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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE SECONDA                       CARATTERI ECONOMICI DEI CONTRATTI AGRICOLI SICILIANI
      • Capitolo I.   LA PARTECIPAZIONE DEL LAVORANTE AL PRODOTTO
        • § 63. — Condizioni per la riuscita.
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§ 63. — Condizioni per la riuscita.

Vediamo a quali precise condizioni la partecipazione applicata all’industria agricola dimostri col fatto di poter andare esente dai tre maggiori suoi difetti pratici, da noi or ora accennati.

Al primo inconveniente vien riparato, quando l’azienda rurale a cui si applica la partecipazione comprenda una tale varietà e molteplicità di colture, da far sì che il lavorante possa in epoche diverse dell’anno e ad intervalli non troppo lunghi, riscuotere un effettivo compenso alle sue fatiche, sia sotto forma di prodotti ch’egli possa volgere direttamente alla soddisfazione dei suoi bisogni, sia di altri ch’egli debba commerciare. È questa una condizione necessaria per la riuscita della partecipazione nell’agricoltura; e non solo per la ragione già detta, ma anche perchè mancherebbe altrimenti un’occupazione sufficiente per il lavorante agricolo in tutte le stagioni dell’anno. È carattere proprio dell’industria agricola di richiedere per ogni singola coltura — e per talune poi come la granicoltura a un grado altissimo — un gran numero di braccia in alcune determinate stagioni, senza poter poi fornire occupazione a quelle braccia nel resto dell’anno: onde la varietà delle colture diventa indispensabile per poter avere la continuità dell’occupazione, continuità che, come vedremo or ora, è sovrattutto necessaria perchè la partecipazione possa dare i suoi frutti. Nel Val d’Arno difatti troveremo che non si considera che un contadino possa prosperare sopra un podere, se questo, oltre tutte le colture di cereali, baccelline, leguminose, ecc. che entrino nella rotazione ordinaria, non è fornito di una dote di piante di olivi, di viti, o di castagni.

Anche a togliere il secondo degli accennati inconvenienti della partecipazione, si richiede necessariamente che essa abbracci contemporaneamente una varietà di colture, in modo che la deficienza nel prodotto dell’una venga generalmente compensata dall’abbondanza dell’altra. Insistiamo sulla necessità di questa varietà di colture da comprendersi simultaneamente nella partecipazione, perchè stimiamo questa essere condizione essenzialissima della riuscita di qualunque forma di mezzadrìa in agricoltura, e quella che spiega in gran parte la riuscita di questo contratto nella Valle dell’Arno.

Il terzo inconveniente della partecipazione è meno sensibile nell’industria agricola che in qualunque altra, e specialmente quando la partecipazione vi comprenda parecchi prodotti che siano direttamente applicabili al mantenimento dei lavoranti. In questo caso il numero dei prodotti che il lavorante deve commerciare è ristretto. Giova pure la molteplicità dei mercati che dappertutto si trovano per lo smercio dei prodotti agricoli. A liberare poi il piccolo trafficante dalla tirannia delle camorre, contribuiscono moltissimo le strade, le ferrovie, e tutti i mezzi che facilitano le comunicazioni tra luogo e luogo, e il cui primo effetto è di estendere i limiti del mercato aperto ad ogni venditore o compratore.

 

 




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