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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE PRIMA                       CONDIZIONI ATTUALI
      • Capitolo III.   ZONA ALBERATA — DA MAZZARA A CATANIA
        • § 38. — Valle di Castelbuono.
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§ 38. — Valle di Castelbuono.

Prima però di lasciare la provincia di Palermo, merita il conto di fare una gita nella fertile vallata di Castelbuono, che giace immediatamente sotto le Madonie, ed è divenuta tristamente reputata, per essere da circa quattordici anni il teatro delle gesta della banda brigantesca capitanata dal Rinaldi247. Qui oltre gli oliveti e le vigne, troviamo il centro maggiore della coltivazione del frassino mannifero, e specialmente della varietà amollèo, che produce una manna più bianca e di maggior prezzo.

 

Diritti promiscui.

Una particolarità singolare che si riscontra più specialmente in questa vallata, è la promiscuità dei diversi diritti di proprietà degli oliveti. Il suolo degli oliveti appartiene spesso a un proprietario, e gli alberi a uno o più altri. L’origine storica di questa singolarità è la seguente. Nei secoli scorsi il marchese di Geraci, feudatario di questa valle, allo scopo di arricchire la città e le terre, e per attirarvi maggiore popolazione, dava il permesso a chiunque di innestare gli oleastri, che qui crescono dappertutto spontanei, e di far così proprie le piante di olivo. Il Comune di San Mauro tolse la promiscuità nei suoi beni col censimento che ne fece nel 1861, nella quale occasione concedè a un censo minimo a ciascun proprietario di qualche pianta di olivo, il pezzo di terreno sottostante. Il censimento generale dei suoi beni fu imposto al Comune nel 1861 dal contegno minaccioso della popolazione. La quota assegnata a ciascun abitante fu di un tumolo di terra a L. 0.30 di censo. In moltissimi oliveti però dura tuttora la promiscuità dei diritti. Il possessore degli olivi ha diritto di innestare gli oleastri che nascono più vicino ai suoi alberi che a quelli degli altri. Morto però un olivo, il possessore non ha diritto di ripiantarlo; il diritto di piantare nuovi olivi non spetta che al proprietario del suolo.

 

Partecipazione.

Nei contratti agricoli che si usano nella vallata per le colture alberate, si ritrova più frequente l’uso della partecipazione del contadino al prodotto, che non in tutta quella parte della Sicilia, che abbiamo finora percorsa. Non vi è però vera forma di mezzadrìa secondo il tipo continentale, perchè mancano nella campagna le case rurali; perchè di anno in anno variano generalmente i patti che si fanno con ogni contadino, il quale contratta ogni volta per appezzamenti diversi, e non ha alcun legame stretto e continuato collo stesso podere; e perchè presso ogni proprietario e per ogni speciale coltura i patti hanno forma e natura diversa.

Sono parecchi i giardini di agrumi; alcuni tenuti dai proprietari a economia, altri gabellati come nel Palermitano. Il solo barone Turrisi, benemerito dell’agricoltura siciliana, ha introdotto per gli agrumi alcuni contratti di partecipazione della durata di tre, quattro o sei anni. Il padrone il concime, e il colono pensa alla coltura e all’irrigazione. Il raccolto, dopo prelevazione del 10 per cento pel proprietario, si divide a terzi, di cui due al proprietario e uno al colono. Lo stesso Barone ha introdotto un contratto speciale di appalto per la piantagione di nuovi agrumeti; contratto che dura dodici anni, e in cui pure per il secondo sessennio vi è partecipazione del colono alla metà del frutto.

Per gli olivi si usano i seguenti patti. Se al contadino ne è affidata la coltura per tutto l’anno, egli riceve un terzo del prodotto: altrimenti, per la sola raccolta, un quarto. Se si tratta di un contadino di fiducia del padrone si dividerà il raccolto effettivamente a 3/4 e 1/4; ma più comunemente si stima preventivamente il raccolto, e il contadino è tenuto a consegnare i tre quarti di quella quantità stimata. Si dànno pure le olive a gabella a speculatori estranei, facendo stimare il raccolto pendente al 31 ottobre: lo speculatore assicura al proprietario una quantità determinata di olive.

Pei vigneti si usa dai proprietari tanto di darli a mezzadrìa con varietà di patti speciali, quanto di tenerli a economia; questo secondo però sembra essere il caso più ordinario.

Pei frassineti i patti sono diversi e variano secondo i prezzi della manna sul mercato. Talvolta i patti col contadino mannaloro non comprendono che la sola raccolta della manna, che si fa per mezzo di numerose incisioni sul tronco e sui rami, dalle quali scorre l’umore che si raccoglie; altre volte invece comprendono, oltre la raccolta, l’intiera coltivazione dell’albero, cioè zappatura nell’inverno, sarchiatura in estate e nettatura delle ceppaie. I patti variano comunemente secondo i tempi, i luoghi e i proprietari, da una divisione eguale a metà quando il prezzo è basso, fino alla divisione, se il prezzo è elevato, a terzi, di cui due al padrone, il quale inoltre preleva spesso un’antiparte del tanto per cento. Sicchè il lavorante, malgrado i patti di partecipazione, non profitta punto degli aumenti di prezzo, perchè a prezzo più alto ha una partecipazione minore; onde avviene che ogniqualvolta l’elevazione del prezzo sia effetto di un misero raccolto, il mannaloro si vede diminuita la parte, non soltanto in proporzione della diminuzione totale della manna raccolta, ma anche di più, per la minore sua quota di partecipazione in quel raccolto; ossia, in altre parole, avrà un terzo di una quantità minore, invece che una metà di una quantità maggiore. Facciamo notare questa particolarità ad illustrazione del come — contrariamente all’opinione dei dilettanti di economia politica, — la partecipazione al prodotto come forma di retribuzione del lavoro, non sia per stessa di alcun vantaggio pel lavorante, ognivoltachè non riunisca quei caratteri speciali che la elevano a barriera contro la concorrenza del lavoro sul mercato.

Una delle cose che più colpiscono in Sicilia è quel continuo sentirsi dire dappertutto e da tutti, che i patti colonici, le mercedi, tutto insomma che importa alla condizione buona o cattiva dei contadini dipende assolutamente dalla bontà d’animo e dalla maggiore o minore generosità del proprietario. Ma non anticipiamo sul nostro ragionamento.

La terra che si possa seminare in mezzo agli olivi, o nei pochi appezzamenti non alberati, si concede comunemente ai contadini a terratico, ossia a fitto a grano.

 

 




247 Il Rinaldi è stato ucciso nell’agosto di questo anno (1876).






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