§ 26. — Indole
esclusivamente personale delle relazioni sociali in Sicilia. Clientele.
Una siffatta forma di società non
è nuova nella storia, e se ne manifestano in Sicilia tutti i sintomi belli e
brutti. Da un lato, una fedeltà, una energia nelle amicizie fra uguali e nella
devozione da inferiore a superiore, che non conosce limiti, scrupoli o rimorsi.
Ma dall’altro, il sistema della clientela spinto alle sue ultime conseguenze. I
singoli individui si raggruppano gradatamente intorno ad uno od alcuni più
potenti, qualunque sia la cagione di questa potenza: la maggior ricchezza ed
energia di carattere o l’astuzia od altro. Gl’interessi loro vanno gradatamente
accomunandosi. I più potenti adoperano a vantaggio degli altri la loro forza e
la loro influenza, gli altri mettono al servizio di quelli i mezzi di azione
meno poderosi di cui dispongono. Ogni persona che abbia bisogno di aiuto per
qualunque oggetto, per far rispettare un suo diritto come per commettere una
prepotenza è un nuovo cliente. I principali di ogni clientela non potendo
concepire un interesse d’indole collettiva all’infuori di quelli della
clientela stessa, cercano di arruolare a vantaggio di questa tutte le forze,
senza distinzione, che trovano esistenti, e fra le quali nessun concetto
d’interesse sociale generale pone una distinzione nella loro mente. Cercano in
conseguenza, così l’alleanza dei malfattori come quella dei rappresentanti del
potere giudiziario e politico. E per acquistare ciascuna di queste alleanze
impiegano i mezzi più adatti. Aiutano il malfattore a sfuggire alle ricerche
della giustizia, ne procurano l’evasione se è in carcere, l’assoluzione (e
ognuno immagini con quali mezzi) se è sotto processo e non può evadere.
Il malfattore per tal modo
salvato diventa un cliente se già non lo era. Il suo braccio è al servizio di
quel gruppo di persone, ed in compenso è assicurato della loro protezione. Per
procurarsi l’alleanza delle autorità giudiziarie e politiche impiegano la
corruzione, l’inganno, l’intimidazione. Se questi mezzi non riescono, trovan
modo di far credere alla loro clientela e al volgo che sono riesciti, oppure
che hanno trovato nelle sfere superiori del governo gl’istrumenti per punire il
funzionario ricalcitrante. Preme troppo ad essi che la loro influenza sia
considerata come invincibile e infallibile. Così, quando un Prefetto rifiuti a
uno di loro un favore, se poco dopo vien traslocato per una cagione qualunque,
affermano a tutti che essi colle loro influenze al ministero lo hanno fatto
traslocare in vendetta del favore rifiutato, ed ognuno li crede. Perfino le
leggi rigidamente applicate servono talvolta ad accrescere siffatte autorità
private. Chi ha ottenuto all’infuori di qualunque intercessione dai tribunali o
da qualche amministrazione pubblica la giustizia dovutagli, se ha invocato
l’aiuto di qualche protettore, rimane convinto d’esser debitore di ciò che ha
ottenuto unicamente all’intervento di quello.
Così nasce un’infinità di
associazioni che non possiamo chiamare che clientele, giacchè non hanno della
associazione nè la determinazione dei requisiti per farne parte, poichè ogni
giorno vi sono membri che escono o entrano, nè la stabilità delle regole e
statuti, poichè le relazioni fra i loro membri sono varie quanto possono
esserlo quelle fra due privati qualunque. Naturalmente, queste clientele si
suddividono in clientele minori. Vi sarà quella fra malfattori, e i principali
di questa saranno clienti di persone influenti spesso investite di cariche
pubbliche, alle quali fanno capo d’altra parte altre unioni di persone meno
influenti, e così di seguito.
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