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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO PRIMO   CONDIZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE DELLA SICILIA
    • Capitolo IV. RELAZIONI ECONOMICHE E AMMINISTRAZIONI LOCALI
        • § 86. — Gli avvocati, loro influenza.
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§ 86. — Gli avvocati, loro influenza.

Ma questa disproporzione fra il senso giuridico delle popolazioni e il diritto positivo, non avrebbe avuto effetti importanti e soprattutto durevoli come quelli che ha nel fatto prodotti, senza l’influenza di una parte della classe degli avvocati. La quale in Sicilia si divide in due categorie molto distinte. L’una, che pur troppo è la meno numerosa, composta di uomini dotti, onesti, intelligenti, coraggiosi. Istruiti ad una scienza coltivata per tradizione nelle province meridionali: quasi la sola nella quale la politica sospettosa dei Borboni tollerasse studi seri; famigliarizzati coi concetti di diritto che reggono le società moderne, essi hanno il tipo di queste nella mente e nella coscenza, e molti fra loro cercano d’informare a quello la società in mezzo alla quale vivono. Fra loro si trovano quegli uomini, i quali, con una fermezza d’animo, che in Sicilia non è coraggio solamente civile, denunciano gli abusi venuti così dall’alto come dal basso, e l’Italia aspetta molto da loro per la rigenerazione della Sicilia.

Ma di fronte a questi si agita e s’arrabatta la turba degli avvocatucoli, di quelli che fin dal principio del secolo ebbero giudici il Balsamo e il Palmieri193. Troppo numerosi per i veri bisogni del paese, vanno attorno offrendo i loro servigi a chi vuole e a chi non vuole, insegnano a girare intorno alle leggi senza incorrere nelle pene, si adoperano per influenzare le giurìe, s’internano negli uffici pubblici per sorprendere i segreti dalla buona fede o dalla fame degli impiegati, speculano sull’ignoranza e sull’inesperienza dei più per intromettersi fra loro e i funzionari pubblici. Accade ogni giorno che in qualche ufficio governativo capitino cittadini anche delle classi elevate accompagnati da qualcuno di questi intriganti. Questo prende la parola, espone verbosamente il caso. Coi gesti, colle intonazioni di voce fa intendere al cliente che fra esso e il funzionario v’ha intelligenza segreta, che si sono intesi a mezza parola. Spesso il favore richiesto è cosa cui il cliente ha diritto per legge e che viene concessa senza difficoltà; se non che, dopo, il cliente paga al preteso patrocinatore il compenso della sua fatica e gli rimborsa la mancia che egli pretende aver data al funzionario. Così avviene a meno che quest’ultimo, avvisato od istruito dall’esperienza, non imponga silenzio al mascalzone e non lo cacci via dalla stanza. Il che, per fortuna, accade spesso. Ad ogni modo, il lavoro per questa gente non manca mai. Sono i mezzani di tutte le corruzioni, i ministri di tutte le prepotenze legali, a loro si deve in gran parte se è diffuso in tutta la Sicilia «quel funesto contenzioso spirito» che nel principio del secolo era «ristretto nella sola capitale194,» e se è tanto comune in Sicilia il caso che le leggi civili e i contratti si violino o si eludano non solo colla prepotenza aperta, ma anche coll’astuzia.

da tutto ciò è lecito conchiudere che la popolazione in Sicilia abbia senso del bene o del male più o meno raffinato che altrove. Avviene in Sicilia ciò che sarebbe avvenuto ogni dove nelle medesime condizioni. Difatti, sono esenti dal male comune da un lato molti fra coloro che per antiche ed estese relazioni di affari con altri paesi, non sono nuovi alle esigenze del commercio, dall’altro quei piccoli negozianti che trattano gli affari con semplicità primitiva. Abbiamo incontrato in talune bottegucce prove di buona fede che si cercherebbero invano girando molti e molti negozi in Parigi o in Londra.

Nonostante è impossibile negare che questa abitudine dell’astuzia ha reagito sui costumi, specialmente in quella categoria di persone che nell’interno dell’Isola ha accaparrato il commercio, gli appalti di opere pubbliche ec., la quale del resto, in un gran numero di casi, è quella stessa che si è impadronita delle amministrazioni locali. E siccome questa classe, e specialmente i più attivi e i più astuti di essa sono quasi soli in relazioni di affari continuati colle autorità, e in generale colle persone estranee all’Isola, è facile che molti, da questi campioni avariati, abbiano giudicato l’intera classe abbiente in tutti i suoi gradi. Della classe proletaria, non è questo il caso di parlare, giacchè, nelle sue attuali condizioni, in essa si trovano non cittadini, ma elementi coi quali se ne potrebbero fare.

 

 




193 Vedi sopra, § 45, nota v. Balsamo.



194 Balsamo, op. cit., pag. 81.






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