Altre questioni di
viabilità.
Non vogliamo abbandonare la
materia dei lavori pubblici, senza dire una parola sulle trazzere e
sulle bonifiche. Le trazzere, che sono larghe striscie di terreno, non
selciate nè mantenute, che seguono l’andamento naturale del suolo e che,
praticabili nell’estate, divengono nell’inverno alti e pericolosi strati di
fango, sono però le uniche vie di comunicazione per cui uomini e quadrupedi
accedono a parecchi Comuni. L’usurpazione dei proprietari e la trascuratezza
dei Comuni tendono in molti luoghi a rendere inutile anche questo primitivo
mezzo di viabilità. Non è inopportuno che si ricordi a chi ne ha debito la
vigilanza su questa proprietà e su tale servizio.
Quanto alle bonificazioni, la
mancanza di una legge speciale non ha dato al Governo altre ingerenze che
quelle consentite dagli articoli 128, 129 e 130 della legge sulle opere
pubbliche. Nè sono mancate trattative fra le parti interessate per addivenire
al prosciugamento dello stagno di Mondello nelle vicinanze di Palermo e delle
paludi Pantano e Pantanelli nelle vicinanze di Siracusa. Vi è pure un’impresa
per l’arginazione del Simeto nella piana di Catania, che, perfezionata,
porterebbe assai vantaggio alla produzione ed alla salubrità di quella vasta
contrada. L’effetto però di queste pratiche non ha potuto dirsi salutare,
giacchè l’impresa di Mondello è sempre allo stato di progetto, il Simeto perde
tuttora lungo le rive due terzi della fertilizzante sua onda, e le paludi
dell’Anapo sono oggi ancora sconfinate e insalubri, come all’epoca in cui
menavano strage fra gli eserciti greci che Demostene conduceva ad assediare
Siracusa.
Finalmente non può la Giunta
dimenticare affatto alcuni lagni che toccano da vicino le civili necessità di
un paese. La manutenzione delle strade è su molte linee trascurata troppo; il
materiale di consolidamento è, secondo i tronchi, o insufficiente o eccessivo;
di rado sparso a tempo sull’asse stradale. I difetti di costruzione e di
manutenzione che si deplorano nelle strade rotabili di alcune provincie erano
già molto esattamente riassunti nella Relazione dell’ingegnere Possenti del
1865; sono anche oggidì confermati da deposizioni di uomini tecnici, nè pare,
malgrado ciò, che molti miglioramenti si facciano. La situazione è poi
intollerabile laddove, per un’acuta previsione di un felice futuro, sono stati
adottati sistemi di manutenzione provvisoria e quindi economica, per quei
tronchi paralleli alle ferrovie, destinati poi a cadere sul bilancio delle
provincie.
Questo deperimento di viabilità
ordinaria cominciato dieci, dodici, quindici anni prima che sia praticabile la
viabilità ferroviaria non pare alla Giunta nè logico, nè giusto; giacchè per un
trapasso di stanziamenti nei pubblici bilanci non devono i cittadini vedersi
stremati i mezzi di comunicazione attuale in vista di una più rapida
comunicazione futura.
Ne deriva un altro e non lieve
disagio; che su vie così trascurate e disuguali possono difficilmente correre
vetture comode, ma vi si trascinano informi veicoli, turpi di aspetto e
inospitali per ogni civile persona, che servono in Sicilia ai trasporti
postali.
Le cartelle d’oneri che
l’amministrazione delle poste aggiunge ai capitolati speciali colle imprese appaltatrici,
non impongono sufficienti condizioni per la qualità delle vetture, ed anche
quelle pattuite non si rispettano. E siccome il privilegio dato alle imprese
postali rende difficile la concorrenza, i viaggiatori, piuttosto che perdere le
corse, si rassegnano ad accatastarsi in quei disgraziati veicoli, che
dovrebbero trasportare soltanto quattro persone e che talvolta ne trasportano
otto.
Eppure anche questi veicoli sono
talvolta desiderati lungo le linee stradali che costituiscono una interruzione
fra due tronchi di ferrovia. E il non esservi servizio di trasbordo organizzato
fra queste percorrenze è un inconveniente gravissimo, specialmente in paesi
dove nessun ricovero notturno è consentito e dove riesce impossibile trovare,
se non ci si è pensato prima e a gravi spese, alcun mezzo di locomozione.
Oltrechè la mancanza di queste necessarie agevolezze allontana i passeggieri e
le merci, e diminuisce il reddito delle ferrovie. Se queste potessero in
Sicilia costruirsi colla sollecitudine che altrove è consentita, e se le strade
parallele o intermedie fossero percorse da vetture postali, si capirebbe che
nessuna cura si prendesse si Governo per ciò. Ma, essendo per colpa delle
circostanze e della natura, così diverse laggiù le condizioni delle cose, non è
desiderio eccessivo che, durante questa lunga precarietà, il Governo pensi un
po’ anche alle persone, non soltanto alle lettere e ai gruppi.
Sono queste cause molteplici e
connesse che inaspriscono gli animi nell’Isola e li sconfortano dalla fiducia.
I confronti col passato sono in questa materia sfavorevoli, giacchè il Governo
borbonico provvedeva con una certa larghezza al servizio delle vetture e dei
corrieri lungo le linee stradali allora esistenti. Ora è noto che si dimentica
più sollecitamente il bene che il male, e quando si è alle prese coll’ultimo
difficilmente si pensa a far paragoni col primo.
Togliere queste cagioni d’inferiorità supposta o reale,
mostrare una cura più costante e più benevola per tutti i miglioramenti della
locomozione, spingere la viabilità d’ogni natura verso il più rapido e il più
largo sviluppo, vorrà dire avere sciolto per quattro quinti il problema di
governo in Sicilia214.
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