Capitolo I.
DIVISIONE
GEOGRAFICA — ZONA INTERNA E MERIDIONALE —REGIONE MONTANA
§ 1. — Divisione
geografica.
Sarebbe quasi impossibile tracciare
precisamente i confini geografici di tante zone, in cui e le colture e insieme
i contratti agricoli presentino in Sicilia differenze abbastanza marcate per
doversene trattare separatamente; nè una tale distinzione geografica avrebbe
ora per noi una grande importanza. Potremmo bensì distinguere le colture
secondo i varii climi, e quindi secondo le varie altezze, giacchè la Sicilia,
paese tutto montuoso, ci presenta le condizioni di temperatura e di clima le
più estreme, dalle nevi del Mongibello e delle Madonie, fino ai calori
tropicali della piana di Catania, e della marina meridionale; e secondo le
varie altezze avremmo le terre di montagna, le mezzaline, e
quelle di marina. Se però si fa astrazione dalle terre più alte e
situate al disopra dei 1200 metri, che presentano condizioni uniformi in tutta
quanta la Sicilia e nelle quali la pastorizia occupa necessariamente il primo
posto, e la coltura dell’olivo, del mandorlo, della vite ecc., è fuori di
questione, non avremmo nella divisione delle terre in mezzaline e basse, alcuna
guida per lo studio dei varii contratti agricoli, alcuna linea di demarcazione
tra condizioni diverse della classe rurale.
Noi preferiamo adottare per il nostro
studio una divisione meno scientifica, ma che prende per criterio le condizioni
presenti di fatto delle colture in Sicilia, secondo il vario predominio della
granicoltura unita alla pastorizia sopra le colture arborescenti, o viceversa.
Dividiamo quindi la Sicilia in due zone principali. La prima abbraccia tutto il
paese che si stende dai monti Nettuni o delle Madonie fino al Mare Africano,
comprendendovi la provincia di Trapani, meno la marina da Trapani a Mazzara, la
provincia di Palermo meno la Conca d’Oro e il tratto verso mare da Palermo ad
Alcamo, e le provincie di Girgenti e di Caltanissetta; più il circondario di
Mistretta, la parte interna di quello di Castroreale, e i circondarii di
Nicosia e di Caltagirone. In questa zona troveremo alcuni caratteri costanti:
la granicoltura, che si alterna col pascolo naturale e coi maggesi, e nessuna
coltura di alberi o di arbusti fruttiferi o industriali fuorchè nell’immediata
vicinanza dei paesi.
La seconda zona comprende oltre la marina
tra il monte S. Giuliano e Mazzara, quella verso Castellammare e la Conca
d’Oro; la maggior parte delle vallate strette e corte che scendono dalle
Madonie verso il Mare Tirreno; i due versanti Settentrionale e Orientale della
provincia di Messina, e le falde orientali e meridionali dell’Etna. In tutta
questa zona troviamo l’albericoltura in grande, la granicoltura come cosa
secondaria, e soppressi i maggesi di sole, e in gran parte pure i
pascoli naturali.
Resta la provincia di Siracusa: questa
secondo le varie altezze e i vari climi partecipa delle condizioni dell’una e
dell’altra delle zone suddette, ed ha inoltre qualche carattere suo
particolare.
Diremo in ultimo qualche parola intorno
al lavoro nelle zolfare, che si trovano sparse in tutta l’estensione delle due
provincie di Caltanissetta e di Girgenti, e presso Lercara nella provincia di
Palermo; ne daremo qualche cenno a parte in un capitolo supplementare,
arrestandoci soprattutto sulla questione del lavoro dei fanciulli.
Se le prime due zone principali che
abbiamo distinte, parranno sproporzionate fra di loro per estensione, non lo
sono però per il numero della popolazione, il quale anzi è forse alquanto
superiore nella zona più ristretta.
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