo has laudes et
excellentias tuas enuntiamus, sed tuam immensam dulcedinem suppliciter
exoramus: Tu supple benignitate tua insufficientiis nostris, ut te digne
laudare possimus per infinita saecula saeculorum. Amen.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Pro festivit. B. M.
V., sermo 13, art; 2, cap. 3: Venetiis, 1745, IV, 130, col.
2. - Venetiis, 1591, Quadragesimale de
christiana religione, sermo 61, art. 3, cap. 3 (in fine sermonis), pag.
526, col. 1, 2.
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