§ 86. — Vendita dei beni
demaniali ed ecclesiastici.
Anche la vendita dei beni demaniali, e di quelli
ecclesiastici che già erano stati beneficati e dotati di piantagioni, ha dato
poco buon frutto. Molti di quelli che compravano facevano calcolo per il
pagamento delle rate, sullo sfruttamento di quei terreni; e nell’insieme,
l’agricoltura ha fino ad ora perduto anzichè guadagnato per quel passaggio
delle terre nelle mani dei privati. Speriamo meglio per l’avvenire, ma non ci
lusinghiamo colla vana illusione, che là dove giacciono incolti o malamente
lavorati tre quarti dei terreni che son già posseduti ab antico da
privati, il solo accrescimento di quelle proprietà debba necessariamente
condurre i proprietari a coltivare meglio o di più.
Buoni delle Opere Pie.
Facciamo voti, ma con poca speranza di vederli
esauditi, perchè almeno per i beni delle Opere pie non si faccia in Italia quel
che si è fatto per quelli demaniali ed ecclesiastici, e che almeno si trasmetta
intatto il patrimonio dei poveri ai nostri nipoti, perchè possano usarne meglio
di noi.
Quotizzazioni dei beni
comunali.
L’azione dello Stato può pure esser tuttora
efficace per impedire che si proseguano le quotizzazioni dei beni comunali.
Queste si fanno ora sempre in condizioni tali che non riescono ad altro che ad
accrescere in un breve tratto di anni le grandi proprietà, danneggiando
stabilmente le classi inferiori.
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