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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

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  • LIBRO PRIMO   CONDIZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE DELLA SICILIA
    • Capitolo IV. RELAZIONI ECONOMICHE E AMMINISTRAZIONI LOCALI
        • § 92. — Perchè il migliorare la legislazione e la pratica di Governo sia insufficente ad impedire i soprusi non violenti a danno delle classi inferiori, e gli abusi nelle amministrazioni locali.
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§ 92. — Perchè il migliorare la legislazione e la pratica di Governo sia insufficente ad impedire i soprusi non violenti a danno delle classi inferiori, e gli abusi nelle amministrazioni locali.

È ancora più difficile il trovar rimedi per provvedere ai mali accennati in questo capitolo che per ristabilire la sicurezza pubblica. Difatti le condizioni di questa sono un effetto indiretto e derivato dallo stato sociale dell’Isola, mentre ne sono effetti immediati, e quasi diremmo necessari, le relazioni fra la classe ricca e quella più povera o assolutamente proletaria, ed in gran parte anche l’attuale condizione delle amministrazioni locali. Sicchè è lecito dubitare che si possano trovare rimedi efficaci all’infuori della modificazione di quello stato sociale stesso, il quale, fa una sola e medesima cosa colle condizioni economiche, colla distribuzione cioè della ricchezza.

Difatti, se consideriamo le amministrazioni locali in qual modo si potrà, per esempio, impedire l’iniqua distribuzione delle imposte comunali? Il sostituire il Governo ai Municipii nell’amministrazione dei Comuni non è praticabile, e quando lo fosse, recherebbe più danno che vantaggio, perchè l’innumerevole personale di cui dovrebbe provvedersi il Governo per dirigere siffatti uffici, sarebbe probabilmente peggiore, certo non migliore di quello che attualmente dirige ed amministra i municipi siciliani. L’assicurare a priori con una legge l’equa ripartizione delle gravezze comunali è impossibile, giacchè la equità o l’ingiustizia di una data imposta in un luogo dipende esclusivamente dalla forma che ivi assume la ricchezza e dalla sua distribuzione. Il legislatore dovrebbe dunque conoscere quali sieno queste condizioni della ricchezza in tutti i Comuni d’Italia, dividere questi per categorie in ordine a queste condizioni, e determinare per ogni categoria l’ordine e la proporzione nella quale si dovessero imporre le varie tasse comunali. E ciò coll’infinita varietà delle forme e della distribuzione della ricchezza nelle varie parti d’Italia. La cosa è evidentemente impraticabile nell’attuale ignoranza delle condizioni economiche delle varie province del Regno, e lo sarebbe pure, molto probabilmente, anche quando queste fossero perfettamente conosciute204. La sola garanzia per un’equa distribuzione delle imposte comunali, è la partecipazione efficace o l’influenza nel governo delle cose locali, di tutte le classi della popolazione che sottostanno alle medesime; il che in Sicilia non è, può essere nelle attuali condizioni economiche.

 

 




204 Difatti, il progetto di legge per il riordinamento delle tasse comunali, presentato dalla Commissione nominata con R. decreto 12 marzo 1871 non provvede ad assicurare un’equa distribuzione delle gravezze municipali sulle varie classi della popolazione per mezzo delle varie tasse comunali, se non nell’interesse della proprietà fondiaria, eccessivamente gravata in molte parti d’Italia, ma non in Sicilia. (Vedi: Relazione, allegati e progetto di legge, seconda edizione. Roma, Stamperia Reale, 1876, sotto il titolo di Progetto di legge sulle tasse dirette comunali e sulle quote di concorso a favore delle province). All’infuori dei provvedimenti che pongono un limite massimo, ma non minimo alla proporzione in cui può venire imposta dai municipi la proprietà fondiaria (titolo I, capo X), la proporzione nella quale debbono imporsi le varie tasse non è stabilita che col fissare un minimo nella tariffa per ogni tassa, potrebbe esserlo con maggiore precisione.






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