- CAPO XVIII - Della frequenza de' sagramenti della confessione e comunione.
- § 3 - Della comunione. Ed in fine si parlerà anche della comunione spirituale e della visita al SS. Sagramento.
- Della visita al SS. Sagramento.
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Della
visita al SS. Sagramento.
23.
È una cosa di grande aiuto all'anime, che amano Gesù Cristo, il visitarlo
spesso nel Sagramento dell'altare.
La
santa Chiesa ha istituita la festa di questo Sagramento con tante solennità,
non solo per onorare la comunione, ma ancora l'amorosa dimora che fa Gesù
Cristo giorno e notte nelle nostre chiese in questo Sagramento d'amore. Egli,
l'amante nostro Signore, dice il P. Nieremberg, si è lasciato in terra sotto le
specie di pane, principalmente per essere cibo delle nostre anime; ma si è
lasciato ancora, affin di trattenersi con noi chiuso negli altari e così ricordarci
l'amore che ci porta.91 Niuna
lingua è bastante, scrisse S. Pietro d'Alcantara, a poter dichiarare la grandezza dell'amore che Gesù porta a ciascuna
dell'anime che sono in grazia; e perciò volendo questo Sposo dolcissimo partire
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da questa vita, acciò questa sua assenza non le fosse cagione di
scordarsi di lui, le lasciò per memoria questo santissimo Sagramento, nel quale
egli stesso rimanea, non volendo che tra ambedue restasse altro pegno, per
tenere svegliata la memoria, ch'egli medesimo.92
24.
Sicché quando il nostro caro Salvatore si partì da questo mondo, non volle
lasciarci soli, e perciò ritrovò il modo di restarsi con noi nella santa
Eucaristia sino alla fine de' secoli, per farci anche quaggiù godere la sua
dolce compagnia. Così appunto egli dichiarò a' suoi discepoli e per essi a
tutti noi: Ecce ego vobiscum sum... usque
ad consummationem saeculi (Matth. XXVIII, 20). Quindi seguì a scrivere S.
Pietro d'Alcantara: Volea lo Sposo
lasciare alla sua sposa in questa si lunga lontananza qualche compagnia,
acciocché non rimanesse sola; e perciò le lasciò questo Sagramento, in cui
rimaneva esso stesso, ch'era la miglior compagnia che potesse lasciarle.93
25.
Dicea S. Teresa: Non è permesso ad ognuno
parlare col re, il più che può un vassallo sperare e di fargli parlare per
terza persona. E poi soggiungea: Ma
per parlare con Dio, o Re di gloria, non vi vogliono terze persone: voi sempre
vi tate trovare pronto a dare udienza a tutti nel Sagramento dell'altare:
ognuno che vi vuole, ivi sempre vi trova e vi parla da tu a tu. Oltreché, se
mai alcuno giunge a parlare col re, quanto prima ci ha da stentare! I monarchi
appena danno udienza poche volte l'anno, ma voi, nostro Redentore, in questo
Sagramento date udienza a tutti e sempre che noi la vogliamo.94
Egli poi il nostro divino re, dice la stessa santa, a fine
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di dare a
noi animo di accostarci con più confidenza a' piedi suoi, si è travestito colle
specie di pane in questo Sagramento e così ha coverta la sua maestà, acciocché
ella non ci atterrisca.95
Ma
oh Dio, e quanti disprezzi poi ha dovuto soffrir Gesù Cristo dagl'Infedeli
dagli Eretici e da' peccatori in questo Sagramento per rimanersi con noi! Chi
se l'ha posto sotto i piedi, chi l'ha dato a mangiare alle bestie, chi è giunto
a gittarlo nelle cloache! Egli già prevedea tutte queste ingiurie, ma non
perciò ha voluto lasciare di restarsi con noi sugli altari, per non privarci
della sua amabile presenza.
Fanno
gran viaggi molti pellegrini per visitare la santa Casa di Loreto, dove Gesù
Cristo un tempo abitò, o per venerare i luoghi di Terra Santa, dov'egli nacque,
patì e
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morì: ma con gran ragione diceva il P. Giovanni Avila ch'egli
non sapea trovare santuario più amabile e più divoto che una chiesa dove ci sta
il SS. Sagramento, perché quello non solo è luogo dove un tempo Gesù ha
dimorato o patito, ma dove egli stesso dimora vivo e vero.96
Perciò
i santi non han provata in questa terra delizia maggiore che starsene alla
presenza del SS. Sagramento. S. Francesco Saverio, come si narra nella sua Vita
(Lib. 6, cap. 5), dopo aver faticato tutto il giorno in aiuto dell'anime, la
notte poi se ne stava a' piedi del Sagramento; e quando il sonno l'opprimeva,
buttavasi sopra gli scalini dell'altare, e dopo aver preso ivi uno scarso
riposo, ritornava a conversare col suo caro Signore.97 Lo stesso facea
S. Giovan Francesco Regis, dopo avere spesa tutta la giornata in predicare e
confessare nelle sue missioni, il suo riposo era trattenersi nella notte avanti
Gesù Sagramentato; e quando trovava chiusa la chiesa, si fermava fuori della
porta, per corteggiare così almen da lontano l'amato suo Redentore.98
Il
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Ven. P Baldassarre Alvarez, uomo santo, quando stava nel suo
collegio e non potea trattenersi nella chiesa, procurava almeno di tener gli
occhi rivolti colà dove sapea che stava il SS. Sagramento.99
In
somma i santi in questo Sagramento han trovato in terra il lor paradiso, come
appunto venne a dire un giorno dal cielo S. Teresa ad una religiosa: Quelli del cielo e della terra dobbiamo
essere una stessa cosa nella purità e nell'amore, noi godendo e voi patendo; e
quello che noi facciamo in cielo colla divina essenza, dovete far voi in terra
col SS. Sagramento (Rib., lib. 3, cap....).100 Ed in verità qual
maggior
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paradiso può trovare in questa terra un'anima che ama Gesù
Cristo, che trattenersi a' piedi suoi a protestargli l'amore che gli porta, ad offerirgli
se stessa e tutte le sue cose, a manifestargli i desideri che ha di vederlo
alla svelata per maggiormente amarlo?
26.
Or questo paradiso specialmente posson goderlo le religiose. È vero che Gesù
nel Sagramento si è lasciato per tutti, ma particolarmente ivi si è restato per
le monache sue spose, che lo tengono e godono giorno e notte dentro la stessa
loro casa. Allorché nacque Gesù, i santi Magi lasciarono le loro patrie e case
ed andarono per molto tempo girando la Palestina, ed interrogando dove lo
potessero trovare: Dicentes: Ubi est qui
natus est rex Iudaeorum? (Matth. II, 2). Anche i secolari, per trovar Gesù
Cristo, debbono partirsi dalle loro case ed andare a trovarlo nella chiesa, che
appena sta aperta nel giorno, e in molti luoghi solamente nella mattina. Ma la
monaca non ha bisogno di partirsi dalla sua casa per ritrovare Gesù Cristo,
egli si trattiene continuamente nella stessa casa dov'ella abita, onde può
trovarlo quando vuole, di mattina, di sera, di giorno e di notte. Ella come
sposa è ammessa ad abitare in palagio. Quanto si stimano onorati quei vassalli
che son chiamati dal re ad abitare in palagio! Voi dunque, sorella benedetta,
siete una di queste persone fortunate, che avete ricevuto l'onore di abitare in
questa terra insieme col re del cielo Gesù Cristo. Sicché lo potete visitare e
trattenervi con lui di giorno e di notte, sempre che volete; basta che
camminate pochi passi, quanti ve ne sono dalla vostra cella al coro. La Ven.
Madre Maria di Gesù, fondatrice d'un monastero in Tolosa, dicea che
specialmente per due gran cose ringraziava Dio d'averla chiamata alla
religione: la prima, perché le religiose per lo voto d'ubbidienza sono tutte di
Dio: la seconda, perché elleno hanno la sorte di abitar sempre con Gesù sagramentato.101
- 270 -
Gesù
Cristo nelle altre chiese vi sta per tutti, ma nel vostro monastero ci sta solo
per voi e per le vostre compagne. Sappiate approfittarvene. Oh Dio, che in
tutti i monasteri dovrebbero esser le monache come tante farfalle, che di
giorno e di notte andassero d'intorno102 al loro Sposo, e i loro cuori
dovrebbon tutti stargli accanto ad ardere continuamente, meglio che non ardono
le candele e le lampade dell'altare.
27.
Ma ohimè, che di ciò appunto si lamenta il Signore, come fe' intendere alla sua
serva Suor Margarita Alacoque salesiana, a cui dimostrando un giorno il suo
divino Cuore, che ardea tra fiamme d'amore verso gli uomini, le disse: Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli
uomini e non ha risparmiato niente, giungendo sino a consumarsi, per dimostrare
ad essi il suo amore. Ma poi non ricevo che ingratitudini e disprezzi dalla
maggior parte in questo Sagramento d'amore. E poi soggiunse quest'altro
lamento più amaro: Ma ciò che più mi
dispiace è che questi cuori ingrati sono cuori a me consagrati.103
Con che dichiarò che parlava de' religiosi e religiose, che poco stimano la
loro sorte di starsene con Gesù Cristo nella medesima casa, e perciò poco è il
profitto che ne ricavano. Se una sola volta l'anno e per un giorno solo il SS.
Sagramento dovesse star nella vostra chiesa, certamente che tutte farebbero a
gara in quel giorno a chi potesse più corteggiarlo e fargli amorosa compagnia;
ma perché Gesù, per sua sola bontà e per vedervi più spesso alla sua presenza,
se ne sta continuamente con voi, per questo voi avete da lasciarlo solo, e
fargli tanto poca assistenza?
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28.
Se per lo passato in ciò siete stata negligente, vi prego da ogg'innanzi a
sapervi veder bene104 di questo gran tesoro che avete con voi nel SS.
Sagramento. Suor Anna della Croce, che fu prima contessa di Feria, gran signora
nella Spagna, ma, essendo poi rimasta vedova di ventiquattro anni, si fe'
monaca di santa Chiara in Montiglia: ella si procurò una cella dalla quale
miravasi l'altare del Sagramento, e quivi per lo più tratteneasi di giorno e di
notte. Dimandata che facesse tante ore innanzi al Sagramento, rispose: Io vi starei tutta l'eternità. Che si fa
innanzi a Gesù Sagramentato? Si ringrazia, si ama e si domanda.105
Ecco per voi un bello insegnamento, per trattenervi con molto frutto alla
presenza del SS. Sagramento.
Per
1. si ringrazia. Oh Dio! una monaca
quanto ringrazia un parente, che viene a posta da lontano a visitarla! E voi
non sapete poi ringraziar Gesù Cristo che scende dal cielo non solo per
visitarvi, ma ancora per trattenersi sempre con voi? Prima di tutto dunque,
quando gli fate la visita, ravvivate la fede, adorate il vostro Sposo nel
Sagramento, e ringraziatelo di tanta bontà di esser venuto a starsene su
quell'altare per vostro amore.
- 272 -
Per
2. si ama. S. Filippo Neri, stando
infermo, quando vide il SS. Viatico entrar nella sua stanza, acceso tutto di
santo amore. subito esclamò: Ecco l'amor
mio, ecco l'amor mio!106 Così dite ancora voi quando ve ne state a
vista del sagro ciborio. Pensate che 'l vostro sposo, chiuso in quel carcere
d'amore, sta ardendo d'amore per voi. Apparve appunto egli un giorno a S.
Caterina da Siena nel Sagramento in forma d'una fornace di fuoco, dalla quale
stupiva la santa come non restassero infiammati tutt'i cuori degli
uomini.107 Allorché dunque vi trovate alla sua presenza, replicategli,
se volete compiacerlo, più atti d'amore, offerendogli specialmente voi stessa.
Per
3. si domanda. Diceva il B. Errico
Susone che Gesù nel Sagramento esaudisce più presto le preghiere di chi lo
visita, e dispensa con più abbondanza le sue grazie.108 Il
- 273 -
Ven.
P. Baldassarre Alvarez vide un giorno Gesù Cristo nel Sagramento che tenea le
mani piene di grazie, ma non trovava a chi dispensarle, perché non trovava chi
gliele cercasse.109 Voi dite che non sapete trattenervi molto alla
presenza di Gesù Cristo, perché non sapete ivi che fare né che dirgli. Oh Dio,
e perché non vi occupate a domandargli le grazie che vi bisognano? Pregatelo
che vi dia forza di resistere alle tentazioni, di emendarvi da quel difetto in
cui sempre ricadete, di sciogliervi da quella passione che vi tiene legata ed
impedita a non esser tutta di Dio. Pregatelo che vi dia l'aiuto a soffrir con
pace i disprezzi e tutte le cose contrarie, che vi accresca nel cuore il suo
divino amore, e specialmente che vi faccia star sempre unita alla sua santa
volontà. Quando poi vi sentite disturbata per qualche difetto commesso, andate
subito al Sagramento a cercargli perdono, e così rimettetevi in pace. Quando
ricevete qualche disgusto o qualche incontro più pesante, andate ad offerircelo,
e pregatelo che vi aiuti ad abbracciarlo con rassegnazione.
Oh
se tutte le religiose facessero così e sapessero ben avvalersi della compagnia
del loro Sposo, si farebbero tutte sante! Fatevi santa così almeno voi.
91
«O allegrezza e contento degli Angeli, che utilità avete che una vil creatura
vi ami? Perchè stimolate il suo amore con nuove invenzioni? Come suole un
innamorato, desideroso che si risponde alla sua affezione, cercaste con bocconi
d' affatturare, per così dire, il mio amore, quando istituiste quell' amoroso
Sacramento, nel quale ci lasciaste il vostro Sangue, desiderando che noi vi
amassimo e ci unissimo con voi, siccome voi siete uno con vostro Padre: non
volendo allontanarvi di luogo da noi, nemmeno dalla nostra sostanza.» Gio. Eus. NIEREMBERG, S. I., Dell' affezione ed amore che devono avere a
Gesù le anime da lui redente, cap. 16. Opere
spirituali, II, Venezia, 1715, pag. 288.
92
«Ninguna lengua criada puede declarar la grandeza del amor que Cristo tiene a
su Esposa la Iglesia, y por consiguiente a cada una de las ànimas que estàn en
gracia, porque cada una de ellas es tambièn esposa suya. Pues queriendo este
Esposo dulcisimo partirse de esta vida, y ausentarse de su Esposa la Iglesia- porque
esta ausencia no le fuese causa de olvido- dejòle por memorial este Santisimo
Sacramento, en que se quedaba el mismo, no queriendo que entre El y ella
huviese otra prenda que despertase su memoria, sino sòlo El.» S. PEDRO DE
ALCANTARA, Tratado de la oraciòn,
meditaciòn y devociòn, parte primiera, cap. 4, El Lunes.
93
«Queria también el Esposo, en esta ausencia tan larga, dejar a su Esposa
compañia, porque no se quedase sola; y dejòle la de este Sacramento, donde se
queda El mismo, que era la mejor compañia que le podia dejar.» La misma obra, l. c.
94
«Puedo tratar como con amigo, aunque es Señor; porque entiendo no es como los
que acà tenemos por señores, que todo el señorio ponen en autoridades postizas.
Ha de haber oras de hablar y señaladas personas que los habien; si es algun
pobrecito que tiene algun negocio, màs rodeos y favores y trabajos le ha de
costar tratarlo; u que si es con el Rey, aqui no hai tocar gente pobre y no
caballerosa, sino preguntar quién son los màs privados, y a buen siguro, que no
sean personas que tengan el mundo debajo de los pies; porque éstos hablan
verdades que no temen ni deben; no son para palacio; que alli no se deben usar,
sino callar lo que mal los prece; que aun pensarlo no deben osar por no ser desfavorecidos.-
¡Oh Rey de gloria y Señor de todos los reis, còmo no es vuestro reino armado de
palillos, pues no tiene fin! Còmo no son menester terceros para Vos!.... Es imposible dejar de ver que sois gran Emperador en Vos mesmo, que
espanta, Señor mio, mirar con ella vuestra humildad y el amor que mostràis a
una como yo.- En
todo se puede tratar y hablar con Vòs como quisièremos.» S. TERESA, Libro de la Vida, cap. 37. Obras, I, 323-324.
95
«Si os da pena no verle con los ojos corporales, mirà que no nos conviene.... Y
viendo tan gran Majestad, ¿còmo osaria una pecadorcilla como yo, que tanto le
ha ofendido, estar tan cerca de El? Debajo de aquel pan, està tratable; porque
si el rey se distraza, no parece se nos daria nada de conversar sin tantos
miramientos y respetos con El; parece està obligado a sufrirlo, pues se
disfrazò. ¡Quien osara llegar con tanta tibieza, tan indinamente, con tantas
imperfeciones! ¡Oh, còmo no sabemos lo que pedimos, y còmo lo mirò mijor su
sabiduria!» Camino de perfecciòn, cap.
34. Obras, III, 164.- «Cuando yo me
llegaba a comulgar, y me acordaba de aquella Majestad grandisima que habia
visto, y miraba que era el que estaba en el Santisimo Sacramento, y muchas
veces quiere el Señor que le vea en la Hostia, los cabellos se me espeluzaban y
toda parecia me aniquilaba. ¡Oh Señor mio! Mas si no encubriPrades vuestra
grandeza, ¿quién osara llegar tantas veces a juntar cosa tan sucia y miserable
con tan gran Majestad? Bendito seàis, Señor. Alòbenos los àngeles y todas las
criaturas, que ansi medis las cosas con nuestra flaqueza, para que, gozando de
tan soberanas mercedes, no nos espante vuestro gran poder, de manera que aun no
las osemos gozar como gente flaca y miserable.» Libro de la Vida, cap. 38. Obras,
I, 337, 338.
96
«Dixit forte ei e familiaribus unus: Domine, utinam a Christianis urbs
Hierusalem possideretur, ut paulatim eo commigrare liceret, sanctisque illis
locis emori ubi Christus nostram operatus est salutem.» Audita re, solita animi
pausa reposuit: «Nonne habes sacrosanctum Altaris Sacramentum? Eius dum venit
mihi in mentem, quaecumque in terris sunt fastidio.» LUDOVICUS GRANATENSIS, O.
P., Vita Magistri Ioannis Avillae, lib.
2, § Quam deditus Eucharistiae Sacramento
fuerit. Opera, III, Coloniae Agrippinae, 1626, pag. 840, col. 1.
97
«Observatum est Malacae a sociis eum fere in sacrario, quasi alterum Samuelem,
humi cubitare solitum; intempesta inde nocte in templum obrepere et ante...
sacrosanctam Eucharistiam submissis genibus orare: cruribus autem defatigatis,
super arae gradus proiectum aut manibus innixum, perseverare in negotio, donec
aut somni necessitas aut aurorae lux superveniret»TURSELLINUS, Vita, lib. 6, cap. 5.
98 «De la paroisse de
Saint-Pierre-des-Machabées, (Règis) passa à celle le Saint-Bonnet-le Froid, que
l' on appelle ainsi à cause du froid excessif qui s' y fait sentir. Le curé, s'
étant aperçu que Régis sortait secrètement toutes les nuits de sa chambre, eut
un jour la curiosité de savoir où il allait et ce qu' il faisait... Il le
trouva devant la prote (de l' église), à genoux, les mains jointes et la tête
nue, malgré une bise violente qui soufflait... Le voyant déterminé à continuer
ses entretiens avec Dieu, il lui donna la clef de l' église... Régis continua
de passer toutes les nuits dans l' église, malgré la rigueur du froid qui fut
intolérable cette année-là.- L' hiver étant venu, il reprit ses missions de la
campagne. Il choisit d' abord le bourg de Monregard... Il n' y put arriver que
fort tard et de nuit... Il alla... droit à l' église, qu' il trouva fermée, et
se mit à genoux à la porte... Des payans... l' aperçurent prosterné contre
terre, presque tout couvert de neige... Ils le pressérent de se retirer dans
une maison voisine... et c' est tout ce qu' on put faire que de l' y résoudre.»
DAUBENTON, Vie, liv. 4.
99
«Come gli apostoli, quando miravano salire al cielo il Maestro loro,
togliendosi loro di veduta, non per tanto lasciarono di mirare al cielo, ove
sapean ch' era il suo soggiorno, avvegnachè alla lor vista nascoso: così questo
sant' uomo, che era tutto uso a mirare il suo Signore nella contemplazione, non
poeta rimuover gli occhi dal suo Sacramento, ove sapea ch' era coperto sotto
quel velo.» Ven. Lod. DA PONTE, Vita, cap. 6, § 2.
100
«Sabe (la declarante) por relaciòn de dos o tres personas religiosas y muy
graves lo que sigue: Muy poco después que muriò la Santa Madre, escribiò una de
estas personas a otra que ya no se atrevia a sentir la ausencia de la Santa
Madre Teresa de Jesùs porque reprendia mucho a quien la sentia y a quien se
afligia por los trabajos, porque ninguna cosa, segùn la dijeron, porque ninguna
cosa, segùn la dijeron en espiritu, màs le premiearon en el cielo que los que
acà habia padecido, y que si por alguna cosa pudiera desear volver al mundo,
fuera por sufrir màs; y viéndola en visiòn la misma persona, muy hermosa y
llena de blanquisima luz, la dijo estas palabras que son las originales: «....
2 Los del Cielo y los de la tierra seamos una misma cosa en pureza y amor. Los
de acà gozando, los de allà padeciendo. Nosotros al Santisimo Sacramento, y di
esto a mis hijas....» Todo lo que se ha dicho en las apariciones y hablas,
suceo a uno de los confesores màs señalados que la Santa Madre tuvo.» Declaraciòn de la Ha Teresa de Jesùs (nipote
della Santa Madre) en el segundo proceso
de Avila (1610), n. 96. Obras, II,
356.- Cf. YEPES, Vita, lib. 2, cap.
39: RIBERA, Vita, lib. 5, cap. 4. Il
testo di Yepes è questo: «Quelli di
quà sù del cielo, e quelli di costà giù della terra, abbiamo da essere l'
istessa cosa nell' amore e purità. Quelli di quà sù veggendo la divina Essenza,
e quelli di costà giù adorando il Santissimo Sacramento: col quale avete a far
voi di là, quello che noi di qua facciamo con l' Essenza: noi godendo e voi
patendo, che in questo siamo differenti, e mentre più patirete, più goderete.
Dillo alle mie figliuole,» Aggiunge Yepes:
«Rimase a questa persona scolpito nell' anima: Sagramento e travagli.»
Testo di Ribera: «Quelli di quassù
del cielo e quelli di costà giù della terra, abbiamo da essere uno nell' amore
e purità. Quelli di quassù vedendo la divina Essenza, e quelli di costò giù
adorando il Santissimo Sagramento: noi altri godendo, e voi altri patendo, che
in questo siamo differenti, e mentre più patirete, più goderete. Dillo alle mie
figliuole.» Aggiunge pur il Ribera: «Rimase
a questa persona scolpito nell'animo: Sacramento e travagli.» - Quello a cui fu
fatta la rivelazione, dice Yepes essere
stato «un religioso dell' Ordine degli Scalzi, molto servo di Nostro Signore;»
e Suor Teresa di Gesù «uno de los
confessores màs señalados que la Santa Madre tuvo». Questi connotati indicano
chiaramente il P. Girolamo Graciàn della Madre di Dio. Il che viene confermato
dalle Croniche dell' Ordine, lib. 25,
cap. 51.
101
«La Venerabile Madre Maria di Gesù, fondatrice e primiera professa nel
Monastero di S. Caterina in Tolosa, essendo un giorno interrogata perchè
facesse tanta stima della sua vocazione, ella ne rese due ragioni: «La prima,
perchè in Religione siamo tutte di Dio, per mezzo del voto dell' ubbidienza,
sacrificandogli la nostra propria volontà; la seconda, perchè in Religione
siamo alloggiate nell' istessa casa con Gesù, serbandosi negli alberghi dei
Religiosi il Santissimo, con cui possiamo trattenerci di dì e di notte,
rappresentandogli le nostre necessità, facendogli i nostri pianti amorosi,
comunicandogli gli affari della nostra salute, ringraziandolo dell' immenso
amore che ci ha mostrato, riamanendo sui nostri altari come prigione d' amore
già per mille e seicento anni solo per nostra consolazione.» Paolo de BARRY, Solitudine di Filagia ottavo giorno, (Secondo trattenimento
spirituale). Milano (senza data), p. 320.
102
Nelle ediz. napolet. del 1768 e '81, manca: d'
intorno.
103 «Voilà ce Cœur qui a tant aimé les
hommes. qu' il n' a rien épargné jusqu' à s' épuiser et se consommer pour leur
témoigner son amour; et pour reconnaissance, je ne reçois de la plupart que des
ingratitudes, par leurs irrévérences et leurs sacrilèges, et par les froideurs
et les mépris qu' ils ont pour moi dans ce Sacrement d' amour. Mais ce qui m'
est encore le plus sensible, est que ce sont des cœurs qui me sont consacrés
qui en usent ainsi.» Vie, par elle-méme. Vie et Œuvres, deuxième
edition, Paray et Paris, 1876, II, 414.
104
Frase ancora in uso nel napoletano, nel senso di goder pienamente di una cosa. Remondini fin dalla prima edizione
mutò il veder in valer.
105
Donna Anna Ponce de Leòn, che fu Contessa di Feria, nacque il 3 maggio 1527 a
Marcena (Andalucia), morì il 26 aprile 1601. La via fu scritta dal P. Martino DE ROA, S. I. Ivi si legge
(Roma, 1666), lib. 3, cap. 1. 67: «Il Padre (Maestro Avila) ordinolle.... che
si comunicasse ogni giorno, come lo fece fin all' ultimo di sua vita, per tutto
il tempo che fu in monastero, e alcuni mesi prima che vi entrasse, nella sua
vedovanza.»- Libro 4, cap. 5, 130: «Il suo delizioso gabinetto era la tribuna
della chiesa.»- Lib. 9, cap. 13, 155- «Raccolta in una cella, la quale ha la
finestra corrispondente all' altare del Santissimo Sagramento, spende la
maggior parte del tempo in assistere alla presenza del sovrano Signore.»- S.
LEONARDO DA PORTO MAURIZIO, Manuale Sacro,
parte 2, § 5, Roma, 1734, p. 58: «Serva di stimolo alla vostra divozione l'
esempio della Contessa di Feria, la quale, rimasta vedova, prese l' abito di S.
Chiara, e tutto il suo trattenimento era dinanzi all' altare, dove si deilziava
col suo Gesù Sagramentato, sino ad esser chiamata la Sposa del Santissimo
Sagramento. Interrogata una volta da una gran dama sua parente, che mai facesse
e a che pensasse, in quel tmpo sì lungo in cui si tratteneva davanti al
Santissimo; rispose: «Io vi starei per tutta un' eternità: e non è ivi il
nostro buon Dio? Oh grande Iddio! e voi mi domandate che si fa davanti a lui?
Si ama, si loda, si ringrazia, si offerisce, si domanda. Che cosa fa un povero
avanti al ricco? che cosa fa un ammalato avanti al medico? che cosa fa un
assetato avanti una fontana limpida e cristalina?» Così la discorreva quella
buona serva del Signore.»
106
«Il Cardinale (Federigo Borromeo) lo volle comunicare per Viatico di propria
mano. Or, appena entrò Borromeo in camera col Santissimo Sacramento in mano,
che il santo vecchio in un subito, ancorchè prima... paresse come morto, aprì
gli occhi, e con gran fervore di spirito disse ad alta voce, e con molte
lagrime: «Ecco l' amor mio! ecco l' amor mio! Ecco tutto il mio amore e tutto
il mio bene! Datemi prontamente il mio amore!».... Quando fu nell' atto di
comunicarsi, tutto infervorato disse: «Vieni, vieni o Signore! vieni, amor
mio!» BACCI, Vita, lib. 4, cap. 1. n.
4.
107
«Ella non venne mai al sagro altare, che molte cose non le fossero mostrate
superiori ai sensi, e singolarmente quando ella riceveva la sacra comunione;
poichè frequentemente vedea nascosto nelle mani del sacerdote un bambino,
alcuna volta un fanciullo un poco più grande, altra volta una fornace d'
ardente fuoco, in cui pareale ch' entrasse il sacerdote allorchè prendeva il
Sacramento.» B. RAIMONDO DA CAPUA, Vita, parte
2, cap. 6, n. 3.
108
«Minister: O bonum praecipuum,
amabilis Domine, hospes dulcissime, quaestinculam adhuc proponere perquam
velim: ecquid tamen adferas animae te diligenti, quidve illi conferas et
praestes vera illa praesentia tui in Sacramento, dum illa tecum amore et
desiderio accipit.- Sapientia: Putas
isthaec quaestio amantem deceat! Quid, oro, me ipso praestantius habeo? Qui ipso
suo dilecto fruitur, ecquid illi praeterea requirendum est? Qui seipsum
largitur, quid, quaeso, negare possit? Equidem me ipsum tibi
do, et te ipsum tibi tollens, mihi copulo et coniungo. Amittis ergo te ipsum,
et in me transmutaris. Ecquid sol radiantissimus aëri sereno ac neutiquam
nubilo adfert? Quid lucifer oriens obscurae praestat nocti? Quid denique
vernans aestatis amoenitas, iucunditatis et elegantiae efficit et producit post
exactos gelidae hiemis algores?- Minister: Isthaec omnia, mi Domine, multa
praeclara operantur et conferunt beneficia.- Sapientia: Praeclara haec tibi magnificaque videntur, eo quod
oculis ea capere queas. Atvero, vel minimum ex me proficiscens donum in
venerabili Sacramento, in omnem aeternitatem longe fulget radiatque splendidius,
quam ullus solis huius splendor; multoque est illustrior atque micantior, quam
lucifer iste conspicuus; denique sempiterno quodam decore ac pulchritudine
longe te praeclarius exornat, quam ulla umquam aestas, qualibet amoena, terram
ornaverit. An forsitan dubitas illustrissimam divinitatem meam quovis sole
fulgentiorem; praeclarissimam animam meam qualibet stella micantiorem; atque
gloriosum corpus meum, quantacumque aestatis amoenitate delectabilius esse?
Quae quidem hodie revera percepisti in Eucharistia.» B. Henricus SUSO, Dialogus:
Colloquuntur Sapientia et minister eius, cap. 23. Opera, Coloniae Agrippinae, 1588, pag. 142, 143.
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«Avendo fatta una volta un' opera buona, il giorno seguente sul mattino, in
tempo d' orazione, vide Nostro Signore carico sulle braccia d' innumerabili
beni, e come afflitto da quel peso, bramoso d' esser scaricato, e come tenuto a
chi l' alleggerisse, giacchè non avea ove dispondere sì preziosi regali, ma con
tutta la brama che avea, non per tanto se ne alleggeriva: d' onde intese che la
sua opera era accetta a sua Divina Maestà, e che per mezzo della carità si
guadagnavano dè grandi beni, e che gli si mostrò in questa guisa acciocchè si
animasse a simili opere, e risvegliasse anco altri ad esercitarle.» Ven. Lod. DA PONTE, Vita, cap. 7, § 2.
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