§ 87. — Amministrazioni
locali.
Ma se la tendenza all’astuzia e
al dolo si può dire speciale ad una parte sola della classe abbiente e
precisamente a quella parte che ha preso il sopravvento sul rimanente, è comune
a tutta, meno eccezioni individuali, già lo dicemmo, quello stato delle menti e
degli animi proprio di tutte le società nello stadio della siciliana, che
produce un sentimento fortissimo ed esclusivo dei diritti ed obblighi reciproci
fra individui; al quale corrisponde per necessità l’assoluta mancanza di
sentimento degli interessi collettivi della società in tutte le sue
manifestazioni dallo Stato al Comune o all’Opera pia.
Ne risulta che quella persona o
quel gruppo di persone cui venga affidato un interesse collettivo non può
evidentemente intendere da sè l’indole ed il fine dell’ufficio ricevuto, e
quando non sia guidato passo per passo dal controllo di un’autorità sociale
superiore, non potrà non considerare non solo come diritto, ma anche come
dovere l’impiegare il potere che ha in mano, a vantaggio proprio e dei suoi
aderenti personali. Accadrà dunque quasi inevitabilmente che questo potere sia
adoperato nell’interesse esclusivo, non diciamo della classe sociale cui è
stato affidato, ma di una parte di essa, di quelle persone cioè alle quali è
venuto in mano, e di coloro che sono legati con esse.
Ora, la legislazione Italiana,
in generale, e quella specialmente sulle amministrazioni locali, ed il modo in
cui viene applicata sono tali che da un lato la classe proletaria viene per
ogni verso data in assoluta balìa alla classe abbiente, e dall’altro una
porzione di quest’ultima ed anche la minore, può impadronirsi dell’autorità in
modo da signoreggiare senza controllo alcuno.
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