§ 42. — Condizioni
generali.
A Castroreale nel 1871 furono divisi e concessi a
censo parecchi feudi comunali, in 150 lotti che si distribuirono ai poveri ed
ai reduci dalle patrie battaglie, a norma respettivamente del decreto e
relative istruzioni del dì 11 dicembre 1841, e dei decreti della prodittatura
Mordini. Però con fitti e contratti simulati, qui come nelle quotizzazioni
comunali dell’intiera Sicilia, tutti i lotti sono andati in mano dei ricchi
proprietari. Quanto poi ai terreni censiti dell’asse ecclesiastico, non vi è
stato in alcun luogo nemmen bisogno di simulazioni, e in tutta quanta l’Isola,
tutte le terre censite sono toccate ai ricchi proprietari e capitalisti: ma di
questo censimento dovremo tornare a parlare più estesamente in seguito. Vi è
pure per queste parti un gran numero di censi antichi di terre baronali, di cui
alcuni sono stati affrancati dopo la nuova legislazione.
Case.
Le case dei contadini sono qui forse in generale
un poco più ampie, ma si tratta sempre di una sola stanza, e per lo più sotto i
tegoli. Però qui si vede più spesso una finestra a lato della porta, e i
contadini sembrano tener di più alla luce e alla ventilazione, poichè molte
case hanno pure una porta nella parete di fondo. Le case più grandi hanno anche
una soffitta. L’unica stanza della casa, quando è un po’ spaziosa, vien divisa
dalla famiglia in tanti piccoli scompartimenti separati, mediante stoie o panni
distesi.
Tanto a Castroreale che a Barcellona vi sono
molti villaggi, borgate e casali sparsi nel territorio, ed i contadini avendo
quivi le loro case non si trovano generalmente lontani dai fondi su cui
lavorano. Dal giugno fino alla vendemmia, i contadini stanno giorno e notte
all’aperto in campagna a custodia del raccolto, e si riparano sotto tettoie
provvisorie formate di canne.
Donne.
In tutta la zona a colture arboree della
provincia di Messina, vediamo le donne lavorare pure in campagna, e non solo
alla raccolta delle olive e delle frutta, e alla vendemmia, ma anche nei lavori
minori dei campi. Esse aiutano in genere gli uomini di casa nella coltivazione
del podere, e s’impiegano pure fuori a giornata.
Condizioni generali.
I contadini sono in generale poveri e indebitati
ed abbisognano di soccorsi, che ricevono in denaro o in natura dal padrone o da
terzi. Restituiscono quasi sempre col genere che è la loro produzione
principale. Si stima il genere prestato al momento dell’imprestito, e si
riprende un prezzo eguale di quello che vien restituito. Il modo in cui si
fanno queste stime dipende tutto dalla moralità del padrone. Chi prende frutti
e chi no; ma vi è qui una qualche odiosità annessa al prenderli; onde i più, se
li prendono, lo fanno col mezzo indiretto delle valutazioni elastiche dei
generi prestati e di quelli ripresi in pagamento. Quando il contadino deve
ricorrere a terzi resta naturalmente molto più angariato.
I proprietarii medii e piccoli stanno in generale
nelle città vicine ai loro terreni, o tutto al più a Messina, ma visitano
abbastanza spesso i loro poderi, passandovi pure qualche mese dell’autunno, se
vi possiedono una qualche casetta o villetta. Non è però lo stesso per i più
ricchi proprietari di tenute estese, i quali abitano lontano, a Messina, a
Palermo, o fuori dell’Isola, e non vengono quasi mai sulle loro terre.
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