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S. Alfonso Maria de Liguori Selva di materie predicabili IntraText CT - Lettura del testo |
Della perorazione.
Tre sono le parti della perorazione o sia conclusione, cioè l'epilogo, la moralità e la mozione degli affetti. E per 1. in quanto all'epilogo, l'epilogo non è altro che un ricapitolamento della predica: il quale dee esser breve, sicché non sembri una nuova predica, ma dee contener le ragioni più convincenti del discorso fatto, dette con nuova maniera ed ordinate alla mozione degli affetti, che dee seguire; in modo che nello stesso recapitolare che fa il predicatore dee andar movendo gli affetti.
Per 2. in quanto alla moralità, per prima nel correggere i vizj bisogna guardarsi di offendere le persone particolari, giacché tali correzioni fatte in pubblico non servono ad altro che a sdegnare i loro animi ed a più imperversarsi, concependo odio contra il predicatore e contra la missione, per lo rossore di vedersi scornate in pubblico. Inoltre bisogna avvertire che per moralità non solo s'intendono le increpazioni e i rimproveri che si fanno contro de' vizj, ma anche le insinuazioni de' rimedj e de' mezzi per viver bene. Per tanto avvertano i missionarj che l'affare più importante e di maggior frutto per li popoli nelle missioni è l'insegnare loro cose di pratica, cioè i rimedj per astenersi da' vizi ed i mezzi per perseverare nella buona vita, come sono il fuggir le occasioni, per esempio le taverne, la case pericolose ed i mali compagni; il farsi forza nei moti di sdegno, con metter loro in bocca qualche detto per evitare le bestemmie e le imprecazioni, v. g.: Signore, dammi pazienza; Madonna, aiutami; Dio ti faccia santo, e simili; l'entrare in qualche congregazione; il sentir la messa ogni giorno; confessarsi ogni settimana; leggere ogni giorno qualche libro spirituale; fa la visita al ss. Sacramento ed alla b. Vergine in qualche
sua immagine; ogni mattina rinnovare il proposito di non offendere Dio, cercando a Dio l'aiuto per la perseveranza; la sera far l'esame di coscienza coll'atto di dolore; dopo aver commesso qualche peccato far subito un atto di contrizione col proposito e poi confessarsene quanto più presto; sovra tutto ricorrere a Dio ed a Maria ss. in tempo di tentazioni, replicando allora spesso i santissimi nomi di Gesù e di Maria, con seguitare ad invocarli in aiuto finché non cessa la tentazione. Questi rimedj e mezzi dal predicatore debbon ripetersi ed insinuarsi più e più volte nel decorso delle prediche, e non dee atterrirlo il timore d'esser criticato da qualche letterato, il quale dicesse che il predicatore dice sempre una cosa. Il predicatore e specialmente il missionario non ha da andar cercando le lodi de' letterati, ma il gusto di Dio e la salute delle anime e particolarmente de' poveri rozzi che concorrono alle missioni, e che non tanto cavan profitto dalle sentenze e ragioni intese quanto da quelle facili pratiche che loro saran dette e replicate. Dico replicate, perché le menti di legno di questi rozzi facilmente si scordano di ciò che loro s'insegna, se non è ad essi replicato più volte, come si sa per esperienza.
Per 3. in quanto alla mozione degli affetti, questa è una parte più importante e necessaria di tutta la predica e precisamente nelle missioni; poiché il profitto degli uditori non tanto consiste nel persuadersi delle verità cristiane, quanto nel risolversi a mutar vita e a darsi a Dio. E perciò il predicatore di missioni non dee fare come fanno alcuni che, terminata la predica, mettonsi subito a gridare al popolo: Cercate perdono a Dio, gridate misericordia: e pigliando il crocifisso, funi, torce di pece, si contentano di quello schiamazzo del popolo; il quale riuscirà bensì strepitoso, ma di poco frutto. Chi vuol frutto bisogna che si studii a vedere come meglio può muovere gli affetti degli ascoltanti e procurare una vera e non già apparente compunzione de' cuori. È vero che il compungere i cuori è opera della mano di Dio, ma vuole il Signore che noi ci cooperiamo a farla riuscire per parte nostra la miglior che possa desiderarsi. Onde giova parlar qui con modo speciale di questa mozione d'affetti e del modo di regolar le passioni, le quali sono morbi dell'anima, che offuscano la mente ed indeboliscono la volontà. Oh che ci vuole a muovere un appassionato! vi bisogna la mano divina. Onde il predicatore bisogna che predichi più colle ginocchia che colle parole; altrimenti i suoi uditori saranno come quelli di s. Agostino, che mirabantur et non convertebantur. Diranno: oh che bravo predicatore! che bella predica! e frattanto resteranno a dormire ne' loro vizj. Inoltre, per muovere gli altri, molto giova che il predicatore si dimostri anch'egli mosso da quelle verità di cui tratta.
Le passioni umane son molte: altre appartengono alla concupiscibile, altre all'irascibile. Secondo s. Tomaso, quelle della concupiscibile sono per 1. l'amore, che ha per oggetto il bene; e questa è la passione più forte di tutte le altre. Onde sovra tutto dee studiarsi il predicatore di muovere il popolo all'amore verso Dio e verso il prossimo coi suoi proprj motivi: verso Dio, perché lo merita, prima per la sua bontà e poi
per li beneficj a noi fatti; verso il prossimo, perché lo comanda Dio. Per 2. l'odio, che dee insinuarsi contro il peccato, facendone vedere la malizia e i danni che apporta. A toglier poi l'odio contro il prossimo bisogna dimostrare quanto piace a Dio e quanto bene arreca all'anima il perdonare le ingiurie. Per 3. il desiderio, ch'è un moto dell'anima con cui si porta verso qualche bene lontano. Quindi dimostrerà il predicatore quanto i beni di terra son piccioli, brevi e di pericolo per la salute eterna, ed all'incontro che i beni dell'altra vita sono immensi ed eterni. Per 4. la fuga, che si oppone al desiderio e ci fa avere orrore alle cose di nostro danno. Per 5. il gaudio, ch'è un compiacimento del bene posseduto. E tra le altre cose molto giova al profitto de' popoli il far loro vedere la pace che apporta la grazia di Dio a chi la possiede. Per 6. la tristezza o sia il dolore, ch'è una dispiacenza del male presente; e si dimostrerà la pena che apporta a' peccatori il rimorso della coscienza. Le passioni poi dell'irascibile sono per 1. la speranza, ch'è un movimento verso un bene lontano, ma possibile. Per 2. la disperazione, colla quale si cercherà di persuadere ch'è impossibile il farsi felici co' beni mondani. Per 3. il timore, ch'è un movimento nato dall'apprensione di qualche male futuro. Per 4. l'audacia, che è un movimento il quale dà forza a non temere gli ostacoli per conseguire il bene desiderato. Quindi gioverà eccitarla dimostrando il premio che tocca a chi combatte coraggiosamente contro del vizio. Per 5. l'ira, ch'è un moto che conduce alla vendetta. Per questa passione può eccitarsi l'amore alla penitenza, castigando il corpo, per cui s'è offeso Dio; poiché secondo s. Agostino il vero penitente non è altro che un uomo che giustamente si adira contro di sé stesso. Avvertasi generalmente che nella mozione di questi affetti il predicatore non sia troppo lungo; perché altrimenti più presto perderà che guadagnerà.