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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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CAPITOLO II. - Vita, dulcedo.

§ 1. - Maria è la nostra vita, perché ella ci ottiene il perdono de' peccati.

Per bene intendere la ragione per cui la santa Chiesa ci fa chiamare Maria la nostra vita, bisogna sapere che come l'anima dà vita al corpo, così la divina grazia dà vita all'anima; poiché un'anima senza la grazia ha il nome che è viva, ma in verità è morta, come fu detto a colui dell'Apocalisse: Nomen habes quod vivas, et mortuus es (Apoc. III, 1). Maria dunque, ottenendo per mezzo della sua intercessione a' peccatori l'acquisto della grazia, così rende loro la vita. - Ecco come la fa parlare la S. Chiesa, applicando a lei le seguenti parole de' Proverbi al c. VIII, [17]: Qui mane vigilant ad me, invenient me: Coloro che sono diligenti a ricorrere a me sul mattino, cioè subito che possono, certamente mi troveranno. Invenient me, voltano i Settanta, invenient gratiam. Sicché lo stesso è ricorrere a Maria, che ritrovare la grazia di Dio. E poco appresso dice: Qui me invenerit, inveniet vitam, et hauriet salutem a Domino:1 Chi trova me, trova la vita, e riceverà da Dio l'eterna salute. Audite, esclama S. Bonaventura su queste parole, audite qui cupitis regnum Dei: Virginem Mariam honorate, et invenietis vitam et salutem aeternam.2

Dice S. Bernardino da Siena che Dio non distrusse l'uomo dopo il peccato, per l'amor singolare che portava a questa futura figliuola. E soggiunge il Santo ch'egli non dubita che tutte le misericordie e perdoni ricevuti da' peccatori nell'antica legge, Dio l'abbia loro conceduti a sol riguardo di questa benedetta donzella: Omnes indulgentias factas in veteri Testamento,


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non ambigo Deum fecisse solum propter huius benedictae puellae virginis reverentiam et amorem (Tom. 1, Serm. 61, cap. 8).3

Onde ben ci esorta S. Bernardo: Quaeramus gratiam, et per Mariam quaeramus (Serm. de Aquaed.).4 Se miseri abbiamo perduta la divina grazia, cerchiamo di ricuperarla, ma cerchiamola per mezzo di Maria; poiché se noi l'abbiamo perduta, ella l'ha ritrovata: e perciò dal santo è chiamata: Inventrix gratiae.5 Questo espresse S. Gabriele per nostra consolazione, quando disse alla Vergine: Ne timeas, Maria, invenisti... gratiam (Luc. I, [30]). Ma se Maria non mai era stata priva della grazia, come il S. Arcangelo poteva dire ch'ella l'avesse ritrovata? Una cosa dicesi ritrovarsi da chi prima non l'aveva. La Vergine fu sempre con Dio e colla grazia, anzi piena di grazia, come lo stesso Arcangelo manifestò, allorché salutolla: Ave, gratia plena, Dominus tecum.6 Se dunque Maria non trovò la grazia per lei, perché sempre n'era stata piena, per chi mai la trovò? Risponde Ugon cardinale, commentando detto passo: La ritrovò per li peccatori che l'avean perduta: Currant ergo, dice il divoto scrittore, currant peccatores ad Virginem, qui gratiam amiserant peccando, et eam invenient apud ipsam. Secure dicant: Redde nobis rem nostram, quam invenisti:7 Corrano dunque i peccatori a Maria, che han


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perduta la grazia, perché appresso lei la troveranno sicuramente; e dicano: Signora, la cosa dee restituirsi a chi l'ha perduta; questa grazia, che voi avete ritrovata, non è vostra, voi non l'avete perduta mai; è nostra perché noi l'abbiam perduta, perciò a noi dovete renderla. Onde conclude su questo pensiero Riccardo di S. Lorenzo: Cupientes invenire gratiam, quaeramus inventricem gratiae, quae, quia semper invenit, frustrari non poterit (De laud. V., l. 2).8 Se dunque desideriamo di trovare la grazia del Signore, andiamo a Maria, che l'ha trovata e sempre la trova. E poich'ella è stata e sempre sarà cara a Dio, se a lei ricorriamo, certamente la troveremo. Ella dice ne' Sacri Cantici al cap. VIII, che Dio l'ha posta al mondo per esser la nostra difesa: Ego murus, et ubera mea sicut turris. E perciò è stata costituita mezzana di pace fra i peccatori e Dio: Ex quo facta sum coram eo quasi pacem reperiens (Cant. VIII, 10). Sulle cui parole S. Bernardo dà animo al peccatore, e dice: Vade ad matrem misericordiae, et ostende illi tuorum plagas peccatorum: et illa ostendet pro te ubera. Exaudiet utique Matrem Filius:9 Va a questa madre di misericordia, e palesale le


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piaghe che porti nell'anima per le tue colpe: allora ella certamente pregherà il Figlio che ti perdoni, per quel latte ch'ella gli diede; e 'l Figlio, che tanto l'ama, certamente l'esaudirà. Come in effetto la S. Chiesa ci fa pregare il Signore che ci conceda il potente aiuto dell'intercessione di Maria, per risorgere da' nostri peccati, con quella solita orazione: Concede, misericors Deus, fragilitati nostrae praesidium: ut qui sanctae Dei Genitricis memoriam agimus, intercessionis eius auxilio a nostris iniquitatibus resurgamus.10

Con ragione dunque S. Lorenzo Giustiniani la chiama speranza de' malfattori, Spes delinquentium,11 poich'ella sola è quella che ottiene loro il perdono da Dio. - Con ragione S. Bernardo la chiama scala dei peccatori, peccatorum scala,12 poiché a' poveri caduti ella, la pietosa regina, porgendo loro la mano, li caccia dal precipizio del peccato, e li fa salire a Dio. - Con ragione S. Agostino la chiama unica speranza di noi peccatori, giacché solo per mezzo suo speriamo la remissione di tutti i nostri peccati: Tu es spes unica peccatorum, quia per te speramus veniam omnium delictorum (S. Aug., Serm. 18 de Sanctis).13 E lo stesso dice S. Giovan Grisostomo che solo per l'intercession di Maria i peccatori ricevono il perdono: Per hanc peccatorum veniam consequimur. Onde


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il santo poi a nome di tutti i peccatori così la saluta: Ave igitur, mater, caelum, thronus, Ecclesiae nostrae decus: assidue precare Iesum, ut per te misericordiam invenire in die iudicii, et quae reposita sunt iis qui diligunt Deum, bona consequi possimus (In off. Nat. B.M., die 5).14 Dio ti salvi, Madre di Dio e nostra, cielo dove risiede Dio, trono in cui dispensa il Signore tutte le grazie; prega sempre Gesù per noi, acciocché per le tue preghiere possiamo ottenere il perdono nel giorno de' conti, e la gloria beata nell'eternità.

Con ragione finalmente Maria è chiamata aurora: Quae est ista quae ascendit quasi aurora consurgens? (Cant. VI, 9). Sì, perché dice Innocenzo pontefice: Cum aurora sit finis noctis et origo diei, vere per auroram designatur Maria Virgo, quae fuit finis vitiorum et origo virtutum (Serm. 2, de Ass. B.V.).15 E lo stesso effetto che fe' nel mondo nascendo Maria, fa allorché nasce in un'anima la sua divozione. Ella dà termine alla notte de' peccati, e fa camminar l'anima nella via delle virtù. Onde le dice S. Germano (Serm. 3, in dorm. B.V.): O Madre di Dio, la vostra difesa è immortale: la vostra intercessione è la vita.16 E nel sermone, che fa il santo de Zona Virg., dice che 'l nome di Maria a chi lo pronunzia con affetto, o è segno di vita o che tra breve avrà la vita.17

Cantò Maria: Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes (Luc. I, [48]). Sì, mia Signora, le dice S. Bernardo:


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Ex hoc beatam te dicent omnes generationes, quae omnibus generationibus vitam et gloriam genuisti (Serm. 2, in Pentec.):18 Perciò vi chiameranno beata tutti gli uomini, poiché tutti i vostri servi per mezzo vostro ottengono la vita della grazia e la gloria eterna. In te peccatores veniam, iusti gratiam inveniunt in aeternum (Serm. de Nat. B.V.):19 In voi ritrovano i peccatori il perdono, e i giusti la perseveranza e poi la vita eterna. - Non diffidare, o peccatore, qui parla il divoto Bernardino da Busto, ancorché avessi commessi tutti i peccati, ma sicuramente ricorri a questa Signora, poiché la troverai colle mani piene di misericordia: O peccator, ne diffidas, etiamsi commisisti omnia peccata: sed secure ad istam gloriosissimam Dominam recurras. Invenies eam in manibus plenam misericordia et largitate. Mentre, soggiunge: Plus enim ipsa desiderat facere tibi bonum et largiri gratiam, quam tu accipere concupiscas (Serm. 5, de Nat. Mar.):20 Più Maria desidera di fare a te le grazie, che tu desideri di riceverle.

Da S. Andrea Cretense è chiamata Maria sicurezza del divin perdono: Fideiussio divinarum reconciliationum, quae dato pignore fit.21 S'intende ciò, che quando i peccatori ricorrono a Maria per essere riconciliati con Dio, Dio promette loro sicuro il perdono, e loro dà la sicurezza con darne loro anche il pegno. E questo pegno è appunto Maria, che egli ci ha dato per avvocata, per la cui intercessione, in virtù de' meriti di Gesù Cristo, Dio poi perdona tutti i peccatori che a lei ricorrono. Intese dall'angelo S. Brigida (Serm. Ang., cap. 9)


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che i santi profeti giubilavano in sapere che Dio per l'umiltà e purità di Maria doveva placarsi coi peccatori, e ricevere nella sua grazia coloro che l'hanno sdegnato: Exsultabant autem praenoscentes, quod ipse Dominus ex tua humilitate et vitae puritate, o Maria stella praefulgida, placaretur, et quod reciperet eos in suam gratiam, qui ipsum ad iracundiam provocaverunt.22

Non dee mai alcun peccatore temere di esser discacciato da Maria, ricorrendo alla sua pietà; no, poich'ella è madre di misericordia, e come tale desidera di salvare i più miserabili. Maria è quell'arca felice, dove chi si rifugia, dice S. Bernardo, non patirà il naufragio dell'eterna perdizione: Arca, in qua naufragium evadimus.23 Nell'arca di Noè a tempo del diluvio furon salvati anche i bruti. Sotto il manto di Maria si salvano anche i peccatori. Vide un giorno S. Geltrude Maria col manto aperto, in cui stavano rifugiate molte fiere, leoni, orsi, tigri; e vide che Maria non solo non li cacciava, ma con gran pietà gli accoglieva e gli accarezzava. E con ciò intese la santa che i peccatori più perduti, quando ricorrono a Maria, non sono scacciati, ma accolti e salvati dalla morte eterna.24


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Entriamo dunque in quest'arca, andiamo a rifugiarci sotto il manto di Maria, ch'ella certamente non ci caccerà, ed ella sicuramente ci salverà.

Esempio.

Si narra dal P. Bovio (Es. della SS. Verg.)25 che vi era una mala donna chiamata Elena; essendo questa andata alla chiesa, udì casualmente una predica del rosario; uscita fuori se ne comprò uno, ma lo portava nascosto per non farlo vedere. Cominciò poi a recitarlo, ma contuttoché lo recitasse senza divozione, la SS. Vergine le infuse tante consolazioni e dolcezze nel recitarlo, che poi non sapeva più lasciare di dirlo. E con ciò acquistò tale orrore alla sua mala vita, che non potea trovar riposo; onde si vide come forzata d'andare a confessarsi, e si confessò con tanta contrizione, che il confessore ne stupì.

Fatta la confessione se ne andò subito a' piedi d'un altare di Maria SS. a ringraziare la sua avvocata; disse il rosario, e la divina Madre le parlò da quell'immagine e le disse: Elena, basta quanto hai offeso Dio e me; da oggi avanti muta vita, ch'io ti farò buona parte delle mie grazie. La povera peccatrice allora confusa rispose: Ah Vergine SS., è vero che finora sono stata una scellerata, ma voi che tutto potete, aiutatemi: mentr'io mi dono a voi, e voglio spendere la vita, che mi resta, a far penitenza de' peccati miei.

Aiutata da Maria dispensò Elena tutte le sue robe a' poveri, e si pose a fare una rigorosa penitenza. Era tormentata da terribili tentazioni, ma ella non faceva altro che raccomandarsi alla Madre di Dio, e così restava sempre vittoriosa. Arrivò ad avere molte grazie anche soprannaturali, visioni, rivelazioni,


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profezie. Finalmente prima della morte, che già le fu avvisata pochi giorni prima da Maria, venne la stessa B. Vergine col suo Figlio a visitarla; e morendo, l'anima di questa peccatrice fu veduta in forma di bellissima colomba volarsene al cielo.

Preghiera.

Ecco, o Madre del mio Dio, unica speranza mia Maria, ecco a' piedi vostri un misero peccatore che vi domanda pietà. Voi siete da tutta la Chiesa e da tutti i fedeli predicata e chiamata il rifugio de' peccatori: voi dunque siete il rifugio mio, voi mi avete da salvare.

Voi già sapete quanto ami il vostro Figlio la nostra salute: Scis, dulcissima Dei Mater, quantum placeat benedicto Filio tuo salus nostra (Guil. Paris.).26 Voi già sapete quel che patì Gesù Cristo per salvarmi. Io vi presento, o madre mia, i patimenti di Gesù: il freddo che soffrì nella stalla, i passi che diede per lo viaggio di Egitto, le sue fatiche, i sudori, il sangue che sparse, il dolore che l'uccise innanzi agli occhi vostri sulla croce. Fate conoscere che amate questo Figlio, mentre io per amor di questo Figlio vi prego ad aiutarmi.

Date la mano ad un caduto che vi cerca pietà. Se io fossi santo, non vi cercherei misericordia, ma perché son peccatore, ricorro a voi che siete la madre delle misericordie. Io so che 'l vostro cuore pietoso trova consolazione in soccorrere i miserabili quando potete aiutarli, non trovandoli ostinati. Consolate oggi dunque il vostro cuore pietoso e consolate me; giacché avete occasione di salvare me, che sono un povero condannato dell'inferno, e potete aiutarmi, poiché non voglio essere ostinato.

Mi metto in mano vostra: ditemi che ho da fare, e impetratemi forza di eseguirlo; mentr'io propongo di far tutto quello che posso per ritornare nella divina grazia. Io mi rifugio sotto il vostro manto. Gesù vuole ch'io ricorra a voi, acciocché


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per gloria vostra e sua, mentre gli siete madre, non solo il suo sangue, ma anche le vostre preghiere mi aiutino a salvarmi. Egli mi manda a voi, affinché mi soccorriate.

O Maria, eccomi, a voi ricorro e in voi confido. Voi pregate per tanti altri, pregate, dite una parola ancora per me. Dite a Dio che mi volete salvo, che Dio certamente mi salverà. Ditegli che son vostro, ed altro da voi non cerco.

§ 2. - Maria è ancora la nostra vita, perché ci ottiene la perseveranza.

La perseveranza finale è un dono divino così grande, che, come ha dichiarato il S. Concilio di Trento, egli è un dono tutto gratuito che non si può da noi meritare.1 Ma, come insegna S. Agostino, ben ottengono da Dio la perseveranza tutti quelli che gliela cercano;2 e secondo dice il P. Suarez, infallibilmente l'ottengono, sempreché son diligenti sino alla fine della vita a domandarla a Dio;3 poiché scrive il Bellarmino che questa perseveranza quotidie petenda est, ut quotidie obtineatur.4 Or se è vero - come io tengo per certo, secondo la sentenza oggidì comune, conforme appresso dimostreremo nel capo V - s'è vero, dico, che tutte le grazie che da Dio a noi si dispensano, tutte passano per mano di Maria; sarà anche


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vero che sol per mezzo di Maria potremo noi sperare ed ottenere questa somma grazia della perseveranza. E certamente l'otterremo, se con confidenza la cercheremo sempre a Maria. Questa grazia ella stessa promette a tutti coloro che la servono fedelmente in questa vita: Qui operantur in me, non peccabunt: Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt (Eccli. XXIV, [30, 31]); come la fa parlare la S. Chiesa (In festo Conc. B. Mariae V.).5

Per esser noi conservati nella vita della divina grazia, ci è necessaria la fortezza spirituale in resistere a tutti i nemici della nostra salute. Or questa fortezza solo per mezzo di Maria si ottiene: Mea est fortitudo; per me reges regnant (Prov. VIII. In festo S. Mariae ad Nives).6 Mia è questa fortezza, dice Maria; Dio in mano mia ha consegnato questo dono, acciocché io lo dispensi a' miei divoti. Per me reges regnant. Per mezzo mio i miei servi regnano ed imperano sopra tutti i loro sensi e passioni, e così poi si fan degni di regnare eternamente in cielo. Oh che fortezza hanno i servi di questa gran Signora per vincere tutte le tentazioni dell'inferno! Maria è quella torre, di cui si dice ne' Sacri Cantici: Sicut turris David collum tuum, quae aedificata est cum propugnaculis: mille clypei pendent ex ea, omnis armatura fortium (Cant. IV, 4). Ell'a favore de' suoi amanti, che a lei ricorrono nelle battaglie, è come una torre forte cinta di difese: in lei ritrovano i suoi divoti tutti gli scudi e tutte l'armi per difendersi dall'inferno.

Perciò la SS. Vergine è chiamata platano: Quasi platanus exaltata sum iuxta aquam in plateis (Eccli. XXIV, 19). Spiega Ugon cardinale che il platano tiene le frondi simili agli scudi: Platanus habet folia scutis similia.7 E con ciò si spiega la difesa che prende Maria di coloro che in lei si rifugiano. Il B. Amedeo dà un'altra spiega, e dice ch'ella si chiama platano, perché siccome il platano coll'ombra dei suoi rami dà ricovero


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a' viandanti dal caldo del sole e dalle piogge, così sotto il manto di Maria trovan rifugio gli uomini dall'ardore delle passioni e dalla furia delle tentazioni: Virgo ramorum extensione se ubique expandit, ut filios Adae ab aestu et turbine umbra desiderabili protegeret (B. Am., Hom. 8).8

Povere quell'anime che si allontanano da questa difesa, e lasciano di esser divote di Maria e di raccomandarsi a lei nelle occasioni. Se nel mondo, dice S. Bernardo, non nascesse il sole, che diverrebbe il mondo, se non un caos di tenebre e d'orrore? Tolle corpus hoc solare, dice il santo, ubi dies? Tolle Mariam, quid nisi tenebre relinquentur? (Serm. de Aquaed.).9 Perda un'anima la divozione a Maria, che subito resterà piena di tenebre, e di quelle tenebre, di cui dice lo Spirito Santo: Posuisti tenebras, et facta est nox: in ipsa pertransibunt omnes bestiae silvae (Ps. CIII, 2O). Allorché in un'anima non splende la divina luce e si fa notte, diventerà ella covile di tutti i peccati e de' demoni. Vae, perciò dice S. Anselmo, vae eis qui solem istum aversantur!10 Guai a coloro che disprezzano la luce di questo sole, cioè disprezzano la divozione a Maria! - S. Francesco Borgia con ragione temeva della perseveranza di coloro, in cui non trovava special divozione alla B. Vergine. Una volta richiedendo ad alcuni novizi a qual santo avessero più divozione, si accorse che alcuni non avevano questa special divozione a Maria. Avvertì il maestro de' novizi che tenesse gli occhi più attenti sopra quei disgraziati; ed avvenne che quelli tutti perderono miseramente la vocazione, e se n'uscirono dalla religione.11


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Avea dunque ragione S. Germano di chiamar la Vergine SS. il respiro de' Cristiani; perché conforme il corpo non può vivere senza respirare, così l'anima non potrà vivere senza ricorrere e raccomandarsi a Maria, per cui mezzo da noi sicuramente s'acquista ed in noi si conserva la vita della divina grazia: Sicut respiratio non solum est signum vitae, sed etiam causa; sic Mariae nomen, quod in servorum Dei ore versatur, simul argumentum est quod vere vivunt, simul etiam hanc vitam efficit et conservat omnemque eis opem impertitur (S. Germ., orat. de Deip.).12 Il B. Alano assalito una volta da forte tentazione, fu in punto di perdersi per non essersi raccomandato a Maria; ma gli comparve la SS. Vergine, e per farlo meglio avvertito per un'altra volta, gli diede uno schiaffo e gli disse: «Se ti fossi raccomandato a me, non ti saresti trovato in questo pericolo.»13

All'incontro: Beatus homo, dice Maria, qui audit me, [et] qui vigilat ad fores meas quotidie, et observat ad postes ostii mei (Prov. VIII, 34. In festo Conc. B. M. V.): Beato chi sente la mia voce, e perciò sta attento di continuamente venire alle porte


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della mia misericordia a cercarmi lume e soccorso. Ben sarà attenta Maria di ottener luce e forza a tale suo divoto, per uscire da' vizi e camminar nella via della virtù. Ond'ella con bella espressione da Innocenzo III è chiamata Luna in nocte, aurora in diluculo, sol in die (Serm. 2 de Ass.).14 Luna a chi sta cieco nella notte del peccato, per illuminarlo a conoscere lo stato miserabile, in cui si trova di sua dannazione: aurora, cioè foriera del sole a chi è già illuminato, per farlo uscire dal peccato e ritornare nella divina grazia: sole finalmente a chi già sta in grazia, acciocché egli non ritorni a cadere in qualche precipizio.

Applicano a Maria i Dottori quelle parole dell'Ecclesiastico: Vincula illius alligatura salutaris (Eccli. VI, 31). Quare vincula? dimanda S. Lorenzo Giustiniano, nisi quia servos ligat, ne discurrant per campos licentiae.15 Maria lega i suoi servi, acciocché non si sviino per le strade de' vizi. - S. Bonaventura spiegando similmente le parole che si dicono nell'Officio di Maria: In plenitudine sanctorum detentio mea (Eccli. XXIV, 16), dice che Maria non solo è collocata nella pienezza de' santi, ma benanche ella conserva i santi, acciocché non vadano indietro; conserva le loro virtù, acciocché non manchino; e trattiene i demoni, affinché non facciano loro danno: Ipsa quoque non solum in plenitudine sanctorum detinetur, sed etiam in plenitudine sanctos detinet, ne eorum plenitudo minuatur; detinet nimirum virtutes, ne fugiant; detinet daemones, ne noceant (S. Bon., in Spec.).16

Si dice che i divoti di Maria son coperti di doppia veste: Omnes... domestici eius vestiti sunt duplicibus (Sap. XI).17 Spiega


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Cornelio a Lapide qual sia questa doppia veste: Duplici veste ipsa ornat sibi devotos, quia tam Christi quam suis virtutibus eos induit.18 Doppia veste, poich'ella adorna i suoi fedeli servi così delle virtù del Figlio come delle sue, e così vestiti quelli conservano la santa perseveranza. Perciò S. Filippo Neri ammoniva sempre i suoi penitenti e diceva loro: Figli, se desiderate la perseveranza, siate divoti della Madonna.19 Diceva parimente il V. fratello Giovanni Berchmans della Compagnia di Gesù: Chi ama Maria, avrà la perseveranza.20 - È bella su di ciò la riflessione che fa Ruperto abbate nella parabola del figlio prodigo. Dice che questo figlio discolo, se avesse avuta viva la madre, o non mai si sarebbe partito dalla casa del padre, oppure sarebbe tornato assai più presto di quando ritornò: Si prodigus filius viventem matrem habuisset, vel a paterna domo numquam discessisset, vel forte citius rediisset.21 E con ciò volle dire che chi è figlio di Maria, o non si parte mai da Dio, o se per disgrazia accade che si parta, per mezzo di Maria subito ritorna.

Oh se tutti gli uomini amassero questa benignissima e amorosissima Signora, e nelle tentazioni sempre e subito facessero a lei ricorso, e chi mai caderebbe? chi mai si perderebbe? Cade e si perde chi non ricorre a Maria. Applica S. Lorenzo Giustiniani quelle parole dell'Ecclesiastico alla Vergine al capo XXIV, [8]: In fluctibus maris ambulavi, e le fa dire: Scilicet cum familiaribus meis, ut ipsos eruerem a naufragio


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peccatorum:22 Io cammino insieme co' miei servi in mezzo alle tempeste dov'essi si trovano, affine di assisterli e liberarli dal precipitare ne' peccati.

Narra il P. Bernardino da Busto ch'essendo stato un uccello ammaestrato a dire Ave Maria, venne uno sparviero a predarlo: l'uccello disse Ave Maria, e lo sparviero restò morto.23 Con ciò il Signore volle significarci, che se un uccello irragionevole è liberato coll'invocar Maria, quanto maggiormente sarà liberato dal cadere in mano de' demoni chi sarà attento negli assalti ad invocar Maria? Altro dunque a noi non tocca di fare, dice S. Tommaso da Villanova, che, quando vengono i demoni a tentarci, siccome i pulcini al comparire de' nibbi corrono subito a ricoverarsi sotto le ali della madre, così noi nell'intendere le tentazioni che ci assaltano, subito senza discorrere colla tentazione, andiamo a porci sotto il manto di Maria: Sicut pulli, volitantibus desuper milvis, ad gallinae alas accurrunt, ita nos sub velamento alarum tuarum abscondimur (Serm. 3, de Nat. V.).24 E voi, seguita a dire il santo, Signora e madre nostra, avete da difenderci, perché noi dopo Dio non abbiamo altro rifugio se non voi che siete l'unica nostra speranza e la sola protettrice, a cui confidiamo: Nescimus aliud refugium nisi te; tu sola es unica spes nostra, tu sola patrona nostra, ad quam omnes aspicimus.25

Concludiamo dunque con quel che dice S. Bernardo: (Hom. 2, sup. Missus):26 Uomo, chiunque tu sei, già intendi che


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in questa vita piuttosto vai ondeggiando fra i pericoli e le procelle, che camminando sulla terra; se non vuoi restar sommerso, non volgere gli occhi da questa stella Maria: O quisquis te intelligis in huius saeculi profluvio magis inter procellas et tempestates fluctuare, quam per terram ambulare, ne avertas oculos a fulgore huius sideris, si non vis obrui procellis. Respice stellam, voca Mariam: Rimira la stella, chiama Maria. In periculis, in angustiis, in rebus dubiis Mariam cogita, Mariam invoca: Ne' pericoli di peccare, nelle molestie delle tentazioni, ne' dubbi di ciò che dei risolvere, pensa che Maria ti può aiutare, e tu chiamala subito che ti soccorra. Non recedat ab ore, non recedat a corde: Il suo potente nome non parta dal tuo cuore colla confidenza, e non mai dalla tua bocca con invocarla. Ipsam sequens non devias: Se siegui Maria, non errerai la via della salute. Ipsam rogans non desperas: Sempreché a lei ti raccomanderai, non sconfiderai. Ipsa tenente non corruis: Se ella ti tiene, non caderai. Ipsa protegente non metuis: Se ella ti protegge, non puoi temere di perderti. Ipsa duce non fatigaris: Se ella ti guida, senza fatica ti salverai. Ipsa propitia pervenis: In somma se Maria prende a difenderti, certamente giungerai al regno de' beati. Sic fac et vives.

Esempio.

È celebre l'istoria di S. Maria Egiziaca che si legge nel libro I delle Vite de' Padri. Ella di dodici anni se ne fuggì dalla casa dei parenti e se ne andò in Alessandria, dove menando


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infame vita divenne lo scandalo di quella città. Dopo sedici anni di peccati, andò vagando in Gerusalemme, dove facendosi allora la festa della S. Croce, si mosse anch'essa ad entrar nella chiesa più per curiosità che per divozione. Ma quando fu all'entrare della porta, si sentì invisibilmente respingere indietro. Tentò la seconda volta, ed anche fu respinta: così la terza e la quarta. Allora la misera postasi ad un cantone dell'atrio, fu illuminata a conoscere che Dio per la sua mala vita la ributtava anche dalla chiesa. Alzò gli occhi per sua sorte, e vide un'immagine di Maria, che stava nell'atrio dipinta. Onde a lei si volse piangendo e le disse: «O Madre di Dio, abbi pietà di questa povera peccatrice. Vedo per li miei peccati non merito che voi mi guardate; ma voi siete il rifugio de' peccatori, per amore di Gesù vostro Figlio aiutatemi, fatemi entrare nella chiesa, ch'io voglio mutar vita e andare a far penitenza dove voi mi mostrate.» Ecco allora intese una voce interna, come l'avesse risposto la B. Vergine: «Or via, giacché a me sei ricorsa e vuoi mutar vita, entra nella chiesa, che non sarà più chiusa per te la porta.» Entra la peccatrice, adora la Croce e piange. Ritorna all'immagine: «Signora, dice, eccomi pronta: dove volete ch'io mi ritiri a far penitenza?» «Va, risponde la Vergine, e passa il Giordano, e troverai il luogo del tuo riposo.» Si confessa, si comunica, passa il fiume, arriva al deserto, e qui intende ch'era il luogo della penitenza.

Or ne' primi diciassette anni che la santa stette nel deserto, quali assalti non le diedero i demoni per farla di nuovo cadere? Allora ella che faceva? Non faceva altro che raccomandarsi a Maria, e Maria le impetrò forza a resistere per tutti quelli 17 anni, dopo i quali cessarono le battaglie. Finalmente dopo 57 anni in quel deserto, trovandosi in età di 87 anni, per divina provvidenza fu ritrovata dall'abbate S. Zosimo; a lui raccontò tutta la sua vita, e lo pregò a tornare ivi l'anno seguente ed a portarle la santa comunione. Tornò il santo abbate e la comunicò. Indi la santa replicò la preghiera che di nuovo la venisse a trovare. Tornò di nuovo S. Zosimo e la trovò morta, col corpo che stava circondato di luce, e vide al capo queste parole scritte: Seppellisci in questo luogo il corpo di me misera peccatrice, e prega Dio per me. La seppellì, essendo venuto un lione a scavare la terra; e ritornato


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al monastero raccontò le maraviglie delle divine misericordie usate con questa felice penitente.27

Preghiera.

O Madre di pietà, Vergine sacrosanta, ecco a' piedi vostri il traditore, che pagando d'ingratitudini le grazie da Dio ricevute per vostro mezzo, ha tradito voi e Dio. Ma, Signora,


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la miseria mia sappiate che non mi toglie, anzi mi accresce la confidenza in voi; perché la mia miseria vedo che fa crescere in voi la compassione verso di me. Fate conoscere, o Maria, che a me siete la stessa che siete a tutti coloro che v'invocano, piena di liberalità e di misericordia. Mi basta solo che mi guardiate e mi compatiate. Se il vostro cuore mi compatisce, non potrà lasciar di proteggermi. E se voi mi proteggete, di che poss'io temere? No, non temo di niente; non de' peccati miei, perché voi potete rimediare al danno fatto; non de' demoni, perché voi siete potente più dell'inferno; non del vostro Figlio giustamente con me sdegnato, perch'egli ad una vostra parola si placherà. Temo solo ch'io per mia colpa lasci di raccomandarmi a voi nelle mie tentazioni, e così mi perda. Ma questo è quello che oggi vi prometto: voglio sempre a voi ricorrere; aiutatemi voi ad eseguirlo. Mirate la bella occasione che avete di contentare il vostro desiderio, di sollevare un miserabile quale son io.

O Madre di Dio, io ho una gran confidenza in voi. Da voi aspetto la grazia di piangere come dovrei i miei peccati; e da voi spero la fortezza per più non cadervi. Se io sono infermo, voi potete sanarmi, o medica celeste. Se le mie colpe mi han fatto debole, forte mi renderà il vostro aiuto. O Maria, io tutto spero da voi, perché voi tutto potete appresso Dio. Amen.

§ 3. – Dulcedo - Maria rende dolce la morte a' suoi divoti.

Omni tempore diligit qui amicus est, et frater in angustiis comprobatur (Prov. XVII, [17]). I veri amici e i veri parenti non si conoscono in tempo di prosperità, ma in tempo di angustie e di miserie. - Gli amici del mondo non lasciano l'amico allorché sta in prosperità; ma se mai quegli cade in qualche disgrazia, e singolarmente se viene a morte, subito gli amici l'abbandonano. Non fa così Maria co' suoi divoti. Nelle loro angustie, e specialmente nelle angustie della morte,


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che son le maggiori che possono aversi sulla terra, ella la buona Signora e Madre, non sa abbandonare i suoi servi fedeli; ed ella conform'è la nostra vita nel tempo del nostro esilio, così si rende anche la nostra dolcezza nel tempo della nostra morte, con ottenerci una morte dolce e beata. Poiché sin da quel giorno, in cui Maria ebbe la sorte e 'l dolore insieme di assistere alla morte di Gesù suo figlio, che fu il capo de' predestinati, acquistò la grazia di assistere a tutti i predestinati nella loro morte. Perciò la S. Chiesa ci fa pregare la B. Vergine ch'ella specialmente ci soccorra nell'ora della morte: Ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae.

Troppo sono grandi le angustie de' poveri moribondi, sì per lo rimorso de' peccati commessi, sì per l'orrore del vicino giudizio, sì per l'incertezza della salute eterna. Allora specialmente s'arma l'inferno e si affatica con tutte le sue forze per guadagnare quell'anima che passa all'eternità, sapendo che poco tempo gli resta di guadagnarla, e che se allora la perde, l'ha perduta per sempre: Descendit diabolus ad vos, habens iram magnam, sciens quod modicum tempus habet (Apoc. XII, 12). E perciò il demonio, solito a tentarla in vita, non si contenta di essere solo a tentarla in morte, ma chiama compagni ad aiutarlo: Implebuntur domus eorum draconibus (Is. XIII, 21).1 Quando sta alcuno per morire, s'empie la di lui casa di demoni, che si uniscono a suo danno per farlo perdere.

Narrasi di S. Andrea Avellino che nel tempo di sua morte vennero dieci mila demoni a tentarlo. E leggesi nella sua Vita che a tempo della sua agonia ebbe un combattimento così fiero coll'inferno, che fece tremare tutti i suoi buoni religiosi che l'assistevano. Videro che al santo se gli gonfiò per l'agitazione la faccia, in modo che divenne tutta nera; videro che tutte le membra tremavano e si dibattevano, gli occhi mandavano un fiume di lagrime, il capo dava scosse violente: segni tutti dell'orribil battaglia che soffriva dall'inferno. Tutti piangevano per compassione, raddoppiavano le orazioni, e insieme tremavano per lo spavento, vedendo che così moriva un santo. Si consolavano però in vedere che il santo spesso girava


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gli occhi come cercando aiuto ad una divota immagine di Maria: ricordandosi che il medesimo più volte avea detto in vita che nell'ora di sua morte Maria avea da essere il suo rifugio. Piacque finalmente a Dio che terminasse il contrasto con una gloriosa vittoria; poiché, cessati i dibattimenti del corpo, sgonfiato e tornato al primiero colore il volto, videro che 'l santo tenendo tranquillamente gli occhi fissi a quella immagine, fatto un divoto inchino a Maria - la quale si crede che allora gli comparisse - come in atto di ringraziarla, spirò placidamente in braccio a Maria l'anima benedetta in un'aria di paradiso. E nello stesso tempo una religiosa cappuccina agonizzante si voltò alle monache che l'assistevano, e disse: Dite l'Ave Maria, perché ora è morto un santo.2

Ah che alla presenza della regina fuggono i ribelli. Se nell'ora della morte avremo Maria dalla parte nostra, che timore potremo avere di tutti i nemici dell'inferno? Davide paventando le angustie di sua morte, si confortava colla confidenza nella morte del futuro Redentore, e nell'intercessione della Vergine Madre: Et si ambulavero in medio umbrae mortis... Virga tua et baculus tuus ipsa me consolata sunt (Ps. XXII, 4). Spiega Ugon cardinale per lo bacolo il baston della croce, e per la verga l'intercessione di Maria, che fu la verga preconizzata da Isaia: Egredietur virga de radice Iesse, et flos de radice eius ascendet (Is. XI, [1]).3 Questa divina Madre, dice S. Pier Damiano, è quella potente verga, con cui restano vinte le violenze de' nemici infernali: Haec est illa virga, qua retunduntur impetus adversantium daemonum (Serm. de Ass. B.V.).4 Onde ci anima S. Antonino dicendo: Si Maria pro nobis,


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quis contra nos?5 - Il P. Manuello Padial della Compagnia di Gesù stando in punto di morte, gli apparve Maria, che gli disse per confortarlo: Ecco finalmente è giunta l'ora, che gli angeli congratulandosi teco ti dicono: O felici travagli, o mortificazioni ben pagate! Ed indi fu veduto un esercito di demoni, che fuggivano disperati, gridando: Ahi che nulla possiamo, perché quella ch'è senza macchia, il difende (Patrign., Menol., alli 28 april.).6 Similmente il padre Gaspare Hayevod fu assalito in morte da' demoni con una gran tentazione di fede. Egli subito si raccomandò alla SS. Vergine, e poi fu inteso esclamare: Vi ringrazio, Maria, che siete venuta in mio aiuto (V. Patr., Men., etc.).7

Dice S. Bonaventura che Maria, in difesa de' suoi servi moribondi, manda il principe S. Michele con tutti gli angeli, affinché vadano subito a difenderli dalle infestazioni de' demoni, ed a prendere le anime di tutti coloro che specialmente si son di continuo a lei raccomandati: Michael dux et princeps militiae caelestis, cum omnibus administratoriis spiritibus, tuis, Virgo, paret praeceptis, in defendendis et suscipiendis de corpore animabus fidelium, specialiter tibi, Domina, die ac nocte se commendantium (S. Bon., in Spec. B.V., c. 3).8

Allorché un uomo esce da questa vita, dice Isaia che si sconvolge l'inferno e manda i demoni più terribili a tentare quell'anima prima di lasciar il corpo, e poi ad accusarla allorché


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dee quella essere presentata al tribunale di Gesù Cristo per esser giudicata: Infernus subter te conturbatus est in occursum adventus tui, suscitabit tibi gigantes (Is. XIV).9 Ma dice Riccardo che i demoni, quando quell'anima è difesa da Maria, essi non avranno ardire neppure di accusarla, sapendo che dal Giudice non è stata mai condannata, né mai sarà condannata un'anima patrocinata dalla sua gran Madre: Quis apud iudicem accusare audeat, cui viderit Matrem patrocinantem? (Ricc., ap. Pep., to. 5, lez. 244).10 Scrisse S. Girolamo alla vergine Eustochio (Epist. 2) che Maria non solo soccorre i suoi cari servi nella loro morte, ma di più lor viene ad incontro nel passaggio all'altra vita, per animarli, e per accompagnarli al divin tribunale: Morientibus Beata Virgo non tantum succurrit, sed etiam occurrit.11 E ciò è conforme a quel che la B. Vergine disse a S. Brigida, parlando de' suoi divoti, allorché si trovano in punto di morte: Tunc ego carissima eorum domina et mater occurram eis in morte, ut ipsi consolationem et refrigerium habeant (Rev., l. I, c. 29).12 Aggiunge S. Vincenzo Ferreri: Beata Virgo animas morientium suscipit (Serm. de Ass.).13 L'amorosa reina riceve nel suo manto le loro


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anime, ed ella stessa così le presenta al giudice suo Figlio, e così certamente ottiene loro la salute. - Così appunto avvenne a Carlo figlio di S. Brigida (Lib. VII, Rev., cap. 13), il quale essendo morto nel mestiere pericoloso di soldato, e lontano dalla madre, temeva la santa della sua salute; ma la B. Vergine le rivelò che Carlo era salvo per l'amore che aveva a lei portato, ond'ella stessa l'aveva assistito in morte, e gli aveva suggeriti gli Atti Cristiani necessari a farsi in quel punto. Vide nello stesso tempo la santa Gesù in trono, e che il demonio portò due accuse contro la SS. Vergine: la prima, che Maria gli avea impedito di tentare Carlo in punto di sua morte: la seconda, che Maria aveva ella stessa presentata al giudizio l'anima di Carlo, e così l'avea salvata, senza dargli luogo neppure di esporre le sue ragioni, con cui egli pretendeva che quella fosse sua. Vide indi che 'l Giudice lo scacciò, e che l'anima di Carlo fu portata in cielo.14

Vincula eius alligatura salutaris: in novissimis invenies requiem in ea (Eccli. VI).15 Oh beato te, fratello, se in morte


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ti troverai legato dalle dolci catene dell'amore alla Madre di Dio! Queste catene son catene di salute, che t'assicureranno della tua salute eterna, e ti faran godere nella morte quella beata pace, che sarà principio della tua pace e del riposo eterno. - Riferisce il P. Binetti nel suo libro delle Perfez. di N.S., al c. 31, che avendo egli assistito alla morte d'un gran divoto di Maria, intese da lui prima di spirare queste parole: O padre mio, se sapeste qual contento io sento, per aver servito alla SS. Madre di Dio! Io non saprei spiegare l'allegrezza che sento in questo punto.16 Il P. Suarez per essere stato molto divoto di Maria - onde diceva che avrebbe cambiata tutta la sua scienza per lo merito d'una sola Ave Maria17 - morì con tanta allegrezza, che dicea morendo: Non putabam tam dulce esse mori. Che non mai avrebbe immaginato, se allor non l'avesse provato, che potesse essergli così dolce la morte.18 Lo stesso contento ed allegrezza senza dubbio sentirete ancor voi, divoto lettore, se in punto di morte vi ricorderete di avere amata questa buona Madre, la quale non sa non esser fedele co' suoi figli, che sono stati fedeli in servirla e in ossequiarla colle visite, co' rosari, co' digiuni, e più collo spesso ringraziarla,


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lodarla e spesso raccomandarsi al suo potente patrocinio.

Né v'impedirà questa consolazione l'essere stato un tempo peccatore, se da ogg'in poi attenderete a vivere bene, ed a servire questa gratissima e benignissima Signora. Ella, nelle vostre angustie e nelle tentazioni che vi darà il demonio per farvi disperare, vi conforterà sino a venire ella stessa ad assistervi nella vostra morte. - Marino fratello di S. Pietro Damiani - come narra lo stesso santo (Opusc. 33, c. 4) - trovandosi d'avere offeso Dio, un giorno se ne andò avanti ad un altare di Maria a dedicarsi per suo schiavo, ponendosi la sua cinta al collo in segno della sua schiavitù, e così le disse: Signora mia, specchio di purità, io povero peccatore ho offeso Dio e voi, violando la castità: altro rimedio non ho, che offerirmi per vostro schiavo: eccomi, a voi mi dedico oggi per servo: ricevete voi questo ribelle, non mi sdegnate. Indi lasciò sulla predella dell'altare certa somma di danaro, promettendo di pagarla ogni anno, in segno di tributo della sua servitù a Maria. In capo a qualche tempo Marino venne a morte; ma prima di morire, una mattina fu udito dire: Alzatevi, alzatevi, fate riverenza alla mia Signora. E poi: E che grazia è questa, o Regina del cielo, che voi vi degnate di visitare questo povero servo? Beneditemi, Signora, e non permettete che io mi perda, dopo che mi avete onorato della vostra presenza. In questo venne Pietro suo fratello. Egli li raccontò la venuta di Maria, e che l'avea benedetto, lamentandosi che quelli che l'assistevano non si erano levati da sedere alla presenza di Maria; e poco dopo placidamente se ne passò al Signore.19 Tale ancor sarà la vostra morte, lettor mio, se sarete fedele a Maria, ancorché per lo passato vi troviate avere offeso Dio: ella vi farà fare una morte dolce e contenta.

E se mai allora voi troppo vi spaventerete, e mancherete di confidenza a vista de' peccati fatti, ella verrà ad animarvi, come venne ad Adolfo conte d'Alsazia, il quale avendo lasciato il mondo, ed essendosi fatto religioso di S. Francesco,


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come si narra nelle Croniche, fu gran divoto della Madre di Dio. Ridotto al fine de' suoi giorni, e venendogli allora avanti la vita menata nel secolo, il governo de' vassalli, il rigore del divino giudizio, cominciò a temere la morte, per dubbio della sua eterna salute. Ecco allora Maria - che non dorme nelle angustie de' suoi divoti - la quale accompagnata da molti santi si fe' presente al moribondo, e rincorandolo gli disse queste tenere parole: Adulphe mi carissime, mori cur times, meus cum sis? Adolfo mio carissimo, tu sei mio, a me ti sei dato, ed ora perché tanto temi la morte? A tali parole il servo di Maria tutto si sollevò, sparì ogni timore, ed egli con gran pace e contento se ne morì.20

Animiamoci ancora noi, benché peccatori, ed abbiamo questa confidenza, che Maria verrà ad assisterci in morte e consolarci colla sua presenza, se noi la serviamo con amore nella vita che ci resta su questa terra. La nostra regina, parlando un giorno a S. Metilde, promise ch'ella sarebbe venuta ad assistere in morte a tutti i suoi divoti, che fedelmente l'avessero servita in vita: Ego omnibus qui mihi pie deserviunt, volo in morte fidelissime tamquam mater piissima adesse eosque consolari ac protegere (Ap. Blos., p. II, Concl. an. fid., cap. 12).21 Oh Dio, qual consolazione sarà in quell'ultimo tempo


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della nostra vita, in cui tra breve dovrà trattarsi la causa della nostra vita eterna, vederci vicina la regina del cielo, che ci assista e ci consoli con prometterci la sua protezione!

Di questi esempi dell'assistenza di Maria a' suoi servi moribondi, oltre i già narrati, ve ne sono innumerabili registrati ne' libri. Questo favore fu fatto a S. Chiara, a S. Felice cappuccino, alla B. Chiara di Montefalco, a S. Teresa, a S. Pietro d'Alcantara;22 ma per comun consolazione diciamone questi altri pochi. Narra il P. Crasset (Div. alla Verg., to. I, tr. I, qu. 11) che S. Maria Ognacense vide la B. Vergine al capezzale di una divota vedova di Villembroe, la quale patendo un grande ardore per la febbre, Maria SS. le stava accanto consolandola, e con un ventaglio la rinfrescava.23 - S. Giovanni di Dio stando in morte aspettava la visita di Maria, di cui era molto divoto; ma non vedendola comparire ne stava afflitto, e forse anche se ne lagnava. Ecco, quando fu tempo, le apparve la divina Madre, e quasi riprendendolo della sua poca confidenza gli disse queste tenere parole, che servono ad animare tutti i servi di Maria: Ioannes, non est meum, in hac hora meos devotos derelinquere. Come gli dicesse: Giovanni mio, e che pensavi? Ch'io ti avessi abbandonato? E non lo sai ch'io non so abbandonare nell'ora della morte i divoti miei? Non son venuta prima, perché non era ancora venuto il tempo: ora che è giunto, eccomi son venuta a prenderti, andiamocene al paradiso. E poco dopo il santo spirò, volando al


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cielo a ringraziare per sempre la sua amantissima24 Regina (Bolland., 8 martii).25

Esempio.

Ma terminiamo il discorso con quest'altro esempio, in cui si scorge dove arriva la tenerezza, che ha questa buona Madre co' figli suoi in tempo della loro morte.

Stava il parroco d'un paese assistendo alla morte un certo ricco, che moriva in una casa addobbata ed assistito da servi, da parenti, da amici; ma vedeva i diavoli in forma di cani, che stavano per prendersi l'anima di lui, come infatti se la presero, poiché morì in peccato.

Or tra questo mentre, fu mandato a chiamare il parroco da una povera donna, che stando in fine di vita desiderava i santi sacramenti. Il parroco, non potendo lasciar di assistere quell'anima bisognosa del ricco, vi mandò un altro sacerdote, il quale prese la pisside col SS. Sagramento e andò.

Ecco arriva alla stanza di quella buona donna, e non vi vede servi, non corteggi, non mobili preziosi, perché l'inferma era povera, e forse stava sopra un poco di paglia. Ma che vede? vede in quella stanza una gran luce, e mira che vicino al letto della moribonda vi era la Madre di Dio Maria, che la stava consolando, e con un pannolino in mano le stava asciugando il sudore della morte. Il sacerdote, vedendo ivi Maria, non avev'animo d'entrare, ma la Vergine le fece segno ch'entrasse. Entra il sacerdote, e Maria gli prende lo scabello, acciocché sieda e senta la confessione della sua serva; la quale si confessò, dopo si comunicò con molta divozione, e in fine in braccio a Maria spirò felicemente l'anima (Grisog., Mond. Mar., p. 2, d. 38).26


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Preghiera.

O Madre mia dolcissima, quale sarà la morte di me povero peccatore? Io sin da ora, pensando a quel gran momento in cui dovrò spirare ed esser presentato al divin tribunale, e ricordandomi d'avermi io stesso scritta co' miei perversi consensi tante volte la sentenza di mia condanna, tremo, mi confondo e molto temo della mia salute eterna.

O Maria, nel sangue di Gesù e nella vostra intercessione stanno le speranze mie. Voi siete la reina del cielo, la signora dell'universo, basta dire siete la Madre di Dio: siete pur grande, ma la vostra grandezza non vi allontana, anzi ella stessa v'inclina ad avere più compassione delle nostre miserie. Gli amici del mondo allorché sono innalzati a qualche dignità, si allontanano, e sdegnano ancor di mirare i loro amici antichi, caduti in bassa fortuna. Il vostro nobile ed amoroso cuore non fa così; dove scorge maggiori miserie, ivi più s'impiega a sovvenire. Voi invocata subito ci soccorrete, anzi prevenite co' vostri favori le nostre preghiere. Voi ci consolate nelle nostre afflizioni, voi dissipate le tempeste, voi abbattete i nemici, voi in somma non lasciate occasione di procurare il nostro bene.

Sia sempre benedetta quella divina mano, che ha unito in voi tanta maestà e tanta tenerezza, tanta eminenza e tanto amore. Io ne ringrazio sempre il mio Signore e me ne rallegro con me stesso, poiché nella felicità di voi io ripongo la mia, ed ascrivo a sorte mia la sorte vostra.

O consolatrice degli afflitti, consolate un afflitto che a voi si raccomanda. Io mi sento affliggere da' rimorsi della coscienza aggravata da tanti peccati, sto incerto se gli ho pianti come


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doveva: vedo tutte l'opere mie piene di fango e di difetti: l'inferno sta aspettando la mia morte per accusarmi: la divina giustizia offesa vuol essere soddisfatta. Madre mia, che ne sarà di me? Se voi non m'aiutate, io sono perduto. Che dite? volete aiutarmi?

O Vergine pietosa, consolatemi; ottenetemi un vero dolore de' miei peccati; ottenetemi forza di emendarmi e d'esser fedele a Dio in questa vita che mi resta. E quando poi mi troverò nell'ultime angustie della mia morte, o Maria speranza mia, non mi abbandonate; allora più che mai assistetemi e confortatemi a non disperarmi alla vista delle mie colpe, che mi opporrà il demonio.

Signora, perdonate il mio ardire, venite voi stessa allora a consolarmi colla vostra presenza. Questa grazia l'avete fatta a tanti; la voglio ancor io. Se il mio ardire è grande, maggiore è la vostra bontà, che va cercando i più miserabili per consolarli. In questa io confido. Sia vostra eterna gloria l'aver salvato dall'inferno un misero dannato e condottolo al vostro regno, dov'io spero poi di consolarmi stando sempre a' vostri piedi a ringraziarvi, a benedirvi ed amarvi in eterno. O Maria, v'aspetto, non mi fate restare sconsolato. Fiat, fiat; amen, amen.




1 Prov. VIII, 35.

2 «Audite haec, omnes gentes: auribus percipite, qui ingredi cupitis regnum Dei. Virginem Mariam honorate, et invenietis vitam et salutem perpetuam.» Psalterium B. M. V., Ps. 48. Inter Opera S. Bonaventurae, ed. Lugdunen., etc. VI, 482. - Vedi Appendice, 2.

3 (Dopo aver ricordato molte grazie fatte all'umanità prima di Cristo, a cominciare dal non essere stata esterminata dopo il peccato di Adamo, conclude:) «Et, ut brevi sermone cuncta comprehendam, omnes liberationes et indulgentias factas in veteri Testamento, non ambigo Deum fecisse propter huius benedictae puellae reverentiam et amorem, quibus eam Deus in suam praedestinationem praehonorandam, cunctis operibus suis ab aeterno praeordinavit.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro festivitatibus SS. et Imm. Virginis Mariae, Sermo 5, De Virginis Matris Dei Nativitate, et de eius superadmirabili gratia, art. unicus, cap. 2. Opera, Venetiis, 1745, IV, 91. Venetiis, 1591 et 1601, I, 512.

4 S. BERNARDUS, In Nativitate B. V. M., Sermo de aquaeductu, n. 8. ML 183-441, 442.

5 «Per te habeamus accessum ad Filium, o benedicta inventrix gratiae.» S. BERNARDUS, In adventu Domini, Sermo 2, de verbis Isaiae ad Achaz: Pete tibi signum..., n. 5. ML 183-43.

6 Luc. I, 28.

7 «Plena gratia dicta est supra, quia gratiam omnium invenit. Currant igitur peccatores ad Virginem, qui gratiam amiserunt peccando, et eam invenient apud eam humiliter salutando; et secure dicant: Redde nobis rem nostram quam invenisti. Nec negare poterit se invenisse, quia hoc Angelus attestatur.» HUGO DE SANCTO CHARO, primus Cardinalis O. P., Postilla super Evang. sec. Lucam, I, 30. Opera, Venetiis, 1703, VI, 133, col. 1.

8 RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 2, cap. 5, n. 3. Inter Opera S. Alberti Magni, ed. Lugdun., XX, 70; ed. Paris., XXXVI, 108.

9 Queste o simili parole da moltissimi vengono attribuite a S. Bernardo: da s. Bonaventura (Soliloquium, cap. 1, n. 23, Opera, ad Claras Aquas, VIII, 37), da Vincenzo di Beauvais, da S. Antonino, da S. Bernardino da Siena, da S. Tommaso da Villanova, da Dionigi Cartusiano, da Pelbarto, ecc. ecc. Veramente, ut sonant, non sono di S. Bernardo, o almeno non si ritrovano nei suoi scritti. Ma non sembrano altro che la parafrasi di quanto scrisse S. BERNARDO sulla scala dei peccatori, per cui dobbiamo ascendere dalla Madre al Figlio e dal Figlio al Padre: «Ad Patrem verebaris accedere... Iesum dedit tibi Mediatorem. Quid non apud talem Patrem Filius talis obtineat? Exaudietur utique pro reverentia sua... An vero trepidas et ad ipsum... Advocatum habere vis et ad ipsum? Ad Mariam recurre... Nec dubius dixerim, exaudietur et ipsa pro reverentia sua. Exaudiet utique Matrem Filius, et exaudiet Filium Pater. Filioli, haec peccatorum scala, haec mea maxima fiducia est, haec tota ratio spei meae. Quid enim? potestne Filius aut repellere, aut sustinere repulsam; non audire, aut non audiri, Filius potest? Neutrum plane.» In Nativitate B. M. V., Sermo de aquaeductu, n. 7. ML 183-441. - Questa parafrasi la fece, primo fra tutti, uno degli amici più intrinseci di S. Bernardo, tanto addentro nelle cose sue, e primo suo biografo dopo la morte del Santo, giacché Guglielmo scrisse vivendo ancora S. Bernardo: ARNALDO DI CHARTRES. Questi, nel suo Libellus de laudibus B. M. V., ML 189-1726, dice: «Securum accessum iam habet homo ad Deum, ubi mediatorem causae suae Filium habet ante Patrem, et ante Filium Matrem. Christus, nudato latere, Patri ostendit latus et vulnera; Maria Christo pectus et ubera; nec potest ullo modo esse repulsa, ubi concurrunt et orant omni lingua disertius haec clementiae nonumenta et caritatis insignia. Dividunt coram Patre inter se Mater et Filius pietatis officia, et miris allegationibus muniunt redemptionis humanae negotium.» Ed altrove lo stesso ARNALDO, De septem verbis Domini in cruce, tractatus 3, ML 189-1695: «Unum... erat... quod Pater bonus, quod Filius pius, quod mater sancta intendebat... Matre supplicante, Filio interpellante, Patre propitiante. Filius ad pectus Matris et ubera, Pater ad Filii crucem et vulnera respiciebat. Et quid inter haec tanta pignora non moverent?» - In fine, ci vengono qui insegnate, in modo vivo ed espressivo, queste due grandi verità: che Maria tutto ottiene, perché è Madre di Gesù, e che quanto concede Dio a noi, lo concede per i meriti della Passione di Gesù. Quindi, usando di quella scala, secondo la parola di Arnaldo ed il pensiero comune a lui ed a Bernardo, «securum accessum iam habet homo ad Deum.»



10 Orazione dopo l'Antifona Ave, Regina caelorum, post Purificationem.

11 S. LAURENTIUS IUSTINIANUS, In Nativitate gloriosissimae Virginis Mariae sermo (in fine). Opera, Lugduni, 1628, pag. 438; Venetiis, 1721, pag. 365.

12 S. BERNARDUS, In Nativitate B. V. M., Sermo de aquaeductu, n. 7. ML 183-441. - Vedi sopra, nota 9.

13 BREV. ROM. (fino all'ultima riforma, che soppresse molte ottave), die 9 Semptembris, secunda die infra octavam Nativitatis B. M. V., in II Nocturno, De sermone S. Augustini Episcopi, lectio 6. - Inter Opera S. Augustini, Sermo (e supposititiis) 194, De Annuntiatione Dominica, n. 5, ML 39-2107: «Quia tu es spes unica peccatorum, per te speramus veniam delictorum.» Oltreché questo Sermone non è di S. Agostino, né degno di lui, queste parole mancano nei manoscritti.

14 BREV. ROM., Commune festorum B. M. V., (et olim, die 5 infra octav. Nat. B. M. V.) in II Nocturno, lectio 6: Sermo sancti Ioannis Chrysostomi; si aggiunge: Apud Metaphrasten. Che cosa sarà stata quella Collezione di omilie, fatta dal Metafraste? Nessuno oggi lo sa.



15 «Cum aurora sit finis noctis et origo diei, merito per auroram designatur Virgo Maria: quae finis damnationis et origo salutis fuit. Finis vitiorum, et origo virtutum.» INNOCENTIUS PP. III, In solemnitate Assumptionis gloriosissimae semper Virginis mariae, Sermo 28 (in Assumptione, 2). ML 217-581.

16 «O Deipara... tutela tua immortalis est; et intercessio, vita.» S. GERMANUS, Patriarcha CP., In beatam SS. Dominae nostrae Deiparae... dormitionem, sermo 2. MG 98-350.

17 «Si enim abs te relicti fuerimus, quo vero etiam confugiemus? Quid autem etiam nobis fiet, o sanctissima Dei Genitrix, quae Christianorum spiritus ac flatus exsistis? Quemadmodum enim corpus nostrum hoc certum vitalis actus indicium habet, quod spiritum ducat; sic et tuum sanctissimum nomen indesinenter in servorum tuorum ore in omni occasione et loco et tempore versans prolatumque, vitae et iucunditatis et auxilii non solum indicium est, sed causa efficitur.» IDEM, In Encaenia venerandae aedis SS. Dominae nostrae Dei Genitricis, inque sanctas fascias D. N. Iesu Christi, et in adorationem zonae eiusdrm sanctae Deiparae. MG 98-378, 379.

18 S. BERNARDUS, In festo Pentecostes, Sermo 2, n. 4. ML 183-328.

19 «In te enim angeli laetitiam, iusti gratiam, peccatores veniam inveniunt in aeternum.» IDEM, ibidem.

20 «O igitur peccator, bonum novum! o peccatrix, optimum novum! non diffidas, non desperes, etiam si commisisti omnia peccata enormia; sed confidenter et secure ad istam gloriosissimam Dominam recurras: invenies enim eam in manibus plenam curialitate, pietate, misericordia, gratiositate et largitate; plus enim desiderat ipsa facere tibi bonum et largiri aliquam gratiam, quam tu accipere concupiscas.» BERNARDINUS DE BUSTO (al. de Bustis), O. M., Mariale, pars 2, Sermo 5, De... electissimae sponsae Dei Nativitate sermo 5: pars 7, de Sponsae caelestis dote ac dotatione. Opera, III, Brixiae, 1588, pag. 185.

21 «Haec divinorum contractuum subsistens veraque sponsio... Per eam nobis obstricta sunt salutis pignora.» S. ANDREAS CRETENSIS, Oratio 14, In SS. Dominae nostrae Deiparae dormitionem, oratio 3. MG 97-1091, 1094. - Marracci, Polyanthea Mariana, liber 6: Nomina et elogia Deiparae Virginis Mariae incipientia a littera F: «Fideiussio, quae pignore dato fit divinarum reconciliationum. S. Andreas Creten., oratio 2, de Dormitione B. M. V.» Migne, Summa aurea, 9-1176.

22 «Dolebant enim vehementer Prophetae videntes filios Israel, pro superbia et carnis petulantia, legem Moysis deserere, et, elongata ab eis divina caritate, iram Dei super eos irruere. Exsultabant autem, praenoscentes quod ipse legem (legis) dictator et Dominus, ex tua humilitate et tuae vitae puritate, o Maria, stella praefulgida, placaretur, et quod reciperet eos in suam gratiam, qui ipsum ad iram provocaverant et suam indignationem miserabiliter incurrerant.» S. BIRGITTAE Revelationes, a Cardinali Turrecremata (Torquemada) recognitae. Sermo Angelicus de excellentia B. M. V., quem ipse Angelus dictavit Beatae Birgittae ex praecepto Dei, et ipsa ex eodem praecepto devote conscripsit, cap. 9. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 542.

23 «Arca etiam Noe significavit arcam gratiae, excellentiam scilicet Mariae. Sicut enim per illam omnes evaserunt diluvium: sic per istam peccati naufragium.» Sermo de B. Maria Virgine: «Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum,» n. 6. ML 184-1017. Inter Opera S. Bernardi. Questo Sermone viene attribuito a EGBERTO, Abbate di Schoenauge.

24 «Dopo queste cose, le pareva di vedere anco, che sotto del mantello della detta Madre di Dio ricorressero alcune bestie picciole di diverse maniere, che significavano tutti quei peccatori che specialmente sono divoti della Vergine, e mostrava ella di ricever tutte con molta misericordia, e benignamente col suo mantello coprendo quelle, come s'ella volesse difender loro, e con la sua delicata mano toccava ciascuna, facendo mille vezzi loro, con molto piacevole sembianza di amore, quasi di quella maniera accarezzandole, che soglia tal volta fare alcuno suo bello e picciolo cagnolino; dimostrando chiaramente con questi effetti, quanto ella misericordiosamente riceva quelli tutti che la chiamano in favore loro, e con quanta materna pietà loro guardi e difenda, e quelli ancora che sono inchinati a peccati, tutto che sperino in lei, non abbandona mai loro, fin tanto che vengano alla correzione, e col mezzo della penitenza ritornino al suo Figliuolo.» S. GERTRUDE: Vita... ridotta in cinque libri da Lanspergio, tradotta dal M. Vincenzo Buondì, lib. 4, cap. 49, pag. 213. - Legatus divinae pietatis, lib. 4, cap. 48.

25 Carlo BOVIO, S. I., Esempi e miracoli della SS. Vergine Madre di Dio Maria, detti nella Chiesa del Gesù di Roma. Parte prima, Esempio 2. Venezia, 1716. - Il P. Bovio indica la fonte: «il Rupense, nel cap. 66 del SS. Rosario», cioè, Coppenstein, O. P., Beati F. ALANI REDIVIVI RUPENSIS tractatus mirabilis (altre edizioni: Opus vere aureum) de ortu atque progressu Psalterii Christi et Mariae, (cioè del SS. Rosario), pars 5, cap. 66, (altre ediz.: pars 5, II, exemplum 8).

26 «Tu enim, dulcissima Dei Mater, super omnes angelos et homines nosti, quantum placeat benedicto Filio tuo salus nostra.» GUGLIELMUS ALVERNUS, episcopus Parisiensis, Rhetorica divina, sive Ars oratoria eloquentiae divinae (cioè Ars orandi), cap. 18. Opera, Aureliae (Orléans) et Parisiis, 1674, I, pag. 358, col. 1.

1 «Similiter de perseverantiae munere... quod quidem aliunde haberi non potest, nisi ab eo qui potens est eum qui stat statuere, ut perseveranter stet, et eum qui cadit restituere...» CONCILIUM TRIDENTINUM, Sessio 6, Decretum de iustificatione, cap. 13.

2 «Hoc ergo Dei donum suppliciter emereri potest.» S. AUGUSTINUS, Liber de dono perseverantiae, cap. 6, n. 10. ML 45-999.

3 «Et consequenter dico, si quis oret perseveranter petendo perseverantiam in gratia, infallibiliter, eam esse impetraturum.» SUAREZ, S. I., De divina gratia, lib. 12, De merito, cap. 38 (ultimum), n. 16. Opera, VIII, Venetiis, 1741, pag. 358, col. 1.

4 «Perseverantiae donum... non bene petit, qui non assidue petit. Non enim perseverantia res est eiusmodi, quae uno die peti et accipi possit, sed quotidie petenda est, ut quotidie detur, et sic tandem fiat ut in finem usque perseveremus. Tunc enim data intelligitur perseverantia cum perseveratum est usque in finem. Itaque credere debemus nos accepturos perseverantiam, si perseveranter eam postulaverimus.» S. ROBERTUS BELLARMINUS, Tertiae Controversiae generalis (De reparatione gratiae per Iesum Christum Dominum nostrum), Controversia secunda principalis (De iustificatione impii et bonis operibus generatim), liber 3 (De incertitudine, etc. iustitiae), cap. 13 (Solvuntur obiectiones contra secundum errorem). Venetiis, 1721, IV, pag. 456, col. 2.

5 Non più nella Messa dell'Imacolata Concezione, ma in parecchie altre feste della Madonna: Maternità, Carmine, Perpetuo Soccorso, ecc.

6 Mea est fortitudo. Per me reges regnaùt. Prov. VIII, 14, 15. In festo S. Mariae ad Nives et in festis B. M. V. per annum. In I nocturno, lectio 1.

7 «Planatus... habet folia mollia, scutis similia; unde quot habet folia, tot habet scuta; sic Sapientia, quot habet verba, tot habet scuta contra haereticos, contra tentationes.» HUGO A SANCTO CHARO, O. P., Card., Postilla super Ecclesiasticum, XXIV, 19. Opera, Venetiis, 1703, III, fol. 218, col. 1.

8 «Feramus animos in sublime, intuentes diligentissime, quod virga elegantissima orta de radice Iesse (Is. XI), ramorum suorum mirabili extensione sese ubique terrarum expandit, ut dispersos filios Adae, ab aestu, a turbine et a pluvia umbra desiderabili protegeret, fructuque saluberrimo aleret esurientes.» B. AMEDEUS (+ 1159), Ord. Cist., episcopus Lausannensis, Homiliae de Maria Virginea Matre, hom. 8. ML 188-1342.

9 «Tolle corpus hoc solare, quod illuminat mundum: ubi dies? Tolle Mariam, hanc maris stellam, maris utique magni et spatiosi: quid nisi caligo involvens, et umbra mortis, ac densissimae tenebrae relinquuntur?» S. BERNARDUS, In Nativitate B. M. V., Sermo de aquaeductu, n. 6. ML 183-441.

10 Rispondono le parole riferite da S. Alfonso a quanto dice S. ANSELMO nelle sue Orationes, Oratio 52 (al. 51) ad Sanctam Virginem Mariam, ML 158-956: «Sicut enim, o beatissima, omnis a te aversus et a te despectus necesse est ut intereat, ita omnis a (leggi ad) te conversus et a te respectus impossibile est ut pereat.»

11 «Dum Provincialis munere fungeretur, cupiebat ut omnes, ac praesertim novitii, B. Virginem in patronam adsciscerent. Unde ominabatur sinistrum aliquid eventurum iis quid id non praestarent. Quare cum Tirocinium Societatis aliquando adiisset, interrogassetque tirones quosdam ecquosnam sibi delegissent in patronos, intellixissetque nonnullos eam patronam non assumpsisse, admirans ad Magistrum eorum conversus: «Vide, inquit, ut invigiles eorum saluti; vereor enim ne non perseverent in Religione.» Quod et accidit, cum omnes illi variis temporibus eam postea deseruerint, praedaque tartareorum tenebriorum evaserint, ut scribit P. (Ant. de) Balinghem in Celndario B. V., 30 septembris.» Laurentius CHRYSOGONUS, S. I., Mundus Marianus, discursus 8, n. 19.

12 «O sanctissima Dei Genitrix... Christianorum spiritus ac flatus exsistis. Quemadmodum enim corpus nostrum hoc certum vitalis actus indicium habet, quod spiritum ducat; sic et tuum sanctissimum nomen indesinenter in servorum tuorum ore... versans prolatumque, vitae et iucunditatis et auxilii non solum iudicium est, sed causa efficitur... Tuis nobis intercessionibus esto praesidium, praebens vitam aeternam, quae Christianorum spes, quae non confundit, exsistis... Potens ad salutem praestandam auxilium tuum, o Dei Genitrix... Plane enim nullus tuae magnificentiae finis; insatiabilis opitulatio tua. Nullus munerum tuorum numerus est.» S. GERMANUS, Patriarcha CP., In encaenia venerandae aedis SS. D. N. Dei Genitricis, inque sanctas fascias D. N. I. C., et in adorationem zonae eiusdem S. Deiparae. ML 98-378, 379.



13 Si trattava di tentazione di suicidio. «Misericordissima adfuit servatrix Maria... Desperanti alapam infligit, et ait: «Quid, o miser, quid agis? Tu meam si orasses opem, ut alias fecisti, in tantum istud periculum haud quaquam incurrisses.» Coppenstein, O. P., B. ALANUS DE RUPE redivivus, Coloniae, 1624, Venetiis, 1665, Forum Cornelii, 1847 (ex Typographia Episcopali, edizione dedicata al Maestro Generale O. P.), pars 2, cap. 4, § 1, n. 5.

14 «Ipsa est ergo aurora consurgens, pulchra ut luna, electa ut sol... Luna lucet in nocte, aurora in diluculo, sol in die; nox autem est culpa, diluculum poenitentia, dies gratia.» INNOCENTIUS PP. III, Sermones de sanctis, sermo 28, in Assumptione B. V. Mariae sermo 2. ML 217-584.

15 (Non già S. Lorenzo Giustiniani, ma) RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 2, cap. 3, n. 16: «Et tandem subiungitur:... Et vincula illius, id est, exempla et servitia quibus ligamur, ne discurramus per campos licentiae, alligatura salutaris, quia extrahunt a peccato, et trahunt ad salutem aeternam.» Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, XX, 56; Parisiis, XXXVI, 100.

16 «Ipsa quoque non solum in plenitudine sanctorum detinetur, sed etiam in plenitudine sanctos detinet, ne eorum plenitudo minuatur. Detinet nimirum virtutes, ne fugiant; detinet merita, ne pereant; detinet daemones, ne noceant; detinet Filium, ne peccatores percutiat.» CONRADUS DE SAXONIA, Speculum B. M. V., lectio 7. Inter Opera S. Bonaventurae, ed. Rom. Mogunt. et Lugd., VI, 441, col. 2. - Vedi Appendice, 2.

17 Prov. XXXI, 21. - Più di una volta S. Alfonso cita i diversi Libri Sapienziali del Vecchio Testamento sotto il nome generale di Sapienza, come fa anche la S. Chiesa nella sua liturgia.

18 «Eadem veste (caritatis) ipsa ornat sibi devotos, eaque rursus duplex est, quia tam Christi quam B. Virginis virtutibus eos vestit et induit.» CORNELIUS A LAPIDE, in Prov. XXXI, 21. Parisiis, 1860, VI, p. 509, col. 2.

19 «Esortava per tanto a pregare continuamente il Signore, che per sua bontà ne volesse concedere questo dono della perseveranza; e perciò introdusse ch'ogni sera nell'Oratorio si dicessero cinque Pater e cinque Ave Maria, acciocché S. D. M. ne desse perseveranza nel suo santo servizio: siccome per ben cominciare e meglio finire diceva esser necessaria la divozione della SS. Madre di Dio, e l'udir Messa ogni mattina, quando per altro non ci fosse stato impedimento.» BACCI, Vita, lib. 2, cap. 21, n. 7. - (Dopo un'apparizione della Vergine santa, nell'anno 1594) «non poteva saziarsi, per quel poco tempo che sopravisse, di replicare: «Siate divoti, figliuoli miei, della Madonna; siate divoti di Maria.» BACCI, Vita lib. 2, cap. 2. n. 7.

20 «Diceva egli: «Se io amo Maria, son sicuro della mia salute, e perseveranza nella Religione...» CEPARI, Vita, Roma, 1717, pag. 176.

21 Non abbiamo potuto rinvenire questo pensiero presso l'Abbate (di Deutz) Ruperto.

22 (Non già S. Lorenzo Giustiniani) ma RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 2, cap. 1, n. 26 (verso la fine). Inter Opera S. Alberti Magni. Editio Lugdunen., 1651, XX, p. 41, col. 2.

23 «Legitur quoque quod quaedam devota iuvencula docuit quamdam aviculam dicere Ave Maria, ita quod garriendo vix aliud proferebat. Quadam autem die, volueris rapax ipsam rapuit et asportavit. Quae cum clamaret Ave Maria, statim illis (illa) avis rapax mortua cecidit, et avicula ad gremium iuvenculae est reversa.» BERNARDINUS DE BUSTO (Bustis), Mariale, pars 12 et ultima (proprio nomine Triumphus Dominae paradisi nuncupatur), Sermo 1 de coronatione Mariae, pars 3. Opera, III, Brixiae, 1588, pag. 960, col. 2.

24 S. THOMAS A VILLANOVA, In festo Nativitatis B. V. M., concio tertia, n. VI. Conciones, Mediolani, 1760, II, col. 402.

25 «Nescimus aliud refugium nisi te: tu sola es unica spes nostra in qua confidimus; tu sola patrona nostra, ad quam omnes aspicimus.» IDEM, ibid.

26 «O quisquis te intelligis in huius saeculi profluvio magis inter procellas et tempestates fluctuare, quam per terram ambulare; ne avertas oculos a fulgore huius sideris, si non vis obrui procellis. Si insurgant venti tentationum, si incurras scopulos tribulationum, respice stellam, voca Mariam. Si iactaris superbiae undis, si ambitionis, si detractionis, si aemulationis: respice stellam, voca Mariam. Si iracundia, aut avaritia, aut carnis illecebra naviculam concusserit mentis, respice ad Mariam. Si criminum immanitate turbatus, conscientiae foeditate confusus, iudicii horrore perterritus, barathro incipias absorberi tristitiae, desperationis abysso: cogita Mariam. In periculis, in angustiis, in rebus dubiis, Mariam cogita, Mariam invoca. Non recedat ab ore, non recedat a corde; et ut impetres eius orationis suffragium, non deseras conversationis exemplum. Ipsam sequens non devias; ipsam rogans non desperas; ipsam cogitans non erras. Ipsa tenente non corruis; ipsa protegente non metuis; ipsa duce non fatigaris; ipsa propitia pervenis; et sic in temetipso experiris quam merito dictum sit: Et nomen Virginis Maria (Luc. I, 28).» S. BERNARDUS, Super «Missus est» homilia 2, n. 17. ML 183-70, 71.



27 De Vitis Patrum lib. primus: Vita Sanctae mariae Aegyptiacae, meretricis. ML 73, col. 671-690. Ivi si dice: auctore Sophronio, Hierosolymitano episcopo, interprete Paulo, diacono sanctae Napoleos Ecclesiae. La Vita di S. Maria Egiziaca è di molto anteriore a S. Sofronio (+ 636), il quale ne raccomandò la lettura ai Monaci di Palestina, nel solennissimo officio che si celebrava della Santa. - Nel II Concilio di Nicea (787, Actio IV: Labbeus, Concilia, Venetiis, 1729, VIII, col. 843 et seq.), si lesse De vita beatae Mariae Aegyptiae (op. cit., col. 926-930); fatta la qual lettura (ib., col. 930): «Ioannes reverendissimus monachus, presbyter, et vicarius orientalium pontificum sedium, dixit: «Talem imaginem (quella che parlò alla penitente) nos vidimus in sancta Christi Dei nostri civitate, et crebro eam salutavimus.» - La cronologia della vita della Santa è facile a stabilirsi. Nel dodicesimo anno della sua età, fuggì dalla casa paterna, e per 17 anni completi, si abbandonò sfrenatamente al vizio in Alessandria (cap. 13, col. 680). Contava trenta anni, o poco meno, quando si convertì. Quando l'incontrò Zosimo, era nel deserto da 47 anni: «Quadraginta septem anni sunt, ut considero, ex quo de sancta civitate egressa sum.» Visse ancora un anno: morì dunque di anni 78. - Può fissarsi, con tutta la probabilità, la conversione della Santa all'anno 383, e quindi la sua morte all'anno 431. S. Zosimo le sopravvisse trenta anni, essendo morto quasi centenario. La Vita venne scritta verso l'anno 480. I monaci ricercarono il corpo della penitente, e lo trovarono. Reliquie di essa furono mandate a Roma: il Papa Ormisda (+ 516) ne diede parte a S. Eleuterio, vescovo di Tournai. Su tutto ciò vedi Acta Sanctorum Bollandiana, die 2 aprilis, De S. Maria Aegyptiaca et S. Zosima, Commentarius praevius, auctore Daniele Papebrochio. - La prima voce che sentì la penitente, fu, come nota S. Alfonso, «interna»: una ispirazione e mozione divina, accompagnata da inaspettata sicurezza, e provatasi poi vera col fatto (Vita, cap. 17, col. 682). La seconda (col. 683) fu sensibile, come voce «alicuius a longe clamantis»; intese però chiaramente la convertita esser questa la risposta di Maria. La divina Madre le continuò la sua protezione e direzione: «Adiutorium meum Dei Genitrix adstitit mihi, per omnia in omnibus me dirigens (cap. 18, col. 684);» e prima di tutto nei 17 anni di tremendi combattimenti. In questi anni, visse con tre pani, ricevuti in limosina, nel partire, da uno sconosciuto, poi con qualche erba cresciuta in quella solitudine: nel resto della vita, si contentò colla sola grazia di Dio (cap. 19, col. 684, 685). - Ricevuta la comunione, nella seconda visita di Zosimo, la santa disse il suo «Nunc dimittis», e morì la stessa sera, come il santo vecchio riseppe, l'anno seguente, dalla iscrizione che vide intorno alle sacre spoglie (cap. 25, col. 688). - Tre furono le visite di S. Zosimo, alla fine di tre Quaresime susseguenti: la prima e l'ultima nel deserto; la seconda, sulle rive del Giordano. Nella prima, la Santa gli raccontò la sua vita; nella seconda, egli le diede la comunione; nella terza, la seppellì.

1 Non habitabitur usque in finem... Sed requiescent ibi bestiae, et replebuntur domus eorum draconibus: et habitabunt ibi struthiones, et pilosi saltabunt ibi. Is. XIII, 20, 21. Nel senso letterale, si tratta della distruzione di Babilonia.

2 BAGATTA, Vita, Napoli, 1696, parte 1, cap. 21, p. 111 e seg. - MAGENIS ed altri, Vita, Napoli, 1847, lib. 1, cap. 17, § 2, pag. 304 e seg. - SILOS, Historiarum Clericorum Regularium pars altera, Romae, 1655, lib. 5, pag. 216. - Dei dieci mila demoni, non parlano. Si noti l'espressione di S. Alfonso: «Narrasi...», non già, come per quel che segue: «Leggesi...».



3 «Virga dicitur Beata Virgo, baculus Crux.» HUGO DE S. CHARO, O. P., Card., Postilla super librum Psalmorum, in Ps. XXII, 4. Venetiis, 1703, II, fol. 53, col. 4. - «Aliam expositionem, quam principaliter exponunt glossulae, et quae utilis est, prosequamur. Et egredietur virga de radice Iesse, id est, gloriosa Virgo nascetur de stirpe David.» HUGO, etc. ut supra. Postilla super Isaiam, XI, 1. Venetiis, 1703, IV, fol. 29, col. 4.

4 «Haec est virga illa qua retunduntur impetus adversantium daemoniorum: virga Aaron, per quam fiunt signa et mirabilia.» (Inter Opera S. Petri Damiani) NICOLAUS monachus, notarius S. Bernardi, (Sermo 40). In Assumptione B. M. V. ML 144-721.

5 (Forse S. Antonino, ma certamente) RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 2, cap. 1, n. 26, Inter Opera S. Alberti Magni; Lugduni, XX, 41, col. 1; Parisiis XXXVI, 73, col. 1.

6 «Il venerdì antecedente alla morte, si riempié d'una fragranza di paradiso la di lui camera, e durò per mezz'ora, stando frattanto il Padre assorbito in estasi, e con una picciola febbre, che poco dava di sollecitudine a' Padri. Sicché un solo di loro vi si tratteneva ad assistergli, e udivalo ragionare come avesse altre persone presenti: e di fatto le aveva. Imperocché nell'ultima notte ad un altro servo di Dio fu mostrata la visione seguente, contata da lui al suo Direttore.» E segue quanto qui riferisce S. Alfonso. PATRIGNANI, S. I., Menologio, 28 aprile: Del P. Manuello Padial, n. 43.

7 «Esclamò: «Vi ringrazio, o Madre del mio Signore, che vi siete degnata di venire in mio aiuto, per tener lontano il tentatore d'inferno.» E in tal dire... rese l'anima sua placidamente al Creatore.» PATRIGNANI, Menologio, 9 gennaio: Del P. Gaspero Hayewood (+ 1598), n. 7.

8 «Unde Augustinus ait: Michael dux et princeps militiae caelestis, cum omnibus spiritibus administratoriis, tuis, Virgo, paret praeceptis, in defendendis in corpore, et in suscipiendis de corpore animabus fidelium, specialiter tibi, Domina, et die ac nocte se tibi commendantium.» CONRADUS DE SAXONIA, Speculum B. M. V., lectio 3 (inter Opera S. Bonaventurae, ed. Rom., Mogunt. et Lugd., VI, 434, col. 1). - Vedi Appendice, 2.

9 Infernus subter conturbatus est in occursum adventus tui, suscitavit tibi gigantes. Is. XIV, 9. - Nel senso letterale, il Profeta parla della caduta del re di Babilonia, a cui vengono incontro gli antichi re e tiranni, a fargli onore per derisione.

10 «Quis enim apud Filium accusare audeat, cui Matrem viderit patrocinantem?» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 2, cap. 1, n. 26. Inter Opera S. Alberti Magni, ed. Lugdunen., XX, 41, col. 1; ed. Parisiens., XXXVI, 73, col. 1. - P. Francesco PEPE, S. I., Delle grandezze di Gesù Cristo e della gran Madre Maria SS. Lezioni sacre, tomo V, lez. 244. Napoli, 1748, pag. 446.

11 «Qualis erit illa dies, cum tibi Maria Mater Domini choris occurret comitata virgineis?» S. HIERONYMUS, Epistola 22, ad Eustochium, n. 41. ML 22-424.

12 «Duo muri adhuc sunt inter eos (scilicet amicos meos), per quos fiducialiter deducam eos, ut ad sedem meam veniant. Primus murus est mundus, qui est arctus: propterea servi mei in mundo consolabuntur per me. Secundus murus est mors: ideo ego, carissima domina eorum et mater, obviabo eis et occurram eis in morte, ut etiam in ipsa morte consolationem et refrigerium habeant.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 1, cap. 29 (verso la fine).

13 «Est namque Mariae commissum officium adiuvandi, advocandi et miserendi. Adiuvat quidem hominem in vita, in morte et post mortem... in morte a diabolo defendit...Post mortem animas nostras suscipit et in caelum deducit.» Iacobus DE VARAGINE, (o de Voragine: Iacopo da Varazza, + 1298) O. Pr., Sermones de sanctis, Sermo 219, de Assumptione, sermo 9, Venetiis, 1580, pag. 319. - S. VINCENTIUS FERRERIUS, Sermones hyemales, Dominica prima post Oct. Epiphaniae, Sermo 1, Venetiis, 1573, fol. 187, pag. 1: «Virgo Maria... suos devotos filios... semper oculis apertis respicit. Et si indigent aliquo, dat: ideo Ecclesia dicit: Maria Mater gratiae, mater misericordiae, etc. Mater gratiae, scilicet peccatoribus. Tu nos ab hoste protege, et hora mortis suscipe.» Nei due Sermones in Assumptione non vi è nulla su questo argomento.

14 S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 7, cap. 13. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 453-455. - La Santa ebbe, riguardo all'anima del suo defunto figlio Carlo, due rivelazioni, tutte e due riferite in questo capitolo 13. Nella prima, Maria dice all'angosciata madre aver essa stessa assistito quell'anima in punto di morte, come chi assista una partoriente. E soggiunge: «Ego quippe steti prope... filium tuum Carolum... ut carnalem amorem non sic in memoria haberet, quod propter eum aliquid Deo contrarium cogitaret vel loqueretur, nec aliqua Deo placentia vellet omittere (ecco gli atti cristiani da farsi in punto di morte, di cui parla S. Alfonso); neque illa quae possent esse quomodolibet divinae voluntati contraria, vellet perficere, ad suae animae nocumentum. Ego etiam taliter iuvi eum... ut non tam duram poenam in morte sustineret, quod ex ea inconstans fieri posset, aliqualiter desperando, et ne Deum in morte oblivisceretur. Ego etiam custodivi taliter animam a... daemonibus, quod nullus eorum eam tangere posset; sed statim cum egressa fuit a corpore, accepi eam in meam custodiam et defensionem. Quo facto, tota turba daemonum festinanter fugit et recessit.» Quindi la SS. Vergine promette a Brigida di dirle distintamente come sia stato il giudizio del figlio al tribunale di Cristo: «post aliquot dierum intervallum» tenne la promessa, e questa è la seconda rivelazione. Maria SS. fa vedere a Brigida «per intervalla... ita ut ea capere valeat tuus intellectus» ciò che «factum fuit in uno momento». Qui sentiamo le lagnanze del demonio; le risposte di Maria e dell'Angelo; l'elogio che fa la SS. Vergine della divozione di Carlo verso di lei; le maledizioni del demonio contro la Vergine benedetta; la sentenza del Giudice; e finalmente i ringraziamenti di S. Brigida.

15 In novissimis enim invenies requiem in ea, et convertetur tibi in oblectationem. Eccli. VI, 29. - Decor enim vitae est in illa, et vincula illius alligatura salutaris. Eccli. VI, 31.

16 «Mon Dieu, le beau mot que dit ce Père (le P. Jean des Champs, S. J.) étant à l'agonie! Comme on lui demandait en quelle disposition il se trouvait, sur le point de remettre son esprit à son Créateur, il répondit: «O mon Père, si vous saviez quel contentement on sent en son cœur d'avoir essayé de bien servir la trés sainte Mère de Dieu durant le cours de sa vie, que vous seriez étonné et consolé! Je ne saurais vous exptimer la joie que je ressens intérieurement à l'heure où vous me voyez.» Et parmi ces joies cordiales, il rendit son âme dans le sein de sa très bonne Mère, comme on le croit pieusement.» Etienne BINET, S. J., Marie chef-d'oeuvre de Dieu, partie 3, ch. 5. Paris, édition nouvelle, 1864, pag. 387. - La prima edizione sembra esser quella di Parigi, 1643, con questo titolo: Le grand chef- d'oeuvre de Dieu, ou les perfections de la sainte Vierge.

17 «Diceva che avrebbe rinunziato a tutta la scienza del mondo, piuttosto che perdere un'ora sola d'orazione.» PATRIGNANI, Menologio, 25 settembre: Del P. Francesco Suarez (+ 1617), n. 34. Questo stesso testo è nella Vita ampia del Suarez di A. Descamps, (Perpignan, 1671) e in quella recente più documentata di Raoul de Scorraille, (Paris, 1912). - Leggesi però presso il P. Francesco PEPE, S. I., Discorsi in lode di Maria SS. per tutti i sabbati dell'anno, tom. II, sab. 27, Napoli, 1756, p. 294: «Il nostro Venerabil Padre ed esimio dottore Franc. Suarez... protestava di esser contento di perdere tutta la sua sapienza che lasciare di fare un minimo ossequio... a Maria». - A. DRIVE, S. I. (Marie et la Compagnie de Jésus, chap. 5 Tournai, 1904, p. 144), parlando della divozione alla Madonna del Suarez dice d'altra parte: «Il assurait que pour le mérite d'un Ave Maria il donnerait volontiers tout ce qu'il avait écrit.»

18 «Il sopraggiunse un parosismo, che gli levò i sentimenti: ma di lì a un tantino rinvenne, e come da placito sonno svegliato, disse con gioia: «Numquam putabam esse tam dulce mori.» PATRIGNANI, l. c., n. 31.

19 S. PETRUS DAMIANI, Opusculum 33, De bono suffragiorum et variis miraculis, praesertim B. Virginis, caput 4. ML 145-566, 657. - Quegli che sopravvenne, non fu lo stesso S. Pier Damiani, ma il fratello maggiore, Damiano, quello da cui egli prese il nome per essergli stato quasi un altro padre, dopo la morte del comun genitore. Da Damiano, già arciprete di Ravenna e poi monaco, ebbe Pietro questo racconto.

20 WADDINGUS, Annales, a. 1239, n. 14: «Tunc etiam Adolfus de Scowenberg (Schauenburg), comes Holsatiae (Holstein, nella Germania Settentrionale), Minorum amplexus est Institutum in Hamburgo.» Era già di matura età, e colmo di onori: lasciava tre figliuoletti alla cura del suo genero. - Lo stesso VADINGO riferisce la felice morte del già conte Adolfo, all'anno 1253, n. 33, quantunque dica esser più probabile esser egli morto nel 1261. Ecco ivi le parole di Maria al suo divoto moribondo: «Quid, dilecte fili, trepidas? quid times? quid ultro beatificandam animam ex corporis ergastulo vereris dimittere? En prae foribus stat Filius meus dilectus spiritum excepturus tuum... qui vitae religiosae tot annis transactae praemium dabit immensum. Secure et laetanter egredere, anima sancta: felix et iucundus te locus exspectat.» Quibus in verbis spiritum emisit.» «In conventu Kylonis (Kiel) Provinciae Coloniensis sepulturam accepisse scribit Pisanus.» (Idem, ibidem). Questi, cioè Bartholomaeus de Pisis (Liber conformitatum, Conformitas 8, pars 2, § De provincia Coloniae, Mediolani 1513, fol. 69, col. 1), scrive: «In Kilone iacet frater Adolfus, quondam comes Alsatiae; cui ante mortem suam apparuit beata Virgo cum immenso lumine et multis sanctis, dicens: «Fili, quare invite moreris? Quid trepidas? Securus morere: quia Filius meus bene te remunerabit.» Dal Pisano pare sia stato indotto il Marco da Lisbona (Croniche, parte 2, lib. 1, cap. 30) nell'errore in cui trasse molti altri, di sostituire «Alsatia» ad «Holsatia».

21 Ludovicus BLOSIUS, Abbas Laetiensis, Conclave animae fidelis; pars 2: Monile spirituale, cap. 12, n. 10. Opera, Antverpiae, 1632, pag. 611. - «Dipoi fece orazione (la B. Metilde) per una certa persona, pregando la Beata Vergine che la sovvenisse nella morte sua. A cui ella rispose: «... Io voglio, con tutto il mio aiuto e difesa, esser a lei presente nel suo estremo, ed a tutti quelli che in questo luogo umilmente mi servono.» S. METILDE, LIbro della spirtitual grazia (al. Liber specialis gratiae), diviso in 5 libri, raccolto dal P. Gio. Lanspergio, Certosino (Venezia, 1710, lib. 1, cap. 41, pag. 39, col. 1. - Presso il Blosio: lib. 1, cap. 48. Edizione Oudin: pars 1, cap. 26, pag. 92.

22 S. Chiara: WADDINGUS, a. 1253, n. 9. - S. Felice cappuccino (da Cantalice): Anonimo, Vita (sine loco, sine anno), lib. 3, cap. 2. - B. Chiara di Montefalco: TARDI, Vita, Foligno, 1846, cap. 26, pag. 194; AURIEMMA, Affetti scambievoli, parte 2, cap. 8: Bologna, 1681, pag. 145; cf. MOSCONIUS, Vita, cap. 5, n. 46, inter Acta SS. Bollandiana. - S. Teresa: YEPES, Vita, lib. 2, cap. 38, Venezia, 1730, pag. 287; FEDERICO DI S. ANTONIO, Vita, lib. 5, cap. 2: vol. III, Roma, 1837, pag. 544. - S. Pietro d'Alcantara: GIOVANNI DI S. BERNARDO, Vita, Napoli, 1674, lib. 5, cap. 21, pag. 518.

23 Gio. CRASSET, S. I., La vera divozione verso Maria Vergine, parte 1, trattato 1, qu. 11. - IACOBUS DE VITRIACO, postea Cardinalis Tusculanus, Vita, cap. 6, n. 52: inter Acta SS. Bollandiana, die 23 iunii. I Bollandisti scrivono «Willambrock» (iuxta Nivellam).

24 Nella I edizione si legge: cortesissima.

25 L'Arcivescovo, venuto a visitar Giovanni, celebrò la Messa nella sua stanza, lo confessò, gli diede il Viatico, e prese sopra di sé i debiti contratti dal Santo per i poveri e per il suo Ospedale. «Cuius tam munificae benevolentiae ipsam Virginem Matrem conciliatricem habuit Ioannes, prout postmodum ex Antonio Martin (suo confidente) intellectum... Narravit enim sub ipsam sacram communionem visibiles astitisse sibi Mariam Virginem, Ioannem Evangelistam atque archangelum Raphaelem: illam autem, dum frontis sudorem abstergeret, sibi dixisse: «Haec est hora, quae (qua) devotis meis famulis deesse numquam soleo, nec tuis pauperibus umquam deero.» Adeo ut Archiepiscopus ab ea motus videri debeat ad eam munificentiam, qua obstrictam Ioanni a Maria fidem liberavit.» Antonius GOVEA, Episcopus Cirenensis, Vita, cap. 10, n. 75: inter Acta SS. Bollandiana, die 8 martii.

26 Laurentius CHRYSOGONUS, Dalmata, S. I., Mundus Marianus.Pars I: Maria speculum mundi archetypi seu divinitatis. Viennae Austriae, 1646. Pars II: Maria speculum mundi caelestis. Patavii, 1651. Pars III: Maria speculum mundi sublunaris, cura Graecensis Collegii S. I., Augustae Vindelicorum, 1712.) Pars 2, discursus 38: Quod Virgo Deipara Iovis planetae proprietates repraesentet, num. 115, pag. 859, 860. - PELBARTUS, O. M., Stellarium coronae gloriosissimae Virginis, lib. 12, pars 3 (ultima), cap. 5. Venetiis, 1586, fol. 222, col. 4, fol. 223, col. 1. - Il Crisogono cita il Pelbarto; ma la prima fonte è VINCENTII BELLOVACENSIS Speculum historiale, lib. 7, cap. 96 (Venetiis, 1591, fol. 87, col. 1, 2), donde prese il fatto il Magnum Speculum exemplorum (Henrici Gran: la sola Distinctio X è del P. Ioannes Maior, S. I.), distinctio 4, exemplum 5.




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