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S. Alfonso Maria de Liguori
La vera Sposa di Gesù Cristo

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Preghiera.

Dio mio, come può esservi in me dopo tanti peccati tanta superbia! Già vedo che le mie colpe, dopo avermi renduta a voi così ingrata, mi hanno fatta ancora superba. Ne proiicias me a facie tua.25 Signore, non mi discacciate dalla vostra faccia, come io meriterei. Abbiate pietà di me, datemi luce e fatemi conoscere quella ch'io sono e quello che merito. Quanti per meno peccati de' miei stanno nell'inferno, e non hanno più speranza di perdono! e per me vedo che voi stesso mi offerite il perdono, se io lo voglio. Sì che lo voglio. Redentor mio, perdonatemi, mentre mi pento con tutta l'anima di tutte le mie superbie, colle quali non solamente ho disprezzato il prossimo mio, ma ho disprezzato ancora voi, sommo bene. Vi dirò con S. Caterina di Genova: Dio mio, non più peccati, non


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più peccati.26 Basta quanto vi ho offeso, non voglio più abusarmi della vostra pazienza.

V'amo, Signor mio, e voglio spender la vita che mi resta solamente in amarvi e darvi gusto. Gesù mio, assistetemi voi. L'inferno quanto più ora mi vede con desiderio d'esser tutta vostra, tanto più accrescerà contro di me le tentazioni. Soccorretemi voi, non mi lasciate sola in mano mia.

Vergine santissima Maria, voi già sapete che in voi ho collocate tutte le mie speranze; non lasciate d'aiutarmi sempre colle vostre preghiere: preghiere che ottengono quanto chiedono appresso Dio.




25 Ps. L. 13.



26 «Andò Caterina per confessarsi dal confessore di esso monasterio (di sua sorella monaca), benchè non fosse disposta a ciò fare... Di subito che se gli fu inginocchiata innanzi, ricevette una ferita al cuore, d' un immenso amor di Dio, con una vista così chiara delle sue miserie... e della bontà di Dio, che ne fu quasi per cascare in terra... Di dentro gridava con affocato amore: «Non più mondo! non più peccati!».... Al meglio che potè... disse: «Padre, se vi piacesse, lascerei volentieri questa confessione per un' altra volta;» e così fu fatto. E partendosi, ritornò a casa... Ma volendo il Signore accendere intrinsecamente più l' amor suo in quest' anima, e il dolore de' suoi peccati, se le mostrò in ispirito con la croce in ipsalla, piovendo tutto sangue... Questa vista le fu tanto penetrativa, che le pareva sempre (e con gli occhi corporali) il suo Amore tutto insanguinato, e inchiodato in croce. Vedeva ancora le offese che gli aveva fatte, e però gridava: «O Amore, mai più, mai più peccatiMARABOTTO, (confessore della Santa) e VERNAZZA (di lei spirituale figliuolo), Vita, Padova, 1743, cap. 2, n. 1, 3, 4, 5.






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