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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

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  • LIBRO PRIMO   CONDIZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE DELLA SICILIA
    • Capitolo IV. RELAZIONI ECONOMICHE E AMMINISTRAZIONI LOCALI
        • § 94. — Come la diffidenza e l’antipatia che ispirano i rappresentanti del governo a molti Siciliani, si possano vincere, e con quali mezzi.
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§ 94. — Come la diffidenza e l’antipatia che ispirano i rappresentanti del governo a molti Siciliani, si possano vincere, e con quali mezzi.

Che questa diffidenza e questa antipatia esistano, è indubitato. Diremo più: il Governo e tutto ciò che lo rappresenta o che è da lui rappresentato, è in molti luoghi profondamente disprezzato. Ma, prima di tutto, questi sentimenti sono molto meno generali che non si creda, ed inoltre, essi nascono da cagioni diverse da quelle che generalmente s’imaginano.

Che gli accennati sentimenti non sieno insiti nella natura dei Siciliani, e comuni a tutti, lo dimostrano esempi di ogni specie. Da un lato, abbiamo vista la bassa mafia al servizio della polizia, dall’altro vediamo ogni giorno delle autorità, specialmente le nuove venute, circondate ed accarezzate dai principali del paese dove sono. Queste cortesie sono spesso interessate, e con esse ciascun partito cerca impadronirsi del nuovo funzionario, però talvolta sono anche senza secondo fine. Se d’altra parte ci volgiamo ad analizzare l’antipatia, la diffidenza, il disprezzo che ispirano le autorità, la spiegazione si presenta chiara ed evidente alla mente. Fino adesso in Sicilia la legge ed il Governo che la rappresenta, sono stati, tutt’i conti fatti, i più deboli dappertutto. In conseguenza, il sentimento pubblico, secondo una legge psicologica di cui già cercammo dimostrare l’esistenza, s’informò agl’interessi di chi realmente dominava, i quali sono contrari a quelli delle leggi. Ne risultò una tendenza generale a considerare le leggi, e in conseguenza i loro rappresentanti come intrusi, la quale, aiutata dalla tradizione, influì sulle menti dei più, e costituì un’opinione pubblica, la cui pressione determinò gli atti esterni anche di coloro che non dividevano il sentimento generale.

Cotale essendo lo stato delle menti, è facile imaginare con quali sentimenti la popolazione sottostia ai sacrifizi che l’autorità non riconosciuta del Governo riesce ad imporre. Le tasse, quand’anche fossero leggerissime, sarebbero considerate come soprusi da coloro stessi che ne pagano regolarmente delle gravissime all’autorità riconosciuta dei briganti o della mafia. E molto più sono considerate come soprusi delle tasse gravi accompagnate da formalità che le rendono più gravi ancora. Inoltre il Governo, continuando nella sua debolezza non in cambio delle tasse quei vantaggi di sicurezza pubblica, di opere pubbliche ec., ch’egli promette, e che i Siciliani conoscono per fama essere in altri paesi assicurate da lui. Bene è vero, che se esso è impotente ad assicurare questi vantaggi specialmente in ciò che riguarda la pubblica sicurezza, la colpa è principalmente delle condizioni sociali dell’Isola; ma i Siciliani non ne hanno coscenza. Per modo che, anche all’infuori delle speciali influenze che determinano in Sicilia l’indirizzo dell’opinione pubblica, la maggioranza della classe abbiente siciliana che dall’attuale prevalenza della potenza privata trae maggior danno che vantaggio, potrebbe considerare come ingiustificate le gravezze imposte dal Governo.

Da ciò che precede risulta che allorquando la legge per mezzo del Governo diventasse realmente la più forte, sparirebbe in gran parte quell’antipatia che prova per esso la classe abbiente (della classe povera non è qui luogo di parlare). Perchè da un lato sparirebbe quella forza che imprime all’opinione pubblica un indirizzo avverso al Governo; dall’altro, lo sparire della prepotenza privata recherebbe alla maggioranza della classe abbiente vantaggi sensibili. È vero che d’altra parte una rigida applicazione della legge, toglierebbe alla totalità di questa classe molti vantaggi materiali e morali nelle sue relazioni colle classi povere, ma il malcontento prodotto da questa perdita sarebbe forse compensato dagli altri vantaggi recati dal dominio della legge. E ad ogni modo, quando il Governo avesse impresso negli animi il sentimento della sua forza, erediterebbe quella simpatia che adesso è privilegio dei prepotenti. Preparato per tal modo il terreno, il rappresentante del Governo, quando non fosse persona volgare, potrebbe valersi nelle sue relazioni colla classe abbiente siciliana, la cui educazione intellettuale, specialmente in provincia, è generalmente piuttosto scarsa, di quell’autorità morale che viene assicurata ad una mente di coltura superiore; la sua influenza potrebbe lottare vantaggiosamente contro quella dei faccendieri, e per mezzo delle conversazioni private, gli sarebbe più che in ogni altro paese possibile ottenere in via ufficiosa, colla persuasione, dei miglioramenti che la legge la più complicata sarebbe impotente a procurare.

 

 




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