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S. Alfonso Maria de Liguori
Selva di materie predicabili

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Delle figure delle parole.

 

Le figure delle parole si fanno o per additionem o per detractionem o per similitudinem. E I. le figure per additionem o sia per aggiunzione di parole sono 1. l'anafora o sia ripetizione, la quale si fa ripetendo più volte la stessa parola in principio di più periodi o di più membri del medesimo periodo: come s. Ambrogio parlando di Debora disse: Foemina iudicavit, foemina disposuit, foemina prophetavit, foemina triumphavit. 2. L'epifora che si fa ripetendo le stesse parole non in principio, ma in fine de' periodi; così s. Paolo: Hebraei sunt? et ego. Israelitae sunt? et ego. Semen Abrahae sunt? et ego. 3. La simploce o sia complessione, che si fa unendosi insieme l'anafora e l'epifora. 4. L'anadiplosi o sia congeminazione, che si fa replicando una o più parole della sentenza prima detta; così s. Gregorio: Quid miramur, fratres? Mariam venientem, an Dominum suscipientem? suscipientem, dicam, an trahentem? sed melius dicam trahentem et suscipientem. Quando poi si replicasse la stessa parola immediatamente, si chiama epizeusi, v. gr. Consolamini, consolamini, popule meus2. Ma quando si ripete la parola detta nel fine, la figura si confonde coll'anadiplosi detta di sopra; così ne' salmi: Stantes erant pedes nostri in atriis tuis Hierusalem: Hierusalem quae aedificatur ut civitas.


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Quando poi la parola detta nel principio della sentenza si ripete nel fine della sentenza seguente, dicesi epanalepsi; così Davide: Deus, quis similis erit tibi? Ne taceas, neque compescaris, Deus. 5. La polyptoton o sia tradizione, ed è quando una stessa voce si ripete sotto varj casi o tempi; così s. Paolo: Notum autem vobis facio, fratres, evangelium quod praedicavi vobis, quod et accepistis, in quo et statis, per quod et salvamini1. La climax o sia gradazione, che si fa quando l'ultima parola della sentenza precedente è la prima della seguente, e così di grado in grado si passa da sentenza in sentenza; così l'apostolo: Scientes quod tribulatio patientiam operatur, patientia autem probationem, probatio vero spem, spes autem non confundit2.

 

II. Le figure per detractionem sono 1. L'asyntheton o sia disgiunzione o dissoluzione, e si fa quando si usano più parole senza congiunzione; così Salviano parlando di Davide penitente, disse: Indumenta deponit, purpura exuitur, diademate exoneratur, cultu corde mutatur. 2. La sinecdoche o sia comprensione o intellezione, che si fa quando, togliendosi dall'orazione qualche parola, ella implicitamente s'intende da quel che si dice, come quando si prende la parte pel tutto o il tutto per la parte, v. g.: Visitabo super orbis mala3; intendesi sotto la parola orbis la parte, ch'era Babilonia. 3. Dicesi aposiopesi o sia ellipsi, cioè omissione e reticenza, e si fa quando si tronca il discorso, ma si ad intendere ciò che si tace; così Davide: Et anima mea turbata est valde, sed tu, Domine, usquequo4? Il che s'intende con s. Tomaso: Usquequo non exaudies et non dabis auxilium ut resurgam? 4. La zeugma o sia aggiunzione, e si fa riferendosi più sentenze ad un solo verbo; così s. Paolo: Omnis amaritudo, et ira et indignatio et clamor et blasphemia tollatur a vobis5.

 

III. Le figure per similitudinem sono: 1. la paranomasia o sia annominazione o alliterazione, e si fa ripetendo una stessa parola con far in essa qualche mutazione per significare alcuna cosa diversa; così s. Agostino, parlando del Pubblicano, disse: Quid miraris, si Deus ignoscit, quando ipse se agnoscit? Così anche s. Ambrogio: Fluctus est quidem maris, non fructus. 2. La omocoptoton, che dicesi da' latini similiter cadens, e si fa quando più parole cadono negli stessi casi o tempi; così Isaia6: Discite benefacere, quaerite iudicium, subvenite oppresso, iudicate pupillo. 3. La omeoteleuton, che dicesi similiter desinens, si fa quando più membri del periodo o quando più periodi finiscono in un medesimo suono; così s. Gio. Grisostomo: Considera pactum quod spopondisti, conditionem qua accessisti, militiam cui nomen dedisti. 4. La isocolon o sia compar, e si fa quando le parti o membri del periodo si rendono quasi pari nel numero delle sillabe; così Isaia7: Occidere vitulos et iugulare arietes, comedere carnes et bibere vinum. 5. La epanortosi o sia correzione, e si fa quando l'oratore, mostrando di correggersi di qualche cosa, ne soggiunge un'altra più propria; così s. Agostino: Magna pietas, thesaurizat pater filiis; immo magna vanitas, thesaurizat moriturus


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morituris1. 6. L'antitesi o sia contrapposto, e si fa quando più parole si uniscono insieme; così s. Paolo: Per gloriam et ignobilitatem, per infamiam et bonam famam, ut seductores et veraces2.

 




2 Isa. 40. 1



1 1. Cor. 15. 1. 2. et 6.



2 Rom. 5. 3. 4. et 5.



3 Isa. 13. 11.



4 Ps. 6. 4.



5 Ephes. 4. 31.



6 1. 17.



7 Cap. 22. 13.



1 Serm. 50. de temp.



2 2. Cor. 6 8.






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