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S. Alfonso Maria de Liguori Selva di materie predicabili IntraText CT - Lettura del testo |
§. 8. Altre cose da osservarsi circa la predica.
I. Delle funzioni che sogliono farsi in fine della predica.
In fine dell'atto di dolore il predicatore due o tre volte dentro le prediche si batterà colla fune: dico fune, non catena; perché la catena, se è di anelli massicci, può far molto nocumento al predicatore, che, ritrovandosi nel fervore, facilmente si percuoterà con indiscretezza; se poi è di piastre, questa già ognuno vede che ad altro non serve che a far romore, senza dolore. Prenderà dunque la fune in queste due o tre sere e si batterà per qualche spazio notabile, acciocché non sembri una semplice apparenza. Ma si asterrà dallo stringer la fune al collo in atto di volersi affogare, come fanno alcuni: il che bene apparisce essere una pura finzione. Avverta il predicatore, prima di battersi, a dire che quella penitenza non la fa per li peccati suoi (come dicono taluni), ma che la fa per impetrare da Dio il perdono a qualche anima ostinata che si ritrova nella chiesa.
Nella predica della morte, prima dell'atto di dolore, suol dimostrarsi un teschio di morto, dicendo il predicatore verso del teschio: Dimmi, capo di morto, l'anima tua dove sta? in paradiso o all'inferno? Dimmi: nel giorno del giudizio come avrò da vederti? coronata di stelle o pure cinta di serpi e di fuoco? dimmi: sei stato
uomo o donna? Se sei stato uomo dimmi: dove sono andati tutti i tuoi disegni di farti ricco, gran mercante, barone? Dov'è andata la tua superbia: tu che dicevi che non ti facevi passar la mosca per lo naso? E se sei stata donna, dov'è andata la tua bellezza? che se ne son fatti i tuoi bei capelli? oimè! ci han fatto il nido gli scarafaggi (secondo il volgo gli scarafoni). Dove sono i tuoi belli occhi? se li han mangiati i sorci. Dov'è la tua lingua, con cui cantavi quelle belle canzoni? se l'han divorata i vermi. Insomma tu ti vantavi di esser così bella, ed ora sei così brutta che metti paura a chi ti vede. Il predicatore, dopo aver detto ciò, rivolto al popolo dirà: Fratello, sorella, com'è questo capo di morto, così hai da diventare tu pure. Non c'è rimedio, s'ha da morire, s'ha da morire. E qui s'introdurrà all'atto di dolore.
Nella predica dell'inferno si usa di mostrare l'immagine d'una persona dannata: nelle nostre missioni è accaduto che taluno che era stato duro a tutte le altre prediche, alla vista poi d'una tale immagine si è mosso e convertito. Questa funzione si farà così: il predicatore, fatto che avrà l'atto di dolore, dirà: Ecco questa sera ho fatto la predica dell'inferno, ma che ne ho detto io dell'inferno? niente. L'inferno non lo sa se non chi lo prova. Oh se uscisse stasera un'anima dannata e vi parlasse; quella saprebbe dirvi che viene a dire inferno. Almeno, peccatori miei, lasciate ch'io vi faccia vedere stasera la figura d'un'anima dannata, acciocché quella vi parli a suo modo per me. Eccola. Peccatore, specchiati in quell'immagine e vedi quello che dovresti essere tu per li peccati tuoi. Quest'immagine si porterà alzata da un padre dieci o dodici palmi da terra, e due altri padri andranno avanti con torce grandi di pece; ma questi avvertano a tener le torce basse ed alquanto lontane dall'immagine, altrimenti il fumo ne occuperà la veduta. Il padre che la porterà uscirà da sovra l'altare maggiore e la porterà sino alla porta per mezzo al popolo; ma in portandola dovrà fermarsi di quando in quando con girarla posatamente or verso l'uno, or verso l'altro lato; ed in fine la darà al predicatore, il quale dal pulpito la dimostrerà, e poi finalmente, lasciandola sul pulpito a vista di tutti sino alla sera seguente, prenderà il crocifisso e darà la benedizione.
Riesce ancora molto tenera la funzione di portare in processione alla chiesa la statua di Maria in fine della predica. E si farà così. In ogni sera la detta statua starà esposta, ma in quella sera si toglie dalla chiesa; terminato poi l'atto di dolore (appuntando prima tutto) si aprirà la porta, e compariranno tutti i sacerdoti con cotte e torce accese, portando sopra il pallio la statua di Maria, la quale, passando per mezzo all'uditorio, si collocherà al solito sito accanto al pulpito. Giova ancora in una delle sere far la processione di tutti i missionarj in abito di penitenza, coperti di cenere e con fune al collo: i quali, venendo dalla porta in processione, faranno poi la disciplina in mezzo alla chiesa. Ed una simile processione può farsi in un'altra sera dai preti del paese.
Giova ancora in una delle sere dopo la predica e dopo l'atto di dolore far fare la pace universale al popolo con fare abbracciare le donne con le donne e gli uomini con gli
uomini. Ma prima di venire all'atto, il predicatore dica che tutti s'alzino in piedi; e poi dica che, facendosi la pace, le figlie vadano a cercar perdono alle madri, i figli a' padri, e le persone offese vadano a trovare chi le ha offese. Avvertano i missionarj ad assistere tutti, mentre si fa questa funzione acciocché gli uomini sian divisi dalle donne e non succeda qualche disordine. Di più quando il popolo sta duro, giova qualche volta far uscire i padri a gridare ed a muovere il popolo.