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S. Alfonso Maria de Liguori La vera Sposa di Gesù Cristo IntraText CT - Lettura del testo |
§ 2 - Del distacco da' secolari e delle stesse sorelle.
1. Dice S. Agostino che chi non vuol fuggire le conversazioni pericolose, presto caderà in qualche precipizio: Qui familiaritatem non vult vitare suspectam, cito labitur in ruinam (Serm. II, in Dom. 29).1 Dee bastare a fare tremar tutti l'esempio infelice di Salomone, che, essendo stato prima così caro a Dio, e per così dire sollevato ad essere penna dello Spirito Santo, col praticare poi nella vecchiaia colle donne gentili, giunse sino ad adorare gl'idoli (III Reg., c. XI). Ma che maraviglia, dice S. Cipriano, s'è impossibile stare in mezzo alle fiamme e non bruciare!2
Ma veniamo a noi. Sposa benedetta del Signore, per prima, parlando de' secolari, persuadetevi che l'aria del parlatorio è aria infetta per le religiose. Siccome nel coro elle respirano aria salubre di paradiso, così nel parlatorio respirano per lo più aria pestifera d'inferno. Gran cosa! Quella monaca, se stesse in casa de' suoi parenti, non avrebbe certamente l'animo di stare a parlare due e tre ore con un giovine; e poi non si fa scrupolo di far ciò nella casa di Dio! Dunque la casa di Dio ha da esser trattata peggio che la casa del secolo? Dirà non però colei: Ma, per grazia di Dio, non ci è male. Non ci è male? Chi dice così, senta ciò che le dico io: Tutte le amicizie che son fondate nel genio e nell'amor sensibile verso oggetti gradevoli, s'altro non fosse, sono almeno di grande impedimento alla perfezione. Elle almeno fan perdere lo spirito d'orazione e 'l raccoglimento dell'anima; quella povera monaca che si sente già con qualche affetto ligata, starà col corpo nella chiesa, ma co' pensieri e sguardi verso l'oggetto amato. Perde l'amore a' sagramenti. Perde la sincerità col confessore, poiché, vergognandosi di comparire attaccata, o pur temendo che 'l confessore le ordini di troncare l'attacco, lascia di scoprirgli la radice della sua tepidezza, e così la misera va da male in peggio. Perde la pace, perché se mai sente dire alcun male della persona diletta, tutta si disturba e se la prende con chi lo dice. Perde l'ubbidienza, poiché s'è ammonita dalla superiora a togliere quell'amicizia, si scusa con mille pretesti e non l'ubbidisce. Perde in somma l'amore a Dio, il quale vuole possedere tutto il nostro cuore, e non vi soffre amore che non è suo, perciò vedendo un cuore attaccato ad altri, si ritira e lo priva della sua speciale assistenza. La Ven. Suor Francesca Farnese dicea alle sue monache: Sorelle mie, noi ci siamo racchiuse tra quattro mura, non per vedere ed essere vedute, ma per serbarci intatte agli occhi divini. Quanto più ci nasconderemo dalle persone del mondo, tanto più Dio si scoprirà a noi colla sua grazia in questa vita e colla gloria nell'altra.3
2. Ma non solo è grande il danno, grande ancora è il pericolo dell'anima in questi affetti fondati in certe doti esterne, che trovansi nella persona amata di diverso sesso. Tali affetti sul principio sembrano indifferenti, ma a poco a poco divengono difettosi, e finalmente conducono l'anima a qualche caduta mortale. Homo et mulier, dice S. Girolamo, ignis et palea; et diabolus numquam sufflare cessat, ut accendatur (In Ep. Eusebii ad Damas.).4 Siccome è facile ad ardere la paglia colla vicinanza del fuoco, così è facile a bruciarsi insieme le persone di diverso sesso colla soverchia familiarità; anzi è più facile, perché qui v'è il demonio che non cessa di soffiare per accender la fiamma. S. Teresa (Vita cap. 30) videsi un giorno posta nell'inferno, e Dio allora le fece intendere che quel luogo le teneano apparecchiato i demoni, se non si fosse sciolta da una certa amicizia, non già impura, ma solamente geniale, che tenea con un parente.5
3. Se mai voi che leggete, vi sentite nel cuore qualche affezione di questa sorta verso d'alcuno, l'unico rimedio sarà fare una risoluta e total ritirata; altrimenti, se volete cominciare a ritirarvi a poco a poco, credetemi che non si farà niente. Tali sorte di catene, perché son forti e difficili a spezzarsi, se non si spezzano con impeto in un colpo, non si spezzano mai. Né serve a dire che sinora non vi è stata cosa indecente:
sappiate che 'l demonio non comincia dall'ultimo de' mali, ma pian piano conduce l'anime trascurate sino all'orlo del precipizio, e poi con un semplice urto ve le fa cadere. È massima comune de' maestri di spirito che in questa materia non v'è altro rimedio che fuggire e toglier l'occasione. Dicea S. Filippo Neri che in questa guerra vincono solamente i poltroni, cioè quelli che fuggono l'occasione.6 E prima lo disse S. Girolamo: Cum ceteris vitiis quis posset resistere, huic tamen non potest nisi per fugam (In Reg. mon.):7 Negli altri vizi possiamo resistere nelle occasioni con farci violenza, ma nel vizio che combatte la purità, non v'è altro rimedio che fuggir l'occasione e spezzar l'attacco.
4. Se poi, come spero, voi state sciolta da simili affetti, guardatevene quanto potete, perché voi ancora siete soggetta a cadere in qualche laccio, in cui miseramente altre per trascuraggine son cadute. Primieramente praticate l'avvertimento di S. Teresa, la quale scrisse che la monaca dee più pregiarsi d'essere grossolana che cortese e profusa nel parlare e nel far complimenti co' secolari.8 E lo stesso parimente scrisse
S. Caterina da Siena ad una sua nipote: Co' secolari sta modesta col capo chino, e nel parlare mostrati selvatica come riccio.9 Astenetevi ancora, stando alla grata, di mirare e di ridere con immodestia, e specialmente di comparire coll'abito affettatamente attillato. Maggior difetto sarebbe poi se vi faceste vedere con qualche riccetto alla fronte o pure con fiori al petto, con ventaglio da dama o con odori che puzzano di mondo. Del resto, ancorché non vi sieno bassezze, se volete sfuggire ogni pericolo, procurate di allontanarvi quanto è possibile dal conversare co' secolari. Sede solitaria sicut turtur, vi esorta San Bernardo: nihil tibi et turbis (Serm. in Cant.).10 Fatevela sola, amate il coro e la vostra cella, e fuggite come peste il parlatorio. Che avete voi che fare colle genti del mondo, voi che avete lasciato il mondo per essere tutta di Dio? Dicea la Ven. Suor Giovanna di Santo Stefano francescana: Se sei sposa del Re de' regi, non voltare gli occhi agli schiavi. È delitto se uno schiavo mette gli occhi alla sposa del re; ma dello stesso delitto si farebbe rea la sposa del re, se si compiacesse d'esser guardata dallo schiavo.11 E
S. Caterina da Siena (Epist. 158), parlando delle monache, scrisse queste parole: Noi non siamo spose, ma adultere, poiché cerchiamo diletti dell'amor proprio; la cella ci è nemica, e ci è amica la conversazione de' secolari.12 Pertanto vi avvisa S. Girolamo che se mai, conversando con alcun soggetto, vi sentiste sorgere nel cuore qualche affetto disordinato, procurate di farlo subito morire, prima che si faccia gigante: Dum parvus est hostis, interfice (Epist. 22).13 È facile uccidere il leone quando è picciolo, ma è molto difficile e moralmente impossibile, quando è fatto già grande.
5. Maggior errore e vituperio sarebbe poi se permetteste ad alcun secolare che si avanzasse a burlare, non dico colle mani, poiché non voglio supponere un tanto eccesso, ma con parole indecenti. Né vi lusingate di esser esente da colpa, perché voi non parlate, ma solamente state a sentire voi, col non licenziarvi subito allora da quell'insolente, già cooperate e vi rendete rea dello stesso peccato Oltreché, col non distaccarvi subito da tal conversazione d'inferno, presto diverrete voi peggior di colui, e da sposa di Gesù Cristo vi troverete fatta sposa del demonio. E facilmente di più vi farete causa della ruina del monastero, perché una monaca di questa sorta, che mantiene una tal corrispondenza, basterà col suo mal esempio a tirarne molte altre a far lo stesso. Specialmente state accorta, se mai venisse a trovarvi alcun vostro fratello o parente che vi conducesse seco qualche suo amico, il quale dimostrasse già di aver genio con voi; essi faranno
con voi sì bene chiamar anche la vostra zia, ma voi farete la parte principale in questa scena. Se mai, dico, vi accorgete di tali raggiri, allora calate gli occhi a terra, fate silenzio e dimostratevi austera; ma il meglio sarebbe che con una bella voltata di spalle subito vi ritiraste; ed appresso, se mai sarete chiamata, sapendo che vi sia quel personaggio, rispondete che avete che fare e che non potete calare. State attenta, perché se non fate così e gli date udienza, io vi piango per perduta Così parimente, se ricevete qualche lettera da alcuno, dove scorgete qualche parola d'affetto, laceratela subito, anzi bruciatela e non gli rispondete. E se v'è necessità di rispondere per qualche urgente affare che occorre, rispondetegli con poche parole e gravi, senza dimostrare alcun gradimento o che vi siate accorta de' sentimenti espressi. E se poi colui vi chiamasse alla grata, affatto licenziatelo, perché se dopo la lettera voi ci calate a discorrere, anche sarete perduta. Inoltre sappiate che voi dello stesso delitto vi fareste partecipe, se per non disgustare qualche vostra sorella, non temeste di disgustare Dio col dar mano a qualche suo attacco. Se in ciò v'intricaste, aspettatevi un notabil castigo, come già lo ebbe una monaca, che, ritrovandosi sagrestana, per compiacere una sua compagna si assunse l'incombenza di far capitare una lettera di colei ad un secolare con cui quella avea corrispondenza non santa; ma che avvenne? porgendo ella la lettera al clerico che dovea portarla, quegli, avendo fretta, voltò la ruota della sagrestia con tanto empito che le tronco di netto la mano, e la misera tra pochi giorni se ne morì di spasimo.14
6. Inoltre attendete ad usar la stessa cautela co' religiosi o ecclesiastici, quando vi accorgete che vengono a parlarvi non per Dio né per bene dell'anima vostra, ma per qualche genio che hanno con voi. Specialmente co' vostri confessori ben sarebbe che ci trattaste solo nel confessionario; e dovendo parlarci altrove, ci parlaste dalla ruota, sfuggendo la grata. Co' vostri direttori bisogna che vi trattiate con maggior riserba, perché, attesa la confidenza che con essi avete per ragione de' segreti di vostra coscienza che lor manifestate, sempre vi è una certa simpatia, la quale, se non si modera, può degenerare in fuoco d'inferno. E perciò vi consiglio a togliere quanto è possibile col confessore ogni traffico di negozi, di regali, di assumervi il peso di cucinargli i cibi, di cucirgli le biancherie e cose simili. Dice S. Teresa: Oh quanto impediscono le religiose questi trafficucci mondani! e piaccia al Signore che al fine non impediscano loro anche il vedere Dio.15 E parlando particolarmente de' regali, se mai vi è già quest'uso antico nel vostro monastero, vi basti che per due o tre volte l'anno gli mandiate qualche picciola cosa, la quale sia più presto segno della vostra attenzione che del vostro affetto. Quindi guardatevi sempre con somma cautela di non farvi uscir mai per qualunque occasione alcuna parola d'affetto dalla bocca.
7. Non andate dicendo che non vi è paura, perché quel sacerdote è un santo. Udite quel che dice S. Tommaso d'Aquino: dice che quanto sono più sante le persone verso cui ci sentiamo qualche affezione tanto più dobbiamo guardarcene, mentre il concetto della loro bontà servirà per più allettarci ad amarle: Nec quia sanctiores fuerint, ideo minus cavendae; quo enim sanctiores, eo magis alliciunt (S. Thom., Opusc. 64, de Mod. conf. peric.).16 Udite ancora quel che dicea il Ven.
P. Sertorio Caputo della Compagnia di Gesù: dicea che il demonio prima ci fa prendere amore alla virtù del soggetto, poi alla persona, e poi ci tira al precipizio.17 Scrive l'Angelico che il nemico ben sa nascondere un tal pericolo, poiché al principio non manda saette che paiono avvelenate, ma solamente quelle che accendono l'affetto e fan picciole ferite nel cuore; ma in breve tali persone, acceso che sarà l'affetto, non tratteranno più insieme come angeli, secondo han cominciato, ma come vestite di carne: gli sguardi saranno spessi a vicenda, le parole affettive: quindi l'una comincerà a desiderare spesso la presenza dell'altro, e così la divozione spirituale si convertirà in affetto carnale.18 Tutti questi sono sentimenti propri del santo.
8. S. Bonaventura dà cinque segni per conoscere quando l'affetto non è puro. 1. Quando vi sono discorsi lunghi ed inutili;
e quando son troppo lunghi, sempre sono inutili. 2. Quando vi sono sguardi e lodi date a vicenda. 3. Quando l'uno scusa i difetti dell'altro. 4. Quando si affacciano certe picciole gelosie. 5. Quando nella lontananza si sente inquietudine.19 Aggiungo io, quando molto gradisce l'avvenenza e la grazia della persona: quando si desidera ch'ella corrisponda nell'affetto: quando s'ha ripugnanza che gli altri l'osservino, l'ascoltino e ne parlino. Oh quanto dicea bene il P. Pietro Consolini dell'Oratorio, che colle persone sante di diverso sesso bisogna trattare come coll'anime del purgatorio, da lontano e senza mirarle!20 Talune si fan tirare a trattenersi molto co' padri spirituali col pensiero di volersi maggiormente infervorare, col sentire i loro discorsi. Ma che bisogno v'è di tali conversazioni e discorsi familiari, tirati così alla lunga, con pericolo di restar ligata da qualche passione perniciosa? Se han vero desiderio di prender fervore, bastano tanti libri spirituali che tengono; bastano le lezioni che sentono nell'orazione e nella mensa; bastano le prediche che odono in chiesa; ma, senza
queste, basterebbero a farle sante le sole regole e costituzioni della religione, se le leggessero con attenzione e le mettessero in pratica.
9. Ciò va detto per le persone di fuori; ma bisogna avvertire che l'amor disordinato può intromettersi tra le stesse religiose di dentro nel medesimo monastero, specialmente se si afferra qualche soverchia familiarità tra le giovani. Scrisse S. Basilio queste parole: Iuvenis, aequalium tuorum consuetudinem defugito: quia illorum opera adversarius plerosque sempiterno igni cremandos addixit! (Serm. de Abdic. rer. etc.).21 Giovane, dice il santo, fuggi dalla familiarità de' tuoi pari, perché il demonio per mezzo di queste amicizie molti ne ha mandati ad ardere nel fuoco eterno. Molti di costoro, siegue a dire S. Basilio, benché da principio sono stati allettati da un certo affetto che parea di carità, nondimeno col tempo il nemico li ha precipitati poi in gran mali: Spiritualis primo caritatis quadam specie illectos, postea in voraginem praecipites deturbavit (Ibid.).22 Dicea parimente la B. Angela da Foligno (Vita p. 2, c. 1): «Benché nell'amore si racchiuda ogni bene, nonperò nell'amore si racchiude anche ogni male. E non dico dell'amor cattivo, che già si sa doversi schivare; parlo dell'amore tra un prossimo e l'altro, che può degenerare in amor disordinato: il troppo conversare insieme, col palesarsi l'affetto che si portano, fa che l'amore, troppo unendo i cuori, diventi nocivo; in modo che, crescendo l'affetto, comincerà ad oscurar la ragione: l'uno bramerà quel che vuole l'altro, sino a tanto che, invitato l'uno dall'altro al male, non saprà contraddire, e saranno ambedue perduti».23
10. E bisogna intendere che se le amicizie esterne co' secolari sono più scandalose, le interne tra le stesse monache sono più pericolose, sì perché sono più difficili a troncarsi, sì perché l'occasione è più vicina. E non voglia mai Dio che qualche infelice religiosa cada in alcuna scelleraggine contro la castità nella casa del Signore; Isaia la dà per dannata, con quelle parole: In terra sanctorum iniqua gessit: [et] non videbit gloriam Domini (Is. XXVI, 10). Quindi specialmente le maestre dell'educande debbono star sempre cogli occhi aperti sopra di loro in questa materia; e non facciano scrupolo in ciò a sospettare il maggior male. Quando vedono qualche attacco o familiarità tra due figliuole, procurino di spezzarlo subito, con non farle praticare più insieme; e sempre sospettino, acciocché possano così riparare ad ogni male che può succedere. Le esorti ancora da quando in quando, parlando in generale, che si guardino, come dalla morte, di non lasciar mai nella confessione qualche peccato per rossore, e procurino a questo fine di narrar loro qualch'esempio funesto di persone miseramente dannate per aver fatte confessioni sacrileghe.
11. Del resto S. Basilio, parlando comunemente per tutte le monache, ordinò che fossero castigate tutte quelle del suo ordine che avessero amicizie particolari,24 chiamate con
ragione da S. Bernardo Amicizie avvelenate e nemiche della pace comune;25 poiché in verità, s'altro danno e pericolo elle non recassero seco, almeno sono un seminario di disturbi, di mormorazioni e di sconcerti; essendoché queste amicizie particolari son quelle che poi formano le fazioni e i partiti, e fanno che i voti non si diano alle più degne, ma alle più parziali. Siate voi amica con tutte, amate tutte, servite tutte, in modo che ognuna pensi di stare in buona legge con voi; ma poi guardatevi di aver familiarità con alcuna; la vostra intrinsichezza sia solamente con Dio. E specialmente guardatevi da taluna che dimostra passione con voi. Voi camminate per una via oscura e sdrucciola, qual'è la vita presente: se poi avrete una mala compagna, che vi spinga a qualche precipizio, sarete perduta.
12. Guardatevi a questo riflesso da tutti i rispetti umani e da quel maledetto timore: Che diranno? Voi dite: S'io licenzio
quella persona di fuori, se mi distacco dalla tale, se mi do al ritiramento, all'orazione, alla mortificazione, che diranno di me? Mi metteranno in burla, e sarò il soggetto delle irrisioni di tutte. Ah quanti religiosi e religiose ne ha fatti dannare questa maledetta infermità del rispetto umano! Oh quot detrusit ad inferos infirmitas haec!26 scrisse S. Agostino. E perciò dicea S. Francesco Borgia che chi vuol darsi a Dio, prima di tutto dee porsi sotto i piedi questo maledetto rispetto del Che diranno.27 Oh Dio, e perché non pensiamo che ne dirà Gesù Cristo? che ne dirà la Ss. Vergine? Il Signore dice: Hortus conclusus soror mea sponsa (Cant. IV, 12). Con queste parole fa sapere egli alle religiose che se vogliono essere sue vere spose, bisogna che sieno i loro cuori orti chiusi, sicché in essi non v'entri altro affetto che per Dio. Ed avvertano che fra tutt'i difetti che può commettere una monaca, non v'è difetto forse che più dispiaccia al divino sposo che 'l difetto di nutrire nel cuore qualche affetto straniero. Il cuore delle spose Dio lo vuole tutto per sé. Anche gli sposi di terra ogni cosa possono meglio soffrire che di vedere le loro spose che amino altra persona fuori di essi. Termino questo punto con dirvi che, trattandosi di amore, immaginatevi come nel mondo non ci fosse altri che voi e Dio che dovete amare.
13. Ma prima di terminare questo punto, non posso lasciare di vituperare la melansaggine di quelle monache, che mettono un tenero amore alle bestiole, come gatti e cagnuole. Le vogliono sempre seco nella mensa, nel letto: le portano spesso in seno, le baciano, giungono a dire loro anche parole tenere di affetto. Se mai quelle stanno inferme, stanno afflitte: se
muoiono poi, piangono inconsolabilmente, e s'inquietano notabilmente con chi forse ci ha data qualche causa. Questo affetto alle bestie, anche in una secolare è bestiale, quanto più in una sposa di Gesù Cristo?