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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE PRIMA                       CONDIZIONI ATTUALI
      • Capitolo III.   ZONA ALBERATA — DA MAZZARA A CATANIA
        • § 32. — Marsala.
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§ 32. — Marsala.

Il comune di Marsala, oltre l’alto onore di aver dato il nome al vino siciliano più conosciuto in Europa, presenta la particolarità di essere uno dei due soli municipii di tutta la parte occidentale dell’Isola, dove la popolazione rurale abiti in gran parte sparsa nelle campagne.

La sola Marsala ha su 34,202 abitanti, una popolazione sparsa maggiore (16,536) che non quella (10,836) delle due provincie di Palermo e di Girgenti riunite. Sommando insieme le cifre delle popolazioni di Marsala e del piccolo comune di Monte San Giuliano presso Trapani, abbiamo secondo i dati del censimento del 1871, sopra una popolazione complessiva di 51,698 abitanti, 28,308 che abitano nelle campagne, ossia 5190 più che non ci dieno le tre provincie riunite di Palermo, Caltanissetta e Girgenti, le quali contano sole 23,118 persone che abitino in campagna sopra una popolazione complessiva di 1,113,644 anime.

Per quel che riguarda Marsala, questo fenomeno si deve all’immenso numero di vigne, che cuoprono tutto il territorio. Se da Marsala si procede nella direzione di Salemi, allontanandosi in linea retta dal mare, si cammina per tre o quattro miglia sempre in mezzo alle vigne; queste poi cessano a un tratto, e uno si trova di nuovo nelle solitudini dei latifondi senza case e senza alberi, e in mezzo agli sterminati campi a grano, a pascolo, o a maggese. Tutto quel tratto di marina che è riccamente coltivato a vigne, è, nel territorio di Marsala diviso in una infinità di piccole proprietà, che nella grande maggioranza sono enfiteusi di origine antichissima e non per anco affrancate. Tra queste le più minute sono possedute dagli stessi contadini che le coltivano, e i quali s’impiegano inoltre come vigneri, o vignaiuoli nelle vigne prossime che appartengono a proprietari di condizione più agiata.

Verso Mazzara la proprietà dei vigneti non è tanto frantumata, e vi si usa più dai proprietari la coltivazione per mezzo di salariati a giornata. Così pure nei pressi di Trapani sono rare le piccole vigne, e si suole tenere nei vigneti un curatolo, che riceve un salario annuo; lavora egli stesso alle viti e sorveglia i lavoranti giornalieri.

A Marsala invece, il vignere prende l’impresa di tutti i lavori della vigna, a estaglio, ossia a un tanto — ordinariamente 24 lire — per ogni 1000 piante. Egli deve fare due arature fra le viti, la potatura, e ogni altro lavoro, prendendo per suo conto i giornalieri necessari: la spesa di vendemmia però è a metà col padrone. A un contadino che abbia due o tre ragazzi in famiglia si affiderà circa una salma di terra a vigna, ossia circa 12,800 piante. In ogni vigna, che non sia piccolissima, evvi una casetta, che ha generalmente un primo piano oltre quello terreno.

L’aspetto di tutte queste casette è sorridente, e un’impressione di benessere dei contadini, forse anche maggiore della realtà, poichè l’abitazione vera del contadino è quasi sempre ristretta a una stanza, e il resto della casa è riservato esclusivamente al proprietario della vigna, che va a starvi durante la vendemmia. La condizione però della classe dei vigneri, sembra essere veramente un po’ migliore che altrove. Anche pei giornalieri il lavoro è più continuo e i salari generalmente abbastanza alti, oscillando intorno alle L. 1.50, compreso sì e no un litro di vino. Però evvi sempre il grande inconveniente della unicità di coltura, che sottopone la classe agricola a gravi sofferenze ad ogni crise che avvenga per ragioni qualsiasi nel commercio di quell’unico prodotto principale. Così col ribasso del prezzo del vino, quest’anno (1876) i salari dei giornalieri si sono ridotti quasi alla metà, e manca il lavoro.

Parecchi contadini vanno pure ogni anno a prender dei terreni a metaterìa nei latifondi più interni, e una certa emigrazione ha pure luogo per la Tunisia, dove la Reggenza concede terre a fitto o a metaterìa a condizioni favorevoli.

La coltura così estesa della vite è stata promossa dai grandi stabilimenti per la fabbricazione di quel tipo di vino conosciuto dovunque come vino di Marsala. Il più antico di questi stabilimenti (Woodhouse) data fin dal 1789; a questo s’aggiunse nel 1815 lo stabilimento Ingham, che occupa ora circa 300 operai, e possiede 12 grosse barche a vela, che viaggiano le coste della Sicilia per raccogliere da ogni parte mosto e vino; e in data molto più recente surse il non meno grandioso stabilimento Florio. Vi sono inoltre diverse imprese minori di fabbricazione di vino Marsala, tanto a Marsala come a Mazzara e a Trapani.

I grandi stabilimenti che a Marsala vengono designati col nome generico gl’Inglesi, fanno nel corso dell’anno anticipazioni in denaro ai proprietari e ai censuari dei vigneti, contro l’obbligo di consegnare a suo tempo allo stabilimento mutuante, tutta l’uva, o il mosto, o il vino che produrranno; e ciò al prezzo generale che fisseranno gli stessi Inglesi. Non si pattuiscono interessi, ma nel fatto, colla fissazione del prezzo, si viene a percepire un frutto del 12 a 13 per cento. Questo prezzo viene fissato uniformemente da tutti gli stabilimenti primari. Da due anni il Municipio di Marsala fissa esso pure la mèta del prezzo a cui si dovrà pagare il vino, ma gli stabilimenti, per assicurarsi contro ogni eventuale imposizione, pattuiscono spesso coi proprietari nel far loro le anticipazioni, che il prezzo del vino debba essere di un tanto meno della mèta che sarà fissata dal Municipio.

I piccoli censuari e proprietari sono tutti indebitati; spesso se l’annata è cattiva non giungono a rimborsare col prodotto della vigna le anticipazioni ricevute. Allora il residuo debito vien rimesso al raccolto futuro, e quasi sempre senza aggiunta di frutti. Gli stabilimenti comprano o l’uva, o il mosto, secondo la diversità dei loro bisogni; spesso nel fare le anticipazioni si riservano il diritto di fare essi stessi la vendemmia, e nei giorni che a loro piacerà; ne ritraggono il vantaggio di cogliere l’uva più matura col ritardare la vendemmia, il che migliora la qualità del vino, ma ne diminuisce la quantità a scapito del proprietario. La produzione però delle vicinanze di Marsala non basta per la quantità enorme del vino Marsala, che si esporta per tutta l’Europa, e segnatamente per l’Inghilterra, e i grandi stabilimenti fanno forti acquisti di vino in tutti i porti della Sicilia e specialmente a Catania; mescolando poi tutto insieme nella concia generale, che di un vino ordinario, che si venderà in piazza a 15 centesimi il litro, fa un nettare a 1 o 2 lire il litro.

 

 




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