§ 56. — La classe dominante
è cagione prima e fondamento dello stato della pubblica sicurezza in Palermo e
dintorni.
Se lo stato morale dell’intera
popolazione siciliana fosse solamente proprio di una parte della società, una
autorità regolarmente costituita in condizioni ordinarie, potrebbe, pure con
grandi sforzi, appoggiandosi sopra forze locali, vincere il male. Ne abbiamo un
esempio in Romagna, dove la classe dei malfattori, che pure aveva imposto al
senso giuridico delle classi inferiori, specialmente nei centri di popolazione,
le regole che sono condizioni della sua esistenza, pure non si era insinuata
nella vita delle classi abbienti ed influenti, se si tolgono alcuni individui
che si appoggiavano su di essa per amore di popolarità e per sostenere la loro
ambizione personale. Ma in Sicilia, nessuna classe può sfuggire agli effetti
della costituzione sociale. Diremo più: come lo abbiamo già esposto, per le
condizioni speciali dell’Isola, la società vi è tutta ordinata a vantaggio
esclusivo della classe abbiente e delle persone che dividono con essa la
preponderanza. E questa classe per le medesime cagioni, è pur essa ordinata a
vantaggio di coloro che hanno in essa acquistato il predominio. Perciò, come
tutte le altre forze sociali, così la violenza riesce in ultima analisi ad
utile di quella classe o piuttosto di coloro che in quella classe preponderano,
ed in conseguenza fa, in ultimo, capo a loro e sopra di loro si fonda. Molto
più dopo che, per il sistema di governo portato nel 1860, quelle stesse
persone, che prima per la forza delle cose godevano l’autorità di fatto, ora
hanno ricevuto anche l’autorità legale nell’ordine giudiziario, amministrativo
e politico.
Difatti, per quanto l’industria
della violenza, la sola che per adesso prosperi realmente in Sicilia, abbia
acquistato interessi ed in conseguenza ragioni d’essere sue proprie ed
indipendenti, pure la forza che le ha permesso di porsi in questa condizione e
che la fa sussistere, sta nella classe dominante. Questa, se si mettesse in
animo di distruggere siffatta industria, disporrebbe di mezzi materiali e di
autorità morale molto superiori al bisogno, e per schiacciare materialmente la
classe facinorosa, e per distruggere il suo predominio sull’opinione pubblica
per mezzo del proprio. E ciò, indipendentemente da qualunque organizzazione
governativa. Nè vale opporre che le transazioni alle quali i membri della
classe dominante vengono colla classe facinorosa, i danni che occasionalmente
ne ricevono e i loro lamenti, sinceri nella maggior parte dei casi, sulla
preponderanza da essa acquistata, provano che quest’ultima ha preso ormai la
mano su di loro. Perchè coloro che predominano, se vogliono adoperare la classe
facinorosa ai loro fini, devono pur permetterle di curare i suoi interessi
particolari e indipendenti. Le relazioni fra la classe dominante e quella dei
facinorosi, sono come qualunque altro fatto sociale, un fenomeno complesso,
dove i singoli fatti sono non di rado in contraddizione apparente
coll’indirizzo generale. Certamente, quelli stessi fra i membri della classe
dominante che, per acquistare o mantenere l’influenza loro, sarebbero pronti
perfino a dare il mandato per un omicidio, deplorano sinceramente quanto il più
zelante questore, i delitti quando non sono commessi a loro vantaggio. Il loro
ideale sarebbe di avere istrumenti che eseguissero le violenze per il loro
servizio, e niente di più. Ma gl’istrumenti di violenza, nelle condizioni
attuali, non possono esistere che come classe di facinorosi indipendente, la
quale in conseguenza esercita violenza anche per conto proprio. Coloro che
hanno un interesse principale ad aver pronti in caso di bisogno siffatti
istrumenti, devono dunque rassegnarsi, pur lamentandolo, al danno secondario
dei delitti commessi da questi per conto proprio. Questi delitti rappresentano
il prezzo pagato da coloro che predominano per avere sempre a disposizione dei
mezzi di violenza. Naturalmente, trovano il prezzo gravoso, e direbbero volentieri
come quel giudice in una commedia di Beaumarchais ad una persona che si
scandalizza perchè si vendono le cariche nella magistratura: «On ferait bien
mieux de nous les donner pour rien. Farebbero meglio a regalarcele».
Noi non sappiamo se vi siano
nella classe dominante in Palermo persone che partecipano direttamente ai
guadagni che fa la classe dei facinorosi nell’esercizio della sua industria
indipendente. Che questa classe mantenga degli agenti perfino a Roma e li mandi
su e giù per i Ministeri a spiare, intrigare e intercedere, è indubitato; ma
ignoriamo se questi emissari siano faccendieri di bassa sfera, oppure se siano
di condizione, se non di carattere, rispettabile. Ad ogni modo, di questi non
intendiamo ragionare. Il loro numero necessariamente ristretto rende la loro
influenza sulla prosperità di questa classe secondarissima di fronte a quella
del ceto dominante in generale. Ed è la parte di quest’ultimo nell’esistenza
della industria indipendente dei malfattori, che intendiamo qui analizzare.
|