- CAPO XXIV - Regolamento di vita d'una religiosa che desidera farsi santa
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VI.
- Della ricreazione.
1.
Anch'è volontà di Dio che l'anime che lo amano prendansi qualche sollievo da
quando in quando, acciocché l'arco non sempre stia teso: Laetamini in Domino et exsultate iusti, dice Davide (Psal. XXXI,
11). Ma dice in Domino, il che
importa che la ricreazione sia moderata e modesta.
Moderata, perché quando è troppo
lunga, sempre sarà difettosa; perciò, quando termina il tempo assegnato dalla
regola, subito voi fate silenzio e ritiratevi. Non fate come fanno alcune che
vogliono finire il discorso introdotto, buttando quel tempo in vano. Dicea la
B. Giovanna di Sciantal: S'io buttassi
via un momento di tempo, mi stimerei ladra appresso Dio. E che forse è mio il
tempo, si ch'io possa gittarlo a mio piacere? Dio me l'ha dato a misura e vuol
conto di ogni momento.22
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Bisogna
ancora che la ricreazione sia modesta:
il che importa per 1. che vi guardiate dalle lodi proprie, dalle mormorazioni e
da certi scherzi che pungono le compagne, come anche dall'interrompere l'altre
quando parlano. - Per 2. che vi guardiate dal parlar gridando, e dal ridere
smoderatamente; dico smoderatamente,
perché scrive S. Francesco di Sales che siccome è disordine il ridere standosi
in occupazioni serie, così all'incontro è cosa molto importuna il non farsi mai
veder ridere nella ricreazione.23 Quindi dicea la sua discepola, la B.
Giovanna di Sciantal: Trovandomi colle
nostre giovani, io rido per dar loro confidenza di ricrearsi, essendo ciò
necessario.24 - Per 3. che vi guardiate dal contendere, e dal
parlar di cose di mondo, come di matrimoni, di festini, di belle vesti. Diceva
S. Giovanni della Croce che il parlare di queste bagattelle del secolo non può
essere senza colpa.25
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2.
Io non dico che nella ricreazione abbiate a parlar sempre di cose serie;
ridete, sollevatevi, parlate anche di cose amene; ma conservate il vostro
raccoglimento, facendo internamente qualche atto buono d'amor di Dio o di
preghiera; e spesso introducete discorsi di Dio, procurando dagli altri
discorsi indifferenti tirarne qualche conseguenza utile per lo spirito, come
faceva S. Luigi Gonzaga, il quale con questa bell'arte avea ridotto lo
studentato, dove egli stava, ad essere un santuario, mentre que' giovani
uscivano più infervorati alle volte dalla ricreazione, che dalla stessa
orazione.26 Vi prego a leggere su questo punto della ricreazione quel
ch'abbiamo scritto nel primo Tomo al capo
VIII, § 1, in fine, parlandosi
ivi della modestia.
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Guardatevi
ancora di far lega particolare nella ricreazione colle vostre più geniali;
questa è cosa che dà all'occhio, e scompone tutta la ricreazione. Fatevela ivi
indifferentemente con tutte, anche con quelle sorelle che meno vi vanno a
genio; anzi conversate più con esse che coll'altre, come facea S.
Teresa.27
3.
Ma che diremo di quelle ricreazioni che in certi monasteri sogliono farsi in
tempo di carnevale? col dar bando all'orazione comune, all'Officio in coro,
alle comunioni di regola, al silenzio, al buon ordine della comunità,
trattenendosi le monache i giorni e le notti tra' balli e canzoni profane, ed
anche in far commedie, dove si vedono le spose di Gesù Cristo travestite da
spose di mondo; e quel ch'è peggio anche in forma d'uomini, con perucca e
spada;28 e talvolta compariscono così alle grate ed alla porta, con
iscandalo degli stessi secolari. Che vituperio! vedere una monaca che ha
cambiato il sagro velo col cappello d'un secolaraccio! Io non so come queste
cose possono permetterle le superiore, senza grave scrupolo di coscienza. Si
legge che S. Maria Maddalena de' Pazzi vide in un'estasi molte persone
religiose perdute per essersi vestite d'abiti secolareschi con affetto
disordinato.29 Oh Dio, in quel tempo dovrebbero le monache più che mai
starsene davanti al SS. Sagramento o ritirate in cella a' piedi del Crocifisso,
a piangere le tante offese con cui allora i secolari lo maltrattano, e non pensare
a ricrearsi con divertimenti mondani, incitando anche l'altre a fare lo stesso
ch'elle fanno. Non fanno così le religiose che amano Gesù Cristo. S. Maria
Maddalena de' Pazzi nel carnevale vegliava le notti intiere, pregando per li
peccatori.30 Oh
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come Gesù Cristo gradisce le orazioni delle
sue spose, che cercano di assisterlo in quel tempo nel quale è più abbandonato
dal mondo! A S. Geltrude fe' intendere il Signore che egli rimunera con grazie
singolari le azioni virtuose, che gli si offeriscono ne' giorni di
carnevale.31 Ed appunto in tempo di carnevale, mentre S. Caterina da
Siena stava orando, il Signore la dichiarò sua sposa, in premio degli ossequi
ch'ella gli faceva in tempo di tante sue offese.32
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4.
Almeno, se in tal tempo voi volete alquanto ricrearvi, ricreatevi, ma
ricreatevi da religiosa. Se volete cantare, cantate canzonette spirituali. Ma
guardatevi affatto di mettervi a danzare: il tener per mano la compagna,
facilmente vi sarà causa di molte specie cattive e tentazioni. Se poi
v'invitano a recitare in qualche opera, scansatevene quanto più potete; se
altro danno non ne riceveste, almeno starete dissipata per uno o due mesi,
senza orazione e senza raccoglimento. Almeno, se volete recitare in qualche
operetta, l'opera sia tutta sagra; ma se in quella si rappresentassero amori
mondani, o pure se aveste a vestirvi da uomo o da sposa di mondo, scusatevene
assolutamente, e non vi curate d'esser chiamata incivile, malcreata,
santocchia. Maledicent
illi, et tu benedices (Ps. CVIII, 28). V'ingiurieranno
l'altre, ma Dio vi loderà. Guardatevi ancora in quel tempo di guardar
mascherate con pericolo di sentire e vedere parole ed atti immodesti.
5.
Nel giorno poi non lasciate di far la vostra lettura spirituale, di cui già si
è parlato abbastanza nel capo XVII.
Fate la visita al SS. Sagramento, di cui si è parlato al capo XVIII, § 2, dal num.
22. Applicatevi anche al lavoro, di cui si è parlato al capo XVI, § 2, dal num.
13. Il rosario ancora non si dee lasciar mai, almeno di cinque poste: leggete
quel che se n'è detto al capo XXI, al
num. 12, dentro II.
22 «Une autre fois, cette digne Mère étant extrêmement accablée d' affaires
et de mal, elle n' avait diné que fort longtemps après les autres, et quand
elle fut venue à la récréation, elle prit promptement, selon sa très lonable
coutume, son ouvrage: une Sœur lui dit: «Ma Mère, Votre Charité est prou lasse;
s' il lui plaisait de ne prendre pas son ouvrage, l' on ira sonner à cette
heure la fin de la récréation.» «Vraiment, dit cette âme très pure, il est vrai
que je suis un peu lasse, mais je me confesserais si je perdais du temps peu ou
prou; il le faut employer afin de n' en rendre pas compte: tan que je pourrai
trainer, je désire ne point manger le pain de la Religion en vain, car notre
temps, ni nous, ne sommes plus à nous-mêmes; je vous assure qu' il se fait plus
de péché en la Religion de ce côte-là que l' on ne pense. Perdre le temps en la
Religion, c' est larcin; nous sommes à Dieu et à la Religion, mes Sœurs; le
corps n' ôte que trop à l' esprit: faisons que l' esprit lui arrache des
griffes tout ce qu' il pourra; pour peu qu' il ait, c' est assez.» (Dépositions des contemporaines de la
Sainte) Vie et Œuvres: I, Paris, 1874, Vie,
par la Mère de CHAUGY, partie 3, ch. 21, note des pages 481, 482.
23 «Dites-moi, celui qui ne voudrait
pont rire à la récréation sinon comme l' on rit hors ce temps-là, ne serait-il
pas importun? Il y a des gestes et des contenances qui seraient immodestie hors
de ce temps-là, qui là ne le sont nullement. De même, celui qui voudrait rire
lorsque l' on est parmi les occupations sérieuses, et relâcher son esprit comme
l' on fait très raisonnablement en ra récréation, ne serait-il pas estimé léger
et immodeste?» S. FRANÇOIS DE SALES, Entretiens
spirituels, IX. Œuvres, VI, 133,
134.
24 «Elle se tanait etre nous comme l'
une de nous; et disait une fois au parloir à un Père de religion, qu' elle
avait envie par charité de retirer d' un esprit trop austère où il était: «Me
voyez-vous, lui disait-elle, en l' âge où je suis, en l' état intérieur auquel
Dieu me tient, et sous la multitude d' affaires? je n' ai envie quelconque de
rire ni de parler, et si vous me voyez avec notre jeunesse, qui est gaie d'
importance, je parle, je les écoute, je ris d' ordinaire sans joie de ce qu'
elles me disent, pour leur donner confiance de se récréer, parce que cela leur
est nécessaire.» Vie et Œuvres, l. Vie par la Mère de CHAUGY, partie 3, ch.
5, pag. 368.
25
«San Giovanni della Croce vi dice che non è senza colpa il sol pensiero di
simil baie secolaresche, non che l' impiegarvi la lingua con profanare la
ricreazione religiosa.» S. LEONARDO DA PORTO MAURIZIO, Manuale Sacro, parte 2, § 8, pag. 79, 80.- Baie secolaresche:
«novelle, usanze, pompe di mondo, gioie di quella dama, abito di quel
cavaliere, balli, comedie, parentadi che si concludono.
26
«Domandò al Padre Rettore del Collegio se giudicava bene che egli procurasse
che, nel tempo della ricreazione, mattina e sera, si ragionasse sempre di cose
spirituali.... ed avendo ottenuto il beneplacito suo, conferì lo stesso suo
desiderio col Prefetto delle cose spirituali... e lo pregò a volere promuovere
quest' opera, ed egli stesso la raccomandò molto a Dio. Dopo questo, scelti
alcuni giovani spirituali del Collegio... disse loro che desiderava per suo
aiuto di poter alle volte ritrovarsi insieme con essi a ragionare delle cose di
Dio nel tempo della ricreazione. Inoltre ogni dì leggeva per mezz' ora qualche
libro spirituale, o vita de' santi, per avere materia da discorrere: e al fine
insieme coi sopradetti compagni diede principio all' opera. E quando era con
minori di sè, egli era il primo ad introdurre santi ragionamenti, e gli altri
seguitavano con gusto grande... Con sacerdoti e maggiori di sè, costumava di
proporre loro qualche dubbio spirituale... ed in questa guisa attaccava
ragionamento di cose di Dio: se bene gli stessi, subito che se lo vedevano
appresso, senz' altro intendevano ch' egli non gustava di ragionare d' altro, e
lo soddisfacevano... eziandio che fossero Superiori. Quando si ritrovava con
uguali, o erano di quelli coi quali già si era accordato, e così non avea
difficoltà in parlare di cose sante; o se erano altri, egli pigliava sicurtà d'
introdurre ragionamenti di qualche divota materia; e come tutti erano buoni
religiosi... lo seguitavano in quei discorsi con ogni prontezza. Quando veniva
alcuno di nuovo... o per se stesso, o per mezzo di alcuno che fosse stato
connovizio e compagno di quello, cercava d' aiutarlo a conservare quello
spirito e fervore che dal Noviziato portava... gli nominava quattro o sei de'
più ferventi e spirituali.... Se conosceva alcuno di quel collegio avere
bisogno di aiuto spirituale, s' ingegnava con ogni maniera di renderselo
affezionato... Con queste sante industrie in poche settimane aiutò molti, ed
eziandio ne' più freddi accese fuoco; e si vide tutto il Collegio Romano in
tanto fervore di spirito e divozione, che era una benedizione di Dio... La
ricreazione era come una conferenza spirituale, dalla quale molti confessavano di
trarre non minor frutto, e spesso ancora maggiore, che dalla stessa orazione.»
CEPARI, Vita, parte 2, cap. 18.
27
«Imparate da santa Teresa, la quale, nelle ricreazioni comuni, non solo andava
indifferentemente con tutte, ma ben spesso voleva trattenersi con quelle che
men le andavano a genio, colle quali il senso più ripugnava, e confessa
apertamente che v' andava con somma ripugnanza.» S. LEONARDO DA PORTO MAURIZIO,
Manuale sacro, parte 2, § 8. Roma,
1734, pag. 78.
28
Lo stesso che: parrucca.
29
«In estasi vide gran moltitudine d' anime religiose che nelle fiamme dell'
inferno ardevan dannate, e le fu fatto sapere di quei martori sì atroci eran
quelle tapine state punite, perchè, nel tempo che alle religiose si concede
qualche ricreazione, acciò vie più s' invigoriscano nella divozione, quelle, in
tutte scordate di Dio, avean preso tanto piacere e diletto disordinato,
congiunto con molte offese mortali, massimamente nel travestirsi e portar vesti
secolaresche, che avean meritato la pena dell' eterne miserie.» PUCCINI, Vita, Firenze, 1611, parte 4, cap. 30.
30
«Frequentissimamente si levava di mezza notte, e andava avanti al SS.
Sacramento, e quivi gettata a terra, si sentiva piangere dirottamente l' offese
fatte a Dio, e chiedere la salute dell' anime. Ma particolarmente ne' tempi del
Carnevale... ella raddoppiava le penitenze e le orazioni per i peccatori, ed
anco incitava l' altre Monache a fare il medesimo... Una notte del giovedì
grasso, chiamato in Firenze Berlingaccio, su l' ora che doveva chiamare le
Monache a Mattutino, ne chiamò alcune che venissero con lei a darsi la
disciplina, ed insieme con esse disciplinandosi, andarono per tutti i
dormitorii a svegliare in tal modo le Monache al Mattutino, ed alla penitenza
insieme.» PUCCINI, Vita, Venezia,
1671, cap. 98.
31
«(Parla la Santa allo Sposo:) Tempore quodam, ante Quadragesimam, in Dominica
(cioè la Domenica di Quinquagesima) dum imponeretur Missa, scilicet: Esto mihi, dedisti mihi hoc intelligere
quasi tu, a diversis cruciatus et persecutus, per verba praedicti Introitus
expeteres a me domicilium cordis mei ad requiescendum; et exhinc per illos tres
dies, quoties ad cor meum redii, videbaris mihi ad similudinem languentis super
pectus meum decumbere; per totos etiam illos tres dies nihil investigavi, quo
tibi gratiorem refectionem possem ministrare, quam ut, orationibus, silentio et
ceteris afflictationibus, pro emendatione mundanorum instarem pro tuo honore.»
S. GERTRUDIS MAGNA, Legatus divinae pietatis,
lib. 2, cap. 14: edizione Solesmense, pag. 84.- Come poi Nostro Signore
promise di rimunerare questa divozione, vedi nel lib. 4, cap. 15 e 16, e
specialmente a pag. 350 e 351, ove si legge: «Sequenti vero nocte (cioè dopo la
domenica di Quinquagesima), apparuit Dominus Iesus sedens in throno gloriae
suae. Et sanctus Ioannes Evangelista apparuit sedens secus
pedes Domini et scribens.... Dominus ait: «Ego singula obsequia hesterna die a
Congregatione ista mihi impensa, et adhuc per duos dies subsequentes impedenda,
in hac facio charta diligenter denotari, ad hoc ut post mortem, secundum quod Pater meus omne iudicium dedit mihi, unicuique
fideliter reddidero mensuram bonam pro singulis laboribus operum suorum
bonorum, et insuper addidero mensuram confertam ex omni fructu meae
saluberrimae passionis et mortis, unde omne humanum meritum mirifice
nobiliatur; ducamque eas cum hac charta ad Patrem ut et ipse ex omnipotentia
paternae benignitatis suae superaddat eis mensuram coagitatam et
supereffluentem pro benificiis istis mihi in hac persecutione, qua nunc a
mundanis infestor, benigne impensis... Quia sicut a quolibet magis acceplatur
beneficium exhibitum in adversitate quam in prosperitate, sic et ego magis
accepto fidelitatem illam quae mihi exhibetur tempore isto, quo mundus plus
peccando me infestat.»
32
«Cominciò, coi discepoli, a chiedere al Signore che degnasse accrescerle la
fede... Il Signore così rispose: «Io ti sposerò a me nella fede.» E ripetendo
la vergine tratto tratto, e per buon tempo, la stessa orazione, e replicando
sempre il Signore la medesima risposta, accadde una volta, nel tempo che s'
avvicina il digiuno quaresimale, ed i fedeli... celebrano in certo modo una
vana festa al ventre loro, accadde, dico, che la santa vergine, raccogliendosi
nel suo nascondiglio, e cercando colle orazioni e co' digiuni il volto dell'
Eterno Sposo, replicasse instantissimamente con gran fervore la predetta
orazione. Alla quale il Signore: «Poichè tu, gettando via da te tutte le
vanità, per amor mio le hai fuggite, e disprezzando i piaceri della carne, in
me solo hai posto il diletto del tuo cuore, in questo tempo che egli altri
della tua casa si rallegrano ne' loro conviti e fanno feste corporali, ho io
determinato di celebrar con teco solennemente la festa del disposamento dell'
anima tua, e così com' io promisi, voglio a me sposarti nella fede.» B.
RAIMONDO DA CAPUA, Vita, parte 1,
cap. 12, n. 1. Segue la descrizione dell' altissimo e soavissimo sposalizio
della Vergine Caterina con Gesù Nostro Signore.
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