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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

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  • LIBRO PRIMO   CONDIZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE DELLA SICILIA
    • Capitolo III. LA PUBBLICA SICUREZZA
      • I. CAUSE E CARATTERI GENERALI
        • § 47. — Cagioni generali e divisione della quistione.
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Capitolo III.

LA PUBBLICA SICUREZZA

 

 

 

I.

CAUSE E CARATTERI GENERALI

 

 

§ 47. — Cagioni generali e divisione della quistione.

Quali sono le cause delle tristi condizioni della pubblica sicurezza in una parte di Sicilia? Perchè talune provincie dell’Isola godono la tranquillità più perfetta, mentre altre sono dalla mafia, dal brigantaggio e dal malandrinaggio infestate in modo che gli sforzi fatti dal 1860 in poi per estirparne questi mali sono rimasti vani? La risposta a queste domande è difficile; gli elementi del problema sono numerosi e complicati. Noi cercheremo adesso, secondo le nostre forze, di scioglierlo analizzando minutamente i fenomeni che a questo si riferiscono. Diremo però, fino da ora che, a nostro avviso, la cagione prima dello stato di violenza che regna in una parte di Sicilia sta in quella condizione sociale comune a tutta l’Isola, la quale fa sì che, per una tradizione non interrotta dal Medio Evo fino ai nostri giorni, la potenza personale vi abbia conservata autorità efficace e riconosciuta. Il Governo è impotente a reprimere la violenza perchè, per la stessa indole sua, adopera per governare le forze sociali che gli fornisce l’Isola. La causa poi per la quale la medesima condizione sociale non ha prodotto il predominio della violenza ugualmente in tutta la Sicilia, sta in questo che, per la diversità di certe circostanze locali costanti, la potenza privata ha avuto luogo di manifestarsi e di farsi rispettare per mezzo della violenza in talune parti dell’Isola, e in talune altre no. Apparirà in che consista questa diversità, dall’analisi che siamo per fare dei modi in cui la violenza si esercita.

Oltre alle cagioni adesso accennate, ve ne sono state altre, temporanee, casuali, senza nesso necessario colle condizioni sociali siciliane. Avremo luogo di parlarne nel corso dei nostri ragionamenti. Possiamo però già adesso accennarne due: la liberazione di quasi tutti i carcerati dell’Isola nel 1860, e quell’interregno, che seguì la caduta del Governo borbonico97, durante il quale, per l’assenza assoluta di ogni autorità regolare, mancò perfino quel debole freno che oppone adesso il Governo all’esercizio della violenza. Queste cagioni ed altre simili, se sarebbero atte a produrre un dissesto momentaneo nella pubblica sicurezza anche in un paese in condizioni normali, pure non sono tali da non potere esser vinte dalle forze di un governo regolare. Esse, nelle parti di Sicilia dove domina la violenza, non hanno fatto altro che esacerbare uno stato di cose esistente e persistente per altre cagioni.

Siffatte cagioni però non hanno effetti assolutamente identici in tutte quelle parti di Sicilia dove predomina la violenza. Questi effetti, pur sempre uguali fra loro nella loro sostanza, differiscono in taluni particolari a seconda delle circostanze locali, e si possono in modo approssimativo dividere, per quanto abbiamo potuto giudicare, in due categorie di fenomeni: quelli che si manifestano a Palermo e nei suoi dintorni, e quelli che si manifestano nelle altre parti dell’Isola infestate dai malfattori. Noi esporremo adesso, prima i caratteri comuni alle violenze in tutte le parti dell’Isola dove viene esercitata, poi le caratteristiche speciali a ciascuna delle due categorie in cui le abbiamo divise. Finalmente, determinati gli elementi della violenza, risulterà da per come il non esistere siffatti elementi in alcune provincie siciliane, sia cagione che in quelle non si eserciti per mezzo di essa la potenza privata.

 

 




97 Nell’interno dell’Isola gli ammazzamenti seguono in proporzioni spaventose. (La Farina, Epistolario, vol. II, pag. 344).






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