- CAPO XXI - Della divozione verso Maria Santissima.
Precedente - Successivo
Clicca qui per nascondere i link alle concordanze
- 308 -
CAPO
XXI - Della divozione verso Maria Santissima.
1.
Oh la grande speranza che può avere un'anima, la quale confida
nell'intercessione di questa gran Madre di Dio!
Qui me invenerit, ecco le parole che dalla
santa Chiesa le sono applicate nelle di lei solennità, inveniet vitam et hauriet salutem a Domino (Prov. VIII, 35). Chi
trova me, dice Maria, per mezzo d'una sincera divozione, troverà la vita della
grazia in questa terra, e la salute eterna nel paradiso. Giunge a dire S.
Anselmo, parlando colla divina Madre: Virgo
benedictissima, sicut impossibile est ut a te aversus et a te despectus
salvetur; ita ad te conversus et a te respectus impossibile est ut pereat (De
excell. Virg., c. 4).1 Dice in somma il santo che siccome è impossibile
a salvarsi chi non è divoto di Maria e da lei non è protetto, così all'incontro
è impossibile che si danni chi a Maria si raccomanda e da lei è mirato con
amore. Parimente dice S. Antonino esser necessario che si salvino tutti coloro,
che sono difesi da questa gran regina: Necessarium
est quod hi ad quos Maria convertit oculos suos, pro eis advocans, salventur et
glorificentur (Part. 4, tit. 50).2 Scrive ancora S. Bonaventura che
- 309 -
coloro che acquistano il patrocinio di Maria, anche stando in questa
terra saranno riconosciuti da' beati per loro compagni; e chi porterà l'insegna
di servo di Maria, sarà già scritto nel libro della vita: Qui acquirunt gratiam Mariae, cognoscentur a civibus paradisi; et qui
habuerit hunc characterem, adnotabitur in libro vitae (S. Bon., in
psalter.).3
Sicché
l'esser divoto di Maria è un carattere di predestinazione. Dice l'Angelico che
Maria si chiama Stella del mare,
perché siccome i naviganti son guidati al porto per mezzo della stella, così i
Cristiani son guidati al paradiso per mezzo di Maria: Sicut navigantes ad portum diriguntur per stellam, ita Christiani
diriguntur ad gloriam per Mariam (Opusc. 7).4
2.
Se mai si dannasse un vero divoto di Maria - appresso nonperò spiegheremo quali
sieno i veri divoti di Maria - ciò avverrebbe o perché Maria non può aiutarli o
perché non vuole aiutarli.5 Ma no, dice S. Bernardo: Nec facultas ei deesse poterit nec voluntas
(S. Bern., Hom. 2, in Missus est).6 Non è possibile che un vero e
perseverante divoto di Maria si danni, perché a lei non manca né potenza né
volontà d'aiutarlo.
Vediamo
dunque per prima quanto Maria è potente appresso
- 310 -
Dio a favore de'
suoi divoti. La santa Chiesa, affin d'infonderci confidenza verso questa grande
avvocata, ce la fa invocare col nome di vergine potente: Virgo potens, ora pro nobis. Si, perché tale l'ha renduta quel Dio
ch'è onnipotente, com'ella stessa cantò: Fecit
mihi magna qui potens est (Luc. I, 49). Quindi lasciò scritto S. Teofilo
vescovo d'Alessandria: Il Figliuolo
gradisce d'esser pregato da sua Madre, perché vuole accordarle quanto ella gli
domanda, per così ricompensare il favore da lei ricevuto in avergli data la
carne.7 Un giorno S. Brigida (Rev. lib. 1, cap. 4) intese che Gesù,
parlando con Maria le disse: Pete quod
vis a me, non enim potest esse inanis petitio tua. Madre mia, cercami quel
che vuoi; già sai che qualunque tua domanda non può da me non essere esaudita.
E poi soggiunse: Quia tu mihi nihil
negasti in terris, ego nihil tibi negabo in caelis.8 Voi niente mi
avete negato vivendo in terra, conviene ch'io niente vi neghi ora che state
meco in cielo.
3.
Ma perché mai principalmente le preghiere di Maria sono così potenti appresso
Dio? Rispondo: Perché ella è madre.
Dice
S. Antonino: Oratio Deiparae habet
rationem imperii, unde impossibile est eam non exaudiri (Part. 4, tit. 15,
c. 17, § 14).9 Le preghiere di Maria essendo preghiere di madre,
- 311 -
hanno una certa ragione di comando, e perciò è impossibile ch'ella
non sia esaudita quando prega. Onde il B. Alberto Magno, dicendo le parole con
cui ci fa pregare la S. Chiesa, Monstra
te esse matrem, le prendeva in questo senso: Signora, dimostratevi d'esser
madre, comandate al vostro Figlio con autorità di madre che abbia di noi
pietà.10 Con lo stesso sentimento giunge a dire S. Pier Damiani che
Maria, quando va a chiedere qualche grazia al Figlio per li suoi divoti, in
certo modo comanda, non prega, come fosse padrona e non ancella del Signore: Accedit ad aureum illud reconciliationis
altare non rogans, sed imperans: domina, non ancilla (Serm. 41, de
Nativ.).11 Giunse a dire Cosma Gerosolimitano che la protezione di
Maria è onnipotente: Omnipotens auxilium
tuum, o Maria.12 Sì, lo conferma Riccardo di S. Lorenzo, Maria è
onnipotente,
- 312 -
perch'è giusto che la madre partecipi della potestà del
figlio: Cum autem eadem sit potestas
filii et matris, ab omnipotente Filio omnipotens mater facta est (Lib. 4,
de laud. B Virg.).13 Il Figlio è onnipotente per natura, la madre è
onnipotente per grazia; ciò viene a dire ch'ella ottiene colle sue preghiere
quanto vuole.
4.
Siasi perduto un peccatore quanto si voglia, dice S. Gregorio Nicomediense, se
egli ricorre a Maria, Maria lo salverà colla sua intercessione: Habes vires insuperabiles, ne clementiam
tuam superet multitudo peccatorum. Nihil tuae resistit potentiae, tuam enim
gloriam Creator existimat esse propriam (Orat. de exitu B.
Virg.).14 O madre di Dio, le dice il santo, voi avete forze
invincibili, acciocché la vostra clemenza non sia superata da qualunque numero di
peccati. Niente può resistere alla vostra potenza, giacché il vostro Creatore
stima come propria la gloria di voi che gli siete madre. Voi dunque tutto
potete, le dice anche S. Pier Damiani, mentre potete sollevar alla speranza
della salute anche i disperati: Nihil
tibi impossibile, quae etiam desperatos in spem salutis potes relevare
- 313 -
(Serm. 1, de nat. B. Virg.).15 Sicché quando il demonio ci
tenta di diffidenza, rivolgiamoci a Maria e diciamole con S. Germano: Voi siete, o Maria, onnipotente per salvare
i peccatori, e non avete bisogno d'altra raccomandazione appresso Dio, perché
siete la madre della vera vita (Serm. 3, in dorm. B.
V.).16
5.
In secondo luogo vediamo quanto vuole e desidera Maria aiutare i suoi divoti.
Che
gioverebbe a noi, dice S. Bonaventura, la gran potenza di Maria, s'ella non
avesse cura di noi? Ma no, dice il santo, teniamo per certo che siccome la
Vergine appresso Dio è la più potente de' santi, così anche è quella che ha più
pensiero della nostra salute.17 E
chi mai, le dice S. Germano (Ser. de zona Virg.), Signora nostra, più di voi tiene di noi cura dopo il vostro Figlio? Chi
mai cosi ci difende nelle nostre afflizioni? Chi tanto s'affatica in aiuto de'
peccatori? O Maria, il vostro patrocinio e maggiore di quello che noi possiamo
comprendere.18 S. Andrea d'Avellino chiamava
- 314 -
Maria la faccendiera del paradiso.19 Ma
quali sono queste faccende della Vergine in paradiso? Sono il continuamente
pregare per noi, ed impetrarci le grazie che le domandiamo. Diss'ella un giorno
a S. Brigida (Rev. lib. 1, cap. 6): Io son chiamata la madre della
misericordia, e con verità tale io sono, perché tale m'ha fatta la misericordia
di Dio: Ego vocor ab omnibus mater
misericordiae, et vere misericordia Dei misericordem me fecit. E chi mai ci
ha data questa gran protettrice, se non la misericordia di Dio, perché ci vuol
salvi? Ideo, soggiunse Maria, miser erit qui ad misericordem, cum possit,
non accedit.20 Misero, disse, e misero in eterno sarà, chi potendo
nella presente vita raccomandarsi a me, che sono così pietosa con tutti,
infelice non ricorre, e si danna.
6.
Dice Riccardo di S. Vittore che Maria è così piena di misericordia, che quando
vede miserie, subito sovviene; e non sa vedere il bisogno d'alcuno, e non
soccorrerlo: Adeo replentur ubera tua
misericordia, ut alterius miseriae notitia tacta lac fundant misericordiae, nec
possis miserias scire et non subvenire (Ricc. de S. Vict., In Cant. c. 23).21
Così ella praticava
- 315 -
sin da che viveva in questa terra, come sappiamo
dal fatto avvenuto nelle nozze di Cana di Galilea, allorché, mancando il vino,
Maria non aspettò d'esser pregata, ma compatendo l'afflizione e il rossore di
quegli sposi cercò al Figlio che li avesse consolati, dicendo: Vinum non habent;22 e già
ottenne che il Figlio con un miracolo cangiasse l'acqua in vino. E se la pietà
di Maria, dice S. Bonaventura, era così grande verso gli afflitti, mentre stava
in questo mondo, molto maggiore è quella che ha di noi, ora che sta nel cielo,
donde meglio vede le nostre miserie e più ci compatisce: Magna fuit erga miseros misericordia Mariae adhuc exsulantis in mundo,
sed multo maior est regnantis in caelo (In spec. B.
V., cap. 8).23
7.
Deh non trascuriamo di ricorrere in tutt'i nostri bisogni a questa divina
Madre, la quale si fa trovare sempre apparecchiata ad aiutar chi la prega: Invenies, dice Riccardo di S. Lorenzo, semper paratam auxiliari.24
Soggiunge Bernardino da Bustis che quando a lei ricorreremo, la troveremo
sempre colle mani piene di misericordie e di grazie: Invenies eam in manibus plena misericordia et liberalitate (Marial.
I, Serm. 5, de nom. Mar.).25 Aggiunge Riccardo di S. Vittore che
Maria tiene un cuore così pietoso che, scorgendo i bisogni di noi miserabili,
previene le nostre suppliche ed anticipa il soccorso
- 316 -
prima che ce lo
domandiamo: Velocius occurrit eius pietas
quam invocetur, et causas miserorum anticipat (In Cant. cap. 23).26
Che temiamo dunque, dice S. Bernardo, di non esser consolati ricorrendo a
Maria? Ella non è austera né mette terrore, ma è tutta dolce e benigna con
ognuno che a lei si raccomanda: Quid ad
Mariam accedere trepidat humana fragilitas? nihil alterum in ea, nihil
terribile, tota suavis est.27
E
come mai può non esser cortese con chi la prega, mentr'ella stessa va cercando
i miseri per salvarli? Ecco come Maria chiama tutti, con darci animo a sperare
ogni bene, se a lei ricorriamo: In me
omnis spes vitae et virtutis; transite ad me omnes (Eccli. XXIV, [25], 26).
Commenta questo passo il P. Pelbarto: Vocat
omnes, iustos et peccatores.28 Il demonio, dice S. Pietro, va
sempre in giro, cercando chi divorare: Circuit
quaerens quem devoret (I Petr. V, 8): ma questa divina Madre, dice
Bernardino da Bustis, va in giro, cercando chi salvare: Ipsa semper circuit, quaerens quem salvet (Marial. p. 3, serm.
3).29 Basta a lei, per salvarci, che noi la preghiamo che ci aiuti.
Diceva una persona santa: A Maria basta
cercare le grazie per averle.30 Per tanto scrisse S. Bonaventura
che Maria ha tanto
- 317 -
desiderio di farci bene e vederci salvi ch'ella si
dichiara offesa non solo da chi le fa qualche positiva ingiuria, ma anche da
coloro che non vengono a cercarle grazie:
In te, Domina, peccant, non solum qui tibi iniuriam irrogant, sed etiam qui te
non rogant (S. Bon., In spec. Virg.).31 Quindi diceva il santo che
quando riguardava Maria, tutto si consolava, perché gli parea la stessa
misericordia che stendesse le mani per sollevarlo dalle sue miserie: Certe, Domina, cum te aspicio, nihil nisi
misericordiam cerno.32 Poiché dicea che questa buona signora non sa
né ha saputo mai lasciar di compatire e d'aiutare qualunque miserabile, che a
lei è venuto a raccomandarsi: Ipsa enim
non misereri ignorat, et miseris non satisfacere numquam scivit.33
Questo
è quello che Maria sta facendo continuamente in
- 318 -
cielo, chiede
misericordia per li miserabili. S. Brigida udì una volta Gesù, che disse alla
sua santa Madre: Pete, mater, quid vis a
me: Madre mia, cercami quel che vuoi. E Maria che rispose? altro non
domandò: Misericordiam peto pro miseris
(Rev. lib. 1, cap. 46).34 Come dicesse: Figlio, giacché voi m'avete
fatta madre di misericordia e avvocata de' miseri, che altro voglio cercarvi,
se non che usiate pietà co' miserabili? E perché i più miserabili sono i poveri
peccatori, perciò ella anche verso di loro tiene gli occhi rivolti per
aiutarli. Dice Davide che gli occhi del Signore stanno rivolti verso de'
giusti: Oculi Domini super iustos
(Ps. XXXIII, [16]). Ma questa madre di misericordia, scrive Riccardo di S.
Lorenzo, volge gli occhi suoi pietosi così sopra de' giusti, come sopra i
peccatori. Dice quest'autore ch'ella fa con noi quel che fa una madre col suo
fanciullo: la madre sempre tiene gli occhi sopra del suo fanciullo, per evitare
ch'egli non cada; e se mai quegli è caduto, acciocché subito corra a
sollevarlo: Sed oculi Dominae, sono
le sue parole, super iustos et
peccatores, sicut oculi matris ad puerum ne cadat; vel si ceciderit, ut
sublevet.35 Maria è stata costituita dal Signore per avvocata
universale di tutti: Sicut omnium est
regina, ita omnium est advocata, dice l'Idiota.36 Anzi più
propriamente, dice Dionisio Cartusiano, ella è l'avvocata de' peccatori, perché
propriamente i rei, non gl'innocenti, han più bisogno di chi l'aiuti; perciò da
Dionisio è chiamata l'avvocata di tutti i scellerati che a lei ricorrono: Advocata omnium iniquorum ad se
- 319 -
confugientium.37 E prima lo disse S. Giovan Damasceno,
chiamandola Civitatem refugii omnibus
confugientibus ad eam (De dormit. Virg.).38 Quindi ci fa animo S.
Bonaventura: Respirate ad illam, perditi
peccatores, et perducet vos ad portum (In psal. 8).39 Poveri
peccatori perduti, dice, non vi disperate, alzate gli occhi a Maria e
respirate, confidando alla pietà di questa buona madre, perché ella vi libererà
dal naufragio fatto, e vi condurrà al porto della salute.
Diciamole
dunque con S. Tommaso da Villanova: Eia
ergo, advocata nostra, officium tuum
imple.40 Via su, o Vergine santa, giacché siete l'avvocata de'
miseri, aiutate noi, che siamo più miseri degli altri. Cerchiamo la grazia,
parla S. Bernardo, e cerchiamola per mezzo di Maria: Quaeramus gratiam, et per Mariam quaeramus (Serm. de
Aquaed.).41 Questa grazia da noi perduta ella l'ha ritrovata, dice
Riccardo di S. Lorenzo; dunque a lei dobbiamo andare per ricuperarla: Cupientes invenire gratiam, quaeramus
inventricem gratiae (Ricc., De laud. Virg.).42 Sappiamo già che
quando l'arcangelo
- 320 -
S. Gabriele annunziò a Maria d'averla eletta Iddio
per madre del Verbo, ciò appunto le disse per animarla: Ne timeas, Maria, invenisti... gratiam (Lucae I, 31)). Ma come va
questo? Maria non fu mai priva della grazia, anzi ne fu sempre piena: come poi
l'angelo potea dirle che avesse ritrovata la grazia? Risponde Ugon cardinale
che Maria non ritrovò la grazia per sé, poich'ella sempre l'avea goduta; ma la
ritrovò per noi che miseramente l'abbiam perduta; onde dice Ugone che noi per
ricuperarla dobbiamo portarci a Maria e dirle: Signora, la roba dee restituirsi
a chi l'ha perduta; questa grazia da voi ritrovata non è già vostra, perché voi
sempre l'avete posseduta; ella è nostra, noi l'abbiam perduta; a noi dunque
renderla dovete. Ecco le parole di Ugone: Currant
ergo, currant peccatores ad Virginem; qui gratiam amiserant peccando, secure
dicant: Redde nobis rem nostram quam invenisti.43
8.
Oh se tutti i peccatori ricorressero a Maria, con animo però di emendarsi, e
chi mai si perderebbe! Si perde chi non ricorre a Maria. Un giorno S. Brigida
intese che 'l nostro Salvatore diceva alla madre: Etiam diabolo exhiberes misericordiam, si ille humiliter peteret.44
Lucifero il superbo non si
- 321 -
umilierà mai a far quest'atto di
raccomandarsi a Maria; ma se mai si desse il caso ch'egli si umiliasse a questa
divina Madre e la pregasse ad aiutarlo, Maria non lo discaccerebbe, e colla sua
intercessione ben lo libererebbe dall'inferno! Con ciò volle Gesù darci ad
intendere che Maria salva tutti coloro che a lei ricorrono. Perciò S. Basilio
la chiama: Publicum valetudinarium,
spedale pubblico.45 I pubblici spedali son fatti
- 322 -
per
gl'infermi che son poveri, e chi è più povero ha più ragione d'esservi accolto;
e così, secondo S. Basilio, Maria dee accogliere più prontamente i peccatori
più grandi che a lei fanno ricorso. Ah che la gran regina non abborrisce, no,
qualunque peccatore, per puzzolente che sia di peccati, dice S. Bernardo; se 'l
misero a lei ricorre, ella non isdegna di stender la mano e liberarlo dalla sua
perdizione: Tu peccatorem quantumcumque
foedum non horres; si ad te suspiraverit, tu illum a desperationis barathro pia
manu retrahis (S. Bern., Or. panig. ad B. V.).46 Rivelò il Signore
a S. Caterina da Siena ch'egli ha destinata Maria per prendere e tirare a sé
gli uomini, e specialmente i peccatori: Haec
est a me electa tamquam esca dulcissima ad capiendos homines, potissimum
peccatores (Apud Blos., Mon. spir.).47 Disse poi Maria stessa a S.
Brigida che
- 323 -
non si trova peccatore così perduto e abbandonato di Dio
che, se la chiama in aiuto, non ritorni a Dio e sia perdonato: Nullus est ita abiectus a Deo qui, si me
invocaverit, non revertatur ad Deum, et habiturus sit misericordiam (Rev.
lib. 1, cap. 6).48 Le disse ancora che siccome la calamità tira a sé il
ferro, così ella tira a sé ed a Dio i cuori più duri: Sicut magnes attrahit ferrum, sic ego attraho dura corda (Rebr.
lib. 3, cap; 32).49
9.
La S. Chiesa vuole che noi chiamiam questa divina Madre la nostra speranza, Spes nostra, salve.50 L'empio Lutero
dicea non poter sopportare di veder che la Chiesa c'insegnasse a chiamar Maria
la speranza nostra. La speranza nostra dicea che dee esser Dio solo, e che Dio
stesso maledice chi mette la sua speranza nella creatura.51 Sì, ma ciò
s'intende quando noi confidiamo nelle creature indipendentemente da Dio; ma noi
speriamo in Maria, come mediatrice appresso Dio. Tanto più che Dio, dice S.
Bernardo, ha posto in mano di Maria tutto il tesoro de' beni che vuol
dispensarci: Totius boni plenitudinem,
dice il santo, posuit in Maria, ut si quid spei in nobis est, si quid gratiae,
si quid salutis, ab illa noverimus redundare (Serm. de aquaed.).52
Sicché vuole il Signore che da Maria
- 324 -
noi riconosciamo ogni nostro
bene, perché tutte le grazie ch'egli vuol farci, ha disposto che passino per
mano di Maria; e perciò S. Bernardo poi la chiamava la massima sua fiducia e
tutta la ragione della sua speranza: Haec
maxima mea fiducia, haec tota ratio spei meae (Loc. cit.).53 Collo
stesso sentimento S. Bonaventura chiamava Maria la salute di chi la chiama: O salus te invocantium.54 Ond'è
che, secondo S. Bonaventura, basta invocar Maria per esser salvo. Quindi
diciamole spesso come le diceva il santo, quando ci spaventa il timore di
dannarci: In te, Domina, speravi; non
confundar in aeternum.55 Signora, in voi ho poste le mie speranze;
voi ci avete da pensare a salvarmi e liberarmi dall'inferno. No, dice S.
Anselmo, non ci va all'inferno un vero divoto di Maria, per cui una sola volta ella
prega e dice al Figlio che lo vuol salvo: Aeternum
vae non sentiet, pro quo semel oraverit Maria.56
10.
Ho detto che non si danna un vero divoto di Maria. Ma, per evitare gl'inganni,
vediamo ora che cosa bisogna per esser noi veri divoti di Maria.
Vi
bisogna per prima la buona intenzione di mutar vita e non volere offender più
Dio. - Pone finem, scrisse S.
Gregorio VII la principessa Metilde, in
voluntate peccandi, et invenies Mariam promptiorem matre carnali ad te
adiuvandum (Lib. 1, ep. 47):57 Metti termine alla volontà di
peccare, ed io
- 325 -
prometto che troverai pronta Maria più d'ogni madre
carnale ad aiutarti con amore. La Vergine medesima disse un giorno a S.
Brigida: Quantumcumque homo peccet,
statim parata sum recipere revertentem. Nec
attendo quantum peccaverit, sed cum quali intentione redit: nam non dedignor
eius plagas ungere et sanare, quia vocor et vere sum mater misericordiae
(Rev. lib. 2, cap. 23).58 Bell'avviso per dar confidenza a' peccatori.
Siasi un peccatore quanto si voglia perduto, disse Maria, se egli torna a me,
io sono apparecchiata a riceverlo subito che a me ritorna. Né sto allora ad
osservare i peccati che ha fatti, ma solamente l'intenzione colla quale a me
viene; se egli viene con volontà di mutar vita, io non isdegno di medicar e
sanar le sue piaghe, perché io son chiamata e veramente sono madre di
misericordia. Madre di misericordia, viene a dire che la misericordia e la
compassione ch'ella ha delle nostre miserie fa che ci ami e ci soccorra più
d'ogni madre carnale.
Ma
ella si dichiarò con S. Brigida che non è madre se non di coloro che vogliono
emendarsi: Ego sum quasi mater volentium
se emendare (Rev. lib. 4, c. 138).59 Sicché Maria non è madre de'
peccatori ostinati. Almeno se taluno si vede
- 326 -
ligato da qualche
passione, e non ancora sta risoluto di sciogliersi dal peccato, ma desidera di
vedersene liberato, preghi egli Maria che l'aiuti a spezzar quella catena
d'inferno e procuri almeno di cominciare a resistere ed a togliere l'occasione,
perché la buona Signora gli porgerà la mano e lo consolerà. Così intese la
medesima S. Brigida dalla bocca di Gesù Cristo che, parlando con Maria, le
disse: Conanti surgere ad Deum tribuis
auxilium, et neminem relinquis vacuum a tua consolatione:60 A chi
si sforza di alzarsi dal peccato per tornare a Dio, voi, madre mia, ben
soccorrete e non lasciate partir da voi alcuno sconsolato.
11.
In secondo luogo, per esser divoto di Maria, bisogna colle preghiere e cogli
ossequi cattivarsi la sua protezione. - È vero ch'ella prega per tutti, ma
sempre prega con più efficacia per quei suoi servi che maggiormente l'onorano.
E sappiate ch'ella essendo gratissima e liberalissima, suol rendere gran cose
ad ogni picciolo ossequio che noi l'offeriamo, come dice S. Andrea Cretense: Cum sit magnificentissima, solet maxima pro
minimis reddere (Orat. 2, de dormit. Virg.).61
Vediamo
dunque quali ossequi possiamo usare verso questa nostra amantissima Madre.
12.
I. Dite ogni mattina e sera, in levarvi e prima di andare a letto, tre Ave alla purità di Maria, soggiungendo: Per la tua pura ed immacolata Concezione, o
Maria, fa puro il corpo e santa l'anima mia.62 E mettetevi sotto il
suo manto, acciocché
- 327 -
vi custodisca in quel giorno o in quella notte
da' peccati. Inoltre salutate la Vergine coll'Ave Maria, sempre che suona l'orologio, in uscire ed entrare nella
cella, quando si passa per avanti le sue immagini, e procurate nel principio e
nel fine d'ogni azione spirituale o temporale di salutarla coll'Ave Maria: felici quelle azioni che fra
due Ave Maria vengon chiuse! Quando
noi salutiamo questa gratissima regina, specialmente con questo saluto dell'Ave, che le è sì caro, ella sempre ci
corrisponde con qualche grazia dal cielo.
II.
Non lasciate ogni giorno di dire il rosario, almeno di cinque poste. Questa è
una divozione praticata ordinariamente da tutti i fedeli, anche da' secolari,
ed arricchita da' Sommi Pontefici d'immense indulgenze. Ma avvertite che per
guadagnar le indulgenze del rosario bisogna accompagnarlo colla considerazione
de' misteri: e bisogna ancora che vi facciate scrivere nel libro del rosario
che tengono i PP. Domenicani, e che il rosario sia da essi benedetto. Sogliono
alcune religiose aggiungervi anche l'Officio picciolo della Madonna. Almeno voi
potreste aggiungervi l'Officio del Nome di Maria ch'è brevissimo, composto di
soli cinque salmi. Aggiungete ogni giorno tre Pater ed Ave in onore
della SS. Trinità per le grazie fatte a Maria: rivelò la S. Vergine che questa
divozione molto la gradisce.63
- 328 -
III.
Praticate il digiuno ne' giorni di sabbato e nelle vigilie delle festività di
Maria, e, se vi fidate, in pane ed acqua; almeno fate il digiuno comune, oppure
contentatevi d'una sola vivanda o astenetevi da qualche cibo che piace. Fate
qualche mortificazione nel sabbato, ch'è giorno dalla Chiesa dedicato ad onorar
la divina Madre.
IV.
Fate ogni giorno la visita alla vostra Regina in qualche sua immagine a cui
avete più divozione; ed allora cercatele la santa perseveranza e l'amore a Gesù
Cristo.
V.
Non lasciate passar giorno senza leggere qualche libro che parli di Maria,
almeno in picciola parte. Di questi libri ve ne sono molti: La vera divozione verso la Beata Vergine
del P. Crasset; Affetti scambievoli tra
Maria e i suoi divoti del P. Auriemma; Il
divoto di Maria del P. Segneri; Affetti
a Maria del P. Nierembergh; e ve ne sono molti altri, che potete leggere.
Io ancora a questo fine ho data alla luce un'altra opera della Madonna,
intitolata: Le Glorie di Maria, la
quale è stata ristampata più volte.64
13.
VI. Fate con divozione le novene delle festività di Maria. In quei giorni
potete praticare le seguenti divozioni. Per 1. una mezz'ora di orazione di più.
- Per 2. recitate nove Ave Maria e Gloria Patri in onore della Vergine;
metto poche orazioni vocali, perché avrei più a caro che in vece di quelle si facessero
più presto molti atti d'amore o di preghiera a Gesù ed a Maria; per esempio: V'amo, Gesù mio; v'amo, Maria, mamma mia; o
pure: Maria, madre di Dio, prega Gesù per me. Di questi atti o preghiere ne
potete far cento o almeno cinquanta. -
- 329 -
Per 3. visitate per tre volte
qualch'immagine della Vergine, ed ogni volta ripetete i suddetti atti d'amore o
preghiere, con dimandarle in fine una grazia particolare per l'anima. - Per 4.
procurate nei giorni della novena di comunicarvi più spesso, secondo dirà il
confessore. - Per 5. in quei giorni fate qualche mortificazione esterna più
particolare di disciplina, catenetta o digiuno, o almeno qualche astinenza
nella mensa di frutti o d'altro cibo, e nella vigilia il digiuno in
pane,65 se potete.
Vi
consiglio poi a far questa bella divozione: Fra le festività di Maria
sceglietene una a cui avete più divozione, come della sua Immacolata Concezione
o Annunziazione, Assunzione o pure de' suoi Dolori, de' quali tutti debbono
essere specialmente divoti, e nel giorno proprio della festa, dopo la
comunione, offeritevi con modo particolare a servirla, eleggendola per vostra
signora e madre, con cercarle perdono delle negligenze in ossequiarla nell'anno
passato, e promettendole di meglio servirla nell'anno seguente. E ben sarebbe,
se potete col permesso dell'ubbidienza, far fare nella chiesa una novena
pubblica, coll'esposizione del Venerabile, ma senza musica e senza apparati,
neppure nel giorno della festa; altrimenti tutto si ridurrà in fine a vanità e
disturbi, come per lo più riescono le feste che fanno fare le monache, nelle
quali volesse Dio che più non ci perdessero che guadagnassero.
14.
VII. ed ultimo. Procurate di raccomandarvi spesso ogni giorno alla protezione
di Maria. Sappiate che fra tutte le divozioni, questa di ricorrere spesso a lei
e di cercarle grazie, è quella che più gradisce. Beatus homo, le fa dire la S. Chiesa nell'Officio delle sue feste, qui audit me et qui vigilat ad fores meas
quotidie (Prov. VIII, 34): Beato chi ogni giorno sta vigilante alla porta
della mia misericordia. Maria si chiama madre di misericordia per lo gran
desiderio che ha di far bene a noi; onde il maggior gusto che possiamo darle è
di raccomandarci a lei, e dimandarle grazie. Ella desidera di aiutarci, ma vuol
esser pregata, come le fa dire il beato Alberto Magno: Roganda sum ut velim; quia si volo, necesse est fieri:66 Io
debbo esser
- 330 -
pregata che voglia; perché se voglio, è necessario che si
faccia quel che io domando al mio Figlio.
Quindi
ci esorta S. Bernardo: In periculis, in
angustiis, in rebus dubiis, Mariam invoca (Hom. 2, super Missus):67
Ne' pericoli di peccare, nelle tue afflizioni, ne' dubbi di ciò che dei
risolvere, chiama Maria che ti soccorra; e poi siegue a dire S. Bernardo: Non recedat ab ore, non recedat a corde.68
Il suo potente nome non parta mai dalla tua bocca con invocarla, e non mai dal
tuo cuore con confidare assai nella sua intercessione. Dice S. Bonaventura che
'l nome di Maria non può nominarsi senza che ne riporti qualche grazia chi lo
nomina: Nomen tuum devote nominari non
potest, sine nominantis utilitate (Spec. B. V. cap. 8).69 E S.
Germano chiama il nome di Maria Respiro
della vita. Dice il santo (De zona Virg.): Siccome il respiro in un corpo e segno di vita. così il nome di Maria
nella bocca de' suoi servi e segno di vita; mentre questo nome procura insieme
e conserva la vita della grazia.70 Per tanto è bene cercare a Dio
ogni giorno questa grazia, che ci dia confidenza prima nel sangue di Gesù
Cristo e poi nell'intercessione di Maria.
15.
E se amate Maria, procurate di farla amare ancora dagli altri. Sempre che
potete, insinuate a tutti la divozione alla Madonna, narrando qualche divoto
esempio o proponendo qualche ossequio particolare da farle o grazia da
cercarle. Ella promette il paradiso a chi l'ama e procura di farla amare anche
dagli altri: Qui operantur in me, non
peccabunt; qui
- 331 -
elucidant me, vitam aeternam habebunt (In fest. Concept. B. M. noct. 1).71
Oh
come vi consolerà in morte tutto quel che in vita avete fatto per Maria!
Riferisce il P. Binetti (Perfez. di N. S., cap. 31) che assistendo egli alla
morte d'un divoto di Maria, quegli prima di morire gli disse queste parole: O padre mio, se sapeste qual contento io
sento per aver servito alla santissima Madre di Dio! io non saprei spiegare
l'allegrezza che sento in questo punto.72
Procurate
dunque di star sempre a' piedi di questa cara Madre. E ringraziate sempre il
Signore s'egli, fra le misericordie che v'ha usate, specialmente vi ha fatta la
grazia di darvi una particolar divozione verso la sua santa Madre, perché
questo è un gran segno che Dio vi vuol salva. Dite dunque a Maria, quando le
raccomandate la vostra salute eterna, ditele con S. Giovan Damasceno: O Madre di Dio, s'io metto la mia confidenza
in voi, sarò salvo. S'io sono sotto la vostra protezione nulla ho a temere,
perché l'esser vostro divoto, e l'avere un'arme di salute che Dio non concede
se non a quei che vuole salvi (S. Damasc., Serm. de Nat. cap. 4).73
1 «Sicut
enim, o beatissima, omnis a te aversus et a te despectus necesse est ut
intereat, ita omnis a (leggi ad) te
conversus et a te respectus impossibile est ut pereat.» S. ANSELMUS, Orationes, Oratio
52 (al. 51) ad sanctam Virginem Mariam. ML 158-956.- E' cosa evidente che si deve leggere: ad te conversus: lo esige il senso, e la
corrispondenza colla prima parte del periodo: a te aversus. Eadmero (De IV virtutibus B. Mariae, cap. 8, ML
159.586), così avvezzo ad usare le stesse parole che il suo maestro S. Anselmo,
scrive: «Impossibile est ut aliquis homo ad eam conversus et ab ea respectus
damnetur.»
2
«Ut enim dicit Anselmus: impossibile est quod illi, a quibus Virgo Maria oculos
misericordiae suae avertit, salventur; ita necessarium quod hi ad quos
convertit oculos suos, pro eis advocans, iustificentur et glorificentur.» S. ANTONINUS, O. P., Summa Theol., pars
4, tit. 15 (de dono pietatis), cap.
14 (de nomine Virginis,!, § 7.
3 «Qui acquirit gratiam eius agnoscetur
a civibus paradisi; et qui habuerit characterem nominis eius, adnotabitur in
libro vitae.» Psalterium
B. M. V., Ps. 91. Inter Opera S.
Bonaventurae, VI, Lugduni, 1668, p. 485.- Di pio ma incerto autore. Baronio ne difende l' ortodossia contro le calunnie degli
eretici. Sospetta il Bonelli (Benedictus
a Cavalesio)- Prodromus ad Opera S.
Bonaventurae. Bassani, 1767, col. 686.- che l' autore potrebbe essere quel
medesimo «Contradus Saxon Holzingarius» a
cui viene già attribuito lo «Speculum B. Mariae Virginis».
4
«Sicut per stellam maris navigantes diriguntur ad portum, ita Christiani
diriguntur per Mariam ad gloriam.» S. THOMAS: Opuscula, Opusculum 8, Devotissima
expositio super Salutatione angelica. Opera, XVII, Romae, 1570.
5
Remondini ha erroneamente nella 1a ediz.: non
può amarli; nelle susseguenti: non
può amarlo.
6 «Pretiosum hodie munus
terra nostra direxit in caelum, ut dando et accipiendo felici amicitiarum foedere
copulentur humana divinis, terrena caelestibus, ima summis. Illo enim asendit
fructus terrae sublimis, unde data optima et dona perfecta descendunt.
Ascendens ergo in altum Virgo beata, dabit ipsa quoque dona hominibus. Quidni daret? Siquidem nec facultas ei deesse poterit, nec voluntas. Regina
caelorum est, misericors est; denique mater est unigeniti Filii Dei. Nihil enim
sic potest potestatis eius seu pietatis magnitudinem commendare: nisi forte aut
non creditur Dei Filius honorare matrm; aut dubitare quis potest omnino in
affectum caritatis transisse Mariae viscera, in quibus ipsa quae ex Deo est
Caritas novem mensibus corporaliter requievit.» S. BERNARDUS, In Assumptione B. V. M. sermo 1, n. 2.
ML 183-415, 416.
7 «Gaudet Filius orante Matre, quia
omnia, quae nobis precibus suae Genitricis evictus donat, ipsi Matri se donare
putat, et acceptae ab illa sine patre humanitatis vices reddere.» Theophilus Alexandrinus, in libro de
Incarnatione Verbi.» Così il Salazar,
Expositio in Proverbia Salomonis, in cap. VIII, 18: col. 615.- Teofilo
(+412), patriarca di Alessandria, non ha il titolo di Santo.- Di lui non
abbiamo alcun trattato de Incarnatione
Verbi. Però dice Ceillier,
Histoire générale des auteurs ecclésiastiques, VII, Paris, 1861, pag. 447:
«Le cardinal Maï a publiè dans le tome VII des Ecrivains anciens quelques fragments de Théophile. Il y en a un sur l' Incarnation du Verbe.
8 «Respondit Filius: «.... Tu vere
misericordiae Mater praedicaris, et es, quia miserias omnium consideras, et me
ad misericordiam flectis: pete ergo quod vis, non enim inanis potest esse
caritas et petitio tua.» Revelationes S. BIRGITTAE, a Card. Turrecremata recognitae,
lib. 6, cap. 23.- «Deinde (Pater) ad matrem Filii ait: «Deinde (Pater) ad
matrem Filii ait: «Quia tu mihi nihil negasti in terra, ideo ego tibi nihil
negabo in caelo: voluntas tua complebitur.» Id. op., lib. 1, cap. 24.
9
«Oratio quidem sanctorum non innititur alicui iuri ex parte sui, sed tantum
misericordiae ex parte Dei: oratio autem Virginis innititur gratiae Dei, iuri
naturali et iustitiae evangelii. Nam filius non tantum tenetur audire matrem,
sed et obedire; iuxta illud Apostoli: Filii,
obedite parentibus vestris; quod etiam est de iure naturae. Quod ipsa
videtur innuere in modo orandi: non enim usa est obsecratione simplici, sed
insinuatione, dicens: Vinum non habent (Io.
II, 3); dicit autem Hugo de Sancto Victore quod
nobilissima species orationis est insinuatio: exemplificans in dicto verbo. Vinum non habent. Et sic oratio eius erat nobilissimus modus orandi: tum quia habebat ratinem
iussionis et imperii, tum quia impossibile erat eam non exaudiri, iuxta illud
quod, in figuram huius, dixit Salomon matri suae Bethsabee, cum aliquid petere
vellet: Pete, inquit, mater mea; neque enim fas ut avertam faciem meam
(tuam) (III Reg. II, 20).» S. ANTONINUS, Summa Theol.,
pars 4, titulus 15 (de dono
pietatis), cap. 17 (de gratia
virtuali beatae Virginis), § 4 (de
virtutibus cardinalibus).
10 De laudibus B. Mariae Virginis libri
XII: lib. 2, cap. 1 (de quadraginta
specialibus causis quare Mariae serviendum). «Decimanona (causa): quia, pro salute
famulantium sibi, non solum potest Filio supplicare sicut alii sancti, sed
etiam potest auctoritate materna eidem imperare. Unde sic oramus eam: Monstra
te esse matrem. Quasi imperiose et materna auctoritate supplica pro nobis
Filio.» B. Alberti Magni Opera, Lugduni,
1651 (curante Jammy, O. P.), tom. 20,
pag. 39 (non di tutto il volume: dopo il «Mariale,
sive Quaestiones super Evangelium Missus est,» comincia da capo la
paginazione). Edizione deficiente in quanto alla critica.- Questa opera viene
citata da S. Alfonso sotto il nome ora di S.
Alberto Magno, ora- e più spesso e con più ragione - di RICCARDO di SAN
LORENZO, a cui viene dai critici attribuita- S. Alberto Magno neppure per
umiltà avrebbe potuto scrivere quanto dice l' autore alla fine del secondo Prologo (op. cit., pag. 2): «Nomen vero
meum malui subticere, ne tractatus forte vilesceret cognito tractatore.» Però
Riccardo presen on poche cose da S. Alberto Magno.
11
«Accedis... ante illud aureum humanae reconciliationis altare, non solum
rogans, sed imperans, domina, non ancilla.» S.
Petrus Damianus, Sermo 44, primus in
Navitate B. V. Mariae. ML 144-170.- Questo Sermone ivenne attribuito a S. Pier Damiani dal suo primo editore,
«D. Constantinus Caietanus O. S.B.»; però è uno dei diciannove Sermoni (17 attribuiti a S. Pier
Damiani, 2 a S. Bernardo) che debbono restituirsi al loro vero autore «Nicolaus, monachus Claraevallensis,
quondam S. Bernardi notarius (infidelis).» Vedi ML 144-10, 11.
12
«Quae non confundit, o Deipara, spem tuam habens, salvus ero; patrocinium tuum
obtinens, o immaculatissima, non timebo; persequar inimicos meos et in fugam
convertam, solam retinens veluti thoracem protectionem tuam, tuumque omnipotens
auxilium.» COSMAS Hierosolymitanus,
Hymni, hymnus VI, pro magna quinta feria. MG 98-482.- Questo Cosma, preso
dai Saraceni, fu riscattato dal padre di S. Giovanni Damasceno, il quale lo
fece educare col proprio figlio. «Vir omnino musicam harmoniam spirans», dice
il Suida.
13 «Omnia potest, ex dono Filii sui, a
quo omnipotente omnipotens est effecta... Eadem (est) potestas, et communis,
Matris et Filii, quae ab omnipotente Dilio omnipotens est effecta.» RICHARDUS A
S. LAURENTIO, De laudibus B. Mariae
Virginis, lib. 4, cap. 9. Inter Opera.S. Alberti Magni, XX,
Lugduni, 1651, pag. 146.- Qui, e il più delle volte, S. Alfonso restituisce
questa opera al suo vero autore: vedi sopra, nota 10.
14
«Habes ut Mater indeprecabilem ac nesciam repulsae apud Filium fiduciam; habes
insuperabilem potentiam, habes vim inexpugnabilem. Ne, rogo, multa nostra
peccata immensam tuae miserationis vim superent; ne absona nostra opera,
incomparabilem misericordiam tuam impedierin. Quanta enim libet multitudine
delicta increverint, facile dissolventur dum tantum ipsa velis. Nihil enim
resistit tuae potentiae, nihil repugnat tuae virtuti; cedunt omnia iussioni
tuae... imperanti omnia serviunt. Te Filius tuus... universis
praeposuit creatis, tuaeque illi praelationi, ex iis quae mirabiliter operatur,
fidem astruit. Nullus tibi labor ut haec consequaris; nullo pro his medio Deum
Creatorem alloqueris: placet ei petitio, intercessio delectat, non recusat
implere; quippe suam ipse, tuam existimat gloriam; eaque tamquam Filius
exsultans, postulata ceu debitor implet.» GEORGIUS (non già Gregorio, nè santo), Nicomediensis Metropolita, Oratio 6, in SS.
Deiparae ingressum in templum. MG 100-1440.
15
«Nil tibi impossibile, cui possibile est desperatos in spem beatitudinis
relevare.» S. Petrus Damianus, Sermo 44, primus
in Nativitate B. V. Mariae, ML
144-170.- Da restituirsi al suo autore, «Nicolaus
Claraevallensis»: vedi sopra, nota 11.
16 «Peccatores per te Deum exquisierunt et salvi facti sunt (Ps.
XXXIII, 3)... Potens igitur ad salutem auxilium tuum, o Deipara, nec alterius
cuiusquam apud Deum commendationem requirens. Tu enim revera verae es Vitae
parens: tu fermentum reformationis Adae: tu opprobriorum Evae liberatio. Illa pulveris Vitam et ad
vitam rediisti, vitamque, post etiam mortem, hominibus conciliare potuisti.» S.
GERMANUS, Patriarcha Constantinopolitanus (+740), In beatam SS. Deiparae dormitionem sermo 2. MG 98-347, 350.
17
«Quid tanta Mariae potentia podesset nobis, si ipsa nihil curaret de nobis?
Propter hoc, carissimi, sciamus indubitanter.... quia,
sicut ipsa apud Deum omnibus sanctis est potentior, ita quoque pro nobis apud
Deum omnibus sanctis est sollicitior.» Speculum
B. Mariae V., lectio 6. Inter Opera S. Bonaventurae, VI,
Lugduni, 1668, pag. 439. «Auctor est, teste Ioanne de Turrecremata, Fr.
CONRADUS SAXON, cognomento Holzingario.»
Opera S. Bonaventurae, ad Claras Aquas, VIII, pag. CXI, n.
10.
18 «Quis sicut tu, secundum unum Filium
tuum, humani generis curam gerit? Quis ita in nostris aerumnis nos defendit?
Quis tam celeriter praeveniens a tentationibus ingruentibus nos eruit? Quis pro
peccatoribus supplicando, sic et tu, enititur? Quis sic expromittens pro eis
excusat, quorum nulla spes emendationis? Quae enim materna polleas fiducia ac
potestate erga Filium tuum, peccatis praedamnatos ac qui nec in caelum sursum
suspicere audeamus, supplicationibus tuis ac intercessionibus servas, ac ab
aeterno supplicio liberas.... Omnia tua, Dei Genitrix, incredibilia miraque sunt; cuncta naturam
excedunt, cuncta rationem et potentiam. Quocirca etiam protectio tua,
intelligentiae vim omnem superat.» S. GERMANUS, Patriarcha CP., Oratio in S. Mariae zonam (in Encaenia
venerabilis aedis SS. D. N. Dei Genitricis, inque sanctas fascias D. N. Iesu
Christi, et in adorationem zonae eiusdem sanctae Deiparae). MG 98-379, 382.
19
Soleva dire «esser Maria la nostra procuratrice e la faccendiera del cielo,
stando lassù di continuo occupata ed affaccendata per i nostri interessi...» Se
ciascuno il richiedeva a far orazione per qualche urgente bisogno, soleva
rispondergli: «Ricorriamo alla faccendiera del cielo, speranza sicura de'
nostri desiderii, che ne resteremo consolati.» G. MAGENSIS, Vita, cap. 7, appendice storica.-
«Frequentius ad illam (nempe ad Mariam) perfugium: cumque curas illam Orbis
volvere, communi hominum saluti excubare, accurare generis humani commoda atque
opportunitates assiduo depraedicaret, appellare consueverat Negotiatricem... Si
quid ipse impetrare a Deo vellet, Negotiatricem suam urgebat, a qua professus
aliquando est nihil umquam petiisse se, quod non impetrasset.» Ios. SILOS Bituntinus, Historiarum
Clericorum Regularium pars altera, lib. 5, an. 1608, pag. 233- Romae, 1655.
20
«Ego vocor ab omnibus Mater misericordiae: vere, filiua, misericordia Filii mei
fecit me misericordem, et misericordia eius visa, compatientem. Ideo miser erit
qui ad misericordia, cum possit, non accedit.» Revelationes S.
BIRGITTAE, a Card. Turrecremata recognitae, lib. 2, cap. 23.
21 «Ubicumque fuerit miseria, tua et
currit et succurrit misericordia. A Deo (lege:
adeo) pietate replentur ubera tua, ut alicuius miseriae notitia tacta lac
fundant misericordiae, nec possis miserias scire et non subvenire. Et quid mirum si
misericordia affluis, quae ipsam misericordiam peperisti? Carnalia in te
Christus ubera suxit, ut per te nobis spiritualia fluerent.» (In illud: Duo ubera tua sicut duo hinnuli capreae
gemelli qui pascuntur in liliis. Cant. IV, 5.)
RICHARDUS A S. VICTORE, canonicus et Prior S. Victoris Parisiensis, Explicatio in Cantica Canticorum, cap.
23. ML 196-475.
22
Io. II, 3.
23
«Magna enim erga miseros fuit misericordia Mariae adhuc exsulantis in mundo;
sed multo maior erga miseros est misericordia eius iam regnantis in caelo.» Speculum B. Mariae V., lectio 10. Inter
Opera S. Bonaventurae, VI, Lugduni,
1668, pag. 444, col. 2. Ma l' autore è «Fr. CONRADUS SAXON, cognomento
Holzingario.»
24
«Qui de luce vigilaverit ad illam, non laborabit diu vel in vacuum. Assidentem
enim illam foribus suis inveniet, semper paratam auxiliari et pulsantem ut
intret.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De
laudibus B. Mariae V., lib. 2, cap. 1 (de
XL specialibus causis quare Mariae serviendum), causa 7. Inter Opera S. Alberti Magni, XX, Lugduni,
1651, pag. 34 (dell' opera, non del volume).
25
«O igitur peccator, bonum novum! o peccatrix, optimum novum! non diffidas, non
desperes, etiamsi commisisti omnia pecacta enormia; sed confidenter et secure
ad istam gloriosissimam Dominam recurras. Invenies enim eam in manibus plenam
curialitate, pietate, misericordia, gratiositate et largitate.» BERNARDINUS DE
BUSTI (al. Bustis) «Ordinis Minorum
minimus», Mariale de excellentiis Reginae
caeli, (impressum Mediolani, 1493), pars 2 (in qua tractatur de sacratissima Virginis Mariae nativitate: haec autem
pars... liber vitae nuncupatur); sermo 5 (de electissimae sponsae Dei conditionibus); de septima condicione
sponsae caelestis, quae dicitur copiositatis (post medium).
26
«Merito ergo misericordia eius cursui hinnulorum comparatur, per mundum currit,
mundum irrigat et infundit. Hinnulorum velocitati comparatur, quia velocius
occurrit eius pietas quam invocetur, et causas miserorum anticipat; hinnulis
vero comparatur, quia dulcedinem bonitatis quam impendit, ipsa desuper sugit.» RICHARDUS A SANCTO VICTORE. Explicatio in Cantica
Canticorum, cap.
23 (in Cant. IV, 5). ML 196-475.
27
«Quid a Mariam accedere trepidet humana fragilitas? Nihil
austerum in ea, nihil terribile: tota suavis est, omnibus offerens lac et
lanam.» S. BERNARDUS, Dominica infra
octavam Assumptionis B. V. Mariae, Sermo de XII praerogastivis B. V. Mariae, ex
verbis Apoc. XII, 1: Signum magnum apparuit in caelo, etc., n. 2. ML
183-430.
28 «Transite, inquit (Maria), ad me
omnes. Nullum excipit: sed omnes, iustos et peccatores, viros et mulieres,
parvulos et magnus, dulciter beata Virgo invitat ad se honorandum, ad se
salutandum, et eius patrocinia implorandum.» PELBARTUS DE THEMESWAR, Ord. Min.
de Observantia, Stellarium coronae
gloriosissimae Virginis, lib. 1, pars 4, art. 1, quarto. Venetiis, 1586, fol. 19, a tergo.
29 «Ipsa semper circuit, quaerens quem
salvet, more bonorum medicorum qui circuunt (sic) civitatem curando aegros, ex
quo appellantur circuitores.» BERNARDINUS DE BUSTIS, Mariale, ecc.
come sopra, nota 23; pars 3 (in qua
tractatur de gloriosae Matris Dei nominatione; haec autem pars... mare magnuum
beatae Virginis nuncupatur), sermo 1 (in
illud Lucae: Nomen virginis Maria(.
30
«Sì alto concetto avea della confidenza nella Vergine che «basta- diceva
rivolto a Maria Santissima- basta confidare in voi per ottenere tutto da voi.» Gregorio PISTELLI, Vita, del servo di Dio Mons.
Giovanni De Vita, beneventano, vescovo di Rieti, pag. 124, Rieti, 1831.-
Varie coincidenze c' inducono a ritenere che la «persona santa», a cui allude
S. Alfonso, sia appunto il De Vita. Nato in Benevento il 7 giugno 1708, studiò
diritto in Napoli sotto i famosi giureconsulti D. Bruno e D. Caravita; nel 2
febbraio 1735, ascese al sacerdozio, lasciando il foro. Nel 1764, fu eletto
vescovo di Rieti, ove morì il primo aprile 1774. Avrà egli conosciuto S.
Alfonso in Napoli fin dagli anni giovanili? Si può congetturare. Il certo è,
che, nel 1757, pubblicando egli la sua «Istituzione de' Chierici», ristampò in
Appendice ad essa, il «Regolamento per li Seminari», composto poco prima da S.
Alfonso, corredandolo di utili note. Egli si cooperò per la fondazione
liguorina in S. Angelo a Cupolo essendo amico dell' arciprete locale De Simone.
Conobbe personalmente S. Alfonso nella missione predicata in Benevento dal
grande missionario nell' autunno del 1755. Il De Vita attestava commosso: «Da
molto tempo non si eran veduti a Benevento uomini veramente apostolici; non si
pensava nemmeno ciò che la grazia di Dio può operare nelle anime per mezzo dei
suoi ministri; ma la venuta di Alfonso rivelò tutto in una volta che cos' è un
apostolo e che cosa può operare la grazia. Questo sant' uomo era lo zelo
personificato; al solo suono della sua voce i cuori più duri si liquefacevano come
cera. L' età e la fatica ne hanno, è vero, indebolito il tuono e la chiarezza,
ma solo a vederlo in pulpito, ci si sente nel cuore il pentimento e l' odio al
peccato.». Cf. BERTHE, S. Alfonso M. de'
Liguori, lib. 3, cap. 8, vol. 1, pag. 535.
31
Salazar, in Proverbia, cap. 8, v. 6, Parisiis 1619, pag. 725, num. margin. 456:
«Verba sunt Bonaventurae in Speculo: «Non
solum in te peccant, o Domina, qui tibi iniuriam irrogant, sed etiam qui te non
rogant.» Però, nè in quella opera- la quale per altro non è di S. Bonaventura,
ma di «Fr. Conradus Saxon»- nè in
altra, o di S. Bonaventura, o a lui attribuita, abbiamo ritrovato questa
sentenza.
32 Stimulus
amoris, pars 3, cap. 19. Inter Opera S. Bonaventurae, VII,
Lugduni, 1668, pag. 231.- «Opusculum compilatum ex variis libris, praesertim S. Bonaventurae et Fr. David ab Augusta. Auctor videtur esse
quidam Fr. IACOBUS, Lector Mediolanensis, Ord. Min.»
Opera S. Bonaventurae, ad Claras
Aquas, VIII, pag. CXI, n. 3.
33 Id.
op., pars 3, cap. 13, pag. 226.
34 «Respondit Matri Filius: «.... Quia per dulcissima verba
oris tui trahis misericordiam a me, pete quodcumque vis, et dabitur tibi.»
Respondit Mater: «Fili mi, quia misericordiam ego a te consecuta sum, ideo
misericordiam et auxilium peto miseris.» Revelationes S.
BIRGITTAE, lib. 1, cap. 50.
35
«Oculi Domini super iustos, oculi dominae super peccatores et iustos, sicuti
oculi bonae matris super puerum ne cadat, vel si ceciderit, ut eum relevet.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus
B. Mariae V., lib. 2, cap. 2, n. 5. Inter Opera S.
Alberti Magni, XX, pag. 47.
36
«Ceteri enim sancti, iure quodam patronatus, sibi commissis plus possunt
prodesse in curia Altissimi quam alienis. Beata Virgo, sicut est omnium regina,
sic est omnium patrona et advocata, et cura est sibi de omnibus.» RAYMUNDUS
IORDANUS, dictus Idiota, ex
praeposito Uticensi abbas Cellensium apud Biturigas, e per questo detto pure Abbas Cellensis, Piae lectiones seu
contemplationes de Beata Virgine, seu Contemplationes
super vita et laudibus gloriosae Virginis Mariae, Prooemium; presso il Migne, Summa aurea de laudibus B. V. Mariae,
tom. 4, col. 852.
37
«Regnum misericordiae ei commissum est. Unde ipsa est singulare ac
potentissimum refugium perditorum, spes miserorum, advocata et reconciliatrix
omnium iniquorum ad eam confugientium.» D. DIONYSIUS
CARTUSIANUS, De dignitate et laudibus B.
V. Mariae, lib. 2, art. 3. Opera omnia, tom. 36, Tornaci, 1908, pag.
99, col. 2.
38
Il Damasceno fa parlare, non già Maria SS., ma il suo sepolcro; il quale, interrogato che abbia fatto del sacro deposito
affidatogli, risponde: «Quid eam in sepulcro quaeritis, quae ad caelestia
tabernacula elata est? quid custodiae rationem a me exposcitis? non eae meae
vires, ut divinis iussis relucter. Relicta sindone, sacrum illud et sanctum
corpus quod sanctitatem mecum communicavit, meque unguento et suavissimo odore
implevit, ac divinum delubrum effecit: abreptum hinc sursum abiit, stipantibus
angelis et archangelis, omnibusque caelorum virtutibus. Nunc me angeli observant. Nunc in me divina gratia habitat. Ego officina
medicinae aegrotantibus evasi. Ego fons sanitatum perennis. Ego daemonum
profligatio. Ego iis qui ad me confugiunt, civitas refugii. Accedite, populi,
cum fide, et gratiarum dona affluentissime haurite.» S. IOANNES DAMASCENUS, Sermo secundus in gloriosam dormitionem
sanctissimae Dei Genitricis ac perpetuae virginis Mariae, n. 17. MG 96-746.
39
«Respirate ad illam, perditi peccatores; et perducet vos ad indulgentiae
portum.» Psalterium B. Mariae V., Ps.
18. Inter Opera S. Bonaventurae, VII,
Lugduni, 1668, pag. 480. Autore probabile: «Conradus
Saxon Holzingarius, Minorita.»
40
«Eia ergo, advocata nostra, illas tuos
misericordes oculos ad nos converte. Ad te non nostris necessitatibus
accurrimus, tuum officium imple, tuum opus exerce.» S. THOMAS A VILLANOVA, In festo Nativitatis B. V. Mariae, concio
3, n. 8. Opera, II, Mediolani, 1760,
col. 406.
41 S. BERNARDUS, In Nativitate B. V. Mariae, Sermo de aquaeductu, n. 8. ML 183-441,
442.
42 «Et hoc est quod docet beatus
Bernardus: Cupientes invenire gratiam quaeramus inventricem gratiae Mariam:
quae, quia semper invenit, frustrare (lege:
frustrari) non poterit: exaudietur enim pro sua reverentia.» RICHARDUS A S.
LAURENTIO, De laudibus B. Mariae V., lib.
2, cap. 5, n. 3. pag. 70. Inter Opera S. Alberti Magni, XX.-
Le parole di S. BERNARDO son prese da due differenti discorsi. «Per te accessum
habeamus ad Filium, o benedicta inventrix gratiae.» De adventu Domini, sermo 2, n. 5. ML 183-43. «Nec dubius dixerim,
ex-audietur et ipsa pro reverentia sua... Invenisti,
ait Angelus, gratiam apud Deum. Feliciter
semper haec inveniet gratiam... Quid nos alia concupiscimus, fratres? Quaeramus
gratiam, et per Mariam quaeramus; quia quod quaerit, invenit, et frustrari non
potest.» In Nativitate B. V. Mariae,
Sermo de aquaeductu, nn. 7, 8. ML 183-441, 442.
43
«Nec dicit Angelus: Habes gratiam apud Deum; sed: Invenisti; quia res habita ut
propria custoditur, res inventa restituitur illis qui amiserant. Quia igitur
non sibi soli retentura erat gratiam, sed omnibus, qui eam amiserunt,
restitutura, ideo dixit Angelus: «Invenisti,» q. d. (quod est dicere): Non debes
tibi abscondere, quia non est tua, sed in aperto in communi ponere, ut,
cuiuscumque fuerit, rem suam possideat, sicut iustum est. Ideo plena gratia
dicta est supra, quia gratiam omnium invenit. Currant igitur peccatores ad
Virginem, qui gratiam amiserunt peccando, et eam invenient apud eam, humiliter
salutando, et secure dicant: Redde nobis rem nostram, quam invenisti. Nec
negare poterit se invenisse, quia hoc Angelus attestatur.» UGO DE SANCTO CHARO,
O. P. Cardinalis primus, In Evangelium
secundum Lucam, cap. I, 30. Opera, VI,
Venetiis, 1703, p. 133.
44 «Respondit Filius: «.... Tu merito plena caritate et
misericordia diceris, quia omnium caritas per te floruit, et omnes inveniunt
per me (manifesto errore di stampa;
il contesto richiede per te) misericordiam,
quia in te conclusisti fontem misericordiae, ex cuius abundantia etiam pessimo
inimico tuo, id est diabolo, exhiberes misericordiam, si humiliter peteret.» Revelationes S. BIRGITTAE, a
Turrecremata recognitae: Revelationes
extravagantes (sc. sepositae extra librorum ordinem, ad Alphonso quondam
episcopo Giennensi et postea eremita institutum), cap. 50.
45
A quale Basilio ed a qual testo si
appelli S. Alfonso, si può dubitare.- BASILIO DI SELEUCIA (+dopo il 458, e non
annoverato tra i Santi nè dai Greci nè dai Latini, a causa delle sue titubanze
nella controversia Eutichiana, malgrado il pentimento e i grandi meriti), dice
(Oratio 25, MG 85-287) di Nostro
Signore che non fece come Mosè, il quale preparò gli animi degli Ebrei alla
fede coi portentosi castighi inflitti agli Egiziani: egli prese i suoi
discepoli come per mano, e li condusse alla conoscenza di Dio per mexxo dei
suoi benefici (filantropici, dice Basilio) miracoli, «commune valetudinarium
aperiens». E' certissima l' analogia tra Cristo e Maria; e giustamente scrisse
l' Auriemma (Affetti scambievoli, parte
1, cap. 1, pag. 13), tanto più che parla ivi dell' aiuto dato da Maria a varie
cittù in tempo di contagio: «Possiamo dir della Madre quel che del Figlio disse
San Basilio di Seleucia (Oratio 25): Humanitatis suae fontes patefaciens,
commune valetudinarium aperit miraculorum vi.» Si noti che, tanto di Gesù
quanto di Maria, dicesi che abbiamo aperto «commune valetudinarium», non già
che lo siano essi stessi.- Trattandosi ad ogni modo di testo adattato, ci pare
trovarlo più adattabile presso S. Basilio
Magno, con questo triplice
vantaggio: che è di S. Basilio Magno, - come vuole S. Alfonso- che si tratta
delle malattie non del corpo, ma dell' anima- e di una denominazine applicata
all' oggetto o alla persona di cui si parla. Due volte S. BASILIO MAGNO (Homilia in Ps. I, n. 1, MG 29-210: Epistolarum classis 1, Epistola 2, n. 3, MG 32-227) usa una
espressione simile: «communis animarum curandarum officina», «communis quaedam
medicinae officina»; espressione identica, nel testo greco, a quella di Basilio
di Seleucia:?. E' vero che S. Basilio parla, non di Maria SS:, ma della
Scrittura. Ma anche qui c' è l' analogia: se la Chiesa applica a Maria i testi
sacri che riguardano l' eterna Sapienza, molto più le convengono gli elogi dati
al parto di quella Sapienza, che è la Scrittura. Certamente però S. Alfonso non
avrebbe fatto avvertitaemnte quella adattazione senza avvisarne il lettore: ma
ha potuto avere questo testo di seconda mano, o prenderlo nelle proprie note,
dove avesse segnato l' uso- legittimo per altro- che intendeva di farne, non il
senso primitivo dell' autore.- Chi poi volesse trovare quella sentenza presso
qualche Padre antico e santo, la cerchi presso quel coetaneo ed amico di S.
Basilio, S. EFREM, il primo tra i Padri il quale, diffusamente, abbia parlato
di Maria ed a Maria con quella divozione più espansiva riservata dalla
Provvidenza ai secoli seguenti. Egli dice: «Gaude (Io stesso che Ave), inopum ditissima susceptio.» E
poco più oltre, chiama Maria «infirmitatis robur, nuditatis operimentum,
paupertatis opulentia, immedicabilium vulnerum sanatio». Opera omnia, VI, Opera graece
et latine, III, Romae, 1746, pag. 535: Oratio
(quinta) ad Dei Matrem.
46
«Tu peccatorem, quantumlibet fetidum, non horres, non despicis; si ad te
suspiraverit.... tu illum a desperationis barathro pia manu retrahis, spei
medicamen aspiras; foces, nec deseris, quousque horrendo Iudici miserum
reconcilies.» Ad B. V. Mariam sermo
pranegyricus (al. Ad gloriosam
Virginem Mariam deprecatio et laus elegantissima), n. 2. ML 184-1010.-
Questo opuscolo non è di S. Bernardo. Secondo
Riccardo di San Lorenzo, l' autore sarebbe «Ekkebertus
(al. Eckbertus, Ecbertus,
Egbertus), abbas Schonaugiensis», fratello germano di quella S. Elisabetta (+
1165), che visse e morì nel monastero di monache dello stesso luogo, e di cui
scrisse la Vita, la quale, con altri suoi opuscoli, però non questo, si trova
in ML 195-9 e seg.- Si leggono pure le stessissime parole, solo con qualche
indifferente variazione nella punteggiatura, presso Paolo Diacono: Paulus Diaconus, Homiliarius, Homilia 52: ML
95-1515.
47 «Deus Pater virgini Catharinae dixit:
«... Haec enim
est a me electa, parata et posita tamquam esca dulcissima ad capiendos homines,
et praecipue animas peccatorum.» Lud. BLOSIUS,
Conclave animae fidelis, pars 2 sive Moclave animae fidelis, pars 2 sive Monile spirituale, cap. 1, n. 16.-
«Vuogli ti mostri, figliuola, quanto el mondo è ingannato de' misteri miei? Or'
apre l' occhio dell' intelletto, e raguarda in me, e mirando vedrai nel caso
particulare, del quale io ti dissi che ti narrarei...».... Allora Dio eterno
dimostrava la dannatione di colui per cui era avvenuto el caso, dicendo: «Io
voglio che tu sappia che per camparlo di questa eterna dannatione, nella quale
tu vedi ch' egli era, io permisi questo caso, acciochè col sangue suo, nel
Sangue della mia Verità Unigenito mio Figliuolo avesse vita. Perochè non avevo
dimenticato la reverentia e amore ch' egli aveva alla dolcissima Madre Maria
dell' Unigenito mio Figliuolo, alla quale è dato questo per reverentia del
Verbo dalla mia bontà: cioè che qualunque sarà colui, o giusto o peccatore, che
l' abbi in debita reverentia, non sarà tolto nè divorato dal dimonio infernale.
Ella è come una esca posta dalla mia bontà a pigliare le creature ch' anno in
loro ragione.» S. CATERINA DA SIENA, Il
Dialogo, trattato 3, cap. 139. Opere,
IV, Siena, 1707.
48
«Ego sum Regina caeli. Ego Mater misericordiae. Ego
iustorum gaudium, et aditus peccatorum ad Deum. Nulla etiam poena est in purgatorii igne,
quae propter me non remissior erit et lenior ad ferendum, quam aliter esset.
Nullus est adeo maledictus, qui quamdiu vivit, careat misericordia mea, quia
propter me levius tentatur a daemonibus, quam aliter tentaretur. Nullus ita
alienatus est de Deo, nisi omnino fuerit maledictus, qui si me invocaverit, non
revertatur ad Deum, et habebit misericordiam.» Revelationes, S.
BIRGITTAE, lib. 6, cap. 10.
49 «Quidam quaerens lapidem, reperit
magnetem, quem elevans manu propria custodivit in thesauro suo, et per eum
deduxit navem ad portum suum. Sic Filius meus multos quaerens lapides
Sanctorum, me specialiter elegit in Matrem sibi, ut per me homines reducerentur
ad portum caeli. Ergo
sicut magnes attrahit sibi ferrum, sic ego attraho Deo dura corda.» Id. op., lib. 3, cap. 32.
50
Nell' antifona Salve, Regina.
51
S. Alfonso, nelle Glorie di Maria, parte
I, cap. V, più espressamente riferisce le parole di Lutero: «Ferre nequeo ut
Maria dicatur spes et vita mea.» Crediamo che alluda S. Alfonso a questo passo
della Postilla Maior, Evang. in
Nativ. B. Mariae: «Libenter volo Mariam orare pro me, sed ipsam consolationem
meam et vitam meam esse, hoc nolo.» Opera
LUTHERI, ed. Heyder, Erlangen, 1828, tomulus 15, pag. 450, § de Salve Regina et Regina caeli: ed. Frankfurt, 1870, tom. 15, pag. 451.
52
«Altius ergo intueamini quanto devotionis affectu a nobis eam voluerit
honorari, qui totius boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde si quid spei
in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus redundare, quae
ascendit deliciis affluens.» S. BERNARDUS, In Nativitate B. V. M., sermo de aquaeductu,
n. 6.ML 183-441.
53 «Exaudiet utique Matrem Filius, et
exaudiet Filium Pater. Filioli, haec peccatorum scala, haec mea maxima fiducia est, haec tota
ratio spei meae.» IDEM, ibid., n. 7. ML 183-441.
54 «Tu salus te invocantium.» Hymnus, instar hymni Te Deum, in fine Psalterii B. Mariae V. Inter Opera
S. Bonaventurae, VI, Lugduni, 1668, pag. 480 (inter pag. 490 et 491: sic). - Autore probabile: «Fr. Conradus Saxon Holzingarius, Ord. Min.»
55 Id. Op., l. c.
56
Non abbiamo trovato queste parole presso S. Anselmo.- GOFFRIDUS (Geoffroi),
Abbas Vindocinensis (Vendôme), S. Priscae Cardinalis (+1132), Sermo 8, In omni festivitate B. Mariae
Matris Domini, ML 157-268: «Beata autem Maria, mater virgo, et sponsa intacta,
ibi (nempe in extremo iudicio) piissima apud piissimum Filium suum obtinebit ut
nemo illorum pereat, pro quibus vel semel oraverit.»
57
«De Matre vero Domini, cui te principaliter commisi et committo, et numquam
committere, quousque illam videamus ut cupimus, omittam, quid tibi dicam, quam
caelum et terra laudare, licet ut meretur nequeant, non cessant? Hoc tamen
procul dubio teneas, quia, quanto altior et melior ac sanctior est omni matre,
tanto clementior et dulcior circa conversos peccatores et peccatrices. Pone
itaque finem in voluntate peccandi, et prostrata coram illa ex corde contrito
et humiliato lacrimas effunde. Invenies illam, indubitanter promitto,
promptiorem carnali matre ac mitiorem in tui dilectione.» Registrum S. GREGORII PP. VII, lib. 1, epistola 47, ad Comitissam Mathildem. ML 148-328.
58
«Quantumcumque homo peccat, si ec toto corde et vera emendatione ad me reversus
fuerit, statim parata sum recipere revertentem. Nec attendo quantum peccaverit,
sed cum quali intentione et voluntate redit. Ego vocor ab omnibus Mater
misericordiae; vere, filia, misericordia Filii mei fecit me misericordem, et
misericordia eius visa, compatientem.» Revelationes S.
BIRGITTAE, lib. 2, vap. 23.- «Maria loquitur: «Nullus est tantus peccator, nec in tam vili opere
positus, quin, si invocaverit me in adiutorium, ego iuvabo eum. Quod enim opus est vilius quam curare caput scabiosum? Si quis invocat me,
ministrabo adiutorium ut mundetur. Quid vero vilius instrumento illo, aut
sordidius, quo crassitudo terrae eiicitur de stabulo super currum? Si quis
invocaverit me, ego iuvabo eum. Quid vero vilius quam lavare plagas leprosi?
Quicumque invocaverit me, ego non dedignor tangere, et ungere, et sanare plagas
suas.» Id. op. lib. 6, cap. 117.
59
«Ego sum Mater Dei... Ego etiam sum Mater omnium qui sunt in superno gaudio...
Sum etiam Mater omnium qui sunt in purgatorio... Ego sum
Mater totius iustitiae quae est in mundo... Ego etiam quasi sum Mater omnium
peccatorum se volentium emendare, et habentium voluntatem in Deum amplius non
peccare, et sum voluntaria ipsum peccatorem in meam defensionem accipere, sicut
caritativa mater, dum videret filium, nudum ab inimicis acutos gladios
habentibus sibi occurrentem. Nonne tunc ipsa opponeret se
periculis viriliter, et filium suum de manibus inimicorum suorum liberaret et
eriperet, et in sinu suo gaudenter conservaret? Ita facio et faciam ego omnibus peccatoribus,
misericordiam meam a Filio meo petentibus, sub vera contritione et divina
dilectione.» Id.
op., lib. 4, cap. 138.
60 «Tu, dilecta Mter omnium, conanti
surgere ad Deum tribuis auxilium, et neminem relinquis vacuum a consolatione
tua.» Id
op., lib. 4, cap. 19.
61
«Satis vero, pro virili, sermonis debito defunctus sum, nullo, ut arbitror,
omisso, eorum quae spectant ad praesentis diei festum... Porro bene novi: hunc
quoque brevissimum sermonem, Sermonis (Verbi) Mater illa susceptura est,
dabitque haud quidem forte si quae petimus; omnino autem si quae digni simus
accipere. Libens enim Sanctissima, cum munifica sit, pro minutissimis maiora
retribuit.» S. ANDREAS, patria Damascenus, monachatu Hiersolymitanus, diaconatu
Constantinopolitanus, archiepiscopus
Cretensis (septimo saeculo), Oratio
14, in Sanctissimae D. N. Deiparae dormitionem tertia. MG 97-1102.
62 «Pius PP. X, Ad perpetuam rei
memoriam.- S. Alfonsus Maria de Ligorio non solum strenuus exstitit defensor
Immaculatae Conceptionis B. M. V., sed etiam fuit promotor indefessus cultus
erga Beatissimam Virginem sine labe conceptam, et praesertim promovit inter
fideles praxim quotidie recitandi mane et vespere ter Salutationem Angelicam
addebdo cuique earum hanc invocationem: «Per
tuam Immaculatam Conceptionem, o Maria, redde purum corpus meum et sanctam
animam meam», asserens huiusmodi exercitationem efficacem esse ad
castitatem servandam contra diabolicos incursus. Iamvero quinquagesimo
imminente anno, ex quo Pius IX Praedecessor Noster rec. mem. Beatissimam
Deiparam ab originali labe immunem declaravit, peropportunum existimavimus
laudabilem Alfonsi praxim christiano populo commendare, atque ut inde uberiores
fructus percipiantur, caelestes etiam Ecclesiae thesauros.... reserare
statuimus.» Quindi si concede l' indulgenza di 300 giorni, applicabile alle
anime del purgatorio, da guadagnarsi tanto la mattina quanto la sera, da chi
reciterà tre Ave Maria, aggiungendo a
ciascuna la suddetta invocazione. «Datum Romae... die 5 decembris 1904....» Acta Sanctae Sedis, vol 37, pag. 369,
370.
63
Alla B. Emilia Bicchieri (+1278)
domenicana, fondatrice del monastero di S. Margherita di Vercelli, promise
nostro Signore che, chi avesse recitato, verso il mezzo giorno, tre Pater Noster e tre Ave Maria in memoria delle tre dolorosissime ore di sua agonia
sulla croce, avrebbe ricevuto da lui aumento notabile delle tre virtù
teologali.- Alla stessa Beata rivelò
Maria SS. esser sommamente grato al suo Figlio che si dicano divotamente tre Pater Noster e tre Ave Maria in onore e memoria delle sue tre lunghe orazioni e del
sudore di sangue nell' orto di Getsemani, pregando insieme per gli
agonizzanti.- Cf. MARCHESE, Diario Sagro
Domenicano, 3 maggio.- S. METILDE poi (Libro
della spiritual grazia, lib. 1, cap. 56), mentre pregava Maria SS. di
esserle presente nell' ora della morte, ne ebbe questa risposta: «Io questo
sono certamente per fare: ma tu ancora leggimi tre volte l' Ave Maria. Alla prima, fa orazione, che,
siccome Iddio Padre... sublimò l' anima mia... acciocchè io sia potentissima in
cielo ed in terra, così ancora (io) sia a te presente nell' ora della morte,
confortandoti e cacciando da te ogni contraria potestà. Alla seconda Ave Maria, fa orazione, che, siccome il
Figliuolo di Dio... mi ha illustrata tutta con tanta chiarezza ch' io come
sole... illumino tutto il cielo, così nell' ora della morte tua io sparga col
lume della fede e della cognizione l' anima tua, acciocchè la tua fede... non
sia tentata. Alla terza Ave Maria, fa
orazione, che siccome lo Spirito Santo sparse dentro a me pienamente la soavitò
del suo amore e mi fece... soavissima e mansuetissima... così io ti sia
presente nell' ora della morte, spargendo dentro all' anima tua la soavità del
divino amore, il quale tanto prevalga in te, che ogni pena ed amarezza della
morte sia a te per forza d' amore tutta soavissima.»
64
S. Alfonso stampò Le Glorie di Maria nel
1750 (Napoli, Pellecchia). I volumi VI e VII della presente Edizione
comprendono questo filiale capolavoro del Dottore zelantissimo.
65
Evidentemente la frase non è completa, mentre nel numero antecedente è detto: Digiuno in pane ed acqua.
66 «Roganda est autem Maria ut velit:
quia, si vult, necesse est fieri, sicut dicit Augustinus de Domino.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. Mariae V., lib. 2, cap.
1, causa 37 (quare Mariae serviendum). Inter Opera S. Alberti Magni, XX, Lugduni, 1651, pag. 45.
67
«In periculis, in angustiis, in rebus dubiis, Mariam cogita, Mariam invoca.» S.
BERNARDUS, De laudibus Virginis Matris,
super verba Evangelii: Missus est..., hom. 2, n. 17. ML
183-70.
68 IDEM, loc. cit.
69
«O celeberrimi nominis Maria, quomodo posset nomen tuum non esse celebre, quae
etiam devote nominari non potes sine nominantis utilitate?» Speculum B. Mariae V., lectio 9 (verso
la fine). Inter Opera S. Bonaventurae, VI,
Lugduni, 1668, pag. 444. Auctor: «FR. CONRADUS SAXON,
Holzingarius».
70
«Si enim abs te relicti fuerimus, quo vero etiam confugiemus? Quid de nobis
fiet, o Sanctissima Deipara, quae Christianorum respiratio exsistit et vita?
Quemadmodum enim corpus nostrum hoc certum habet vitalis actus iudicium quod
spiritum ducat, sic et tuum sanctissimum nomen indesinenter servorum tuorum ore
in omni occasione et loco et tempore prolatum, vitae et iucunditatis et auxilii
non solum iudicium est, sed causa efficitur.» S. GERMANUS, Patriarcha
Constantinopolitanus, Oratio in S. Mariae
zonam (in Encaenia venerabilis aedis SS. D. N. Deiparae, inque sanctas
fascias D. N. Iesu Christi, et in adorationem zonae eiusdem S. Deiparae.) MG
98-378-379.
71
Eccli. XXIV, 30, 31.- Anticamente: in
festo Conceptionis B. M. V., nocturno 1.
72 «Mon Dieu, le beau mot que dit ce
Père (le P. Jean des Champs, S. I.) étant à l' agonie! Comme on lui demandait
en quelle disposition il se trouvait sur le point de remettre son esprit à son
Créateur, il répondit: «O mon Père, si vous saviez quel contentement on sent en
son cœur d' avoir essyé de bien servir la très sainte Mère de Dieu durant le
cours de sa vie, que vous seriez étonné et consolé! Je ne saurais vous exprimer
la joie que je ressens intérieurement à l' heure où vous me voyez.» Et parmi
ces joies cordiales, il rendit son âme dans le sein de sa très bonne Mère,
comme on le croit pieusement.» Etienne BINET,
S. I., Marie chef-d' œuvre de Dieu, partie
3, ch. 5. Paris (édition nouvelle), 1864, pag. 387.
73
Queste parole del Damasceno, le riferisce pure, nella stessa forma che S.
Alfonso, il Crasset: La vera divozione
verso Maria Vergine, parte 1, trattato 1, questione 6, seconda prova, Venezia,
1762, pag. 95. Nè si può dire che S. Alfonso le abbia prese dal Crasset, mentre
indicano, come fonte, Sermoni diversi: Crasset, De dormitione Deiparae: S. Alfonso, De Nativitate, cap. 4. Son rimaste vane le ricerche nei discorsi
del Damasceno, tanto in De Nativitate quanto
in De dormitione.- Si noti che, alla
fine del Carmen in festum Annuntiationis
Beatissimae Dei Genitricis, del Damasceno, MG 96-851, manca la consueta
srofa in onore di Maria SS,; e pur si ritrova nell' edizione antica delle Opere
del Damasceno- Parisiis, 1577, cura Iacobi
Billii- ed è questa: «Invituperabilem, Deipara, spem tuam habens, servabor
(i. e. salvus ero), defensionem tuam possidens, per quam, o pura, non timebo:
persequar inimicos meos et in fugam vertam, solam habns ut thoracem
protectionem tuam et omnipotens auxilium tuum; et deprecor, clamans tibi:
Domina, salva me intercessionibus tuis, et eleva me e tenebroso sommo ad tuam
glorificationem potentia ex te incarnati Dei.» Op. cit., fol. 403 a tergo. Di questa strofa, abbiamo riportato
sopra la maggior parte, nella nota 12, «Quae non confundit, etc.» dalla MG
98-482: ma ivi, come presso S. Alfonso, l. c., viene attribuita al condiscepolo
del Damasceno, «Cosmas Hierosolymitanus».- Sull' efficacia e la necessità della
divozione a Maria, riferiamo queste parole del DAMASCENO, dal Sermone in Nativitatem B. V. M., n. 4, MG
96-667: n. 11, col. 679: «Si quis sanclam Virginem non confitetur Deiparam,
alienus est a Deitate. Non meus est hic sermo, etsi etiam meus: hanc enim
divinissimam hereditatem a Theologo patre Gregorio accepi... Qui te Dei
Genitricem confitentur, hi benedicti sunt: qui inficiantur, maledicti.»
Precedente - Successivo
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
IntraText® (V89) © 1996-2006 EuloTech