- CAPO XVIII - Della frequenza de' sagramenti della confessione e comunione.
- § 3 - Della comunione. Ed in fine si parlerà anche della comunione spirituale e della visita al SS. Sagramento.
- Della comunione spirituale.
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- 260 -
Della
comunione spirituale.
20.
La comunione spirituale, come dice S. Tommaso (3. p., q. 80, a. 1, ad 3),
consiste in un desiderio ardente di ricevere Gesù Cristo nel
Sagramento.81
Il
sagro Concilio di Trento (Sess. XIII, c. 8) molto loda questa comunione
spirituale ed esorta tutti i fedeli a praticarla.82 E Dio stesso più
volte all'anime divote ha dato ad intendere quanto gradisce ch'elle
spiritualmente lo ricevano. Un giorno apparve Gesù Cristo a Suor Paola
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Maresca, fondatrice del monastero di S. Caterina da Siena in Napoli,
come si narra nella sua Vita, e le dimostrò due vasi preziosi, uno d'oro e
l'altro d'argento, e poi le disse che in quello d'oro egli conservava le di lei
comunioni sagramentali ed in quello d'argento le spirituali.83 Un altro
giorno disse alla Ven. Giovanna della Croce che ogni volta ch'ella comunicavasi
spiritualmente, le donava una grazia in qualche modo simile a quella che le
dava nelle comunioni reali.84 Narra di più a tal proposito il P.
Giovanni Nider domenicano (Formic., lib. I, cap. 1) che in una certa città un
plebeo, ma di gran bontà di vita, bramava di comunicarsi spesso; ma non
essendovi l'uso ivi della frequente comunione, egli, per non parer singolare,
contentavasi di comunicarsi solo spiritualmente; ed a tal fine prima si
confessava, facea la sua meditazione, indi assisteva alla Messa e si preparava
alla comunione, e poi apriva la bocca, come già ricevesse Gesù Cristo.
Riferisce l'autore ch'egli
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in aprir la bocca sentiva portarglisi
sulle labbra la particola e provava nell'anima una piena dolcezza. Ed una
mattina egli, per vedere se ciò realmente avveniva, pose il dito alla bocca, ed
allora gli restò al dito attaccata la sacra particola; onde di nuovo la ripose
nella bocca e l'inghiottì.85 Così premiava il Signore il desiderio di
questo buon suo servo.
21.
Diceva il P. Pietro Fabri della Compagnia di Gesù che le comunioni spirituali
molto dispongono l'anima a far con più frutto le sagramentali.86 Quindi
è che i santi han soluto
- 263 -
spesso praticarle. La B. Angela della Croce
domenicana giungeva a dire: Se il
confessore non mi avesse insegnato questo modo di comunicarmi, io non mi sarei
fidata di vivere. E perciò ella facea cento comunioni spirituali il giorno,
e cento la notte.87 Direte: Ma come tante? Vi risponda per me S.
Agostino: Da amantem, et sentit quod dico
(Tract. 26, in Io.).88 Datemi un'anima che non ama altro che Gesù
Cristo, e non si farà di ciò maraviglia. Il comunicarsi spiritualmente egli è
facilissimo a replicarlo più volte il giorno, poiché non vi bisogna digiuno,
non vi bisogna sacerdote, non vi bisogna gran tempo, e perciò può replicarsi
ogni giorno quante volte si vuole. Quindi dicea la suddetta Ven. Giovanna della
Croce: O mio Signore, che bel modo di
comunicarsi e questo! senza esser veduta né notata, senza dar pensiero al mio
padre spirituale ne aver da dipendere da altri che da voi, il quale in
solitudine alimentate l'anima mia e le parlate al cuore!89
22.
Procurate pertanto ancor voi di fare spesso questa comunione spirituale, quando
fate l'orazione, quando fate la visita al SS. Sagramento, e specialmente in
ogni Messa che udite, quando si comunica il sacerdote, comunicatevi
spiritualmente
- 264 -
ancora voi. Fate allora un atto di fede, credendo fermamente che nel Sagramento
vi è Gesù Cristo: un atto d'amore,
unendovi il pentimento de' vostri peccati: e poi un atto di desiderio, invitando Gesù Cristo a
venire nell'anima vostra per farla tutta sua: ed in fine ringraziatelo, come
già l'aveste ricevuto. Potete per esempio dir così: Credo, Gesù mio, che voi vivo e vero state nel Sagramento. V'amo con
tutto il cuore, e perché v'amo, mi pento di avervi offeso. Venite all'anima mia
- che vi desidera. |90 - V'abbraccio,
amor mio, e tutta a voi mi dono; non permettete ch'io abbia mai a separarmi da
voi.
In
questo modo potete facilmente far quante comunioni spirituali volete.
81
«Sicut... perfectum contra imperfectum dividitur, ita sacramentalis manducatio,
per quam sumitur solum sacramentum sine effectu ipsius, dividitur contra
spiritualem manducationem per quam aliquis percipit effectum huius sacramenti,
quo spiritualiter homo Christo coniungitur per fidem et caritatem...
Sacramentalis manducatio quae pertingit ad spiritualem, non dividitur contra
spiritualem, sed includitur ab ea... Effectus sacramenti potest ab aliquo
percipi, si sacramentum habeatur in voto, quamvis non habeatur in re. Et ideo, sicut aliqui baptizantur baptismo flaminis... ita etiam aliqui
manducant spiritualiter hoc sacramentum antequam sacramentaliter sumant.» S.
THOMAS, Sum. Theol., III, qu. 80, c., ad 2, ad 3.
82 «Quoad usum (admirabilis huius
sacramenti), recte et sapienter patres nostri tres rationes hoc sanctum
sacramentum accipiendi distinxerunt. Quosdam enim docuerunt sacramentaliter
dumtaxat id sumere, ut peccatores. Alios tantum spiritualiter, illos nimirum
qui voto propositum illum caelestem panem edentes, fide viva quae per
dilectionem operatur, fructum eius et utilitatem sentiunt. Tertios porro sacramentaliter
simul et spiritualite.» CONCILIUM TRIDENTINUM, Sessio 13, Decretum de SS. Eucharistiae Sacramento, cap. 8.- L' esortazione
che segue, nel medesimo capitolo, manifestamente riguarda anche la comunione
spirituale.
83
«Comunicavasi ella quasi ogni giorno, perchè, affermata di questo divin cibo,
non avrebbe potuto vivere, se ne fosse stata molto tempo digiuna... Supplicò un
giorno il suo Sposo che le manifestasse se gli eran grate le sue così frequenti
comunioni; ed egli... apparendole le fè vedere due vasi, uno di oro, l' altro
di argento.... «In questo d' oro, disse, conservo le tue comunioni che fai
sagramentalmente; in quest' altro di argento, quelle che fai spiritualmente,»
perchè.... si comunicava spiritualmente molte volte il giorno.... «e le
conservo per il giorno del giudizio.» Domenico
MARCHESE, O. P., Vita... di Suor Paola di S. Teresa (già Vittoria Maresca), Sagro Diario Domenicano, I,
Napoli, 1668, pag. 77, 7 gennaio.
84
«Procurava di congiungersi col Santissimo Sacramento quelle più volte ch' ella
potea; e quando non l' era concesso così spesso, in ispirito si comunicava:
che... una comunione spirituale continua la vita sua chiamar si potea... Stando
ella un giorno in... estasi... rapita, il Signore le disse che molto care teneva
quelle comunioni spirituali.... Molte volte dir soleva: «O Signore mio, che
dolcezza è questa! che facil modo- quando in altro non si possa- di
comunicarsi!... Che frequenti dolcezze ricevo così dalla Maestà vostra, e vengo
da voi in vita sostentata, io misera peccatrice indegna di sì alto dono... Che
misericordia è questa, mio dolce Gesù, che con una indegna e miserabile
schiava, opra così vostra divina Maestà!» Bartolomeo
CIMARELLI, O. M., Croniche dell'
Ordine dei FF. MM., parte 4, col. 1, lib. 2, cap. 7, pag. 135. Venezia,
1621.- Non abbiamo potuto finora rinvenire la Vita di questa Beata (Terziaria, + 1534), scritta da Pietro Navarro. Principale fonte della
sua storia è un libro, in 28 capitoli con 160 fogli in 4°, scritto «per una
monaca, discepola della B. Giovanna, chiamata Suor Maria Evangelista.» Op. cit., pag. 204.- «La
B. Giovanna della Croce dice che ogni volta ch' ella si comunicava in questa
maniera (spiritualmente), il Signore le dava l' istesse grazie, come se si
fosse comunicata sagramentalmente. «O la bella maniera di comunicarsi-
aggiungeva essa- senza parlare al confessore, senza domandar licenza, senza
parlare ad altro che a voi, o Dio mio: tutto è fatto.» Paolo de BARRY, Solitudine di
Filagia, giorno 10, meditazione 2. Milano (senza data), p. 338.
85
«Fuit vir quidam plebeus laborator, simpliciamus mundo, sed Deo... prudentior;
in civitate Nurembergensi... meo tempore civis... Filius confessionis hic
exstitit praedecessoris mei in prioratu Nurembergensi, fratris Eberhardi
videlicet, viri, ut adiacens mihi testari potest, patris fide digni valde:
huius enim relatione didici quae sequuntur. Hic
igitur simplicanus.... non mendicus fuit, sed rebus vivebat secundum saeculorum mediocriter;»
ma, essendo molto divoto, «de labore et rebus propriis pauperibus erogabat
largiter,» faceva ogni tanto de' lunghi pellegrinaggi di penitenza, e meditava
assiduamente la Passione di Nostro Signore. Crescendo l' amor divino nel suo
cuore, vi crebbe pure continuamente il desiderio di comunicarsi «aliquoties in
anno». Ma era uso- a Norimberga - che le donne si accostassero ai sacramenti
più spesso che gli uomini, e ne ottenevano più facilmente il permesso dai
parroci. Per non comparir singolare, quel servo di Dio, temeva di domandare
«crebrius contra morem» «sacramentum quod cordis aestu affectabat.»
«Excogitabat tandem divino nutu modum aliquem quo mediante acquireret per
aequipollentiam quod sumere nequibat per Sacramenti praesentiam.» Sapendo che
Dio «voluntatem bonam pro facto acceptat» qualora l' opera esterna non venga
omessa per negligenza, fece tutto quello che dipendeva da lui per prepararsi
alla comunione, specialmente quando non c' era speranza di ottenerla dal
parroco. Si confessava; la vigilia della desiderata comunione, prendeva un cibo
più scarso, «vice ieiunii»; si eccitava alla divozione con meditazioni, e si
offriva a Dio «in ara cordis»; in tempo della Messa, e specialmente alla
comunione del sacerdote, pregava con ardentissimo desiderio la divina clemenza
«ut se tanti sacramenti participem efficeret, et bonam voluntatem pro facto
acceptaret»; poi, per non ometter nulla di quel che fosse in suo potere, ed
apriva la bocca. «El ecce mira res. Nam divino - ut pie credi potest- miraculo
accidit, ut, quando ita se disposuit, illico linguae eius Hostiae consecratae
quaedam particula adhaerere coepit devote, dulciter, et sensibiliter,» in modo
che dovesse per forza, o rigettarla dalla bocca, od inghiottirla: e l'
inghiottiva. Meravigliato, e in dubbio se fosse cosa reale e divina, un giorno,
«certiorari volens, digitum ori imposuit, linguam tangere voluit, sed digito
alba quaedam particula, ut visus ostendit, inhaesit sensibiliter, quam ori
reimpositam sumpsit ut antea. Sed deinceps,» quantunque perseverasse nel
medesimo tenor di vita, «per decursum suae vitae, numquam simile meruit
percipere.» Ioannes NIDER, O. P. (+
1438), Mymecia bonorum sive Formicarius (titolo
ispirato dal Vade ad formicam, o piger, Prov.
VI, 6), Duaci, 1602, lib. 1, cap. 1, pag. 12, 13.
86
«Ubi sacerdos Christi Corpus rite confecerit.... rogabitis etiam ipsum Christi
Corpus ut, spiritali quadam communione sui, haud abnuat tectum animae vestrae
succedere; quo communionis genere incitabitur in vobis avditas quaedam tanti
mysterii, oblectantibus interim vos et proxime suscepti memoria, et spe denuo
suscipiendi. Haec communionis quotidianae ratio erit veluti quaedam animi
praeparatio longe efficax ad ipsum sacramentum Corporis Domini.» Relicta a FABRO monita Parmensi Caritatis sodalitati; anno 1540. Nic. ORLANDINUS, Historia Societatis Iesu, pars 1, lib. 2, n. 109.
87
Abbiamo detto altrove (Vol. I, pag. 100, nota 76), non essendovi, nel secondo o
nel terzo Ordine di S. Domenico, alcuna Venerabile o Beata o Santa di questo
nome, come ci venne assicurato e con documenti dimostrato dal cortesissimo
Archivista Generale dell' Ordine- doversi forse legegre: B. Agata della Croce (1546-1623). Nella Introduzione alle Visite S. Alfonso loda appunto questa beata,
dicendo «la B. Agata della Croce ne faceva (cioè:
comunioni spirituali) duecento ogni giorno». Noi non abbiamo avuto sinora
la fortuna di aver in mano la Vita della medesima, scritta da uno dei suoi
confessori, Fr. Antonio dei Martiri, O.
M., a cui rimanda anche l' Année
Dominicaine, avril, pag. 563; Lyon. 1889.
88 «Est quaedam voluptas carnis, cui
panis dulcis est ille caelestis.... Si animus non habet voluptates suas, unde
dicitur: Filii autem hominum sub tegmine
alarum tuarum sperabunt: inebriabuntur ab ubertate domus tuae, et torrente
voluptatis tuae potabis eos: quoniam apud te est fons vitae, et in lumine tuo
videbimus lumen (Ps. XXXV, 8-10)? Da amantem, et sentit quod dico. Da desiderantem, da
esurientem, da in ista solitudine peregrinantem atque sitientem, et fontem
aeternae patriae suspirantem: da talem, et scit quid dicam. Si autem frigido
loquor, nescit quid loquor.» S. AUGUSTINUS, In Ioannem, tract. 26. n. 4. ML 35-1608.
89
Vedi sopra, nota 84.
90
Nella ediz. napolet. del 1768 e '81, mancano queste parole.
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