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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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CAPITOLO VIII. - Et Iesum benedictum fructum ventris tui nobis post hoc exsilium ostende.

§ 1. - Maria libera i suoi divoti dall'inferno.

È impossibile che si danni un divoto di Maria, che fedelmente l'ossequia e a lei si raccomanda.1 Questa proposizione a primo aspetto parrà ad alcuno troppo avanzata; ma io pregherei costui a non condannarla, prima di leggere quello che qui appresso io noterò su questo punto.

Il dire che un divoto della Madonna è impossibile a dannarsi, non s'intende già di quei divoti, che si abusano della lor divozione per peccare con minor timore. Onde ingiustamente alcuni par che disapprovino il tanto decantare la pietà di Maria co' peccatori, col dire che questi poi se n'abusano per più peccare. Poiché tali prosuntuosi per questa lor temeraria confidenza meritano castigo, non misericordia. S'intende dunque di que' divoti che, con desiderio d'emendarsi, son fedeli ad ossequiare e raccomandarsi alla Madre di Dio. Questi, dico, è moralmente impossibile che si perdano. E trovo ciò averlo detto anche il P. Crasset nel suo libro della divozione verso Maria Vergine (Tom. I, q. 7).2 E prima di lui il Vega nella sua Teologia Mariana,3 il Mendoza (Virid., lib, II, probl. 9),4 ed altri Teologi. E per intendere che questi non han parlato a caso,


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vediamo quel che ne hanno detto i Dottori ed i Santi. Né si maravigli alcuno se qui noterò più sentenze uniformi degli autori; poich'io ho voluto registrarle tutte, affine di dimostrare quanto sono stati concordi gli scrittori su questo punto.

S. Anselmo dice che siccome chi non è divoto di Maria e da lei non è protetto è impossibile che si salvi, così è impossibile che si danni chi si raccomanda alla Vergine e da lei è mirato con amore: Virgo benedictissima, sicut impossibile est ut a te aversus et a te despectus salvetur, ita ad te conversus et a te respectus impossibile est ut pereat (De Exc. Virg., c. 11).5 Conferma lo stesso S. Antonino quasi colle stesse parole: Sicut impossibile est ut illi a quibus Maria oculos suae misericordiae avertit, salventur; ita necessarium quod hi ad quos convertit oculos suos pro eis advocans, salventur et glorificentur (Part. IV, tit. 50).6 Aggiunge dunque questo santo che i divoti di Maria necessariamente si salvano.

Notisi non però la prima parte della proposizione di questi santi, e tremino quelli che fan poco conto o abbandonano per trascuraggine la divozione a questa divina Madre. Dicono essere impossibile il salvarsi quelli che non son protetti da Maria. E ciò l'asseriscono anche altri, come il B. Alberto Magno: Gens quae non servierit tibi peribit (Bibl. Mar., in c. 60):7 Tutti quei che non sono vostri servi, o Maria, tutti si perderanno. S. Bonaventura: Qui neglexerit illam, morietur in peccatis suis (In Ps. 116):8 Chi trascura la servitù alla Vergine,


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morirà in peccato. Ed in altro luogo: Qui te non invocat in hac vita, non perveniet ad regnum Dei (In Ps. 86):9 Chi non ricorre a voi, Signora, non giungerà in paradiso. E nel salmo 99 arriva a dire il santo che non solo non si salverà, ma che non vi sarà neppure speranza di salute per coloro da cui Maria volta la faccia: A quibus averteris vultum tuum, non erit spes ad salutem.10 E prima lo disse S. Ignazio martire asserendo che non può salvarsi un peccatore, se non per mezzo della S. Vergine; la quale all'incontro salva colla sua pietosa intercessione tanti, che secondo la divina giustizia sarebbero dannati: Impossibile est aliquem salvari peccatorem, nisi per tuum, o Virgo, auxilium et favorem; quia quos non salvat Dei iustitia, salvat sua intercessione Mariae misericordia infinita (Ap. Celada, in Iud. fig., § 10).11 Alcuni difficultano12 che questa sentenza sia di S. Ignazio; almeno dice il P. Crasset che questo detto l'ha fatto suo S. Giovan Grisostomo (In deprec. ad Virg.).13 E si trova anche replicato dall'abbate Cellense (In contempl. Virg., c. 5.).14 Ed in questo senso la S. Chiesa applica a Maria quelle parole de' Proverbi: Omnes qui me oderunt, diligunt mortem (Prov. VIII, [36]): Tutti quei che non m'amano, amano la morte eterna. Poiché - come dice Riccardo di S. Lorenzo sulle parole, Facta est quasi navis institoris (Prov. XXXI, [14])


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- saran sommersi nel mare di questo mondo tutti quelli che son fuori di questa nave: In mare mundi submergentur omnes illi, quos non suscipit navis ista (De laud. V., l. 11,).15 Anche l'eretico Ecolampadio stimava segno certo di riprovazione la poca divozione di alcuno verso la Madre di Dio; onde diceva: Numquam de me audiatur, quasi averser Mariam, erga quam minus bene affici reprobatae mentis certum existimem indicium (V. ap. P. Pepe, lez., t. 7).16

All'incontro dice Maria: Qui audit me, non confundetur (Eccli. XXIV, 30): Chi a me ricorre ed ascolta quel che gli dico, non si perderà. Dal che le dicea S. Bonaventura: Signora, chi attende ad ossequiarvi, sarà lontano dal dannarsi: Qui praestat in obsequio tuo, procul fiet a perditione (In Ps. 118).17 E ciò avverrà, dice S. Ilario, ancorché costui si trovasse per lo passato molto avere offeso Dio: Quantumcumque quis fuerit peccator, si Mariae devotus exstiterit, numquam in aeternum peribit (Cap. 12, in Matth.).18

Perciò il demonio tanto si affatica co' peccatori, acciocché dopo aver perduta la divina grazia perdano ancora la divozione a Maria. - Sara vedendo Isacco trastullarsi con Ismaele che gl'inseriva mali costumi, disse ad Abramo che lo discacciasse; ma discacciasse ancora la sua madre Agar: Eiice ancillam hanc et filium eius (Gen. XXI, 10). Non fu contenta che uscisse di casa solamente il figlio, se non si licenziasse anche la madre; pensando che altrimenti il figlio, col venire a veder


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la madre, anche avrebbe durato a praticare in casa. Così il demonio non è contento in vedere che un'anima discacci da sé Gesù Cristo, se non ne discaccia anche la Madre. Eiice ancillam hanc et filium eius. Altrimenti teme che la Madre riconduca di nuovo in esso il Figlio colla sua intercessione. E teme con ragione, mentre dice il dotto P. Paciucchelli che chi è fedele in ossequiare la Madre di Dio, presto lo riceverà per mezzo di Maria: Qui Dei Genitrici perseveranter obsequitur, non multa mora et Deum ipsum in se recipiet (In Salv. Reg., Exc. 5).19 Onde con ragione da S. Efrem la divozione alla Madonna ben era chiamata Charta libertatis (Or. de laud. Virg.):20 il salvacondotto per non esser rilegato all'inferno. E la divina Madre era dallo stesso nominata Patrocinatrix damnatorum (ibid.):21 la protettrice dei dannati. E in verità se è vero, com'è certo, quel che dice S. Bernardo, che a Maria non può mancare né potenza né volontà di salvarci: Nec facultas nec voluntas illi deesse potest (Serm. de Assumpt.);22 non potenza, perché le sue preghiere è impossibile che non sieno esaudite, come asserisce sant'Antonino: Impossibile est Deiparam non exaudiri (P. 4, tit. 15, cap. 17, § 4).23 E lo stesso


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S. Bernardo dice che le sue dimande non possono restare mai inutili, ma ottengono quanto vogliono: Quod quaerit invenit, et frustrari non potest (Serm. de aquaed.).24 Non volontà di salvarci, poiché Maria ci è madre e più desidera ella la nostra salute, che non la desideriamo noi. Se ciò dunque è vero, come mai può succedere che un divoto di Maria si perda? Sarà egli peccatore; ma se con perseveranza e volontà di emenda si raccomanderà a questa buona Madre, sarà sua cura d'impetrargli lume per uscire dal suo cattivo stato, dolore dei suoi peccati, perseveranza nel bene e finalmente la buona morte. E qual madre mai potendo facilmente liberare un figlio dalla morte, solo con pregare il giudice della grazia, non lo farebbe? E possiamo pensare che Maria, madre la più amorosa che possa trovarsi de' suoi divoti, potendo liberare un figlio dalla morte eterna, potendolo far sì facilmente, non lo farà?

Ah, lettor divoto, ringraziamo il Signore, se vediamo che ci ha donato l'affetto e la confidenza verso la Regina del cielo, poiché Dio, dice S. Giovan Damasceno, non fa questa grazia se non a coloro che vuol salvi. Ecco le belle parole del santo con cui ravviva la sua e nostra speranza: O Madre di Dio, diceva, s'io metto la mia confidenza in voi sarò salvo. S'io sono sotto la vostra protezione, nulla ho a temere, perché l'essere vostro divoto è l'avere certe armi di salute, che Iddio non concede se non a coloro ch'egli vuol salvi (Serm. de Nat. B.V.).25 Onde Erasmo salutava la Vergine: Salve, inferorum formido,


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Christianorum spes, certa est fiducia tua (Or. ad Virg):26 Dio vi salvi, o spavento dell'inferno, o speranza de' Cristiani; la confidenza in voi ci assicura della salute.27

Oh quanto dispiace al demonio di veder un'anima perseverante nella divozione alla divina Madre! Si legge nella Vita del padre Alfonso Alvarez, molto divoto di Maria, che stando egli in orazione e sentendosi angustiato dalle tentazioni impure con cui l'affliggeva il demonio, il nemico gli disse: Lascia questa tua divozione a Maria, ed io lascerò di tentarti.28

Rivelò il Signore a S. Caterina da Siena, come si legge appresso Blosio (In Mon. spir.), ch'egli per sua bontà avea conceduto a Maria, per riguardo del suo Unigenito di cui è Madre, che niuno anche peccatore, che a lei divotamente si raccomanda, sia preda dell'inferno: Mariae Filii mei Genitrici a bonitate mea concessum est propter incarnati Verbi reverentiam, ut quicumque etiam peccator ad eam cum devota veneratione recurrit, nullo modo rapiatur a daemone infernali.29 Anche il profeta Davide pregava di essere liberato dall'inferno per l'amore ch'egli portava all'onor di Maria: Domine, dilexi decorem domus tuae... ne perdas cum impiis... animam meam (Ps. XXV, [8, 9]). Dice Domus tuae, perché Maria fu già


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quella casa che Dio stesso si fabbricò in questa terra per sua abitazione e per ritrovarvi il suo riposo, facendosi uomo, come sta registrato ne' Proverbi: Sapientia aedificavit sibi donum (Prov. IX, 1). No che certamente non si perderà, dicea S. Ignazio martire, chi attenderà ad esser divoto di questa Vergine madre: Numquam peribit qui Genitrici Virgini devotus sedulusque exstiterit.30 E S. Bonaventura lo conferma dicendo: Signora, i vostri amanti godono gran pace in questa vita, e nell'altra non vedranno la morte in eterno: Pax multa diligentibus te, Domina; anima eorum non videbit mortem in aeternum (In Ps. 118).31 Non si è dato né si darà mai questo caso - ci assicura il divoto Blosio - che un servo umile ed attento di Maria si perda eternamente: Fieri non potest ut pereat qui Mariae sedulus et humilis cultor exstiterit (In Can. vit. spir., cap. 18).32

Oh quanti sarebbero stati eternamente dannati o restati ostinati, se Maria non si fosse interposta col Figlio, acciocché usasse loro misericordia! Così dice Tommaso da Kempis: Quanti fuissent aeternaliter condemnati vel permansissent in desperatione obstinati, nisi beatissima Virgo Maria interpellasset ad Filium (V. ap. Pep., lez., tom. 7).33 Ed è sentimento di molti Teologi, e specialmente di S. Tommaso, che a molte persone anche morte in peccato mortale la divina Madre abbia ottenuto da Dio il sospendersi la sentenza e ritornare in vita a far penitenza.34 Di ciò se ne portano da gravi autori molti esempi. Fra gli altri da Flodoardo, che visse circa il nono secolo, nella sua Cronaca (Ap. Cras., to. 1, qu. 12) si narra di un certo diacono Adelmano, ch'essendo già creduto morto, mentre si stava per seppellirlo rinvenne in vita e disse


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di aver veduto il luogo dell'inferno dov'era stato già condannato; ma che per le preghiere della B. Vergine era stato rimandato al mondo a far penitenza.35 Il Surio parimente riferisce nel lib. 1, al c. 35, che un cittadino romano chiamato Andrea era già morto impenitente, e che Maria gli aveva ottenuto di ritornare in vita per poter essere perdonato.36 Di più racconta Pelbarto (Stellar. Cor. B.V., l. 2, p. 2, a. 1) che a' tempi suoi, mentre l'imperador Sigismondo viaggiava col suo esercito per l'Alpi, s'intese da un cadavere, in cui erano rimaste le sole ossa, una voce che cercava confessione, dicendo che la Madre di Dio, di cui era stato divoto mentre era stato soldato, gli avea impetrato di vivere in quelle ossa fin che si confessasse; e confessatosi morì.37 - Questi ed altri esempi non già debbono servire per animare qualche temerario che volesse vivere in peccato, colla speranza che Maria lo libererà dall'inferno, ancorché muoia in peccato; poiché conforme sarebbe gran pazzia il gittarsi in un pozzo colla speranza che Maria lo preservasse dalla morte, perché la Vergine ne ha preservato alcuno in qualche caso; così maggior pazzia sarebbe l'arrischiare di morire in peccato, colla presunzione che la S. Vergine lo preservasse dall'inferno. Ma servano questi esempi a ravvivare la nostra confidenza, pensando che se l'intercessione di questa divina Madre ha potuto liberar dall'inferno anche coloro che sono morti in peccato, quanto maggiormente potrà impedire dal cader nell'inferno coloro che in vita ricorrono a lei con intenzione di emendarsi, e fedelmente la servono.

Dunque, o Madre nostra, diciamole con S. Germano, che ne sarà di noi che siamo peccatori, ma vogliamo emendarci e ricorriamo a voi che siete la vita de' Cristiani? Quid autem de nobis fiet, o sanctissima Virgo, o vita Christianorum? (De Zona


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Virg.).38 Noi, Signora, udiamo S. Anselmo che dice di voi: Aeternum vae non sentiet ille pro quo semel oraverit Maria.39 Dice che non si dannerà quello per cui una sola volta voi impegnerete le vostre preghiere. Pregate dunque per noi, e saremo salvi dall'inferno. Chi mai mi dirà che allorch'io sarò presentato al divin tribunale, non avrò favorevole il giudice, se nella mia causa avrò voi a difendermi, o Madre di misericordia? Si accedam ad iudicium, et Matrem misericordiae in causa habeo mecum, quis iudicium denegabit propitium? dice Riccardo di S. Vittore (In Cant., c. 15).40 Il B. Errico Susone si protestava d'aver egli posta l'anima sua in mano di Maria, e dicea che se 'l giudice avesse voluto condannarlo, volea che la sentenza per mano di Maria fosse passata: Si iudex servum suum damnare voluerit, per manus tuas piissimas, o Maria, hoc faciat (Hor. Sap., l. 1, c. 16).41 Sperando egli che giungendo la condanna in quelle pietose mani della Vergine, ne sarebbe certamente impedita l'esecuzione. Lo stesso dico e spero per me, o mia santissima Regina. Onde voglio sempre replicarvi con S. Bonaventura: In te, Domina, speravi, non confundar in aeternum (In Psalt. Mar.).42 Signora, io in voi ho poste tutte le mie speranze: spero perciò sicuramente di non vedermi perduto, ma salvo in cielo a lodarvi ed amarvi in eterno.


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Esempio.

Nell'anno 1604 in una città della Fiandra vi stavano due giovani studenti, i quali in vece d'attendere alle lettere, non attendevano ad altro che a crapule e disonestà. Una notte fra l'altre, essendo stati essi a peccare in casa di una mala donna, uno di loro chiamato Riccardo dopo qualche tempo si ritirò in casa, l'altro restò. Giunto in casa Riccardo, mentre si spogliava per riposarsi, si ricordò di non avere recitate in quel giorno certe Ave Maria alla S. Vergine, come solea. Stando aggravato dal sonno, gli rincresceva; nulladimeno si fece forza e recitolle, benché senza divozione e mezzo dormendo. Indi postosi a dormire e stando al primo sonno, sentì fortemente bussar la porta, ed immediatamente dopo, senza aprire la porta, si vide avanti quel suo compagno, ma tutto brutto ed orrido. - Chi sei? gli disse. - E non mi conosci? quell'altro rispose. - Ma come sei mutato così? tu sembri un demonio. - Ah povero me! quell'infelice esclamò, io son dannato. - E come? - Sappi, disse, che in uscire da quella casa infame, venne un demonio e mi soffocò. Il mio corpo è restato in mezzo alla strada e l'anima sta all'inferno. Sappi, poi gli soggiunge, che lo stesso castigo mio toccava anche a te, ma la B. Vergine per quel piccolo ossequio delle Ave Maria te ne ha liberato. Felice te se ti saprai prevalere di questo avviso, che ti manda per me la Madre di Dio! Ciò detto, il dannato si slargò la cappa e gli fece vedere le fiamme ed i serpenti che tormentavanlo, e disparve. Allora il giovane dando in pianto dirotto si gettò colla faccia per terra per ringraziare la sua liberatrice Maria; e mentre va pensando a mutar vita, ecco sente sonar il mattutino del monastero de' Francescani. Allora disse: Qui mi chiama Dio a far penitenza. Andò subito a quell'ora al convento a pregare que' padri che lo ricevessero. Quelli facevano ripugnanza, sapendo la sua mala vita; ma egli loro narrò tutto il fatto piangendo dirottamente; ed essendo andati due padri a quella strada, trovarono in verità il cadavere del compagno affogato e nero come un carbone; e lo riceverono. Riccardo indi si diede ad una vita esemplare. Andò nell'Indie poi a predicare la fede; di là passò al Giappone, e finalmente ivi ebbe la


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sorte e la grazia di morire martire per Gesù Cristo, bruciato vivo. (Appres. il P. Alf. Andrada, de Bapt. Virg.).43

Preghiera.

O Maria, o madre mia carissima, ed in qual altro abisso di mali io mi troverei, se voi colla vostra pietosa mano non me ne aveste tante volte preservato? Anzi da quanti anni io sarei già nell'inferno, se voi colle vostre potenti preghiere non me ne aveste liberato? I miei gravi peccati ivi mi cacciavano: la divina giustizia ivi già mi avea condannato: i demoni fremevano cercando d'eseguir la sentenza. Voi accorreste, o Madre, non pregata neppure né chiamata da me, e mi salvaste. O mia cara liberatrice, che mai io vi renderò per tanta grazia e per tanto amore? Voi vinceste poi la durezza del mio cuore e mi tiraste ad amarvi ed a prendere in voi confidenza. Ed oh in quale abisso di mali io dopo sarei caduto, se voi colla vostra pietosa mano non mi aveste tante volte aiutato ne' pericoli in cui sono stato in procinto di cadere. Seguite, o speranza mia, o vita mia, madre mia cara più della vita mia, seguite a salvarmi dall'inferno e prima da' peccati, in cui posso tornare a cadere.


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Non permettete ch'io v'abbia a maledire nell'inferno. Signora mia diletta, io v'amo. Come la vostra bontà potrà soffrire di veder dannato un vostro servo che v'ama? Deh ottenetemi di non essere più ingrato a voi e al mio Dio, che per amor vostro tante grazie mi ha dispensato. O Maria, che mi dite? io mi dannerò? mi dannerò se vi lascio. Ma chi si fiderà più di lasciarvi? chi potrà scordarsi più dell'amore che mi avete portato? Voi dopo Dio siete l'amore dell'anima mia. Io non mi fido44 di vivere più senza amarvi. Io vi voglio bene, io vi amo, e spero che sempre v'amerò nel tempo e nell'eternità, o creatura la più bella, la più santa, la più dolce, la più amabile che sia nel mondo. Amen.

§ 2. - Maria soccorre i suoi divoti nel purgatorio.

Troppo felici sono i divoti di questa pietosissima Madre, poiché non solo in questa terra sono da lei soccorsi, ma anche nel purgatorio son dalla sua protezione assistiti e consolati. Anzi essendo quelle anime più bisognose di sollievo, mentre ivi son più tormentate, né possono aiutarsi da loro stesse, molto più ivi questa Madre di misericordia s'impiega in soccorrerle. Dice S. Bernardino da Siena che in quella carcere d'anime spose di Gesù Cristo, Maria ha un certo dominio e plenipotenza, così per sollevarle come anche per liberarle da quelle pene: B. Virgo in regno purgatorii dominium habet (Serm. 3, de Nom. Mar., a. 2, c. 3).1

Ed in quanto per prima al sollevarle, lo stesso santo applicando quelle parole dell'Ecclesiastico: In fluctibus maris ambulavi (cap. 24),2 soggiunge: Scilicet visitans et subveniens


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necessitatibus et tormentis devotorum meorum, quia filii sunt (S. Bern. Sen., loc. cit.).3 Dice S. Bernardino che le pene del purgatorio si chiamano flutti, perché sono transitorie, a differenza delle pene dell'inferno che non passano mai. E si chiaman flutti del mare, perché son pene molto amare. Da queste pene afflitti i divoti di Maria sono spesso da lei visitati e sovvenuti. Ecco dunque quanto importa, dice il Novarino, l'esser servo di questa buona Signora; poich'ella non sa di loro scordarsi, allorché patiscono in quelle fiamme. E benché Maria soccorra tutte quell'anime purganti, nulladimanco sempre ottiene più indulgenze e sollievi a' suoi divoti: Vide quam referat Virginem colere, cum cultorum suorum in purgatorii flammis exsistentium non obliviscatur. Et licet omnibus opem et refrigerium ferat, id tamen praecipue erga suos praestat (Nov., Virg. Umb., c. 15, Exc. 86).4

Rivelò questa divina Madre a S. Brigida e le disse: Io son la madre di tutte l'anime che stanno in purgatorio, mentre tutte le pene ch'esse meritano per le colpe commesse in vita, in ogni ora - mentre ivi stanno - per le mie preghiere sono in qualche modo mitigate: Ego mater omnium qui sunt in purgatorio, quia omnes poenae quae debentur illis pro peccatis suis, in qualibet hora propter preces meas quodammodo mitigantur (Lib. 4, Rev., c. 138).5 Non isdegna la pietosa Madre alle volte anche di entrare in quella santa prigione per visitare e consolare quelle afflitte sue figlie. Profundum abyssi penetravi, ella dice, come sta ne' Proverbi al capo 49, e l'applica S. Bonaventura, aggiungendo: Abyssi, idest purgatorii, adiuvans illas sanctas animas:6 Io ho penetrato il fondo di quell'abisso, cioè del purgatorio, per sollevare colla mia presenza


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quelle anime sante. Maria bona, disse S. Vincenzo Ferreri, exsistentibus in purgatorio; quia per eam habent suffragium (Serm. 2, de Nat.).7 Oh quanto è cortese e benigna la S. Vergine a quei che penano in purgatorio, poiché per suo mezzo essi ricevono continui conforti e refrigeri!

E qual'altra è la lor consolazione in quelle pene, se non Maria e 'l soccorso di questa Madre di misericordia? Intese S. Brigida un giorno così dire da Gesù alla Madre: Tu es mater mea, tu mater misericordiae, tu consolatio eorum, qui sunt in purgatorio (Lib. 1 Rev., 16).8 E la stessa B. Vergine disse a S. Brigida che conforme un povero infermo, stando afflitto ed abbandonato in un letto, si sente ricreare da qualche parola di sollievo; così quell'anime si sentono consolare in udire solamente il suo nome: Qui sunt in purgatorio gaudent, nomine meo audito, quemadmodum aeger iacens in lecto, cum audit verbum solatii (Ap. B. Dion. Cart., l. 3, de laud. V.).9 Il solo nome dunque di Maria - nome di speranza e di salute - che spesso invocano in quel carcere quelle sue figlie dilette, è per esse un gran conforto. - Ma poi, dice il Novarino, l'amorosa Madre al sentirsi da loro invocare, aggiunge le sue preghiere a Dio, da cui soccorse quelle anime, restano come da una celeste rugiada refrigerati i loro grandi ardori: Virginis nomen illarum poenarum refrigerium est. Addit Virgo preces, quibus veluti supero quodam rore cruciatus illì magni mitigantur (Nov., cit. c. 15, Exc. 86).10


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Ma non solamente consola e sovviene Maria i suoi divoti nel purgatorio, ell'ancora gli sprigiona e libera colla sua intercessione. Sin dal giorno della sua gloriosa Assunzione, in cui si dice esser rimasto vuoto tutto quel carcere, totum purgatorium fuisse evacuatum, come scrisse Gersone;11 - e lo conferma il Novarino, dicendo rapportarsi da gravi autori che Maria stando per andare al Paradiso domandò questa grazia al Figlio, di potersi condurre seco tutte l'anime, che allora si trovavano nel purgatorio: Ferunt quippe bonae notae auctores Virginem in caelum ituram a Filio hoc petiisse, ut omnes animas, quae detinebantur in purgatorio, secum ad gloriam ducere posset (Cit. Exc. 86);12 - sin d'allora dice Gersone che la B. Vergine ebbe il possesso di tal privilegio di liberare i suoi servi da quelle pene.13 E ciò l'asserisce anche assolutamente S. Bernardino il Senese, dicendo che la B. Vergine ha questa facoltà, col pregare e coll'applicare anche i suoi meriti, di liberare quelle anime dal purgatorio, e massimamente i divoti suoi: Ab


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his tormentis liberat B. Virgo maxime devotos suos (Serm. 3, de Nom. Mar., a. 2, c. 3).14 E lo stesso dice il Novarino, stimando egli che per li meriti di Maria non solo si rendono più dolci le pene di quell'anime, ma benanche più brevi, raccorciandosi per sua intercessione il tempo della loro purga: Crediderim omnibus qui in flammis purgantur, Mariae meritis non solum leviores fuisse redditas illas poenas, sed et breviores; adeo ut cruciatuum tempus contractum Virginis ope illius sit (Cit. Exc. 86).15 Basta ch'ella si presenti a pregare.

Riferisce S. Pietro Damiano (Lib. 3, ep. 10, et in ord. 50) che una certa donna chiamata Marozia, essendo già morta, apparve ad una sua commadre e le disse che nel giorno dell'Assunzione di Maria era stata da lei liberata dal purgatorio insieme con tante altre anime, che passavano il numero del popolo romano.16 Lo stesso asserisce S. Dionisio Cartusiano


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delle festività della Nascita e della Risurrezione di Gesù Cristo, dicendo che in tali giorni scende Maria nel purgatorio accompagnata da schiere d'angioli, e libera molte anime da quelle pene: Beatissima Virgo singulis annis in festivitate Nativitatis Christi ad purgatorii loca cum multitudine angelorum descendit et multas inde animas eripit. Etiam in nocte Dominicae Resurrectionis solet descendere ad purgatorium pro eductione animarum (S. Dion. Cart., serm. 2, de Ass.).17 E 'l Novarino si fa a credere che ciò avvenga in qualunque festa solenne della S. Vergine: Facile autem crediderim in quocumque Virginis solemni festo plures animas ab illis poenis eximi (Nov., loc. cit.).18

È ben nota poi la promessa che fece Maria al Papa Giovanni XXII, a cui apparendo gli ordinò che facesse sapere a tutti coloro i quali portassero il sacro scapulare del Carmine, che nel sabbato dopo la loro morte sarebbero liberati dal purgatorio. E ciò lo stesso pontefice, come riferisce il P. Crasset (tom. 2. Div. d. B.V., tr. 6, prat. 4), lo dichiarò nella Bolla che pubblicò; che fu poi confermata da Alessandro V, da Clemente VII,


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Pio V, Gregorio XIII, e Paolo V, il quale nel 1612, in una Bolla disse «Che 'l popolo cristiano può piamente credere che la B. Vergine aiuterà colle sue continue intercessioni, co' suoi meriti e protezione speciale dopo la morte e principalmente nel giorno del sabbato - consagrato dalla Chiesa alla stessa Vergine - l'anime de' fratelli della confraternità di S. Maria del monte Carmelo, che saranno uscite da questa vita in grazia, ed avranno portato l'abito, osservando castità secondo il loro stato, ed avranno recitato l'Officio della Vergine: e se non han potuto recitarlo, avranno osservati i digiuni della Chiesa, astenendosi dal mangiar carne il mercoledì, eccettuato il giorno di Natale».19 E nell'Officio solenne della festa di S. Maria del Carmine si legge credersi piamente che la S. Vergine con amor di madre consoli i confratelli del Carmine nel purgatorio, e colla sua intercessione presto li conduca nella patria celeste: Materno plane affectu, dum igne purgatorii expiantur, solari, ac in caelestem patriam obtentu suo quantocius pie creditur efferre (In fest. S. Mar. de M. Carm., 16 iul.).20

Le stesse grazie e favori perché non dobbiamo sperare noi ancora, se saremo divoti di questa buona Madre? E se con amore più speciale la serviremo, perché non possiamo sperare ancora la grazia di andare subito dopo morte al paradiso, senza entrare in purgatorio? secondo quel che la B. Vergine per frate Abondo21 mandò a dire al B. Godifredo (come si legge in Lib. de Gest. Vir. ill. sol. Villar.) con queste parole: «Di' a fra Godifredo che s'avanzi nelle virtù, così sarà di mio Figlio e mio; e quando l'anima sua si partirà dal corpo, non


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lascerò che vad'in purgatorio, ma io la prenderò e l'offerirò a mio Figlio».22

E se desideriamo dar suffragio alle anime sante del purgatorio, procuriamo di pregare la S. Vergine in tutte le nostre orazioni, applicando per quelle specialmente il SS. Rosario, che apporta loro un gran sollievo, come si legge nel seguente esempio.

Esempio.

Riferisce il P. Eusebio Nieremberg (Troph. Marian., l. 4, c. 29) come nella città d'Aragona vi era una donzella chiamata Alessandra, la quale, essendo nobile e bellissima, era amata specialmente da due giovani. Questi un giorno per gelosia di Alessandra azzuffatisi con armi si uccisero insieme tutti due. I parenti degli uccisi, sdegnati andarono ed uccisero la povera donzella, come cagione di tanto danno; e le tagliarono la testa e la buttarono in un pozzo. Dopo pochi giorni passa per quel luogo S. Domenico, ed ispirato dal Signore, si affaccia a


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quel pozzo e dice: Alessandra, esci fuori. Ecco la testa dell'uccisa esce e si mette sopra l'orlo del pozzo e prega S. Domenico che la confessi. Il santo la confessa e poi le dà anche la comunione, a vista d'un immenso popolo ivi concorso per la maraviglia. Indi S. Domenico le impose che dicesse perché ella avea ricevuta quella grazia. Rispose Alessandra ch'ella quando le fu recisa la testa, stava in peccato mortale, ma che Maria SS., per la divozione del rosario da lei recitato, l'avea conservata in vita. Due giorni stette viva la testa su del pozzo a vista di tutti, e dopo andò l'anima in purgatorio. Ma di là a quindici giorni comparve l'anima di Alessandra a S. Domenico bella e risplendente come una stella, e gli disse che uno dei principali suffragi che hanno le anime del purgatorio in quelle pene è il rosario che si recita per esse; e che le medesime subito che giungono in paradiso, pregano per coloro che l'applicano questa potente orazione. E ciò detto, vide S. Domenico salirsene tutta giubilante quell'anima fortunata al regno de' beati.23


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Preghiera.

O regina del cielo e della terra, o Madre del Signore del mondo, o Maria, creatura la più grande, la più eccelsa, la più amabile, è vero che molti sulla terra non v'amano e non vi conoscono; ma vi sono tanti milioni d'angeli e di beati in cielo che v'amano e vi lodano continuamente. Anche in questa terra quante anime felici ardono del vostro amore e vivono innamorate della vostra bontà! Ah vi amassi ancor io, Signora mia amabilissima! Oh pensassi sempre a servirvi, a lodarvi, ad onorarvi ed a procurare di vedervi amata da tutti! Voi avete innamorato un Dio, che colla vostra bellezza l'avete, per così dire, strappato dal seno dell'Eterno Padre, tirandolo in terra a farsi uomo e vostro figlio: ed io misero verme non sarò innamorato di voi? No, Madre mia dolcissima, anch'io vi voglio amare ed amare assai, e voglio far quanto posso per vedervi amata anche dagli altri. Gradite dunque, o Maria, il desiderio che ho d'amarvi, ed aiutatemi ad eseguirlo.

Io so che i vostri amanti son troppo di buon occhio mirati dal vostro Dio. Egli dopo la sua gloria altro più non desidera che la gloria vostra, in vedervi onorata ed amata da tutti. Da voi, Signora, io spero tutte le mie fortune. Voi mi avete da ottenere il perdono di tutti i miei peccati, voi la perseveranza; voi mi avete da assistere nella mia morte; voi mi avete da cacciare dal purgatorio; voi finalmente mi avete da condurre in paradiso. Tanto sperano da voi i vostri amanti e non restano ingannati; tanto spero ancor'io, che vi amo con tutto l'affetto e sopra ogni cosa dopo Dio.

§ 3. - Maria conduce i suoi servi al paradiso.

Oh che bel segno di predestinazione hanno i servi di Maria! Applica la S. Chiesa a questa divina Madre le parole dell'Ecclesiastico al capo 24 e le fa dire a conforto de' suoi divoti: In... omnibus requiem quaevisi et in hereditate Domini morabor. Commenta Ugon Cardinale: Beatus in cuius


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domo B. Virgo requiem invenerit.1 Maria per l'amore che a tutti porta, cerca di far regnare in tutti la divozione verso di lei. Molti o non la ricevono o non la conservano: beato quegli che la riceve e la conserva. Et in hereditate Domini morabor. Idest, soggiunge il dotto Paciucchelli, in illis qui sunt hereditas Domini.2 La divozione verso la B. Vergine dimora in tutti coloro che sono l'eredità del Signore, cioè che saranno in cielo a lodarlo eternamente. - Siegue a parlar Maria nel citato luogo dell'Ecclesiastico: Qui creavit me, requievit in tabernaculo meo; et dixit mihi: in Iacob inhabita et in Israel hereditare et in electis meis mitte radices: Il mio Creatore si è degnato di venire a riposar nel mio seno, ed ha voluto ch'io abitassi nei cuori di tutti gli eletti - di cui fu figura Giacobbe, e che sono l'eredità della Vergine, - ed ha disposto che in tutti i predestinati fosse radicata la divozione e confidenza verso di me.

Oh quanti beati non vi sarebbero ora in cielo, se Maria colla sua potente intercessione non ve l'avesse condotti! Ego feci in caelis ut oriretur lumen indeficiens. Così la fa parlare Ugon cardinale colle suddette parole dello stesso capo 24 dell'Ecclesiastico: Io ho fatto risplendere in cielo tanti lumi eterni, quanti sono i miei divoti. Onde soggiunge il medesimo autore sul detto testo: Multi sancti sunt in caelis intercessione eius, qui numquam ibi fuissent nisi per eam.3 - Dice S. Bonaventura che a tutti coloro che confidano nella protezion di Maria, s'aprirà la porta del cielo per riceverli: Qui speraverit in illa, porta caeli reserabitur ei.4 Onde S. Efrem chiamò la divozione verso la divina Madre l'apertura del paradiso:


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Reseramentum caelestis Ierusalem (Or. de laud. Virg.).5 E 'l divoto Blosio parlando colla Vergine le dice: Signora, a voi son consegnate le chiavi ed i tesori del regno beato: Tibi regni caelestis claves thesaurique commissi sunt (Cimel., Endol. 1).6 E perciò dobbiamo continuamente pregarla colle parole di S. Ambrogio: Aperi nobis, o Virgo, caelum, cuius claves habes:7 Apriteci, o Maria, le porte del paradiso, giacché voi ne conservate le chiavi; anzi che voi stessa ne siete la porta, come vi nomina la S. Chiesa: Ianua caeli.

Perciò ancora la gran Madre è chiamata dalla S. Chiesa stella del mare: Ave, maris stella. Poiché siccome i naviganti, dice S. Tommaso l'Angelico (Opusc. 8), sono indirizzati al porto per mezzo della stella, così i Cristiani sono guidati al paradiso per mezzo di Maria: Dicitur stella maris, quia sicut navigantes ad portum diriguntur per stellam maris, ita Christiani diriguntur ad gloriam per Mariam.8

Perciò similmente vien chiamata da S. Pietro Damiani scala del cielo, poiché, dice il santo, per mezzo di Maria Dio è sceso dal cielo in terra, acciocché per lei medesima gli uomini meritassero salire dalla terra al cielo: Scala caelestis, quia per ipsam Deus descendit ad terram, ut per ipsam homines mererentur ascendere ad caelum.9 E a tal


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fine, o Signora, le dice S. Anastasio (Serm. 2 de Annunc.), voi siete stata ripiena di grazia, acciocché foste fatta la via della nostra salute, e la salita alla celeste patria: Ave gratia plena, quod facta sis salutis via ascensusque ad superos.10 Onde S. Bernardo chiama la Vergine: Vehiculum ad caelum.11 E S. Giovanni Geometra la saluta: Salve, clarissime currus,12 nobilissimo cocchio per cui i suoi divoti son condotti in cielo. Quindi le dice S. Bonaventura: Beati quelli che vi conoscono, o Madre di Dio! mentre il conoscervi è la strada della vita immortale, e 'l propalare le vostre virtù è la via della salute eterna: Scire et cognoscere te, o Virgo Deipara, est via immortalitatis; et narrare virtutes tuas est via salutis (In Ps. 85).13

Si narra nelle Cronache francescane (P. 1, tom. 1, c. 35) di fra Leone, che questi vide una volta una scala rossa sopra cui stava Gesù Cristo, ed un'altra bianca sopra cui stava la sua santa Madre. Vide che alcuni andavano per salire la scala rossa, salivano pochi gradini, e poi di là cadevano; tornavano a salire, e ritornavano a cadere. Onde furono esortati ad andare per la scala bianca, e per quella li vide salire felicemente, mentre la B. Vergine lor porgeva allora la mano, e così giungevano sicuri al paradiso.14 Dimanda S. Dionisio


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Cartusiano: Chi mai si salva? chi giunge a regnare in cielo? Si salvano e regnano certamente, egli stesso risponde, quelli per li quali questa regina della misericordia impegna le sue preghiere: Quis salvatur? quis regnat in caelo? illi sane pro quibus regina misericordiae interpellat.15 E ciò l'afferma Maria stessa: Per me reges regnant (Prov. VIII, 15). Per mezzo della mia intercessione le anime regnano prima nella vita mortale su questa terra, dominando le loro passioni, e poi vengono eternamente a regnare in cielo, dove dice S. Agostino che tutti sono re: Quot cives, tot reges.16 Maria in somma, dice Riccardo di S. Lorenzo, è la padrona del paradiso, poiché


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ivi comanda come vuole, e v'introduce chi vuole. Onde applicando a lei le parole dell'Ecclesiastico: In Ierusalem potestas mea (Cap. XXIV, 15), soggiunge: Imperando scilicet quod volo, et quos volo introducendo (Ric., lib. 4, de laud. V.).17 Ed essendo ella la Madre del Signor del paradiso, con ragione, dice Ruperto, è benanco la Signora del paradiso: Totum iure possidet Filii regnum (Lib. 3, in Cant. 4).18

Questa divina Madre, colle sue potenti preghiere ed aiuti, ben ci ha impetrato il paradiso, se noi non vi mettiamo impedimento: Caeleste nobis regnum suo interventu, auxiliis et precibus impetravit (S. Antoninus, p. IV, tit. 15, c. 2, § 1).19 Ond'è che colui che serve a Maria e per cui intercede Maria, è così sicuro del paradiso, come già stesse in paradiso: Qui Virgini famulatur, ita securus est de paradiso, ac si esset in paradiso (Guerricus abbas).20 Il servire Maria ed esser della sua


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corte, soggiunge S. Giovan Damasceno, è l'onore più grande che possiamo avere; poiché il servire alla regina del cielo è già regnare in cielo, e vivere a' suoi comandi è più che regnare: Summus honor servire Mariae et de eius esse familia. Etenim ei servire regnare est, et eius agi frenis plusquam regium (Damasc., de Exc. Virg., cap. 9).21 All'incontro dice che quelli che non servono a Maria non si salveranno, mentre coloro che son privi dell'aiuto di questa gran Madre sono abbandonati dal soccorso del Figlio e di tutta la corte celeste: Gens quae non servierit illi, peribit. Gentes destitutae tantae Matris auxilio, destituuntur auxilio Filii et totius curiae caelestis (Loc. cit.).

Sempre sia lodata la bontà infinita del nostro Dio, che ha disposto di costituire in cielo per nostra avvocata Maria, acciocch'ella, come madre del giudice e madre di misericordia, efficacemente colla sua intercessione tratti il gran negozio della nostra eterna salute. Il sentimento è di S. Bernardo: Advocatam praemisit peregrinatio nostra, quae tamquam iudicis mater et mater misericordiae suppliciter et efficaciter salutis nostrae negotia pertractabit (Serm. 1, de Assumpt.).22


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E Giacomo monaco, dottore tra' PP. Greci, dice che Dio ha destinata Maria come un ponte di salute, per cui facendoci passare sopra l'onde di questo mondo, possiamo giungere al porto beato del paradiso: Eam tu pontem fecisti, quo a mundi fluctibus traiicientes, ad tranquillum portum tuum deveniamus (Orat. in Nat. Deip.).23 Onde esclama S. Bonaventura: Udite, o genti, voi che desiderate il paradiso, servite ed onorate Maria, e troverete sicuramente la vita eterna: Audite gentes qui cupitis regnum Dei, Virginem Mariam honorate, et invenietis vitam aeternam (In Psalt. Virg.).24

Né debbono punto sconfidare di ottenere il regno beato anche quelli che si han meritato l'inferno, se si pongono con fedeltà a servire questa regina. Quanti peccatori, dice S. Germano, han procurato di trovare Dio per mezzo vostro, o Maria, e si son salvati! Peccatores per te Deum exquisierunt, et salvi facti sunt (Serm. de dormit. Deip.).25 Riflette Riccardo di S. Lorenzo che da S. Giovanni si dice esser Maria coronata di stelle: Et in capite eius corona stellarum duodecim (Apoc. XII, 1); all'incontro ne' Sacri Cantici si chiama la Vergine coronata di fiere, di leoni, di pardi: Veni de Libano, sponsa mea, veni de Libano, veni; coronaberis... de cubilibus leonum, de montibus pardorum (Cant. IV, 8). Come ciò s'intende? Risponde Riccardo che queste fiere sono i peccatori, che per favore ed intercessione di Maria divengono stelle del paradiso, che meglio convengono alla testa di questa regina di misericordia, che tutte le stelle materiali del cielo a coronarla: Et quid est hoc? nisi quia ferae per gratiam et orationes Mariae sunt stellae, quae conveniunt tantae reginae (Ricc., de laud. Virg., cap. 3).26 - Pregando un giorno la SS. Vergine, nella novena


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della sua Assunzione, la serva del Signore, la vergine Suor Serafina da Capri - come si legge nella sua Vita - le domandò la conversione di mille peccatori. Ma temendo poi che la domanda fosse troppo avanzata, le apparve la Vergine e la corresse di questo suo vano timore dicendole: Perché temi, forse io non sono abbastanza potente ad ottenerti dal mio Figliuolo la salute di mille peccatori? Eccoli, io già te l'impetro. Indi la condusse in ispirito in paradiso, ed ivi le dimostrò innumerabili anime di peccatori, che si avean meritato l'inferno, e poi per sua intercessione s'eran salvati, e già godevano la beatitudine eterna.27

È vero che in questa vita niuno può star certo della sua eterna salute: Nescit homo utrum odio vel amore dignus sit, sed omnia in futurum servantur incerta (Eccl. IX, 1).28 Ma dimandando Davide a Dio: Signore, chi si salverà? Domine, quis habitabit in tabernaculo tuo? (Ps. XIV, [1]); risponde S. Bonaventura su queste parole: Amplectamur Mariae vestigia, peccatores, et eius beatis pedibus provolvamur. Teneamus eam fortiter, nec dimittamus, donec ab ea mereamur benedici.29 E vuol dire: Peccatori, seguiamo le pedate di Maria, e buttiamoci a' suoi beati piedi, e non la lasciamo finch'ella non ci benedica; poiché la sua benedizione ci assicurerà del paradiso.


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Basta, Signora, dice S. Anselmo, che voi vogliate salvarci, che allora non potremo non esser salvi: Tantummodo velis salutem nostram, et vere nequaquam salvi esse non poterimus (De Exc. Virg., c. 11).30 Aggiunge S. Antonino che le anime protette da Maria necessariamente si salvano: Necessarium est quod hi ad quos (Maria) convertit oculos suos, iustificentur et glorificentur (P. 4, tit. 15).31

Con ragione, dice S. Idelfonso, la SS. Vergine predisse che tutte le generazioni l'avrebbero chiamata beata: Beatam me dicent omnes generationes (Luc. I, [48]), perché tutti gli eletti per mezzo di Maria ottengono la beatitudine eterna: Beata iure dicitur, quia omnes ex ea beatificantur (S. Idelph., Serm. 3, de Ass.).32 Voi, o gran Madre, siete il principio, il mezzo ed il fine della nostra felicità, parla S. Metodio: Tu festivitatis nostrae principium, medium et finis (Serm. in Hypant.):33 Principio, perché Maria ci ottiene il perdono de' peccati; mezzo, perché ci ottiene la perseveranza nella divina grazia; fine, perché ella finalmente ci ottiene il paradiso. Per voi, siegue a dire S. Bernardo, è stato aperto il cielo, per voi si è votato l'inferno, per voi è stato ristorato il paradiso, per voi in somma è stata donata la vita eterna a tanti miserabili che si meritavano l'eterna morte: Per te caelum apertum est, infernus evacuatus, instaurata caelestis Ilerusalem, miseris damnationem exspectantibus vita data est (Serm. 4, de Ass. Virg.).34


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Ma soprattutto dee animarci a sperare sicuramente il paradiso la bella promessa che fa Maria stessa a coloro che l'onorano, e specialmente a chi colle parole e coll'esempio procura di farla conoscere ed onorare anche dagli altri: Qui operantur in me, non peccabunt. Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt (Eccli. XXIV, [30], 31). Oh felici dunque, dice S. Bonaventura, quelli che acquistano il favore di Maria! questi saran riconosciuti da' beati già per loro compagni; e chi porterà l'insegna di servo di Maria, sarà già registrato nel libro della vita: Qui acquirunt gratiam Mariae, agnoscentur a civibus paradisi, et qui habuerit characterem eius, adnotabitur in libro vitae (S. Bon., in Spec.).35 Che serve dunque ad inquietarci colle sentenze delle Scuole, se la predestinazione alla gloria sia prima o dopo la previsione de' meriti? se siamo scritti o no nel libro della vita? se saremo veri servi di Maria ed otterremo la sua protezione, sicuramente saremo scritti; poiché, siccome dice S. Giovan Damasceno, Dio non concede la divozione verso la sua santa Madre, se non a coloro che vuol salvi.36 Conforme par che palesò espressamente il Signore per S. Giovanni: Qui vicerit... scribam super eum nomen Dei mei et nomen civitatis Dei mei (Apoc. III, 12).37 Chi avrà da vincere e salvarsi, porterà scritto nel cuore il nome della città di Dio. E chi è questa città di Dio se non Maria, come spiega S. Gregorio sul passo di Davide: Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei? (Ps. LXXXVI, [3]).38


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Ben dunque può qui dirsi con S. Paolo: Habens signaculum hoc, cognovit Dominus qui sunt eius (II Tim. II, 19): Chi porta questo segno d'esser divoto di Maria, è riconosciuto da Dio per suo. Onde scrisse S. Bernardo che la divozione alla Madre di Dio certissimum est signum salutis aeternae consequendae.39 E 'l B. Alano, parlando dell'Ave Maria, disse che chi spesso riverisce la Vergine con questo angelico saluto, ha un segno molto grande di predestinazione: Habentes devotionem hanc, signum est praedestinationis permagnum ad gloriam (P. 2 Ros., c. 11).40 E lo stesso disse della perseverante recitazione del SS. Rosario in ogni giorno: Signum sit tibi probabilissimum aeternae salutis, si perseveranter in die Beatam Virginem in psalterio salutaveris (P. 4 de Psalt., c. 24).41


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Dice di più il P. Nierembergh - nel suo libretto dell'Affezione a Maria, al capo 10 - che i servi della Madre di Dio non solo in questa terra son più privilegiati e favoriti, ma anche nel cielo saranno più distintamente onorati. E soggiunge ch'essi avranno in cielo una divisa e livrea particolare più ricca, per cui saranno riconosciuti per famigliari della regina del cielo e per gente di sua corte, secondo quel detto de' Proverbi: Omnes... domestici eius vestiti sunt duplicibus (XXXI, 21).42

S. Maria Maddalena de' Pazzi vide in mezzo il mare una navicella, in cui stavano ricoverati tutti i divoti di Maria, ed ella, facendo l'officio di nocchiera, sicuramente li conduceva al porto. Col che intese la santa che quelli che vivono sotto la protezione di Maria, in mezzo a tutti i pericoli di questa vita, son liberi dal naufragio del peccato e della dannazione; poiché da lei son sicuramente guidati al porto del paradiso.43


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Procuriamo dunque di entrare in questa navicella beata del manto di Maria, ed ivi stiamoci sicuri del regno beato; mentre canta la Chiesa: Sicut laetantium omnium habitatio est in te, Sancta Dei Genitrix.44 S. Madre di Dio, tutti coloro che saran partecipi del gaudio eterno, abitano in voi, vivendo sotto la vostra protezione.

Esempio.

Narra Cesario (Lib. 7 dial., c. 3) che un certo monaco cisterciense molto divoto della Madonna, il quale desiderava una visita dalla sua cara Signora e continuamente di ciò la pregava, una notte uscito in giardino, mentre se ne stava guardando il cielo ed inviando caldi sospiri alla sua regina per desiderio di vederla, ecco vede scendere dal cielo una vergine bella e luminosa che gli domanda: Tommaso, avresti a caro di sentire il mio canto? Certo, egli rispose. Allora quella vergine cantò con tanta dolcezza, che al divoto religioso sembrava essere in paradiso. Finito il canto, sparì e lasciollo in un gran desiderio d'intendere chi fosse stata colei. Ma eccogli d'innanzi un'altra vergine anche bellissima, che ancora gli fe' udire il suo canto. A quest'altra egli non poté contenersi di domandare chi fosse, e la vergine rispose: Quella che poc'anzi vedesti fu Caterina, io sono Agnese, tutte due martiri di Gesù Cristo, mandate dalla nostra Signora a consolarti. Ringrazia Maria, e preparati a ricevere una grazia maggiore. E ciò detto disparve; ma il religioso restò con maggiore speranza di veder finalmente la sua regina. Né s'ingannò; poiché d'indi a poco vede una gran luce, sente riempirsi il cuore d'una nuova allegrezza, ed ecco in mezzo a quella luce gli si fa vedere la Madre di Dio circondata d'angeli, e d'una bellezza immensamente maggiore dell'altre due sante apparitegli, che gli dice: Caro mio servo e figlio, io ho gradita la servitù che m'hai fatta, ed esaudite le tue preghiere; hai desiderato vedermi; eccomi: e voglio farti sentire anche il mio canto. E la SS. Vergine cominciò a cantare, e fu tanta la dolcezza, che il divoto religioso perdette i sensi e cadde colla faccia per terra. Sonò il mattutino, si unirono i monaci, e, non vedendo Tommaso, andarono


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a cercarlo alla cella e in altri luoghi; finalmente andando al giardino lo trovarono ivi come morto. Il superiore gli fece il precetto che dicesse quel che gli era accaduto, ed allora egli, venendo in sé per virtù dell'ubbidienza, raccontò tutti i favori della divina Madre.45

Preghiera.

O regina del paradiso, madre del santo amore, giacché voi siete fra tutte le creature la più amabile, la più amata da Dio e la sua prima amante, deh contentatevi che v'ami pure un peccatore il più ingrato e misero che vive sulla terra, il quale, vedendosi libero dall'inferno per vostro mezzo, e senza alcun merito così da voi beneficato, s'è innamorato della vostra bontà, ed in voi ha collocate tutte le sue speranze. Io v'amo, Signora mia, e vorrei amarvi più di quanto v'hanno amato i santi più innamorati di voi.

Vorrei, se potessi, far conoscere a tutti gli uomini che non vi conoscono, quanto voi siete degna d'essere amata, acciocché tutti vi amassero e vi onorassero. Vorrei anche morire per vostro amore, in difendere la vostra verginità, la vostra dignità di Madre di Dio, la vostra Immacolata Concezione, se mai per difendere questi vostri gran pregi mi bisognasse morire.


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Ah Madre mia dilettissima, gradite questo mio affetto, e non permettete che un vostro servo che v'ama, abbia da esser mai nemico del vostro Dio che voi tanto amate. Ahi misero me! tale sono stato un tempo, allorché offesi il mio Signore. Ma allora, o Maria, io non vi amava, e poco cercava d'essere amato da voi. Or non però altro più non desidero, dopo la grazia di Dio, che d'amar voi e d'essere amato da voi. Di ciò non mi sconfido per le mie colpe passate, mentre so che voi, benignissima e gratissima Signora, non isdegnate d'amare anche i più miserabili peccatori che v'amano; anzi non lasciate da alcuno di farvi vincere d'amore.

Ah regina amabilissima, io voglio venire ad amarvi in paradiso. Ivi giunto a' vostri piedi meglio conoscerò quanto voi siete amabile e quanto avete fatto per salvarmi; ond'ivi io vi amerò con maggior amore, e vi amerò eternamente, senza timore di lasciare mai più d'amarvi. O Maria, io spero certo di salvarmi per vostro mezzo. Pregate Gesù per me. Non ci vuol altro, voi mi avete da salvare; voi siete la mia speranza. Andrò dunque sempre cantando:

O Maria, speranza mia,

Voi m'avete da salvar.




1 «Constantissima... apud Christifideles opinio est, diuturno probata experimento, quotquot eadem Virgine utantur Patrona, eos haud esse in aeternum perituros.» BENEDICTUS PP. XV, Litterae Apostolicae, die 22 martii 1918. - Acta Apostolicae Sedis, Ann. X, Vol. X, num 5 (1 maii 1918), pag. 182.

2 J. CRASSET, S. I., La véritable dévotion envers la Sainte Vierge établie et défendue, partie 1, traité 1, question 7.

3 Christophorum de VEGA, S. I., Theologia Mariana, Palestra 29, Certamen 5, n. 1732-1734. Neapoli, 1866, II, pag. 408-410.

4 Franciscus de MENDOZA, S. I., Viridarium sacrae ac profanae eruditionis, lib. 2, problema 9. Lugduni, 1635, pag. 40.

5 «Sicut enim, o beatissima, omnis a te aversus et a te despectus necesse est ut intereat, ita omnis a (leggi: ad) te conversus et a te respectus impossibile est ut pereat.» S. ANSELMUS, Oratio 52 (al. 51). ML 158-956.

6 «Ut enim, dicit Anselmus, impossibile est quod illi a quibus Virgo Maria oculos misericordiae suae avertit, salventur; ita necessarium quod hi ad quos convertit oculos suos, pro eis advocans, iustificentur et glorificentur.» S. ANTONINUS, O. P., Sum. Theol., pars 4, tit. 15, cap. 14, § 7. Veronae, 1740, IV, col. 1007; Venetiis, 1581, IV, fol. 317, col. 2.

7 «Item ipsa est Domus maiestatis totius Trinitatis. Is. LX, 7: Offerentur, scilicet omnes fideles qui per manum Christi sacerdotis volunt recipi et Patri praesentari, super placabili altari meo, id est Maria, matre mea; et domum maiestatis meae, quam tota Trinitas possedit et implevit, glorificabo in caelis, coram angelis et sanctis Dei. Unde sequitur (Is. LX, 12): Gens enim et regnum quod non servierit tibi, o Mater mea, peribit. Glossa: in die iudicii. Quasi dicat: Ergo, qui servierint ei, non peribunt.» Biblia Mariana, Isaias Propheta, n. 20. Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, 1651, XX, pag. 22 (di questo opuscolo, verso la fine del volume), col. 2; Parisiis, XXXVII, 411, col. 1.

8 Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 116. Inter Opera S. Bonav., ed. Rom., Mogunt., Lugd. (1668), VI, 487, col. 2. - Vedi Appendice, 2.

9 Id. op., Ps. 86, pag. 485, col. 1.

10 Id. op., Ps. 99, pag. 486, col. 1.

11 Didacus de CELADA, S. I., Iudith illustris perpetuo commentario litterali et morali: Tractatus appendix de Iudith figurata, id est de Virginis Deiparae laudibus: § 14 (in Iudith XI, 8), n. 69, Venetiis, 1638, pag. 690, col. 1: «S. Martyr Ignatius: «Impossibile, inquit, est aliquem salvari peccatorum, nisi per tuum, o Virgo, auxilium et favorem: quia quos non salvat Dei iustitia, salvat sua intercessione Mariae misericordia infinita.» - Queste parole non s'incontrano presso S. Ignazio Martire, neppure nelle Epistolae supposititiae.

12 Dubitano.

13 Il P. Crasset attribuisce a S. Gio. Grisostomo, non già quelle parole, ma questa sentenza, «che la Vergine ha tratto dall'inferno una infinità di persone... preservandole dalla dannazione eterna, perché ottiene ad una infinità di peccatori la grazia di penitenza...» Dopo riferite le parole di S. Bernardo, di S. Germano e di S. Cirillo, aggiunge: «S. Giangrisostomo, S. Fulgenzio, S. Anselmo, e gli altri Padri comunemente le attribuiscono (a Maria) questa podestà.» La vera divozione verso Maria Vergine, parte 1, tratt. 1, qu. 12: Venezia, 1762, pag. 198. - Per quel che riguarda S. Gio. Grisostomo si appoggia forse il Crasset su quel «Sermo S. Ioannis Chrysostomi, apud Metaphrasten», da cui vengono prese le Lezioni del secondo Notturno nel Commune Festorum B. M. V.; e specialmente sulla Lectio VI: «... Assidue pro nobis precare Iesum Filium tuum... ut per te misericordiam invenire in die iudicii... possimus.»

14 «Saepe, quos iustitia Filii potest damnare, Matris misericordia liberat.» RAYMUNDUS IORDANUS, dictus Idiota, Abbas Cellensis, O. S. Aug., Contemplationes de B. V., Prooemium: Summa aurea, IV, 851.

15 «In mari mundi submergentur omnes illi quos non suscepit navis ista et quos non sublevat a naufragio peccatorum.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 11, cap. 8, n. 1. Inter Opera S. Alb. M., Lugduni, 1651, XX, 316, col. 1; Paris., XXXVI, 579.

16 «Numquam de me, ut in Domino confido, audiatur quod averser eam, erga quam minus bene affici reprobatae mentis certum existimem indicium.» OECOLAMPADIUS, De laudando in Maria Deo sermo. Augustae, in officina Sigismundi Grimm Medici et Marci Wyrsung, 1521, fol. B. II.

17 «Qui autem praestat in obsequio tuo, procul fiat a perditione.» Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 118. Inter Op. S. Bonav., Rom., Mogunt., Lugd. (1668), VI, 488, col. 2. - Vedi Appendice, 2.

18 PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis animae, Excitatio 3 in Ps. 86, n. 9. Venetiis, 1720, pag. 16, col. 1: «Audi quid sentiat Hilarius: «Quantumcumque quis fuerit peccator, si Mariae, ut debet, devotus exstiterit, poenitentiam agendo, numquam in aeternum peribit.» Nota marginale: «D. Hilar. cap. 12 in Matth.» - Ora, nel suo Commentario in Matth., cap. 12, n. 24, ML 9-993, sui versi 47-50 Matt. XII: Ecce mater tua et fratres tui foris stant, etc., dice soltanto S. Ilario: «Ceterum non fastidiose de matre sua sensisse existimandus est, cui in Passione positus maximae sollicitudinis tribuerit affectum (Io. XIX, 26, 27).»

19 «Qui Dei Genitrici sedulo et perseveranter obsequitur, non multa temporis mora, et Deum ipsum in se recipiet. Ubi enim adest Mater, Filius non potest abesse.» PACIUCHELLI, O. P., Excitationes dormitantis animae, Excitatio 5 in Salve Regina, n. 8. Venetiis, 1720, p. 603, col. 2.

20 S. EPHRAEM, De SS. Dei Genitricis Mariae laudibus, Opera, VI, Opera graece et latine (et latine tantum), III, Romae, 1746, pag. 575, col. 1: «Charta divinissima.» - Ibid., 575, col. 2.: «Tu captivorum redemptio atqe liberatio.» - Ibid., 576, col. 2: «Ave, iucunda libertas.» - Orationes ad Deiparam, ibid., pag. 525: «Tu... captivitatis liberatio;» pag. 529: «Liber divina manu scriptus, per quem Adami chirographum scissum est;» ibid.: «Captivitatis liberatio;» pag. 531: «Mea libertas;» pag. 534: «Gaude, ipsius Testamenti sigillum;» pag. 535: «Vinculorum solutio;» pag. 544: «Esto... liberatio;» ibid.: «Vinculorum meorum solutio;» pag. 546: «Tu... pretium redemptionis captivorum;» ecc.

21 Non abbiamo trovato questa espressione presso S. Efrem. - S. GERMANUS, Patriarcha CP., In dormitionem SS. Deiparae, sermo 2, MG 98-358: «(Quis enim te admirationi non habeat)... damnatorum commendationem, maedictorum benedictionem?»

22 «Ascendens ergo in altum Virgo beata, dabit ipsa quoque dona hominibus. Quidni daret? Siquidem nec facultas ei deesse poterit, nec voluntas.» S. BERNARDUS, In Assumptione B. V. M., sermo 1, n. 2. ML 183-415.

23 «Oratio eius (nelle nozze di Cana) erat nobilissimus modus orandi, tum quia habebat rationem iussionis et imperii, tum quia impossibile erat eam non exaudiri, iuxta illud quod in figura eius dixit Salomon matri suae Bersabeae, quum aliquid petere vellet: Pete, inquit, mater mea: neque enim fas est ut avertam faciem tuam (III Reg. II, 20).» S. ANTONINUS, Summa Theol., pars 4, tit. 15, cap. 17, § 4. Veronae, 1740, IV, col. 1029; Venetiis, 1581, IV, 324, col. 2.

24 S. BERNARDUS, In Nativ. B. M. V., Sermo de aquaeductu, n. 8. ML 183-442.

25 Queste parole del Damasceno, le riferisce pure il Crasset: La vera divozione verso Maria Vergine, parte 1, trattato 1, questione 6, seconda prova, Venezia, 1762, pag. 95. Non sembra però che S. Alfonso le abbia prese dal Crasset, mentre indicano fonti diverse: Crasset, De dormitione Deiparae; S. Alfonso, De Nativitate. - Si noti che, alla fine del Carmen in festum Annuntiationis Beatissimae Dei Genitricis, del Damasceno, MG 96-851, manca la consueta strofa in onore di Maria SS.; e pur si ritrova nell'edizione antica delle Opere del Damasceno - Parisiis, 1575, cura Iacobi Billii - ed è questa: «Invituperabilem, Deipara, spem tuam habens, servabor (cioè salvus ero), defensionem tuam possidens, per quam, o pura, non timebo: persequar inimicos meos et in fugam convertam, solam habens ut thoracem protectionem tuam et omnipotens auxilium tuum; et deprecor, clamans tibi: Domina, salva me intercessionibus tuis, et eleva me e tenebroso somno ad tuam glorificationem potentia ex te incarnati Dei.» - Sembra che a questa strofa alluda il Crasset, l. c., mentre, tra altro, dice: «Se voi mi tenete sotto la vostra protezione, nulla avrò a temere; io incalzerò i miei nemici, e li metterò in fuga.» - Anche S. Alfonso, altrove, cita in parte questa medesima strofa, attribuendola però (vedi il nostro vol. XV, pag. 311, nota 12) al suo vero autore, figlio adottivo del padre del Damasceno, Cosma di Gerusalemme: Hymmus VI, pro magna quinta feria, MG 98-482.

26 «Quo maior est tua praecellentia, hoc certior est nostra fiducia... Salve... inferorum formido, Christianorum spes et solatium!» ERASMUS Desiderius, Roterodamus, Paean Virgini Matri dicendus - Opera, Lugduni Batavorum, 1704, col. 1229, 1232.

27 Nelle ediz. precedenti al 1776 si ha: «la confidenza in voi assicura della salute.»

28 Ven. P. LODOVICO DA PONTE, S. I., Vita del Ven. P. Baldassarre Alvarez, S. I., Roma, 1692, cap. 26, pag. 239: «Nella qual divozione (a Maria) s'inoltrava in guisa, e con tanto fervore, che l'infernal dragone, arrabbiato di vederlo sì divoto, pose ogni sforzo affine di precipitarlo, procurando con tentazioni terribili di staccarlo dal tratto ch'aveva con Dio Signor nostro e colla sua Madre Santissima. E stando il Padre Baldassarre in orazione, avvertitosi di queste macchine, sentì dapoi apertamente dirsi dal demonio: «Finiscila tu, che io la finirò, purché intralasci questa tua divozione che hai verso questa donna che chiaman Maria.»

29 «Deus Pater virgini Catharinae dixit: «Mariae, unigeniti Filii mei gloriosae Genitrici a bonitate mea concessum est, propter incarnati Verbi reverentiam, ut quicumque etiam peccator ad eam cum devota veneratione recurrit, nullo modo diripiatur a daemone infernali.» BLOSIUS, Abbas Laetiensis, Conclave animae fidelis, pars 2 sive Monile spirituale, cap. 1, n. 16. - Opera, Antverpiae, 1632, pag. 590, col. 1. - «(Alla dolcissima Madre Maria dell'Unigenito mio Figliuolo) è dato questo, per reverentia del Verbo, dalla mia bontà: cioè che qualunque sarà colui, o giusto o peccatore, che l'abbi in debita reverentia, non sarà tolto né devorato dal Dimonio infernale.» S. CATERINA DA SIENA, Il Dialogo, Trattato della divina Provvidenza, cap. 139. - Opere, IV, Siena, 1707, pag. 251.

30 Così riferisce Lohner, Bibliotheca Concionatoria, v. Hyperdulia Mariana, § 3, n. 72, (ex Miechoviensi). Così pure altri. L'errore è manifesto.

31 Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 67. Inter Opera S. Bonaventurae, Rom., etc. VI, 483, col. 2.

32 «Fieri non potest ut pereat, qui Mariae sedulus et humilis cultor fuerit.» Lud. BLOSIUS, Abbas Laetiensis, Paradisus animae fidelis, pars 1 sive Canon vitae spiritualis, cap. 18, n. 3. Opera, Antverpiae, 1632, pag. 18, col. 2.

33 «Quot fuissent aeternaliter condemnati, vel in desperatione permansissent obstinati, nisi benignissima Virgo Maria pro eis interpellasset ad Filium!» THOMAS A KEMPIS, Sermones ad Novitios, pars 3, sermo 4, n. 2. Opera, Coloniae Agrippinae et Coloniae Allobrogum, 1759, I, pag. 84, col. 1. - Editio nova Pohle, Ad Novitios sermo 23, VI, 220.

34 «De omnibus talibus enim similiter dici oportet, quod non erant in inferno finaliter deputati, sed secundum praesentem propriorum meritorum iustitiam: secundum autem superiores causas, quibus praevidebantur ad vitam revocandi, erat aliter de eis disponendum... Nec tamen oportet quod hoc fiat communiter per suffragia, quia alia sunt quae lege communi accidunt, et alia quae singulariter ex privilegio aliquibus conceduntur.» S. THOMAS, Sum. Theol., Supplementum partis tertiae, qu. 71, art. 5, ad 5. - Vedi Appendice, 9.

35 FLODOARDUS, canonicus Remensis, Annales, ann. 934. ML 135-446. - Vedi Appendice, 9.

36 SURIUS, De probatis Sanctorum historiis, 4 dec., Vita S. Annonis, Archiepiscopi Coloniensis, lib. 1, cap. 35. Coloniae Agrippinae, 1581, VI, pag. 802, 803. - Vedi Appendice, 9.

37 PELBARTUS de Themeswar, Ord. Min., Stellarium coronae gloriosissimae Virginis, lib. 2, pars 2, art. 1. Venetiis, 1586, fol. 217, col. 1, 2. - Vedi Appendice, 9.

38 «Ne tua nos opitulatione destitutos reliqueris. Si enim abs te relicti fuerimus, quo vero etiam confugiemus? Quid autem etiam nobis fiet, o sanctissima Dei Genitrix, quae Christianorum spiritus ac flatus exsistis?» S. GERMANUS, Patriarcha CP., Oratio in Encaenia aedis SS. Deiparae, in fascias Domini et in zonam Deiparae. MG 98-378.

39 Queste parole, quasi testualmente, si leggono, non già presso S. Anselmo, ma presso il suo coetaneo GOFFRIDUS, Abbas Vindocinensis (Vendôme), S. Priscae Cardinalis, Sermo 8, In omni festivitate B. M. Matris Domini, ML 157-208: «Beata autem Maria, mater virgo, et sponsa intacta, ibi (cioè in extremo iudicio) piissima apud piissimum Filium suum obtinebit ut nemo illorum pereat, pro quibus vel semel oraverit.»

40 «Si iustificare me voluero, iudex sit et condemnet me; si miserum confiteor, impendat misericordiam. Si talis accedam ad iudicium, et matrem misericordiae in causa mea habuero mecum, quis iudicem denegabit propitium?» RICHARDUS A S. VICTORE, Explicatio in Cantica Canticorum, cap. 39. ML 196-518.

41 «Tu spes mea, turris mea, in qua finem totius salutis meae constitui. Si, quod absit, iudex iratus servum tuum peccati reum damnare voluerit, per manus tuas piissimas hoc faciat! Si autem ex gratia salvare decreverit, te mediante salutem mihi mittere dignetur! Ego a te neque vivus, neque mortuus, nec in prosperis, nec in adversis umquam volo separari.» B. HENRICUS SUSO, O. P., Horologium Sapientae, lib. 1, cap. 16. Edidit Carolus Richstätter, S. I. Taurini, 1929, pag. 166.

42 Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 30. Inter Op. S. Bonav., Romae, etc., VI, 480. - Vedi Appendice, 2.



43 Riccardo è il nome, non già di uno di quei due giovani scapestrati, i quali attendevano o fingevano di attendere agli studi accademici, ma di un altro giovane, Riccardo Trouve - poi Riccardo di S. Anna - nato in Ham-sur-Heure (ora della diocesi di Tournai) nel 1585, e mandato a Bruxelles dai genitori a fare il sarto. Questi, come narra il Van Lyere (Trisagion Marianum, pag. 471), fu «horum omnium oculatus testis atque eisdem permotus ad praedictum Ordinem (Fratrum Minorum) suscipiendum.» Egli stesso narrò tutto l'accaduto al P. Alfonso de Andrada, S. I., il quale lo riferì nei suoi Discursos del bautismo de Nuestra Señora, Madrid, 1639. Il fatto avvenne in Bruxelles nel 1604. Riccardo si presentò, senza indugio, al convento di Bastogne, e accettato, fece il noviziato e la professione, come fratello laico, in quello di Nivelles, ai 13 di aprile 1605. Mandato a Roma, poi in Ispagna, quindi nelle Filippine, venne, per le sue belle doti, applicato agli studi, ordinato sacerdote - in età, dicono gli Annales Minorum, di 22 anni - e destinato alle missioni del Giappone. Finalmente, secondo la profezia ispiratagli da Dio fin dai più teneri anni e spesso reiterata da lui, morì martire, bruciato vivo, in Nangasaki, ai 10 di Settembre 1622. Fu beatificato nel 1867. - Del giovane convertito, non sappiamo altro se non che, fattosi anch'egli francescano, fu modello di penitenza e di divozione a Maria SS. - Hadrianus LYRAEUS (Van Lyere), S. I., Trisagion Marianum, lib. 3, Antverpiae, 1648, pag. 469-471, immediatamente prima della Conclusione dell'opera. - Annales Minorum, XXV, ann. 1622, num. 16-26, pag. 481-486. - Leggendario Francescano, 10 settembre.

44 Non ho forza.

1 «(Beata Virgo) in regno purgatorii dominium tenet; propterea inquit: Et in fluctibus maris ambulavi. Poena siquidem purgatorii ideo dicitur fluctus, quia transitoria est; sed additur maris, quia nimium est amara... Et ab iis tormentis liberat Beata Virgo, maxime devotos suos. Et hoc est quod ait: Et in fluctibus maris ambulavi, scilicet visitans, et subveniens necessitatibus et tormentis devotorum meorum: imo et omnium qui ibi exsistunt, quia filii eius sunt, quum sint filii gratiae, et in gratia confirmati atque de gloria certificati.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro festivitatibus SS. et Imm. V. M., sermo 3, De glorioso nomine V. M., art. 2, cap. 3. Venetiis, 1745, IV, 80, col. 2; 1591 (1601), III, 89, col. 2.

2 Eccli. XXIV, 8.

3 Vedi sopra, nota 1.

4 «Vides quantum referat hic Virginem colere ac venerari, cum cultorum suorum in purgatoriis fiammis exsistentium non obliviscatur; et licet omnibus opem ac refrigerium ferat, id tamen praecipue erga suos praestat.» Aloysius NOVARINUS, Cler. Reg., Electa sacra, II, Umbra virginea, cap. 15, excursus 86, n. 784. Venetiis, 1632, p. 333, col. 2.

5 «Sum etiam Mater omnium qui sunt in purgatorio, quia omnes poenae quae debentur purgandis pro peccatis suis, in qualibet hora propter preces meas quodammodo mitigantur. Ita placet Deo, ut aliquae ex his poenis, quae debentur eis de rigore divinae iustitiae, minuantur.» Revelationes S. BIRGITTAE, olim a Card. Turrecremata (Torquemada) recognitae, lib. 4, cap. 138. Coloniae Agrippinae, 1628, p. 298, col. 1.

6 Profundum abyssi penetravi. Eccli. XXIV, 8. - L'applicazione di questo testo non si è trovata presso S. Bonaventura.

7 «Septima clausula est, Et vidit Deus lucem quod esset bona. Ecce nativitas virginis Mariae... Nam bona erat angelis...; bona hominibus...; bona peccatoribus...; bona iustis...; bona sanctis Patribus...; bona animabus de purgatorio, quia per eam habent suffragium; bona navigantibus...; bona laborantibus in terra...» S. VINCENTIUS FERRERIUS, Sermones de Sanctis, sermo 2 de Nativ. B. M. V., n. 7. Coloniae Agrippinae, 1676, pag. 469.

8 «Et Filius ait: «Tu es mater mea. Tu regina caeli. Tu mater misericordiae. Tu consolatio eorum qui sunt in purgatorio. Tu laetitia eorum qui peregrinantur in mundo. Tu es Domina angelorum. Tu cum Deo excellentissima. Tu es etiam Princeps super diabolum.» Revelationes S. BIRGITTAE, lib. 1, cap. 16. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 22, col. 1.



9 «(Verba Reginae caeli). Filius meus quantum etiam honoravit nomen meum, audi. Nomen meum est Maria, sicut legitur in Evangelio. Hoc nomen cum Angeli audiunt, gaudent... Ille qui in purgatorio sunt ultra modum gaudent, tamquam aeger in lecto iacens, si audierit ab aliquibus verbum solatii, et quod ei placet in animo, quod statim exsultat.» Id. op., lib. 1, cap. 9, pag. 11, col. 2. - DIONYSIUS CARTUSIANUS, Opera, XXXVI, Opera minora, IV, Tornaci, 1908, De dignitate et laudibus B. V. M., lib. 3, art. 30, pag. 146, col. 2.

10 «Virginis nomen illarum poenarum refrigerium est; addit eadem Virgo preces, quibus, veluti supero quodam rore, cruciatus illi magni mitigantur. Sub Spiritus Sancti umbra Mater omnium facta Maria est, sed earum praecipue animarum quae purgatorias sustinent flammas; et facile crediderim qualibet hora fiammas illas Mariae precibus mitigari, leviores lenioresque reddi.» Al. NOVARINUS, Cl. Reg., Electa Sacra, II, Umbra Virginea, cap. 15, excursus 86, n. 785. Venetiis, 1632, pag. 333, col. 2.

11 «Admirari potius oportebat daemones et pavescere quasi quaerentes inter se: Quae est quae ascendit per desertum quasi aurora consurgens (Cant. III, 6), quae nobis est umbra mortis, et terribilis ut castrorum acies ordinata (Cant. VI, 3)? - Non est quidem incredibile Christum fuisse (sembra che voglia dire il Gersone: Christum fuisse qui sic exclamaret: Quae est ista...) cuius currus erat decem millibus multiplex (Ps. LXVII, 18) per Angelos ducens secum multam ex purgatorio captivitatem, ob honorem novae coronationis ipsius quae Regina misericordiae, et Domina gratiae, et Mater misericordiae, sub cuius imperio sunt omnia iura regnorum, ut in suo nomine flectatur omne genu caelestium, terrestrium et infernorum (Phil. II, 10), quamvis aliter ad Filium benedictum, qui tamen subditus dignatus est esse illi.» IO. GERSONIUS, Collectorium super «Magnificat», tractatus 4 (versus finem). Opera, IV, Antverpiae, 1706, col. 287.

12 «Ferunt quippe bonae notae auctores, Virginem morituram in caelumque ituram a Filio hoc petiisse, ut omnes animas, quae in Purgatorio detinebantur, secum ad gloriam ducere posset, quod ipsam obtinuisse dubium non est.» Al. NOVARINUS, l. c. (nota 10), n. 786, pag. 334, col. 1. - Aggiunge il Novarino: «Illud hic addiderim, non ea tantum vice qua assumpta in caelum est, animarum liberationem obtinuisse, sed quotiescumque haec eadem solemnitas singulis vertentibus annis celebratur; adeo ut in eiusdem Virginis gratiam maximus numerus animarum, quae purgatoriis crucitibus torquentur, ab illis poenis liberentur.»

13 Dalle parole riferite nella nota 11, e molto più chiaramente dal contesto, apparisce che Gersone intende parlare, non solo di quello che succedette nell'incoronazione di Maria, ma del suo attuale e permanente privilegio di Regina e Madre di misericordia: Regina che può, Madre che vuole venire in aiuto dei suoi servi e figli. - Vedi, l. c., col. 285, da quelle parole: «Vellem comparares beatitudinem Mariae, qua nunc fruitur...», col. 286, 287.

14 Vedi sopra, nota 1.

15 «Crediderim etiam, et facile Virginis cultor suum quoque calculum adiiciet, omnibus qui in purgatricibus illis flammis suas maculas purgarunt, Mariae meritis non solum leviores fuisse redditas illas poenas... sed et breviores contractioresque, adeo ut cruciatuum tempus contractum Virgini ope illis sit, quod alioquin longius porrigi debuerat.» Al. NOVARINUS, l. c. (nota 10), n. 787, p. 335, col. 1.

16 «Religiosus plane presbyter Ioannes rem mihi retulit ante paucos annos Romae contigisse, quam narro. In Assumptione scilicet beatae Dei Genitricis Mariae, cum nocturno tempore Romanus populus iuxta morem orationibus et litaniis insisteret, et accensis luminibus diversarum regionum ecclesias perlustraret; mulier quaedam in basilica, quae est ad honorem eiusdem beatae Virginis in Capitulo (Capitolio vel Campitello) constituta, commatrem suam vidit, quae scilicet ab anno fere fuerat iam defuncta. Cumque per multitudinem confluentium ad eius attingere non potuisset alloquium, studuit eam in tali cuiusdam angiportus articulo praestolari, ut dubium non esset quod, egressa basilicam, ab ea declinare non posset. Hanc itaque transeuntem protinus inquisivit: «Num, inquit, tu commater mea es, Marozia videlicet, quae dudum defuncta es?» Hoc illi vocabulum fuerat, dum adviveret. Qua respondente: «Ipsa sum» - «Et quomodo, inquit, tibi nunc est? - Ait: Usque hodie non levis me poena constrinxit, quia videlicet per lasciviae petulantis illecebras cum coaetaneis me puellis in tenera adhuc aetate foedavi; et hoc ipsum, proh dolor! oblivioni quodammodo tradens, sacerdoti quidem confessa fui, sed iudicium non accepi. Verum hodie Regina mundi pro nobis preces fudit, meque cum multis aliis de locis poenalibus liberavit, tantaque multitudo per interventionem eius hodie est de tormentis erepta, ut numerum totius Romanae plebis excedat; unde sacra eidem Dominae nostrae gloriosae dicata passim loca visitamus, actionesque sibi gratiarum pro tantis misericordiae beneficiis alacres exhibemus.» Cumque super hoc commater illius ambigeret, nec fidem facile sermonibus adhiberet, subiunxit: «Ut experiaris, inquit, pro certo verum esse quod loquor, scias te transacto hoc anno, in hac eadem festivitate procul dubio morituram. Quod si, quod fieri non potest, ulterius vixeris, me protulisse mendacium liquido comprobabis.» Et his dictis, ab oculis eius evanuit. Mox illa cilicium induit, et de obitu suo sollicita, quae audierat, vivere cautius coepit. Quid plura? Peracto fere anno, pridianis coepit aegrotare vigiliis, in ipso vero festivitatis die vitam, sicut ei demonstratum fuerat, terminavit.» S. PETRUS DAMIANUS, Opusculum 34, pars 2, Disputatio de variis apparitionibus et miraculis, cap. 3. ML 145-586, 587. Opera, Romae, 1606, I, Epistolorum lib. 3, epistola 10, pag. 164, 165.

17 «Duo socii erant se invicem valde amantes. Quorum unus circa festum Omnium Sanctorum defunctus est. Alius vero continuis fletibus se affligens, nihil pro defuncto oravit. Cui post festum Nativitatis Christi defunctus apparuit, dicens: «Nihil mihi profecisti solum plorando.» Et quasi improperans ei fletum: «Ecce, inquit, beatissima Virgo Maria, singulis annis in festo Nativitatis Christi ad purgatorii loca cum multitudine angelorum descendit, et multas inde animas eripit, quoniam in nocte solemnitatis illius Christum Regem gloriae peperit. Quumque in proxima Nativitatis Christi solemnitate descenderet, et multas eriperet animas, sperabam quod precibus tuis fuisset me etiam eductura, sed non fecit. Verum quoniam proxima nocte dominicae Resurrectionis solet descendere ad purgatorium pro eductione animarum, eo quod Christus nocte illa sanctos de limbo eduxit, rogo ne cesses pro me cum lacrimis exorare, ut me illa nocte dignetur eripere. Et in hoc scies te exauditum, si tibi ultra non apparuero.» Et quia defunctus ille ad viventem non rediit, creditur per Virginem gloriosam nocte illa ereptus. Ex hoc quoque exemplo docentur fideles pro amicis suis defunctis magis orare quam fiere, nisi pro illorum liberatione fleant orando.» D. DIONYSIUS CARTUSIANUS, In solemnitate Assuimptionis B. V. M., sermo secundus. Opera, XXXII, Tornaci, 1906, pag. 320, col. 2; Coloniae, II, 1523, p. 279, col. 1.

18 «Facile autem crediderim in Virginis honorem gaudilique cumulum, in quocumque Virginis solemni festo plures animas ab illis poenis exui.» Al. NOVARINUS, l. c. (nota 10), n. 786, pag. 334, col. 2.

19 CRASSET, S. I., La vera divozione verso Maria Vergine, trattato 6, pratica 4. Venezia, 1762, II, p. 633 e seg. - Sulle autorità qui allegate, vedi Appendice, 10.

20 «Beatissima Virgo... filios in scapularis societatem relatos, qui abstinentiam modicam precesque paucas eis praescriptas frequentarunt, ac pro sui status ratione castitatem coluerunt, materno plane affectu, dum igne purgatorii expiantur, solari, ac in caelestem patriam obtentu suo quantocius pie creditur efferre.» BREVIARIUM ROMANUM, In Commemoratione B. M. V. de Monte Carmelo, lectio 6.

21 Menologium Cisterciense, XIV Cal. aprilis (19 martii): «Villarii in Brabantia, beatus Abundus monachus, quem ab ipsa puerita optimi mores, acumen ingenii, et columbina simplicitas, gratum omnibus et venerandum reddiderunt: qui saepe in ecstasim raptus, caelitum Ordines, Angelorum Regem eiusque gloriosam Genitricem non modo vidit, sed et eorum familiari colloquio usus est...» - Chrys. HENRIQUEZ, Menologium Cisterciense notationibus illustratum, l. c., nota h), Antverpiae, 1630, pag. 88, col. 2:«Vix credo aliquem alium in hac misera lacrimarum valle constitutum, similibus favoribus a B. Virgine fuisse nobilitatum.»

22 Menologio Cisterciense, VI nonas octobris (2 octobris): «Villarii, beatus Godefridus Pachomius, ibidem monachus, multis et praeclaris prodigiis illustris, qui in illa solitudine vitam sanctissimam instituens, humilitatis et pietatis operibus se dedit, et meritis ac diebus plenis obdormivit in Domino.» - Chrys. HENRIQUEZ, Menologium..., l. c., nota l), pag. 334, col. 1: «In libro de Gestis virorum illustrium solitudinis Villariensis haec habentur: «Postquam (Godefridus, antea Ordinis S. Augustini Canonicus, Ordini Cisterciensi) se tradidit Villarii, vixit ibidem quadraginta septem annis, in maxima austeritate... Quodam tempore audivit vocem dicentem: «Dormi, anima, et requiesce: ecce appropinquat regnum caelorum.» Eodem tempore videbatur alteri monacho, quod beata Virgo cum monachis Capitulum tenebat, et consurgens ibat ad amplexandum Godefridum. Huic aliquando dixit beatus Abundus: «Beatus es, Frater Godefride, et bene tibi erit, quia mihi iterum praeceptum aliquam tibi dicere, quae laetis auribus audire debes. Recordare quod olim, cum esses iunior, gloriosa Virgo Maria per me tibi nuntiabat dicens: «Frater Abunde, dic Fratri Godefrido ut proficiat de virtute in virtutem: sic erit Filii mei et meus monachus. Et cum migraverit anima eius a corpore, non dimittam eam venire in purgatorium, sed suscipiam eam, et offeram Filio meo.» - IDEM, l. c., nota p), pag. 334, col. 2: «In Additionibus ad Chronicon VIllariense haec habentur: «Multis sanctis hominibus ac feminis Reclusis, tam his qui prope quam qui procul erant, pulchris exemplis ostensum est, quod Godefridus obitus sui diem praesciret, et quod beata Maria, cum B. Ioanne Evangelista, et cum undecim millibus Virginum, in discessu eius foret, et quod animam cum multa exsutatione perducerent ad aeternam vitam sine purgatorii poena.»

23 Io. Eus. NIEREMBERG, S. I., Trophaea Mariana, seu de victrice misericordia Deiparae patrocinantis hominibus, libri sex: lib. 4, cap. 29. Antverpiae, 1658, pag. 178, 179. - MARRACCIUS Hippolytus, Cong. Cler. Reg. Matris Dei, Familia Mariana, VII, Fundatores Mariani, cap. 18, De S. Dominico: Migne-Bourassé, Summa Aurea, XI, col. 466. - Alcuni autori riferiscono questo racconto, aggiungendovi un particolare: cioè che S. Domenico abbia fatto risalire dal pozzo, dopo la testa, anche il corpo di Alessandra, e che la testa si sia riadattata al corpo: ciò manifestamente per ovviare all'inconveniente della comunione fatta da chi abbia la sola testa, mentre l'atto del mangiare non si compie nella bocca. Ma ciò è assolutamente contrario al racconto originale, il quale è del B. ALANUS REDIVIVUS RUPENSIS, De ortu atque progressu Psalterii Christi et Mariae, pars 5, cap. 62 (in altre edizioni: pars 5, II, Exempla devoti sexus feminei, exemplum 4), Venetiis, 1565, pag. 443 et seq. - Vi sono altri fatti simili - accertati da testimoni degni di fede - di morti risuscitati o di persone conservate in vita contro le leggi naturali, per intercessione di Maria SS. Notano i Padri Dujardin e Pladys (Les Gloires de Marie, traduction française) che il P. Gio. Batt. Van Ketwig, O. P., nella sua, - «haud spernenda», dice Hurter - Panoplia Mariana, Antverpiae, 1720, sect. 3, par. 3, princ. 2, prop. 2, abbia sciolto le difficoltà mosse dagli «antidicomarianitae» contro il detto miracolo. Le obbiezioni teologiche contro la possibilità di simili miracoli e la convenienza di siffatti disposizioni della Provvidenza in favore di alcune anime, le troviamo anche noi infondate, con S. Alfonso e collo stesso S. Tommaso. Si veda, in fine di questo volume, l'Appendice, 9. La dottrina del B. Alano non è per niente sospetta. Non mancano però fondamenti per mettere in dubbio l'esattezza storica di alcuni suoi racconti, quando mancano altre testimonianze. Resta pur cosa certa e non trascurabile ch'egli abbia avuto una missione speciale, e che abbia contribuito, in modo assai efficace, a rinvigorire la devozione cotanto salutare, e veramente cattolica, al SS. Rosario.



1 Et in his omnibus requiem quaesivi, et in hereditate Domini morabor. Eccli. XXIV, 11. - «Beatus, in cuius domo (B. Virgo) requiem invenerit, nam ibi manebit. Constat quod non sine Filio suo, nec Filius sine Patre, nec Pater sine Spiritu Sancto.» HUGO DE S. CHARO, O. P., Cardinalis, Postilla super Ecclesiasticum, in h. l. Opera, III, Venetiis, 1703, fol. 216, col. 4.



2 Manifestamente al Paciucchelli deve sostituirsi «il detto UGON CARDINALE», l. c.: «Et in hereditate Domini morabor, id est, in illis qui sunt hereditas Domini, quos Dominus excolit et custodit ut hereditatem suam;» il che egli intende specialmente dei contemplativi.



3 «Ego feci in caelis ut oriretur lumen indeficiens (Eccli. XXIV, 6), id est, genui Christum qui est in caelis lumen indeficiens... Multi etiam Sancti sunt in caelis intercessione eius, qui numquam ibi fuissent nisi per eam...» IDEM, in Eccli. XXIV, 6, fol. 215, col. 4.

4 «Fructus gratiae inveniet qui speraverit in illa: porta paradisi reserabitur ei.» Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 90. Inter Op. S. Bonav., ed. Lugdun. 1668, etc., VI, 485, col. 2. - Vedi Appendice, 2.

5 «Ave, porta caelorum, et scala, ascensusque omnium. Ave, portarum caelestis paradisi reseramentum.» S. EPHRAEM Syrius, Sermo de SS. Genitricis Virginis Mariae laudibus. Opera, VI, Opera graece et latine, et latine tantum, III, Romae, 1746, pag. 576, col. 2.

6 Lud. BLOSIUS, Abbas Laetiensis, Paradisus animae fidelis, pars 2, Piarum precularum Cimeliarchion IV, Endologia ad Mariam prima. Opera, Antverpiae, 1632, pag. 52, col. 2: Coloniae, 1589, pag. 143, col. 2.

7 Non sappiamo di chi sia questa invocazione. - Il Blosio, nel suo Cimeliarchion (vedi la nota precedente), Endologia ad Mariam secunda, pag. 53, col. 1, dice a Maria: «Tu clavis gemmata, paradisi ianuam resereans.»

8 «Ideo benedicta in mulieribus quia ipsa sola maledictionem sustulit, et benedictionem portavit, et ianuam paradisi aperuit: et ideo convenit ei nomen Maria, quae interpretatur stella maris: quia sicut per stellam maris navigantes diriguntur ad portum, ita Christiani diriguntur per Mariam ad gloriam.» S. THOMAS AQUINAS, Opera, XVII, Romae, 1570, opusculum 8, Expositio super Salutatione Angelica, fol. 76, col. 1.

9 «Gaudeamus in nativitate matris Christi. Hodie nata est regina mundi, fenestra caeli, ianua paradisi, tabernaculum Dei, scala caelestis, per quam supernus Rex humiliatus ad ima descendit, et homo, qui prostratus iacebat, ad superna exaltatus ascendit.» S. PETRUS DAMIANUS, Sermo 46, Homilia in Nativ. B. M. V., ML 144-753. - «Facta est Maria scala caelestis, quia per ipsam Deus descendit ad terras, ut per ipsam homines ascendere mereantur ad caelos.» Inter Opera S. Augustini, Sermo 123 (inter spurios), n. 2, ML 39-1991; inter Opera S. Fulgentii, episcopi Rupensis, Sermo 36 (inter spurios), ML 65-899.

10 «Iure itaque merito, cum ea quae gaudium suscepit, gaudeamus, Deique nostri Matrem in haec verba cum Gabriele salutemus: Ave, gratiosa, Dominus tecum: quod facta sis nobis salutis via, ascensusque ad superos.» S. ANASTASIUS, Antiochenus episcopus (+ 598-599, diverso da quello detto «il Sinaita», o il «nuovo Mosé»), In Annuntiationem intemeratissimae ac Deiparae Mariae, sermo 2. MG 89-378.

11 «Neque enim impotens erat Deus, et sine hoc aquaeductu (cioè Maria) infundere gratiam, prout vellet; sed tibi vehiculum voluit providere.» S. BERNARDUS, In Nativ. B. M. V., sermo de aquaeductu, n. 18. ML 183-448.

12 «Gaude, Thesbitae vive et clarissime currus, - Virtutum rapidis concite quadriiugis.» IOANNES GEOMETRA, Hymni 5 in S. Deiparam, Hymnus 1, vers. 25, 26. MG 106-855. - «Gaude, corpus quod Solis fuit aurea rheda, - Quae Dominum solis contulit aethereum.» IDEM, Hymnus 3, versus 21, 22, col. 862.

13 «Scire et cognoscere te, est radix immortalitatis: et enarrare virtutes tuas est via salutis.» Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 85. Inter Opera S. Bonav., ed. Rom., Mogunt., Lugdunen. (1668), VI, 485, col. 1. - Vedi Appendice, 2.

14 «Leo, alius Francisci socius insigni florens sanctitate, miras sub hoc tempore caelestes excipiebat immissiones; quarum illa memorabilis in Virginei patrocinii commendationem. Erat magna planities, et in ea species quaedam iudicii mox futuri. Magna aderat hominum multitudo; angelorum tubae personabant; deniquae binae scalae e summo caelo usque ad terram demissae, altera candido colore, altera purpureo. Huic autem purpureae imminens visebatur ex alto Christus, vultus habitu severo atque subirato. At Franciscus, pauloinfra ipsum, Fratres suos evocabat, ut fidenter ascenderent: nam Dominum ita velle, eosque invitare. Cum autem illi se per scalam audenter efferrent, alius de tertio, alius de quarto, vel de decimo, alii de superioribus ac pene iam ultimis gradibus procidebant. Qua suorum clade magnopere commotus Divus Franciscus, eos voce magna admonuit, ut ad scalam alteram candidam accurrerent; illic nihil fore periculi. Itaque cum ad eam accessissent, Mariam ei incumbentem videbant, quae eos blandissime intuens, studiose etiam iuvaret, exciperetque singulos, ita ut nullo negotio ad unum plurimi in caelum evaserint.» Luc. WADDINGUS, Annales Minorum, ann. 1232, n. 28. Romae, 1732, II, 294, 295.

15 «Domine, inquit Propheta, est in caelo misericordia tua. (Ps. XXXV, 6). Hoc est, glossat Cartusianus, in electis; videlicet, in angelis sanctis et hominibus, qui sunt cives caeli, maxime apparet ac splendet misericordia tua, sicut in reprobis iustitia. Electi enim sunt vasa misericordiae in honorem, et reprobi sunt vasa irae in interitum. Et rursus: Magna est super caelos misericordia tua (Ps. CVII, 5), id est, ut Ecstaticus (cioè lo stesso Cartusiano) explicat: copiose effusa est miseratio tuae bonitatis super cives caelestes; et ipsis refulget pietas tua, quoniam sola gratia sunt conservati a malo et conservati in bono. Sed unde caelestes cives sua diademata consequuntur? Profecto per Christum et eius sanctissimam Genitricem. Quis salvatur? quis regnat in caelo? Illi sane pro quibus Regina misericordiae interpellat.» PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis animae, Excitatio 2 super Antiphonam Salve Regina, n. 5. Venetiis, 1720, p. 566, col. 1. - Doctoris Ecstatici S. DIONYSII CARTUSIANI Opera, V, Monstrolii, 1898, pag. 625, col. 1, in Ps. 35, v. 5: «Domine in caelo misericordia tua, id est, in electis, videlicet in angelis sanctis ac bonis hominibus, qui sunt» etc. come sopra, fino a: «vasa irae in interitum.» - EIUSDEM, Opera, VI, Monstrolii, 1898, pag. 481, col. 1, 2, in Ps. 107, v. 6: «Quia magna est super caelos misericordia tua, id est, copiose effusa est miseratio tuae bonitatis super cives caelestes. Et in ipsis refulget pietas tua, quoniam sola gratia sunt praeservati a malo et confirmati in bono.» Tutto il resto è conclusione del Paciuchelli.

16 «Et cum regibus in solio (Iob, XXXVI, 7): subauditur, sedere eos fecit, hoc est, iustos. Reges autem dicit qui carnem suam regunt.» S. AUGUSTINUS, Annotationes in Iob, in cap. 36. ML 34-865. - «Cum autem venerit quod speramus, non iam inter duas hereditates requiescemus: sed in nova vera, cuius vetus erat umbra, regnabimus... Dicuntur autem illi reges (in praesenti tempore), utique a regendo: et quid magis quam carnis concupiscentias? «IDEM, Enarratio in Ps. LXVII, n. 20, 21. ML 36-825, 826. - «Quarum (civitatum) est una (eorum qui secundum Deum vivunt) quae praedestinata est in aeternum regnare cum Deo.» IDEM, De civitate Dei, lib. 15, cap. 1, n. 1. ML 41-437.

17 «Excellenter potens est in Ecclesia triumphante. Unde dicit Eccli. (XXV, 15): In Ierusalem superna potestas mea, imperandi scilicet quod volo, virtutibus angelicis et animabus sanctis, et faciendi ad beneplacitum meum, et quos volo introducendi.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 4, cap. 29, n. 1. Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni 1651, XX, pag. 146, col. 1, 2; Paris., XXXVI, p. 256, col. 1.

18 «Ubicumque enim praedicatum fuerit illud de dilecto dictum: Minnisti eum paulo minus ab angelis, gloria et honore coronasti eum, et constituisti eum super opera manuum tuarum (Ps. VIII, 6, 7), praedicabitur et de te, quod sis, o dilecta, et mater huius coronati, ac proinde regina caelorum, totum iure possidens Filii regnum.» RUPERTUS, Abbas Tuitiensis, In Cantica, lib. 3. ML 168-891.

19 «Horum (cioè perfectorum: degli «incipientes» e «proficientes», s'è parlato sopra) mater est B. Virgo Maria, procurando eis consecutionem aeternae beatitudinis. Est enim figurative illa Bethsabee, quae interpretatur puteus septimus propter plenitudinem omnium gratiarum, quae suis precibus petiit et obtinuit a David, regnum suum dari filio suo Salomoni: III Reg. I, 11-41.» S. ANTONINUS, Sum. Theol., pars 4, tit. 15, cap. 2, § 2. Veronae, 1740, IV, col. 920. - PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis animae, Excitatio 2 super Antiphonam Salve Regina, n. 5, Venetiis, 1720, p. 566, col. 1, 2: «D. Antoninus mysticum sensum et utique pulcherrimum in hac sacra contemplatur historia (III Reg. I). Est, inquit, Maria figurative illa Bethsabea, quae interpretatur puteus septimus propter plenitudinem omnium gratiarum: quae suis precibus petiit et obtinuit a David regnum dari filio suo Salomoni. Regnatis, et in perpetuum regnatis, o caelestes; iterum dicite, quaeso, mihi: quis istud beatum regnum obtinuit? Ne haesites, respondent: Virgo Maria, Regina misericordiae, cuius misericordia est in caelo, caeleste nobis regnum suo interventu, auxiliis et precibus impetravit.»

20 Forse qualche pio autore - da cui l'avrà preso S. Alfonso - avrà così tradotto quel che dice il GUERRICO, In Assumptione B. Mariae, sermo 1, n. 4, ML 185-189: «Et nunc siquidem habitamus in adiutorio Matris Altissimi, in protectione ipsius commoramur, tamquam sub umbra alarum eius: et postmodum in consortio gloriae ipsius, tamquam in sinu ipsius confovebimur. Tum erit vox una laetantium et aggratulantium Matri: Sicut laetantium omnium nostrum habitatio est in te (Ps. LXXXVI, 7), sancta Dei Genitrix. Nullatenus autem credideris maioris esse felicitatis et gloriae, habitare in sinu Abrahae quam in sinu Mariae, cum thronum suum in ea posuerit Rex gloriae.» Nel seno di Abramo, non si godeva il paradiso, ma vi era la sicurezza di goderlo un giorno.

21 RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 2, cap. 1, n. 8, inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, 1651, XX, 34, col. 2, Parisiis, XXXVI, 62, col. 1: «Summus honor, summa gloria, et summa utilitas, est servire Mariae, et de eius esse familia. Etenim ei servire regnare est, sicut dicit Boëtius de Domino. Et eius agi frenis, summa libertas est. Unde etiam dicitur ei a Filio, imo a tota Trinitate, Is. LX, 12: Gens (enim) et regnum quod non servierit tibi, peribit, et gentes solitudine vastabuntur. Bene dicit, solitudine: quia destituti tantae Matris auxilio, et per consequens destituuntur auxilio Fillii et totius curiae caelestis.» - Riccardo non allude a S. Gio. Damasceno. Il titolo dell'opera citata, da S. Alfonso, de excellentia Virginis, suggerisce il sostituire, al Damasceno, S. Anselmo, da tutti già creduto autore del Liber de excellentia Virginis Mariae, opera del suo discepolo Eadmero. Ora, tanto Fr. Emmanuele di Gesù Maria, Carm. Sc. (Fiori del Carmelo, Napoli, 1668, pag. 217) quanto il P. Fr. Pepe, S. I., (Grandezze di Gesù e di Maria, V, Napoli, 1748, pag. 273), riferiscono, come prese da quella opera, e, secondo il Pepe, dal cap. 9, le sequenti parole: «Servire huic Reginae, regnare est; et inter illius mancipia numerari, plus quam regium.» Ciò non si legge nel citato luogo, né altrove nell'opera segnata quale l'abbiamo. Però la riferita sentenza può considerarsi come un corollario o una conseguenza di quanto insegna Eadmero nel suo divotissimo opuscolo, e più particolarmente al cap. 9, Quantum profuit beata Virgo Maria naturae humanae: ML 159, col. 573-576. - Si noti che lo stesso S. Alfonso, nelle sue Considerazioni per coloro che son chiamati allo stato religioso, considerazione XV, cita come di S. Anselmo il cui servire regnare est, applicato alla Madonna SS.

22 S. BERNARDUS, In Assumptione B. V. M., sermo 1, n. 1. ML 183-415.

23 IACOBUS monachus (fine del sec. XI), Oratio in Nativitatem SS. Deiparae, n. 20. MG 127-598.

24 «Audite haec, omnes gentes: auribus percipite, qui ingredi cupitis regnum Dei. Virginem Mariam honorate: et invenietis vitam et salutem perpetuam.» Psalterium (maius) B. V. M., Ps. 48. Inter Opera S. Bonav., Romae, Moguntiae, Lugduni (1668), VI, 482, col. 1. - Vedi Appendice, 2.

25 S. GERMANUS, Patriarcha CP. (+740), In SS. Deiparae dormitionem sermo 2. MG 98-347.

26 Et in capite eius corona stellarum duodecim. Apoc. XII, 1.- Veni de Libano, sponsa mea, veni de Libano, veni: coronaberis de capite Amana, de vertice Sanir et Hermon, de cubilibus leonum, de montibus pardorum. Cant. IV, 8. - «Et nota quod Apoc. XII dicitur Maria coronari de stellis, hic (Cant. IV, 8) promittit ei Filius quod coronabitur de feris vel montibus. Et quid est hoc, nisi quod ferae per gratiam et orationes Mariae fiunt stellae, ut conveniant capiti tantae reginae, ut de stellis corona ei videatur exhibita, quae de feris fuerat promissa...Et haec est mutatio dexterae Excelsi. De capite Amana, id est, non solum de his qui inveniuntur in peccato cum ceteris, sed qui prae ceteris peccatores exsistuut. Saepe enim ubi superabundavit peccatum, per eam superabundat gratia, et ita de nobis peccatoribus novam coronam sibi praeparat in caelis.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 3, § 14. Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, 1651, XX, 98, col. 1: ed. Paris., XXXVI, 162, col. 2.

27 Nic. SGUILLANTE e Tom. PAGANI, Vita, lib. 1, cap. 15, Venezia, 1743, pag. 68, 69: «Le parole della sua relazione (della stessa Venerabile) son queste: «Nella festa dell'Assunzione di quest' anno 1665... seguitò a dirmi la Vergine: «Figlia, domanda pur oggi quale grazia desideri, e te la farò...» Io le dissi: «Oh, Signora mia, vorrei la conversione di mille peccatori dispersi fra tutto il mondo, fra Cristiani e infedeli...» Dopo aver fatto tal domanda, mi venne un gran timore, parendomi essere stata troppo arrogante in dimandar tante anime... Ma la gloriosa Vergine mi rispose: «Avrai la grazia, si convertiranno i mille peccatori. Non dubitare, figlia, per parerti aver domandato soverchio: non vedi il dominio e potestà che tengo?... Vedi quanti per me sono qui in cielo;» e mi fe' vedere un numero che pareva infinito d'anime salvate per sua intercessione...» Mi disse che a Dio era piaciuto che io le domandassi tante anime... e che aveva ottenuta la grazia.»

28 Nescit homo utrum amore an odio dignus sit: sed omnia in futurum servantur incerta. Eccl. IX, 1, 2.

29 «Amplectamur Mariae vestigia, peccatores: et eius beatis pedibus provolvamur. Teneamus eam fortiter, nec dimittamus: donec ab ea meruimus benedici.» Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 14. Inter Opera S. Bonav., ed. Rom., etc., VI, 479, col. 2.

30 EADMERUS, monachus Cantuariensis, Liber de excellentia Virginis Mariae, cap. 12. Inter Opera S. Anselmi. ML 159-575.

31 «Necessarium (est) quod hi ad quos (Maria) convertit oculos suos, pro eis advocans, iustificentur et glorificentur.» S. ANTONINUS, Sum. Theol., pars 4, tit. 15, cap. 14, § 7. Veronae, 1740, IV, col. 1007. Venetiis, 1581, IV, 317, col. 2.

32 «Quae ideo beata iure dicitur inter omnes mulieres, quia omnes ex ea beatificantur. Collata quippe est gratia et beatitudo in specie, ut diffunderetur in omne genus Ecclesiae... Quapropter festivitas hodierna celebritas est omnium supernorum gratissima, quia eius est assumptio de corpore, ex qua orta est veritas et iustitia quae de caelo prospexit, in qua omnes iustificamur et exsultant sancti in gloria.» S. HILDEFONSI, Toletani episcopi (+ 669), Sermones dubii, De Assumptione B. Mariae sermo 3. ML 96-256.

33 «Salve in aeternum, indesinens nostra laetitia (Dei Genitrix Virgo)... Tu nobis festae lucis initium; tu medium, tu finis.» S. METHODIUS, Sermo de Simeone et Anna, n. 14. MG 18-382. - Sull'autore, vedi sopra, cap. 3, § 2, nota 3, pag. 118.

34 «Sublimitas eius (cioè misericordiae tuae) civitatis supernae invenit restaurationem, et profundum eius sedentibus in tenebris et in umbra mortis obtinuit redemptionem. Per te enim caelum repletum, infernus evacuatus est, instauratae ruinae caelestis Ierusalem, exspectantibus miseris vita perdita data.» S. BERNARDUS, In Assumptione B. M. V. sermo 4, n. 8. ML 183-429, 430.

35 «Qui acquirit gratiam eius: agnoscetur a civibus paradisi. Et qui habuerit characterem nominis eius: annotabitur in libro vitae.» Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 91. Inter Opera S. Bonaventurae, ed. Rom., Mogunt., Lug. (1668), VI, 485, col. 2.

36 Vedi sopra, § 1, nota 25, p. 259.

37 Qui vicerit, faciam illum columnam in templo Dei mei, et foras non egredietur amplius: et scribam super eum nomen Dei mei, et nomen civitatis Dei mei novae Ierusalem, quae descendit de caelo a Deo meo, et nomen meum novum. Apoc. III, 12.

38 «Mense sexto, missus est Gabriel ad virginem. Qui plane eiusmodi mandata a Deo acceperat: «Adesdum, o arhangele, minister tremendi et arcani esto mysterii; miraculo deservi. Ad requirendum Adam qui erraverat, meis commotus miserationibus, descendere propero... Lupus meum alumnum devorat, paradisi domicilium desolatur, lignum vitae a gladio flammeo custoditur, campus deliciarum clausus est. Oppugnati misereor, et hostem comprehendere volo... Vade igitur ad Mariam virginem. Abi ad animatam civitatem, de qua dicebat Propheta: Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei (Ps. LXXXVI, 3). Abi ad paradisum meum ratione praeditum; abi ad portam orientalem; abi ad domicilium Verbo meo dignum... Vade ad purum meae secundum carnem nativitatis thalamum... Sed cave offendas aut conturbes virginis animum. Humaniter ac placide coram divino illo sacrario compareas, primamque ipsi gaudii vocem enuntia. Tu illud, Ave, gratia plena, ad Mariam dicito; ut ego aerumnosae atque afflictae miserear Evae.» S. GREGORII THAUMATURGI, Episcopi Neocaesareae Ponti, Opera dubia, Homilia 3 in Annunciationem S. Virginis Mariae. MG 10-1174. - Si dubita se questa omilia sia di S. Gregorio il Taumaturgo, detto anche «il Grande» prima che venisse così chiamato S. Gregorio Papa. Si ritrova nei manoscritti greci sotto vari nomi, anche sotto quello di S. Giovanni Grisostomo. Ad ogni modo, con ragione è stimata dal Combefisio «eruditum quidem ac pium doctae antiquitatis monumentum».

39 PELBARTUS de Themeswar, Ord. Min., Stellarium coronae gloriosissimae Virginis, lib. 12, pars 2, art. 1, Venetiis, 1586, fol. 216, col. 2: «Quod servire Mariae sit certissimum, experimentaleque, et securissimum signum salutis, ostenditur tripliciter. Primo auctoritatibus. Secundo rationibus. Tertio miraculis et revelationibus.» Ibid., col. 4: «Tertia ratio, quia beata Maria advocata nostra dicitur. Et ideo Bernardus super Missus est dicit: «O homo, securum habes accessum ad Deum, ubi Mater stat ante Filium, et Filius ante Patrem, Mater ostendit Filio pectus et ubera, Filius ostendit Patri latus et vulnera, nulla ergo poterit esse repulsa, ubi tot concurrunt amoris insignia.» Haec ille. Si ergo nulla potest esse repulsa, ergo sequitur quod servire Mariae est certissimum signum salutis aeternae consequendae.» - La conclusione di Pelbarto è giusta, e con ragione S. Alfonso la fa sua. - Già abbiamo segnato (cap. 2, § 1, nota 9, pag. 76) che le parole riferite dal Pelbarto debbono restituirsi ad Arnaldo di Chartres, ma che la sentenza espressa è comune a lui ed al suo amico S. Bernardo. - Ricordiamo pure, tra molte, queste parole di S. Bernardo, De adventu Domini, sermo 2, n. 5. ML 183-43: «Per te accessum habeamus ad Filium, o benedicta inventrix gratiae, genitrix vitae, mater salutis;» e queste ancora, Super Missus, hom. 2, n. 17, col. 71: «Ipsam sequens, non devias: ipsam rogans non desperas: ipsam cogitans non erras. Ipsa tenente non corruis: ipsa protegente non metuis: ipsa duce non fatigaris: ipsa propitia pervenis.» Non è questo quanto dire che la divozione a Maria sia segno di predestinazione e pegno di salute?

40 «Apparens ei (B. Alano) aliquando B. Maria... his... concludit, dicens: «... Habentibus... devotionem ad hanc (Salutationem Angelicam), signum est ordinationis et praedestinationis permagnum ad gloriam.» Io. And. Coppenstein, O. P., ALANI REDIVIVI RUPENSIS Tractatus... de ortu atque progressu Psalterii Christi et Mariae (SS. Rosarii), pars 2, cap. 11. Venetiis, 1665, pag. 116.

41 «Signum ergo sit tibi probabilissimum aeternae salutis, si perseveranter in dies eam (Mariam) in suo Psalterio (Rosario) salutaveris.» Id. op., pars 4, cap. 24 (partis quartae cap. 1), Sermo 1 B. Alani, De quindecim gemmis, quinquagena 3. Venetiis, 1665, pag. 253.

42 «Procuriamo d'imitare questi schiavi dell'Imperatrice del cielo, e d'intraporci nella sua santa famiglia, che con una tal Padrone e Signora, e con una tal Madre, saremo privilegiati in questa vita, e nell'eredità dell'altra migliorati: che anche nel cielo i beati si pregiano d'essere stati servi di questa gran Signora, e si recano ad onore d'essere conosciuti per ischiavi suoi. Perché siccome i servi dei re, dice un Dottor grave (probabilmente il Pelbarto) hanno una livrea e un vestito particolare, col quale si conoscono tra gli altri cortigiani delle Corti loro: così nella Corte del cielo i divoti di Maria avranno una particolare livrea, e una divisa, per la quale saranno da tutti conosciuti, e campeggieranno sopra tutti gli altri Beati, per servi particolari della Vergine, confidenti e famigliari della sua casa, secondo quello dei Proverbi: Tutti quei di casa sua son ben vestiti, con doppie livree e vestimenta.» NIEREMBERG, S. I., Dell'affezione ed amore... alla SS. Vergine Madre di Gesù, cap. 10. Opere spirituali, Venezia, 1715, II, 355, col. 1. - PELBARTUS de Themeswar, O. M., Stellarium, lib. 12, pars 1, art. 3, Venetiis, 1586, fol. 214, col. 3: «Beata Maria remunerabit in caelo sibi servientes, multipliciter... Quarto, speciali ornatu et gloria, qua prae aliis discernuntur quod sunt servi Mariae. Sicut enim videmus in regia curia, quod servi regis et reginae certis notabilibus clenodiis deauratis ornati procedunt per quae cognoscuntur fore servi regis vel reginae, et speciali purpura vestiti ambulant: ita in curia caelesti, servi Christi et Mariae specialem gloriam habebunt refulgentem. Unde Prov. ultim. (XXX, 21): Omnes domestici eius vestiti sunt duplicibus. Domestici Mariae sunt fideles servi eius, qui per Mariam vestiuntur duplici stola praecipua, scilicet animae et corporis.»

43 «Ebbe di poi bellissima visione della Beata Vergine, e parlò di quella sotto figure mirabili, mirabilmente. Cominciò primieramente a dir così: «Veggo Maria, sedente sorpa una navicella, vestita d'abiti candidi e lucenti, coperta di real ammanto, carico di gioie e pietre preziose, accompagnata da innumerabil drappello di spiriti beati.» Dipoi seguì di ragionare di questo medesimo soggetto con gran veemenza di parole.» PUCCINI, Vita, Firenze, 1611, Aggiunta alla Vita, parte 4, cap. 23 bis, pag. 301. - Cf. PUCCINI, Vita, Venezia, 1671, cap. 95, pag. 159.

44 Commune festorum B. M. V., Antiphona 3 in II nocturno.

45 CAESARIUS, Heisterbacensis monachus, Ord. Cist., Illustrium miraculorum et historiarum memorabilium libri XII, Antverpiae, 1604, lib. 7, cap. 22, pag. 408-410. La narrazione comincia così: «In Arnsburgh, domo Ordinis Cisterciensis, fuit quidam frater, devotissimus erga Beatam Virginem Dei Genitricem Mariam: hic dum aliquantum temporis in eius domo servitium peregisset, aestu cordis incredibili coepit anxiari, aliquam sibi specialem visitationem a Matre misericordiae cupiens impartiri.» E così finisce: «Haec mihi relata sunt a religiosa vidua, sorore eiusdem fratris, quae omnia testata est se veraciter intellexisse.» Non viene però indicato il nome di quel divoto religioso.- Manca del tutto il racconto nell'edizione di Colonia, ecc. «recognovit Iosephus Strange», 1851. - L'opera venne chiamata dall'autore Dialogus miraculorum, e divisa da lui «in Distinctiones» e non già in «Libros». - Viene confermata la narrazione del Cesario e completata coll'indicazione del nome di quel fortunato divoto di Maria, dal Menologium Cisterciense: «Duodecimo calendas ianuarii (21 decembris): In Arnsburg; Germaniae coenobio, beatus Thomas monachus, sanctitatis titulo illustris, et beatissimae Virginis ferventissimus cultor; quam non modo videre, sed et suavissime canentem audire, singulari dilectionis privilegio meruit; atque revelationibus et signis admirandus, felicissimo fine quievit.» Grisostomo HENRIQUEZ, Menologium Cisterciense notationibus illustratum, Antverpiae, 1630, pag. 424, col. 1, nota b), riferisce il racconto di Cesario.




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