§ 32. — Marsala.
Il comune di Marsala, oltre l’alto onore di aver
dato il nome al vino siciliano più conosciuto in Europa, presenta la
particolarità di essere uno dei due soli municipii di tutta la parte
occidentale dell’Isola, dove la popolazione rurale abiti in gran parte sparsa
nelle campagne.
La sola Marsala ha su 34,202 abitanti, una
popolazione sparsa maggiore (16,536) che non quella (10,836) delle due
provincie di Palermo e di Girgenti riunite. Sommando insieme le cifre delle
popolazioni di Marsala e del piccolo comune di Monte San Giuliano presso
Trapani, abbiamo secondo i dati del censimento del 1871, sopra una popolazione
complessiva di 51,698 abitanti, 28,308 che abitano nelle campagne, ossia 5190
più che non ci dieno le tre provincie riunite di Palermo, Caltanissetta e
Girgenti, le quali contano sole 23,118 persone che abitino in campagna sopra
una popolazione complessiva di 1,113,644 anime.
Per quel che riguarda Marsala, questo fenomeno si
deve all’immenso numero di vigne, che cuoprono tutto il territorio. Se da Marsala
si procede nella direzione di Salemi, allontanandosi in linea retta dal mare,
si cammina per tre o quattro miglia sempre in mezzo alle vigne; queste poi
cessano a un tratto, e uno si trova di nuovo nelle solitudini dei latifondi
senza case e senza alberi, e in mezzo agli sterminati campi a grano, a pascolo,
o a maggese. Tutto quel tratto di marina che è riccamente coltivato a vigne, è,
nel territorio di Marsala diviso in una infinità di piccole proprietà, che
nella grande maggioranza sono enfiteusi di origine antichissima e non per anco
affrancate. Tra queste le più minute sono possedute dagli stessi contadini che
le coltivano, e i quali s’impiegano inoltre come vigneri, o vignaiuoli
nelle vigne prossime che appartengono a proprietari di condizione più agiata.
Verso Mazzara la proprietà dei vigneti non è
tanto frantumata, e vi si usa più dai proprietari la coltivazione per mezzo di
salariati a giornata. Così pure nei pressi di Trapani sono rare le piccole
vigne, e si suole tenere nei vigneti un curatolo, che riceve un salario
annuo; lavora egli stesso alle viti e sorveglia i lavoranti giornalieri.
A Marsala invece, il vignere prende
l’impresa di tutti i lavori della vigna, a estaglio, ossia a un tanto —
ordinariamente 24 lire — per ogni 1000 piante. Egli deve fare due arature fra
le viti, la potatura, e ogni altro lavoro, prendendo per suo conto i
giornalieri necessari: la spesa di vendemmia però è a metà col padrone. A un
contadino che abbia due o tre ragazzi in famiglia si affiderà circa una salma
di terra a vigna, ossia circa 12,800 piante. In ogni vigna, che non sia
piccolissima, evvi una casetta, che ha generalmente un primo piano oltre quello
terreno.
L’aspetto di tutte queste casette è sorridente, e
dà un’impressione di benessere dei contadini, forse anche maggiore della
realtà, poichè l’abitazione vera del contadino è quasi sempre ristretta a una
stanza, e il resto della casa è riservato esclusivamente al proprietario della
vigna, che va a starvi durante la vendemmia. La condizione però della classe dei
vigneri, sembra essere veramente un po’ migliore che altrove. Anche pei
giornalieri il lavoro è più continuo e i salari generalmente abbastanza alti,
oscillando intorno alle L. 1.50, compreso sì e no un litro di vino. Però evvi
sempre il grande inconveniente della unicità di coltura, che sottopone la
classe agricola a gravi sofferenze ad ogni crise che avvenga per ragioni
qualsiasi nel commercio di quell’unico prodotto principale. Così col ribasso
del prezzo del vino, quest’anno (1876) i salari dei giornalieri si sono ridotti
quasi alla metà, e manca il lavoro.
Parecchi contadini vanno pure ogni anno a prender
dei terreni a metaterìa nei latifondi più interni, e una certa emigrazione ha
pure luogo per la Tunisia, dove la Reggenza concede terre a fitto o a metaterìa
a condizioni favorevoli.
La coltura così estesa della vite è stata
promossa dai grandi stabilimenti per la fabbricazione di quel tipo di vino
conosciuto dovunque come vino di Marsala. Il più antico di questi stabilimenti (Woodhouse)
data fin dal 1789; a questo s’aggiunse nel 1815 lo stabilimento Ingham, che
occupa ora circa 300 operai, e possiede 12 grosse barche a vela, che viaggiano
le coste della Sicilia per raccogliere da ogni parte mosto e vino; e in data
molto più recente surse il non meno grandioso stabilimento Florio. Vi sono
inoltre diverse imprese minori di fabbricazione di vino Marsala, tanto a
Marsala come a Mazzara e a Trapani.
I grandi stabilimenti che a Marsala vengono
designati col nome generico gl’Inglesi, fanno nel corso dell’anno
anticipazioni in denaro ai proprietari e ai censuari dei vigneti, contro
l’obbligo di consegnare a suo tempo allo stabilimento mutuante, tutta l’uva, o
il mosto, o il vino che produrranno; e ciò al prezzo generale che fisseranno gli
stessi Inglesi. Non si pattuiscono interessi, ma nel fatto, colla
fissazione del prezzo, si viene a percepire un frutto del 12 a 13 per cento.
Questo prezzo viene fissato uniformemente da tutti gli stabilimenti primari. Da
due anni il Municipio di Marsala fissa esso pure la mèta del prezzo a
cui si dovrà pagare il vino, ma gli stabilimenti, per assicurarsi contro ogni
eventuale imposizione, pattuiscono spesso coi proprietari nel far loro le
anticipazioni, che il prezzo del vino debba essere di un tanto meno della mèta
che sarà fissata dal Municipio.
I piccoli censuari e proprietari sono tutti
indebitati; spesso se l’annata è cattiva non giungono a rimborsare col prodotto
della vigna le anticipazioni ricevute. Allora il residuo debito vien rimesso al
raccolto futuro, e quasi sempre senza aggiunta di frutti. Gli stabilimenti
comprano o l’uva, o il mosto, secondo la diversità dei loro bisogni; spesso nel
fare le anticipazioni si riservano il diritto di fare essi stessi la vendemmia,
e nei giorni che a loro piacerà; ne ritraggono il vantaggio di cogliere l’uva
più matura col ritardare la vendemmia, il che migliora la qualità del vino, ma
ne diminuisce la quantità a scapito del proprietario. La produzione però delle
vicinanze di Marsala non basta per la quantità enorme del vino Marsala,
che si esporta per tutta l’Europa, e segnatamente per l’Inghilterra, e i grandi
stabilimenti fanno forti acquisti di vino in tutti i porti della Sicilia e
specialmente a Catania; mescolando poi tutto insieme nella concia
generale, che di un vino ordinario, che si venderà in piazza a 15 centesimi il
litro, fa un nettare a 1 o 2 lire il litro.
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