XII.
Fin qui il Discorso che sono stato
pregato di premettere a questa nuova edizione dei due volumi per raccogliere su
di essi un altro po’ della luce originaria, e per contribuire alla
rivendicazione della loro alta importanza.
Mi si consenta ora di esprimere,
a mo’ di epilogo, le impressioni che ho provato nel frequente raffronto che m’è
accaduto di istituire nel mio interno fra le condizioni dell’Isola che ci si
rivelarono allora, e quelle che corrono oggi.
Il primo posto voglio darlo alla
soddisfazione con la quale ho potuto accorgermi che avevamo ben ragione di
negare ogni serietà alle preoccupazioni della questione politica come allora
veniva formulata, e cioè che vi fosse e si agitasse ancora minaccioso un vero
partito autonomista. Già lungo tutto questo cinquantennio, attraverso pure alle
più complesse vicende, il sentimento nazionalista si è andato sempre
rafforzando nei Siciliani, ma alle nostre parole di fede era riservato il più
glorioso trionfo nei giorni in cui essi si associarono con entusiasmo al nostro
avventurarci nella terribile guerra, e perseverarono con noi nello sfidarne i
paurosi pericoli, nel sopportarne i dolorosi sagrifici, nell’accettarne le
parziali disillusioni, perchè al pari di noi compresero la grandezza del
successo che ci attendeva. — E ad esso oh quanto eroismo, oh quanto sangue, oh
quante altre virtù di Siciliani ha contribuito! Quali si sieno le peripezie che
si celino nella storia, l’abbraccio fraterno è stretto per sempre, il vincolo
nazionale ci ha fusi in una sacra indissolubile unità!
E di un’altra intensa soddisfazione ho sentito il conforto
quando m’è occorso di constatare che se traverso il cinquantennio, il
turbamento morale della vita siciliana pur troppo non può dirsi ancora sanato,
da altro lato immenso è il progresso materiale dell’isola e dovrà pur avere
salutari ripercussioni anche nei costumi la sua popolazione che nel censimento
del 1871 era di 2,584,099 anime crebbe a 4,299,313 con quello del 1921 a
malgrado della fortissima emigrazione, specialmente nella Libia. I depositi
solo nella Cassa di Risparmio del Banco di Sicilia, e solo nel periodo
1909-1922 sono passati da 7 milioni a 405. La produzione agraria dev’essere
certo assai aumentata se, da una ventina d’anni, come constata lo Zingali, è
stata introdotta la rotazione del grano con la fava sarchiata e concimata con
perfosfati, e solo su questo binomio viene ora riversato annualmente un milione
di quintali di perfosfato12. Gli anni di guerra e dell’immediato
dopoguerra non impedirono che anche nel 1922 le esportazioni, che nel Regno
figurano tanto al disotto, invece nell’isola superassero le importazioni di
oltre 63 milioni, a malgrado della crisi dell’industria zolfifera per cui in
quell’anno non si ebbe che il quarto della produzione media e a malgrado la
crisi del commercio agrumario che si confida superata con la riapertura dei
mercati dell’Europa Centrale e di quelli della Russia.
Io non farò qui un’esposizione dell’odierno risveglio
industriale, ma non posso a meno di allietarmi per le grandi promesse insite
nell’opera fervorosa della Società Generale Elettrica della Sicilia, della
quale è anima l’ing. Enrico Vismara. Egli ha comunicato nel 1923 al Congresso
delle Società per il progresso delle scienze ed ora ha pubblicato in un
opuscolo13 un importantissimo studio che ben fa arguire quanto la
Sicilia potrà in breve influire sul bilancio economico dell’Italia. Mercè un
bacino artificiale alimentato dalle piene invernali del Simeto e del Salso quei
miracoli di intensificazione culturale che nella Piana di Catania sono vanto di
pochi ettari, i quali non temono inondazioni e son forniti già di acque
irrigue, si potrebbero estendere a tutti i suoi 30,000 ettari, perchè il corso
d’acqua estivo che ora è appena della portata di un metro cubo al minuto
secondo s’ingrosserebbe a quella di 15 a 20 metri cubi. Se ne gioverebbero
anche molti terreni vulcanici della falda meridionale dell’Etna. Opere simili
sono progettate per la Piana di Terranuova e per la Piana dei Greci, in questa
trasformando in agrumeti ed in orti feracissimi 2500 ettari tuttora di poco o
nessun valore. Questi bacini artificiali creerebbero anche forza motrice e
darebbero origine a linee elettriche con le quali procedere a una grande
diffusione del sollevamento delle acque, non più traverso le norie già
assai preziose in Sicilia, ma traverso elettropompe tanto più efficaci. Sono
350,000 gli ettari sotto la quota 100 che così potrebbero irrigarsi sia a mezzo
di acque fluenti dall’alto, sia a mezzo di sollevamento dal sottosuolo; il
Vismara calcola che ove si proceda a trasformarne anche solo 60,000, si
creerebbe oltre un miliardo di lire di maggior valore.
Ma se il mio cuore esultava
nella visione di questa nuova ricchezza, dalla quale anche tanta rigenerazione
sociale può bene attendersi, era invece oppresso dalla più profonda tristezza
nel sentir che purtroppo non avrei potuto ragionarne coi miei due amici. Come
non rimpiangere quella reciproca fiducia, quella dolce intimità, quella cara
comunanza di lavoro che ci aveva allora, e per lungo tempo ancora, avvinti insieme?
Come non ricordare con Sidney Sonnino anche la parte che ebbe poi nei nuovi
destini dell’Italia, con Leopoldo Franchetti tutte le generose manifestazioni
del nobilissimo animo suo? Io non so se li avevo più amati od ammirati; ma il
mio rimpianto si faceva ancor più doloroso quando correvo col pensiero agli
efficacissimi servigi che, sopravvivendo essi, anche pel prestigio del proprio
passato, avrebbero sempre potuto rendere, in queste difficilissime ore, alla
nostra patria.
Enea Cavalieri.
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