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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

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  • LIBRO PRIMO   CONDIZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE DELLA SICILIA
    • Capitolo III. LA PUBBLICA SICUREZZA
      • III. I MALFATTORI IN PROVINCIA
        • § 62. — I malandrini.
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§ 62. — I malandrini.

I malandrini si possono dividere in tre categorie: quelli già ricercati dalla giustizia, e latitanti; quelli solamente sospetti e sorvegliati dalla polizia, finalmente quelli occulti, che menano vita regolare, e non sono nemmanco sospettati dall’autorità. A qualunque di queste tre specie appartengano, l’esercizio dell’industria, è per loro sotto certi rispetti più arduo, sotto certi altri più facile che per i briganti veri e propri. Difatti, per il latitante isolato, il nascondersi, lo sfuggire alle ricerche, il trovar ricovero e mezzi di sussistenza è molto più facile che per una comitiva di persone. Perciò è meno pericoloso per lui che per i briganti l’aver qualche nemico nella popolazione infima. Difatti, si ode di mulattieri e di povera gente svaligiata da malandrini molto più spesso che da briganti. Per il malandrino che, sorvegliato o no dalla polizia, mena vita apparentemente regolare in paese, non esiste la quistione di trovar ricovero sicuro e vitto nelle circostanze ordinarie. Ma d’altra parte il malandrino isolato non gode dei vantaggi che si assicurano vicendevolmente colla loro unità di azione il capo brigante e i suoi uomini; non ha l’autorità di questo sulla popolazione, i suoi mezzi per agire con prontezza ed energia. Ma questi danni sono compensati da vantaggi: se i mezzi d’informazione del capo brigante sono più estesi, quelli del malandrino sono più minuti. Salvo casi eccezionali, come quello del Rinaldi, un capo brigante non ha relazioni continuate colla popolazione di un centro abitato, come le hanno generalmente i malandrini isolati, che sono in grado di essere per tal modo informati più minutamente e più prontamente di ogni minimo accidente che li possa interessare. Ma ciò che contribuisce soprattutto alla potenza dei malandrini, è la loro stretta unione.

Non staremo qui a ripetere il già detto sulla forma che le relazioni fra malfattori assumono spontaneamente in Sicilia. Osserveremo solamente che quelle fra i malandrini di provincia differiscono da quelle fra i malfattori di Palermo in questo, che mentre le speculazioni principali di quelli di Palermo, sono d’indole tale da generare spesso opposizioni d’interesse fra di essi, la grassazione, il ricatto e le altre speculazioni principali dei malandrini di provincia essendo invece scopo a stesse e mirando al vantaggio esclusivo dei malfattori come tali, non possono implicare opposizione d’interesse fra loro, e perciò rendono quasi sempre possibile la loro stretta unione non solo nel difendersi dall’autorità, ma anche nel compiere le singole operazioni. Le relazioni fra i malandrini di provincia di fronte a quelle fra i malfattori palermitani segnano dunque un passo nell’insensibile gradazione di sfumature che finisce per giungere all’associazione di malfattori nel senso dell’articolo 427 del Codice penale, e talvolta, portandolo le circostanze, ne assumono i caratteri veri e propri. Ad ogni modo, lasciando ora da parte i casi frequentissimi di unione fra più malandrini per una o più imprese particolari, l’unione fra quelli di ciascun vicinato fa sì che siano strettamente legati fra loro quando si tratti degli interessi della professione non solo contro i poteri costituiti, ma anche di fronte al pubblico in generale, e che tutti assumano le vendette di ognuno nell’interesse del mantenimento dell’autorità della intera classe sulle popolazioni. E le occasioni di eseguire tali vendette non mancano mai anche senza essere cercate, in un paese dove quasi ogni persona agiata deve di quando in quando girar la campagna per i suoi interessi. Non sapremmo citare in tal proposito fatto più caratteristico di quello già raccontato, di quei proprietari obbligati a fare ammenda onorevole presso la mafia di un paese per aver liberato colla forza un loro fratello sequestrato dai malandrini. La persona presa di mira dal malandrinaggio potrà scamparla una ed anche più volte con una difesa coraggiosa. Ma messasi una volta in guerra con lui è necessariamente vinta, a meno che mangi, beva, dorma, giri in campagna e in città in mezzo ad uno stretto cerchio di guardie armate e sicure, e badi a non passar pei luoghi dove si possa tirargli una schioppettata e poi avere il tempo di fuggire. Ciò spiega in parte, come un uomo solo con uno schioppo in una strada, faccia così spesso, metter faccia a terra anche a sette od otto persone; se pure questo fatto ha bisogno di spiegazione all’infuori di quella del contagio della paura e della demoralizzazione.

 

 




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