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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE SECONDA                       CARATTERI ECONOMICI DEI CONTRATTI AGRICOLI SICILIANI
      • Capitolo I.   LA PARTECIPAZIONE DEL LAVORANTE AL PRODOTTO
        • § 68. — Metaterìe della 1a zona.
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§ 68. — Metaterìe della 1a zona.

Cominciamo dalle metaterìe nella granicoltura, che abbiamo trovato dominanti in tutta la prima delle due maggiori zone studiate nella prima parte di questo scritto. In queste metaterìe osserviamo come la partecipazione presenti tutti quanti i suoi inconvenienti in tutta la loro pienezza, e senza che vi sia nessuna di quelle condizioni che, come abbiamo veduto, possono attenuarne i pericoli.

Qui difatti la coltura è quasi unica, quella del grano: una sola quindi la raccolta; donde la necessità per il lavorante di ricorrere normalmente alle anticipazioni o ai soccorsi. La misura minima di questi soccorsi può bensì in alcuni luoghi essere imposta al padrone dalla consuetudine, ma restano sempre mutevoli e arbitrari i patti e gli oneri con cui il soccorso vien prestato. Il padrone quindi, oppure un estraneo, quando il padrone non voglia o non possa fornire il soccorso, si prende una fortissima usura, generalmente il 50% all’anno, ossia il 25% per sei mesi, oltre la differenza di valore tra la qualità inferiore somministrata, e quella superiore del rimborso che vien preso sul raccolto. Questa usura insomma è tale da disinteressare quasi affatto il villano nel raccolto finale, poichè tra la restituzione del soccorso, i frutti da pagare, e gl’infiniti soprusi di diritti padronali sotto vari titoli, non gli resta più quasi nulla da sperare dalla sua quota del prodotto. Di qui pel contadino una condizione di continua dipendenza, la quale gli toglie ogni sentimento di dignità morale, e ogni speranza di migliorare la sua sorte col lavoro onesto e coll’economia. Egli quasi non tiene al contratto di partecipazione che per la sicurezza di ricevere soccorsi quando ne abbisogni, si cura del frutto che per questi gli venga imposto: non conta sul raccolto, quanto sulla garanzia che in vista del raccolto vi è qualcuno interessato a non lasciarlo morire di fame, e per questa ragione rinunzia con rassegnazione a un giusto compenso alle sue fatiche.

Il metatiere inoltre, seguendo il generale avvicendamento agricolo dell’intiero feudo, muta ogni anno o ogni due anni di podere. Quindi va perduto il vantaggio della mezzadrìa di affezionare il lavoratore al suolo, come fosse un piccolo proprietario; egli è sicuro di non profittare mai di alcun lavoro a scadenza maggiore di un anno. Di più, quella metaterìa errante rende praticamente impossibile ogni consuetudine, o esclusione della concorrenza, giacchè i patti si rinnuovano ogni anno, e potendolo si moltiplicano. Appena se si conservano alcune grandi forme del contratto, mentre tutti i piccoli patti accessori sono variabilissimi.

Vi è poi nella realtà l’uso contemporaneo negli stessi luoghi dei contratti di metaterìa e di quelli di terratico o fitto in grano, sicchè la rinnovazione annua, e annua non soltanto di diritto ma di fatto, delle metaterìe, riduce i patti di queste allo stesso livello dei terratici, i quali, come vedremo quando parleremo degli affitti, sono esposti a tutta l’azione della concorrenza dei lavoratori.

Insomma, senza dilungarci più oltre, basta il fin qui detto per dimostrare come il metatiere sopporti tutti quanti i danni accennati al




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