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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE TERZA                       RIMEDI E PROPOSTE
      • Capitolo I.   L’AZIONE DELLO STATO
        • § 87. — Tutela sulle amministrazioni locali.
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§ 87. — Tutela sulle amministrazioni locali.

Se fin qui abbiamo dovuto piangere specialmente su ciò che avrebbe potuto fare lo Stato, e che non può più fare, da ora in poi invece intendiamo esaminare fino a che punto si possa ancora invocare utilmente la sua azione in avvenire. E prima di tutto l’invochiamo riguardo ai tanti mali che abbiamo lamentato nelle Amministrazioni locali. Invochiamo cioè in primo luogo l’intervento del Legislatore, perchè riformi molti degli ordinamenti amministrativi — per esempio, la legge elettorale amministrativa, onde ottenere una migliore rappresentanza ed una conseguente tutela degl’interessi agricoli in genere, e di quelli più specialmente della classe misera ed oppressa dei contadini. E in secondo luogo invochiamo l’intervento del Governo, perchè eserciti più efficacemente il suo diritto di tutela sulle amministrazioni locali, e impedisca tutti quegli abusi che direttamente o indirettamente gravitano sulle classi inferiori, quali sarebbero a mo’ d’esempio, la sproporzione nella imposizione delle varie tasse locali che colpiscono le classi diverse della popolazione; lo sperpero dei denari pubblici in spese di lusso o utili solamente a una classe; la mala amministrazione delle Opere pie, ecc. ecc. Tutto questo il Governo può fare anche colle leggi attuali: è questione di volere, e di scegliere il suo personale in modo che la volontà si traduca in atto.

 

Ordinamento amministrativo.

Meno facili però e meno probabili ci appariscono le riforme che abbiamo accennate necessarie negli stessi ordinamenti amministrativi. La nostra legge elettorale politica esclude dal Parlamento ogni rappresentanza della classe dei coltivatori del suolo: è naturale quindi, anzi è inevitabile che gl’interessi di quelle classi siano trascurati. «Gli uomini e le classi governanti — come ben si esprime il Mill — mentre sono costretti a tenere in conto gl’interessi e i desideri di chi ha il suffragio, hanno la scelta di farlo o no per chi ne è escluso; e, comunque siano ben disposti, sono in generale troppo intieramente occupati da cose a cui debbono attendere, per essere in grado di accordare fra i loro pensieri un posto a quelle che possono con impunità trascurare». E quasichè non fosse ancora sufficiente l’attuale sproporzione nella distribuzione del potere politico, tra la classe cittadina e quella agiata da una parte, e la classe rurale dall’altra, una Commissione Reale nominata per studiare le modificazioni da introdursi nella legge elettorale politica, propone ora come riforma liberale, e coll’adesione di un Ministero progressista, la estensione del suffragio a chi paghi 20 lire di censo, o abbia fatto gli studi della quarta elementare; il che significa chiaramente l’assoluta esclusione della classe dei contadini dal corpo elettorale, coll’ammissione presente o eventuale di tutte le altre classi.

Che cosa evvi dunque da sperare attualmente nelle progettate riforme amministrative, che possa giovare alla classe rurale? — Nulla. La Commissione nominata per lo studio delle riforme amministrative propone — lo dicono tutti i giornali — che si liberino da ogni tutela governativa tutti quei Comuni la cui popolazione oltrepassa i 4000 abitanti; il che significa la totale esenzione da ogni vigilanza di 190 Comuni sopra 360 nella sola Sicilia; 190 Comuni che sono dominati dalla classe agiata, ed abitati quasi esclusivamente da contadini. Il sopprimere ogni ingerenza governativa sopra Comuni posti in queste condizioni, significa il voler dare quelle migliaia di contadini in piena balìa dei proprietari, dei gabellotti, e degli strozzini di campagna; e ciò perchè, per quanto si voglia a giusto titolo ritenere che la migliore guarentigia per i cittadini è quella che ritraggono dalla propria attività e specialmente dal proprio voto, bisogna pur tenere in mente che la proporzione degli analfabeti nella classe dei contadini è in Sicilia del 100%, onde tutta intiera quella classe rimarrà per ora senza rappresentanza legale, qualunque sia la cifra a cui si riduca il censo elettorale amministrativo. si creda che questa sia una condizione che tenda a sparire fra poco, poichè le classi che si trovano il potere in mano si guardano bene, e si guarderanno ancora meglio in avvenire, dall’istruire i contadini, per non perdere i loro attuali privilegi. Se in Italia non diamo alla persona civile un interesse positivo ed immediato all’istruzione e all’educazione del contadino, si potrà legiferare, decretare e regolamentare a tutto spiano, senza ottenere con ciò alcun miglioramento nella cura dell’analfabetismo nelle campagne.

È bensì vero che d’altra parte come campione di tutela governativa potremmo citare quanto ci diceva un Sottoprefetto di uno dei più ricchi circondari della Sicilia. Egli deplorava il caro dei salari, e le esigenze eccessive dei lavoranti in certe epoche dell’anno, in cui «giungono perfino a chiedere 2.50 a 3 lire il giorno». Per curare un tanto male, egli, il Sottoprefetto, aveva consigliato a parecchi Municipi, di fare «dei regolamenti per frenare quegli eccessi, imponendo un maximum ai salari». E scusate se è poco. Questo stesso funzionario illuminato trovava che le spese comunali per la costruzione dei teatri e per le sovvenzioni annue per gli spettacoli, erano spese giustificate, e inoltre produttive, perchè «fanno lavorare».

Questi esempi però sono fortunatamente rari. La tutela governativa è troppo spesso più teorica che di fatto, ma potrebbe, quando si volesse, esercitarsi molto più efficacemente con regolari ispezioni ordinate dalle Prefetture, alle quali non mancano ora i mezzi legali per ridurre a dovere i Municipi recalcitranti.

 

 




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