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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE PRIMA                       CONDIZIONI ATTUALI
      • Capitolo III.   ZONA ALBERATA — DA MAZZARA A CATANIA
        • § 48. — Contratti a migliorìa.
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§ 48. — Contratti a migliorìa.

La specialità però di questa regione, e quella che ci ha specialmente indotto a fermarcisi, sono i così detti contratti a migliorìa, i quali si usano tanto per la formazione di nuovi agrumeti, come per la piantagione e anche per l’intiera coltura delle vigne. Diciamo dell’una e dell’altra forma.

Si distinguono i contratti propriamente detti a migliorìa, i quali si fanno, con termini diversi di durata, tanto per gli agrumeti come talvolta per la piantagione di olivi, di mandorli, di fichi e di vigne, ed anche per soltanto spietrare un campo, dai contratti detti d’inquilinaggio, i quali non si usano che per le vigne, e durano diciannove o più spesso ventinove anni.

I contratti della prima specie si usano in questa regione più specialmente per l’impianto di nuovi agrumeti. N’è infinita la varietà e ogni giorno nascono nuove convenzioni con nuovi patti. Ecco alcune forme più generali che si usano. Si conviene che debba eseguirsi dal colono la piantagione di un dato numero di piante di agrumi. Dopo un certo termine di anni il proprietario gode di una partecipazione di 1/3 o 1/4 nel prodotto degli alberi piantati; alla scadenza però del contratto, che durerà dieci, quindici o venti anni, i miglioramenti qualunque si sieno anderanno tutti a lui, senza che egli debba compenso di sorta. L’impianto della irrigazione è a carico del proprietario, e le condizioni del contratto variano molto secondo la natura dell’acqua che si fornisce al fondo, se di noria, di sorgente o di fiume. Altre volte invece si pattuisce che al termine del contratto, il proprietario debba dare al colono un tanto per cento — in generale dal 10 al 15 — sui miglioramenti eseguiti nel fondo, e che vengono valutati per mezzo di perito.

Per la piantagione poi di olivi, alberi da frutta, o vigne, o per togliere i sassi da un campo, il contratto è generalmente il seguente: Si conviene un fitto annuo in denaro che deve pagare il colono, e si stabiliscono le epoche e i modi in cui si debbono fare le piantagioni. Allo spirare dell’affitto, che è ordinariamente a lungo termine — di nove anni per la vigna, — si fanno stimare dal perito i miglioramenti eseguiti sul fondo, e il proprietario deve pagare in contanti al colono la metà del valore stimato, detratte naturalmente le anticipazioni già fattegli. Questi contratti però non sono comuni in questa regione, ma li ritroveremo frequenti nel Siracusano.

 

Contratto d’inquilinaggio per le vigne.

Comunissimo invece è il contratto detto d’inquilinaggio per le vigne nuove da impiantarsi: anzi si può dire che la maggior parte delle vigne piantate da vent’anni a questa parte, specialmente al nord di Catania, sono coltivate con questa forma particolare di colonìa parziaria. La durata di queste convenzioni è generalmente di ventinove anni, poichè non si ritiene che la vigna renda più bene al di di quest’epoca. Il contratto si fa con pubblico strumento. Spesso si procede nel modo seguente: Il terreno, se grande, vien diviso in partite, e queste si sorteggiano fra i coloni250. Il padrone talvolta i maglioli per le viti. Il colono deve piantare il vitigno ed è tenuto a tutte le spese e i lavori occorrenti alla coltura; il padrone avendo diritto di sorvegliare a che tutto sia fatto a regola d’arte. Per i primi due anni il colono paga un tanto a ettaro contro la facoltà di seminare fave negl’interfilari delle viti. Le spese di guardianìa, ossia di custodia del frutto pendente sono a carico comune. Il colono poi paga al proprietario per ogni giornata d’uso del palmento, circa 5 lire al giorno. Il prodotto delle viti si divide quindi a metà tra padrone e colono pei terreni migliori e vicini alle città o alle grosse borgate, o invece a terzi, di cui due al colono e uno al proprietario, per le vigne molto lontane dall’abitato, di poca fertilità, o situate in luoghi malsani.

Giunti ora alla fine del nostro viaggio da Marsala, lungo la costa settentrionale, fino a Catania, ed esaminati rapidamente i caratteri principali dei contratti agricoli nelle due zone maggiori in cui abbiamo diviso l’Isola, non ci resta che da accennare ad alcune particolarità della provincia di Siracusa, senza però tornar sopra a tutte quelle condizioni che le sono comuni con le altre provincie da noi già percorse.


 

 




250 Dobbiamo per molte di queste notizie ringraziare la cortesia del signor Sebastiano D’Amico Lapiana, di Catania.






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