§ 3— Associazioni per
l’esercizio della prepotenza.
Peraltro non mancano anche le
associazioni regolarmente costituite con statuti, regole per l’ammissione,
sanzioni penali, ecc., ecc., associazioni destinate all’esercizio della
prepotenza e alla ricerca di guadagni illeciti. È impossibile conoscerne il
numero e gli oggetti tutti. Così, sono state recentemente scoperte sotto la
prefettura Gerra due società dette, l’una dei Mulini, l’altra della Posa.
La prima fu fondata con iscopo
apparentemente legale, sotto forma di consorzio fra gli esercenti mulini per la
riscossione e il pagamento della tassa del macinato, allorquando questa tassa,
prima che fosse introdotto il contatore meccanico, si riscuoteva col sistema
degli accertamenti. Aveva realmente per iscopo principale di tenere alto il
prezzo della molenda per mezzo del monopolio procurato colla violenza. I soci
dichiaravano il loro guadagno medio fino al loro ingresso nella società, e
questo veniva loro garantito. La società, regolandosi sugl’interessi comuni,
decretava la chiusura dell’uno o dell’altro mulino, e passava agli esercenti di
questi l’equivalente del loro guadagno mensile medio. Gli altri soci pagavano
alla società una tassa proporzionata ai loro prodotti (un poco più di 5 lire
per ogni salma di farina, un poco più di 3 lire per ogni salma di semola
prodotta). Il provento di queste tasse in parte serviva a indennizzare gli
esercenti i mulini chiusi per ordine della società. Il rimanente, pare venisse
diviso fra i soci in proporzione dei loro guadagni. I soci renitenti a pagare
la loro tassa, erano puniti prima cogli sfregi, coll’uccisione cioè di
animali, coll’incendio di piantagioni, ecc.; se tali avvertimenti non
bastavano, venivano ammazzati. Nel medesimo modo erano trattati coloro che la
società desiderava avere fra i suoi membri e che vi si rifiutavano. Il terrore
sparso da questa associazione era tale che bastava talvolta il consiglio dato a
taluno di entrare nella società, per farlo rinunziare in tutta fretta alla
propria industria. Un gruppo di pastai che stava trattando con un mulino a
vapore per una fornitura di farina a prezzo minore di quello stabilito dalla
società, desistette dalle trattative per non porsi in urto con questa.
La società della Posa,
fra garzoni mugnai e carrettieri, strettamente connessa con quella dei mulini,
aveva per iscopo apparente il mutuo soccorso. Ciascun socio pagava un tanto per
ogni salma di farina prodotta nel mulino dov’era impiegato, o trasportata col
carro, secondo le professioni. Ai soci era proibito farsi vicendevolmente
concorrenza. Il capo destinava chi doveva lavorare, e chi rimanere ozioso. La
tassa della Posa era per i garzoni mugnai pagata dai loro padroni; i
garzoni carrettieri la pagavano essi stessi; col provento delle tasse si
mandava un tarì (L. 0.42) al giorno ai membri della società arruolati
nell’esercito, si soccorrevano i vecchi e gl’infermi, e si pagavano
gl’impiegati che tenevano l’amministrazione; il rimanente si divideva fra i
soci. Gli esercenti mulini dovevano impiegare i membri della società, e pagare
la tassa, pena gli sfregi e la morte. Pare inoltre che la società della Posa
esigesse una tassa di un tanto per salma di grano depositato presso i magazzini
dei sensali di cereali (che a Palermo fanno anche da magazzinieri). I sensali
pagavano questa tassa, e se la facevano restituire dai proprietari depositanti.
Ambe le società erano in mano a un potente capo mafia che se ne valeva
per l’esercizio d’ogni sorta di prepotenze, e specialmente adoperava i membri
della seconda per suoi cagnotti, contro quei proprietari d’agrumeti che non
accettavano i fittaiuoli e i guardiani da lui proposti, ed in genere contro
quelli che pretendessero agire a modo loro in qualunque affare dove a lui piacesse
intervenire. Malgrado il bell’impianto dell’amministrazione sociale, i suoi
numerosi libri e registri, non sembra che tutti i proventi andassero a
vantaggio dei soci; una parte finiva in mano dei faccendieri che, in Roma,
sostenevano gl’interessi o l’impunità dell’associazione e dei suoi membri, nei
ministeri e altrove.
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