§ 63. — Condizioni per la
riuscita.
Vediamo a quali precise condizioni la
partecipazione applicata all’industria agricola dimostri col fatto di poter
andare esente dai tre maggiori suoi difetti pratici, da noi or ora accennati.
Al primo inconveniente vien riparato, quando
l’azienda rurale a cui si applica la partecipazione comprenda una tale varietà
e molteplicità di colture, da far sì che il lavorante possa in epoche diverse
dell’anno e ad intervalli non troppo lunghi, riscuotere un effettivo compenso
alle sue fatiche, sia sotto forma di prodotti ch’egli possa volgere
direttamente alla soddisfazione dei suoi bisogni, sia di altri ch’egli debba
commerciare. È questa una condizione necessaria per la riuscita della
partecipazione nell’agricoltura; e non solo per la ragione già detta, ma anche
perchè mancherebbe altrimenti un’occupazione sufficiente per il lavorante
agricolo in tutte le stagioni dell’anno. È carattere proprio dell’industria
agricola di richiedere per ogni singola coltura — e per talune poi come la
granicoltura a un grado altissimo — un gran numero di braccia in alcune
determinate stagioni, senza poter poi fornire occupazione a quelle braccia nel
resto dell’anno: onde la varietà delle colture diventa indispensabile per poter
avere la continuità dell’occupazione, continuità che, come vedremo or ora, è
sovrattutto necessaria perchè la partecipazione possa dare i suoi frutti. Nel
Val d’Arno difatti troveremo che non si considera che un contadino possa
prosperare sopra un podere, se questo, oltre tutte le colture di cereali,
baccelline, leguminose, ecc. che entrino nella rotazione ordinaria, non è
fornito di una dote di piante di olivi, di viti, o di castagni.
Anche a togliere il secondo degli accennati
inconvenienti della partecipazione, si richiede necessariamente che essa
abbracci contemporaneamente una varietà di colture, in modo che la deficienza
nel prodotto dell’una venga generalmente compensata dall’abbondanza dell’altra.
Insistiamo sulla necessità di questa varietà di colture da comprendersi
simultaneamente nella partecipazione, perchè stimiamo questa essere condizione
essenzialissima della riuscita di qualunque forma di mezzadrìa in agricoltura,
e quella che spiega in gran parte la riuscita di questo contratto nella Valle
dell’Arno.
Il terzo inconveniente della partecipazione è
meno sensibile nell’industria agricola che in qualunque altra, e specialmente
quando la partecipazione vi comprenda parecchi prodotti che siano direttamente
applicabili al mantenimento dei lavoranti. In questo caso il numero dei
prodotti che il lavorante deve commerciare è ristretto. Giova pure la
molteplicità dei mercati che dappertutto si trovano per lo smercio dei prodotti
agricoli. A liberare poi il piccolo trafficante dalla tirannia delle camorre,
contribuiscono moltissimo le strade, le ferrovie, e tutti i mezzi che
facilitano le comunicazioni tra luogo e luogo, e il cui primo effetto è di
estendere i limiti del mercato aperto ad ogni venditore o compratore.
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