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S. Alfonso Maria de Liguori Selva di materie predicabili IntraText CT - Lettura del testo |
Delle prove e del modo di servirsene.
Già dicemmo di sopra che la prova contiene tre parti, cioè l'introduzione, le prove medesime e la confutazione. E per 1. l'introduzione non è altro che una preparazione per entrar nelle prove. Quest'introduzione può cavarsi o dalla definizione; v. gr., parlando dello scandalo se ne addurrà
la definizione secondo s. Tomaso: lo scandalo est dictum vel factum minus rectum praebens alteri ruinam; e poi si spiegherà. O pure dalla distinzione; v. g., parlando dell'occasione l'introduzione sarà questa: e per proceder con ordine, bisogna distinguere l'occasione prossima dalla rimota; l'occasione prossima è quella ecc. O pure dalla difficoltà del soggetto; v. gr., parlandosi della malizia del peccato mortale può dirsi: per comprendere il gran male ch'è il peccato mortale, bisognerebbe comprendere il gran bene ch'è Dio; ma chi mai potrà comprendere la bontà, la potenza, la sapienza di questo Dio? ecc. O pure da qualche proposizione generale per discendere poi alla particolare; v. gr., parlando della confessione sacrilega, può cominciarsi a descrivere la malizia del sacrilegio in genere. O pure da qualche sillogismo o entimema, dalla cui conseguenza si passa poi a provar la proposizione. O pure da qualche celebre questione o da qualche sentimento di s. padre o da qualche istoria. Ma si avverta che queste introduzioni debbono essere brevi e prossime: brevi, passando presto alle prove; prossime, prendendole da' principj intrinseci del soggetto di cui si tratta.
Per 2. in quanto alle prove, bisogna intendere che il corpo del discorso dee esser composto dalle prove della proposizion principale; e perciò il discorso, affin di persuadere gli uditori, dee aver la forma di un perfetto raziocinio, non già a modo di logici, ma d'oratori, cioè in modo più chiaro e disteso; avvertendo di più esser sempre meglio apportar poche parole, le più convincenti e bene spiegate, che ammassarne molte con poca ponderazione. Le varie forme d'argomentare de' rettorici sono 1. il sillogismo, ch'è composto di maggiore, minore e conseguenza, ma, come si è detto, in modo più ampio e provando la maggiore prima di passare alla minore e così anche la minore prima di venire alla conseguenza. Ciò s'intende nondimeno quando la maggiore o la minore han bisogno di prova; altrimenti, se sono per sé note e certe, basta ampliarle senza provarle. 2. L'entimema, che consta solo di antecedente e conseguenza, aggiungendo la prova all'antecedente, se ne ha bisogno. Dee nonperò in ciò avvertire il predicatore di vestire talmente il sillogismo o l'entimema che non compariscano tali. 3. Il dilemma, ch'è un raziocinio per due proposizioni opposte e divise, delle quali se ne negasi una parte, necessariamente deesi concedere l'altra; v. gr.: o Dio ci inganna o s'inganna l'uomo; Dio non può ingannare; dunque certamente l'uomo s'inganna. 4. L'induzione, ricavandosi qualche conclusione da alcuna premessa certa; v. gr., se tremano i santi, che vivono tra le penitenze, orazioni ecc., quanto più ha da tremare un peccatore che vive tra gli spassi, onori ecc.! 5. La sorite, cioè quando da più conseguenze o verità premesse se ne inferisce una particolar conclusione; v. gr.: la bestemmia non apporta onore, non diletto; dunque perché bestemmiare? 6. L'esempio, argomentando dall'uno all'altro simile. Si avverta qui che giova sempre il variar le prove, ora col sillogismo, ora col dilemma ecc., or anche coll'interrogare o coll'increpare ecc.
Inoltre, parlando delle prove, vogliono alcuni esser meglio cominciar
dalle minori, avanzarsi poi colle più forti e concludere colle maggiori. Altri all'incontro, secondo il mio sentimento, stimano meglio che si apportino in primo luogo le ragioni forti, e le più deboli in mezzo, aggruppandole insieme, acciocché almeno unite facciano più forza; perché il mettere a principio le ragioni più deboli può far cattiva impressione ad alcuno degli uditori. Del resto ordinariamente in primo luogo debbon porsi le ragioni convincenti, in secondo le amplificanti, e quelle che sono poi più atte a muovere gli affetti nel fine. L'arte in somma sta a mettere le cose non già a caso l'una dopo l'altra, ma tutte con ordine tra di loro.
Circa i passaggi o sieno transizioni da un punto all'altro, questi debbono farsi con naturalezza, conservandosi sempre l'unione della predica. I modi più bassi di tali passaggi sono questi: vediamo nell'altro punto ecc. dopo aver veduto ecc. E passando da una ragione all'altra, può dirsi: aggiungete; di più; tanto più che ecc. Vi sono poi altri modi più eleganti, v. g. col connettere l'ultima cosa del punto o ragione antecedente colla prima del punto o ragione susseguente. Almeno questa connessione facciasi nelle parole, se non può aversi nella sostanza delle cose. Ma non mai si passi con salto da una cosa ad un'altra disparata. In questi passaggi giovano le figure di preterizione, di concessione, di preoccupazione e simili.
Circa l'amplificazione delle prove, altra è la reale per rapporto alle cose, e questa riguarda il persuadere l'intelletto colla dilatazione delle prove; altra è la verbale per rapporto alle parole, e questa riguarda il muovere la volontà. L'amplificazione reale può aversi o dalla congerie di più cose, v. gr., secondo l'apostolo: Domino servientes, spe gaudentes, in tribulatione patientes, orationi instantes1. O pure dall'incremento, v. gr.: è virtù il sopportare i disprezzi con pazienza, maggior virtù è il desiderarli, maggiore il godere ne' disprezzi. O pure dalla raziocinazione, che si fa amplificando le circostanze della cosa. O pure dalla comparazione, che si fa paragonando la cosa ad un'altra che stimasi grande, per dimostrare che sia maggior di quella la cosa di cui si tratta. L'amplificazione verbale poi può aversi dalle parole espressive e dagli epiteti e sinonini ed anche dalle figure di metafore e d'iperbole. Ma s'avverta che quel vano affascinar di parole che usano alcuni apporta tedio agli uditori e più presto indebolisce il sermone che l'amplifica. Inoltre s'avverta che non tutte le cose che si dicono debbono ampliarsi, ma solamente le più principali. Ciò che poi si è detto dell'amplificazione si dice anche dell'estenuazione; poiché, come dice Quintiliano, chi sa la via salire, sa ancora la via di scendere. Circa poi le digressioni alle moralità, si avverta che sebbene il luogo proprio delle moralità sarebbe nella perorazione, nondimeno ben si permette il moralizzare nel decorso della predica, scendendo al particolare di qualche vizio o virtù; specialmente dopo che abbastanza siensi portate le prove, e specialmente poi nelle prediche di missione. Avvertendo sempre che queste moralità non debbono essere così lunghe che costituiscano un'altra predica dentro la stessa predica, né così stirate che sembrino,
come suol dirsi, attaccate con la colla, né così frequenti che rendano tedioso e languido il discorso, come fanno alcuni specialmente nel riferir qualche fatto fanno tante digressioni di moralità. Il far qualche moralità per incidenza, ben è lecito; ma il troppo muove a stomaco gli uditori. Non v'ha dubbio non però che le prediche di missione debbon essere più piene di moralità; poiché queste moralità sono quelle che fanno più impressione a' rozzi, de' quali ordinariamente si compone l'uditorio nelle missioni; nulladimeno sempre le moralità debbono esser proprie secondo la predica e poste a luogo proprio, sì che non isnervino la forza delle prove.
Per 3. dopo le prove seguita la confutazione delle ragioni che posson addursi in contrario. I modi di confutare sono: 1. colla negazione, scoprendo la falsità dell'argomento contrario; 2. colla contenzione, dimostrando che la proposizione di cui si tratta è più probabile dell'opposta; 3. colla dissimulazione, prevenendo nelle ragioni che si adducono le difficoltà contrarie; 4. coll'opporre agli avversarj altre difficoltà maggiori; 5. col disprezzare le ragioni contrarie, dicendo semplicemente ch'è chiara la loro falsità; 6. col controsillogismo, cioè ritorcendo l'argomento. Regolarmente poi parlando, il luogo delle confutazioni sarebbe dopo le prove; ma qualche volta elle si mettono immediatamente dopo qualche ragione esposta, sovra cui può farsi la difficoltà.