§ 106. — Autorità
provinciali e comunali.
Tracciata così di volo la lunga serie di
provvedimenti e di riforme con cui lo Stato può contribuire al miglioramento
delle condizioni della classe agricola, dovremmo ora parlare della missione
analoga delle autorità provinciali e comunali; ma per non tediare il lettore
con inutili ripetizioni, diremo soltanto che una parte di quelle misure di cui
abbiamo parlato fin qui come di spettanza governativa, potrebbero esser rese
superflue da un intervento energico ed imparziale delle autorità provinciali e
comunali a pro delle classi bisognose. Questo renderebbe se non altro superflua
ogni maggiore e più vigile tutela dello Stato sui corpi locali, giacchè la
necessità di siffatta tutela dipende intieramente da una questione di fatto —
dal verificarsi cioè o no certi disordini e certe oppressioni, e dall’avere o
no le autorità locali il potere o la volontà di mettervi riparo.
Le nostre leggi attuali dànno pure ai Consigli
provinciali una missione di tutela e di alta sorveglianza sui Comuni, la quale
potrebbe bastare ad evitare molte magagne, quando le autorità provinciali
fossero veramente animate da uno spirito più elevato ed imparziale di quel che
non siano ora. Ad esse inoltre competono ora la sorveglianza sulle Opere pie,
le disposizioni intorno alle risaie, ecc. Dai Comuni poi dipendono i
regolamenti per la macerazione del lino, causa di tanta malaria in Sicilia,
l’istruzione elementare, l’ordinamento delle tasse comunali, le strade, e in
gran parte le quotizzazioni dei beni comunali, ecc. Noi quindi non potremmo qui
che sfogarci in vane esortazioni a tutte queste autorità, onde facciano ciò che
non fanno, e non facciano molte cose che fanno.
Qualunque mutamento sì radicale nello spirito che
informa le amministrazioni locali, non potrebbe essere che il risultato di un
mutamento generale degli animi, di un risveglio della classe agiata alla
coscienza dei suoi doveri, oppure di un’azione più efficace, perchè più
minacciosa, delle classi inferiori, diretta ad ottenere il rispetto dei loro
diritti. È dunque a tutte queste classi che ci dirigeremo direttamente, e
soprattutto a quella civile; e ciò non colla speranza di ottenere un grande
ascolto, ma per indicare possibilmente la via a coloro, fossero anche
pochissimi, i quali resistendo alla corrente, e non abbandonandosi allo
scoraggiamento, credono al progresso umano, e virilmente vi agognano, e la
patria e l’umanità mettono innanzi agli interessi individuali o di classe.
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