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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE PRIMA                       CONDIZIONI ATTUALI
      • Capitolo III.   ZONA ALBERATA — DA MAZZARA A CATANIA
        • § 35. — La Conca d’Oro.
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§ 35. — La Conca d’Oro.

— La Conca d’Oro. — Chi è che non ha letto qualche descrizione delle impareggiabili bellezze dell’ampia arena che si eleva intorno al golfo di Palermo, la vegetazione lussureggiante della quale le ha meritato il nome di Conca d’Oro? — Certo la mia umile penna non si attenta a tanta impresa, degna soltanto d’un Goethe. Se quella vista rapisce in estasi il poeta e l’artista, non meno grata riesce all’agronomo e all’economista, che sentono narrare con stupore come ogni ettaro di terra vi renda migliaia di lire; come ingenti capitali si profondano ogni anno sul suolo; come l’opera diligente dell’uomo tragga l’acqua dalle viscere profonde della terra, per irrigare i giardini innumerevoli di agrumi.

Attenti però di non lasciarci invadere da troppo entusiasmo, e di non voler esaminare troppo da vicino tutte quelle maraviglie, che in qualche piacevole passeggiata non ci abbia a cogliere per isbaglio, malgrado le numerose stazioni di bersaglieri e le molte pattuglie, una fucilata di vendetta o di chiacchierìa243, tirata al padrone dall’ingenuo agricoltore appostato dietro il muro di cinta di uno di quegli ombreggiati giardini; oppure che qualche pittoresco furfante non ci obblighi a consegnargli l’orologio e il portafogli. Imperocchè è questo il regno della mafia, che tiene i principali suoi covi nelle città e nelle borgate che fanno corona a Palermo, nel distretto dei Colli, a Morreale, a Misilmeri, a Bagherìa, ecc. Per quanto riguarda l’agricoltura e le classi agricole, la mafia esercita la sua azione nella imposizione dei gabellotti e dei guardiani, ai proprietari dei giardini d’agrumi; e nelle associazioni camorristiche, come la società detta della posa, che riscuotono dazi sulla molitura, sui trasporti e sui magazzini dei grani.

La coltura principale di questa regione è indubitatamente quella degli agrumi, aranci o limoni, i quali in questa parte dell’Isola hanno sofferto molto meno della malattia della gomma, che nella parte orientale. L’irrigazione si fa con acqua di sorgente o più spesso con acqua tirata su da grandi profondità per mezzo delle norie o senie, che sono il bindolo moresco perfezionato, e che vengono mosse da bestie o da piccole macchine a vapore. Anche la coltura degli orti è importante, e si pratica molto sotto le piante giovani di agrumi, prima che queste diano frutto.

Il sistema generale di conduzione agricola è il fitto. Vi è qualche piccolo proprietario che lavora o sorveglia da il suo piccolo agrumeto, prendendo pure spesso in affitto qualche altro giardino, come pure evvi qualche proprietario maggiore che conduce il suo giardino per mezzo di un fattore o agente, aiutato da guardiani salariati; ma la regola in questa regione è di affittare tutto a un gabellotto, il quale da solo o coll’aiuto di guardiani, sorveglia i braccianti che prende a giornata per i lavori necessari di zappatura e d’irrigazione244. I giardini sono qui tutti circondati da alte mura, a difesa dai ladri, che pullulano da ogni lato. Il gabellotto, o il guardiano, abita una casetta posta nel giardino: i braccianti dimorano nelle città.

Si affittano anche i campi per uso di orti, come pure allo stesso uso, per sei o per otto anni, i giardini d’agrumi mentre gli alberi sono piccoli. L’agrume frutto dopo sei anni, ma molti usano prolungare l’affitto per otto anni, perchè l’ortolano colla speranza di quei due ultimi anni di frutto, curi maggiormente nei primi sei la pianticella giovane. Son proibite per patto espresso alcune colture che possono danneggiare gli agrumi.

È naturalmente molto numerosa la classe dei giornalieri, dalla quale la mafia toglie il maggior numero dei suoi strumenti. Si sono però visti all’occasione gli stessi gabellotti ed anche i proprietari, tirare da e per proprio conto una fucilata a un nemico. I salari sono relativamente alti, da L. 1.50 a 2 lire, secondo le stagioni; il massimo nel novembre; e il lavoro non manca. Nell’estate si paga una lira per la sola mezza giornata: nel giugno molti emigrano nell’interno per lavorare alle mèssi. Alla raccolta degli aranci e dei limoni, che comincia coll’ottobre, lavorano gli uomini e le donne. Un uomo vi guadagnerà L. 2, e una donna da L. 0.50 a L. 0.60. L’agricoltore vende il frutto sull’albero, ed è il compratore che pensa a farlo raccogliere, a incartarlo e a incassarlo per metterlo in commercio. Una gran quantità va esportata per NewYork.

I grandi aumenti verificatisi nei prezzi degli agrumi durante l’ultimo decennio, hanno creato delle rapide fortune nei proprietari e nei gabellotti della Conca d’Oro: — un ettaro a limoni può rendere più di 2500 lire annue al proprietario245. La proprietà è molto suddivisa e frastagliata, ma una gran parte però è posseduta da ricchi proprietari, e sono frequenti le ville e i palazzi dove vanno, o meglio dove andavano una volta a villeggiare nell’autunno i signori palermitani.

 

 




243 Fucilata di chiacchierìa si dice a Palermo quella fucilata che un fattore licenziato o un affittuario fa tirare al padrone a due palmi dalla testa senza fargli male, e soltanto per inculcargli le proprie ragioni, o come dolce ammonimento di aver giudizio e di non insistere in qualche sua pretesa.



244 Il prof. Villari asserisce dietro la fede di un corrispondente palermitano, che quattro decimi dei contadini della Conca di Palermo sono piccoli proprietari, e che nel territorio che si dice della Sala di Partinico, o meglio quella parte della costa che si bagna nel golfo di Castellammare, gli otto decimi dei contadini sono proprietari. Non sapremmo spiegarci quest’asserzione senonchè intendendo la parola proprietari come usata per censuari, e anche in questo senso ci pare che vi sia qualche esagerazione. Non ci sembra poi molto esatto il classare i contadini censuari tra i proprietari: si tratta inoltre quasi sempre, quando si parli di contadini, di censi di pochissime are di terra. I censuari maggiori, che vengono considerati assolutamente come proprietari, appartengono alla classe agiata e per lo più affittano i loro terreni. I borgesi poi di cui parla lo stesso corrispondente, e che sono i gabellotti dei feudi, non si possono dire affatto contadini, ma bensì industriali agiati. — Vedi: Pasquale Villari, Lettere Meridionali al Direttore dell’«Opinione». Roma, 1875. Lettera II, pagg. 34, 35.



245 La media della rendita pel proprietario di un ettaro in Sicilia è di L. 40.41. Vedi: Atti della Commissione per la perequazione della rendita fondiaria. Torino, 1863. — E in questi calcoli non entravano i beni dell’asse ecclesiastico, per cui la rendita media generale per ettaro sarebbe anche minore.






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