§ 62. — I malandrini.
I malandrini si possono dividere
in tre categorie: quelli già ricercati dalla giustizia, e latitanti; quelli
solamente sospetti e sorvegliati dalla polizia, finalmente quelli occulti, che
menano vita regolare, e non sono nemmanco sospettati dall’autorità. A qualunque
di queste tre specie appartengano, l’esercizio dell’industria, è per loro sotto
certi rispetti più arduo, sotto certi altri più facile che per i briganti veri
e propri. Difatti, per il latitante isolato, il nascondersi, lo sfuggire alle
ricerche, il trovar ricovero e mezzi di sussistenza è molto più facile che per
una comitiva di persone. Perciò è meno pericoloso per lui che per i briganti
l’aver qualche nemico nella popolazione infima. Difatti, si ode di mulattieri e
di povera gente svaligiata da malandrini molto più spesso che da briganti. Per
il malandrino che, sorvegliato o no dalla polizia, mena vita apparentemente
regolare in paese, non esiste la quistione di trovar ricovero sicuro e vitto
nelle circostanze ordinarie. Ma d’altra parte il malandrino isolato non gode
dei vantaggi che si assicurano vicendevolmente colla loro unità di azione il
capo brigante e i suoi uomini; non ha l’autorità di questo sulla popolazione,
nè i suoi mezzi per agire con prontezza ed energia. Ma questi danni sono
compensati da vantaggi: se i mezzi d’informazione del capo brigante sono più
estesi, quelli del malandrino sono più minuti. Salvo casi eccezionali, come
quello del Rinaldi, un capo brigante non ha relazioni continuate colla
popolazione di un centro abitato, come le hanno generalmente i malandrini
isolati, che sono in grado di essere per tal modo informati più minutamente e
più prontamente di ogni minimo accidente che li possa interessare. Ma ciò che
contribuisce soprattutto alla potenza dei malandrini, è la loro stretta unione.
Non staremo qui a ripetere il
già detto sulla forma che le relazioni fra malfattori assumono spontaneamente
in Sicilia. Osserveremo solamente che quelle fra i malandrini di provincia
differiscono da quelle fra i malfattori di Palermo in questo, che mentre le
speculazioni principali di quelli di Palermo, sono d’indole tale da generare
spesso opposizioni d’interesse fra di essi, la grassazione, il ricatto e le
altre speculazioni principali dei malandrini di provincia essendo invece scopo
a sè stesse e mirando al vantaggio esclusivo dei malfattori come tali, non
possono implicare opposizione d’interesse fra loro, e perciò rendono quasi
sempre possibile la loro stretta unione non solo nel difendersi dall’autorità,
ma anche nel compiere le singole operazioni. Le relazioni fra i malandrini di
provincia di fronte a quelle fra i malfattori palermitani segnano dunque un passo
nell’insensibile gradazione di sfumature che finisce per giungere
all’associazione di malfattori nel senso dell’articolo 427 del Codice penale, e
talvolta, portandolo le circostanze, ne assumono i caratteri veri e propri. Ad
ogni modo, lasciando ora da parte i casi frequentissimi di unione fra più
malandrini per una o più imprese particolari, l’unione fra quelli di ciascun
vicinato fa sì che siano strettamente legati fra loro quando si tratti degli
interessi della professione non solo contro i poteri costituiti, ma anche di
fronte al pubblico in generale, e che tutti assumano le vendette di ognuno
nell’interesse del mantenimento dell’autorità della intera classe sulle
popolazioni. E le occasioni di eseguire tali vendette non mancano mai anche
senza essere cercate, in un paese dove quasi ogni persona agiata deve di quando
in quando girar la campagna per i suoi interessi. Non sapremmo citare in tal
proposito fatto più caratteristico di quello già raccontato, di quei
proprietari obbligati a fare ammenda onorevole presso la mafia di un
paese per aver liberato colla forza un loro fratello sequestrato dai
malandrini. La persona presa di mira dal malandrinaggio potrà scamparla una ed
anche più volte con una difesa coraggiosa. Ma messasi una volta in guerra con
lui è necessariamente vinta, a meno che mangi, beva, dorma, giri in campagna e
in città in mezzo ad uno stretto cerchio di guardie armate e sicure, e badi a
non passar pei luoghi dove si possa tirargli una schioppettata e poi avere il
tempo di fuggire. Ciò spiega in parte, come un uomo solo con uno schioppo in
una strada, faccia così spesso, metter faccia a terra anche a sette od otto
persone; se pure questo fatto ha bisogno di spiegazione all’infuori di quella
del contagio della paura e della demoralizzazione.
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