§ 116. — Come la
repressione dei disordini descritti nel presente volume sia atta a render
possibile e preparar un miglioramento stabile delle condizioni della Sicilia,
ma non ad operarlo.
Finalmente, quando il Governo
avesse trovato mezzi efficacissimi per far prevalere la forza della Legge sulla
prepotenza privata, i risultati che otterrebbe sarebbero incompleti e precari.
Incompleti, perchè la massima parte delle prepotenze private non violente
essendo di competenza delle leggi civili, non potranno, anche coi massimi
sforzi esser conosciute e represse dallo Stato, fintantochè gli offesi non
verranno da sè a palesarle ed a invocarne l’aiuto. Precari, perchè le leggi
saranno sostenute bensì dalla forza artificiale dello Stato, non da quella
naturale degli elementi sociali interessati al loro mantenimento. Lo Stato, coi
provvedimenti accennati in questo volume, potrà bensì permettere a questi
elementi, se esistono in germe, di sorgere ed acquistar vigore, ma non crearli.
La cagione dei mali della Sicilia è nel suo stato sociale, cioè nelle sue
condizioni economiche; quelli dureranno quanto queste, nel fondo se non nella
forma, e non cesseranno se non quando queste saranno mutate, quando cioè sarà
sorta in Sicilia una numerosa classe media. Ora, in un paese come la Sicilia,
quasi esclusivamente agricolo, la gran massa della classe media non può sorgere
che dall’agricoltura, nè essere costituita altrimenti che per mezzo di
agricoltori agiati. Il problema dei rimedi ai mali della Sicilia, si riduce
dunque in ultima analisi, a questo: Se ed in quali modi si possano porre i
contadini siciliani in grado di acquistare, se non la proprietà della terra che
lavorano, almeno una certa agiatezza ed indipendenza. Questo problema sarà
trattato nel libro secondo della presente opera.
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